Il libro dei Salmi 116:9 dice: “Io camminerò alla presenza dell’Eterno nella terra dei viventi.” Come è evidente dal passo appena letto, il salmista ci sprona a camminare, ad essere in movimento, non ad una spiritualità statica, indifferente e passiva; ovunque si vada siamo sempre alla presenza di Dio e perciò non dobbiamo andare in un certo luogo per incontrarLo perché come ha detto nel passo, questo contatto è sempre presente nel mondo dei viventi. Il mondo dei viventi è il mondo di cui facciamo parte con tutte le sue complicazioni come le transazioni bancarie, bimbi da dover accudire e portare a scuola, partite di calcio, corsi di studio, gli impegni, la spesa, l’università, etc. Si è sempre davanti alla presenza di Dio anche quando immersi in questo mondo.
La consapevolezza è una pratica spirituale che ci aiuta ad interagire con l’ambiente che ci circonda. Dio utilizza sempre ciò che conosciamo per aiutarci a capire ciò che non conosciamo. Una volta ho dovuto viaggiare per firmare un contratto, era un contratto importante che avrebbe cambiato la mia vita. Di solito vado da solo ma quella volta chiesi alla mia moglie d’accompagnarmi. Devo dire che non mi pento d’averlo fatto perché eravamo insieme e stavamo condividendo un’esperienza significativa. L’esserne entrambi consapevoli fu un’esperienza diversa: mi sono divertito di più, fu un evento relazionale vissuto su diversi livelli. Se lei non fosse venuta con me e io fossi tornato da lei e glielo avessi raccontato non sarebbe stata la stessa cosa.
Sotto l’aspetto spirituale, riconosco che non basta radunarci la domenica per parlare in modo teoretico sul fatto che quando siamo nel mondo Dio è con noi.
Quando si acquista consapevolezza di questa meravigliosa realtà attimo dopo attimo possiamo essere coscienti che Dio è con noi. A parte l’essere incoraggiati dalla Sua presenza, l’esperienza stessa migliora.
Le relazioni intime vanno costruite non soltanto nei momenti quando si esterna al nostro partner il nostro bisogno di comunicare e di connetterci insieme ma soprattutto nei momenti quando condividiamo delle esperienze, quando lavoriamo e viviamo delle cose importanti uno accanto l’altro. Quando lo facciamo ci influenziamo a vicenda e ci si avvicina l’uno all’altro. Dio condivide il Suo cuore ed sperimenta la vita insieme a noi tutti giorni, perciò non c’è bisogno di dover radunarci per forza una volta alla settimana per riconoscerlo in modo teorico. Il momento in cui siamo consapevoli della Sua presenza, Lui ci aiuta a diventare più intimi ed a condividere il momento. In qualsiasi relazione, l’intimità è coltivata non solo tramite delle conversazioni oneste e aperte ma attraverso il condividere delle esperienze insieme. Ricordiamo che quando cerchiamo d’applicare questo concetto all’ambito spirituale non stiamo inventando una realtà o un Amico immaginario perché ci sentiamo soli, fragili e abbiamo bisogno di compagnia ma perché riconosciamo la realtà della presenza di Dio e ci sintonizziamo con essa. Quando ignoriamo Dio non siamo collegati alla realtà. Non importa se lo capiamo o no, essa è vera. Un proverbio zen dice: “Se capisci, le cose sono così come sono. Se non capisci, le cose sono così come sono.” Visto che le cose rimangono come sono, perché non cercare di capire meglio e di vivere nella realtà delle esperienze condivise con Dio sempre?
Ci sono molti versi nella Bibbia che parlano di Dio o si relazionano a Dio come atmosfera, respiro, ciò che ci circonda, la forza vitale del creato, perfino gli animali prendono vita da Lui e Dio li mette in relazione gli uni con gli altri. Se Dio dovesse ritirare il Suo Spirito dalla creazione, tutto morirebbe, tutto. Dio non si limitò a creare per poi allontanarsi da essa, Dio è la forza vitale di questo pianeta, giorno dopo giorno. Se la nostra riflessione si fermasse qui sarebbe una mezza verità ed una mezza verità è anche una mezza bugia. Perciò, dopo aver capito che Dio sia la forza vitale riconosciamo anche che Lui sia puro amore. Non si tratta di un concetto d’energia impersonale. Dio è un Dio personale, relazionale e desidera il meglio per noi. La prima lettera di Giovanni 4:16 dice che “Dio è amore”. Riflettiamo su questa frase. Cosa significa che questa forza sia l’amore? Ora capiamo quanto le parole dell’apostolo Paolo siano incoraggianti quando disse nel libro degli Atti 17:28: “Poiché in lui viviamo, ci muoviamo e siamo…”. Dio è l’aria che respiriamo fatta d’amore verso di noi. La lettera ai Colossessi 1:17 dice: “Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.” William Shannon, scrittore e teologo disse: “Il nostro maggiore bisogno spirituale è il seguente: essere consapevoli che siamo alla presenza di Dio. Tutto ciò che esiste è alla presenza di Dio senza saperlo. Soltanto gli esseri umani hanno la consapevolezza che si trovano alla Sua presenza. Gli alberi lodano Dio svolgendo il loro ruolo di alberi ma non sono consapevoli di questo fatto. Le creature non razionali fanno la volontà di Dio semplicemente essendo ciò che sono.” Le lumache per esempio obbediscono alla volontà di Dio lentamente. Noi siamo in grado di dare gloria a Dio in modo consapevole. Possiamo scegliere di fare la Sua volontà o no. Noi, esseri umani abbiamo la meravigliosa capacità di essere in grado d’essere consapevoli della Sua presenza. Questo Dio, questo Spirito è lo Spirito di Cristo, il Suo cuore a noi dispensato. Gesù disse nel vangelo di Giovanni 14:26: “ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto.”
Nella lettera ai Galati 5 l’apostolo Paolo espone che ora che siamo consapevoli dello Spirito che abita in noi e quando dedichiamo la nostra vita a Lui troviamo la purificazione della nostra anima, del nostro spirito, del nostro cuore. Lui risiede dentro di noi ma non finisce lì, ora sta a noi lasciare che la Sua volontà, vita e amore operino nei nostri pensieri, le nostre emozioni, la nostra mente, il nostro corpo, come ci comportiamo e permettere che queste cose trabocchino sugli altri intorno a noi. L’apostolo Paolo nella lettera ai Galati 5 affronta questo tema allontanandosi un po’ dal tema dello spirito per parlare della mente. La lettera ai Galati 5:16 dice: “Or io dico: Camminate secondo lo Spirito e non adempirete i desideri della carne…”. L’apostolo ci esorta a camminare, ad essere attivi ad andare avanti operando tramite lo Spirito ed in quel modo non adempiremo i desideri della carne. Il corpo, la parte esterna del nostro essere, la carne, i nostri desideri, il voler adempiere la nostra volontà e i nostri impulsi si ribelleranno. Ricordiamo bene che questi aspetti non rappresentano due aspetti coeguali del nostro essere: l’angelo contrapposto al diavolo o la parte oscura contrapposta alla parte illuminata della nostra anima. Quando sottomettiamo la nostra vita a Cristo il nostro cuore viene purificato ma durante il processo d’esternazione di questa spiritualità ci saranno delle difficoltà con l’estremità della nostra psiche e della nostra anima. Galati 5:16: “…Camminate secondo lo Spirito e non adempirete i desideri della carne, la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; e queste cose sono opposte l’una all’altra…”. Può succedere che a causa di questa opposizione uno potrebbe finire per non fare ciò che uno desidera nello spirito. Se siamo veramente sottomessi allo Spirito di Dio allora il nostro spirito desidererà seguire Cristo fortemente. Sceglieremo di vivere mettendo in atto i desideri del nostro cuore o quelli della carne? L’apostolo Paolo poi continua menzionando le manifestazioni dei desideri carnali per aiutarci a capire che tutte quelle cose non rappresentano chi siamo in realtà perché non desideriamo dirigerci in quella direzione.
Se il nostro mondo interno potesse essere paragonato ad una casa e noi invitassimo Dio ad entrare avremmo una scelta: potremmo invitarlo ad essere il nostro partner e risiedere e vivere insieme a noi in ogni aspetto della nostra casa o potremmo affittarli una stanza in cantina chiedendoGli di rimanere nella cantina del nostro subconscio dove non dovremmo per forza pensare sul fatto che Lui c’è. Nella casa ci sarebbe un’entrata in più e qualche benedizione in più nel momento del bisogno. Per esempio, se non siamo bravi a fare dei lavoretti in casa uno potrebbe chiedere all’Inquilino di dare una mano con le riparazioni. L’Inquilino sarebbe presente in caso di necessità ma nella vita quotidiana la realtà è che noi avremmo il nostro mondo privato e l’Affittuario ci servirebbe soltanto per il contributo che darebbe. L’apostolo Paolo ci chiede di invitare Gesù ad uscire dalla “cantina” ed includerlo nella nostra vita prendendo parte in tutte le nostre scelte. Possiamo fare colazione, guardare la tivù, passeggiare o fare un giro in macchina insieme a Lui. La Sua coscienza e la nostra vivono insieme nella pienezza della casa. La lettera agli Efesini 5:18 dice: “E non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito.” L’apostolo Paolo in questo passo contrappone il vino e lo Spirito.
A seguito elencherò alcuni punti importanti:
- a) L’essere ripieni di Spirito non è qualcosa che tutti i cristiani ritengono importante ma è un imperativo, un comando. Uno può benissimo avere lo Spirito dentro ma molti di noi abbiamo accolto Dio nella nostra vita per poi confinarlo nella cantina del nostro subconscio. Non pensiamo a Lui tutti giorni e ci limitiamo ad invitarlo ad accompagnarci in chiesa. Dobbiamo esserne ripieni, invitarlo, lo abbiamo dentro ma solo perché siamo dei credenti non significa che Lui ci abbia riempito.
- b) L’essere ripieni di Spirito rappresenta un bisogno continuo ed un’esperienza ripetitiva. Bisogna essere ripieni dello Spirito ogni giorno. Avere lo Spirito non rappresenta uno status da raggiungere. In certi circoli cristiani a volte viene chiesto se uno è un credente ripieno di Spirito. E’ una denominazione impropria, dei termini utilizzati in modo sbagliato. Non si raggiunge lo stato di pienezza spirituale una volta per tutte; si tratta invece di un processo continuo giorno dopo giorno dove riconosciamo pienamente la presenza di Dio in noi o la ignoriamo.
- c) L’essere ripieni di Spirito non è una questione soltanto relegata alla consapevolezza ma all’influenza. Qui abbiamo la giustapposizione (accostamento) con il vino. Il vino ha degli effetti sul corpo che lo influenzano, sia in modo positivo se si beve con moderazione sia negativo se si esagera. Se siamo ubbriachi perdiamo la nostra capacità di fare delle scelte giuste. In altre parole il passo dice che non dovremo consegnare la nostra volontà all’ alcol ma invece dovremmo essere ripieni di Spirito. Attenti, qui non dice di non ubriacarsi col vino ma di ubriacarci invece dello Spirito. Ci sono alcuni che hanno interpretato questo verso affermando di essere “ubriachi per Gesù” e comportandosi in modo bizzarro. Affidiamoci a Gesù quando dobbiamo fare delle scelte invece d’affidarci a qualsiasi altra sostanza o persona. L’alcol tende a rimuovere il nostro senso delle conseguenze, uno si sente di poter fare delle cose e che tutto andrà ok, anche delle cose stupide. La cosa bella quando uno è pieno di Spirito è che ci si stacca dalle conseguenze in un modo liberatorio dal punto di vista spirituale. Non si è più spinti dalle conseguenze ma dalla realtà vissuta attimo dopo attimo. Nel libro degli Atti 4 c’è un bellissimo esempio dei cristiani ripieni di Spirito. In quei giorni c’erano in atto ondate di persecuzioni contro i credenti e perciò decisero di riunirsi per pregare. Per cosa hanno pregato? E’ interessante notare che non hanno mai pregato che la persecuzione finisse, invece hanno chiesto che lo Spirito di Dio continuasse a guidarli e riempirli così che potessero diventare dei testimoni di Cristo nonostante tutto. Essi affrontarono la persecuzione rischiando di essere messi a morte scegliendo di affidarsi a Dio, il loro più grande desiderio era quello di seguire Gesù. Vivere ripieni di Spirito ci aiuta a mantenere i nostri occhi su ciò che conta senza essere distratti da conseguenze egocentriche.
Nella prima lettera ai Tessalonicesi 5:17 dice: “Non cessate mai di pregare.” Pregare conduce il nostro spirito al regno della mente, il luogo che è costantemente in dialogo. In un certo senso si potrebbe utilizzare un’analogia imperfetta: comunicare con Dio non consiste in entrare nella “cabina spirituale telefonica” di un luogo sacro, fare il numero, conversare con Lui e poi uscire dalla cabina per tornare alla nostra vita normale. Quando si è in preghiera non siamo mai scollegati o sconnessi dalla linea di comunicazione con Dio. Infatti, Gesù è la conversazione più importante della nostra vita. Le conversazioni che abbiamo con altre persone hanno un inizio ed un fine ma le nostre conversazioni con Dio sono continue e non stacchiamo mai il telefono, Lui è sempre presente. Una volta che si è acquisito consapevolezza di questo fatto si potrebbe tradurre anche in forme di dialogo.
Commenti recenti