CAPITOLO 5

LA BUONA NOVELLA IL TRE PAROLE

Dio è come Gesù.  Dio è sempre stato come Gesù. Non c’è mai stato un tempo in cui Dio non fosse come Gesù. Non sempre ne siamo stati consapevoli. Adesso però lo siamo.

– Brian Zahnd

Quando sentiamo la parola creed (credo), viene da pensare alla rock band degli anni 90, o a un film di pugilato stile Rocky. Creed (credo) però è anche una dichiarazione di fede, un riassunto delle credenze di un gruppo di persone, La chiesa primitiva ne aveva alcuni – il Credo Apostolico e il Credo di Nicea sono due dei più noti. Formulare un credo può da re l’opportunità ai credenti di riflettere su quello in cui credono davvero, su quanto desiderino viverlo, e per cosa sarebbero disposti a sacrificare la vita.

 

IL PRIMO CREDO

 

Potrebbe non entusiasmarvi troppo memorizzare un antico credo cristiano, ma possiamo farcela, proprio adesso, in questo momento. Il più antico dei credo della Chiesa era riassunto in una semplice, bellissima dichiarazione di fede in tre parole: Gesù è Signore. Ecco il vangelo in tre parole. (Nel greco originale erano solo due parole, ma in italiano ne acquisiamo una come bonus).

 

Veniamo trasformati dal ricevere e dal comprendere appieno che Gesù è Signore. Accettare questo fatto cambia radicalmente la nostra comprensione di Dio, e di conseguenza la nostra comprensione del mondo, della nostra vita, dei nostri valori, identità e potenziale. Tutto racchiuso in queste semplici tre parole: Gesù è Signore.

 

I primi discepoli, chiaramente conoscevano il potere racchiuso in questa semplice dichiarazione. l’apostolo Paolo scrisse: “perché, se con la bocca avrai confessato che ‘Gesù è Signore’ e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9; vedi anche 2 Corinzi 4:5). Quando diciamo che “Gesù è Signore” credendoci veramente, credendo in cuor nostro alla storia di Gesù, la nostra fede e il nostro parlare si fondono dando potenza alla nostra vita spirituale. È questa la salvezza.

 

Notate che Paolo non ci chiama a riconoscere che “Gesù è il Salvatore”. Ci chiama a riconoscere Gesù come Signore come parte integrale del messaggio. Gesù non è lo strumento per raggiungere uno scopo, un biglietto per il paradiso o un modo per ottenere la “salvezza”. Gesù è il nostro Leader, il nostro Amato, il nostro Signore qui e adesso. E questo trasforma la nostra vita mentre la viviamo e non solo per prolungarla dopo la morte.

 

Quando Paolo ci dice che “Gesù è Signore”, non si riferisce al semplice pronunciare di quelle parole, come se avessero un potere magico. Per gli scrittori del mondo antico le parole erano espressione del contenuto del cuore di una persona. Quindi dicendo che “Gesù è Signore” , Paolo intende davvero una dichiarazione di quello che si crede sinceramente e si ritiene vero.

 

perché queste tre parole sono così potenti? Analizziamole una alla volta.

 

-GESU’- E’ SIGNORE

 

Nel capitolo precedente, abbiamo già parlato di Gesù come vangelo in una parola, ma c’è altro da aggiungere. Perché diciamo che “Gesù è Signore” e non Dio oppure il Padre, o lo Spirito Santo o persino Cristo? Per quale ragione il fatto che Gesù è Signore è la chiave della nostra salvezza?

 

 

Quando diciamo Gesù, stiamo riconoscendo di parlare di una persona vera, che è storicamente davvero vissuta. (Ricordate lo scandalo di particolarità?). Dio è realmente divenuto uno di noi. Non stiamo parlando di un Cristo cosmico, come di una sorta di forza spirituale trascendente. Abbiamo vivida evidenza, radicata nella storia dell’uomo, che Dio ci ama, letteralmente, da morire.

 

Quando l’apostolo Giovanni parlò di Gesù, la Parola, divenuta uno di noi, disse: ” e la Parola divenne carne” (Giovanni 1:14). Giovanni avrebbe potuto usare parole più eleganti e dignitose per descrivere quello che Dio è diventato in Gesù. Avrebbe potuto dire che la Parola divenne “umana” (anthropos in greco). O che divenne “uomo” (aner). Oppure ancora che la Parola prese “corpo” (soma).

 

Giovanni invece fa una mossa audace per esprimere coraggiosamente un punto. Disse e “la Parola divenne carne”, cosa scandalosa per i lettori di quel tempo. La parola greca per “carne” è: sarx. una parola associata con la nostra fragilità umana, con la nostra imperfezione ed è a volte tradotta nella bibbia: “natura peccaminosa”. Giovanni però non indietreggia nel suo usa della parola, nonostante le potenziali incomprensioni. Credeva fosse importante aiutare la gente a capire che Dio ci ama – ci ama totalmente con tutte le nostre umane debolezze – ed è per questo che ci dice che Dio si fece sarx. Attraverso Gesù, Dio redime invece che ripudiare quel che significa essere umani. Attraverso Gesù, Dio entra nella nostra fragilità, la nostra confusione e nel nostro dolore. Dio non aleggia su tutto come una divinità al cui gloria è più importante della sua grazia.

 

La forza di queste dichiarazioni degli apostoli, significa che il vangelo non concerne soltanto la morte di Cristo, com’è spesso enfatizzato. Il vangelo è tutta la storia di Gesù, compreso il fatto che ha preso la nostra natura umana. È quello che i teologi chiamano incarnazione. Incarnazione viene dal latino in caro, e significa, com’è ovvio, “con carne”. Uno dei miei cibi preferiti ci da una visione pratica di queste parole: chili con carne. Gesù è quindi letteralmente “Dio con carne”.

 

Inoltre, quando diciamo che “Gesù è Signore”, c’è tant’altro che stiamo dichiarando anche in quello che non stiamo dicendo. Se Gesù è Signore, allora non lo è Cesare, o la politica, né il potere, o i soldi, o la religione, la fama, la moda, l’apparenza, il cibo, il fitness, o amici o famiglia. Questo è duro da ammettere. Quando però mettiamo tutto il resto infinitamente al secondo posto e veniamo a Gesù come il nostro tutto, lui ci rimanda al mondo trasformandoci in una migliore versione di noi stessi. Il dono più grande che possiamo dare a questo mondo è di abbandonarlo per Gesù, così che lui ci può fare ritornare al mondo per poterlo amare come lo ha amato lui.

 

 

GESU’ – E’ – SIGNORE

 

Proprio perché Gesù è Signore, studiamo la bibbia, come resoconto storico, per comprendere meglio l’amore di Dio. E proprio perché Gesù è Signore, possiamo provare quell’amore proprio qui, proprio adesso.

 

L’apostolo Paolo scrisse quelle bellissime tre parole – Gesù è Signore – più di vent’anni dopo la crocifissione di Gesù. Se Paolo avesse scritto “Gesù era il Signore”, avrebbe detto una cosa assolutamente vera ma incompleta. Quella piccola parola italiana “è” cambia tanto sul mondo in cui pensiamo al vangelo.

 

Notate come paolo lega insieme la verità di Gesù come Signore e la realtà della sua resurrezione. scrisse: “perché, se con la bocca avrai confessato che ‘Gesù è Signore’ e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9). La storia è piena di esempi di persone che hanno dato la loro vita in servizio agli altri. Solo uno però è tornato per dircelo.

 

Proprio perché Gesù è risorto, lo stesso Gesù della storia, che visse e morì nel primo secolo, è ancora vivo e ci guida e ci ama ancora oggi nel ventunesimo secolo. La resurrezione è evidenza che quello che è accaduto alla crocefissione è stato Dio a operarlo e non solo un’altra orribile tragedia della storia. La resurrezione è evidenza che Gesù non era solo un altro uomo innocente ucciso dal potere della politica e della religione. È il grande punto esclamativo della Domenica di Pasqua. La resurrezione di Gesù è la ragione per cui possiamo dire Gesù è Signore.

 

Avete mai letto la biografia di una persona morta da qualche tempo, con il desiderio di potervi sedere a chiacchierare con quella persona per conoscerla meglio? Quando leggiamo la bibbia per comprendere la buona novella della storia di Gesù, non stiamo soltanto studiando storia. Stiamo apprendendo di una persona che è viva oggi ed è con noi e ci sta amando.

 

GESU’ E’ – SIGNORE-

 

Ai tempi di Gesù, la parola “signore” aveva tre significati principali. Il primo, era un titolo onorario, come per dire “il signor”. Usiamo ancora questa forma onoraria nel riferirci a persone di un certo standing sociale o a dignitari. Nel secondo significato la parola poteva indicare un leader, una persona in autorità.  È così che un servo chiamava il suo padrone. Nel terzo significato, la parola greca per signore (kyrios) veniva a volte usata come sostituto per il nome di Dio, Yahweh, a volte scritto YHWH, quello che alcune persone pronunciano erroneamente Geova. (Continuo a dire ai miei amici testimoni di Geova che dovrebbero chiamarsi invece testimoni di Yahweh, ma fin ora non mi hanno dato ascolto).

 

Che cosa intendevano dire dunque Paolo e i primi cristiani con queste tre stupende parole: “Gesù è Signore”? E cosa intendono dire i cristiani di oggi, dichiarando questo credo della prima chiesa?

 

La risposta è: tutte tre le cose. A volte le persone usavano il titolo “signore” riguardo a Gesù, semplicemente come segno di rispetto (per es. Giovanni 4:19, 49; 5:7). Altre volte lo chiamiamo “Signore” per indicare la sua natura divina (per es.:  Marco 1:3; 5:19; Giovanni 20:28; Atti 7:59-60; Apocalisse 19:16). La maggior parte delle volte però, chiamiamo Gesù “Signore” per dire che è il nostro leader, il nostro mentore e padrone, colui al quale guardiamo per imparare un nuovo modo di vivere (per es.: Luca 6:46; Giovanni 13:13-14).

 

Per quale ragione dovrebbe essere una buona notizia, il fatto che Gesù ci è padrone? A noi umani piace l’idea di essere padroni di noi stessi. Essere totalmente autonomi e liberi dal bisogno di sottometterci a qualsiasi autorità che non i nostri stessi desideri. È però anche natura umana essere influenzati così come anche influenzare, sottometterci così come anche guidare. Come ha scritto Bob Dylan, dobbiamo tutti servire qualcuno. Non siamo infinitamente saggi, quindi abbiamo bisogno di input esterno se vogliamo prosperare. Apprendere da qualcuno che è molto più avanti, è il modo in cui cresciamo in qualunque campo, talento, compito o qualità di carattere.

 

Ci leghiamo alle persone o alle cose, anche senza rendercene conto, e a volte ne siamo feriti. Forse è una relazione insana, un’abitudine che ci sta lentamente distruggendo, una modalità di pensiero che lentamente ci uccide. Quando, alla fine, ce ne rendiamo conto di quello che ci sta accadendo, alcuni di noi tendono a isolarsi, di staccarsi da tutto. Come l’aquilone che ha spezzato il proprio filo. Non siamo stati però creati per essere separati – ma per essere uniti a Colui che ci ama infinitamente e che ci porterà a diventare la migliore versione di noi stessi.

 

Quando dico le parole “Gesù è Signore” sto davvero dicendo che mi sottometto a Gesù come mio Signore. e quando giungiamo a quel punto, la notizia diventa davvero buona novella. Da li in poi possiamo vivere la nostra vita connessi al puro amore, pura vita, e alla luce che vincerà le tenebre dell’apatia che affligge il mondo. Dire “Gesù è Signore” vuol dire “Gesù è il mio Signore”, il che significa  che scelgo di diventare uno studente, un apprendista, un discepolo di Colui che mi farà da mentore nella via dell’amore per il resto della mia vita.

 

Dire che “Gesù è Signore” equivale a dire che affermiamo la sua unicità nell’essere la Parola di Dio per noi, nel farci comprendere la volontà di Dio per noi e nel mostrarci il modo in cui Dio vuole che viviamo. dire “Gesù è Signore”, vuol dire che “per me Gesù incarna Dio , e perciò vado a lui per imparare come al meglio vivere la mia vita”. Quando diciamo che “Gesù è Signore”, dichiariamo che questa figura della storia è vivo a tutt’oggi e ci guida e noi vogliamo seguirlo. Dichiariamo che la nostra ricerca è finita e che la nostra speranza ha trovato rifugio in Cristo.

 

 

IL CUORE DI DIO A SPASSO PER LA TERRA

 

Dire “Gesù è Signore” vuol dire, fra le altre cose, che nessun altro ci mostra a cosa assomiglia Dio meglio di Gesù. Sentite quello che ci dice Giovanni all’inizio del suo vangelo: “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18). Questo versetto dice tantissimo nelle sue poche parole; è denso di significato come un concentrato di verità.

 

La prima cosa che Giovanni ci dice è che “Nessuno ha mai visto Dio”. L’apostolo Giovanni conosceva bene le scritture ebraiche. Conosceva le storie in cui la bibbia ebraica ci narra che Dio si mostrò ai profeti e ad altri leader (per es.: Genesi 17:1; 18:1; Esodo 24:9-11; 33:9-23; Isaia 6:1; Ezechiele 1:1). Perché dunque dichiara apertamente che: “Nessuno ha mai visto Dio”? Giovanni vuole affermare qualcosa di profondo: nessuno potrà mai davvero vedere Dio se non guardando alla vita e all’amore di Gesù, non importa quanto vicina a Dio sia quella persona. Gesù ci da una tale limpida immagine di come sia Dio, che qualunque altra visione di Dio non può essere che parziale, incompleta e facilmente incompresa. Forse è questa la ragione per cui la bibbia ci dice che Mosè, descritto nella bibbia come una delle persone più vicine a Dio, in realtà vide solo le spalle di Dio (Esodo 33:23).

 

Secondo le parole di Giovanni (Giovanni 1:18), Dio si rivela chiaramente e definitivamente attraverso Gesù. in qualche modo Dio genera se stesso – Dio in Dio, colui che è in seno al Padre (letteralmente, sulle ginocchia o dentro il petto. È come se Dio si aprisse il petto e ci mostrasse il suo cuore) – e da esso ne uscisse fuori una persona! E quella persona è Gesù. E quello che apprendiamo sul cuore di Dio quando guardiamo a Gesù sono davvero buone notizie.

 

Questo passo ci dice anche che Gesù ci ha “spiegato” Dio. Exegeo, la parola greca usata in questa frase, è la stessa parola da cui ricaviamo “esegesi”. Gli insegnanti cristiani a volte parlano di fare l’esegesi di un passo delle scritture, intendendo dire: spiegare pienamente il suo significato.

 

In questo momento sto facendo per voi l’esegesi di Giovanni 1:18. E Giovanni 1:18 dice che Gesù è per noi l’esegesi di Dio. Gesù rappresenta per noi la suprema spiegazione di Dio. Quando mettiamo Gesù al centro del nostro modo di vedere, sentire e rispondere a Dio, siamo in grado di vedere Dio come egli è davvero.

 

Alcuni seguaci della prima generazione di credenti si espressero così: “Cristo è l’immagine visibile del Dio invisibile” (Colossesi 1:15). E poi ancora: “Egli, che è splendore della sua gloria e l’esatta rappresentazione della sua essenza” (Ebrei 1:3).

 

È come se Dio ci dicesse attraverso Gesù: “Lo so che ci sono storie di violenza nella bibbia, storie di dolore e duro giudizio miste a storie di grazia e misericordia, di guarigione e speranza. Comprendo che a volte non sei sicuro di che sorta di Dio io sia e come meglio fare la mia volontà. Guardi alla natura, apprendi dai profeti e persone che consideri spirituali, scorri fra le pagine della tua bibbia e altri libri sacri per cercare degli indizi che mostrino il mio cuore, per comprendere chi sia veramente il grande Io Sono. è giunta l’ora di mostrarlo senza che ci siano dubbi. Se arrivi a conoscere il mio cuore, potrai comprendere meglio tutte le altre cose che hai conosciuto di me attraverso la natura e le scritture. Devi solo guardare a Gesù. È lui il mio cuore, la rivelazione più intima di me stesso. È così che sono quando con la pelle addosso”.

 

Quindi di nuovo, perché è una buona novella? perché se Dio è come Gesù, allora possiamo in piena fiducia sapere che Dio è profondamente compassionevole, scandalosamente pieno di grazia e infinitamente amorevole. Siamo stati creati, e siamo sorretti da un Dio che è Amore. È questo l’universo in cui viviamo. In Gesù, vediamo l’immagine più chiara del cuore di Dio. Gesù è Signore, e quindi tutto nella sua vita ci mostra il modo in cui Dio è.

 

Che cosa vediamo in Gesù? Un Dio che ha infinita compassione verso i peccatori e gli emarginati. Un Dio che infuria contro la religione. Un Dio che ci chiama suoi amici. Un Dio che è entrato in questo mondo non alla guida di un carro celeste o fra una pioggia di fulmini, ma umilmente, nato da genitori semplici, non danarosi, in un piccolo villaggio, vagabondi e senza un luogo che potessero chiamare casa. Un Dio il cui cavallo da guerra è un asinello, che si piega per lavare i piedi ai suoi discepoli. Un Dio che è umile.

 

Il vangelo è la buona notizia che Dio è diventato uno di noi. E quando è divenuto uno di noi, ha trasformato tutto quello che le religioni avevano mai concepito sul cuore del nostro Creatore e sul nostro destino in relazione a lui.

 

Come vedremo presto, il vangelo è più di questo. Di sicuro però non è meno di questo.

 

 

TRE PAROLE BELLISSIME

 

Se Gesù è veramente Signore, nel senso divino della parola, le implicazioni che ne derivano sono molto più che semplicemente incoraggianti. Significa che Gesù ci mostra una visuale di Dio che sbaraglia le dichiarazioni di qualunque altro libro sacro, profeta o preconcetto che sia.

 

“Gesù è Signore” sono alcune delle più belle parole che siano mai state messe insieme in italiano. E portano a un atro set di tre parole che siano mai state pronunciate: “Dio è Amore” (vedi Giovanni 4:8, 16).

 

Al centro del nostro essere, abbiamo quasi tutti un comune credo primario. Questo credo è indiscutibile e fondamentale. Un credo basilare che siamo consapevoli d’avere. Questa idea suona in qualche modo vera dentro di ognuno di noi, al punto che essenzialmente nessuno la metterebbe in discussione. Asserire questa proposizione equivale a dichiarare ciò che è ovvio nel profondo della nostra anima, nel più profondo di noi stessi. Ed eccola qui: il bene più grande è l’amore.

 

Moriremmo per amore. Vivremmo per amore. E daremmo tutto per ottenere amore. Non c’è niente, nessun concetto o esperienza che sia più cercata, sognata o celebrata dall’umanità, più dell’amore. Non esiste bene più grande. al tempo stesso, il concetto di Dio è, per definizione, il bene più grande che si possa immaginare. Non esiste niente di più grande e più buono di quello che chiamiamo “Dio”. È un fatto intrinseco alla definizione stessa di “divino”. Nessun altro, nessun’altra cosa ha valore, potere o personalità più grande di Dio. Qualunque cosa sia Dio, questa forza onnipotente è responsabile di averci creato, di averci chiamato dal nulla all’esistenza, e nel sostenerci come esseri relazionali.

 

Dio è il bene più grande che esista. L’amore è il bene più grande che si possa dare. Ecco dunque tre parole che mettono insieme i due credo più fondamentali che siano mai entrati nella psiche dell’uomo: Dio è amore. È una verità che a livello intuitivo abbiamo tutti dentro, anche se, nel mondo in cui viviamo, non abbiamo evidenza immediata per provarlo.

 

E sebbene la maggior parte delle persone vogliono crederci, solo Gesù ci da l’evidenza storica che questo sia vero. I documenti storico-biografici  della vita di Gesù, e il nostro credo nel fatto che Gesù è Signore, ci permettono di dichiarare con fiducia che Dio è amore.

 

LEADER, SIGNORE, MENTORE, RE

 

Ho menzionato prima che la dichiarazione: “Gesù è Signore”, rivela non solo la divinità di Gesù, ma che è anche il nostro leader e mentore. Anche questo è parte della buona novella. Quando comprendiamo chi è Gesù, possiamo avere fiducia che egli possa mostrarci un modo migliore di vivere.

 

Chiamare Gesù il nostro Signore, è un modo di dire che siamo suoi seguaci e che lui ci guida. È questa la ragione per cui tendo a farmi chiamare “Seguace di Cristo” più che “cristiano”. Anche Gesù chiamava i suoi seguaci “discepoli”, che significa studenti, apprendisti. a volte crediamo che Gesù avesse solo dodici discepoli, ed è parzialmente vero. Aveva dodici amici che addestrava personalmente e designati come apostoli (che significa “inviati”) perché guidassero i suoi seguaci. Ma tutti i suoi seguaci erano e sono discepoli, studenti di Gesù (vedi Matteo 28:18-20; Atti 14:21).

 

Affermare che Gesù è Signore vale a dire che è a Gesù che guardiamo per imparare come vivere. Gesù non ci mostra soltanto un Dio che è Amore; ci insegna come vivere la vita immersi nel suo amore. il modo di vivere che Gesù ci insegna è eticamente rivoluzionario. Benché non sia l’etica di Gesù il focus di questo libro, è importante dire che accogliere Gesù come nostro Signore, da alla nostra vita un nuovo punto focale, un nuovo scopo, un nuovo senso d’appartenenza e di comportamento in linea con una nuova etica d’amore. È un’etica rivoluzionaria e senza pari nella storia religiosa o filosofica.

 

Inerente al fatto che Gesù è Signore è l’idea che Gesù sia il nostro Re. Quando facciamo nostra la via di Gesù, stiamo scegliendo di fare parte del suo regno. Gesù è il Signore di un popolo, una nuova comunità che vive in un nuovo modo. Gesù la definì: “La buona novella del regno”. Era il suo modo di dire che stava chiamando le persone a una nuova dimensione di vita. Un regno rappresenta un modo di vivere. È un regno, una dimensione di vita in cui le nostre relazioni sono riorientate in una nuova struttura. (Ne parleremo più a fondo nel nono capitolo).

 

Accogliendo Gesù come Signore, vuole dire svegliarsi ogni giorno in un nuovo mondo – un mondo permeato d’amore. Un mondo in cui sono individualmente e meravigliosamente avvolto dal divino. Vuol dire svegliarsi con un chiaro senso d’identità e scopo – sono un amatissimo figlio di Dio, proiettato a imparare da Gesù per imparare ad amare come Gesù.

 

IL FILTRO GESU’

 

Sapere che Gesù è Signore, mi aiuta anche a discernere le verità importanti contenute in diverse fonti.

 

Interpreto correttamente i passi che leggo nella Bibbia? Molto probabilmente no. Una cosa che però mi aiuta ad avere la giusta interpretazione è confrontare qualunque cosa leggo nella Bibbia con quello che so di Gesù nella Bibbia. Mi chiedo: la mia interpretazione di questa storia o di questo passo è in sintonia con la vita, gli insegnamenti e il carattere di Cristo? Se è così, probabilmente sono sulla giusta strada. Se no, devo rivedere la mia interpretazione.

 

La chiesa cristiana ha sempre interpretato la Bibbia secondo gli insegnamenti di Gesù? assolutamente no. Il “filtro Gesù” quindi, mi aiuta a discernere quando la chiesa stessa ha deragliato.

 

Che cosa dovrei fare, ad esempio, quando sento delle persone religiose interpretare degli eventi della vita, o i disastri naturali e situazioni relazionali, dicendo cose come: “Dio ha mandato quell’uragano per punire i peccatori”, ” Il tuo cancro deve essere il modo di Dio di mandarti un messaggio”, “Non hai ottenuto quella promozione perché non l’hai invisionata, non l’hai rivendicata, e non l’hai proiettata nell’universo”? Oppure: “La tua sofferenza è il modo di Dio di aiutarti a liberare dal tuo karma negativo”?

 

Quando sento cose del genere, mi pongo sempre questa domanda: “È in sintonia con quello che so di Gesù?”, perché se non è così, è assai improbabile che queste idee mi mostrino il cuore di Dio. per esempio, invece di vedere Dio nei disastri naturali, cerco il cuore di Dio nel modo in cui le persone rispondono a quel disastro, portando aiuti e guarendo chi è malato, oppure offrendo conforto a chi è in lutto. Giacché credo che Gesù è Signore, sottomento ogni idea religiosa, ogni nozione filosofica e ogni questione etica alla sua guida.

 

Gesù disse: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra” (Matteo 28:18). Quando però diamo autorità a qualunque altra cosa, compresa la Bibbia, possiamo giustificare quasi tutto. Gesù continuò dicendo che la cosa più importante è aiutare le persone a diventare suoi seguaci, discepoli di Gesù, studenti della sua via: “insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28:20). Questa sarebbe stata la perfetta opportunità perché Gesù dicesse che dovremmo insegnare alle persone come seguire: “tutto quello che la bibbia comanda” oppure “tutto quello che sentite nel cuore”, oppure ancora “tutto quello che dichiara la chiesa”. Gesù invece dice che, diventare un seguace di Cristo, vuol dire seguire Cristo, i suoi insegnamenti, il suo esempio, la sua volontà e la sua via.

 

Quando le persone religiose dicono che è Dio ad avere autorità sulla loro vita, spero che siano per indole persone di buon animo. Perché chiunque può usare “Dio” per giustificare quasi qualunque cosa. E quando dicono che è la bibbia la loro sola autorità, non mi fa sentire meglio, perché la bibbia può ed è stata usata per giustificare qualunque tipo di comportamento.

 

Perché Gesù è Signore ed ha ogni autorità in cielo e sulla terra, e dal momento che essere cristiano vuol dire seguire i suoi insegnamenti, ne consegue che i seguaci di Cristo sono davvero il popolo della buona novella.

 

OTHELLO RIVISITATO

 

Sei arrivato a un punto di svolta in questo libro. Se lo hai letto dall’inizio e vuoi continuare a leggerlo, stai andando già oltre il ricevere qualche buona nozione sul vangelo. Stai diventando uno studente della buona novella.

 

Se ti senti sazio, questo potrebbe essere un buon posto in cui fermarti, consapevole del fatto che hai appreso il messaggio fondamentale e la missione di Gesù. Conosci già il vangelo riassunto in una parola e in tre parole.

 

È giunto però il momento di alzare la barra e di afferrarne una comprensione più profonda. Il rimanente di questo libro è dedicato a un’esplorazione più profonda della buona novella, basandosi su trenta parole riassuntive. Ricordati di vedere questi sommari in una, tre e trenta parole come a dei cerchi concentrici. Ritroverai tutto quello che hai appreso fin ora anche nel: “vangelo in trenta parole”. Quest’approfondimento quindi sarò sia un ripasso sia un progresso. Ci saranno delle ripetizioni, ma con differenti livelli di dettaglio.

 

Nei capitoli successivi imparerai:

 

  • le fondamenta del vangelo: tutto quello su cui si basa il vangelo, il chi che è al cuore della buona novella (e se hai prestato attenzione, sai già di chi sto parlando).
  • I doni del vangelo: quelle cose che Gesù ha fatto per noi e quelle che ci offre; e
  • L’obiettivo del vangelo. Il perché che sta dietro alla sostanza del tutto.

 

 

Ricordi lo slogan del gioco Othello? “Un minuto per apprenderlo, una vita per diventarne campioni”. Avete speso più di qualche minuto per imparare gli elementi basilari del vangelo. Se è tutto quello che vuoi leggere e tutto quello che ricorderai di questo libro, è abbastanza. Il vangelo è semplice.

 

Spero però che continuerai a leggere – non perché devi, ma perché lo vuoi. Il vangelo è il messaggio di Dio per noi, ed ha una stupenda semplicità e al tempo stesso un’inesauribile complessità Così semplice che può comprenderlo anche un bambino, e così ricco da poterci passare il resto della vita a studiarlo.