Domande e risposte:

Domanda: All’inizio hai parlato del fatto che Dio sia un Dio di miracoli in grado di trasformare i nostri cuori.  Mi chiedo una cosa: nel caso in cui uno pregasse ferventemente per una persona a noi cara che pensa d’essere credente ma che in realtà non sta seguendo la via di Dio, cosa accadrebbe alla sua libera scelta, se pregassimo per lui o lei sapendo che Dio può cambiare il suo cuore? Sappiamo bene che Dio non ci forza a seguirlo, perciò, come si fa a riuscire a cambiare la volontà di quella persona?

Risposta: Questa domanda rappresenta sia la bellezza che la frustrazione di questo concetto. Dio ci offre tutto ciò che noi possiamo desiderare per aiutarci a crescere spiritualmente e poi Lui ci invita ad agire di conseguenza senza forzarci a farlo. Dovremmo interrogarci innanzitutto se desideriamo davvero trasformare la nostra interiorità. Nel caso in cui Dio avesse pieno controllo della nostra vita ed il Suo Regno fosse evidente in noi in modo tangibile, se non avessimo più il desiderio di vendetta naturale, smettessimo di coltivare delle brutte abitudini e non fossimo più conosciuti per il nostro brutto carattere, sarebbe qualcosa che desidereremmo veramente? Non pensate che ci mancherebbe quella parte di noi? Siamo così amalgamati emotivamente con quella parte negativa del nostro essere che diventa parte della nostra identità? Forse il nostro punto di partenza è soltanto ammettere a Dio che desideriamo migliorare, anche se in quel momento non c’è la facciamo. Pregare ammettendo che desideriamo diventare più come Dio nel modo in cui il soldato romano fece quando disse: «Credo, aiutami nella mia incredulità», ammettiamo di non riuscire ad avere così tanta fede. Ammettiamolo onestamente invece di seguire la moda ed agire come fanno tutti, azione che blocca la nostra crescita spirituale non lasciando che il nostro cuore si estenda tramite la verità di Dio. Credo che scalpiteremo e Dio ci punzecchierà ma non ci forzerà a fare nulla. Se chiediamo aiuto ci aiuterà ma se non ci sforziamo per nulla ci incoraggerà ad utilizzare i nostri propri muscoli. E’ affascinante, a volte desideriamo che Dio ci forzi a fare qualcosa ma se lo facesse veramente, un atteggiamento del genere ci farebbe arrabbiare e finiremmo per perderci in discussioni filosofiche senza fine chiedendoci come mai Dio non ci abbia dato la libera scelta. La libera scelta è alla base dell’amore che Dio ha per noi anche se comporta una grande responsabilità.

 

Domanda: A volte faccio confusione tra ciò che significa essere un seguace di Cristo e l’essere come Cristo. Ci sono tante cose con cui sono d’accordo dagli insegnamenti di queste letture ma anche tante su cui non sono d’accordo. Una di queste è che penso che io nei panni di padre non avrei mai permesso che mio figlio fosse crocifisso e per quanto possa rispettare ciò che Dio ha fatto per noi non sono d’accordo che abbia offerto Suo Figlio.

 

Risposta: Questa è una domanda che hanno in tanti. Apparentemente c’è della disfunzionalità da parte del Padre che dichiara di amarci così tanto che per dimostrarlo fa uccidere Suo Figlio dicendo che se crediamo in Lui anche noi possiamo diventare figli Suoi. Vi farebbe sentire meglio? Questo tipo di veduta proviene dal filo di pensiero teologico che dà enfasi sul fatto che Gesù è il Figlio di Dio e lo descrive come un’entità separata da Dio. La parola “figlio” in questo caso è un termine simbolico per l’emanazione di o la versione di Dio sotto forma finita. Dio è Spirito ed è invisibile, non possiamo vederlo ne toccarlo. Quando Dio limitò Se stesso ad una forma finita come quando apparve a Mosè nel rovo ardente, Mosè considerò quell’esperienza qualcosa di stupendo ma per Dio presentarsi sotto quella forma fu piuttosto limitante. Dio è onnipresente e si limitò ad una forma che non aveva nulla di spettacolare per permetterci di poterlo osservare ed apprezzare la Sua natura che è ovunque ed è invisibile. Dio si limitò a prendere forma umana con l’arrivo di Gesù. La lettera ai Colossessi 2:9 dice: “poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità.” L’analogia del Figlio ci aiuta a capire Dio sotto un singolo aspetto ma quando si parla della croce comprendiamo la pienezza di Dio stesso. Dio non ha detto di uccidere qualcun altro per dimostrarci quanto ci ami ma ha deciso di prendere forma umana Lui stesso per dare la Sua vita per noi. Tutto il linguaggio trovato nel Nuovo Testamento utilizza diversi simbolismi ed analogie per insegnarci diverse verità. Le analogie però non dovrebbero essere spinte troppo perché perderebbero senso e sarebbe una forzatura sostenere che dette analogie insegnano qualcosa che in realtà non insegnano. Il concetto della croce è che Dio stesso ha portato su di Lui il peccato ed il fallimento del mondo e lo ha fatto sotto la forma di Gesù, lo chiamiamo il Figlio di Dio ma si tratta sempre di Dio.

 

Conclusione:

Tornando al tema della Santa Cena (vedi “comprendere i nostri obiettivi” parte 2) non stiamo parlando del sacrificio che Gesù fece a Dio come entità separata da Lui o che Dio lo avesse costretto a farlo. Dio stesso ha trovato un’espressione in Cristo che gli ha permesso di offrire la Sua vita per noi. Ricordiamo che i simboli vanno “ingeriti”. Partecipare alla Santa Cena ci dà la possibilità di percepirla a livello interiore e ad essere partecipe di ciò che Dio desidera operare nel nostro cuore; cerchiamo di farlo diventare anche un atto di preghiera e di invito. Altri invece non si sentono preparati a fare un passo del genere perché farlo significherebbe accettare simbolicamente Dio ad entrare nel loro essere. Non c’è nessun problema, va bene, questa è anche un’opportunità per rispondere in modo diverso ed approfittare di quel momento (in cui gli altri si incontrano per la Santa Cena) dedicandolo alla contemplazione o alla propria meditazione. Sarebbe buono usare questo tempo per chiedere a Dio di rivelarsi, magari chiudendo gli occhi processando i propri pensieri.

Uno degli aspetti del cuore di Dio che associamo al Suo sacrificio per noi è la Sua grazia, la Sua stupenda Grazia, quella disponibilità a perdonare quando qualcuno non merita d’essere perdonato, di amare chi non se lo merita. Chi ha un passato di chiesa probabilmente avrà sentito la frase “favore immeritato” per definire la grazia. Dio ci ha mostrato il Suo favore anche se noi non abbiamo fatto nulla per meritarlo. Non facciamo parte di un sistema di compra vendita con Dio per quanto riguarda il meritare il Suo amore. Lui ci riempie d’amore. La lettera ai Romani 5:8 dice: “Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” Questa veduta non ha paralleli con altre filosofie o sistemi di fede, questa è l’incredibile propensione del cuore di Dio verso di noi espresso in modo chiaro attraverso la vita di Cristo. Un altro concetto della grazia che dovremmo riconoscere è che quando Dio ci grazia non ci sta parlando di un sentimento che Lui ha per noi. Quando riceviamo la Sua grazia essa ci cambia e ci fortifica, non si tratta soltanto di una veduta filosofica dell’amore di Dio ma quando la riceviamo e la nostra anima viene permeata dal Suo amore Lui ci aiuta a vivere in modo nuovo. Dio ci ha dato degli strumenti spirituali per aiutare il nostro cambiamento e il nostro cuore ora ha quel potere che ci assisterà nell’iniziare a fare le scelte giuste. Nella Bibbia ci sono diversi esempi che evidenziano il fatto che la grazia ci aiuti per poter iniziare un nuovo cammino. In quale modo si manifestò la grazia di Dio ai figli d’Israele quando erano schiavi in Egitto e non avevano fatto nulla per meritarla? Dio mandò loro un uomo chiamato Mosè che li condusse verso la libertà. La grazia di Dio fu versata su di loro e detta grazia li rese liberi di poter fare delle scelte e di agire; potevano scegliere di dare ascolto a Dio o di ribellarsi. Dio poi li condusse attraverso il deserto verso la terra promessa, una terra in cui scorreva latte e miele: ancora più grazia. Dopo essere stati liberati dalla schiavitù Israele ora dovette combattere e fare la guerra. La grazia rende liberi ma poi conduce verso nuove sfide e nuove battaglie. Durante la prima battaglia Dio versò la Sua grazia su di loro quando dovettero combattere contro la città di Gerico, i muri crollarono giù. Questo accadde soltanto in quell’occasione. Dio chiamò il popolo a rispondere a questa nuova libertà con la loro dedizione ad allearsi con Dio stesso, non desiderava che essi si addormentassero in modo passivo. Il modo in cui Dio si comportò con Israele divenne un tipo di metafora o simbolo per la Sua relazione con tutti i Suoi figli. Quando si accetta la Sua grazia Lui ci libera ma poi ci chiama a dedicarci a qualcosa di più. La prima lettera ai Corinzi 9:8 dice: “Ora Dio è potente di fare abbondare in voi ogni grazia affinché, avendo sempre il sufficiente in ogni cosa, voi abbondiate per ogni buona opera”. Questa è la potenza della grazia! Dio ci purifica con il proposito di attrezzarci dalla divina natura che ci aiuterà a vivere la nostra vita partendo dal nostro cambiamento interiore.

Preghiera:

Padre Celeste, grazie per la Tua grazia verso di noi; grazia che ci modella nell’immagine di Cristo. Grazie anche per essere così magnanimo di lasciarci la libertà di scelta e che possiamo scegliere di rifiutare o di rispondere in modo positivo. Padre, grazie per aver trovato una lingua che non si può confondere che non ha nulla a che fare con la razionalità o con la filosofia. Un’ esperienza empirica che possiamo evidenziare e dichiarare che Tu ci ami davvero. Prego per coloro che stanno attraversando la fase in cui stanno pensando e meditando su queste cose. Per favore conferma la verità nei loro cuori. Per chi sostiene che questa sia la verità preghiamo di essere in grado di lasciarTi campo libero per operare in noi qualsiasi cosa che Tu ritenga necessaria purificandoci, partendo dal nostro cuore. Preghiamo di essere consapevoli della Tua grazia divina che ci rende liberi e che ci guida verso nuove opportunità e nuove responsabilità. Viviamo con detta consapevolezza da adesso in poi e speriamo che Tu possa essere compiaciuto con noi, Tuoi bambini. Nel nome di Gesù, amen.