Uno dei tanti bellissimi aspetti delle forme d’espressione di lode e di adorazione è poter esternare un’esperienza spirituale vissuta nell’intimo del nostro essere e condividerla insieme al resto della comunità di fede.  Gesù rappresenta il terreno in comune che abbiamo tra di noi e il resto del corpo cristiano. Gesù è l’acqua vivente; non importa da quale contenitore o coppa uno decida di bere, ciò che conta è l’Acqua Vivente. Si possono adottare tantissimi diversi stili di coppe e di espressioni e mentre si ha comunione tra Spirito e spirito possiamo mettere in atto due cose in modo simultaneo: possiamo rallegrarci di ciò che Dio sta facendo nella nostra comunità, attraverso la nostra coppa e tramite il nostro stile e allo stesso tempo possiamo guardare oltre il nostro perimetro ed emozionarci per la straordinaria diversità rappresentata all’interno del Regno senza sentirci minacciati.

Oggi giorno viviamo in una cultura capitalista dove le differenze rappresentano la concorrenza. Per esempio, le ditte spesso scelgono di diversificare i loro prodotti per vincere sulle altre ed è per questo motivo che si vedono tante marche dello stesso prodotto sul mercato. Tutto questo per primeggiare  nella gara delle vendite. Nello stesso modo forse quando osserviamo altre chiese che hanno stili diversi dal nostro siamo tentati di adottare degli atteggiamenti competitivi cercando di capire quale “prodotto” sia il migliore e quale sia il modo “giusto” di fare le cose. Infatti, se il recipiente è stato concepito per contenere e versare l’Acqua Vivente allora Dio si diletta di esso! Perciò, il fatto che l’Acqua venga distribuita sotto tante forme diverse dovrebbe essere causa di gioia.

Cosa significa sperimentare un incontro faccia a faccia con Dio? La citazione del filosofo Dallas Willard in uno studio precedente ha messo in evidenza che il primo passo verso un cambiamento è avere una visione chiara su dove desideriamo indirizzarci; successivamente detta visione si trasforma in intenzione e volontà e detta volontà ci assiste nel trovare i mezzi per portarla a termine. La visione che dovremmo avere è l’immagine di Gesù in noi e di come desidera vivere la Sua vita tramite noi; cercare di visualizzare noi stessi sottomessi al cuore di Gesù. La visione di Gesù in noi ci dovrebbe motivare rafforzando la nostra risolutezza, forza di volontà ed autodisciplina aiutandoci a dilettarci nel voler incrementare il nostro desiderio di crescita spirituale. Il nostro desiderio poi ci spingerebbe a cercare dei mezzi che possano assisterci in detta crescita. L’idea è riuscire a visualizzare la persona che Dio desidera che diventiamo nel tipo di comunità che Lui vuole.

Lo scrittore C.S. Lewis disse: “…anche se il cristianesimo potrebbe sembrare all’inizio d’essere improntato soltanto sulla moralità, sugli impegni, sulle norme, sulle virtù e sui sensi di colpa, in realtà esso si allontana da tutto ciò per guidare le persone oltre. S’intravede una nazione dove nessuno parla di cose futili tranne che per dire una barzelletta. Un luogo dove tutti gli abitanti sono pieni di ciò che si potrebbe definire benignità come uno specchio pieno di luce ma essi non la definiscono in quel modo. Essi non la definiscono proprio perché neanche ci pensano essendo troppo impegnati nel cercare la fonte da dove detta benignità scaturisce.” La focalizzazione non dovrebbe consistere nel ribadire quanto desideriamo essere delle brave persone, piuttosto dovremmo focalizzarci su Gesù, Colui che ci ha rivelato il cuore di Dio e che allo stesso tempo ci ha dimostrato tramite il Suo esempio come l’essere umano dovrebbe essere. Ci ha mostrato Dio, un’immagine chiara e limpida del Divino che possiamo apprezzare e di ciò che Dio desidera dall’umanità. La bontà, la pace e l’amore scaturiranno dal nostro cuore in modo naturale mentre ci deliziamo e ci focalizziamo su Gesù. La seconda lettera ai Corinzi 3:18 dice: “E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.” Mentre contempliamo la Sua gloria veniamo trasformati a immagine di ciò che ammiriamo. Non mi riferisco ad ideali astratti ma ad una Persona, cioè, l’immagine che viene riflessa sullo specchio non è quella di Gesù ma la nostra immagine con Cristo dentro di noi. Diverse religioni e movimenti spirituali parlano spesso di ricercare l’essenza del divino nel nostro interiore. Noi invece affermiamo qualcosa di simile ma la nostra interpretazione è totalmente diversa. Quando parliamo di ricercare dentro di noi per trovare Dio crediamo che Dio stesso abbia un sincero desiderio di risiedere nel nostro cuore e di collaborare con il nostro spirito a differenza di altri credi che sostengono che la ricerca interiore porta alla scoperta del divino perché noi stessi lo siamo. In altre parole, la divinità vuole interagire con noi, il Suo Spirito con il nostro.

La nostra cultura ci bombarda costantemente con delle immagini sia mentali che fisiche su come dovremmo condurre la nostra vita o su come meritiamo di vivere. La nostra mente è stata concepita per ragionare tramite delle immagini. Dio è a conoscenza di questo fatto avendoci creato e così si è avvalso di quel metodo d’insegnamento nella Bibbia illustrando tramite le parole, delle immagini alle quali possiamo associarci. Il metodo d’insegnamento utilizzato da Gesù fu lo stesso.

Negli ambienti di chiesa spesso si parla di teologia e delle Scritture che è un qualcosa di positivo ma direi che la maggior parte del tempo si cerca di limitare dette discussioni solo ad un livello di pensieri intellettuali. Durante quegli incontri l’utilizzo delle immagini non viene incoraggiato perché durante quel tipo di discussioni non sono ben accette visto che ciò di cui si parla ha a che fare con la “verità”. Le immagini possono essere vere o false, l’antidoto alle immagini false sono le immagini vere non solo degli insegnamenti freddi di natura concettuale perché le nostre menti non sono state create per processare la verità in quel modo.  Il teologo Gregory Boyd disse riferendosi alle immagini con le quali siamo bombardati: “Fino a che queste bugie non saranno messe a confronto con la verità in modi vividi e potenti tanto quanto le rappresentazioni false; le bugie continueranno a dominare la nostra vita.“ Per esempio, noi siamo delle nuove creature in Cristo ma se alla base di questa verità c’è solo dell’informazione ci risulterà quasi impossibile esibire la nostra nuova natura in modo coerente, per il fatto che il nostro vecchio io è continuamente sottoposto a rappresentazioni vivide e ingegnose che la nostra mente crea per farle corrispondere alla realtà. Così il nostro vecchio io si riempie la mente d’immagini vere mentre il nostro nuovo deve cavarsela soltanto con delle verità astratte. Se la nostra fede dovrà essere potente e trasformativa allora ha bisogno d’essere immaginosa e pratica.

Il libro “La vita spirituale dei bambini” dell’autore e psichiatra infantile Robert Coles descrive in dettaglio le esperienze spirituali dei bambini. Uno degli esercizi che lui chiedeva ai bimbi di fare durante le visite al suo studio consisteva nel disegnare Dio chiedendo loro di utilizzare la loro immaginazione. Dopo tanti anni di ricerca e dopo aver collezionato una buona quantità di disegni pubblicò un libro che parla dell’idea che i bimbi hanno su Dio. Coles scoprii che nella maggior parte dei casi i bimbi disegnarono l’immagine di un volto. Poi lui pose una domanda: in quale altro modo si potrebbe comunicare tramite un’immagine non solo l’idea che qualcuno esista ma che lui o lei si interessa a noi? Disegnando un volto! I disegni dei bimbi raffiguravano per la maggior parte il volto di Dio che guardava con interesse. Per i bambini Dio non è soltanto un essere che esiste ed ha vita ma è anche qualcuno che si interessa a noi. Il volto comunica quel particolare. Il nostro desiderio di conoscere Dio ci avvicinerà come nel caso dei bambini ad un volto. Questa è una delle immagini che Dio utilizza per parlare alle nostre menti con regolarità quando ci dice che lo conosceremo come è faccia a faccia. Nel libro della Genesi 32 dice che Giacobbe vide Dio faccia a faccia. In Esodo 33:11 leggiamo che il Signore sosteneva delle conversazioni con Mosè faccia a faccia come con un amico. Affascinante! Dio non è un essere corporeo ma spirituale; chi lo adora lo deve adorare in spirito e verità. Noi siamo degli esseri fisici e Lui no. Contemplare Dio faccia a faccia come detto nelle Scritture illustra un immagine che ci aiuta a concretizzare il concetto dell’esistenza di Dio e che Lui sia una figura che tiene a noi e che desidera essere coinvolto nella nostra vita. Nel libro di Deutereunomio 5:4, 5 dice: “L’Eterno vi parlò faccia a faccia sul monte, di mezzo al fuoco. Io stavo allora fra l’Eterno e voi per riferirvi la parola dell’Eterno, perché voi aveste paura del fuoco e non saliste sul monte.” Noi abbiamo l’opportunità di avere un incontro faccia a faccia con Dio tramite la Persona di Gesù perché Dio ci ha mostrato il Suo cuore in termini chiari, umani e vividi. Questa è la differenza tra la fede cristiana e la religione: “fede” è un termine che Gesù utilizzò che significa “fiducia”, un termine relazionale che significa essere coinvolto con una Persona e fidarsi di essa, non solo di credere in Lui. La fede cristiana tradotta in altri termini potrebbe definirsi: “un insieme di persone che sono faccia a faccia rivolte verso Gesù e lo seguono” o “persone che camminano insieme a Gesù e Lui rappresenta la loro focalizzazione”. La religione cristiana invece attrae le persone a voler seguire il fenomeno, un certo movimento religioso o una certa chiesa o denominazione. Le persone che incontrano Gesù faccia a faccia, lo seguono e sono intimamente coinvolte con Lui. Sono degli individui che poi irradiano amore, compassione e interesse per gli altri; tutti bisogni fondamentali dell’essere umano.

Questo studio approfondirà l’aspetto della preghiera che ci assisterà nel fare la scelta tra continuare a vivere le nostre esperienze spirituali come un esercizio di routine intellettuale o di essere coinvolti con la Persona di Gesù. A differenza di altre discipline spirituali dove la pace può essere ottenuta tramite lo studio o la meditazione, la preghiera senza la Persona di Dio è una perdita di tempo, non è vero? La preghiera ci porta a dover fare la scelta di accettare l’esistenza di Dio e di riconoscerlo investendo le nostre risorse mentali, tempo e capacità nel cercare di metterci in relazione con Lui piuttosto di limitarci solo ad averlo presente soltanto nei nostri pensieri.

Un esperimento di natura sociologica al quale ho preso parte all’università di psicologia aveva a che fare con l’attrazione e l’intimità tra le persone. Prima dovevamo limitarci a contemplare un’altra persona da una certa distanza e cercare di classificare il livello d’attrazione verso di lei o lui. Il più del tempo il livello d’attrazione c’era ma non così forte. Invece quando abbiamo dovuto sederci faccia a faccia davanti all’altra persona e guardarla negli occhi per qualche minuto il livello d’attrazione aumentò considerevolmente. Guardare un’altra persona ed apprezzare la sua personalità espressa nei contorni ed espressioni del suo viso alza il livello di coinvolgimento e d’attrazione verso quell’individuo. Prendiamo del tempo per contemplare Gesù faccia a faccia facendolo diventare una priorità anche se per noi non sia facile perché non ci sentiamo così coinvolti o intimi con Dio e cerchiamo di visualizzare la visione dell’amore che Lui sente per noi e di chi possiamo diventare anche se non abbiamo raggiunto chissà quale livello. Facciamo in modo che ciò sia una motivazione per noi e il nostro cambiamento avrà inizio.

A seguito daremo uno sguardo al ruolo della preghiera nella vita di Gesù cercando d’imparare delle lezioni dagli esempi che Lui ci ha lasciato e poi approfondiremo dei modi specifici che potremmo applicare a questa disciplina spirituale.