La Più Grande Domanda Della Storia
Non esiste compito storico che possa rivelare così totalmente l’essenza stessa di una persona, come l’impegno a scrivere a proposito della vita di Gesù.
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Albert Schweitzer
È una delle peculiarità della natura umana, la strana propensione che abbiamo a credere le cose più assurde e improbabili, dubitando e rigettando, al tempo stesso, quelle credibili e importanti.
Questa tendenza a dare credito ad assurde e infondate congetture, è stata l’oggetto di satira dello spettacolo televisivo americano, in onda da diversi anni, Saturday Night Live. Uno sketch in particolare, è per me uno dei spettacoli di satira e umorismo preferiti.
È quello in cui c’è un dialogo fra un angelo e qualcuno che era morto da poco ed era andato in Cielo. Il nuovo arrivato stava interrogando l’angelo, chiedendogli spiegazioni a tutte le domande senza risposta e ai misteri irrisolti della sua vita passata. Il dialogo andava più o meno così: “Cos’è successo al biglietto da cinquanta dollari che ho perso durante la mia laurea” e “Chi si è preso una cotta per me senza che io lo sapessi?”, capite l’antifona? Alla fine, il nuovo arrivato chiese: “Qual è la cosa che più mi sorprenderebbe scoprire?” l’attore che faceva l’angelo fece una pausa drammatica e poi disse: “Il wrestling professionale è per davvero”.
Suppongo che quello che mi ha divertito fosse il fatto che conosco personalmente, alcuni che credono davvero che il wrestling che si vede in TV sia una vera lotta libera (e non un esercizio da intrattenimento); mia nonna era una di questi. Ovviamente, ci sono tanti altri che credono vere delle cose davvero improponibili, come gli UFO e gli avvistamenti di Elvis Presley. Come scrisse Blaise Pascal nei suoi, Pensieri: “La propensione dell’uomo verso le cose di poco conto, e la sua insensibilità verso le grandi cose, è indice di uno strano capovolgimento”.
Questo evidenzia la tendenza a negare eventi che dovrebbero invece essere creduti, come l’Olocausto, lo sbarco sulla luna e che l’attacco terroristico sulle torri gemelle dell’undici novembre sia stato fatto da estremisti musulmani, e che non sia il frutto di una cospirazione del governo degli Stati Uniti.
Purtroppo la quantità di disinformazione e dicerie è dilagante, in un’era in cui, ogni punto di vista bizzarro ha il suo sito web e la sua pagina su Facebook. Scoprire la verità diventa un compito arduo. Richiede, fra l’altro, la nostra disponibilità ad accettarla, indipendentemente dalle nostre preferenze e preconcetti. In altre parole, dobbiamo essere disposti a seguire l’evidenza ovunque ci guidi.
Sebbene molte false credenze siano innocue e irrilevanti, altre possono avere effetti devastanti, specialmente se al tempo stesso la vera storia è oscurata o ignorata. Ho ben compreso questa realtà quando sono andato a visitare dei siti che parlavano dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, in luoghi come Auschwitz, in Polonia. Un semplice sguardo all’incredibile documentario fotografico, con stanze piene di scarpe, valige, e capelli di quello che sono i resti di quell’immane tragedia, basta a confutare qualunque assurda ipotesi che l’Olocausto non sia mai accaduto.
Milioni di Ebrei furono uccisi in uno dei momenti più bui dell’umanità.
Lo stesso si può dire visitando Yad Vashem, il sito commemorativo dell’Olocausto in Gerusalemme. È semplicemente oltraggioso, che qualcuno possa negare che questi eventi inimmaginabili abbiano avuto luogo appena settant’anni fa.
Dimenticanze del genere sono intenzionali – un deliberato rifiuto di ricordarsi. E questo sembra essere un modello ricorrente nella storia. E il motivo è che è duro ricordare, richiede l’uso di ogni nostra facoltà per essere capaci di liberarci dai preconcetti e dai nostri interessi personali. Questa sorta di ricordi dolorosi ci riportano alla realtà della vergognosa propensione della nostra natura umana alla crudeltà e all’ingiustizia. Se lasciata senza limiti e responsabilità, i potenti dominerebbero sui deboli e gli indifesi, piuttosto che difenderli e proteggerli – specialmente se è a rischio di perdere la propria vita o credibilità.
È a causa di questo difetto fatale nella natura umana che Dio ha mandato il suo stesso Figlio, in forma umana, perché vivesse fra noi e modellasse l’antitesi di questo nostro vivere egoistico. Gesù visse una vita che andava in senso opposto rispetto a questa forte corrente che trascina la storia umana. Visse la vita che avremmo dovuto vivere noi, una vita eticamente e moralmente immacolata. Nessun’altra figura nella storia dell’uomo potrebbe o vorrebbe affermare di essere senza peccato – Gesù lo fece. È per questo che è stata la più straordinaria e importante vita nella storia – una che non possiamo permetterci di rifiutare o ignorare.
E invece, una cosa così stupenda e preziosa è ritenuta una cosa impossibile dagli scettici che accettano prontamente spiegazioni assurde e irrazionali della nostra esistenza, specialmente se sono prive di qualunque implicazione morale. Danno peso in egual misura ad ogni credo religioso, per poi rifiutarli dicendo che la fede è cieca, o per dirla con le loro parole: “la fede è credere in ciò che sai essere non vero”.
Cito una frase dello scrittore ateo, Michael Shermer: “La fede religiosa dipende da una serie di fattori sociali, psicologici ed emotivi, che non hanno poco o niente a che fare con le probabilità, l’evidenza e la logica”.
Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Sebbene ci siano molte persone che credono in Dio senza essere al corrente di tutta l’evidenza e la logica che ne attestano la veridicità, questo non significa che non ne esista evidenza e logica. Se credi in Dio e sei un seguace di Cristo, quella fede è ben ancorata sia nella storia sia nella ragione – la vera fede non è cieca. Le scritture ci danno un monito: “Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza” (Osea 4:6).
Se non desideriamo essere travolti da uno tsunami di assurdità digitali, dobbiamo cercare fondamenta solide, qualcosa che sia vero e degno di fiducia. È molto più semplice mettersi comodi e fluire con quello che ci propone la cultura popolare riguardo a qualcosa, piuttosto che ricercare la verità sinceramente e obiettivamente, ovunque l’evidenza potrebbe portarci.
Ogni persona ha il diritto di conoscere la verità (i fatti), e di prendere la propria decisione. Detto questo, ci sono certamente delle insidie e dei vicoli bui, nei quali potremmo essere aggrediti e derubati della nostra fede. Vale la pena ripeterlo: è importante quali sono le voci che ascoltate, in questo cammino di fede e di ricerca.
Una Rilettura di Dio Non è Morto
Dopo trent’anni di lavoro con gli studenti universitari intorno al mondo, decisi di scrivere una apologia, presentando le argomentazioni per l’esistenza di Dio, in quello che io speravo fosse una forma diretta e concisa. Quello sforzo letterario divenne il libro Dio non è Morto. Dava uno scorcio al dibattito acceso che infuria fra queste due opposte visioni del mondo – quella materialista (ateismo) e quella teistica. Non è una discussione amichevole. Benché ci siano delle voci moderate e ragionevoli in ambedue i campi, quello che di solito accade è uno scontro concitato, pieno d’insulti piuttosto che argomentazioni, e di retorica piuttosto che di ragione. Sono stato travolto dalle risposte di credenti di tutte le età e strato sociale, che mi hanno raccontato le loro storie di come le voci dell’intolleranza facevano tutto il possibile per zittire le loro vedute, semplicemente perché erano cristiani. Anche loro, hanno dovuto prendere posizione al rischio di perdere credibilità, voti da un insegnante, o persino il loro lavoro. I seguaci di Cristo devono combattere una feroce battaglia su due diversi fronti. Da un lato c’è la sfida del materialismo e dell’ateismo, che abbiamo menzionato. I materialisti credono che tutto ciò che esiste sia il mondo naturale. Il mondo e tutto ciò che è in esso può essere spiegato con cause naturali, senza alcun bisogno di “buffonate soprannaturali”, per usare le parole del fisico ateista Lawrence Krauss. 5 La visione del mondo teistica, crede invece che l’ordine e l’informazione dell’universo fisico, sia indice di una mente intelligente dietro a tutto quanto. L’informazione in se stessa è un’entità immateriale, che non ha massa ne qualità fisiche. Per i materialisti, questo va contro la nozione che le sole cose reali sono quelle materiali. La natura immateriale dell’informazione si unisce alla lista delle altre realtà non fisiche dalle quali gli scienziati dipendono per formulare le loro ipotesi, osservazioni, misure e conclusioni. Fra queste abbiamo: la matematica, la ragione e le leggi della logica. La scienza stessa poggia le proprie supposizioni sul fatto che queste cose siano vere. I proponenti della visione ateistica del mondo, sperano che noi non notiamo che questa visuale non poggia su fatti nudi e crudi, ma piuttosto su una serie di presupposizioni. Asserisce di essere la visione del mondo sostenuta dalla maggioranza degli scienziati, e quindi la sola conclusione cui può arrivare una mente razionale, scientifica e informata. La vita è solamente il prodotto le caso e puramente attraverso forze naturali. Dal momento in cui l’umanità non ha avuto un vero inizio, siamo soltanto un ramo dell’albero della vita evoluzionario; quindi, non c’è alcun peccato da espiare e alcun bisogno di un Salvatore. La vita è soltanto una lotta per la sopravvivenza. Il resto rischia l’estinzione. Veniamo ridotti ad animali programmati alla sopravvivenza dal nostro DNA.
La patina di pretesa accademica deve essere rimossa, per vedere da dove proviene questa branca di ateismo e scettiscismo radicale: la filosofia del naturalismo. Contrariamente a quanto detto da Stephen Hawking, che “la filosofia è morta”, 6 gli scritti degli atei più in voga dimostrano che la pseudo-filosofia, prospera ancora nelle menti ottenebrate di chi non crede.
La realtà è che noi semplicemente non agiamo come un mucchio di animali che cercano di sopravvivere. Siamo in grado di pensare filosoficamente sulla condizione umana, creare modi per rimediare all’ingiustizia, ovunque si trovi, e servire i poveri e i bisognosi. Queste azioni che servono ad aiutare i deboli e gli infermi, non vengono dal nostro istinto evoluzionario o da un punto di vista di sopravvivenza. Infatti, Darwin ci dice che stiamo ostacolando il processo evolutivo attraverso questi atti d’inspiegabile altruismo. 7 Invece questo ci viene naturale, perché ci è stata infusa una legge morale che riflette la nostra distinzione di esseri umani, fatti a immagine e somiglianza di Dio. Al contrario di Darwin, Gesù disse: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15:13). Ed è esattamente quello che ha fatto Gesù, diede la sua vita, morendo su una croce romana, come riscatto per i nostri peccati. Adesso lui ci chiama ad amare e servire gli altri, in suo nome.
Dall’altro lato di questa battaglia dei credenti, c’è la sfida data dal fatto che ci sono molte religioni al mondo e molte voci contraddittorie per descrivere a cosa assomigli Dio e cosa si aspetta da noi.
Con tutte le religioni che esistono al mondo, come possiamo sapere qual è quella giusta?
Basta solo essere sinceri? Come possono essere tutte giuste se, come vedremo, le diverse religioni affermano essere corrette, delle verità che si escludono a vicenda? In altre parole, per loro stessa testimonianza, non possono essere tutte giuste. Alcune credono in un Dio che sia persona, altre in una moltitudine di dei, altre ancora in una forza impersonale. Ci sono milioni di persone che non si faranno mai domande su quello che è stato loro tramandato, e che seguono ciecamente il loro credo culturale e la fede dei loro genitori. Milioni di altri, invece, esaminano quello che è stato loro tramandato e lo confrontano alla luce del mercato libero delle idee. Desiderano sapere quello che è vero per davvero. Quello che può sostenere di un’indagine storica, filosofica e razionale. L’essenza stessa della verità è che deve essere tale in qualunque contesto o cultura.
Dio ci chiama a seguirlo con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra mente. Possiamo avere iniziato con la fede dei nostri genitori, ma dobbiamo renderla nostra. Normalmente, questo è un lavoro arduo. Ogni religione si basa su delle affermazioni che devono essere comparate e contrapposte. Ognuna fa delle affermazioni e non possono essere tutte vere. Per esempio, il Corano dice che Gesù non è stato crocefisso (Sura 4:157-58). La Bibbia, ovviamente, afferma invece che, non solo è stato crocefisso; egli è pure risorto dai morti. Come esamineremo più a fondo in questo libro, la schiacciante evidenza, accettata dagli storici, è che Gesù fu crocefisso per mano del procuratore romano Ponzio Pilato. Non la cosa non si risolve semplicemente vedendo chi riesce ad alzare di più la voce, per determinare cosa è vero e cosa è falso, di quello che, le diverse religioni e filosofie, ritengono essere le loro verità fondamentali.
Possiamo, e dobbiamo, essere in grado di fare delle chiare distinzioni fra queste varie pretese di verità in competizione. Sin dall’inizio, l’obiettivo di base del progetto iniziale di Dio non è Morto, era di aiutare le persone a mettere in pratica l’ammonimento dell’apostolo Pietro: “Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto” (1 Pietro 3:15).
Un paio d’anni fa, portai mio figlio più piccolo, Charlie, in una gita nella natura selvaggia, che era stata pubblicizzata come qualcosa che avrebbe aiutato le persone a uscire dalla loro zona di sicurezza. Charlie continuava a dirmi: “Ma a me piace la mia zona di sicurezza. Perché mai dovrei uscirne fuori?” La gita prevedeva una serie di sfide difficili, incluso un percorso col gommone su delle rapide. Fortunatamente, avevamo una guida in quel percorso su quella serie di rapide. Ascoltare la voce esperta della nostra guida, che ci diceva quando piegarci a destra o a sinistra, quando remare, o quando sollevare i nostri remi dall’acqua, ci permise di evitare tantissime rocce che avrebbero potuto farci capovolgere o farci ferire seriamente. Le persone che hanno ferito la propria fede, o che l’hanno persa totalmente per avere ascoltato le voci sbagliate, sono troppe per poterle contare. Sono grato ai miei mentori, che mi hanno aiutato a navigare attraverso le acque dello scetticismo, per approdare alla verità della mia fede cristiana. È mia speranza, potere aiutare i lettori a evitare le cose che potrebbero fare naufragare la loro fede in Dio. E questo inizia accettando un fatto che è indisputabile: Gesù è realmente esistito.
Fede o Storia?
La questione dell’esistenza di Gesù, porta la discussione a suo riguardo fuori dall’ambito della sola fede religiosa, proiettandola nell’arena delle inchieste storiche. Se una persona è intellettualmente onesta, dovrebbe, come minimo, esaminare l’evidenza riguardo alla vita di Gesù, come farebbe per ogni altra persona che sia mai vissuta, come Socrate, Cesare Augusto o Napoleone.
L’evidenza riguardo alla sua vita non dovrebbe essere rifiutata a priori, semplicemente perché si è al corrente del suo straordinario epilogo, che attende minacciosamente alla fine della ricerca.
Per quanto riguarda Gesù Cristo, si è usato indubbiamente un metro di misura più alto, a volte irragionevolmente più alto, nello stabilire i fatti che circondano la sua vita, il suo operato, e le sue parole.
Il criterio specifico, usato dagli studiosi moderni, per verificare l’autenticità di Gesù è stato così esigente, che se si applicasse alla storia antica, la maggior parte di quello che viene attualmente accettato si dissolverebbe nell’oblio. Per esempio, immaginate di sostenere, come fanno gli scettici per quanto riguarda i documenti biblici, che possiamo solo prendere in considerazione, per quel che riguarda la storia di Roma, solo quello che possiamo apprendere da fonti non romane. In contrasto, gli studiosi che usano degli approcci ragionevoli e affidabili, riconoscono, consistentemente e obbiettivamente, che il credo cristiano riguardo Gesù, è solidamente difeso dai fatti storici. Come dichiarato nel libro Reinventing Jesus: “Se sei scettico riguardo al Gesù della Bibbia, spero che scoprirai che, fare un passo verso di lui, non richiede che devi mettere da parte la tua mente. Se credi nel Cristo della Bibbia, ma sei convinto che la fede non deve immischiarsi con la ragione, cogliamo che tu veda che credere nell’incarnazione – Dio che, duemila anni fa, entra nella nostra dimensione spazio-temporale in forma umana – ti costringe a prendere seriamente i fatti storici”.
Gli studiosi di storia antica, usano dei criteri affidabili per stabilire la probabilità che un evento sia davvero accaduto in passato. Per esempio, che delle affermazioni sono probabilmente vere se sono riportate da fonti diverse e indipendenti. Usando questo standard di misura, la nostra conoscenza di Gesù è essenzialmente superiore a quella di qualunque altra figura della storia antica. Gli studiosi hanno scoperto più fonti letterarie che parlano del Gesù storico, entro i primi cinque secoli dopo la sua morte, di quante ne si possa trovare, per esempio, di Socrate, le quali, per inciso, concordano molto di meno fra di loro rispetto ai Vangeli.
Quando il processo storico è arbitrario e inconsistente, il passato diventa qualcosa che, le persone con scopi personali, possono manipolare come si fa con una storia immaginaria. È questo tipo di mentalità che porta al rifiuto dei racconti miracolosi, dati dai seguaci di Gesù nei Vangeli. Questi racconti sono quindi rimpiazzati con i profili storici di come avrebbe probabilmente vissuto una persona ai tempi di Gesù. Altri arrivano al punto di asserire che i discepoli di Gesù avrebbero semplicemente adottato delle idee prese dalla mitologia Egiziana, Greca e Persiana. La ragione? I miracoli non sono accaduti perché i miracoli non possono accadere. Ci andremo di fino, a questo riguardo, in un capitolo successivo. La cultura popolare ha preso queste speculazioni infondate e le ha proclamate come dato di fatto.
Il comico e commentatore culturale, ha vomitato questa farsa pe la delizia del suo pubblico adorante. Altri lo ripetono semplicemente come se fosse parte dell’ortodossia dottrinale di una nuova religione di scettiscismo. E stiamo attenti a non cadere in errore: l’ateismo è una religione. È un insieme di credenze sulla natura del mondo e su noi esseri umani, e queste credenze hanno drammatiche implicazioni su come dovremmo vivere e come dovrebbe funzionare la società. Al cuore di questo sistema anti-teistico, c’è la necessità di rifiutare il soprannaturale, in special modo la nascita soprannaturale, la vita, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo.
Bugiardo, Lunatico o Signore?
In una passata generazione, l’ex ateo e leggendario autore e filosofo C.S. Lewis, pose il suo famoso trilemma. Disse che, basandoci sull’affermazione di Gesù nei vangeli, di essere il Figlio di Dio, che egli non può che essere o un lunatico (perché pensava di essere Dio), o un bugiardo (perché sapeva che non era vero) o essere davvero il Signore.
Lewis formulò questa sfida per aiutare le persone a non arenarsi nella posizione che Gesù era meramente un brav’uomo, e non il Messia che diceva e ha dimostrato di essere. Se non era il Messia, poteva solo essere un bugiardo o un lunatico e questo, di conseguenza, non lo qualificherebbe come la persona che potremmo considerare come la suprema rappresentazione dell’invisibile Dio.
Bart Erhman, un ex cristiano evangelico, diventato agnostico e che insegna all’Università del Nord Carolina, ci racconta di come ha aggiunto la parola “leggenda” alla lista di opzioni proposta da Lewis, nel considerare l’identità di Gesù. Disse: “E se Gesù non avesse mai preteso di essere il Figlio di Dio?” Questo vorrebbe dire che le storie dei miracoli di Cristo e la sua resurrezione dai morti, erano semplicemente leggende, fabbricate dai suoi seguaci, molto tempo dopo la sua morte. Questa nozione riecheggia negli scritti degli autori popolari, che rifiutano l’affermazione di Gesù, di essere il Cristo, e lo relegano all’essere uno zelota ebreo, che ha cercato di guidare una insurrezione contro Roma. Scrittori come Reza Aslan, il sociologo menzionato nell’introduzione, che ha abbandonato la fede cristiana per tornare alla sua originale fede islamica, afferma che Gesù era un contadino illetterato, che non avrebbe mai detto la maggior parte di quello che i vangeli ci dicono che ha detto, ne avrebbe mai fatto le cose che i vangeli ci dicono che ha fatto. Ben poco di quello che Aslan dice è farina del suo sacco. Aslan ha semplicemente riformulato gli scritti degli scettici prima di lui, come S. G. F. Brandon, John Dominic Crossan, e Marcus Borg. Aslan ignora i vangeli, e opta invece per degli scritti, non su Gesù, ma sul tipo di persone che vivevano nel suo paese. Asserisce: “Nel bene e nel male, il solo accesso che possiamo avere al vero Gesù, non ci viene dalle storie che sono state raccontate su di lui, dopo la sua morte, ma piuttosto da quella manciata di fatti che possiamo ricavare della sua vita come parte di una famiglia numerosa di falegnami e costruttori ebrei, che cerca di sopravvivere nel piccolo villaggio di Nazareth, in Galilea”. 10 Sarebbe come dire che possiamo avere un quadro migliore di Abramo Lincon, studiando com’erano le persone nella sua regione, negli Stati Uniti, e che erano suoi contemporanei, piuttosto che studiare i racconti sulla sua vita, tramandati da coloro che lo conoscevano meglio. È profondamente da irresponsabili, rifiutare, come di parte, la testimonianza delle persone che credevano in Gesù e accettare la percezione di chi non credeva in lui come più credibile.
La crescente mole di letteratura che fa questo tipo di affermazioni, e il crescere degli scettici su Internet, che dichiarano accademici e autoritativi questo tipo di scritti, ha fatto sorgere un rinnovato sforzo apologetico per mettere le cose in chiaro. Ecco perché il titolo di questo libro, Uomo, Mito, Messia, propone un diverso trilemma per una differente generazione.
Alla ricerca del Gesù Storico
Le origini di questa cultura di scetticismo possono essere ricondotte al diciassettesimo e diciottesimo secolo. Questo periodo , comunemente detto il periodo dell’Illuminismo, potrebbe essere meglio descritta come l’era dello scettiscismo. La mentalità di quell’epoca è stata riassunta da René Descartes, un matematico e filosofo vissuto precedentemente. Il suo metodo iniziava col dubitare, per potere poi arrivare a comprendere quello che poteva conoscere per certo. “Nella ricerca della verità, bisogna prima dubitare, nel corso della nostra vita, il più possibile, di ogni cosa”.
Questa prospettiva lo portò alla conclusione, riguardo alla sua esistenza, che la realtà stessa erano i suoi stessi pensieri (sarebbe il caso di dire “dubbi”). I semi piantati da Descartes, crebbero durante il secolo seguente, per sfociare poi nell’Illuminismo, con il proclama che “la ragione ha rimpiazzato la rivelazione”; intendendo dire che sarebbe diventata la ragione sarebbe diventata la nostra fonte, in termini di epistemologia culturale – vale a dire che è quello il modo in cui conosciamo quello che conosciamo.
Questo trend filosofico divenne ancora più popolare, nel diciannovesimo secolo, con la pubblicazione di L’Origine delle Specie, di Charles Darwin. La teoria dell’evoluzione, attraverso la selezione naturale, come la descrisse lui, rimpiazzò nella mente degli scettici, il credo che la vita aveva bisogno di un progettista per spiegare la “parvenza di un disegno intelligente nella natura”. Questa storia alternativa, alterò radicalmente il modo in cui le parsone avrebbero visto le nostre origini, e di conseguenza anche il nostro destino, il nostro valore, e la comprensione della realtà suprema. Se non c’era più bisogno di un Creatore soprannaturale per spiegare la vita, perché non eliminarlo totalmente?
Non ci sorprende quindi, che lo scetticismo riguardo al Gesù storico, sia sorto nello stesso periodo. Se non si crede in Dio, o lo si accantona come divinità impersonale a cui non importano gli affari degli uomini, allora ne consegue che non si creda neanche che Dio abbia avuto un Figlio, che sia stato mandato a pagare per i peccati del mondo. Questi dubbi riguardo Gesù di Nazareth, l’uomo che faceva miracoli, avrebbero avuto la loro piena espressione con la teologia liberale di David Strauss. I suoi scritti consolidarono una visione di Gesù che lo avrebbe spogliato di tutti i presunti miracoli, e quindi anche del suo dichiararsi il Figlio di Dio che è morto e poi risorto.
L’identità di Gesù fu ancora di più declassata, nel libro del 1906 di Albert Schweitzer: The Quest of the Historical Jesus (la ricerca del Gesù Storico). Schweitzer sostenne che Gesù non era nemmeno il grande insegnante della morale proposto dagli studiosi liberali, ma semplicemente un insegnante con buone intenzioni che fu scambiato per un predicatore di una imminente fine del mondo. Schweitzer negò pure le principali affermazioni del Nuovo Testamento, riguardo la vita di Gesù, i suoi insegnamenti e i suoi miracoli.
Quel Gesù di Nazareth che si presentò pubblicamente come il Messia, che predicò l’etica del regno di Dio, che portò il regno dei Cieli sulla terra, e che morì per dare al suo ministero la consacrazione finale, non è mai esistito. È una figura designata dal razionalismo, portata alla vita dal liberalismo, e vestito, dalla teologia moderna, con abiti storici.
Questa immagine non è stata distrutta da fuori; è caduta a pezzi da sola.
L’influenza di tali studiosi viene ancora percepita nella nostra epoca. Nel ventesimo secolo, teologi e storici scettici, hanno continuato a costruire sulle precedenti revisioni su Gesù, ridisegnandolo in qualunque cosa, da un contadino illetterato alla guida di una rivolta contro Roma, a un guru stile New Age, che promuoveva un misticismo esoterico orientaleggiante. Negli anni ottanta e novanta, fu formato da “un gruppo auto-selezionato composto da studiosi dal pensiero affine” il Jesus Seminar; una sorta di tribunale moderno, per decidere quali parole di Gesù, nelle Scritture, credevano che Gesù avesse detto realmente, e quali invece furono, secondo loro, inventate dai cristiani dopo la sua morte. come potete immaginare, rimase ben poco, dopo il loro editing a tutto spiano dei vangeli, a parte alcuni dei suoi insegnamenti etici. Questo lavoro è reminiscente di Thomas Jefferson, il quale tagliò dai vangeli tutti i passi che contenevano qualcosa di soprannaturale, per lasciare solo gli insegnamenti etici di Gesù, nella sua versione della Bibbia. Alla fine, la maggior parte degli studiosi del Nuovo Testamento, riconobbero che il seminario non rappresentava affatto la maggior parte degli esperti del campo, ma era solo l’opinione di una fazione estremista, molti dei quali mossi dal desiderio di screditare il cristianesimo storico.
La Resurrezione Cambia ogni Cosa
L’affermazione che Gesù risorse tre giorni dopo la sua morte, non è semplicemente un dogma della fede, è anche una affermazione che può essere esaminata storicamente. Il filosofo Stephen Davis fece questa riflessione: “Sostengo, tuttavia, che il significato della resurrezione dipende dal fatto della resurrezione. Vale a dire, se Gesù non fosse davvero risorto dai morti, allora la resurrezione di Gesù perde ogni suo interesse”.
Il cristianesimo si basa su questa affermazione centrale ed è, di conseguenza, soggetto a scrutinio storico. Charles Darwin, nel suo libro l’Origine delle Specie, cercò di tracciare la storia degli esseri viventi attraverso il metodo che lui coniò: “Inferenza verso la spiegazione migliore”; possiamo anche noi usare lo stesso procedimento. Difatti, persino l’apostolo Paolo scrisse che se non ci fosse stata la resurrezione, allora la fede cristiana sarebbe falsa (1 Corinzi 15:14). I critici hanno sempre asserito che le affermazioni religiose sono solamente dei dogmi della fede, senza alcuna sostanza o evidenza. Le affermazioni della scienza, sostengono invece, sono più credibili, perché possono essere provati falsi. Tuttavia è proprio questo che il cristianesimo dichiara. Non esiste alcun’altra religione che fa ricadere l’intero peso della sua credibilità su un singolo evento miracoloso. Come ha coraggiosamente dichiarato Michael Grant: “Il cristianesimo è la sola religione che si regge o cade su dei presunti avvenimenti storici”.
È stata questa convinzione che ha costretto un piccolo gruppo di seguaci di Cristo, a uscire dall’ombra della paura e dell’incredulità per prendere un ruolo di primo piano nella storia. Trasformandosi in quella la fonte di saggezza e potere soprannaturale, che sbaragliò i loro opponenti. In ultima analisi, avrebbero sopraffatto un impero, non con strategie e forze militari, ma con verità che colpivano al cuore e un amore inarrestabile. Il mondo non aveva mai visto una cosa del genere. Lo storico Will Durant, giunge a questa conclusione:
Non esiste, nella storia dell’uomo, uno spettacolo più grande del vedere uno sparuto mucchio di cristiani, oppressi o disprezzati da una successione d’imperatori, che sopportano ogni difficoltà con ardente tenacia, che si moltiplicano in sordina, creando ordine mentre i loro nemici generano caos, combattendo la spada con la parola, la brutalità con la speranza, ma che arrivano alla fine a sconfiggere l’impero più forte che la storia abbia conosciuto. Cesare e Cristo si sono incontrati nell’arena, e Cristo ha vinto”.
È stata la convinzione che Gesù era risorto dai morti a suscitare, nei suoi seguaci, quella dedicazione e spirito di sacrificio di obbedire ai suoi comandamenti. In cima alla lista c’era il comandamento di amare i loro nemici. È altamente improbabile che i suoi seguaci sarebbero stati fedeli alle sue parole, se la vita di Gesù fosse finita permanentemente sulla croce. Difatti lo studioso del Nuovo Testamento, N. T. Wright, ci fa notare che nessuno deli auto-proclamati messia del mondo antico, continuarono ad avere dei seguaci o un’influenza dopo la loro morte.
Potremmo aggiungere, giusto per puntualizzare, che non stiamo solo parlando dei seguaci di Giovanni Battista, ma anche quelli di Giuda il Galileo, Simone, Athronges, Eleazar ben Deinaus e Alexander, Menahem, Simon bar Giora e lo stesso Bar-Kochba. Dopo la morte del loro leader, i seguaci di questi personaggi, furono o decimati o si nascosero per poi sparire dalla storia. L’altra possibilità era di aggregarsi a un nuovo leader. Come nel caso di quella che sembrerebbe essere stata una dinastia, conosciuta col nome di Sicarii; quando un leader veniva ucciso, ne sceglievano un altro della stessa famiglia. In neanche un caso veniamo a conoscenza di un gruppo che, dopo la morte del suo leader, dichiari che era di nuovo in vita e che quindi, le aspettative di Israele stessero, in qualche strano modo, diventando realtà. la storia, dunque, punta i riflettori su questa domanda: “Cos’è mai accaduto , per far si che i discepoli di Gesù, sin dall’inizio, formulino tali affermazioni e reagiscano di conseguenza?” Il disperato bisogno che abbiamo oggi, è di ripristinare quella convinzione originale, che i primi discepoli avevano, della verità di quest’evento.
Più Che Una lezione di Storia
“Chi è quest’uomo?” I discepoli di Gesù si fecero questa domanda, quando lo videro calmare la tempesta, nel Mare di Galilea, dicendo “Taci, calmati”. La folla si chiese la stessa cosa quando entrò a Gerusalemme a cavallo di un asino, una settimana prima della sua crocefissione, fra le acclamazioni di “Osanna” al Re. La risposta? Egli è il Cristo – il Messia.
Questo credo era senz’altro fondato nell’evidenza del potere delle sue parole e delle sue opere. Egli guarì i malati, nutrì le moltitudini, camminò sulle acque, e fece persino risorgere Lazzaro dai morti. Non era un semplice uomo. Avrebbero detto di lui in seguito che nessun uomo aveva mai parlato come aveva parlato lui (Giovanni 7:46). Nonostante avessero questa conoscenza di prima mano nell’osservare i più incredibili tre anni della storia, i discepoli combattevano ancora coi dubbi. Se anche loro hanno dovuto lottare coi dubbi, dopo avere visto dei miracoli accadere davanti ai loro occhi, che speranza abbiamo noi di credere a queste cose, duemila anni dopo gli eventi originali? Questa domanda evidenza una realtà basilare per quanto riguarda la nostra relazione con Dio: la fede è qualcosa di più che credere a una corretta versione della storia. Sebbene la morte e resurrezione di Gesù siano eventi che possono essere analizzati storicamente, rimane tuttavia sempre un passo di fede (fiducia) da fare, per rispondere all’invito a iniziare una relazione.
Dopo la sua sorprendente rivelazione che Gesù era il Cristo, Gesù disse a Pietro: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Matteo 16:17). Come tutti gli altri discepoli, Pietro aveva testimoniato di prima mano l’evidenza di chi fosse Gesù. Tutti avevano visto gli stessi miracoli e avevano udito le stesse parole, ma non furono in grado di arrivare alla stessa conclusione. C’era bisogno di qualcos’altro. La ragione sta nel fatto che Dio non è un oggetto da studiare o una forza che si possa misurare, ma è personale, quindi è relazionale. Come in qualunque relazione personale, non possiamo costringere una persona a parlare con noi, tanto meno a confidarci delle profonde informazioni personali. Pensa alla tua stessa vita. Le persone possono sapere che esisti, ma questo non significa che possono costringerti a confidargli i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti o le tue preferenze. In essenza, non inizi una relazione con una persona se l’altra non lo desidera. La stessa cosa accade con Dio. Il suo Spirito comunica al nostro cuore il significato di questi fatti e poi ci offre un invito secondo le promesse che lui stesso ci ha fatto. Se crediamo alle sue parole, accetteremo il suo invito.
Duemila anni dopo la sua resurrezione, quell’invito è sempre valido, e noi possiamo accettarlo. Possiamo avere un incontro personale con il Signore altrettanto reale di quello che ebbero coloro che calpestarono fisicamente le spiagge della Galilea insieme a lui e che lo videro dopo la sua resurrezione. Infatti, Gesù disse ai suoi discepoli: “è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Giovanni 16:7). Ovviamente, suggerire che Dio comunichi direttamente con l’umanità, equivale a un invito a ricevere il più profondo disprezzo dai ranghi dei non credenti. Lo ammetto l’area del “Dio-mi-ha-detto-qualcosa” è stata tristemente abusata. Tuttavia, questa presunzione non vuol dire che Dio non possa o non voglia comunicare con noi. Per quanto possano essere convincenti l’evidenza e le argomentazioni riguardo alla veridicità della fede cristiana, il più grande privilegio che sia stato dato all’umanità, è senza dubbio la possibilità di avere una relazione personale con il nostro Creatore. Come scrisse Agostino, “Il nostro cuore non ha pace, finché non riposi in te” 18 Le scritture ci parlano dell’amore di Dio “che sorpassa ogni conoscenza” (Efesini 3:19). Essere a conoscenza di qualcuno è una cosa, conoscerlo personalmente e tutt’altra cosa.
L’evidenza storica può essere di grande aiuto nel guidare le persone nel loro cammino verso Dio, ma non può da sola portare una persona pienamente a Dio. Gli storici, per quanto riguarda la storia antica, non possono fare affermazioni dichiarando assoluta certezza, ma solo esprimere vari livelli di fiducia. In altre parole, nei loro scritti, gli storici, si esprimono raramente in termini di quello che è certamente accaduto ma di quello che è probabilmente accaduto, come possiamo vedere dalla seguente citazione: “Nessuno storico crede veramente nell’assoluta verità di quello che scrivono, ma che sia probabilmente vero. Ciononostante, l’impossibilità di giungere a verità assolute non proibisce loro di avere un’adeguata certezza”.
Detto in maniera leggermente diversa, l’assoluta certezza è possibile soltanto nei campi della matematica, ma la matematica non può direttamente interagire con gli eventi stessi. Alcuni eventi, però, sono supportati da una tale quantità di evidenza che la possibilità che siano veramente accaduti è talmente alta, da permetterci, all’atto pratico, di potere dice con certezza che sono davvero accaduti. Nelle parole dello scrittore e storico Gerald O’Collins: “ I calcoli matematici non possono dimostrare l’esistenza e la carriera di Alessandro Magno nel quarto secolo a.C. Ma le convergenti evidenze storiche, renderebbero assurdo negare che egli visse e che cambiò l’aspetto politico e culturale del Medio Oriente.”
L’evidenza per la resurrezione cade in questa categoria. È così convincente, come determinata dai più rigorosi standard storici, che negare l’evento è ingiustificabile, ed è il solo che veramente affronta l’evidenza oggettivamente e apertamente. E qui sta la sfida. Nessuno è davvero obiettivo visto che noi tutti vediamo il mondo attraverso preconcetti inconsci. I preconcetti possono essere il risultato della nostra educazione o di altre influenze culturali. Una persona che è cresciuta con un insegnamento che nega l’esistenza del mondo soprannaturale, per esempio, rigetterà l’evidenza per la resurrezione ancor prima di averla esaminata. I preconcetti possono risultare da forme di ribellione verso Dio e il dare il proprio cuore a idoli come i soldi, il potere, lo status sociale. L’apostolo Paolo scrive: “Ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio” (2 Corinzi 4:4).
Nonostante questi ostacoli, ci viene fatto questo invito a sviluppare una relazione personale con Dio. Richiede un passo di fiducia nella direzione in cui guida l’evidenza. Questo passo coinvolge sia il nostro cuore (spirito) sia la nostra mente. Ricordiamoci che il più grande comandamento che Dio ci ha dato è di amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima e con tutta la forza (Marco 12:29-30; Deuteronomio 6:4-5). E Gesù insegnò che: “Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Giovanni 4:24).
Se amassimo Dio solo con la nostra mente, rimarrebbe soltanto un esercizio intellettuale, limitato dalle nostre stesse capacità e abilità intellettuali. In contrasto, il vero amore va oltre il nostro solo intelletto. Chiunque sia sposato o innamorato potrà attestare la natura trascendente dell’amare un’altra persona. È un’esperienza che include capacità di analisi e cognizione, ma questa non è che una delle dimensioni. Siamo esseri spirituali, non solamente materiali. La nostra mente è tuttavia essenziale. La dimensione intellettuale funge da giudice e da arbitro rispetto ai fatti a nostra disposizione. Dobbiamo credere col cuore, ma senza mettere da parte la nostra mente. Non è una scelta fra questo/o/quello. Questo falso dover scegliere è quello che ci viene frequentemente propinato dagli scettici, e cioè che fede e ragione sono inconciliabili. E invece due cose, non solo sono compatibili, ma inseparabilmente connesse.
Dio ci ha creati in modo tale da riuscire ad afferrare qualcosa col cuore (spirito), anche se la nostra mente non riesce a comprenderla completamente. Come può il finito comprendere appieno l’infinito? Se c’è un elemento che è centrale nelle Scritture, ed è consistente dall’inizio alla fine, è la fiducia. Dio ci offre abbastanza evidenza sulle cose che possiamo conoscere, per aiutarci a fidarci di lui per le cose che non siamo capaci di comprendere.
Come padre di cinque figli, ho passato molto tempo a insegnare loro a fidarsi di me. Quando stavano imparando a nuotare, chiedevo loro di gettarsi sulle mie braccia, dal bordo della piscina mentre stavo in acqua. Non comprendevano tutte le ragioni del perché avrebbero dovuto fidarsi quando chiedevo loro di fare un “salto di fede”, ma avevano abbastanza evidenza da fidarsi delle mie parole e fare quel primo passo. La richiesta che facevo ai miei bambini è simile al passo di fiducia che ci chiede Dio. Ci chiede di credere in lui, non basandoci su fede cieca, ma su come egli ha dimostrato di essere degno di fiducia sia nella nostra vita sia nella storia.
Riepilogo
Quando si viene alle domande fondamentali della fede cristiana, la disputa più grande non riguarda i fatti storici, ma le presupposizioni e la visione del mondo di chi interpreta quei fatti. Mentre leggerete e soppeserete l’evidenza riguardo Gesù, arriverete a conoscere con sicurezza che lui è il Figlio di Dio. I capitoli due e cinque, dimostreranno che la schiacciante evidenza conferma che Gesù è realmente storicamente esistito, che fu crocefisso, morì, fu sepolto, e risorse dai morti. In aggiunta, questi capitoli difendono che i vangeli sono documenti affidabili sulla vita di Gesù, il suo ministero e i suoi insegnamenti. Il sesto capitolo confuterà l’assurda nozione che la vita di Gesù sia fondata su mitologia pagana. Il settimo capitolo dimostrerà che Gesù è il messia promesso, il Salvatore del mondo. L’ottavo capitolo continuerà su questo tema, difendendo la realtà dei miracoli di Gesù, e dimostrerò che i suoi discepoli continueranno a fare miracoli nel suo nome, da dopo la sua resurrezione fino ai giorni nostri. Infine, nei capitoli nove e dieci, spiegherò come puoi conoscere Gesù personalmente e poi comprendere lo scopo che lui ha per la tua vita.
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