I colpi di scena continuarono anche dopo la morte di Gesù sulla croce. I leader religiosi si aspettavano che il corpo di Gesù fosse lasciato appeso sulla croce a lungo come di solito accadeva con le vittime della crocifissione fino alla sua decomposizione. Quindi, quando Giuseppe di Arimatea (un rispettevole membro del Sinedrio) chiese il corpo di Cristo per poterlo seppellire, ciò creò un nuovo problema per l’istituzione religiosa. I farisei chiesero a Pilato di postare dei soldati all’entrata della tomba in caso i discepoli volessero rubare il corpo e far spargere la voce che Gesù fosse risorto. L’antagonismo tra la figura storica di Gesù e l’istituzione si stava prolungando. In seguito approfondiremo ciò che è accaduto seguendo i vangeli dal punto di vista storico.
Cos’è davvero accaduto? Gesù predisse la sua morte diverse volte mentre era ancora in vita. «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno» (Luca 9:22).
“Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno»” (Matteo 12:38). Non c’era nulla di male nella loro richiesta a parte il fatto che Gesù avesse già operato numerosi miracoli ovunque dando dimostrazione della sua unzione, quindi quella domanda in realtà celava una loro intenzione non così pura. Gesù spesso agiva in modo irreligioso. Un esempio è quando perdonava i peccati delle persone, cosa che secondo la mentalità ebraica solo Dio era in grado di fare. Un’altro esempio è quando chiese ad altri di rompere la legge come nel caso del paralitico; Gesù gli chiese di portare con se il suo lettino di sabato, giorno in cui non era lecito farlo.
I religiosi si chiedevano sinceramente come fosse possibile che Gesù fosse il Messia promesso e non riuscivano a capire il Suo comportamento perciò in questa occasione volevano metterlo alla prova. Il passo continua: “Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! (Relatore: ovviamente a questo punto gli scribi avevano già scelto di adottare un atteggiamento chiuso se no, non avrebbero posto una domanda del genere) Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Matteo 12:39-40).
Gesù aveva profetizzato la Sua morte ai suoi discepoli e anche ai leader religiosi per renderli consapevoli. Perciò quando il corpo di Gesù fu sceso dalla croce per essere messo in una tomba ciò mise in crisi i farisei perché Gesù aveva predetto che sarebbe stato seppellito nel cuore della terra. I leader religiosi avevano chiesto la crocifissione di Cristo per assicurarsi che quella profezia non si avverasse visto che il Suo corpo avrebbe dovuto restare in croce a decomporsi; non avrebbe dovuto toccare terra. Visto che il loro piano era andato in fumo essi vollero assicurarsi che il resto della profezia non si avverasse e così chiesero a Pilato di postare delle guardie fuori dalla tomba.
Una curiosità, chi di voi leggendo i passi che abbiamo appena letto riguardo a Giona quando Gesù dice che sarebbe rimasto nel cuore della terra per tre giorni e tre notti si è chiesto come mai i conti non tornano visto che Gesù è stato crocifisso nel venerdì santo e risorse di domenica mattina. Cerchiamo di capire. Matteo l’apostolo non era ignorante, lui diede dell’informazione specifica riguardo alla profezia della morte di Gesù e poi scrisse che Gesù fu crocifisso di venerdì e risorse di domenica stabilendo che rimase sepolto tre giorni e tre notti. Luca l’evangelista non menzionò nel suo vangelo i tre giorni o le tre notti forse non volendo confondere le persone visto che si stava dirigendo ad un pubblico più che altro non ebraico che avrebbe interpretato tutto in modo letterale e perciò quando scrisse le parole di Gesù riguardo questo evento si limitò a parlare soltanto del segno di Giona (Luca 11:29, 30). Matteo invece si dirisse ad un pubblico per la maggior parte ebraico specificando che Gesù morì di venerdì… Per capire il tutto bisogna capire la cultura e l’utilizzo del linguaggio.
E’ incredibile quanto il nostro background culturale abbia a che fare con ciò che vogliamo comunicare agli altri con certe parole. L’autore di fama mondiale N.T. Wright fece dei paragoni su questo tema nel suo libro “Resurrezione” dove elenca diverse parole che hanno un doppio e diverso significato e questo è quanto più evidente quando vengono usate in contesti diversi. Una parola che ha cambiato significato nel tempo è la parola “casino”. Per i latini la “domus” era la villa, quella dei poveri (nelle campagne, nelle periferie) era la “casa”. Il “casino” invece era un baracchino per i più disagiati. Con il passare del tempo il termine “casino” cambiò significato: prima significava “piccolo abitacolo per le battute di caccia”. Più tardi, “circolo per intellettuali” e infine, “luogo per le prostitute” (ma questo solo nel ’700). Adesso convive con il significato di “caos” o “confusione”, ed è un’ultima evoluzione, del ’900. Perciò nella letteratura quando si trova il termine “casino”, detto termine acquisisce un significato diverso a seconda del periodo storico in cui veniva utilizzato. Da un punto di vista ebraico il linguaggio apocalittico o simbolico veniva sempre adoperato in modo estremo. Un esempio di questo caso si trova nel vangelo di Matteo: “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna” (Matteo 5:29, 30). Esprimersi in quel modo è tipicamente ebraico. I gentili (le persone non ebraiche), non capiscono questo modo di esprimersi e rischiano d’interpretare le scritture alla lettera. Gesù ha anche detto che il tempio sarebbe stato distrutto e che non sarebbe restata pietra su pietra non diroccata (Matteo 24:2). Il fatto è che c’è ancora un muro in piedi, il muro del pianto, quindi, chiediamoci, le sue parole dovevano essere interpretate in modo letterale o stava semplicemente esprimendosi in modo apocalittico? Pensiamo a questo: se nel futuro lontano qualcuno leggesse i nostri commenti dove diciamo che è accaduto qualcosa di stravolgente a livello mondiale, (riferendoci a che la nostra squadra sportiva avesse vinto il campionato) può darsi che gli studiosi del futuro andrebbero a cercare gli annali storici per verificare dei disastri naturali di portata mondiale non capendo il contesto delle nostre parole.
“Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Matteo 12:40). In altre parole, Gesù ha voluto legare il simbolismo della Sua vita ad un simbolismo dell’Antico Testamento. Matteo scrisse il Suo racconto rivolgendosi ad un pubblico ebraico sapendo che lo avrebbero capito. Per comprendere il concetto della risurrezione dal punto di vista ebraico, è importante capire il contesto degli insegnamenti della loro cultura. Cosa si intende quando qualcuno afferma “il nostro Messia è morto ma ora è risorto?” Significa che il Suo spirito vive ancora e si trova bene in un’altra dimensione o che il suo corpo è stato risuscitato come nel caso di Lazzaro? Cosa significa affermare che il nostro Messia è risorto? Dio considera e valorizza il reame terreno così tanto da non voler rinunciare ad esso. Anche se ci vorrà un lavoro fresco e rigenerante sulla terra Lui non vuole rinunciare alla nostra fisicità. Se l’obbiettivo finale di Dio fosse radunare delle anime senza corpo in Paradiso per vivere insieme a Lui per l’eternità potrebbe aver fatto a meno di crearci visto che aveva già degli angeli. Per qualche motivo Dio decise che delle creature che manifestano la Sua creatività in questo nuovo reame fisico fossero importante per Lui e se Dio creò il reame fisico non lo ha fatto con l’intenzione di lamentarsi di esso in eterno. La nostra speranza non consiste in lasciare questa terra per diventare delle anime senza corpo.
Il concetto della risurrezione è una dottrina fondamentale della cultura giudeo-cristiana. Secondo l’interpretazione ebraica anche se dovessimo morire o “addormentarci” per un periodo di tempo per poi svegliarci più in là o se dovessimo diventare delle anime presenti al cospetto di Dio per un periodo non si considera che detta fine sia la fine della nostra storia. La fine della storia è che Dio riprende il nostro corpo rigenerandolo e ricostituendolo in modo fresco e nuovo riunendo il nostro corpo, anima e spirito per vivere nel modo in cui siamo stati creati originalmente. Un concetto bellissimo! Questa speranza si applica a tutti i giusti che sarebbero risorti e splenderebbero con i loro nuovi corpi.
I vangeli sono pezzi di letteratura storica scritta da persone che stavano cercando di capire cosa avessero esperimentato. Una cosa è certa, i vangeli non sono dei testi di carattere propagandistico scritti con l’intento di generare un nuovo movimento religioso. Diversi passaggi delle scritture vecchio testamentali parlano della risurrezione e non menzionano il messia singolo che risuscita ma anzi parlano della risurrezione di tutti i credenti. “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (Daniele 12:3). Quindi, se gli autori dei vangeli dopo una lettura delle scritture avessero voluto “adempire” queste profezie forzando la mano nella storia di Cristo, essi avrebbero potuto utilizzare degli esempi di risurrezione nelle scritture cercando di far calzare dei passi chiave a Cristo raccontando che Lui dopo la Sua risurrezione “splendava come il firmamento” o cose del genere. Ciò che troviamo nei vangeli invece è il racconto vero di diversi individui e delle loro reazioni. Un personaggio biblico importante che ebbe una reazione negativa riguardo Gesù fu Giovanni Battista. Lui era sicuro che il vero Messia avrebbe cacciato i romani, perciò quando Gesù predicò che si dovrebbe amare i nemici e la pace, lui dubitò di Cristo perché non si aspettava che agisse in quel modo. I discepoli reagirono con sorpresa alla morte di Gesù. Non pensavano che il loro Messia sarebbe morto e quindi scapparono. E’ registrato nei vangeli, che alla morte di Gesù molti persero la fede perché non si asspettavano che il Messia potrebbe morire.
Tutte le volte in cui Gesù parlò loro della risurrezione sembra che i discepoli pensassero alla risurrezione futura di cui parlavano le scritture, del giorno della risurrezione universale. Gesù morì crocifisso ed è sottointeso che per loro Lui fosse maledetto da Dio, abbandonato dal Creatore appeso ad un albero e per i discepoli la loro speranza era finita e si diedero per vinti. Poi però accadde qualcosa al di fuori dalle loro aspettative e lo hanno trascritto in un modo che per loro è il miglior modo di registrare ciò che è accaduto. La descrizione che si trova nel vangelo di Matteo sarebbe discutibile se ci avesse raccontato che i discepoli presero il corpo di Gesù e lo seppellirono perché dal punto di vista storico i romani non lo avrebbero mai permesso. Gli unici in grado di ottenere una grazia di quel tipo sarebbero stati dei personaggi di una certa influenza conosciuti dal governatore o dal prefetto. Giuseppe di Arimatea non era soltanto un personaggio influente appartenente al ceto ricco della città ma era anche membro del Sinedrio, del concilio istituito nella città che governava a fianco dell’istituzione secolare del governo. Giuseppe di Arimatea era praticamente uno dei pochi che si potessero permettere di chiedere a Pilato un favore del genere e quando lo fece ottené il permesso e fece seppellire il corpo di Gesù. Il corpo di Gesù fu messo in una tomba e perciò la prima parte della sua profezia si avverò. I leader religiosi approcciarono Pilato nuovamente chiedendo che la tomba fosse sorvegliata temendo che i discepoli potessero rubare il corpo. Pilato diede loro il permesso di postare delle guardie e di sigillare la tomba. Il vangelo di Matteo capitolo 28 dice: “Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro”. Nei racconti dei diversi vangeli troveremo diverse versioni dei fatti riguardo le donne; in una versione dice che si presentarono le due Marie e negli altri parla di tre donne. Queste contraddizioni rappresentano un’ ulteriore prova della storicità di questi documenti. Ciò prova che gli autori del vangelo non si siano messi d’accordo per raccontare una storia totalmente lineare che coincidesse in tutti i quattro racconti della Sua vita. Se fosse stata una storia del genere gli studiosi l’avrebbero scartata dicendo che è ovvio che non sia stato un documento scritto da persone che raccontavano i fatti nel modo in cui si lo ricordavano. Perciò, se in un racconto un autore lo racconta in un modo ma nell’altro è un po’ diverso ciò contribuisce a provare la veridicità storica di detti scritti. I vangeli sono considerati documenti di valore storico dovuto a questi fatti. Tutti gli autori del vangelo raccontano la storia di Cristo da diversi punti di vista: Matteo era un discepolo, Luca uno storico che voleva raccontare la verità riguardo la storia di Cristo e quindi fece un lavoro di ricerca per Teofilo, probabilmente un ufficiale laico romano e così via. Ciò che stupisce è quanto abbiano in comune i loro racconti.
In Matteo 28, quando le donne si sono presentate nel primo giorno della settimana, dal punto di vista ebraico il primo giorno rappresentava quello della creazione. Il giorno in cui Dio diede inizio alla vita. Il venerdì, il sesto giorno della settimana Lui creò il Suo capolavoro: l’uomo. Il settimo giorno si riposò, celebrò ciò che aveva realizzato e ci diede uno schema da seguire anche a noi di un giorno di riposo volendo dimostrarci tramite il Suo esempio un esempio di ritmo lavorativo settimanale e di riposo. Perciò, Dio diede inizio alla Sua creazione il primo giorno, di domenica, l’apice della Sua creazione accadde di venerdì e si riposò e contemplò la Sua opera di sabato. Nei nostri calendari occidentali perché il sabato e la domenica sono il weekend ci fa sembrare che la domenica sia l’ultimo giorno della settimana scordandoci che invece si tratta del primo giorno. Non è per caso che Gesù fu crocifisso e raggiunse l’apice della Sua opera creativa in questo reame terreno per la salvezza, proprio di venerdì, nello stesso giorno che rappresentava la creazione dell’uomo. Gesù in quello stesso giorno lo redimeva. Gesù si è riposato di sabato e risorse il primo giorno della settimana. Questo fa scattare qualcosa nella mentalità ebraica: ciò afferma che Dio stesse dando inizio al Suo nuovo capolavoro di creazione. La Sua resurrezione marcò l’inizio di una nuova “settimana”, di una nuova creazione, di qualcosa di fenomenale che stava per accadere. Qualcosa che avrebbe spalancato le porte ad un nuovo mondo e ad un nuovo modo di vivere. “Quindi, se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Corinzi 5:17). Dio non si limita soltanto a salvare le nostre anime ma riscatta anche quella parte di noi che poi ci redimerà sia fisicamente che spiritualmente.
Come mai le donne che sono andate alla tomba di Gesù portavano con se delle spezie? Era un rituale come quello egiziano dove si usava addobbare il corpo del defunto credendo che il loro spirito rimaneva vicino al corpo e perciò lo profumavano per non dare fastidio allo spirito? Era necessario mettere delle cose preziose accanto al corpo per dimostrare che il corpo di quella persona fosse sacro? Nella Palestina del primo secolo i riti della sepoltura del corpo venivano fatti in due tempi. Dopo aver sepolto il corpo si aspettava da sei mesi a due anni. Il corpo in stato di decomposizione veniva poi scoperto e asportavano le ossa per poi introdurle all’interno di un ossuario. Questa usanza per sepellire i defunti fu comune soltanto in quel periodo storico in Israele. Si credeva nella profezia di Ezechiele dove parla delle ossa secche che avrebbero acquistato vita e quindi, si usava preservare le ossa del defunto all’interno di un ossuario. In seguito a questa pratica le persone imbottivano il corpo di spezie e di profumi per non dover tornare sei mesi dopo e dover affrontare un terribile odore di decomposizione. Il vangelo di Giovanni spiega che Giuseppe di Arimatea coprì il corpo di Gesù con delle spezie, oli e profumi vari. Le donne si erano recate alla tomba con l’intento di finire il loro compito.
Il primo incontro della risurrezione registrato non è qualcosa di così evidente, è qualcosa che invece non c’è più; l’assenza del corpo. I testimoni di questo fatto furono delle donne. Se gli autori del vangelo avessero voluto rafforzare la loro storia, inserire delle donne come testimoni principali della risurrezione di Cristo fu un grandissimo sbaglio. Le donne erano considerate inaffidabili, troppo emotive, non erano istruite ed analfabete. In quel tempo le donne non potevano essere testimoni validi in una corte perciò, questo racconto in realtà non è in connessione con la cultura di quel tempo. Se avessero voluto promuovere il movimento cristiano potrebbero aver saltato la parte delle donne e aver raccontato soltanto la parte in cui Pietro andò alla tomba di Gesù. Questa è un’altra dimostrazione che gli autori del vangelo hanno voluto raccontare la verità dei fatti.
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