COMPRENDERE IL NOSTRO OBBIETTIVO

 

E’ plausibile che una persona possa cambiare in modo radicale il suo modo di pensare ed sperimentare una conversione? E’ concepibile che si trasformi da “mostro” a “santo”‘? E’ possibile che un evento nella vita di qualcuno abbia il potenziale d’innescare un processo interno in loro aiutandoli a vedere la vita sotto nuovi occhi? Una volta che il cambiamento è avvenuto può il cuore continuare ad espandersi nella direzione verso la quale Dio desidera?  Se seguiamo Cristo dovremo credere nell’impatto positivo che sperimentano le persone nella loro vita; un vero cambiamento che l’infonde di nuova potenza. Non mi riferisco soltanto ad una conversione, cambiamento, pentimento o ad una svolta a 360° ma nel credere che da quel momento in poi l’anima, lo spirito ed il cuore di quella persona inizia a maturare e crescere verso una nuova direzione. Gesù ci chiamò a questo e ci sono diversi termini nella Bibbia che esprimono detto concetto come “santificazione” o l’essere “conformi all’immagine del suo Figlio” che è dentro di noi; immagine che Gesù desidera evidenziare insieme a noi. Un processo continuo della nostra vita che ha a che fare con la crescita del nostro cuore.

Questa immagine di Dio in noi è basata sul credo che una trasformazione del genere può accadere ed alcuni lo sperimentano in primis attraverso la loro conversione. Tanti di noi abbiamo fatto quella scelta ma non consiste soltanto in affermare di averla fatta o di aver raggiunto una nuova fase spirituale ma invece di renderci conto che si tratta di una crescita e di una trasformazione continua delle nostre vite.

In questo studio cercheremo di capire bene i nostri obbiettivi. Cosa desidera Gesù da noi nel processo della nostra crescita spirituale? Il nostro cammino spirituale consiste anzitutto in mantenere il nostro sguardo su Gesù ed in seguirlo. Noi siamo delle persone che seguiamo Cristo. La fede cristiana significa avere piena fiducia in Gesù; qualcosa di davvero speciale che solo chi Lo segue è in grado di sperimentare. Altri, attratti dal fenomeno stesso del movimento di fede sbagliano la mira seguendo il movimento invece di Cristo. La nostra chiamata è quella di avvicinare le persone a Gesù, al Dio che ci ha creato e che ci ama e che ci offre tutte le possibilità per poter diventare anche noi parte della Sua immagine e somiglianza; aspetti già presenti all’interno d’ogni essere umano che Lui desidera riportare a galla. Perciò, direi che la nostra chiamata non è la cristianità stessa ma piuttosto quella di far conoscere Cristo agli altri.

Desideriamo seguirLo ed imparare da Lui. Un aspetto del tutto relazionale con una Persona.

Durante questi studi sarebbe buono tener presente l’importanza di metterci all’opera ed estrarre tutta l’informazione e gli aspetti che ci parlano al cuore ed alla nostra coscienza da cui potremo beneficiare cercando d’applicarli alla nostra vita. C’è una grande differenza tra ciò che “sappiamo” e ciò che mettiamo in pratica; detta differenza indica il nostro livello d’ipocrisia. Perciò, il nostro compito non consiste nell’acquisire più conoscenza ma piuttosto nell’allontanarci da quella zona di pericolo applicando sempre di più ciò che già conosciamo. Questo non significa che saremo d’accordo con tutto ciò che verrà insegnato ma ogni punto di connessione con la nostra coscienza dovrebbe essere trasformata in azione.

C’è una frase che spesso viene utilizzata che potrebbe illustrare in modo onnicomprensivo uno dei concetti principali di questo studio in particolare: “modellazione spirituale”. Il nostro cuore e il nostro spirito vengono modellati nel modo giusto prendendo la forma del cuore di Gesù; acquisendo l’atteggiamento e il carattere di Dio in noi. Dallas Willard (filosofo di fama mondiale) scrisse: “Per un cristiano la modellazione spirituale si riferisce al processo guidato dallo Spirito che consiste nella modellazione del mondo interno, del se interiore dell’essere umano trasformandolo e facendolo diventare simile al se interiore di Cristo stesso”. Quindi detta trasformazione non consiste nel copiare le azioni di Cristo ma è il nostro cuore stesso che diventa come il Suo cuore. Molte cose belle derivano da questa scelta. Se la modellazione spirituale in Cristo ha successo la vita esterna di una persona diventa una espressione naturale, una fonte del carattere e degli insegnamenti di Gesù, una conseguenza positiva evidente. Perciò, le domande non dovrebbero essere: “Come ha vissuto Gesù e come posso fare per imitare le Sue azioni?” “Qual è la scelta etica che dovrei fare?” “Quale sono le pratiche che dovrei mettere in atto per farmi considerare dagli altri come un buon cristiano?” Invece dovremo chiederci in quale modo i nostri cuori dovrebbero diventare come il cuore di Cristo e in quale modo i Suoi pensieri e i Suoi atteggiamenti verso gli altri potrebbero diventare parte dei nostri. Chiediamoci in quale modo potremo sperimentare in modo pieno la mente di Cristo in noi. Agendo di conseguenza la nostra vita assomiglierà la vita di Cristo sempre di più. Detto cambiamento s’interiorizza all’inizio del nostro percorso spirituale ma eventualmente viene esteriorizzato.  L’apostolo Paolo scrisse nella lettera ai Galati 4:19: ” Figli miei, che io partorisco di nuovo, finché Cristo sia formato in voi!”. L’apostolo non si limitò a desiderare che i credenti imitassero Cristo ma andò oltre incoraggiandoli a diventare come Cristo stesso adottando il Suo carattere, il modo in cui visse, il modo in cui pensava e i Suoi atteggiamenti. Una trasformazione tale che prendesse forma, si collegasse ed avesse influenza sui pensieri, i modi di vivere e perfino il carattere dei seguaci di Gesù.

Uno psicopatico ha la capacità d’atteggiarsi come una brava persona anche se caratterizzato da un deficit di empatia e di rimorso, emozioni nascoste ed egocentrismo. Un esempio di questo è Marco Bergamo, il serial killer di Bolzano che di mestiere faceva l’operaio e conduceva una vita apparentemente tranquilla accanto ai genitori anziani, ma aveva il passatempo segreto di sgozzare le donne. Gli psicopatici sono fortemente propensi ad assumere comportamenti devianti ed a compiere atti aggressivi nei confronti degli altri, nonché ad essere orientati alla criminalità più violenta. Spesso sembrano persone normali: simulano emozioni che in realtà non provano, tutto con il proposito di raggiungere i loro propri obbiettivi. Una persona di questo genere si potrebbe comportare come il tuo migliore amico o fidanzato se ciò comporta dei benefici per lui. Chi soffre questo tipo di problemi può benissimo leggere un manuale sull’amicizia o sull’amore e adottare detti consigli per ottenere ciò che desiderano. Se andiamo dietro la religiosità potremo finire per diventare anche noi degli psicopatici spirituali. Dovremo invece scegliere di vivere un’esperienza in grado di modellare il nostro cuore e così poter essere in grado di manifestarla nella nostra vita. L’apostolo Paolo disse nella prima lettere ai Corinzi 13:3:  “E se spendessi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi giova.” Se queste azioni non fuoriescono da un cuore pieno d’amore significa che farle non ci aiuta a crescere, a cambiare né a diventare più come Gesù e anche  chi ci osserva potrebbe dedurre l’opposto. Così facendo potremo vantarci d’aver intrapreso la via della psicopatia spirituale e di agire seguendo la nostra propria religiosità.

In questa serie cercheremo di approfondire i diversi modi che potremo utilizzare per aprire i nostri cuori verso l’amore di Gesù piuttosto che concentrarci nelle diverse pratiche, rituali e abitudini spirituali. Ci si vorrà un po’ di tempo per focalizzarci in modo cosciente su alcune pratiche spirituali tenendo presente che esse non rappresentano il nostro obbiettivo finale ma piuttosto un modo per aiutarci a crescere e maturare spiritualmente. C’è da dire però, quando si dà inizio a qualcosa di nuovo che non si conosce bisogna spendere un’eccessiva quantità d’energia mentale sui dettagli di detto compito finché non diventa per noi una seconda natura. Un esempio adatto sarebbe il caso di quando uno impara a guidare una macchina, all’inizio uno si deve concentrare su tutte le mosse e movimenti che si devono compiere per riuscire a guidare. Mi ricordo quando ero all’autoscuola e il mio insegnante mi ricordava in modo molto stressante quando dovevo cambiare corsia o cose del genere per aiutarmi a ricordare di farle perché erano nuove abitudini ed io avevo bisogno d’aiuto per imparare a guidare. Quando però si sa guidare  dopo qualche anno queste nuove abitudini diventano parte di noi. Guidare diventa come il nostro respiro, sappiamo esattamente cosa fare e quando. Ora sono in grado di  mangiare un panino o cose del genere allo stesso tempo senza problemi mentre guido. Perciò, all’inizio di una nuova abitudine o pratica come nel caso della nostra modellazione spirituale avremo bisogno di focalizzarci nei dettagli specifici senza dimenticarci però che essi non rappresentano il nostro obbiettivo finale. Far sì che dette pratiche divengano un modo naturale di vivere la nostra vita è la nostra meta finale. A volte mi capita di guidare e di non rendermi conto di stare guidando perché sto pensando ad altre cose e tutto ad un tratto prendo coscienza di farlo ed è impressionante. Non vi è mai capitato? Apparentemente uno fino a quel momento guida tranquillamente e tutto ad un tratto si ritrova a casa. Un sentimento incredibile! Desideriamo poter essere in grado di mettere in atto le scelte e gli atteggiamenti di Gesù verso gli altri e verso Dio finché diventino la nostra seconda natura.

Alcuni avranno bisogno di focalizzarsi su qualche pratica particolare o sulle discipline che vi offriremo lungo questa serie di studi e forse vi sentirete un po’ strani all’inizio ma sappiate che ciò che interessa non è la pratica ma l’obbiettivo finale. Per esempio, il perdono. Adottare un atteggiamento del genere può sembrare troppo difficile specialmente nel mondo attuale quando tanti credono troppo a ciò che la tivù comunica ed a ciò che essa ha da offrirci. Siamo bombardati da programmi che sono pieni di temi di violenza e vendetta, pensate a quanti film sono in esistenza che parlano del male perpetrato da qualcuno a danni di un altro e di come i protagonisti si pentirono, chiesero scusa e furono perdonati. Sono talmente pochi che si fa fatica a ricordarne uno. I temi di vendetta sono molto popolari perché sono più emozionanti. Il perdono non rappresenta un buon tema per i film di successo perché la trama risulterebbe noiosa e corta, vero? I film hanno uno scopo; quello d’intrattenere lo spettatore. Alcuni film inseriscono delle belle lezioni di vita, punti di vista mondiali, etc. ma esse non rappresentano la vita reale. I film quindi sono una bella fonte d’intrattenimento ma non una guida per la vita. Se siamo delle persone che non abbiamo a cuore l’enfasi che Gesù dà al perdono e invece ci concentriamo su ciò che riteniamo giusto adottando degli atteggiamenti di vendetta verso gli altri,   sarebbe del tutto sbagliato. In quel momento bisogna invece chiederci in quale modo possiamo imparare a perdonare. Una bella domanda. Se alleniamo il nostro spirito a perdonare durante il percorso dei nostri giorni quando siamo tartagliati di tante piccole offese e dalle cose che ci irritano della vita quotidiana, quando arriverà il momento di dover affrontare qualcosa di più grande allora saremo in grado di perdonare con più facilità. L’essere allenati in questo campo faciliterebbe il poter perdonare gli altri.

Gesù fu perseguitato, torturato, picchiato e poi fu messo a morte. Prima che ciò accadesse Lui fu giudicato e calunniato nei modi più orribili immaginabili; quale pensate sia stata la Sua reazione di fronte alle persone che li stavano facendo del male? Quando fu messo in croce Lui disse: “Padre, perdonali, essi non sanno cosa stiano facendo”. Gesù mise in atto l’altruismo. Lui sapeva che le persone che li stavano facendo del male pensavano di sbarazzarsi di un criminale o di qualcuno che rappresentasse una minaccia per la società romana e che stessero agendo per il bene della loro nazione nel caso dei romani. Nel caso dei religiosi, pensavano di sbarazzarsi di un eretico e perciò, Gesù non li incolpò perché riuscì a capire i loro cuori e non si concentrò su Se stesso. In quel momento Gesù potrebbe aver dichiarato: “Signore, questo è davvero difficile. So che Tu Padre desideri che sia in grado di perdonare, come faccio a farlo?” Gesù metteva in pratica l’altruismo e la compassione verso gli altri perdonando spesso. Perciò nel momento più difficile della Sua vita il Suo cuore fu pieno di perdono e in quel momento fu in grado di metterlo in atto perché era già abituato a farlo.

A seguire parte 2