State attenti a non fare pubblicamente le vostre buone azioni

 per essere ammirati, altrimenti perderete

la ricompensa dal Padre vostro che è in cielo.

~ GESÙ (Matteo 6:1)

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Ok, ora con lo studio…

RIASSUNTO: Leggi questo e salta il resto (se vuoi)

  • Stiamo entrando in una nuova sezione del Discorso della Montagna.
  • Gesù avverte sullo sviluppare un’espressione religiosa che è basata su una performance fatta solo per mostrarsi agli altri.
  • I discepoli di Gesù dovrebbero praticare una spiritualità segreta, tra loro e Dio, per aumentare quel legame.
  • Gesù userà tre esempi: dare in segreto, pregare in segreto e digiunare in segreto.
  • Gesù non è contrario al concetto che noi otteniamo una “ricompensa” per il nostro “vivere bene”. Ma la sua idea di ricompensa è puramente relazionale, intrinseca.
  • Una ricompensa intrinseca è un beneficio legato all’azione stessa che si compie, come una migliore salute è la ricompensa per esercitarsi regolarmente e mangiare sano. Una ricompensa estrinseca è un regalo creato artificialmente, come ricevere un premio in denaro per aver vinto un evento sportivo. Nell’economia spirituale di Gesù, ogni ricompensa è intrinseca.
  • L’Imperativo Categorico di Immanuel Kant è una logica per la moralità basata sulla ragione pura, mentre la Regola D’Oro di Gesù è una logica per la moralità basata sull’empatia e sull’intuizione.
  • In definitiva, Gesù si sposta oltre la Regola D’Oro alla Regola di Platino: Lasciare che Dio ci riempia del suo amore e successivamente, fare straripare quell’amore sugli altri.
  • I doni spirituali non sono dati da Dio agli individui come ricompensa per il buon comportamento, ma sono dati incondizionatamente. Una implicazione di questo è che è possibile che persona con grandi doni spirituali devii moralmente e tuttavia esercitare i propri doni. Questa realtà non dovrebbe sorprenderci; piuttosto è un avvertimento per non mettere i nostri leader su piedistalli morali. Lo vediamo in tutta la Scrittura. Un credente fortemente dotato è ancora solo un compagno di lotta.
  • Sviluppare una spiritualità segreta richiederà pratica, oltre che apprendimento attraverso l’istruzione, la modellazione, la responsabilità e l’incoraggiamento. Se da una parte abbiamo bisogno di trascorrere del tempo in incontri privati, personali e segreti con la presenza di Dio, dall’altra avremo anche bisogno dei benefici dell’appartenenza ad una comunità cristiana amorevole, piena di grazia e che operi come una famiglia.

IL Nucleo: (Il cuore del messaggio)

Al centro della spiritualità cristiana c’è una vita segreta di comunione con Dio.

Contesto: (Cosa succede prima e dopo questo passaggio)

La stragrande maggioranza dell’insegnamento di Gesù è completamente relazionale – riguarda il nostro rapporto con Dio, con i nostri vicini, con le sorelle e i fratelli spirituali, e anche con i nostri nemici. Diversamente da alcuni maestri spirituali, Gesù non pone l’accento primario sulla pura spiritualità privata, piuttosto pone il suo focus sull’unione comunitaria. Gesù non intende produrre discepoli asceti, dei super santi o individui illuminati, ma una “chiesa” unificata, un “corpo” unito, un “tempio” dello Spirito Santo fatto di persone che si riuniscono per vivere più Dio.

Qui, nel capitolo 6 del vangelo di Matteo, scopriamo uno dei pochi passaggi nell’insegnamento di Gesù che toglie l’enfasi dal “noi” e la pone più sull’ “Io”. Chi siamo quando siamo da soli con noi stessi è importante per Dio.

Gesù ha già esposto la sua tesi principale o il tema centrale del Discorso della Montagna, in forma sia lunga che breve. Il Sermone sulla Montagna è un invito a coltivare una giustizia relazionale radicata nell’amore piuttosto che una giustizia religiosa radicata nella legge.

Tesi di predica in forma lunga:

Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli.

~ GESÙ (Matteo 5:20)

Tesi in forma abbreviata:

Voi dunque sarete perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.

~ GESÙ (Matteo 5:48)

Come abbiamo imparato nel nostro ultimo studio, Gesù ci chiama a questa perfezione che altro non è che il condividere l’amore incondizionato di Dio – un amore che si estende a tutte le persone fragili e imperfette e persino ai propri persecutori. Egli ci dice che deve essere questo il nostro obiettivo e la nostra guida su come relazionarci con gli altri. Gesù ci chiama alla perfetta misericordia, non alla perfetta moralità (Luca 6:36). O potremmo dire che, per Gesù, la misericordia è la più alta moralità.

Ora Gesù sta iniziando una nuova sezione del suo sermone. Questa nuova sezione ci mostrerà quale sia l’esperienza e l’espressione di questa “più perfetta giustizia”, e lo farà attraverso delle pratiche spirituali segrete (Matteo 6:1-21). Egli userà tre esempi:

  • dare in segreto (relazione giusta verso gli altri)
  • pregare in segreto (relazione giusta verso Dio)
  • digiunare in segreto (relazione giusta verso noi stessi)

In ogn’uno di questi casi, Gesù sottolinea l’importanza di coltivare una vita spirituale segreta che ci protegga dal cercare il nostro valore e significato da chiunque altro che non sia Dio.

In questo studio vedremo la dichiarazione introduttiva di Gesù sulla spiritualità segreta, poi nei futuri studi vedremo i tre esempi sul dare, sul pregare, e sul digiunare.

Prima di tutto, affrontiamo quella che sembra essere una contraddizione nell’insegnamento di Gesù. In precedenza Gesù aveva detto ai suoi discepoli di far vedere le loro buone azioni, di farle brillare alla luce del sole, così che altri potessero vederle e glorificare Dio (Matteo 5:16). Ma ora Gesù inizia questa sezione dicendo ai suoi seguaci di dare, pregare e digiunare in modo privato e segreto in modo che nessuno veda. Come la mettiamo Gesù? Dobbiamo nascondere la nostra luce o no?

Prima di continuare a leggere, forse questo è un buon momento per fermarti e pensare alla tua spiegazione di questa apparente contraddizione.

L’insegnamento di Gesù su “lascia che la tua luce risplenda davanti agli altri” che troviamo in Matteo 5 è diverso dalla nostra traduzione attuale per almeno due motivi:

Primo, gli avvertimenti contro la beneficienza pubblica e altre pratiche spirituali qui in Matteo 6 sono per i singoli individui, mentre l’incoraggiamento a far vedere le nostre buone azioni in Matteo 5 è per la Chiesa nel suo insieme. Quando Gesù parla di “voi” come luce del mondo, il “voi” è plurale anche se la “luce” è singolare. Dobbiamo brillare insieme nel mondo, come una sola luce luminosa di comunità amorevole. In Matteo 6, invece, Gesù passa al singolare, e quando parla del nostro dare e altre pratiche spirituali, ci dice di farlo in privato. Individualmente, dovremmo evitare di mostrare le nostre pratiche spirituali in modo che gonfino i nostri ego, ma collettivamente come Chiesa dovremmo mostrare le nostre buone azioni attraverso la grazia che diamo gli uni agli altri e l’amore che estendiamo ai non credenti. Questo glorifica Dio e non un singolo individuo.

Secondo punto, e ancora più importante, qui in Matteo 6, Gesù sta parlando di pratiche come il dare caritatevolmente, della preghiera e del digiuno. Questi tipi di comportamento sono comuni nella maggior parte delle religioni e non offrono alcuna nuova luce al mondo che ci circonda.

  • Gli Ebrei praticano l’elemosina.
  • I Musulmani pregano apertamente in pubblico.
  • Gli Indù ci battono tutti per quanto riguarda il digiuno.

Gesù quindi ci dice: mantenete questi comportamenti privati e personali. Fate di essi un segreto che tenete tra voi e Dio. Al contrario, le buone azioni pubbliche di cui parla Matteo nel capitolo 5 si riferiscono alle beatitudini e all’amore per il nemico. Le nostre buone azioni pubbliche e luminose sono quelle qualità beatifiche che rendono unico il Movimento di Gesù: grazia illimitata, misericordia radicale restaurativa, pacificazione di fronte alla persecuzione, amore incondizionato e stravagante. Queste qualità così unicamente cristiane sono fatte per essere viste così da essere credute.

Purtroppo, la Chiesa oggi spesso inverte quest’ordine. I cristiani pensano che la preghiera pubblica o gli eventi di culto siano un ottimo modo per far brillare la loro luce (qualcosa che Gesù dice di tenere segreto), mentre rimangono relativamente silenziosi sul praticare una grazia radicale, la misericordia, il perdono e la restaurazione (qualcosa che Gesù vuole che il mondo veda). La preghiera pubblica, l’elogio, il pontificato politico o lo sventolare al mondo i suoi molti peccati, non sono la giustizia che Gesù ha in mente per la sua Chiesa. Invece, dovremmo mostrare di essere forti e orgogliosi vantandoci della grazia di Dio in risposta alla nostra debolezza (Romani 5:3; 2 Corinzi 10:17; 12:9-10; Galati 6:14) e mostrando al mondo quanto lavoriamo bene e misericordiosamente per la pace.

Ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.

~ L’apostolo Paolo (2 Corinzi 12:9)

(La sezione “Confessione” di ciascuno di questi studi trae ispirazione da queste parole di Paolo.)

C’è un’altra contraddizione, o forse sarebbe meglio etichettarla come enigma, tra ciò che Gesù insegna in Matteo 6 e altri insegnamenti del Nuovo Testamento. Come possiamo imparare le pratiche spirituali gli uni dagli altri se dobbiamo tenerle nascoste?

I discepoli osservarono Gesù che pregava. Gesù usò il dono di una vedova come momento d’insegnamento per i suoi discepoli. E l’apostolo Paolo disse cose del tipo:

Seguite il mio esempio, come io seguo l’esempio di Cristo.

~ L’apostolo Paolo (1 Corinzi 11:1)

Continuate a mettere in pratica tutto ciò che avete imparato, ricevuto,

udito e visto in me. E il Dio della pace sarà con voi.

~ L’apostolo Paolo (Filippesi 4:9)

La stessa idea di fare discepoli, di imparare alla maniera di Gesù, presuppone che ci addestreremo l’un l’altro con le parole e con l’esempio. Quindi, mentre dovremmo ascoltare le parole di Gesù sull’importanza della spiritualità segreta, dovremmo anche fare eccezioni per l’importante lavoro di imparare dagli esempi degli altri.

Ancora una volta, questa è un’altra buona lezione nel non interpretare nessuno degli insegnamenti di Gesù come una legge asettica, ma sempre come parte di un più ampio contesto relazionale.

Considera: (Osservazioni su questo passo)

State attenti a non fare pubblicamente le vostre buone azioni

 per essere ammirati, altrimenti perderete

la ricompensa dal Padre vostro che è in cielo.

~ GESÙ (Matteo 6:1)

State attenti. La parola greca qui è prosechó. (Pensa al prosecco e ti aiuterà a ricordartela… No, in realtà, questo non aiuta affatto. Sono io che amo relazionare tutte le antiche parole greche al cibo e alle bevande che mi piacciono. Quindi… Andia     mo avanti.) Questa parola è un imperativo presente e significa stare sempre vigili, essere sempre vigili, prestare molta attenzione. Gesù sta attirando la nostra attenzione su qualcosa di importante. Egli ci sta avvertendo di un modo di vivere la nostra spiritualità che richiederà intenzionalità, consistenza e pratica continua.

Attenti a non fare pubblicamente le vostre buone azioni. Altre versioni traducono “praticare la vostra giustizia” che è più in linea col greco originale, ma il senso che egli da alla parola giustizia è come abbiamo già ampiamente spiegato. Gesù continua a insegnare sul suo tema centrale di una giustizia (relazione giusta) che va al di là della giustizia dei leader religiosi (Matteo 5:20). Questa giustizia superiore è relazionale non religiosa, ed è interna e segreta, non esterna e vistosa. Questa frase ci ricorda anche che la nostra giustizia, e non quella di qualcun altro, dovrebbe essere il nostro punto focale. Precedentemente Gesù aveva spostato la nostra enfasi dal giudicare la giustizia sociale al desiderare la nostra stessa giustizia dicendo: “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno riempiti” (Matteo 5:6). Il nostro punto di partenza per avere fame e sete di giustizia è la nostra stessa giustizia, vale a dire desiderare di costruire relazioni armoniose nelle nostre vite.  (Per saperne di più, vedi qui.) E più tardi Gesù dirà direttamente ai suoi seguaci di non giudicare gli altri (Matteo 7:1-2). Questo insegnamento sulla nostra rettitudine ci prepara ad essere discepoli non giudicanti. Dunque: i discepoli di Gesù si preoccupano abbastanza da confrontare il male agire, sì, ma non giudicano. Huh. Questo richiederà un po’ di abilità, e ne parleremo quando arriveremo a Matteo 7.)

Per essere ammirati. Due parole greche sono usate in questa frase per affrontare la cattiva abitudine di recitare le nostre azioni giuste per un pubblico di spettatori. Una parola significa essere di fronte a qualcuno e l’altra (theáomai) è la radice dil théatron, che a sua volta è la radice della parola italiana… (rullo di tamburi) … “teatro”. Come un vino pregiato, queste parole “si abbinano bene” con l’importante argomento dell’ipocrisia (ipocrisia deriva dalla parola greca per “attore”), che Gesù affronta nei versi che seguono (vedi il nostro prossimo studio). Riguardo ai farisei, Gesù dice: ” Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini” (Matteo 23:5). Nota: non c’è niente di male nell’essere visti fare il bene; Gesù non sta parlando dell’essere visti, ma del fare del bene per essere visti. Il Nuovo Patto è tutto sulla giustizia interiore, su questioni interne, su cosa motiva i nostri atteggiamenti. Ciò significa che, per gli esseri umani, giudicare gli altri esseri umani sulle cose spirituali è quasi impossibile. Ed è così che dovrebbe essere. Solo Dio vede il cuore. Il resto di noi dovrebbe sedersi, stare tranquillo e concentrarsi sulla nostra rettitudine. (Maggiori informazioni al riguardo qui sotto.)

Quando facciamo del bene, c’è sempre la tentazione di preparare il terreno in modo da essere visti.

“Ciò che sei in privato è quello che sei veramente.” ~ N.T. Wright (Matthew for Everyone)

Ricompensa. Gesù ha già menzionato l’idea di “ricompensa” in Matteo 5:12 e 5:46 e lo farà ancora più volte. La parola greca potrebbe essere usata per qualsiasi conseguenza guadagnata, come lo stipendio di un lavoratore, la punizione di un criminale o una ricompensa per aver fatto una buona azione. Ma mettendo l’idea di “ricompensa” o “pagamento” nel contesto di una relazione amorosa con il nostro Padre celeste, Gesù la de-commercializza. La nostra ricompensa è relazionale. Apparentemente, la vita cristiana non dovrebbe essere così altruista da farci sentire il bisogno di dire “non ne ricavo nulla”, ma piuttosto il nostro obiettivo è ottenere il giusto beneficio nel modo giusto e dalla giusta Fonte. (Maggiori informazioni sull’idea di ricompensa nella sezione dei nostri commenti qui sotto.)

Con il Padre vostro che è in cielo. Gesù dice letteralmente che la nostra ricompensa è “con” il Padre, non “dal” Padre, come viene spesso tradotto. Questo dovrebbe darci il primo indizio di come Gesù pensa alle ricompense spirituali, ai benefici e alle conseguenze negative. Essere con Dio è la ricompensa suprema. Quando abbiamo un assaggio di questa esperienza in questa vita ci rendiamo conto che tutto il resto è secondario e transitorio. Nostro Padre è “nei cieli” (plurale) che può riferirsi al luogo celeste in cui andiamo quando moriamo, ma si riferisce anche al cielo e all’atmosfera che ci circonda. Dio è più vicino di quanto pensiamo; abbiamo solo bisogno di sintonizzarci.

Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi;

~ GESÙ (Giovanni 14:3)

La ricompensa per seguire Gesù è stare con Gesù.

Commento: (Riflessioni sul significato e l’applicazione)

A volte i cristiani sono a disagio con l’idea di “ricompensa” nella loro spiritualità. Non dovremmo fare tutto ciò che facciamo in modo virtuoso e disinteressato?

Immanuel Kant (1724-1804) è stato un filosofo tedesco noto, tra l’altro, per il suo Imperativo Categorico: abbiamo il dovere di agire nel modo in cui vorremmo che tutti gli altri agissero. Egli sosteneva che perché qualcosa sia veramente morale, dobbiamo farla come un dovere, indipendentemente dalla presenza o dall’assenza di ricompensa o beneficio personale. Solo la vera “virtù disinteressata” – cioè l’altruismo assoluto – è giusta, nobile e buona.

Eppure Dio ci ha creati per cercare e trovare la nostra soddisfazione in lui, e questa soddisfazione è una sorta di beneficio, benedizione e ricompensa. Questa idea è evidente in tutto l’insegnamento di Gesù: come nelle Beatitudini, quando benedice coloro che mostrano misericordia e i pacificatori (Matteo 5:3-10), o quando ci dice di chiedere, cercare, bussare per poter ricevere più dello Spirito Santo (Matteo 7:7-8; Luca 11:9-10), o quando dice che riceveremo una ricompensa anche per dare una tazza di acqua fredda nel suo nome (Matteo 10:41-42), o quando Gesù ci dice di venire a lui per trovare il riposo che le nostre anime stanche stanno cercando (Matteo 11:28-30). Sperimentare sempre più la presenza di Dio, l’amore, la compassione, la misericordia e il riposo è la nostra ricompensa.

Quindi siamo fatti per essere cercatori di ricompensa, finché cerchiamo la giusta ricompensa dalla giusta Sorgente. Fin dai nostri primi giorni, noi come bambini gridiamo ai nostri genitori: “Guardami! Guarda cosa posso fare!” e la nostra ricompensa è di essere notati, di essere trattati come importanti.

“Siamo fatti per notare e per essere notati da Dio.”

~ Frederick Dale Bruner (The Christbook)

Non c’è da meravigliarsi, se non credete,

perché vi compiacete della reciproca considerazione,

mentre ve ne infischiate della gloria che viene dall’unico Dio!

~ Gesù (Giovanni 5:44)

Ora senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.

~ (Ebrei 11:6)

Anche Gesù andò alla croce con una ricompensa in mente:

Tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli per la gioia posta davanti a lui, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, sopportò la croce, disprezzandone la vergogna,

e si è assiso alla destra del trono di Dio. ~ (Ebrei 12:2)

Qual era “la gioia posta davanti a lui” che ha motivato Gesù a sopportare la croce? Noi! Portarci con lui al Padre e ampliare la sua famiglia di amore è stata la “ricompensa” di Gesù. E anche se Gesù è ora alla destra del Padre, Gesù è con noi qui e ora per la potenza dello Spirito Santo (Matteo 18:20; Atti 16:7; Romani 8:9-10; Galati 2:20-21; 4:6; Filippesi 1:19). Quando la nostra ricompensa è la relazione, quando la nostra ricompensa è l’intimità amorosa nella famiglia celeste di Dio, stiamo essendo e diventando perfetti, raggiungendo i nostri telos (obbiettivi).

 C.S. Lewis, un filosofo cristiano, ha parlato di due tipi di ricompense che ci motivano: estrinseche e intrinseche.

Una ricompensa o punizione estrinseca viene dall’esterno ed è separata dall’attività che l’ha guadagnata: come essere pagati per lavorare (o, al contrario, dover pagare una multa per eccesso di velocità). Il denaro ricevuto (o perso) non è direttamente una parte dell’attività che fatto. Per esempio, se sei un falegname, martellare un chiodo o segare il legno non produce naturalmente denaro in tasca. Non c’è nulla nella lavorazione del legno in sé e per sé che magicamente crea soldi. Il pagamento viene più tardi ed è una ricompensa artificialmente aggiunta per il vostro lavoro.

Una ricompensa intrinseca è una conseguenza naturale che deriva dall’attività stessa: come la gioia di essere più in forma dopo aver mangiato meglio e praticato esercizi (o, al contrario, pensare al dolore che si prova a toccare qualcosa di troppo caldo). Se siete un falegname, la ricompensa intrinseca del vostro lavoro potrebbe essere il senso di soddisfazione interiore per un lavoro ben fatto; o se avete appena finito di creare un nuovo tavolo da pranzo per la vostra casa, la ricompensa intrinseca sarebbe mangiare insieme come famiglia a quel nuovo tavolo.

Gesù rende la parola “ricompensa” o “pagamento”, un’idea classicamente estrinseca, e sposta il nostro focus verso ciò che è interno, verso ciò che è eterno e relazionale. Per Gesù, la nostra ricompensa per la spiritualità segreta che viviamo è intrinseca: la ricompensa di una relazione più profonda con Colui che ci ama di più nell’intero universo. Chi può battere questo come ricompensa?! Sì, questa ricompensa intrinseca di una più profonda connessione spirituale con Dio potrebbe anche portare a migliori relazioni con gli altri e al successo generale nella vita, ma non necessariamente. Persecuzione e difficoltà possono essere il risultato estrinseco, e se questo accade, avremo bisogno di trovare ancora di più la nostra soddisfazione nelle ricompense intrinseche che Gesù ci offre. Lo abbiamo visto nell’approccio che egli ha usato nelle sei antitesi (ad esempio, rabbia come omicidio, lussuria come adulterio), e ora Gesù ritorna a porre il suo caratteristico accento sul cuore. Per Gesù, il centro della questione è sempre una questione di cuore.

Ma non è fare del bene in modo da ottenere una ricompensa in ultima analisi una cosa egoista? Non quando applichiamo questa idea a un rapporto d’amore. Immaginate se il vostro coniuge, partner, amante, o migliore amico, vi avesse detto: “Solo per farti sapere, io in realtà non ottengo nulla dalla nostra relazione. Non. Ottengo. Nulla. Sto facendo tutto questo solo per benedirti perché voglio praticare altruismo disinteressato.” Come ti farebbe sentire? Parte della gioia di qualsiasi relazione significativa è sapere come l’altra persona gode anch’egli della relazione.

Vogliamo che coloro che amiamo siano “ricompensati” dal volere stare con noi. Vogliamo che trovino gioia, pace, piacere e/o sicurezza a causa della nostra relazione.

In una relazione d’amore sana e completa, entrambe le parti diventano benedizioni l’una per l’altra, e riconoscere questo è di per sé una sorta di benedizione.

“Tu ci hai fatti per te stesso, o Signore,

e i nostri cuori sono inquieti finché non riposano in te.”

~ Agostino di Ippona (354-430 d.C.)

Altrove, Gesù indica che anche le relazioni umane forgiate in questa vita saranno parte della nostra ricompensa eterna. Una relazione fiorente, gioiosa e armoniosa è sempre il bene migliore che potremmo sperare di sperimentare.

Io vi dico, usate la ricchezza mondana per ottenere amici per voi stessi, in modo che quando la ricchezza è andata,

sarete accolti (n.d.r. da loro) nelle dimore eterne.

~ GESÙ (Luca 16:9)

“Se consideriamo le spudorate promesse di ricompensa e la natura sconcertante delle ricompense promesse nei Vangeli, sembrerebbe che il nostro Signore trovi che i nostri desideri non siano troppo forti, ma troppo deboli. Siamo creature superficiali, che si divertono con l’alcool e il sesso e l’ambizione quando ci viene offerta una gioia infinita, come un bambino ignorante che vuole continuare a fare torte di fango in un quartiere povero perché non riesce ad immaginare cosa significhi quando gli viene offerta una vacanza al mare. Siamo troppo facilmente soddisfatti.”

~ C.S. Lewis (Il peso della gloria)