Il vangelo di Marco fu scritto qualche decennio dopo la morte di Cristo e fu indirizzato alla seconda generazione dei Suoi seguaci. La Buona Novella è che essi ricevettero il messaggio di Gesù e lo capirono così bene che quando l’apostolo Marco menzionò i rituali religiosi, chi era presente mentre scriveva, li chiese a quali rituali si stesse riferendo. Quindi l’apostolo Marco dovette spiegare in dettaglio in cosa consistevano. Quello che possiamo osservare è che la seconda generazione aveva appreso il messaggio di Gesù non adottando le stesse tradizioni dei loro padri scegliendo di vivere una vita diversa. L’apostolo Marco spiegò loro che il background del movimento cristiano proveniva da una forte tradizione religiosa che prima rappresentava il modo in cui le persone mettevano in atto e vivevano la loro fede. Gli scribi e i farisei chiesero a Gesù come mai i Suoi discepoli non osservavano ne vivevano secondo la “tradizione degli anziani” (una compilazione di tradizioni ritenute meritevoli, sante ed onorabili che si era evoluta lungo gli anni e nei giorni di Gesù seguirle era perfino diventato importante tanto quanto credere in Dio). Nella cultura ebraica si osservava la Bibbia e la tradizione degli anziani. Tutte le regole e tradizioni in esse contenute dovevano essere osservate nei minimi dettagli visto che provenivano da Dio stesso. Gesù sfidò questo modo di vedere. Le tradizioni possono rappresentare anche qualcosa di positivo ma possono diventare dannose se si pensa che esse rappresentino la guida diretta di Dio. In quel caso si conferisce troppa importanza, fiducia e controllo a delle regole create da meri uomini. Gesù sfidò i religiosi riguardo la loro osservanza delle tradizioni degli anziani. Ci sarebbe da chiedersi se forse anche noi abbiamo creato le nostre proprie “tradizioni degli anziani” all’interno delle nostre comunità di fede.
Il vangelo di Marco 7:6 dice: “Ma egli, rispondendo, disse loro: «Ben profetizzò Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Ma invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando infatti il comandamento di Dio, vi attenete alla tradizione degli uomini: lavatura di brocche e di coppe; e fate molte altre cose simili»”. Spesso la tradizione prende il posto della nostra mente e le azioni si fanno in automatico. Le tradizioni si ereditano dalle generazioni precedenti e le persone smettono di pensare, d’interagire con le Scritture e di cercare d’applicarle alle loro vite agendo solo per routine. Se uno cerca di seguire le tradizioni e le Scritture allo stesso tempo attribuendoli la stessa importanza alla fine le tradizioni prenderanno il sopravento. Gesù perciò stava cercando d’insegnare che seguire il volere di Dio valutando la situazione presente e dando ascolto a ciò che ci mostra al momento sia più importante che attenersi a delle tradizioni senza eccezioni.
Il vangelo di Marco 7:9 dice: “Disse loro ancora: «Voi siete abili nell’annullare il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti ha detto: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Ma voi dite: “Se un uomo dice a suo padre o a sua madre: Tutto quello con cui potrei assisterti è Corban cioè un’offerta a Dio non gli lasciate più far nulla per suo padre o per sua madre, annullando così la parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata. E fate molte altre cose simili».” “Corban” era un’espressione utilizzata per esprimere che uno avesse dedicato tutta la sua vita a Dio. Come si poteva mettere in discussione un’espressione o azione del genere? Gesù rispose che la Bibbia ci chiede di onorare i nostri genitori ma chi si avvaleva della “corban” in realtà stesse prendendo quel tempo e l’energia che dovrebbero aver investito nell’onorare i suoi optando per “dedicare tutta la loro vita a Dio” e perciò lasciavano la loro casa per dedicarsi al servizio del Tempio a tempo pieno, dedicandosi alla preghiera ed a fare delle buone opere spirituali, così venendo meno di occuparsi dei suoi genitori. Queste persone si erano sforzate tanto nel voler apparire spirituali che si allontanarono dalla loro responsabilità d’amore verso la loro famiglia. Gesù stava cercando d’aiutarli ad aprire gli occhi e rendersi conto che la tradizione e questa dipendenza sul dover esternare la fede per forza può veramente sviare la gente dalla via dell’amore. L’ironia sulla spiritualità di Gesù è che in un certo modo Lui ci chiede d’appartarci dalla nostra famiglia, dai nostri amici e da qualsiasi ruolo che abbiamo adottato come nostro. Lui ci toglie tutto e ci lascia senza nulla ma poi riversa il Suo cuore su di noi aiutandoci a tornare alle relazioni dalle quali ci eravamo allontanati trasformandoci in una versione migliore di noi stessi. Dare dimostrazione di quanto uno sia spirituale, dichiarare d’essere diventato un evangelizzatore a tempo pieno o proclamare al mondo che ci siamo allontanati dalle nostre relazioni terrene per dedicarci alla preghiera non sono atteggiamenti giusti se lo si fa per gonfiare il nostro ego o per non prendere le nostre proprie responsabilità verso i nostri cari. Ci sono tante modi per esternare la nostra fede che sembrano così spirituali perché, chi può mettere in discussione un’affermazione del genere? Se una persona sostiene di pregare due ore all’giorno ed un’altra dice di dedicarne quattro, secondo voi, chi consideriamo più spirituale? Quello che prega per quattro ore. Invece se si avvicina un’altra persona e afferma di dedicarsi alla preghiera tutto il giorno, allora lui è considerato un vero gigante spirituale. Quale di questi individui è il più spirituale di tutti? Gesù invece cerca d’indicarci che non dobbiamo per forza essere dipendenti dal dover manifestare la nostra spiritualità in modo vistoso o ovvio perché onestamente, una persona quando finisce di pregare si alza e poi investe il suo tempo nel vivere una vita d’amore verso quelli più deboli.
Gesù sfidò la spiritualità dei religiosi di quel giorno esortandoli a non perdersi nella dipendenza religiosa. Gesù raramente dibatteva con i religiosi per cercare di convincerli di seguirLo. Gesù disse ai farisei che conosceva il loro cuore e che il loro cuore non era a posto, sapeva che stessero facendo delle domande perché desideravano ingaggiarlo in un dibattito religioso e a Lui non interessava. Con loro di solito Gesù utilizzava lo stesso metodo: li rimproverava e poi si allontanava. In altre occasioni parlava con altre persone che avevano il cuore più aperto non necessariamente figure del mondo religioso ma personaggi piuttosto questionabili, reietti del sistema religioso di quei giorni e Lui si relazionava con loro dicendo che aveva molto di più da condividere con quel tipo di persone grazie allo stato del loro cuore e perché ascoltavano davvero, affamati della verità. Il vangelo di Marco 7:14 dice: “Poi, chiamata a sé tutta la folla, disse loro: «Ascoltatemi tutti ed intendete: Non c’è nulla di esterno all’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono da lui che lo contaminano. Chi ha orecchi da udire, oda!»”. Qui Gesù sfidò una delle dottrine che rendeva le persone impure: il cibo. C’è tutto un elenco di regole riguardanti il cibo kosher, la legge dietetica del libro del Levitico. Gesù disse loro di non preoccuparsi se certi alimenti li potrebbero rendere impuri perché seguire Dio non ha a che fare con quelle leggi, regole e r. Gesù stava cercando di arrivare a qualcosa di più profondo. Il vangelo di Marco 7:17 dice: “Quando poi egli fu rientrato in casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.” Penso che a Gesù piaceva molto che i suoi discepoli fossero curiosi. Le persone con il cuore aperto e con orecchi da udire lo seguivano e spesso lo interrogavano volendo capire meglio. Anche a noi piace molto che ci facciano delle domande. Nel nostro movimento chi è maturo spiritualmente viene incoraggiato a rivendicare il suo diritto e responsabilità al tempo stesso, della sua propria crescita spirituale. Queste persone prendono appunti, studiano, s’incontrano insieme ad altri per discutere ed approfondire dei concetti spirituali e sono responsabili della loro propria crescita. Quando non capiscono qualcosa fanno delle domande e cercano consigli di qualcuno più informato e crescono in quel modo: Gesù incoraggia questo tipo di crescita.
A noi ci piace molto che le persone facciano le loro ricerche personali e che formulino delle domande. Gesù insegnava in quel modo costantemente. A volte le risposte che dava a chi domandava potrebbero definirsi dure perché chi domandava era una persona che conosceva la Torà, le Scritture e dovrebbe aver saputo già la risposta. Quindi, spesso facevano delle domande a Gesù cercando di compiacerlo e Lui rispondeva in quei casi dicendo: “siete ancora così stupidi?” “Non avete ancora capito?”.
Volevo incoraggiare chiunque stia leggendo queste parole che noi non risponderemo in quel modo se qualcuno ha delle domande da fare. Gesù lo faceva perché riusciva a capire le intenzioni del loro cuore e spesso le domande venivano fatte dagli scribi e farisei più per trovare delle contraddizioni in Lui che per cercare di capire. Oppure avrebbero dovuto sapere la risposta e così in un certo qual modo Li rimproverava. Il vangelo di Marco 7:18 dice: “Ed egli disse loro: «Siete anche voi così privi d’intelligenza? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non può contaminarlo, perché non entra nel suo cuore, ma nel ventre, e poi se ne va nella fogna?».” Gesù stava parlando delle leggi dietetiche religiose dell’Antico Testamento, ma il principio contenuto in queste parole è trasferibile a tante altre aree della nostra vita spirituale. In questo passo Gesù descrisse il processo digestivo: il cibo entra per mezzo della bocca, viene digerito nello stomaco e poi se ne va nella fogna. Questo processo non ha nulla a che fare con l’essere puro o impuro perché si sta parlando degli affari del cuore. Non preoccupiamoci di quei rituali religiosi. Quando ha pronunciato quelle parole, cosa stava sfidando? Qual è lo scandalo o il contenuto sovversivo di tutto quanto? In questo caso Gesù non ha sfidato soltanto la tradizione degli anziani ma andò molto oltre scegliendo di sfidare degli insegnamenti contenuti nelle Scritture. In caso uno non avesse capito la magnitudine di questo fatto l’apostolo Marco aggiunse queste parole nel capitolo 7:19: “Così dicendo, dichiarava puri tutti gli alimenti.” Gesù nei panni del Messia avrebbe dovuto incoraggiare tutti a tornare alle Scritture ma invece ha sfidato il cieco modo di seguire le tradizioni e le regole bibliche senza aver affrontato le questioni del cuore. Il vangelo di Marco 7: 20 prosegue: “Disse ancora: «Ciò che esce dall’uomo, quello lo contamina.” Ciò che esce dal nostro cuore ci rende puri o impuri, non le regole, ciò che ci circonda o ciò che ingeriamo ma ciò che esce da noi. Il passo continua nel vangelo di Marco 7: 21: ” Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, procedono pensieri malvagi, adultéri, fornicazioni, omicidi, furti, cupidigie, malizie, frodi, insolenza, invidia, bestemmia, orgoglio, stoltezza. Tutte queste cose malvagie escono dal di dentro dell’uomo e lo contaminano». Cose orribili. Gesù ci ha appena indicato l’origine del male. Non si tratta di Dio o del diavolo o ciò che sta accadendo nel mondo oggigiorno. Ad un certo punto bisogna maturare e crescere prendendo la nostra propria responsabilità per il fatto che Dio ci ha dato un pianeta, ci ha chiesto di prenderci cura di esso e di prenderci cura anche gli uni degli altri. Invece noi abbiamo condotto delle vite piuttosto egoiste e peccaminose e le cose stanno andando male. Molti di noi abbiamo fatto di Dio il nostro capo espiatorio sostenendo che non possiamo credere in Dio perché basta dare un’occhiata a come è messo il mondo. Gesù ci ha chiesto di non parlare del Suo Padre in quel modo. Dio non ha lasciato il pianeta nelle condizioni attuali. Noi abbiamo avuto l’incarico di prenderci cura di questa terra e ……guarda com’è ridotta! Se continuiamo ad incolpare Dio non prenderemo la nostra propria responsabilità su come dovremo condurre la nostra vita e sulle nostre proprie scelte. Spesso ho delle conversazioni con delle persone che optano di non credere in Dio dovuto al fatto che il mondo e così pieno di schifezze. Ci sono diversi motivi per cui uno potrebbe scegliere di non credere in Dio ma in questo caso specifico non penso che una ragione del genere rappresenti una buona motivazione. E’ illogica perché si tratta di un insieme di due fili di pensiero totalmente diversi in un discorso carico a livello emotivo. Quando parlo con qualcuno riguardo a Dio – con “Dio” mi riferisco alla fonte dell’origine del mondo e di tutto il creato- , di solito mi viene detto che il mondo è pieno di cose terribili come omicidi, stupri, abusi e cose del genere e perciò essi non riescono a credere nell’idea di Dio perché il mondo e messo così male. Seguendo il loro filo di pensiero rispondo dicendoli ok; allora cancelliamo Dio, diciamo che Dio non esiste. Cosa rimane senza Dio? Un mondo pieno di schifezze! Poi continuo dicendo che se Dio non esiste la loro teoria conferma che l’origine del male non proviene da Dio ma dal creato. Gli insegnamenti di Gesù vanno d’accordo con quest’affermazione perché Lui ha detto che la fonte del male si trovi all’interno del nostro proprio cuore. Smettiamola d’incolpare Dio! Una volta che ammettiamo questo fatto non dobbiamo più utilizzare il male come scusa per la nostra scelta di scartare Dio. Proseguo dicendo che un passo che si potrebbe fare è riconoscere che Dio c’è ed invitarLo ad entrare nella nostra vita per aiutarci a trasformare la causa del male; il cuore umano. Una volta che invitiamo Dio a far parte di noi Lui trasforma il nostro cuore invertendo la polarità del nostro mondo ed aiutandoci a dare inizio ad una vita tutta nuova! Detta trasformazione porta dei frutti nel nostro cuore come l’amore, la gioia, la pace, la pazienza e la Sua presenza in noi è percepibile.
Commenti recenti