Domande e risposte:

 

Domanda: Mi chiedo cosa intendi con “collaborazione sacra” alla luce di ciò che si è discusso in questo studio. Un’altra domanda, soltanto le relazioni o ciò che è relazionale è considerato sacro? Se è così, volevo dire che l’apostolo Paolo in certi dei suoi scritti parlò di montagne sacre e di comandamenti sacri e quindi, cosa pensi?

 

Risposta: La risposta è affermativa: solo ciò che è relazionale può essere sacro e la buona novella è che tutto è relazionale! Se tutto ciò di cui abbiamo parlato oggi fosse vero vorrebbe dire che tutto ciò che importa nella vita è relazionale. Noi non siamo dei singoli individui che non hanno influenza su nessuno. Niente è mai puramente un mero compito perché tutto nella nostra vita ha il potenziale d’essere un’esperienza condivisa e di essere potenzialmente relazionale. Dipende da noi. Potremo sempre ignorare l’aspetto relazionale di un evento facendolo diventare un compito ma quello sarebbe vivere sconnessi dalla realtà. In un mondo dove la forza stessa che ci dà la vita è l’amore, tutto è relazionale sia che lo vogliamo riconoscere o no. Per identificarci con altre persone può darsi che ci siano delle situazioni quando un credente potrebbe parlare di una “montagna sacra” o  della “terra santa” ma la realtà è che se desideriamo essere onesti dal punto di vista scritturale, nessun luogo fisico, montagna o altro è più sacro di un altro luogo. Gesù ne parlò chiaramente al riguardo nel capitolo 4 del vangelo di Giovanni quando spiegò alla samaritana della contesa che esisteva tra gli ebrei e i samaritani riguardo i loro luoghi sacri e di come discutevano riguardo quale monte fosse il vero monte di Dio dove si dovrebbe adorare. Gesù concluse dicendo che il tempo sarebbe arrivato quando il luogo sacro non avrebbe più avuto importanza perché Dio è Spirito e coloro che lo adorano in Spirito sono il tipo di adoratori che Dio desidera; adoratori in Spirito ed in verità. Questa è la spiritualità di Gesù che ci aiuta a fare chiarezza sui nostri dibattiti religiosi che hanno a che fare con luoghi, strutture o spazi religiosi. La terra santa di Dio è il mondo intero.

 

Domanda: Hai menzionato che nel libro degli Atti capitolo 4 i discepoli dimostrarono di non temere le conseguenze della persecuzione. In quale modo possiamo trasferire quell’atteggiamento alla nostra vita visto che qui la persecuzione non c’è?

 

Risposta: Con molta probabilità esistono un migliaio di modi in cui editiamo noi stessi perché siamo abituati a fare marketing della nostra immagine come se fossimo un prodotto che dovrebbe essere offerto nelle nostre realtà sociali. Tutti noi abbiamo in mente un’immagine di noi stessi che vorremmo che le persone prendessero per vera. Questa immagine a volte è sana e a volte non lo è, a volte troppo negativa e spesso troppo positiva. Spesso sia che abbiamo un’impressione negativa o no desideriamo che gli altri abbiano una buona impressione di noi e così finiamo per fare marketing di un’immagine nostra come se essa fosse un prodotto da offrire al mondo. Quando siamo ripieni dello Spirito possiamo essere liberati da questo peso. Potrà accadere che ricadremo nel farlo perché la lotta tra lo spirito e la mente ci sarà sempre. Il nostro spirito, il cuore di chi siamo in quel momento ci può ricordare che fare marketing di noi stessi non ha importanza; ciò che importa è esprimere veramente la realtà di quello che uno è. In quel modo le persone sono libere di pensare ciò che vogliono. Può essere una cosa molto liberatoria. Se riusciamo a lasciar andare la dipendenza sulla nostra apparenza e sulle opinione altrui sulla nostra persona allora potremo vivere in una realtà che ci aiuterà ad essere in una posizione di poter affrontare qualsiasi commento negativo o minaccia. Non ci smuoverà niente perché saremo stati abituati a non dare importanza a ciò che gli altri pensano su di noi ed avremo coltivato quel tipo di reazione o disposizione di spirito da tempo.

 

Conclusione:

Potremo provare a praticare a sentire la presenza di Dio, respirando profondamente e coltivare la consapevolezza della realtà che esiste momento dopo momento e vedere come influenza la nostra vita in quell’istante. Forse uno potrebbe iniziare a fare delle scelte che sono diverse perché ora abbiamo acquisito una consapevolezza. Non tutte le scelte che facciamo saranno giuste, vero? Diciamo che uno stia per fare una scelta egoista che è amara, invidiosa e che proietta dell’odio verso qualcun altro e poi la consapevolezza di Dio lo tocca. Detta consapevolezza potrebbe fargli fare scelte diverse in quell’istante.

Ora che siamo consapevoli della Sua presenza collaboriamo con Lui nelle nostre scelte. Si tratta di vivere in uno stato di doppia coscienza in un certo senso perché siamo consapevoli della coesistenza della nostra mente, del nostro cuore e del cuore di Dio e di come tutti tre gli aspetti collaborano insieme aiutandoci a fare delle decisioni. Dio non prende il sopravvento su di noi e noi non lo ignoriamo. Lui ci aiuta a diventare le persone che siamo state create ad essere.  “Poiché in Lui viviamo, ci muoviamo e siamo…”. La religione crea dipendenza sulla macchina dell’istituzionalismo, sulle regole, sul modo d’operare, sulle norme, rituali e tradizioni. Dopo un po’ questa macchina respirerà al posto nostro, penserà al posto nostro e ci riempirà di tante regole da seguire. Possiamo liberarci dal respiratore e iniziare a respirare in modo autonomo. Se facciamo quel passo sperimenteremo la libertà di cui parlò l’apostolo Paolo nella seconda lettera ai Corinzi 3:17 che dice: “Or il Signore è lo Spirito, e dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà.” Dio è in grado di liberarci non soltanto dal peccato e dall’egoismo ma dal legalismo della religione.

Ispiriamo insieme. Molte religioni e filosofie diverse fanno uso della respirazione ed altre tecniche come sostegno alla loro spiritualità. Questo principio è stato sempre un concetto biblico.

La tradizione evangelica di solito stabilisce la sua spiritualità nell’osservare ciò che fanno gli altri di sbagliato e poi si limitano a non commettere lo stesso “errore”. Per esempio, “Quelle persone ballano in un modo mondano, perciò noi non dovremmo ballare.” “Quegli altri meditano, quindi sicuramente la meditazione non va bene.” “Essi usano delle tecniche di respirazione, perciò, sarebbe meglio non respirare!” E così via.

Niente potrebbe essere più biblico dell’immagine dell’aria aspirata o dell’interazione con l’ambiente che ci circonda. Il termine “spirito” in greco è “pneuma” ed in ebraico “ruah”, entrambe parole significano anche “respiro”. Il nostro respiro ed il respiro di Dio, il nostro spirito e lo Spirito di Dio. Facciamo un bel respiro profondo per ricordare che stiamo accogliendo Dio ed interagendo con l’ambiente che ci circonda. Questa settimana cerchiamo di prendere consapevolezza del nostro respiro ricordando che dovremmo essere consapevoli spiritualmente di respirare il carattere, il cuore e la consapevolezza Divina. Quando sbadiglieremo involontariamente e profondamente ricordiamo che forse Dio ci sta cercando di far ricordare di respirare in modo cosciente. Lui è qui, dovremo smettere d’ignorarlo. Quando sentiremo il sospiro di qualcuno ricordiamo che esiste una realtà molto più grande intorno a noi: l’amore”

Preghiera:

Padre Celeste, grazie per aver mandato il Tuo Figlio per incarnare la verità a noi. Gesù, grazie per aver mandato il Tuo Spirito per aiutarci a ricordare ciò che dovremmo fare e per aver invaso il nostro cuore. Grazie per come il Tuo Spirito ci parla, per il Suo incoraggiamento e per essere presente. Preghiamo che questa settimana sia una settimana dove possiamo prendere consapevolezza della Tua presenza e conseguentemente darti la gloria. Nel nome di Gesù, amen.