PROLOGO
Mi piace Bruxy Cavey. ha un cuore da pastore e il fuoco di un profeta. Riunione è un libro su Gesù. Un buon libro su Gesù. In questo libro Gesù cola da ogni pagina, ogni parola, da ogni storia. Perché in Bruxy cavey Gesù straripa da ogni parte. Bruxy desidera un cristianesimo che assomigli di nuovo a Gesù. Desidera che i credenti siano di nuovo conosciuti per il loro amore. Desidera che ci innamoriamo di Gesù e che gli permettiamo di riorientare ogni cosa. Rimettendo i primi all’ultimo e gli ultimi prima. Spodestando i potenti dai loro troni, mentre gli umili sono innalzati. Gli affamati sono riempiti di cose buone, e i ricchi sono mandati fuori a mani vuote. I poveri sono benedetti e gli operatori di pace sono i figli di Dio. È questo il regno sottosopra di cui ci ha parlato Gesù e che troverai in questo libro.
Ironicamente e tristemente, uno dei più grandi ostacoli del vero cristianesimo sono stati a volte gli stessi cristiani. Siamo spesso così diversi del Cristo che adoriamo. Troppo spesso siamo più conosciuti per le persone che abbiamo escluso che per quelli che abbiamo accolto, più per le cose cui siamo contrari che per quelle che promoviamo. Siamo a volte conosciuti per le cose stesse cui Gesù era contrario. Non siamo sempre riconosciuti per quel tratto distintivo dal quale Gesù ha detto che saremmo stati riconosciuti: cioè l’amore. Il reverendo William Barber lo ha espresso così: “Quando smettiamo di concentrarci su Gesù, finiamo per parlare tanto delle cose di cui Gesù parlava poco e non abbastanza delle cose di cui Gesù parlava tanto”.
Quando si parla di religione, in linea di massima, i gruppi che crescono di più sono quelli “non affiliati”, gli ex-Cattolici, e gli evangelici che riprovano a mettersi in cammino dopo delusioni. Una delle ragioni per cui questi gruppi crescono è perché vedono chiaramente le contraddizioni insite nel cristianesimo istituzionalizzato. Molte persone non credenti, vedono i cristiani, e gli evangelici in particolare, come quelli che sono contro le donne, contro gli omosessuali, contro l’ecologia, contro gli immigranti, e come i principali proponitori di armi e guerre. Le cose che oggi contraddistinguono l’evangelichesimo, spesso contraddice i valori principali e gli insegnamenti di Cristo.
Ma c’è una nuova generazione che ama Gesù che ha a cuore la giustizia. Molti di loro amano Gesù ma si vergognano dei cristiani. Le cose che contraddistinguono i cristiani ai giorni nostri sembrano in totale contrasto con Cristo. È una generazione che ama la vita: la terra, i poveri, i rifugiati e gli immigranti. Sanno che la vita di queste persone di colore ha importanza e che il razzismo è ancora tristemente reale. Per loro, vivere una vita etica significa lasciare che i propri valori forgino il modo in cui vedono la guerra e il militarismo, le armi, la violenza, la brutalità della polizia, la pena di morte e le incarcerazioni di massa. Essere pro-vita non ha solo la valenza di essere contro l’aborto; significa essere per la vita. Ed è questa incoerenza etica che ha fatto sì che molti post-evangelici fuoriuscissero dalle istituzioni ecclesiastiche.
Ed è in questo che Bruxy Cavey è un dono – alla chiesa e al mondo. In questo libro, Bruxy Cavey condividerà con voi il Gospel, il vangelo, la buona notizia che si riassume in una parola: Gesù.
Bruxy spiegherà con eccellenza che Gesù è la lente attraverso la quale comprendiamo la Bibbia e il mondo. Quando vogliamo comprendere a cosa assomigli Dio, dobbiamo solo guardare Gesù. Quando vogliamo capire come vivere, guardiamo Gesù. Quando le Scritture sembrano essere in conflitto una con l’altra, lasciamo che sia Gesù ad arbitrare. Bruxy lo riassume con questa bellissima frase: “Crediamo nell’autorevole, infallibile, innerante Parola di Dio. Il suo nome è Gesù”.
Uno dei miei vicini mi diceva di come tendiamo a complicare le cose, in special modo quelle logiche – come ad esempio l’idea dell’incarnazione. Lei è di madrelingua spagnola, e mi ha spiegato che l’incarnazione non è un concetto complicato. Quando si ordina burrito con carne, significa con carne (spiegazione ridondante per noi italiani ma necessaria per le lingue anglosassoni). Ed è questa l’incarnazione: Dio con carne. Gesù è Dio con carne. Amore con pelle addosso.
Come credenti dovremmo partecipare a questa incarnazione, diventando noi stessi la manifestazione dell’amore di Dio. Dovremmo collaborare nell’incarnare l’amore di Dio per il mondo. Dovremmo ricordare al mondo di Gesù, emanare la sua fragranza con la nostra vita. Vivere in modo tale da potere fare nostre le parole dell’apostolo Paolo: non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me. (Galati 2:20).
Un mio amico è stato intervistato in un programma radio a Nashville, nel Tennessee. Il Dj, che non sembrava avere molta familiarità col cristianesimo, disse di avere letto qualcosa della Bibbia. Gli erano piaciute delle parti mentre altre lo avevano lasciato confuso. Dopo però disse una cosa interessante. Riferendosi a quelle vecchie versioni della Bibbia che avevano le parole di Gesù stampate in rosso, disse: Mi sono sempre piaciute quelle parti in rosso. Mi sembra che piacciano anche a voi. Dovreste chiamarvi cristiani dalle lettere scarlatte. E quella definizione mi è rimasta dentro.
Questo libro riguarda un cristianesimo dalle lettere scarlatte – quel tipo di cristianesimo che vive come se fosse inteso che Gesù volesse che prendessimo sul serio le sue parole. È di Questo che ci parlerà Bruxy Cavey. Mi sento onorato di poterlo chiamare amico e fratello. Leggi questo libro e unisciti alla rivoluzione delle lettere scarlatte.
Shane Claiborne, attivista, speaker, e autore dei best seller: “Irresistible Revolution” ed “Executing Grace”.
PREFAZIONE
FAI VOLARE L’AQUILONE
C’è qualcosa in ogni essere umano che si protrae verso Dio, e quell’impulso viene da Dio stesso e porta a Dio.
Scott Mcknight
La mia prima esperienza nel fare volare un aquilone è un misto di divertimento e frustrazione. Mio padre mi aiutò a farlo volare, e mi sembrava di avere tutto sotto controllo. Poi però mi sono distratto un attimo, e il mio aquilone è crollato a terra. Mi sono difeso dicendo che il vento lo aveva strappato dalle mie mani. A essere onesti però, ero stato io a lasciarlo libero.
Da ragazzo aveva una vivida immaginazione. Spesso personificavo i miei giocattoli. Per me, il mio nuovo aquilone era una persona, e meritava la libertà di esplorare il proprio potenziale. Mi sembrava che mi stesse strattonando di proposito, cercando di liberarsi del freno del filo e della mia mano che gli imprimeva direzione. (Lo ammetto, ero strano da ragazzo). Sentivo che gli stavo impedendo di volare al massimo del suo potenziale e di andare dove voleva andare. Quindi l’ho lasciato andare.
Dapprima c’è stato uno sprazzo di volo in libertà. Ma ebbe poca durata, e il viaggio inaugurale del primo aquilone di Bruxy, finì in picchiata nel fango.
L’aquilone sfrenato ci offre una vivida immagine di quello che può accadere all’anima umana. Che ce ne rendiamo conto o no, il cuore dell’uomo aspira a qualcosa di più di questa piatta esistenza terrena. Come uccelli migratori, o farfalle, abbiamo un misterioso istinto direzionale che ci forza a viaggiare. Un persistente senso interiore di essere stati creati per Qualcosa di Più Grande.
Secondo Gesù siamo costantemente attirati verso le sfere celesti dal vento dello Spirito, il respiro di Dio. Il nostro problema è che una volta scoperto il nostro potenziale, molti di noi commettono un errore fatale: assumiamo di avere un diritto innato alla nostra completa autonomia, e di doverci sganciare da qualunque cosa che pensiamo possa limitarci. È questa la storia dell’umanità.
Alcuni di noi si affidano a una spiritualità generica o si autodefiniscono “persone di fede” . ma una spiritualità generica non può soddisfare l’anima, più di quanto il concetto di matrimonio può toglierci la solitudine. La fede, come l’amore ha sempre a che fare con la persona in cui abbiamo fede.
Questo libro è per quelle persone che si sentono come dei degli aquiloni al vento, bisognosi di riconnettersi a una mano che li guidi. Forse va tutto bene nella tua vita al momento, ma percepisci la possibilità che possa andare tutto in picchiata da un momento all’altro. Forse invece, hai già toccato il fondo, e la tua vita sta cadendo a pezzi. O forse ancora, sei semplicemente curioso – sei una persona spiritualmente alla ricerca e vuoi conoscere meglio Gesù.
Considera questo: come degli aquiloni, non siamo stati creati per essere totalmente autonomi. Abbiamo bisogno di una (re)union con Dio. Questo libro parla della buona notizia di Gesù, chi ci permette di mantenere la nostra spiritualità connessa alla Verità e ci permette di prendere il volo.
PARTE UNO
LA BUONA NOVELLA IN UN TATUAGGIO
Il Cristianesimo non è una religione qualunque: è come minimo, e sin dal suo inizio, la religione che mette fine a tutte le religioni.
Gil Anidjar
Levitico 19:28. ho queste tre parole a caratteri cubitali tatuate sul mio braccio. È il solo tatuaggio che mi sono mai sentito ispirato a fare. (Tralasciando un tentativo totalmente fallito di farmi tatuare il mio anello nunziale sul mio dito – sbiadito e scomparso nell’arco di qualche mese. Brutto presagio? (parliamo d’altro.)
Volevo tatuarmi un versetto dalla bibbia che riassumesse il messaggio di Gesù, e Levitico 19:28 sembrava la scelta più ovvia.
Cosa dice il versetto? Grazie per la domanda. È il versetto che dice “Non potrai farti tatuare”.
Lo so. Vi devo delle spiegazioni.
Taglio Barba e Capelli
Da ragazzo, avevo un’insegnante alla scuola domenicale che era, diciamo non proprio il tipo allegro: ci piaceva chiamarla Signora Piantagrane. Ricordo che un giorno venne in chiesa una persona con un tatuaggio. “Spero che si salvi”, la udii mormorare, e mi chiesi cosa intendesse dire con quelle parole. “Si capisce subito che quell’uomo non ama Dio, hai visto quanti tatuaggi ha? Mi spiego la signora Piantagrane, “La Bibbia dice chiaramente che è un abominio farsi un tatuaggio”. (Ho sempre pensato che abominazione suonasse come una sorta di upgrade rispetto a un normale comune peccato o trasgressione).
Questa era una brutta notizia, pensavo che da grande mi sarebbe piaciuto farmi un tatuaggio. Chiesi dunque alla signora Piantagrane, “e se mi facessi tatuare un’immagine di Gesù? Oppure un versetto biblico?” il suo sguardo di disapprovazione non cedette nemmeno di un po’. crescendo appresi che il versetto della Bibbia cui faceva riferimento si trova nel diciannovesimo capito del libro del Levitico. È lo stesso capitolo che insegna altre cose importanti: gli uomini non debbono mai tagliarsi i capelli o la barba, (evvai con gli hippy). I contadini non devono mai coltivare due tipi di raccolto nello stesso terreno o mietere il raccolto alle estremità dei loro campi. (Non sei un contadino? Neanche io. Con questo la passiamo liscia). E nessuno può indossare vestiti tessuti con materiali di diverso tipo. (Pura lana vergine? Ok. Puro cotone? Ok. Poliestere? Ti lapidiamo). Ovviamente i credenti non sentono la necessità di obbedire a questi comandamenti nella Bibbia. Questo capitolo però include anche insegnamenti profondi come: rispettare i propri genitori, non maledire persone che sono sorde e non mettere impedimenti in fronte a chi è cieco (molto pratico), e persino uno dei comandamenti preferiti di Gesù – ama il prossimo tuo come te stesso. Come facciamo allora a selezionare quali comandamenti sono da seguire e quali no, a quali obbedire e quali ignorare?
Per chi crede nella Bibbia il bisogno di comprendere come applicare gli insegnamenti stessi della Bibbia aumenta più ci si addentra in essa. Dovremmo dichiarare guerra contro le altre nazioni che non credono in Dio? Dovremmo mettere al rogo le streghe e lapidare i nostri figli ribelli? E che dire della lista dei difetti fisici, che troviamo in levitico 21, che squalificano le persone dal servire Dio come sacerdoti?
1) Pelle impura, postura sbagliata, vista debole, un osso rotto, oppure semplicemente essere troppo bassi: è facile essere dichiarati inadatti a servire all’altare.
Benché queste restrizioni si applicavano solo ai sacerdoti, sia i Farisei come anche i primi discepoli di Cristo credevano nel sacerdozio di tutti i credenti. Il che rendeva queste restrizioni qualcosa con cui doversi davvero confrontare.
Cercare di scoprire come essere un buon cristiano obbedendo al tempo stesso le leggi bibliche può risultare una cosa davvero stancante, persino devastante per l’anima. Comprendo appieno il perché gli scritti del Nuovo Testamento contrastano totalmente il vecchio approccio che prende tutto alla lettera verso le scritture proponendo la nuova via dello Spirito dicendoci: “La lettera uccide, ma lo spirito vivifica” (2 Corinzi 3:6).
LA FINE DEL VECCHIO
Se apriamo una qualunque Bibbia cristiana, noteremo che è divisa un due parti: il Vecchio Testamento e il Nuovo Testamento. Testamento significa essenzialmente patto, che in questo caso si riferisce a un modo di vivere in relazione con Dio. quindi la Bibbia è divisa in un vecchio e un nuovo modo di vivere. Benché c’è una continuità, i due modi di vivere sono totalmente diversi.
Il vecchio modo di vivere, il Vecchio Testamento, è pre-Cristo. Descrive il patto di promessa e fiducia di Dio con l’umanità (fatto con Adamo e poi con Abramo). Si trasforma poi in un patto legislativo, con leggi da seguire e sacrifici da fare (attraverso Mosè). Il popolo era diventato duro di cuore e violento verso il prossimo e se stesso, quindi Dio è dovuto intervenire con delle leggi che lo mettesse in riga, dei rituali che lo aiutarsi a focalizzarsi su ciò che è importante e sacrifici per aiutarlo a comprendere la gravità del loro peccato e si volgesse a Dio per ottenere perdono.
2) Di solito quando i cristiani si riferiscono al “Vecchio Patto” non intendono il patto di intimità con Adamo, o il patto della promessa fatto a Noè, o il patto di fede con Abramo, ma il patto della legge stipulato con Mosè, con i suoi rituali e sacrifici che dominano la maggior parte del Vecchio Testamento e d era in piena voga ai tempi di Gesù.
Con l’arrivo di Gesù, Dio inaugurò il nuovo patto – in altre parole, cambiò tutto.
Il seguace di Cristo del primo secolo, scrisse questo del contrasto fra il vecchio modo di operare della religione e la nuova via di Gesù: “Dicendo «un nuovo patto», egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire” (Ebrei 8:13). Obsoleto? Passato di moda? Prossimo a scomparire? parole forti. (Sto prendendo in considerazione di tatuarmi Ebrei 8:13 sull’altro braccio).
Ecco un versetto del Nuovo Testamento che ci dice che il Vecchio Testamento è passato. Incredibile: una parte della Bibbia che dichiara “obsoleta” un’altra sua parte.
Non è una contraddizione; lo stesso vecchio patto contiene delle profezie sul futuro arrivo di un nuovo patto che avrebbe preso il posto del vecchio (es. Geremia 31:31-34). È un cambiamento voluto, pianificato e deliberato dello sviluppo della storia della spiritualità dell’uomo. Se credi che ci sia Dio dietro di tutto questo, è uno spostamento cosmico del modo in cui il nostro mondo opera.
Si può usare la parola vecchio in due modi: (1) che ha età, oppure (2) precedente. Se una tua amica ti dice “Mi piace tanto il mio vecchio datore di lavoro”, potrebbe volere dire che gli piace lavorare per il suo attuale datore di lavoro, che fra le altre cose è anche anziano. più probabilmente però, intende dire che gli manca lavorare per il suo precedente datore di lavoro. la parola greca che viene tradotta con “antico” in Ebrei 8:13, significa che è vecchio nel senso di qualcosa che è passato, inutilizzabile, non più attuabile. Come si direbbe di un vecchio fidanzato o fidanzata: hanno fatto il loro tempo.
Allo stesso tempo, benché Gesù insegnò che è venuto per mettere fine ai vecchi modi fatti di leggi e sacrifici animali, disse anche che in qualche modo gli insegnamenti delle scritture avrebbero conservato validità (vedi Matteo 5:17-19 e Luca 16:16-17) per cui non dobbiamo buttare via la prima parte della nostra bibbia, ma leggiamo il Vecchio Testamento come la storia di “quello che non funziona”. Il Vecchio Testamento ritiene validità come lo strumento che Dio usa per ricordarci che non abbiamo più bisogno di regole e rituali; difatti, le regole e i rituali possono spesso intralciare e non farci arrivare a quello di cui abbiamo bisogno, cioè a Dio stesso.
Quando seguiamo le regole invece di seguire Colui che da le regole, la legge invece che lo Spirito, i sacrifici al posto di Colui che per noi si è fatto sacrificio supremo, non ci stiamo avvicinando a Dio; stiamo perseguendo un sistema obsoleto che Dio ha da tempo abbandonato. Gesù è venuto a spianare la via per una più diretta e intima relazione con l’Onnipotente.
Dunque perché mi sono fatto tatuare Levitico 19:28 sul mio braccio? Per ricordarmi che Gesù ha detto di avere chiuso con quel sistema e lo ha reso obsoleto. (Matteo 5:17). Questo ha liberato la strada per qualcosa di molto meglio.
È la buona novella in un tatuaggio: Gesù è venuto a salvarci non solo dai nostri peccati, ma anche dalla nostra religione.
CONOSCERE DIO SIGNIFICA DISCONOSCERE LA RELIGIONE
Quest’aspetto irreligioso del vangelo, fa sorgere innumerevoli domande sulla religiosità contemporanea, inclusa e in particolar modo quella cristiana. Affronteremo queste domande più in la nel libro. per ora, voglio offrirvi speranza – specialmente se siete stati feriti o delusi dalla religione – abbiamo Gesù dalla nostra parte.
verso la fine della sua vita sulla terra, Gesù pregò il Padre. 3 Queste sono le sue parole: Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. (Giovanni 17:3) 3
- Aspetta un attimo. Come può Gesù essere Dio e parlare con Dio allo stesso tempo? La risposta sta nella natura stessa di Dio che è amore, vale a dire che Dio è persone-in-relazione. Ne parleremo più a fondo nel terzo capitolo.
Quando una persona di cui mi fido inizia una frase con le parole “Questa è la vita eterna”, drizzo le orecchie per ascoltare cos’altro dice. Per Gesù, quello che ne segue non è un percorso religioso, non è la tradizione, non sono i Dieci Comandamenti, le 613 leggi, il Nobile Ottuplice Sentiero, i Sei Articoli di Fede, i Sette Sacramenti, o qualunque altro dei sistemi per ottenere la salvezza che vengono proposti dalle religioni del nostro pianeta.
Gesù invece dice che la vita eterna è conoscere Dio e conoscere Gesù. È una fede libera dalla religione.
Ai tempi della Bibbia, il verbo “conoscere” aveva un significato più profondo di una semplice conoscenza intellettuale, specialmente nel modo in cui Gesù lo usa in questo passo – un conoscere relazionale. Conoscere davvero qualcuno significava avere una profonda e intima unione con quella persona. È questa la ragione per cui “conoscere” qualcuno era un eufemismo spesso usato per una relazione sessuale (per esempio, quando nel vangelo di Matteo 1:25 leggiamo che Giuseppe non ebbe rapporti coniugali con Maria prima del matrimonio, la parola greca originaria è “non conobbe” Maria”.
Questo tipo di conoscenza è più che semplice informazione; è intimità. Conoscere una persona è molto di più che conoscere di una persona.
Potremmo leggere approfonditamente il profilo online e la presenza nei social media di una persona, ma questo non significa che conosciamo quella persona. Tuttavia però, conoscere profondamente qualcuno è effettivamente arricchito da un’appropriata quantità d’informazioni.
Gesù è venuto a guidarci ad avere un’intima esperienza con Dio, un tipo di riunione con Dio attraverso la nostra unione con Cristo. È questo che ha inteso dire dicendo che la vita eterna era conoscere Dio e conoscere Gesù. E questo “conoscere” include sia un’esperienza intima sia l’acquisizione d’informazioni allo scopo di accrescere un’intimità relazionale. È di questo che parla questo libro.
Gesù è il punto focale del vangelo, è quindi mia speranza che leggere questo libro ti sia d’aiuto non solo nel conoscere cose su Gesù, il quale ci aiuta a conoscere riguardo a Dio; ma la mia preghiera è che vi aiuti a conoscere Dio e a conoscere Gesù – è un libro sulla (re)union – che vi aiuterà a conoscere Dio e a conoscere Gesù, che è la piena rivelazione di chi Dio effettivamente è.
CONOSCERE DIO – SENZA RELIGIONE
UNA LEZIONE DA OTELLO
“Un minuto per comprenderlo, una vita per divenirne un esperto”. Mi piace questo slogan per il gioco Othello. Quando mi cimento in un nuovo gioco, mi piace comprenderlo il più presto possibile, ma allo stesso tempo non voglio che il gioco sia troppo semplice. Mi piace che sia facile da imparare a giocare ma anche che dia spazio per farmi crescere come bravura nel gioco. “Un minuto per comprenderlo, una vita per divenirne un esperto” potrebbe anche descrivere il gospel di Gesù. Comprenderlo è semplice, al punto che lo può capire anche (e specialmente) un bambino. Tuttavia, è anche profondo e complesso, e ciò significa che possiamo passare il resto della nostra vita a impararlo, a discuterne e ad applicarne le verità.
In questo libro prenderò un approccio progressivo: dal semplice al più complesso. Parleremo di come il vangelo può essere riassunto in una parola, in tre parole e poi in trenta parole. Non sono messaggi diversi, ma differenti gradazioni di dettaglio dello stesso messaggio.
Comprendere il vangelo nella sua semplicità e pienezza, ci aiuterà a comprendere le nostre origini, il nostro destino e identità – chi siamo, perché abbiamo importanza e come possiamo diventare la migliore versione di noi stessi in questo mondo.
Sono decenni che studio questo messaggio, ed ho ancora dei momenti di puro stupore nel notare qualche aspetto o applicazione del vangelo cui non avrei mai pensato. È questa la ragione per cui questo libro, o qualunque altro libro sul vangelo è per forza di cose incompleto. Questo libro è un limitato riassunto di un messaggio illimitatamente meraviglioso, scritto da qualcuno che è ancora in cammino verso una piena comprensione di quanto sia veramente buona questa notizia. Nelle parole dell’apostolo Paolo:
“Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto” (1 Corinzi 13:12). 4
La nostra parziale e incompleta conoscenza di Dio, non è una scusa per ignorare gli elementi chiave e ovvi del messaggio di Gesù. Sembra però che nel corso dei secoli sia esattamente quello che è accaduto per un largo segmento della storia della chiesa.
Per esempio, benché la chiesa cristiana abbia consistentemente proclamato la buona novella dell’amore di Dio per il mondo e il perdono dei peccati, ha spesso ignorato il vangelo del regno di Dio sulla terra qui e adesso. Come vedremo, il messaggio di Gesù a proposito del regno di Dio vissuto qui sulla terra, ha potenti implicazioni sul nostro dare priorità ad aspetti essenziali come: adoperarsi per la pace, riconciliazione, imparare ad amare i nostri nemici, in relazione con Dio e con gli altri. Se ignoriamo questi aspetti del vangelo, quello che ci rimane è una religione che proclama amore e perdono, mentre al tempo stesso si fa strada con attitudini ed azioni violente.
Un altro esempio di una grande omissione nel messaggio del vangelo sarà l’argomento di discussione nel capitolo dieci: le implicazioni irreligiose inerenti alla buona novella di Gesù. Per lungo tempo, la chiesa ha interpretato il confronto che Gesù ha avuto con la religione ebraica dei suoi tempi, come se fosse una sfida alla religione Giudaica, piuttosto che alla religione stessa. In altre parole, la chiesa ha neutralizzato l’inerente strigliata contro la religione contenuta nel messaggio di Gesù, interpretandola come se fosse diretta solo all’ebraismo. Ma il messaggio e la missione di Gesù è rivolto contro tutte le religioni, dei suoi giorno come dei nostri giorni, inclusa e specialmente la religione cristiana. Il che è ovvio; come potrebbe la religione cristiana proclamare l’inerente natura irreligiosa del messaggio di Gesù, essendo essi stessi a governare una delle religioni più potenti del pianeta? È un bel pasticcio.
Sembra che il messaggio di Gesù abbia cambiato il mondo … finché il mondo non ne ha cambiato il messaggio. Abbiamo addomesticato ed evirato la piena forza del vangelo di Cristo, accontentandoci di una versione easy e frammentata. Sono però felice di dirvi che esiste un movimento, sempre più crescente, di persone alla ricerca della verità, che amano Gesù, e che rivendicano un ritorno al primo e originale messaggio della buona novella di Gesù. Sono stati loro a ispirare questo libro, e questo è un invito a unirvi ai loro ranghi.
È un libro che fa per te?
A volte gli editori parlano di “target audience” vale a dire a quale tipo di pubblico è adatto un determinato libro. A chi pensava lo scrittore nello scrivere il suo libro? Per quel che mi riguarda, il mio target è piuttosto ampio. Se sei un essere umano, allora il vangelo è per te. Ma se dovessi restringere il campo, come suggerisce il sottotitolo, scrivo per tre tipologie di lettori. in primo luogo, questo libro è per le persone che sono spiritualmente alla ricerca: persone aperte a Dio, spiritualmente curiose e interessate a Gesù. (Se ti vedi più come uno scettico che una persona alla ricerca, perché deluso dall’ipocrisia e il fariseismo della religione, ti consiglio di leggere prima il mio libro ‘The End of Religion’).
in secondo luogo, scrivo per quei credenti che vogliono approfondire la propria fede. A volte la religione, inclusa e specialmente la religione cristiana, può diventare una delle più forti barriere nel farci vedere Gesù con chiarezza. È mia speranza che questo libro rinnovi il vostro gioire del vangelo e vi aiuti a capire come vivere una vita migliore e a condividere questa buona notizia con gli altri. Alcuni credenti vedono che la buona novella di Gesù in relazione soltanto alla loro salvezza eterna – vale a dire un invito ad accettare la salvezza per grazia attraverso la fede – e da lì poi approfondire altre realtà di fede. Ma non dovremmo mai vedere la salvezza dallo specchietto retrovisore. Non si misura la nostra crescita spirituale dalla distanza fra noi e il vangelo. Il vangelo è il nostro GPS per tutta la vita.
E infine, questo libro è per peccatori – per coloro che come me sono consapevoli del nostro essere fallibili, e della distanza che abbiamo creato fra noi e Dio. Per te, Reunion, è un invito ad accettare il perdono di Dio e a provare il suo abbraccio.
Che questo sia per te un inizio, o il proseguimento del cammino di una vita, o una pausa per riprendere energie strada facendo, sono entusiasta per il percorso che faremo insieme. Abbiamo davanti un’incredibile viaggio costellato di scoperte.
Dove Stiamo Andando
Non riusciremo mai a ridurre il vangelo a un singolo sound byte. Gesù usò diversi modi per comunicare le ricche verità del vangelo, compreso lo spiegarlo apertamente, attraverso storie simboliche e azioni provocative. Parimenti, anche i primi discepoli comunicarono il vangelo in svariati modi, senza però ritenere che una particolare frase rappresentasse la totalità della buona Novella di Dio per noi.
Negli anni, i credenti hanno cercato di riassumere il vangelo proponendolo come una serie di passi da fare per fare pace con Dio e come un insieme di leggi spirituali. Questo può esserci d’aiuto – fintanto che ci rendiamo conto e teniamo a mente che queste formule riassuntive sono come cartelli stradali che guidano al vangelo, ma non sono “il Vangelo”. Benché semplice il vangelo è anche multidimensionale.
Quindi se diciamo: “Dio ti ama ed ha un meraviglioso piano per la tua vita”, è vangelo? Sì. È la pienezza del vangelo? assolutamente no. Oppure: “Gesù è morto sulla croce per i nostri peccati ed è risorto affiche noi fossimo riconciliato a Dio” è il vangelo? Certamente. È la pienezza del vangelo? Non ci arriva neanche vicino.
Lo stesso vale per qualunque tentativo di riassumere il vangelo, compreso quello che tenterò in questo libro. Nessun riassunto potrà mai essere completo, ma ognuna di queste mie esposizioni del vangelo in una, tre e trenta parole, vi aiuterà a vedere con più chiarezza alcuni aspetti del vangelo.
Pensate a questi approcci con una, tre e trenta parole, come a dei cerchi concentrici. Il concetto del vangelo in una parola rappresenta il centro del bersaglio, circondato dal vangelo in tre parole ed esposto con più pienezza con il vangelo in trenta parole. Espandendo lo studio del vangelo presentandolo usando una formula a trenta a trenta parole, ci permetterà di esaminare in più dettaglio diversi aspetti del vangelo, come le sue fondamenta, i quattro doni che Dio ci da attraverso il vangelo e lo scopo supremo del vangelo.
La pienezza di questa buona novella è in realtà infinita sia in scopo sia nelle sue implicazioni per l’eternità. Passeremo il resto dell’eternità a scoprire la profondità di questo messaggio. È comunque mia speranza che questo libro vi offrirà abbastanza vangelo da permettervi di:
. Vedere il vangelo con più chiarezza
. Rispondere al vangelo senza alcuna riserva; e…
. Invitare gli altri a prendere in considerazione il vangelo.
Come leggere questo libro
È mia speranza che tu stia leggendo questo libro per un desiderio di trasformazione e non solo per il gusto dell’informazione. Se è così, vorrei consigliarti di leggerlo in tre modi.
Primo: leggilo ponderandolo. Prendi tempo per leggere fra le righe. Sono certo che le cose di cui parleremo in questo libro siano degne di essere contemplate e poi applicate strada facendo. Ricerca i passi biblici che ne sono elencati e leggi per te stesso se le cose che dico sono accurate. Potresti anche decidere di sottolineare le parti di testo che ti colpiscono di più, scrivere delle annotazioni sui bordi, usare un notebook, e confrontare anche il materiale di studio supplementare.
Secondo: leggilo in preghiera. Potresti essere o no in una stagione della tua vita in cui ti viene naturale, potresti non essere per niente convinto che esista un Dio cui rivolgersi in preghiera. Se così fosse, per te, la preghiera potrebbe sembrarti come parlare con qualcuno che potrebbe non esistere e questo ti sembrerà strano. Tuttavia, quando entri in una casa e ti chiedi se ci sia qualcuno, uno dei migliori modi di scoprire se non c’è nessuno a casa è di gridare: “Salve? C’è qualcuno in casa?” forse non c’è nessuno, ma è un rischio ragionevole da prendere, e ti farà scoprire presto la verità. d’altra parte, forse c’è qualcuno in casa, e forse quel qualcuno ti risponderà. Prego che tu possa udire Dio attraverso il tuo intuito, la tua immaginazione, la tua coscienza, e attraverso altri che sono in cammino come te. Prego soprattutto che tu possa udire Dio parlarti attraverso le parole e i gesti di Gesù.
Terzo: leggilo relazionandoti. Se possibile, trasforma questo libro in una conversazione. Condividilo con un amico e parla di quello che stai imparando. Forse qualcuno ti ha dato questo libro. Se è così, comincia da li: parlane con lui. Oppure, inizia un gruppo di studio con alcuni tuoi amici. Questo libro è scritto perché incoraggi la conversazione, non la semplice contemplazione. Il vangelo è un messaggio relazionale, ed è meglio assorbito in un contesto relazionale.
Se comunque finisci per leggerlo da solo, ricordati che non sei mai davvero da solo. Ci sono altri che stanno leggendo, pregando discutendo e applicando quello che tu stai apprendendo in queste pagine. Leggere un libro può sembrare a volta una cosa solitaria. Più ti avvicini però alla persona e all’annuncio di Gesù, più diventi parte di qualcosa di grandioso: un movimento cristiano esteso in tutto il mondo e indietro nel tempo. E se il Dio di cui Gesù ci parla è reale, egli ha già agito nella tua vita molto tempo prima che tu prendessi in mano questo libro. Che tu lo abbia o no percepito. Che tu te ne sia reso conto o no, è molto probabile che sia stato Dio a portarti fino a questo punto, adesso, mentre tieni in mano questo scritto e leggi queste parole. E Dio continuerà a operare nella tua vita mentre progredisci strada facendo.
LIMITI DEL NOSTRO LINGUAGGIO
Prima di andare avanti, vorrei inserire una nota importante: a volte mi riferisco a Dio usando mei termini maschili per allineare al meglio il mio linguaggio con la narrativa biblica, perché ho la ferma convinzione che Dio sia persona e l’essenza stessa dell’amore e non un’energia impersonale. Non abbiamo dei pronomi personali neutri nella nostra lingua così come non ne ha sia il greco sia l’ebraico. Sappiamo che Dio va al di sopra dei generi maschili o femminili e che la femminilità e la mascolinità riflettono in ugual modo la sua immagine e somiglianza, in modi stupendi ma diversi e complementari. Mi unisco quindi anch’io agli scrittori della bibbia riferendomi a Dio come a “Lui”, ma dovremmo tenere presente che parliamo di un Dio che trascende ma esprime il meglio di tutte e due i generi.
Mi sta stretto questo limite imposto dal linguaggio nel parlare di Dio. Ma suppongo che non ci sia alternativa. È da aspettarsi che dei meccanismi di comunicazione, costruiti dall’uomo, siano inadeguati quando si parla dell’infinita, incomprensibile ed eterna Energia che chiamiamo Dio.
La buona notizia è che Dio stesso è andato oltre le parole, incarnandosi nella nostra umanità, diventando Egli stesso Parola in forma umana.
NOTE
- Anche se queste restrizioni si applicavano solo ai sacerdoti ebraici, i farisei, così come anche i primi cristiani, credevano nel sacerdozio di tutti i credenti. per cui queste restrizioni costituivano davvero una pietra d’inciampo.
- Di solito, quando i credenti si riferiscono al “vecchio Patto”, non si riferiscono al patto relazionale fra Dio e Adamo, o al patto della promessa dato a Noè, o al patto di fede con Abramo, ma al patto della legge stipulato con Mosè, con i suoi rituali e sacrifici animali. Quel patto dunque che domina la maggior parte del vecchio testamento e che era pienamente operativo ai tempi di Gesù.
- Aspetta un attimo! Come può Gesù essere Dio e parlare con Dio al tempo stesso? La risposta sta nella natura stessa di Dio che è Amore, vale a dire, Dio è persone-in-relazione. Ne parleremo più a fondo nel terzo capitolo.
- Paolo, senza dubbio, si riferisce qui alla “conoscenza” che è sia intimità relazionale sia informazione.
CAPITOLO 2
COME MANEGGIARE LA DINAMITE
Voi cristiani avete in mano un documento che contiene abbastanza dinamite da spazzare via ogni civilizzazione, mettere il mondo sottosopra, e portare pace in un pianeta dilaniato dalla guerra. Ma lo trattate come se non fosse nient’altro che un’opera letteraria.
– Mohandas Gandhi
Rimasi li,impietrito. Non riuscivo né a muovermi né a pensare. Il mio corpo era paralizzato, e mi sentivo come se fossi entrato in una sorta di stato di stasi esistenziale in cui il tempo si era fermato. Centinaia di persone con gli occhi puntati su di me, in attesa di una qualche mia risposta.
Avevo appena udito queste parole: “Bruxy Cavey, vuoi sposarmi?”
Nina ed io eravamo fidanzati da anni, e prima ancora eravamo stati buoni amici. Sapevo di volerla sposare, ma ero stato ferito da relazioni precedenti e ancora ne portavo addosso il dolore. Ero stato abbandonato in precedenza, mi vedevo indesiderabile e temevo che l’amore che Nina diceva di provare per me fosse solo per un senso di pietà. pensavo: forse vuole solo aiutarmi a uscire dalla mia crisi. E allora ecco che il tempo passava, quasi sul punto di sposarci ma io ero incapace di fare il passo e impegnarmi. Fortunatamente, Nina si sentiva abbastanza sicura e mi conosceva abbastanza da fare lei quel passo. Alla Meeting House, la chiesa dove insegno come pastore, finiamo quasi sempre con un tempo di domande e risposte. Lo chiamiamo “Domande & Eh”? (Siamo strani noi Canadesi). Quella domenica Nina, la mia fidanzata, chiese di fare una domanda. Scoprii che era la domanda di tutte le domande.
Fu Nina la prima ad alzare la mano quando chiesi: “C’è qualcuno che vuole fare una domanda?” Quando qualcuno le mise in mano il microfono, invece di rimanere in piedi al suo posto, salì sulla sua sedia, come se dovesse fare un qualche annuncio. Ricordi di avere pensato: Umm. Questo è strano. Forse oggi è il giorno in cui si fanno apprezzamenti per il pastore e Nina sta per esprimersi a riguardo?
Subito dopo esordì con la sua domanda – “Bruxy Cavey, vuoi sposarmi? – Degli amici, strategicamente predisposti fra il pubblico, si alzarono in piedi mostrando dei poster giganti con le scritte:
Dì DI SI!
FALLA FELICE!
FALLO E BASTA!
NON CREDI SIA ORA?
SE NON LO FAI TU, LO FACCIO IO! (Non mi è mai piaciuto quel tipo.)
GIOVANNI 3:16! (Appropriatamente).
Allora non lo sapevo, ma c’erano centinaia di palloncini nascosti, pronti a cadere dal tetto. (Nina aveva avuto il buonsenso di chiedere alle persone incaricate dei palloncini, di non farli cadere finché non avrei pronunciato il mio si. Nei suoi pensieri l’orrore di una scena surreale nella quale io avrei detto “mi spiace, ma non posso” – la stanza si sarebbe riempita di gente allibita, seguito da un silenzio abissale; Nina sarebbe scoppiata a piangere; e i palloncini sarebbero caduti fra lo stupore agghiacciante della gente, come delle gigantesche lacrime da pagliaccio).
Ero li, esterrefatto; gli occhi dell’intera chiesa puntati addosso, aspettando una mia reazione. Poi, dopo quello che mi è parso un anno o due, cominciai a sentire qualcosa. Un tepore. Pace. Un senso di valore che mi si riversava addosso. Mi sono sentito desiderato. Amato. Ho sentito che valeva la pena correre il rischio. Scesi dalla piattaforma per raggiungere Nina e ci siamo abbracciati a lungo, circondati dagli applausi della gente. A questo punto ero troppo in lacrime per riuscire a parlare. Le sussurrai il mio sì alle orecchie, e Nina gridò a tutti: “Ha detto Si!” (Il segnale per fare cadere i palloncini).
Che Nina desiderasse sposarmi era la migliore notizia che potessi ricevere in quel momento. Non avevo mai provato una cosa così potente. Oggi, molti anni dopo, posso dire in sincerità che quel momento mi ha cambiato la vita. Ha disintegrato la bassa stima che avevo di me stesso e le mie paure del futuro.
Come fosse dinamite.
LA MIGLIORE NOTIZIA DI SEMPRE
Prendi una piccola pausa per immaginare quale potrebbe essere la migliore notizia che tu possa mai ricevere. Visualizza quel momento, la persona che te lo annuncia e la tua reazione. Quale sarebbe per te la migliore notizia possibile? Qualcosa riguardo ai soldi? Vincere una malattia? Una relazione riconciliata? Ha qualcosa a che fare col possedere cose materiali, oppure il potere o l’amore? In che modo migliorerebbe la tua vita? Come ti fa sentire visualizzare l’avverarsi di quella cosa?
Qualunque sia la cosa che hai immaginato o sognato, non potrà mai essere altrettanto bella di quella che riceverai attraverso questo libro. Lo so, è un’espressione audace, e potresti essere scettico a riguardo. Ma ne sono assolutamente convinto.
Uno dei primi seguaci di Gesù, scrisse di non vergognarsi di questa buona novella, perché quel messaggio è “il potere di Dio” che opera nel cuore delle persone che davvero lo ascoltano, lo ricevono e lo credono (Romani 1:16). La parola potere, in questa citazione è la traduzione della parola greca: dunamis, dalla quale deriviamo la parola dinamite. Questa buona notizia – il cuore del messaggio al cuore della missione di Gesù – è il potere esplosivo di Dio. C’è qualcosa in questo messaggio di Gesù che è intrinsecamente potente.
Mentre però la dinamite esplodendo distrugge, il potere di questa buona notizia, guarisce, ristora, e riconcilia. può cambiare le menti, salvare vite, e rinnovare relazioni. la Verità fa questo. Chiariamoci, può anche esplodere, demolire, e distruggere qualunque bugia cui abbiamo permesso di erodere la nostra intimità con Dio e la comprensione di noi stessi.
QUANTO CONTIENE UNA PAROLA?
Il messaggio che Gesù ci ha portato ha il potere di cambiare la nostra vita e rivoltarla sottosopra. Questo messaggio ha un così incredibile potere di trasformarci, di trasformare le persone e le loro relazioni da avere dovuto coniare una parola. Gesù e i suoi primi seguaci lo chiamarono il “vangelo”, che significa “buona notizia”. Ha però un significato ancora più profondo di una buona notizia come se fosse solo il contrario di una brutta notizia. I primi credenti la ritenevano LA buona notizia. Vale a dire la migliore notizia che possa mai esistere, che si possa mai ricevere. È la notizia che hai sempre sperato di sentire, che hai sperato di scoprire, desiderato di conoscere. è questo il vangelo.
La parola gospel viene dalla parola in inglese antico: godspell, e significa “buona storia”. La parola italiana: vangelo viene dalla parola originale in greco che è: euangelion, mentre in latino è: evangelium. e da li che viene la parola evangelizzare: cioè il comunicare e divulgare la buona novella. Evangelistici descrive le persone che condividono attivamente la propria fede. Evangelista è quindi qualcuno che porta il vangelo. La parola viene a volte associata, specialmente nei paesi anglofoni, con il prefisso tele che insieme fa: tele-evangelista.
È da li che prendiamo la parola, spesso fraintesa, “evangelico. In alcuni paesi, la parola “evangelico” è diventata sinonimo di “religiosi politicamente tradizionalisti”, mentre il suo senso vero è “persona appassionata della buona novella di Gesù”. È questa la ragione per cui quando la gente mi chiede: “Bruxy sei anche tu uno di quei cristiani evangelici?”, devo prima assicurarmi di chiedere cosa intendono. Intendono una persona che si delizia nel semplice messaggio di Gesù in grado di trasformare la vita; una persona che desidera diventare sempre più come lui, e a cui piace rendere partecipi gli altri di questa buona notizia? Allora spero di si. Si riferiscono a una persona che è parte di una sottocultura religiosa conosciuta per la sua attitudine accusatrice, politicamente conservatori, che hanno sulla macchina degli adesivi predicanti? Spero proprio di no.
ANNUNCIAZIONE DI UNA NASCITA
Ovvio che se il gospel di Gesù è buona novella per tutti, questo implica che non dovremmo tenerlo per noi stessi. la maggior parte delle persone è tollerante verso la fede degli altri, fintanto che la tengono per se stessi. Se però ho una buona notizia da darti ma la tengo per me stesso, non è carino da parte mia ma crudele. Ed è di questo che stiamo parlando: di una notizia meravigliosa che è per tutti. Il vangelo va condiviso.
Quando, nell’antichità, un impero vinceva una guerra contro un forte nemico, e cominciava un periodo di sicurezza, di pace e prosperità, il messaggio di questa vittoria veniva proclamato dappertutto come euangelion – gospel. Quando nasceva un nuovo futuro re, la notizia veniva proclamata ovunque come euangelion – gospel. Quando è accaduto qualcosa di stupendo, in grado di “cambiare il mondo”, i suoi portavoce ne hanno portato il messaggio fino alle estremità conosciute del mondo di allora, e lo chiamarono: euangelion – gospel.
È evidente nel corso della storia. per esempio il proconsole romano Paulus Fabius Maximus, rese onore a Giulio Cesare celebrando il giorno della sua nascita come “euangelion (vangelo) per il mondo intero”.
Gesù e i suoi primi seguaci scelsero questa parola – euangelion – per riassumere la sua buona novella di speranza e guarigione, di relazioni ripristinate e di (ri)unione con Dio. È assai più che un messaggio spirituale o di fede. Il vangelo è tutto questo e molto di più. La buona notizia di Gesù riguarda una spiritualità molto terrena, vale a dire che ha implicazioni su come vivere adesso in relazione alla politica, al commercio, e certamente su come vivere le nostre relazioni quotidianamente. Il vangelo quindi è una buona notizia che deve essere proclamata ovunque. Il gospel è un annuncio per tutte le genti, riguardo a un evento che è rivoluzione, un’offerta di pace e riconciliazione che viene da Dio ed è assolutamente per tutti.
Quando nacque Gesù, un angelo annunciò la sua nascita a dei pastori nei campi dicendo: questa è una buona notizia che porterà grande gioia a tutte le genti” (Luca 2:10).
Buona Notizia.
Grande Gioia.
Per Tutte le Genti.
È questo il vangelo.
QUANDO UNA BUONA NOTIZIA VA A MALE
Sei il vangelo è davvero una buona notizia di grande gioia, è puramente un messaggio positivo. Questo non può che avere delle implicazioni sul modo in cui il vangelo è annunciato, discusso e condiviso. qualunque conversazione sul vangelo dovrebbe essere avvolta da un’atmosfera emotiva positiva. Un’atmosfera piena di gioia e speranza per tutti. Spesso però, le persone religiose predicano questa buona novella gridando e con un tono di voce arrabbiato, come se pensassero che le grida di rabbia fossero importanti per mostrare passione per le cose spirituali. (Non è così).
Quando il gospel è proclamato e predicato così (senza dubbio un concetto ossimoro), crea un’inerente dissonanza fra la sostanza del messaggio e lo spirito con cui è portato. Il messaggio della buona novella predicato come se fosse una cattiva notizia. Questo crea più fuoco che luce, tanta confusione quanta convinzione.
Se sei stato ferito o insultato oppure offeso, nel nome di Gesù, da qualcuno che ha confuso lo zelo con la rabbia e la verità col criticare, colgo l’occasione per chiederti scusa. Se non vuoi saperne di cristianesimo a causa di quello che hai visto nel mondo ecclesiastico, dal modo in cui vivono o addossano sensi di colpa predicando, mi spiace davvero. Gesù ci ha insegnato che il giudizio appartiene a Dio. È tragicamente ironico, che delle persone che si dicono cristiane, debbano essere bigotte e col dito sempre puntato ad accusare, invece che amorevoli, aggraziate, gioiose e gentili.
È vero che alcune buone notizie sono tali solo contrastano una brutta notizia, specialmente se la buona notizia è la soluzione a un problema. Se, ad esempio il tuo dottore ti dicesse: “Ho buone notizie per te: credo che tu abbia buone possibilità di sconfiggere il cancro”, sarebbe una buona notizia solo se fossi già al corrente di avere il cancro. Altrimenti quella “buona notizia” sarebbe la peggiore notizia che tu potessi ricevere. Nel corso del libro, dunque, dovremo esaminare onestamente il problema di cui il vangelo è la soluzione. Ci sono poi alcuni aspetti del messaggio e della missione di Gesù che potrebbero sembrare brutte nuove per alcuni, perché sono offensivi verso una certa categoria di persone – specialmente i religiosi tradizionalisti. Questa però non dovrebbe mai essere la scusa per offendere altri con toni o attitudini o espressioni di condanna.
Per ora però non perdiamo di vista quello che dovrebbe essere chiaro: il vangelo è una notizia gioiosa, che rende felici. Una notizia degna di essere celebrata. E questa gioia dovrebbe essere sempre la nostra attitudine quando ascoltiamo, apprendiamo, e comunichiamo questa buona nuova di Gesù.
IL NOSTRO BISOGNO PIU’ GRANDE
Il vangelo è un messaggio di unione con Dio – una riunione con Colui che da senso e scopo alla nostra vita. Il vangelo però risponde anche a una miriade di bisogni umani.
Il bisogno di sentirsi accettati.
Di essere perdonati.
Di scopo.
Di sicurezza.
Negli anni, ho visto il modo in cui questa buona novella ha impattato la vita di molti in svariati modi ma specialmente in questi quattro aree. La buona novella di Gesù risponde ai nostri bisogni primari di: sentirsi accettati attraverso l’amore di Dio, di essere perdonati attraverso la grazia di Dio, di scopo nella vita attraverso la missione di portare il regno di Dio e di sicurezza perché non ci chiede di essere religiosi e di compiacerlo ma di sentirsi sicuri nella nostra relazione con lui.
Abraham Maslow, forse uno dei psicologi più influenti dell’ultimo secolo, è famoso per avere elaborato la sua “piramide dei bisogni primari”. Presentata nella maggior parte dei libri di psicologia, questa piramide elenca in ordine di priorità, cominciando dalla base della piramide, con i bisogni fisiologici e di sicurezza, per poi salire con i bisogni relazionali e psicologici (stima, appartenenza) e finendo in cima con “l’autorealizzazione”.
Quello che molti non sanno è che questa presentazione riflette la forma più giovanile del pensiero di Maslow, che lui ha poi modificato aggiungendo un ulteriore livello di bisogno umano, un bisogno ancora più alto e supremo dell’autorealizzazione: l’auto-trascendenza. Il più alto dei bisogni dell’uomo è quello di andare oltre noi stessi, di essere liberati dalla nostra assuefazione all’ego. Il nostro bisogno di più grande è di conoscere e di essere conosciuti da qualcuno più grande di noi, di partecipare a una realtà suprema. Nelle parole di sant’Agostino di Hippo: “Ci hai creati per te, Oh Signore, e i nostri cuori non avranno riposo finché non riposeranno in te”.
PRIMA DELL’INIZIO
Quando mia figlia Maya aveva otto anni, decidemmo che era ora di guardare l’intera saga di Guerre Stellari insieme come famiglia, a cominciare dall’inizio: Episodio IV – Una Nuova Speranza. Avevamo avuto discreto successo a evitare degli spoiler a Maya, così da non sciuparle i diversi colpi di scena: Il sacrificio di Obi Wan, la rivelazione di Darth Vader, la relazione di Luca e Leila, e la redenzione finale di Darth Vader.
Quando i titoli iniziali cominciarono a scorrere, notai lo sguardo stranito di Maya, ma lasciai perdere. Alcuni minuti dopo l’inizio del film, Maya chiese se potevamo metterlo in pausa e parlarne. Le sue domande furono: Episodio IV? Una Nuova Speranza? Quale era la vecchia speranza? Perché avevano bisogno di speranza? Che ne era degli episodi 1, 2 e 3? ( Le dissi che non esistevano e che dovevamo mantenerlo segreto) Perché il robot ha quello strano accento? Perché quell’uomo alto e mascherato con il respiro affannato cerca di uccidere tutti i buoni? E perché hanno tutti una pessima mira con le loro armi !?
Le spiegai alcune cose, per le altre le chiesi di portare pazienza e di continuare a guardare perché il contesto delle altre puntate avrebbe chiarito la storia. È bello guardare l’action nei film d’azione, ma per potere comprendere le cose abbiamo bisogno di contestualizzarla.
La buona novella ha un contesto. Leggendo la vita di Gesù e i suoi insegnamenti, stiamo entrando in qualcosa che ha giù una storia, un contesto. Se quindi vogliamo comprendere bene il vangelo, dobbiamo fare un passo indietro, inquadrare il quadro generale, e mettere Gesù nel suo contesto storico.
Nella storia di Dio in relazione con l’umanità, l’Episodio I si potrebbe chiamare: “Creato da Dio, come Dio, per Dio”. L’Episodio II sarebbe: “La Grande Divisione” e l’Episodio III “La Vecchia Via”. Quando Gesù arriva sulla scena, inizia l’Episodio IV: Una Nuova Speranza”.
Ma prima ancora dobbiamo proiettarci ancora più addietro, prima dell’inizio, tanto tempo fa, prima ancora che esistessero le galassie distanti. Prima di qualunque galassia.
CAPITOLO 3
PESSIMA GRAMMATICA, SUPERLATIVO AMORE
Quello che ci viene a mente quando pensiamo a Dio, è quello che più ci contraddistingue … Nessun popolo è mai andato oltre la propria religione e… nessuna religione è mai stata più grande della propria idea di Dio.
(non ho capito… da controllare)
– A. W. TOZER
Proviamo a fare un esperimento mentale, suggerito da un meraviglioso credente: A. W. Tozer.
Immaginate di viaggiare indietro nel tempo a prima del Principio. Immaginate che tutto vada velocemente a ritroso, sbrogliandosi e sparendo. Via le civilizzazioni, e la Terra è vuota e informe. Adesso fate sparire anche la Terra, il sistema solare, la galassia e l’intero universo cui apparteniamo. Togliete tutti i pianeti e le stelle. Togliete tutta la materia. Togliete anche tutta la luce e le tenebre. immaginate di osservare il “Big Bang” al contrario. Eliminate tutto quello a cui riuscite a pensare, finché non rimane che il vuoto. Adesso togliete anche il vuoto. Adesso è sparito. Che cosa rimane?
Quando faccio questo esperimento con altri studenti nei diversi workshop, ci s’impegnano davvero, chiudendo gli occhi e provando a raccogliere più concentrazione mentale possibile. Non credo che funzioni altrettanto bene in una pausa di lettura. Tuttavia vi chiederò comunque alcune delle domande che farei se stessimo insieme nella stessa sala.
COSA PROVATE? Molte persone dicono di sentirsi disorientate, come in una sorta d’immaginaria vertigine, desiderando di potere imbrogliare e immaginare qualcosa di solido cui aggrapparsi. Non amano la sensazione di essere soli nel mezzo di uno spazio vuoto e sconfinato.
COSA VEDETE? Molte persone vedono solo tenebre. Tenebre infinite in ogni direzione.
COSA SENTITE? Niente. La maggior parte delle persone non ha una colonna sonora per questa sorta di sogno consapevole. Non immaginano e non sentono nulla.
COSA PERCEPITE DAVANTI A VOI? Questa parte è difficile, perché i partecipanti sentono che sto guidando l’esperimento verso un apice in cui devono confrontarsi con “Dio”. È possibile che credano già in Dio. Ma quando si arriva con l’immaginazione a una buia realtà pre-universo, a quel muto spazio immenso, non è facile percepire la presenza di Dio o di qualunque altra cosa.
A quel punto invito i partecipanti a ricalibrare la loro immaginazione sintonizzandola con quello che Gesù ci ha detto. Come cambierebbero le vostre risposte se la vostra mente fosse satura col vangelo di Gesù?
COSA PROVATE? Non c’è più quella sensazione di essere da soli sospesi nel mezzo di un’immensa vastità. lo spazio non esiste ancora. Non esiste un “li”. E non esiste un “poi”. C’è solo il presente. Solo l'”Adesso”.
COSA VEDETE? Luce. Una purissima luce spirituale. (vedi Giovanni 4:24; 1 Giovanni 1:5).
COSA SENTITE? Conversazione. Tepore. Accettazione. La luce è amore, e l’amore è sempre relazione. Come l’ho sentito espresso da Dallas Willard in risposta alla domanda “cosa faceva Dio prima di creare il mondo?” disse: “Stava gioendo di se stessi”.
COSA PERCEPITE DAVANTI A VOI? Davanti e tutto intorno a voi è la luce di un’illimitata Mente spirituale, Amore puro, e pura Relazione. Questo è Dio.
Cosa faceva Dio prima di creare ogni cosa? Pensava a te. “Prima ancora di creare il mondo, Dio ci ha amato e scelti in Cristo per essere santi senza alcuna colpa ai suoi occhi” (Efesini 1:4).
È questa la nostra Origine. È questa la nostra Fonte e Sostegno. Anche adesso “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (Atti 17:28) all’interno di questa realtà. È questa la Forza (non i midi-cloriani). Il Dio che è puro Amore sostiene l’intero universo (Colossesi 1:15-17). Viviamo in un universo permeato e perennemente sostenuto da Amore-in-relazione. Relazione che accade tutto intorno a noi, e siamo invitati in quella dimensione di consapevolezza ed esperienza.
NATI PER AMORE
La Bibbia inizia con, beh, con l’inizio. Prima del Big Bang c’era il Big Bangatore. E quella Forza esplosiva in grado di creare l’universo, è puro Amore.
Siamo nati per Amore.
La bibbia dice chiaramente che “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8-16), ed è nella natura dell’amore condividere, espandere, creare e sostenere la vita. La bibbia quindi inizia con la storia della scelta che Dio fa di creare. Dio, nel creare, espande la sua esperienza interiore d’amore. Siamo il frutto dell’espressione della vita d’amore di Dio.
Dio è amore. E l’amore esiste entro un tessuto relazionale. . L’amore esiste fra e con le persone. L’amore è energia relazionale. La relazione è la forza che connette le persone per far si che l’amore possa scorrere fra loro, perché l’amore è tale solo quando può muoversi fra e con le persone. È possibile che ci siano relazioni senza amore, ma non è possibile avere amore senza relazione. Quindi va da se che Dio non potrebbe essere “amore” senza che una qualche forma di esperienza ed espressione relazionale sia intrinseca ed elemento di chi è Dio. Se Dio fosse al singolare, avrebbe dovuto creare qualcuno o qualcos’altro per poter esprimere amore, e anche in quel caso potremmo solo dire che Dio “è amorevole” ma non che Dio è “amore”. Prima che fosse creato un altro essere da amare, potremmo definire quel tipo di divinità come potenzialmente amorevole, e solo dopo come amorevole. Dire che “Dio è amore” equivale a dire che all’interno dell’essenza stessa di Dio esiste un costante scambio d’amore. L’amore è, in essenza, il DNA di Dio.
LA NOSTRA GENESI
Quando Dio decise, creandoci, di espandere il suo amore relazionale interiore, la bibbia ci dice che parlò a se stesso al plurale: “Poi Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza’” (Genesi 1:26). 1 Dio è amore, ne consegue che Dio è persone-in-relazione.
Ci sono tre modi in cui la bibbia descrive le “tre” persone di Dio. Egli è identificato con: Dio è Gesù, nostro Signore, anche detto il Figlio di Dio. Dio è il Padre, di cui Gesù ci parla e con cui lui parla. E Dio è lo Spirito Santo, che Gesù manda perché viva in noi e con noi.
Queste tre persone, manifestazioni, aspetti di Dio, non sono da considerare come se fossero tre dei e neanche come tre ruoli che Dio svolge. Sono tre distinte personalità nell’unità di Dio. Quello che potrebbe inizialmente sembrare una semplice contraddizione o un ingarbuglio teologico, mostra in realtà la più profonda realtà a cui potremo mai legare il nostro cuore e la nostra mente. Significa in essenza che Dio è inerentemente relazionale. Egli è comunità nell’unità. È pluralità nella singolarità. Nella teologia cristiana prende il nome di trinità. Ed è questo che rende possibile dire che “Dio è Amore”.
Quest’eterno e sovrabbondante Amore che chiamiamo “Dio” scelse di invitare altre persone nella sua relazione divina:
“Poi Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra” (Genesi 1:26-28).
Ogni uomo e donna è stato creato da Dio, a immagine sua, perché fosse come Dio, in relazione con Dio. È questa realtà di relazione amorevole con Dio che dobbiamo estendere al mondo. Attraverso di noi, Dio amplifica il suo amore divino a tutta la creazione. È questa la nostra origine, è questo il nostro scopo e il contesto di tutto quello di cui parleremo. È chi siamo e l’essenza e la ragione per cui siamo qui.
Da notare che dopo che Dio ha parlato a se stesso al plurale (facciamo l’uomo a nostra immagine), il testo ritorna a riferirsi a Dio al singolare (Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio). Pessima grammatica, ma una teologia sconvolgente. Dio è il “noi” e al tempo stesso l’”IO”. È il Dio (singolare) che è Amore (persone-in-relazione). 2 Siamo stati creati da una Relazione per le relazioni.
Da un’occhiata al sole, alla luna e alle stelle. Dio ha creato l’intero universo come crogiuolo per relazionarsi a te. I soli e i pianeti hanno il ruolo di facilitatori, non sono fini a se stessi. Sei tu la ragione. Dio ti ha creato simile a se stesso per creare vita insieme a te. Questo significa che proprio in questo istante, Dio impiega tutto il suo tempo ed energia su di te. E nient’altro. Dio non ha degli hobby. Non ha distrazioni. Ha solo te.
IL RESPIRO DI DIO
“Dio il SIGNORE formò poi l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente”.3 Sono queste le parole con cui la bibbia descrive la creazione di Adamo, il primo uomo. Che intimità! Riceviamo vita attraverso il respiro di Dio.
La parola ebraica usata per dire “respiro” può anche significare aria o vento o spirito. A volte, riferendoci a una persona, usiamo espressioni come “il vento che mette le ali alla nostra… sei il vento sotto le mie ali”. Dio è il respiro che ci riempie l’anima e ci sorregge.
Espandiamo un po’ la nostra analogia. Dio è come la vastità del cielo, e ci ha creati per essere degli aquiloni che s’innalzano nell’atmosfera della sua essenza divina. E voliamo più in alto quando sussistono due cose: quando siamo legati nella fede in Gesù. Il nostro punto fermo impresso nella storia che guida la nostra vita e ci permette di volare. E quando siamo sorretti dal vento di Dio, il respiro dello Spirito Santo.
AMORE E SCELTA
L’amore è espresso attraverso la scelta, e in amore, Dio ha scelto di crearci. Ha anche scelto di crearci a sua immagine e somiglianza, il che significa che anche noi abbiamo la possibilità di scegliere. Come esseri in grado di scegliere, dovevamo avere un contesto nel quale operare delle scelte. La scelta suprema di amare on non amare. È questa la storia di Adamo ed Eva.
Perché l’umanità potesse svilupparsi come portatrice dell’immagine dell’amore divino, Dio scelse di darci la possibilità di scegliere, e quella possibilità di scelta è reale, non un’illusione. Il vero amore richiede la possibilità di avere vere scelte. e le vere scelte necessitano di vere opzioni, con vere motivazioni, genuine possibilità e vere conseguenze.
Dio quindi rese chiaro ad Adamo ed Eva come avrebbero potuto ricambiare il suo amore, e rese altrettanto chiaro come avrebbero potuto scegliere di allontanarsi dal suo amore. Dio diede la possibilità, a chi aveva creato a sua immagine, di mangiare di qualunque frutto d che si trovava nel giardino dell’Eden eccetto che per uno: “L’albero della conoscenza del bene e del male” (Genesi 2:17). Il nome dell’albero la dice lunga. In un mondo perfetto, Adamo ed Eva non avevano conoscenza del “bene” e del “male” come categorie in opposizione. Quando tutto è “bene”, il concetto di “male” e persino di “bene” non hanno senso. Ma ad Adamo ed Eva, creati per potere fare delle scelte, viene dato il potere di cambiare quello stato di cose.
Dio aveva scelto l’essere umano, ma noi avremmo scelto lui?
ANSIETA’ DA SEPARAZIONE
Dopo che Dio ebbe creato Adamo ed Eva e detto loro che potevano mangiare dei frutti di ogni albero nel giardino dell’Eden, la tentazione viene sotto forma del serpente. Prendiamo in considerazione le prime parole che il serpente dice a Eva: “Come! Dio vi ha detto di non mangiare di nessun albero del giardino?” (Genesi 3:1). Notate prima di tutto che la tentazione viene sotto forma di una domanda. È la prima volta nella storia biblica che qualcuno parla di Dio con qualcun altro. Il serpente parla a Eva come se Dio non fosse li.
Il Serpente pianta subdolamente nella loro mente dei dubbi sulle intenzioni di Dio e persino sulla sua stessa presenza. Li adesca trascinandoli in una pericolosa linea di pensiero. Ha gettato l’esca, la trappola è pronta. Se Eva cede a quel modo di pensare, Satana sa che, partendo da quello, può addestrare il suo subconscio per portarla nella sua trappola mortale: l’assunzione dell’assenza di Dio e farla sganciare mentalmente dalla sua relazione con lui.
In secondo luogo, notate che il serpente fa una domanda stupida. Si finge confuso e presenta una domanda che è formulata per essere facilmente corretta. Mira a qualcosa di più infido della chiarezza; vuole la conversazione. “Davvero Dio vi ha detto che non potete mangiare nessun frutto? Davvero vi ha messo in mezzo a questo giardino per vedervi morire di fame?” La domanda stessa è un invito a un’immediata risposta per contrastarne la sua stupidità. Ma nel fare questo, Eva si unisce al serpente nell’assunzione dell’assenza di Dio. Ha iniziato ad aprire la sua anima a una sorta di subconscia ansietà da separazione spirituale.
Ricordiamoci che: eravamo stati progettati per una vita d’amore con Dio. L’amore divino era l’aria stessa che avremmo dovuto respirare, ogni attimo della nostra esistenza. Quando cominciamo a credere la bugia che Dio è assente – che Dio è distante e che non ha cura di noi – potremmo cominciare a fare delle scelte in preda al panico e all’istinto di sopravvivenza, piuttosto che guidate dall’amore.
Non possiamo incolpare Eva per le sue scelte guidate dalla paura e ansietà. Per avere deciso di prendere le cose in mano e di mangiare il frutto. Facciamo spesso esattamente la stessa cosa. Quando percepiamo erroneamente che Dio è assente, prendiamo in mano noi le cose e lottiamo per la nostra sopravvivenza anche al costo di essere scorretti.
Il serpente ha tentato i nostri antenati allo stesso modo in cui ci tenta oggi: cercando di farci allontanare dal cammino della vita d’amore di Dio per perseguire la nostra esistenza in autonomia e separazione. Abbiamo scelto allora, come umanità, la stessa cosa che spesso scegliamo anche adesso: di forgiare la nostra strada, e di mettere il nostro ego al di sopra di tutto. Abbiamo scelto allora e ancora scegliamo l’autonomia al posto dell’intimità. Da quel momento in poi l’umanità ha sperimentato una sorta di dislocazione e disorientamento spirituale. Come un aquilone che si strattona per liberarsi dalla mano di chi lo tiene nel nome della libertà, solo per iniziare una spirale di disastrosa picchiata verso terra. il peccato dell’uomo ha portato a delle conseguenze che erano e sono ancora catastrofiche.
COLMANDO IL BARATRO
Quando le nostre menti ingoiano la bugia che Dio non è con noi, una parte di noi cadono in una spirale narcisistica disumanizzante, fatta di avidità e apatia – una sorta di “vita-anti amore” che ci da abbastanza da ottenere quello che vogliamo. È quest’impulso alla base degli eventi delle notizie al telegiornale. Più spesso però, ci accontentiamo semplicemente di vivere una vita borghese fatta di ambizioni egoistiche: non così distruttive da attrarre attenzione, ma non abbastanza amorevole da proiettare l’immagine di Dio in noi e attraverso di noi.
Ci sono invece altre persone che scelgono quello che potrebbe essere visto come un cammino più illuminato – quello religioso. La religione è il nostro tentativo di colmare quel vuoto che percepiamo fra noi e Dio. Sentiamo a livello intuitivo che “il mio bene è stare unito a Dio” (Salmo 73:28), quindi cerchiamo di colmare quel baratro che ci distanzia da Dio con le nostre forze. Cerchiamo di costruire un ponte verso Dio con le nostre regole religiose, rituali e routine. Andiamo nei santuari e in luoghi sacri, seguendo dei santi uomini che gestiscono l’intera baracca. La religione offre una via per arrivare a Dio, per fare si che egli smetta di essere arrabbiato o semplicemente indifferente nei nostri confronti, e inizi a desiderare di starci di nuovo vicino. Ma la religione ci sta mentendo, proprio come il serpente.
Proseguendo con la storia, dopo il terzo capitolo della Genesi, vediamo innumerevoli volte l’inutile tentativo degli uomini di colmare il presunto baratro di lontananza da Dio. Dio però è paziente con noi. Di volta in volta, non solo tollera ma addirittura da spazio e incorpora le nostre varie richieste di avere sacerdoti e riti, templi e sacrifici – marchi essenziali della religione – ben sapendo che un giorno, avrebbe reso molto chiaro il suo messaggio, il suo amore e la sua presenza, diventando egli stesso Immanuel, che significa appunto “Dio con noi” (Matteo 1:23). 5
Benché sia stato Satana a pronunciare le prime parole che hanno creato l’allontanamento dell’umanità da Dio, sarà Dio ad avere l’ultima parola, riportandoci insieme.
SECONDA E TERZA CLAZZIFICATA
Ora che abbiamo visto il quadro generale del contesto d’amore nel quale il vangelo è posto, iniziamo a zumare per vedere nel dettaglio cosa significa il vangelo. Come ho accennato, esamineremo il vangelo definendolo con trenta parole, tre parole, e nel prossimo capitolo con una parola.
Il vangelo può essere riassunto, almeno parzialmente, in parole come: salvezza, riconciliazione, ritorno a casa, abbraccio, soccorso e riconnessione. Leggendo la bibbia, ci sono alcune parole che risaltano di più su tutta la narrativa. Sono parole che riassumono la buona novella di Gesù. Prima quindi di iniziare il prossimo capitolo vediamo almeno le due parole, la terza e seconda classificata, nella nostra gara per il premio come “parola-vangelo prima classificata”.
Come in una vera e propria sfilata, inizieremo con la seconda classificata prima di dire quel è la prima, la vincitrice. E il premio per la terza classificata va alla parola … (rullata di tamburi):
Grazia!
I leader del primo cristianesimo descrissero il vangelo come “il vangelo della grazia di Dio” e “la parola della sua grazia” (Atti 20:24 , 32). Dopo che ebbero riflettuto su tutto quello che avevano vissuto con Gesù e quello che avevano imparato da lui, pensarono che questa parola – grazia – riassumesse tutto.
Grazia significa “dono”. La grazia ci dice che Dio ha già fatto per noi tutto quello che abbiamo cercato di fare con le nostre forze, cercando di comportarci bene o seguendo delle noiose religioni. La grazia significa che Dio ci offre in dono la salvezza, la vita e l’amore, ed è totalmente gratuita, senza condizioni. La grazia è la scappatoia finale di Dio sulla religione; sulle regole, regolamenti, rituali, routine, santi uomini, funzioni sacre, luoghi e spazi sacri. La scappatoia che gli permette di amarci direttamente e intimamente, standoci accanto senza alcun mediatore.
Quando parlo con qualcuno che vede Gesù come un’icona religiosa – uno dei tanti fondatori di sistemi religiosi, con tutte le sue regole e sante tiritere – prendo la palla al balzo e con entusiasmo spiego quanto sia distante da tutto questo il messaggio che Gesù ci da e la “buona novella della grazia di Dio”.
Mentre però i primi amici di Gesù e i primi leader cristiani, riflettendo su tutto quello che aveva fatto Dio per loro attraverso cristo, usarono tantissimo la parola grazia, Gesù stesso usò una parola diversa per riassumere il vangelo.
E questo ci porta alla seconda classificata per il vangelo in una parola. Se leggete gli insegnamenti di Gesù, noterete che una parola in particolare salta all’attenzione più di qualunque altra quando si parla del vangelo. Difatti, mentre la bibbia non ci dice in alcun luogo che Gesù ha usato la parola grazia, leggiamo quest’altra parola centinaia di volte.
E la parola è: regno.
Gesù ci dice regolarmente che il suo vangelo è: “La buona notizia del regno” (per esempio in Matteo 24:14) e lo stesso hanno fatto altri leader della chiesa (per esempio in Atti 8:12; 28:31). La parola regno può portare a uno dei concetti più incompresi degli insegnamenti di Gesù. È stata abusata per giustificare l’uso della forza per portare un dominio terreno, geografico e politico.
Gesù tuttavia non parlò mai del suo regno in termini geografici o politici. Il regno che Gesù proclamò era ed è un regno che esiste in noi e fra noi. Un regno è più di un luogo in cui vive un re. È un regno fatto di relazioni, un modo di vivere insieme, con obiettivi condivisi. Con valori e lealtà che convergono sotto l’autorità e la cura di un giusto reggente. Dire quindi che il vangelo riguarda il regno di Dio, equivale a dire che è un regno in cui è Dio a guidarci ad una vita di unità, armonia e scopo.
Ma stiamo anticipando i tempi. Più in la in questo libro, ritorneremo alla bellezza delle parole “regno” e “grazia”. per ora, ci concentreremo sulla parola vincitrice del contesto.
Quale parola potrebbe mai essere una migliore scelta che grazia o regno?
È di questo che parlerà il prossimo capitolo. Ed è interessante notare che troviamo la risposta proprio agli inizi, nella Genesi, dove tutto è cominciato. Quando Adamo ed Eva peccarono, Dio piantò una profezia proprio nel mezzo di quel disastro. Dio disse al serpente:
Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno. (Genesi 3:15).
Dio disse al serpente, un giorno tu attaccherai la progenie di Eva. Ma sarà proprio quello il tuo ultimo sbaglio, perché sarà lui a schiacciarti la testa. Un giorno la bugia della distanza e disinteresse di Dio sarà conquistata dalla verità della palese presenza e passione di Dio per l’umanità. la verità verrà di persona.
Questa profezia è il vangelo al suo stato embrionale – quello che i teologi chiamano il protoevangelium, il proto vangelo. è la buona novella sotto forma di pura promessa.
Dio poi ha curato quel seme nel corso dei secoli, mostrando al mondo degli spiragli di vangelo. finché un giorno, in un piccolo villaggio d’Israele, un angelo apparve a una giovane donna, portando un messaggio meraviglioso: è giunta l’ora.
note:
- A meno che non sia altrimenti specificato, l’uso del corsivo nelle scritture in questo libro sono mie enfasi personali.
- Una chiarifica: In accordo con la tradizione biblica, uso il pronome egli o lui in riferimento a Dio. Questo è per dargli un pronome impersonale e non impersonale, non per dargli caratteristiche esclusivamente maschili.
- Sia “Adamo” che “uomo” sono traduzioni della stessa parola ebraica, ha’adam, che deriva dalla parola ebraica per “fango”. significa letteralmente: “creatura della terra” o “terrestre”. Essere umani è un mix di fango e divino.
- Avrete notato che quando descrivo dei leader religiosi, di solito parlo di uomini e non di uomini e donne; lo faccio di proposito. Sin dai più antichi manoscritti, le religioni sono state perpetrate in stragrande maggioranza dagli uomini e per gli uomini.
- A volte vedrete scritta la parola Immanuel (che è una parola ebraica) con Emmanuel (che è la stessa parola in greco). Inoltre, la cosa che è spesso trascurata è che nel Vecchio Testamento la maggior parte delle istituzioni religiose e le liturgie istituite da Dio stesso, erano all’inizio contrarie al volere di Dio, ma richieste dagli uomini. Attraverso Gesù, Dio ha detto: “Adesso basta!”. Il capitolo dieci approfondirà quest’argomento.
CAPITOLO QUATTRO
LA BUONA NOVELLA IN UNA PAROLA
Quando guardiamo a Gesù, vediamo a chi assomiglia Dio.
ALAN HIRSCH
Quand’ero giovane, mi chiedevo perché Gesù non fosse venuto come donna (mi sembravano più intelligenti). Mi chiedevo pure perché non fosse venuto da irlandese (la nostra famiglia è in parte irlandese), o persino da bradipo (è il mio animale preferito). Mi chiedevo anche perché fosse venuto solo una volta, tanto tempo fa; e perché non ai giorni nostri e tutti i giorni per farci una visita?
Mio padre era una persona gentile, affabile e saggia. io lo stuzzicavo spesso con le mie domande strane e inquisitive, e lui mi aiutava con pazienza a formulare delle possibili risposte.
Gli chiedevo: “Perché Gesù non è venuto da donna?”
“Avrebbe potuto”, rispondeva mio padre. “Dio può fare ogni cosa. Era però una società fortemente maschilista quella israeliana di quei tempi, e forse Gesù venne in quella forma per poter insegnare ai potenti come rinunciare al proprio potere. Ti ricordi come ha insegnato ai suoi discepoli lavando i loro piedi? In quella cultura, quello era un compito relegato alle donne e ai servi, persone senza alcun potere. Gesù invece lavò i piedi a tutti i suoi discepoli, dicendo loro che avrebbero dovuto fare altrettanto servendosi gli uni gli altri!”
Punzecchiandolo ancora, aggiungevo: “E perché non da irlandese?”
“Avrebbe potuto”. Dio può ogni cosa. Aveva però già da un po’ lavorato sul popolo ebraico, nel cercare di insegnare loro come essere una luce per il mondo. Quando poi sono arrivati al punto in cui non erano affatto la luce che Dio avrebbe voluto, Gesù è andato specificamente da loro, diventando uno di loro”.
“E perché non un bradipo? Chiedevo ancora?
“Avrebbe potuto”, mi rispondeva ancora con pazienza. “Dio può fare ogni cosa”. Ai tempi di Mosè, Dio ha preso la forma di un cespuglio e di una colonna di fuoco, quindi sono sicuro che avrebbe potuto venire come un bradipo se avesse voluto. Ricorda però che, fra tutte le creature, noi siamo i soli a essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Ci era stata affidata la cura della creazione. Pensa, attraverso le nostre scelte possiamo prenderci cura dei bradipi o fare loro del male danneggiando il loro habitat. le nostre scelte hanno un effetto su di loro mentre le loro, in linea di massima, non hanno alcun effetto su di noi. allo stesso modo, le scelte che facciamo riguardo il nostro habitat hanno un effetto su tutte le specie, e non il contrario. Siamo noi ad avere il potere sulla natura. come però abbiamo appreso da Spider-man ‘I grandi poteri implicano grandi responsabilità’. Siamo stati fatti a immagine di Dio, il che significa che dobbiamo imparare da Dio come usare quel potere per amare, curare e coltivare”.
“Perché allora è venuto allora e non adesso” insistevo ancora io.
“Avrebbe potuto. Dio può ogni cosa. Il suo tempismo sembra però essere stato perfetto. a quei tempi, le strade Romane avevano da poco reso possibile il divulgarsi del vangelo in ogni parte del mondo conosciuto. La Pax Romana, rendeva possibile percorrere quelle strade con ragionevole sicurezza. C’era poi un linguaggio comune, il greco, che era compreso un po’ da tutti, permettendo di comunicare gli uni con gli altri come mai era stato possibile prima. Essendo presenti tutte queste condizioni, perché aspettare un giorno ancora?”
“Allora perché non viene tutti i giorni?”
“Potrebbe farlo”, rispondeva con un sorriso paziente. “Dio può fare ogni cosa. E lo fa, ogni giorno e ogni istante attraverso lo Spirito Santo. Brux, se Dio doveva davvero diventare uno di noi – intendo davvero un essere umano come noi – allora non può venire ogni giorno in ogni luogo. Gli esseri umani non hanno quel genere di vita. Vivono in un luogo in una determinata epoca. Dio ha deciso di diventare umano proprio come lo siamo noi”.
Mio padre, mia madre, la mia sorella maggiore, i miei insegnanti di scuola domenicale e i pastori del gruppo dei giovani – tutti loro hanno dovuto sopportare tutte le mie domande interminabili. E la loro pazienza li ha ripagati. Alla fine ho capito: Dio è venuto a noi come uno di noi. È questa la incarnazione, ed è un concetto cardine nei vangeli. È un’idea che ha profonde implicazioni. I teologi lo chiamano “lo scandalo della particolarità”.
Nel diventare umano, Dio divenne particolare, uno specifico essere umano, non umanità intesa come concetto generale. Questo crea specificità spazio temporale con uno specifico gender e razza. Dio divenne questo e non quello. Divenne uomo e non donna. Un ebreo e non un non-ebreo. Divenne israelita e non canadese. Una persona povera e non una persona ricca. Dio divenne una persona del primo secolo e non del ventunesimo secolo. Se ancora non siete riusciti a indovinarlo, non vi terrò ancora sulle spine. Cos’è il vangelo in una parola? (Mi passate la busta per favore?)
Semplice. È Gesù.
IL MEZZO È IL MESSAGGIO
Uno degli aspetti più affascinanti del messaggio della buona novella che Gesù ha predicato è che ha incentrato il suo messaggio, un elemento essenziale: se stesso.
Gesù era il messaggero di Dio, e al tempo stesso molto di più. Gesù era sia il messaggero sia il messaggio di Dio. I sui seguaci più vicini erano convinti che egli non solo proclamasse la parola di Dio ma che fosse la Parola di Dio. Secondo Gesù e i suoi primi seguaci, il messaggero e il messaggio sono un”unica cosa. Gesù è la Parola di Dio incarnata (Giovanni 1:1,14). Il mezzo è davvero il messaggio.
Il vangelo è certamente un messaggio universale che trascende qualunque contesto storico o culturale. Questo significa che il messaggio di Gesù può applicarsi a qualunque persona in qualunque tempo e luogo. Ma l’origine e la sostanza del gospel affondano le sue radici in una specifica persona, in uno specifico tempo e luogo. Non può esserci vangelo, al di fuori della vita del Gesù storico, con i suoi insegnamenti, la sua morte e resurrezione.
Questo differisce ad esempio dalla spiritualità del Budda. Conoscere i dettagli della vita del Budda è meno importante del conoscere gli insegnamenti, la filosofia o le pratiche buddiste. Diverso anche dall’islam. Maometto disse chiaramente di essere semplicemente un messaggero e che le persone avrebbero dovuto volgersi a Dio e non a lui.
Nel cristianesimo invece tutto riguarda Cristo. Gesù non disse semplicemente di mostrare la via; ma di essere la via. Non disse di essere venuto a rivelare o mostrare la verità; Gesù disse di essere l’incarnazione stessa della verità. E ancora, Gesù non insegnò un modo di vivere, ma affermò di essere la vita che stiamo cercando. Le sue parole non potrebbero essere più chiare: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6).
Avendo detto queste cose di se stesso, Gesù definisce così il vangelo: la buona notizia che Dio è entrato nel tessuto della storia dell’umanità, incarnando il suo amore in suo figlio: Gesù. Gesù diventa il cardine della storia – colui che la connette, dando un senso a tutto quello che è accaduto prima e tutto quello che accadrà dopo di lui. L’apostolo Paolo ha usato queste parole: “La luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio” (2 Corinzi 4:4). Il gospel è un messaggio che da luce al mondo. E mette al centro Gesù, perché lui possa mostrarci chi è Dio e a cosa assomiglia. Se Dio è come Gesù, allora è davvero una buona novella.
Il vangelo è la storia di una persona, e quella persona è Gesù. Questo significa che se vogliamo comprendere il vangelo, dobbiamo comprendere Gesù. Se vogliamo diventare studenti del vangelo, dobbiamo diventare studenti di Gesù. E se vogliamo leggere un libro sul vangelo… provate a indovinare?
Dobbiamo leggere un libro che parla di Gesù.
LA STORIA DI GESU’
Il Nuovo Testamento, quella parte della bibbia scritta dopo di Gesù, comincia con quattro biografie di Gesù. Vengono chiamati vangeli – il vangelo di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni. (Alcuni studiosi si chiedono se sia giusto definire vangelo quello di Luca ritenendolo più la prima parte di un resoconto storico, di cui gli Atti degli Apostoli sono la seconda parte. Ma non è una cosa da perderci il sonno).
In questo libro la parola vangeli è usata in riferimento ai quattro libri che iniziano il Nuovo Testamento. Perché?
Il vangelo di Marco, che la maggior parte degli studiosi credono sia il più vecchio dei quattro vangeli, inizia con queste parole: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio” (Marco 1:1). Marco non elenca una serie di appropriate battute, ne insegna filosofie astratte come vangelo. Non ci dice che la morte di Cristo riassume il vangelo. Marco ci racconta tutta la storia di Gesù – i suoi insegnamenti, i suoi miracoli, il suo amore per la gente, la sua morte e resurrezione. Il vangelo, nella mente di Marco, è l’intera storia di Gesù.
più in la nel vangelo di Marco, leggiamo di una donna che versa del profumo sui piedi di Gesù dargli onore. Alcuni dei seguaci di Gesù, trovarono che fosse sbagliato sprecare tutto quel buon profumo. Gesù invece la difesa per avere fatto quel che poteva. Poi aggiunse: “In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei” (Marco 14:9).
Non manchiamo di vedere il vero significato: Gesù ci sta dicendo che il vangelo include la storia di questa donna. Se riduciamo il vangelo a delle belle citazioni sull’amore di Dio o a Gesù che muore per i nostri peccati, la storia di questa donna non ci avrebbe nulla a che fare. la sua storia sarebbe un interessante aneddoto di contorno, come patatine sul vangelo-hamburger. Se però il vangelo è primariamente e sostanzialmente l’intera storia di Gesù, allora la storia di questa donna è parte del vangelo, proprio come ha detto Gesù. Infatti, come vedremo in seguito, il vangelo riguarda questo tipo di relazioni altruistiche, amorevoli e riconcilianti.
Se la sostanza del vangelo è tutta la storia di Gesù dobbiamo comprendere le implicazioni che comporta sul modo in cui comprendiamo e articoliamo il vangelo. Non possiamo non vederci la centralità di Gesù. Il che significa che, benché sia buono parlare di Dio, ed è utile parlare d’amore, e sono meravigliose le interazioni incentrate sulla pace, la gioia, la fede, finché non parliamo di Gesù, non stiamo davvero parlando del vangelo.
JOSUE’ 2.0
Un discepolo di nome Matteo, scrisse uno dei quattro vangeli della vita di gesù. nel suo primo capitolo, Matteo riporta le parole che un angelo disse a Giuseppe, il padre adottivo di Gesù. l’angelo diceva a Giuseppe il nome che avrebbe dovuto dare al bimbo che Maria avrebbe partorito: “Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:21).
Probabilmente Giuseppe avrà pensato: “E io non ho voce sulla scelta del nome?” Apparentemente no, perché Dio voleva che ogni cosa che riguardasse questo nuovo essere umano fosse parte della parola di Dio per noi, incluso il suo nome.
Il nome di Gesù era piuttosto comune a quel tempo, era però storicamente importante per chi conosceva le scritture. Gesù è la versione greca del nome ebreo Jeshua, che in italiano è Giosuè. È così, il nome “Gesù” è in realtà “Giosuè” nel linguaggio originale. Giosuè era un eroe del Vecchio Testamento, che aiutò a stabilire il regno di Dio, guidando il suo popolo in una guerra contro i loro nemici. Secondo l’angelo, Gesù sarebbe stato il nuovo Giosuè – Giosuè 2.0 – colui che avrebbe aiutato a stabilire un nuovo tipo di regno, e avrebbe guidato la gente in un nuovo tipo di terra promessa, salvando il popolo di Dio da un nemico di diverso genere. Gesù ci non avrebbe salvato da “quella gente la fuori” ma dal peccato che vive in noi.
Chi era quindi questo Giosuè 2.0? E i suoi discepoli chi credevano che lui fosse? Che aspetto ha questo vangelo in una parola? Diamo un’occhiata a tre aspetti di Gesù: come Parola, Figlio, e Verità di Dio.
PAROLA DI DIO
La parola è l’unità più importante della comunicazione. Una singola parola, come si oppure no, come colpevole o no, positivo o negativo, può cambiare per sempre il corso della vita di una persona. Usiamo la parola parola per riferirci a un intero messaggio con un particolare obiettivo. Diciamo per esempio: “Vorrei scambiare una parola con te”.
Quando Gesù divenne adulto e inizio il suo ministero, i suoi discepoli passarono tre anni vivendo con Gesù, osservandolo e imparando da lui. Si convinsero che, in qualche modo, Gesù incarnasse l’essena stessa di Dio più di chiunque altro. Videro Gesù come la suprema manifestazione di Dio al mondo. Credettero che Gesù, non solo predicava la parola di Dio ma che egli stesso fosse la parola di Dio per noi.
Gesù è la Parola di Dio avvolta di umanità. L’apostolo Giovanni chiama Gesù la Parola di Dio “diventata carne” (Giovanni 1:14), e inizia la sua biografia di Gesù con queste splendide parole:
Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta. (Giovanni 1:1-5)
Giovanni renderà poi chiaro che la Parola di cui sta parlando è Gesù. La Parola fattasi carne. Il messaggio che diventa uomo.
In un altro libro dell’apostolo Giovanni, Gesù dice di essere “l’Alfa e l’Omega” (Apocalisse 22:13). Alfa e Omega sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco. In altre parole, Gesù si assume l’autorità di essere tutto quello che Dio ha da dirci, dalla A alla Zeta. Gesù è l’alfabeto di Dio, il modo in cui Dio articola il suo messaggio per il mondo. Il supremo messaggio di Dio per noi, non fu scritto con carta e inchiostro ma con carne e sangue.
Questo fa sorgere una grande domanda che spesso confonde la gente, compreso molti cristiani. I credenti spesso si riferiscono alla bibbia definendola la Parola di Dio, ma la bibbia stessa ci dice che è Gesù la Parola di Dio. Quindi, come la mettiamo?
I credenti che prendono sul serio la loro fede, spesso leggono, studiano e meditano sulle verità della bibbia. Apprendiamo di Gesù dalla bibbia – il Vecchio Testamento (la bibbia ebraica) profetizza e promette la venuta di Gesù, e il Nuovo Testamento (quella parte scritta dopo la venuta di Gesù) ci narra la sua vita e i suoi insegnamenti, così come anche la storia e gli insegnamenti della prima generazione dei seguaci di Cristo. La bibbia è il nostro principale documento storico sulla vita di Gesù. Tutta la parte che concerne Gesù è stata scritta entro il primo secolo d.C. e più precisamente entro alcune decadi dagli eventi stessi. I credenti credono pure che essa sia ispirata e preservata da Dio perché possa aiutare il popolo di Dio a comprendere come vivere (vedi 2 Timoteo 3:16-17). È ragionevole pensare che Dio si fosse incarnato in una vita umana così che almeno alcune persone potessero vedere e sentire il suo messaggio in prima persona, e che poi Dio trovasse modo di preservare in forma scritta per il resto di noi, quel messaggio e quella rivelazione incarnata. È altrettanto ragionevole che i credenti vogliano leggere regolarmente questi scritti e meditare sulle sue verità.
Non dovremmo però fare tutto questo perché la bibbia è la suprema manifestazione di Dio all’umanità. Leggiamo la bibbia perché è la migliore finestra che Dio ci abbia dato attraverso la quale possiamo avere una più chiara immagine di Gesù – il quale è la suprema manifestazione di Dio. La bibbia non è un quadro da ammirare, ma una finestra attraverso la quale vedere, e attraverso quella finestra vediamo Gesù. I seguaci di Cristo credono nell’infallibile, innerante e autoritativa Parola di Dio – e il suo nome è Gesù.
In altre parole, i seguaci di Cristo non solo il “Popolo del Libro”, come il Corano chiama i cristiani. Siamo il popolo di una Persona. Non seguiamo la bibbia – leggiamo la bibbia per poter seguire Gesù. C’è una differenza.
Per esempio, se seguo la bibbia, posso usare le sue storie per giustificare ogni tipo di violenza, dal maltrattare i bambini al combattere una guerra santa. Se invece seguo Gesù, di cui leggo nella bibbia, egli non mi permetterà di andare su quella scia di pensiero. Difatti, Gesù non mi permetterà di giustificare niente che non sia un amore attivo e altruista. Un amore che ama persino i propri nemici.
Nel corso della storia, i religiosi hanno usato la bibbia come un’arma, e lo fanno a tutt’oggi. Si piombano nella bibbia, ne estraggono un passo fuori contesto, e lo aggiungono al loro arsenale d’odio. Ma l’amore di Dio rivelato attraverso Gesù, sfida quell’approccio ogni singola volta. Quando usiamo la bibbia nel modo in cui la bibbia stessa ci dice che andrebbe usata, con Gesù al centro, è lui che diventa il contesto supremo col quale confrontare ogni altra verità che troviamo nelle sue pagine. Gesù diventa la lente attraverso la quale leggere il vero significato di tutte le Scritture.
Alcuni leader religiosi al tempo di Gesù, erano fissati con le Sacre Scritture. Non permettevano però a quelle stesse Scritture di guidarli a Gesù. Spesso Gesù li sfidava su questo punto. Vivevano per il motto: “Lo dice la bibbia. E questo è tutto. Io ci credo. Facciamolo”. Questo portò a una forma di credo che dava spazio a esclusione e violenza. È a loro che Gesù diresse queste profonde e pungenti parole: “Voi investigate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo di esse vita eterna, ed esse sono quelle che rendono testimonianza di me; eppure non volete venire a me per aver la vita!” (Giovanni 5:39-40; vedi anche Luca 24:27,44).
E qui sta una stupenda ironia: apprendiamo nella bibbia il modo in cui Gesù desidera che andiamo oltre l’apprendere dalla bibbia stessa. Visto da fuori sembriamo essere Il Popolo del Libro, perché leggiamo e studiamo le Sacre Scritture proprio come quelli di qualunque altra religione. Ma visto da dentro, siamo un movimento di persone che seguono Gesù, e questo da forma al modo in cui leggiamo la nostra bibbia.
Leggi la bibbia per apprendere da Gesù. Segui Gesù. Risciacqua e ripeti.
IL FIGLIO DI DIO
A volte, i critici del vangelo suggeriscono che i primi cristiani si sono inventati l’intera storia – o perlomeno le parti in cui Gesù dice di essere una persona speciale. Concedono che probabilmente Gesù possa essere stato un buon maestro ebraico, o un insegnante di levatura universale o forse anche un profeta. A loro dire però, egli non era di certo qualche speciale “Figlio di Dio”, non se inteso in modo da distinguerlo dal resto di noi tutti. Dopotutto, non siamo tutti figli e figlie di Dio?
Nel vangelo di Marco, Gesù rimprovera i leader religiosi di allora, per la loro ostinatezza nel rifiutare le sue verità, raccontando loro una storia. La parabola che leggiamo in Marco 12: 1-12, parla di un proprietario terriero che ha degli affittuari nel suo terreno che si rifiutano di pagare l’affitto. Il proprietario terriero manda una serie di servi a dichiarare la sua autorità sulla sua proprietà e a prendere l’affitto. Ogni servo però viene respinto dagli affittuari egoisti. Il proprietario, infine, manda il suo unico figlio a portare il suo messaggio, nella speranza che ascoltassero almeno lui. Purtroppo però, gli affittuari egoisti respingono il figlio del proprietario.
La storia è semplice, ma rivela qualcosa di profondo su come Gesù vedeva se stesso. Gesù non si pone nella storia, come un altro servo o profeta di Dio. Non è un altro messaggero in una lunga sfilza di messaggeri. È l’unigenito Figlio di Dio. Gesù vedeva se stesso in una relazione speciale in cui Dio è suo padre. Non credeva di essere semplicemente un altro rabbino, profeta, guru, insegnante o portavoce di Dio. Vedeva se stesso come una persona qualificata in modo esclusivo per mostrarci a cosa assomiglia Dio, perché assomiglia al Padre come un Figlio. 1
La cosa splendida di Gesù è che possiamo guardare alla sua vita e insegnamenti ed è come guardare al cuore stesso dell’universo. All’essenza di Dio. E quell’essenza è un amore gentile, che accudisce ed è compassionevole. Gesù, se crediamo in lui, ci mostra Dio in una maniera che nessun altro aveva mai fatto prima ne mai farà. Come Figlio di Dio, Gesù ci mostra a cosa assomiglia l’Eterno quando prende forma finita (vedi Giovanni 14:9).
Non sono un grande fan dei puzzle, ma ho degli amici che lo sono, e una delle cose che ho imparato è che l’immagine rappresentata sulla scatola è davvero un aiuto importante per potere mettere insieme i pezzi del puzzle. Gesù è l’immagine sulla scatola. Se mettiamo i nostri occhi su di lui, se è lui il nostro punto focale, e usiamo i pezzi che lui ci da, possiamo iniziare ad assemblare il puzzle di quello che Dio sta dicendo all’umanità.
La vita e gli insegnamenti di Gesù ci permettono di vedere con chiarezza di cosa stiamo parlando quando parliamo di “Dio”. Gesù ci da il quadro d’insieme. Ogni insegnamento di Gesù, ogni sua interazione gentile con chi è alla ricerca, il perdono che immancabilmente dona ai peccatori, ed ogni sfida e rimprovero verso i leader religiosi, è un pezzo di quel puzzle. È possibile che ci voglia la nostra intera vita per mettere insieme i pezzi, a porre le grandi domande della vita e affrontare dure questioni come ad esempio il perché della sofferenza, ma attraverso Gesù abbiamo il quadro completo di dove stiamo andando.
Gesù è Dio in edizione limitata.
LA VERITÀ DI DIO
Gesù non solo disse di insegnare, rivelare o indicare la verità, ma di essere la Verità. Egli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Gesù è il vangelo – il potere supremo di Dio che viene rilasciato in questo mondo. Non solo diceva la verità; egli è la verità.
Adesso lasciate che dica un’ovvietà, perché a volte manchiamo proprio le cose più ovvie. Se il vangelo è incentrato su Gesù allora non è incentrato in nessun altro o su alcun’altra cosa. Una cosa non può avere due centri; è per definizione qualcosa di logicamente impossibile.
Non possiamo trovare il vangelo nella vita e gli insegnamenti di nessun altro profeta, guru o filosofo. Non è una questione di pregiudizi: è semplicemente la verità. È possibile trovare delle verità in ogni religione, ma non è possibile trovare la verità del vangelo da nessun’altra parte. Possiamo trovare delle somiglianze marginali, per esempio, fra gli insegnamenti di Budda, ma il suo messaggio centrale è molto differente. Altri grandi leader religiosi, nel corso della storia, possono avere detto delle verità, e abbiamo molto da apprendere in tanti di loro, ma non hanno portato la verità del vangelo.
C’è qualcosa che non ha precedenti e che è ineguagliato in quello che Gesù ha fatto e insegnato. Gesù è il solo che ci offre l’evidenza che Dio è amore. Solo l’amore può portare vero perdono. E solo un vero perdono riesce a riconciliare delle relazioni ferite. E la riconciliazione con Dio rende inutile la religione, perché crea unione.
Che ci piaccia o no, il vangelo è tutto su Gesù, dall’inizio alla fine. È difficile per alcuni di noi accettare questa centralità di Gesù che non ammette compromessi, perché viviamo in un mondo pluralistico, in cui i disaccordi religiosi spaccano famiglie e amici. Per molti di noi, strutturare le conversazioni su quello che si ha in comune con gli altri e minimizzare le differenze, sembra essere la cosa più educata e rispettosa da fare. È indubbiamente una capacità importante da usare come primo approccio. Abbiamo tanto in comune gli uni con gli altri da esplorare e celebrare.
C’è però qualcosa di cui questo mondo ha bisogno più della comunanza: la capacità di amarsi e rispettarsi gli uni gli altri anche quando non si hanno molte cose in comune e persino – Dio ce ne guardi! – quando siamo in disaccordo. Le conversazioni sul vangelo possono favorire proprio questo. Possiamo parlare con grazia e gentilezza di come Gesù sia importante in modo esclusivo – la stessa grazia e gentilezza che Gesù ha modellato. In fin dei conti, se Gesù è la Verità – la chiave per comprendere il cuore di Dio – non dire alla gente questa buona notizia significherebbe non amarli appieno come dovremmo.
GESÙ. PUNTO.
All’inizio del mio ministero pastorale, ho avuto il privilegio di essere mentorato da Ted, un pastore più maturo e saggio. Ted chiese il permesso di farmi attendere ad alcuni dei suoi colloqui pastorali con alcune persone di cui lui si prendeva cura. Mentre Ted consigliava e aiutava le persone ad affrontare difficoltà e domanda sia nella vita sia nella fede, io apprendevo importanti lezioni come giovane pastore. Non dimenticherò mai le lezioni che imparai un giorno mentre ascoltavo la conversazione che Ted aveva con Julie.
Julie era in totale confusione. Aveva da poco abbracciato la fede, ma invece di avere più chiarezza, diventava sempre più confusa. non riusciva a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. “Credevo che Gesù avrebbe reso tutto più chiaro per me”, diceva Julia. “Sembra portare una sorta di chiarezza e semplicità nella vita degli altri. Perché non nella mia?”
Ted fece delle domande gentili per cercare di andare più a fondo sul problema, scoprendo infine il nocciolo del problema. Julie amava Gesù, e per via del suo spirito generoso e accogliente, stava cercando di includere nella sua relazione con Gesù anche altri sistemi di fede in una sorta di sincretismo. il suo pensiero spirituale era un mix degli insegnamenti di Gesù, Budda, alcune cose assomigliavano a Eckhart Tolle, Deepak Chopra, una spruzzata il tutto condito con un po’ della coscienza ambientale Wicca e una rimescolata di filosofia Hindu dal suo preferito istruttore yoga. Julie stava cercando di completare il vangelo con i messaggi di altri profeti o guru – pezzi che non era inteso che andassero insieme. I teologi lo chiamano sincretismo: mescolare insieme fedi diverse per ottenerne una che ci piace.
“Julie, credo che tu stia cercando di fondere insieme la tua fede in Gesù con altri credo”, gli disse Ted. “è come se tu stessi cercando di mettere insieme il puzzle di Dio prendendo i pezzi da diverse scatole di puzzle. e più diventi frustrata, più credi che ti manchino dei pezzi, più ti senti portata a dovere aprire altre scatole di puzzle e a mescolarne i pezzi con quelli che hai già. non mi sorprende che tu ti senta spossata!”
Gli si accese una luce. Vidi che Julie stava iniziando a comprendere la centralità e sufficienza di Gesù. Aveva bisogno di meno e non più cose. Doveva lavorare a un puzzle alla volta.
“Julie, credo che tu sia una persona con una sorta di arrivismo spirituale”, “Cerchi di vivere una vita con Gesù più qualcosa, invece di vivere per Gesù. Punto”.
Ascoltai mentre Ted spiegava a Julie come lei vedesse Gesù come se lui fosse uno dei messaggeri di Dio, uno dei profeti di Dio, una delle rivelazioni di Dio e una delle vie che Dio ci da per conoscere il suo cuore. Non è però quello che Gesù disse di se stesso. E se Gesù ha insegnato qualcosa di sbagliato su se stesso come si fa a credergli su qualunque altro argomento? O lui è la Parola di Dio, il Figlio di Dio e la Verità di Dio, o si sta sbagliando totalmente su se stesso – e quindi si sbaglia anche su molte altre cose.
Il viso di Julie, mostrò un’interessante combinazione di emozioni: la gioia di “avere compreso” mista al dolore di sentirsi al contempo disorientata. Aveva ancora bisogno di aiuto nel lasciare andare la sua visione sincretistica, e Ted lo sapeva, quindi cambiò analogia. a quel tempo Julie era fidanzata e in procinto di sposarsi. Ted le chiese se amava il suo fidanzato e ovviamente lei rispose di sì. Le chiese poi se intendeva sposare anche qualcun altro.
Julie pensò che fosse una domanda stupida, e in tutta onestà lo pensai anch’io. Dove voleva arrivare Ted con questo? A quel punto Ted cambiò leggermente la domanda. “So che Tom è il solo che tu voglia sposare, ma che ne dici di avere altri fidanzati? Quanti altri fidanzati part time speri di potere avere nel corso degli anni mentre sei sposata con Tom?”
Ovviamente Julie era furiosa al pensiero, com’è ovvio che fosse. “Perché pensi che sia una stupida idea di fidanzarsi con altri uomini mentre sei sposata con Tom?” le chiese Tom.
“Perché sarebbe un’enorme offesa nei suoi confronti e mi porterebbe a una confusione emotiva” rispose Julie. “Tom mi basta”.
Julie si era appena data la risposta. Non ha avuto neanche bisogno che Ted le esponesse quello che era diventato ovvio. Ted però voleva che tutto fosse chiaro, e disse: “Credo che sia questo il modo in cui stai approcciando Gesù. Non sto dicendo che non puoi avere altri amici meravigliosi, e che tu non possa imparare dalle persone che incontri. Hai però appena detto che sarebbe un’offesa verso tuo marito e una confusione per te se cercassi di avere delle relazioni romantiche con più di una persona – e hai assolutamente ragione. Julie, lo stesso vale per la tua relazione con Gesù”.
Gesù ha detto di essere il nostro “sposo” (Matteo 9:15). possiamo sempre imparare dalla saggezza di altri sistemi di credo, altre filosofie e altre religioni. Essere però sposati con Gesù significa, in fin dei conti, che abbiamo deciso che lui è abbastanza.
COINVOLGERSI CON GESU’
Se il vangelo in una parola è Gesù, allora Gesù più questa religione o quella filosofia non c’è d’aiuto ma d’impedimento. Se Gesù è il vangelo, aggiungere qualcosa al messaggio attingendo da un’altra fonte non migliora il vangelo, ma lo annacqua. Quando attingiamo da altre fonti, diluiamo il potere dirompente del vangelo di Gesù. La dinamite più del truciolato non diventa più potente, ma più debole.
Ripeto, questo non significa che non possiamo imparare molte cose buone dagli insegnamenti di altre religioni. Il vangelo però è solo Gesù e riguarda solo Gesù.
Nel prossimo capitolo allargheremo il cerchio, esaminando il vangelo in tre parole. Come vedremo, non è un messaggio diverso. È l’opportunità di andare più a fondo nell’esplorare il messaggio di Gesù.
Stiamo per apprendere le tre parole più belle nella lingua italiana, e provare che sono totalmente, verificabilmente e potentemente vere.
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NOTE
1) Da notare che questa storia è documentata nel vangelo di marco, che si crede che sia il primo dei vangeli ad essere stato scritto. Questo fatto discredita totalmente la teoria cospirazionalista che Gesù non ritenesse di essere nient’altro che un semplice rabbi. Questa teoria suggerice che furono i discepoli di Gesù a sviluppare l’idea che Gesù fosse Dio, per poi venire apertamente esposta nel vangelo di Giovanni, che si crede sia l’ultimo vangelo ad essere stato scritto. Ovviamente, c’è uno sviluppo, ma è nello stile non nella sostanza. Il vangelo di Giovanni dice apertamente quello che il vangelo di Marco dice attraverso una storia.
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