Il film “Nascosto nel buio” diretto da John Polson esplora molto bene i limiti dell’amico “immaginario” e ci fa chiedere a cosa serve l’immaginazione. Secondo la nostra veduta occidentale pensiamo che serva per immaginare delle cose non reali. E’ anche vero però che la nostra mente è stata fatta in un certo modo ed utilizza l’immaginazione per rappresentare cose che sono reali per noi a livello mentale, cose che sappiamo esistano. L’immaginazione ha il ruolo d’aiutare la mente ad essere conforme con ciò che è vero, non solo con ciò che appartiene al reame dell’immaginazione. In questo studio approfondiremo il ruolo che ha l’immaginazione nella nostra crescita spirituale. Questo messaggio non è completo ma getta una base che potrà essere applicata ad altre discipline spirituali. Discuteremo ciò che comprende il raffigurare nella mente delle situazioni per aiutarci ad affrontare in modo diverso la preghiera, lo studio della Bibbia e i nostri momenti d’adorazione e meditazione. I temi riguardanti le diverse discipline spirituali ci riporteranno agli insegnamenti fondamentali di questo studio.

Le riflessioni a seguito parlano di come “vedere Gesù”. I filosofi Dallas Willard e Dawn Simpson hanno iniziato a parlare di quanto sia importante raffigurare nella mente dove desideriamo indirizzarci come motivazione per aiutarci a rimanere focalizzati. Essi hanno individuato tre punti fondamentali che hanno denominato VIM: visione, intenzione e mezzi. La visione significa avere una chiara immagine del nostro obbiettivo; l’intenzione rappresenta la scelta e la volontà di metterlo in atto e i mezzi significa trovare degli aiuti giusti per raggiungere la nostra meta. Una volta che si sa dove indirizzarci e facciamo la scelta di metterlo in atto allora dovremmo chiederci di cosa abbiamo bisogno per arrivare al luogo che ci siamo proposti.

Ciò che è davvero sorprendente negli scritti di questi studiosi è che l’intenzione di fare qualcosa non rappresenti il primo passo da fare per raggiungere un obbiettivo. Sembra che molti pensino che la volontà, l’intenzione o la nostra scelta sia la prima cosa che uno deva mettere in atto per raggiungere una meta.

Diverse ricerche hanno messo in evidenza che alcune persone possiedono più forza di volontà in confronto ad altre ma che ciò che rappresenta una fonte di motivazione forte per tutti è avere una visione chiara e concreta, un’immagine di ciò che desideriamo fare. Non dovremo raffigurare nella nostra mente solo l’immagine di Gesù ma anche un’immagine di come diventeremo mentre lo seguiamo; un’immagine di Cristo in noi e di dove ci vuole portare. Se iniziamo a concretizzare una visione chiara di chi potremo diventare nelle nostre menti questo potrebbe essere una forza che ci potrebbe motivare tanto. Esistono delle persone con una forte forza di volontà e li odiamo, (scherzo) ma la realtà è che la maggior parte di noi proviamo con tutto il cuore a fare delle cose e cerchiamo di autoconvincerci di fare di più ma tante volte non c’è la facciamo. La forza di volontà potrebbe essere sia una forza che una debolezza in alcuni casi. Le persone che decidono di fare qualcosa e ce la fanno sono d’ammirare. Io sono una persona che ha tante buone intenzioni e poca forza di volontà, mi pongo molti propositi che poi non vanno mai in porto a causa della mancata forza di volontà da parte mia. Alcuni di voi siete come me e rischiamo d’essere gravati dal senso di colpa e di non riuscire a mantenere nessun proposito. Come conseguenza delle nostre mancanze spesso interrompiamo la nostra relazione con Dio perché non ci sentiamo di parlare con Lui a causa dell’imbarazzo che sentiamo per non essere riusciti a fare ciò che ci eravamo proposti. Quando ci troviamo in quello stato mentale i pensieri di Dio, di altri cristiani e altre opportunità che potremmo avere per stabilire una bella relazione autentica che ci tenga umili l’uno con l’altro e da dove potremo trarre dell’incoraggiamento o dei benefici, ci fanno invece sentire in colpa. Esiste un pericolo nel non possedere molta forza di volontà quando ci proponiamo di fare qualcosa e siamo intenti nel farlo senza avere una visione chiara e concreta che ci tenga motivati a fare dei passi in avanti.

Dall’altra parte, diversi scrittori hanno espresso che chi possiede una forza di volontà forte visto che riesce ad ottenere dei risultati incredibili appoggiandosi soltanto su quella forza innata spesso rischia di cadere nella trappola dell’orgoglio o della presunzione perché si può facilmente vantare d’essere in grado di organizzare e di disciplinare ogni aspetto della sua vita spirituale e fisica. L’approvazione e l’incoraggiamento da parte degli altri piove loro addosso e questo non è sempre positivo. Ho un amico che è proprio fatto così, una persona molto disciplinata che lavora come counselor. Lui scoprì mentre dava dei consigli agli altri riguardo alla forza di volontà che aveva un senso di presunzione pensando di poter raggiungere qualsiasi obbiettivo e che quel pensiero l’ostacolava mettendo un blocco tra lui ed il resto delle persone che avevano delle difficoltà. Si rese conto che quell’atteggiamento lo spingeva a giudicare in modo negativo chi a suoi occhi sembrasse una persona pigra, trasandata o non capace d’organizzarsi. Durante le sue sessioni di counseling spesso consegnava una lista ai suoi pazienti dove elencava tutto ciò che dovevano mettere in pratica durante la settimana e quando esse non lo implementavano allora si frustrava pensando che tutti questi tipi di clienti fossero estremamente pigri e mancanti nell’area della motivazione. Il problema è che le cose che rappresentano una distrazione per noi e che ci allontanano dall’obbiettivo che desideriamo raggiungere (il divano, la tivù, il cibo, i giochi del computer, etc.) sono cose concrete e reali e noi ne siamo circondati; invece Gesù è invisibile. Esistono delle discipline che siamo chiamati a seguire e bisogna trovare il meccanismo giusto per aiutare le nostre menti a comprendere che le cose spirituali sono reali tanto quanto quelle visibili. Per fede ci fidiamo che lo Spirito di Cristo è veramente in noi e desidera associarsi con noi, ma… come possiamo riuscire a farlo?

La fede ci fa affermare che il mondo spirituale è reale e che possiamo desiderare di concretizzarlo nella nostra mente nello stesso modo in cui le cose fisiche vengono considerate reali.  La seconda lettera ai Corinzi 3:18 dice: “E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.” Nell’Antico Testamento non tutti avevano l’opportunità di mettersi in connessione con Dio. All’inizio Dio aveva cercato di comunicare con gli israeliti in modo diretto ma essi ebbero paura di guardarLo e di comunicare con Lui, per cui il popolo ebraico chiese a Mosè di diventare il loro rappresentante davanti Dio. Mosè era l’unico intermediario. Una volta quando Mosè tornò dal suo incontro con Dio gli fu chiesto d’indossare un velo sul volto perché splendeva in modo potente e le persone non riuscivano a guardarlo. L’apostolo Paolo dice che nel Nuovo Patto tutti quanti abbiamo la possibilità di metterci in contatto con Dio nello stesso modo di Mosè. Non abbiamo bisogno di coprire il nostro volto dopo il nostro incontro con Dio perché possiamo avere una connessione intima e relazionale con Lui in ogni momento. Possiamo essere trasformati nella stessa immagine. Abbiamo la possibilità di guardare l’immagine della gloria di Dio, d’osservarla e poi d’essere trasformati raffigurando nella nostra mente non soltanto la figura di Cristo ma anche la nostra, durante il processo di detto cambiamento.

Nel vangelo di Giovanni 14 Gesù diede ai suoi discepoli le sue ultime istruzioni. Avvertì Pietro che lo avrebbe tradito ma lo incoraggiò anche di andare avanti senza farsi prendere dai sensi di colpa incoraggiando a sua volta anche i suoi fratelli e sorelle. Gesù diede dei propositi all’apostolo Pietro facendogli sapere quanto fosse amato. Giovanni 14:1 dice: «Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me.”. Credere in Dio è un concetto che scollegato da Cristo non ci aiuterà a progredire. Dio si è sforzato per penetrare la creazione in un modo particolare, si potrebbe dire che si è introdotto nel reame dell’inimmaginabile, oltre a qualsiasi cosa che potrei mai paragonare perché non so a cosa paragonarlo, Lui è così unico. Dio penetrò la creazione in modo da poterlo raffigurare. Gesù ci ha chiesto di non credere soltanto in Dio ma di credere anche in Lui. Dio abita pienamente in Cristo e in quel modo diventa accessibile anche alle nostre menti, ha preso forma umana. Giovanni 14:2-4: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi. Voi sapete dove io vado e conoscete anche la via.” Ricordiamo che il termine “conoscere” nel contesto ebraico non significa soltanto avere della conoscenza riguardo a qualcosa ma è un concetto relazionale, si tratta di conoscere una Persona. Gesù disse ai Suoi discepoli che c’era una “via” dove stava andando e che loro la conoscevano. I discepoli non sapevano a cosa si riferisse e così abbiamo la risposta di uno di loro in Giovanni 14:5,6: “Tommaso gli disse: «Signore, noi non sappiamo dove vai; come dunque possiamo conoscere la via?». Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”  Questo passo è meravigliosamente incoraggiante, dice che non abbiamo bisogno d’avere una disposizione intellettuale ne essere parte dell’élite del pianeta. Non è necessario imparare la dottrina giusta o il sistema di pensiero giusto per poter qualificarci ed andare in Paradiso. Non dobbiamo essere una persona che possiede una grande forza di volontà che si assicura di fare sempre dei passi giusti e calcolati. Gesù ha dichiarato d’essere “la via”. Tutti, grandi e piccoli siamo in grado di conoscere una Persona. Gesù ha detto che l’unico modo di raggiungere Dio è tramite Lui stesso; Dio che si è presentato a noi sotto una forma che possiamo riconoscere. Il vangelo di Giovanni 14:7 continua: “Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l’avete visto”, i discepoli avevano visto Dio conoscendo Gesù. Giovanni 14: 8,9: “Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Dio parlando attraverso Gesù disse in Giovanni 14:8,9: “Gesù gli disse: «Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai dici: “Mostraci il Padre”?”

La domanda è come poter applicare un concetto del genere ai nostri giorni visto che non possiamo vedere Gesù o Dio. Come possiamo vedere Gesù? Questo tema è affascinante perché gli scrittori del Nuovo Testamento continuarono a scrivere sul valore del “vedere” Gesù come un modo per comprendere il Padre dopo la Risurrezione e l’ascensione di Cristo. E’ importante capire che esiste un modo di pensare biblico che è in contrasto con il pensiero post illuminista occidentale che afferma che solo ciò che si può osservare o percepire tramite i cinque sensi sia reale e tutto ciò che non può essere quantificato o misurato non lo sia. Il reame spirituale anche se non è sempre osservabile o percepibile fisicamente secondo la Bibbia è reale; anzi, è più reale della nostra dimensione fisica.