Da una vita irreligiosa. Le basi dell’anatomia spirituale. Parte 1

LE BASI DELL’ANATOMIA SPIRITUALE
In questo studio affronteremo il tema dello spirito umano e della nostra anatomia spirituale. Prendiamo qualche minuto per chiederci …che cos’è l’anima? Cercheremo di comprendere cos’è lo spirito e come fare per sintonizzarci sulla frequenza dello Spirito di Dio e anche cosa significhi essere in comunione con Lui. Chi siamo? Quale parte del nostro essere comprende il nostro cuore o spirito?
Quando si menzionano termini come “mente”, “corpo” e “anima” è bene tener presente che le parole sono dei simbolismi. Nessun simbolo dà un quadro perfetto della realtà e c’è sempre una grande elasticità. La Bibbia descrive l’umanità con espressioni piuttosto olistiche. In questa serie di studi cercheremo d’individuare diversi aspetti della nostra vita con l’obbiettivo di focalizzarci su di loro per comprenderli meglio ma la nostra meta è quella di vivere delle esistenze olistiche autentiche. Oggi daremo un’occhiata in termini generici su cosa significhi il termine “esseri umani” analizzando quella parte del nostro essere chiamato spirito, quella parte di noi che desideriamo sia in connessione con Dio. Il punto trainante di questi approfondimenti non è quello di diventare degli individui spirituali isolati ma quello di lasciare che lo Spirito di Dio si diffonda su ogni aspetto della nostra vita.
L’anatomia spirituale si potrebbe spiegare così: lo spirito è il nucleo del nostro essere, la nostra volontà, la parte creativa. La nostra volontà è la parte di noi che fa delle scelte ed ogni volta che si fanno delle scelte si crea qualcosa di nuovo. Quella parte del nostro essere che fa delle scelte e che non si limita soltanto ad un filo di pensiero esistente né a comportarsi in un modo simile agli altri. Siamo stati creati ad Immagine di Dio e la Sua natura è creativa. Il nostro spirito ha la capacità ed anche la volontà di creare e di generare nuove azioni, nuovi atteggiamenti e di ottenere risultati diversi grazie alle scelte che facciamo. Lo spirito a volte può essere anche chiamato il nostro cuore.
La mente è la parte del nostro essere che pensa e anche la sede delle nostre emozioni.
Il corpo è la parte di noi che esprime ciò che la mente e lo spirito hanno scelto di fare. Con il corpo si possono enunciare delle parole, dirigersi in diversi luoghi e cose del genere. Tutte queste espressioni dimostrano lo stato della nostra vita spirituale o della nostra religiosità. Tutto dipende se uno li fa con sincerità o meno. Attraverso il corpo uno può relazionarsi con gli altri, vedere, sentire ed interagire. Tutte queste cose ci aiutano a modellare il nostro spirito o al contrario a fare dei passi indietro.
La religiosità ha un approccio che parte dall’esterno e poi s’interiorizza cercando di raggiungere lo spirito tramite il conformarsi in modo esteriore. Per esempio, frequentare delle persone “giuste”, comportarsi bene e cercare di pensare delle cose “giuste” come se fare tutto ciò fosse il nostro obbiettivo finale.
La “spiritualità” è un’espressione moderna derivata dal termine che Gesù utilizzò nel Nuovo Testamento chiamato “fede”. L’ethos della spiritualità va pienamente d’accordo con gli insegnamenti di Cristo. La spiritualità è vivere partendo dal centro del nostro essere, dal nostro spirito e così facendo influenzare il resto della nostra vita. La religione non riesce a raggiungere lo spirito in pieno. Negli insegnamenti di Gesù questo principio viene ripetuto numerose volte perché spesso i suoi insegnamenti erano basati su confronti testa a testa con il sistema religioso di quei giorni. Alcuni dei Suoi migliori insegnamenti spirituali sono stati frutto di un conflitto con il sistema religioso dove Lui stava cercando di dimostrare a persone religiose molto dedicate che il loro modo era inadeguato. Dallas Willard, filosofo di fama mondiale disse che la via della religione può portare ad una sorta di dipendenza chiamata “esternalismo” (posizione filosofica che ritiene che la mente dipenda da qualcosa che è esterno al corpo) in cui le persone si fissano sull’esteriorità. La religiosità consiste in dare dimostrazioni esterne di “fede” tipo dover andare in chiesa, dover leggere la Bibbia e fare delle cose che in realtà sono positive. Il problema è che appena s’inizia a migliorare dal punto di vista esterno, i nostri amici spirituali di fede cominciano a darci dei feedback positivi incoraggiandoci e congratulandoci per aver iniziato ad andare in chiesa o a fare dei passi. Tuttavia il MA è che se ci fermassimo lì e non ci focalizzassimo sul nostro cuore allora il nostro ego, sarebbe gonfiato da tutti quei commenti sul nostro cambiamento esterno rischiando di tralasciare il cambiamento più importante che è quello interiore proveniente dal più profondo del nostro essere. Il rinforzo positivo che si riceve in quel momento dagli altri innescherà un processo in noi che ci spingerà a fare quelle azioni come risposta condizionata, cioè, a nutrirci da detto incoraggiamento e ciò ci farà vivere una vita meravigliosamente religiosa focalizzata sull’esteriorità. Questo perché a tutti piace fare delle cose per le quali riceviamo dei rinforzi positivi e mentre cresciamo sotto quell’aspetto, ci sentiamo bene ed il nostro ego si rafforza. Pensiamo di essere cambiati così tanto mentre Gesù ha detto che agire in quel modo potrebbe portarci a vivere nella superbia perché ora tutti gli altri ci vedono come delle persone spirituali, come una persona di fede e in quel modo anche noi crediamo a questa messa in scena. Nella nostra mente in quel momento crediamo a ciò che gli altri credono di noi. Essi osservano le azioni del nostro corpo, come viviamo e le cose che stiamo dicendo e la nostra mente comincia a credere che questo sia vero non avendo mai preso il tempo per affrontare i temi centrali del nostro cuore e perciò siamo sempre gli stessi. Gesù si focalizzò sempre sugli affari del cuore anche di fronte a persone meravigliosamente giuste dal punto di vista morale, etico e religioso; Egli riusciva a discernere il loro cuore. Di solito non c’è nessuna differenza esterna tra una persona che vive un’esistenza davvero spirituale nel suo cuore ed un’altra che agisce religiosamente concentrandosi sull’esteriorità. E’ per questo motivo che Gesù ci esortò a non giudicare e a non fissarci sugli altri perché non è il nostro compito. Gesù aveva l’abilità di avvicinarsi a qualcuno e di riuscire a discernere il suo cuore affrontando la vera questione. Questa capacità l’abbiamo soltanto per noi stessi, quindi, non ha senso spendere del tempo a giudicare gli altri intorno a noi quando l’unica persona su questo pianeta che siamo veramente in grado di capire in profondità siamo noi stessi. Perciò, cerchiamo d’investire il nostro tempo in modo saggio auto valutandoci e non giudicando gli altri. Lasciamo che Gesù si avvicini e ci aiuti in questo compito. Gesù smascherò i religiosi dei Suoi giorni togliendo la maschera della loro propria immagine evidenziando il vero problema. Gesù ci può veramente aiutare.
A volte il modo in cui sfidò i religiosi potrebbe sembrare duro ma è stato un male necessario perché se qualcuno è illuso ed è rivolto nella direzione sbagliata un rimprovero forte è in realtà un dono d’amore. Un cosiddetto amico che si avvicina ad una persona così e non dice niente non è un vero amico. Un vero amico affronta la questione in modo audace cercando di far capire che sta sbagliando. Gesù ha agito in quel modo spesso cercando in modo creativo di trovare illustrazioni vivide per dimostrare alle persone religiose l’assurdità di ciò che stavano cercando di fare. Uno degli esempi che utilizzò fu l’illustrazione dei piatti sporchi e di come lavarli. Non si dovrebbe lavare soltanto la parte esterna di un bicchiere o di una tazza. Per esempio, se venite a casa mia e vi offro un caffè con tanto amore ma notate che all’interno della vostra tazza c’è dell’immondizia che galleggia allora sarebbe giusto farmi notare che non ho lavato la tazza. Io potrei reagire chiedendo scusa e poi togliendo la tazza dalle vostre mani prendere un pezzo di stoffa ed il sapone dei piatti procedendo a “lavare” la tazza solo dalla parte esterna e poi ridarvela dichiarando che la tazza fosse pulita. Com’è ovvio, la tazza rimarrebbe sporca e molto probabilmente si evidenzierebbe il fatto che avrei bisogno di terapie psicologiche a causa del mio comportamento così difforme rispetto alla realtà. Perciò, il modo giusto di lavare la tazza sarebbe lavare il suo interno. Gesù utilizzò questi esempi piuttosto assurdi per farci realizzare che una persona religiosa è proprio così.
Nel vangelo di Luca 11 un fariseo chiese a Gesù di pranzare insieme a lui. I religiosi stavano cercando di capirLo e d’inquadrarLo quindi, lo avevano invitato con un piano in mente. Quando Lui entrò nella loro casa si sedette a tavola pronto a mangiare. Questo invito, faceva parte di un test che i farisei avevano preparato per vedere se Gesù avrebbe seguito il rituale del lavaggio delle mani come prova della Sua religiosità. Quando videro ciò che Gesù fece rimasero stupefatti dalla sua azione perché Lui non seguì la tradizione. Nel vangelo di Luca 11:39-41 Gesù disse: “«Ora voi farisei pulite l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di malvagità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno, non ha fatto anche l’interno? Ma date in elemosina quel che c’è dentro, (Relatore: li stava incoraggiando a cambiare il loro cuore e ad imparare ad essere generosi nello spirito) e ogni cosa sarà pura per voi.” Non ha detto “Avete vissuto in questo modo dando enfasi all’esteriorità perciò ora dovete continuare a fare la stessa cosa in modo diverso.” Gesù indicò loro che fissarsi troppo sull’esteriorità rappresentava un vero problema e che dovevano avvalersi delle loro ricchezze spirituali interne lasciando che il loro cuore, atteggiamento e disposizione verso gli altri sperimentassero un cambiamento.
In questa serie stiamo affrontando il tema del modellamento spirituale e ciò che significhi. Non consiste nel copiare o imitare le azioni di Gesù nella Sua vita ma piuttosto nel cercare di capire il cuore di Cristo e l’atteggiamento che ha avuto verso gli altri. Qual è stato il Suo atteggiamento verso di loro? Quali sono stati i Suoi pensieri e le Sue emozioni? Dovremmo considerare la compassione che dimostrò per i perduti e per i reietti della società. Non desidero fermarmi a dichiarare che Gesù si comportasse bene con loro quindi anch’io dovrei fare come Lui ma piuttosto cercare di comprendere il Suo cuore e la motivazione che Lo spinse a compiere dette azioni e poi cercare di metterle in atto anch’io nella mia vita. Il modellamento spirituale consiste in un cambiamento di cuore e non nel cercare d’imitare le azioni di Gesù e basta. Quando parliamo di seguire Gesù ricordiamo che si tratta di capire che il nostro cuore vuole seguire il cuore di Cristo cercando di vivere una spiritualità che inizia dal nostro cuore per poi esteriorizzarsi. Quindi non è una questione che coinvolge soltanto il nostro corpo che imita le azioni di Cristo. Il filosofo Dallas Willard definì il modellamento spirituale dicendo che consiste nel processo spirituale della formazione interiore del mondo del se’, in modo che divenga simile al se’ interiore di Cristo stesso. Dawn Simpson disse: “Il nostro obbiettivo non consiste soltanto in agire in modo diverso ma nel trasformare il nostro essere interiore.” Tutti noi in un certo modo abbiamo attraversato un processo di modellamento spirituale nelle nostre vite. Il nostro passato, le nostre ferite, i nostri amici presenti, le nostre relazioni, i pensieri che scegliamo di nutrire, la cultura nella quale viviamo, tutto ha una ripercussione nella nostra trasformazione e modellamento spirituale.
In questa serie vogliamo deliberatamente dichiarare chi desideriamo diventare. Qual è la mia idea di come sono stato disegnato o creato, qual è il mio proposito? Mi lascerò modellare o sceglierò di avere un ruolo passivo in questo processo di trasformazione? Spero che ciò che ci spinga a radunarci insieme non sia il fatto che abbiamo scelto di essere dei recipienti passivi di ciò che viene dettato dalla cultura o da altri fattori della nostra vita dipendendo da quelle cose per il nostro modellamento spirituale. Scegliamo di avvicinarci a Gesù chiedendo a Lui di trasformarci. Questo si potrebbe applicare ad alcuni e ad altri no, dipende dal nostro stato spirituale.
La lettera ai Galati 4:19 dice: “Figli miei, che io partorisco di nuovo, finché Cristo sia formato in voi!” Quando Gesù parla del Regno significa che in un certo modo la volontà di Dio si sta adempiendo. Si suppone che non tutto ciò che accade nel mondo rappresenti automaticamente la volontà Divina. Noi preghiamo per la venuta del Suo Regno e per l’adempimento della Sua volontà ma esistono un’infinità di altre volontà nel nostro interiore che potrebbero collaborare con noi o essere in contrapposizione alla volontà divina. Non si può incolpare Dio automaticamente per tutto ciò che accade. La venuta del Suo Regno significa che Lui ha il ruolo di Re nella vita di tutte queste vite individuali, in altre parole, la Sua volontà in autorità inizia ad adempiersi e noi ci sottomettiamo alla volontà di Colui che è l’essenza pura dell’amore. Gesù parlò del Regno in parabole, sulla venuta del Regno e di come la volontà di Dio viene adempiuta. Nel vangelo di Matteo 13 Gesù disse: “«Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti». Un’ illustrazione bella e semplice che rappresenta la nostra crescita interiore. Il “lievito” viene inserito all’interno dell’impasto e poi cresce lentamente grazie ad un processo di trasformazione. La religiosità che si focalizza sull’esteriorità non ci porta da nessuna parte.
Esiste un contrasto forte tra questi due paradigmi nel vangelo di Marco 7:1,2: “Allora si radunarono vicino a lui i farisei ed alcuni scribi venuti da Gerusalemme. Essi videro che alcuni dei suoi discepoli prendevano i pasti con mani impure, cioè non lavate.” Questa era una tradizione molto seguita in quei giorni. Nell’Antico Testamento c’è un elenco di regole alimentari e d’igiene riguardo gli alimenti; ci sono delle regole che hanno a che fare con il cerimonialismo ovvero di come diventare puri o l’essere impuri. Alcune regole avevano a che fare con gli aspetti morali e così si poteva diventare impuri a causa di certi peccati, malattie o deformità fisiche. I farisei si focalizzavano su quelle regole e la loro vita girava intorno ad esse. Gesù sfidò quei tipi di rituali e di routine religiose.
Diventare impuro nell’Antico Testamento avveniva tramite il tocco. Se si veniva in contatto con una persona lebbrosa, un peccatore o qualcuno che per qualche motivo era considerato impuro allora chiunque toccasse loro o gli oggetti da loro toccati diveniva impuro anche lui. Nello stesso modo chiunque toccasse la persona che era appena divenuta impura diveniva impura anch’essa e così via. Anche con gli oggetti, per esempio, se un individuo impuro si sedeva su una sedia e poi si alzava e qualcun altro prendeva il suo posto allora quella persona diveniva impura. Quindi, il rituale del lavaggio delle mani era importante perché simbolizzava la purificazione; tra l’altro era un rituale che si trova nel libro dell’Esodo nell’Antico Testamento dove viene descritto come rituale per i sacerdoti. I farisei avevano una dottrina chiamata “il sacerdozio di tutti i credenti” che diceva che tutte le persone di fede dovrebbero seguire tutte le regole sacerdotali dell’antico Testamento. Una dottrina che poi diventò un rituale religioso senza cuore. Gesù non prese mai parte a questa tradizione, infatti Lui insegnava ai Suoi discepoli che non era importante seguire tutte quelle regole. Nel settimo capitolo di Marco le persone rimasero scioccate che Gesù non avesse seguito le Scritture secondo la loro interpretazione e i farisei iniziarono a porGli delle domande, (Marco 7:3,4).
A seguire parte 2