No alla Guerra Giusta, no alla Guerra Santa, no alla guerra. Il nostro movimento ha radici mennonite e i mennoniti hanno radici nella tradizione anabattista. Gli anabattisti diedero inizio alla seconda Riforma dopo aver riconosciuto che i protestanti ebbero stabilito che nessuna persona o istituzione rappresentasse l’autorità finale e che quel ruolo appartenesse soltanto a Dio. Secondo la fede protestante, Dio si è rivelato tramite le Scritture e perciò la cosa più importante è che la Bibbia sia alla  portata di tutti. Le persone dovrebbero istaurare un rapporto personale con le Scritture ed imparare da sole affermando che esse sono l’autorità finale.

Il problema è che i protestanti continuarono a fondere lo stato con la chiesa formando uno stato-chiesa; stato che spesso era al servizio della chiesa. Questo fatto spalancò le porte a molta ipocrisia. Se qualcuno desiderava far carriera nell’ambito della politica, uno dei modi per raggiungere il loro obbiettivo era quello d’intraprendere una carriera religiosa diventando vescovo o cardinale. Un sistema davvero misero. Gli anabattisti sostennero che ci dovrebbe essere una separazione tra la chiesa e lo stato affermando che detto stacco non significava che non andassero più d’accordo o che fossero forze ostili l’una contro l’altra. In altre parole, il governo gestisce gli affari del governo e la chiesa non dovrebbe immischiarsi. La chiesa dovrebbe focalizzarsi nell’ambito spirituale ed il governo non dovrebbe immischiarsi. Entrambi i corpi dovrebbero sostenersi a vicenda ed interagire senza  sovrapporrere i loro ruoli. In parte sostenere questa posizione significava che quando costretti a dover scegliere qualcosa che andasse contro la loro coscienza come quella di dover uccidere per lo stato, come nel caso di una guerra che richiede di togliere la vita ad un’altra persona che rappresenta l’immagine di Dio, allora gli anabattisti sceglievano di disobbedire allo stato e di amare Dio e la sua creazione. Per loro, le persone avevano molto più valore a confronto dei sistemi di questo mondo. Essi erano d’accordo con sostenere lo stato, votare, pagare le tasse, salutare, cantare l’inno nazionale ma si rifiutavano di dover essere costretti ad uccidere per un’agenda politica. A causa della loro posizione pacifista essi furono targati come un pericolo per lo stato e furono massacrati in massa per mano della chiesa protestante. La stessa chiesa che aveva sofferto dura persecuzione per mano della chiesa cattolica appena ebbe il potere si comportò nello stesso modo. Gli anabattisti sono tra i pochi movimenti cristiani che non hanno mai messo a morte nessuno nel nome della loro teologia. Triste, ma in quei giorni era la norma. Erano dei veri pacifisti, essi si rifiutarono di uccidere altre persone sostenendo d’avere ragione. Sono stati loro a dichiarare di desiderare tornare agli insegnamenti di Gesù e capire che non basta mirare l’obbiettivo della pace come scopo finale. La pace deve essere anche il mezzo attraverso il quale si opera. Dissero di non poter partecipare ne alla guerra, ne alle uccisioni e massacri o coercizioni per raggiungere l’obbiettivo della pace, dell’armonia e dell’amore.

Essi basarono questa posizione su alcuni dei seguenti punti:

  1. a) I cristiani sono anzitutto cittadini celesti.

Da capire. Se qualcuno di voi che sta leggendo non è cristiano, questo è un qualcosa di positivo perché  è un’opportunità per poter vedere come gli insegnamenti di Gesù si applicano ai credenti ed osservare ciò che vi aspetta se un giorno decidereste di credere anche voi.

1 Pietro 2:9 dice: “Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce”.

I credenti trascendono la loro propria nazionalità. La lettera ai Galati 3:28 dice: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.” La nostra etnicità non rappresenta la nostra  principale fonte d’orientamento. Questo non significa che dovremo rinnegare la nostra appartenenza ad una certa nazione o popolo ma la nostra nazionalità principale diventa la nostra nazione celeste, il Regno dei cieli. La nostra lealtà primaria appartiene a quel Regno; è come se fossimo degli alieni che risiedono su questo pianeta. Nel vangelo di  Giovanni 18:36 Gesù appare davanti Pilato e lui  chiese se Gesù fosse un rivoluzionario venuto a creare un nuovo regno. Gesù rispose affermativamente dicendo: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».  Interessante. Noi cristiani apparteniamo ad un Regno celeste, questo non significa che non siamo irlandesi, tedeschi, francesi od italiani ma che la nostra lealtà e identità principale appartiene a Cristo. Gesù ci insegnò a non reagire con violenza contro i nostri nemici. Qualcuno potrebbe cercare altre interpretazioni alle Sue parole ma Gesù utilizzò lo scenario peggiore come esempio: l’occupazione romana; qualcosa di estremamente offensivo per il popolo ebraico di quel tempo. Gesù chiese alle persone di dare l’altra guancia e di operare in modi pacifici tramite l’amore, la pace, la grazia e la gentilezza come mezzi per raggiungere qualsiasi obbiettivo. Gesù disse tutto questo nel vangelo di Matteo capitolo 5 nel sermone del monte: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?  E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” Concetti molto semplici, vero? Gesù fece un riassunto e stabilì lo standard da raggiungere: la perfezione. “Vi chiedo solo d’essere perfetti” disse Gesù. Potrebbe sembrare un obbiettivo piuttosto scoraggiante. Ora sarebbe un buon momento per fermarci e approfondire il vangelo. “Vangelo” è un termine greco che significa “buone novelle”. Spesso il termine “vangelo” non ha una buona reputazione, come nel caso di alcuni predicatori che parlando del vangelo si esprimono in modo bacchettone parlando del giudizio e di come tutti i peccatori andranno a finire dannati nell’ inferno per l’eternità. Gesù disse, e ciò che ha da dire ha davvero senso, che per entrare in Paradiso bisogna solo essere perfetti. Il Corano insegna che Allah un giorno ci giudicherà pesando tutte le nostre azioni sulla Sua bilancia divina; dopodiché se la bilancia pende dalla parte del bene uno è salvo e se pende dalla parte opposta, è dannato per l’eternità. Gesù chiese la perfezione, il 100% o niente. Come mai? Se Dio aprisse la porta del Paradiso anche minimamente al peccato, al fallimento, alla ribellione o all’egoismo piano piano il Paradiso si riempirebbe di peccato anche lì, acquisirebbe lo stesso virus del peccato presente sulla terra. Andrebbe a finire che Dio sarebbe costretto a creare un nuovo Paradiso per salvarci dal Paradiso corrotto e così via. Ad un certo punto Dio sarà costretto a mettere un limite e dichiarare che solo la perfezione è ammessa in cielo perché il peccato rappresenta il cancro spirituale. E’ ovvio che ci chiediamo: “Come si fa ad entrare in Paradiso?” Gesù disse che sarebbe stato Lui a donarci quello standard come un dono, Lui ci ha donato la Sua perfezione sapendo che noi non c’è l’avremmo mai fatta. Questo rappresenta il tema principale del Nuovo Testamento: la grazia; cioè ricevere qualcosa che non meritiamo. E’ un concetto totalmente “ingiusto”. Il concetto della grazia è assai diverso dalla giustizia del Corano. Dio è così “ ingiusto” che è perfino disposto a donarci l’entrata al Paradiso dandoci la perfezione di Cristo come dono in cambio dei nostri peccati. Gesù è venuto su questa terra sapendo che questa sarebbe stata la sua missione. Ci insegnò la perfezione e poi ce l’offrì. Lui non ci forza ad accettarla, possiamo riceverla soltanto se la desideriamo. Gesù insegnò la non violenza in quel capitolo di Matteo anche verso i nostri nemici. Noi accettiamo la Sua perfezione camminando nella Sua grazia.  Chi sono io per girarmi e condannare gli altri? Mi rendo conto di essere molto lontano dalla perfezione, anzi, mi vedo come una persona che riceve la grazia e sono disposto ad offrire quella grazia agli altri. Gesù insegnò la non-violenza anche ai nostri nemici. Gesù illustrava ciò che insegnava come nel vangelo di Matteo 5:45. Gesù disse: “perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.” Dio stesso non fa accadere cose cattive alle persone perché sono cattive o delle cose buone alle persone perché sono buone.  Dio fa perfino accadere delle cose buone alle persone cattive. Il concetto di karma è bello ma il Nuovo Testamento lo rifiuta. E’ liberatorio sapere che se qualcosa non va nella nostra vita o se ci accadde qualcosa di cattivo non è perché siamo cattivi e perciò ce lo meritiamo o il contrario che se ci accadono delle cose positive è perché siamo delle persone brave e a posto con Dio. La bellezza di tutto è che Dio manda avanti l’universo tramite la forza della grazia. Nel bene e nel male, siamo un misto d’entrambi su questa terra ma nell’ aldilà tutto sarà perfetto.

Gesù stava per essere arrestato, Giuda entrò nel giardino dei  Getsemani insieme ai soldati e dopo il bacio del tradimento, il segnale premeditato per far sapere agli altri chi fosse Gesù per identificarlo venne preso e portato via. Pietro l’apostolo fece uno sbaglio e prese una spada in mano per difendere Gesù e con essa tagliò l’orecchio di un soldato. Credo che non stesse puntando a ferire il soldato nell’orecchio ma che aveva avuto l’intenzione di ucciderlo. Quale fu la reazione di Gesù? Chiese a Pietro di mettere via la spada. In quest’occasione la vittima più innocente di tutta l’umanità stava per essere ingiustamente giustiziato e quindi, combattere con la spada in questo caso sarebbe stato di sicuro la causa più giusta per cui combattere. Gesù invece chiese a Pietro in Matteo 26:52. “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.” Gesù aveva tutto il tempo di poter replicare qualcosa di diverso ma mise in pratica i suoi insegnamenti. Nella lettera ai Romani 5:10 dice: “Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.” Riflettiamo su questo passo: “quand’eravamo nemici…”. Queste parole si differenziano molto dal clichè che dice che noi tutti siamo i figli di Dio su questo pianeta, possiamo credere a queste parole se vogliamo ma Gesù non lo ha mai detto. Dio non è il Padre di tutti; Lui è il Padre di tutti coloro che desiderano diventare parte della Sua famiglia. Dio non forza la Sua paternità sulle persone né va in giro “forzando” gli altri a unirsi alla sua famiglia, se uno non vuol esserne parte non lo è.  La Bibbia dice che finché uno non si avvicina a Dio chiedendogli di purificarci e di donarci la Sua perfezione e giustizia, di togliere i nostri peccati e di esprimere di desiderare a far parte della Sua famiglia, Dio ci considera nemici. Siamo degli individui che combattono contro l’agenda di Dio per questa terra per riuscire a governare in pace, amore, gioia e grazia. Mentre noi siamo contrari al piano di Dio nei nostri cuori in primis e conseguentemente nel mondo in torno a noi, Lui ci considera i Suoi nemici. Come fa Dio a conquistare i Suoi nemici? Per caso li schiaccia, sradica o li manda la fanteria contro? Gesù si offrì di morire al nostro posto così che tramite il Suo amore sacrifichevole Lui possa riuscire ad ammorbidire i nostri cuori e conquistarci. L’Inquisizione spagnola e le crociate mancarono il bersaglio. Invece di approcciare qualcuno offrendo loro la possibilità di amare Gesù o se no di morire sgozzato o torturato a morte Dio il Padre sa bene che quell’ approccio riesce solo ad inasprire le persone. Dio scelse di amarci al punto tale che la Sua misericordia, la Sua grazia e il dono della Sua vita non per tutti ma per tanti riuscirà ad ammorbidire il loro cuore abbastanza. Spesso l’amarezza, le ferite e il dolore della nostra vita diventano un muro che ci separa dal amore che Dio vorrebbe darci come il nostro Padre, forse il suo dolore, le sue ferite il suo malessere ed il suo sacrificio ci aiuterà ad avvicinarci a Lui. Dio non è il Padre di tutti ma il Giudice di tutti, il Re di tutti, il Sovrano di tutti ma solo il Padre di coloro che glielo chiedono. Dio desidera diventare il nostro Padre tramite la morte del Suo Figlio. Dio incarna davvero ciò che Gesù insegnò. I cristiani dovrebbero amare, non uccidere altri cristiani.

A seguire parte 3