E’ difficile credere che ad un certo punto nella storia la crocifissione fosse un evento comune. E’ difficile anche per noi approfondire questo tema ma è ciò che faremo in questo studio dando uno sguardo alla crocifissione, alla meccanica dietro la messa a morte di Cristo e particolarmente al significato di questo evento tramite i vangeli.
La crocifissione fu utilizzata prima dei romani, dagli egizi, dai greci e da altre culture per mettere a morte i loro nemici. I primi a mettere a morte dei criminali utilizzando la crocifissione furono i babilonesi. Loro credevano che la terra fosse una dea sacra e quindi per non dissacrarla inventarono diversi metodi di esecuzione che assicurassero che il corpo del criminale non la toccasse.
La crocifissione fu inventata per seguire una dottrina religiosa, che pena! Dopo la morte del delinquente la persona veniva tolta dalla croce o dall’albero e il corpo veniva trasportato al suo luogo di sepoltura o per essere cremati. La crocifissione con il passare del tempo prese diverse forme grottesche: all’inizio le vittime venivano legate alla croce, altre volte venivano inchiodate e altre ancora venivano impalate. La peggiore forma di morte e di tortura immaginabile. La superstizione religiosa fu la genesi della crocifissione.
I romani erano pragmatici e adottavano qualsiasi tradizione che potesse esser loro utile. Il loro sistema religioso fu preso dai greci quasi per intero. Il metodo della crocifissione fu qualcosa che decisero d’adottare per far prevalere in modo palese l’autorità di Roma sui territori conquistati. La crocifissione fu concepita per massimizzare in modo visuale il dominio dell’impero. Nei giorni di Gesù ci sono dei documenti storici che parlano di 30.000 crocifissioni in Giudea e dintorni. La crocifissione veniva utilizzata spesso nelle esecuzioni dei ribelli. Occasionalmente quando c’erano delle rivolte, molti venivano crocifissi subito dopo. Gesù fu probabilmente testimone di diverse crocifissioni, tant’è vero che negli annali storici si parla di circa 2000 quando Lui era bambino. Dopo la morte di Cristo durante le guerre ebraiche negli anni 60 d.C. sappiamo dalla storia che tantissimi furono crocifissi in quel periodo. Secondo la testimonianza dello storico Giuseppe Flavio si racconta di un numero così alto di crocifissioni che non avevano abbastanza legno per crocifiggere tutti e così dovettero giustiziarli con altri metodi. Quando un popolo si ribellava contro l’autorità romana, allora Roma si assicurava di rendere pubblica la punizione della loro azione sbagliata con delle esecuzioni di massa. La croce così diventò un segno che rappresentava il dominio dell’impero e le crocifissioni un avvertimento a chiunque osasse contestarlo. Si puniva il criminale e si diffondeva il messaggio delle conseguenze a cui si andava incontro in caso di ribellione. Anche se Gesù morì crocifisso dai romani siamo consapevoli che le autorità religiose spinsero per ottenere la sua condanna a morte sulla croce. Come mai se loro non erano d’accordo con ciò che Gesù insegnava e ritenevano che meritasse la morte a causa delle sue blasfemie non fu lapidato da loro stessi? Come mai non chiesero a Pilato di esiliarlo o di gettarlo in prigione piuttosto che condannarlo a morire sulla croce? Un motivo potrebbe essere che i popoli sotto il dominio dell’impero romano non avevano il diritto di esercitare la pena di morte. Il secondo potrebbe essere che i leader religiosi fossero consapevoli che se Gesù fosse stato soltanto imprigionato o esiliato il popolo avrebbe potuto concludere che Gesù fosse il Messia promesso e che bisognava darli un’opportunità. Hanno chiesto la crocifissione di Gesù alle autorità romane per un motivo interessante: in quel tempo c’era una leggenda urbana, un’ interpretazione delle scritture in particolare che aveva a che fare con un contenuto molto emotivo che avrebbe incitato le persone a schierarsi contro Cristo. Il libro del Deuteronomio 21: 22,23 dice: “Se un uomo avrà commesso un delitto degno di morte e tu l’avrai messo a morte e appeso a un albero, il suo cadavere non dovrà rimanere tutta la notte sull’albero, ma lo seppellirai lo stesso giorno, perché l’appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità.” Nei tempi dell’antico testamento il popolo d’Israele esercitava la pena di morte tramite l’uso della lapidazione e poi appendevano il cadavere su un albero per avere un effetto deterrente sulla criminalità. Negli annali storici ebraici durante l’occupazione romana quando si parla di crocifissione, fanno riferimento a questa pratica utilizzando termini come “fu appeso ad un albero”. Gli ebrei interpretavano questo fatto sostenendo che la pena di morte gli era stata tolta come popolo e che il fatto che i romani appendessero le persone sugli alberi dappertutto nel loro territorio significasse che le persone che soffrivano quella pena dovevano per forza essere state maledette da Dio per il fatto che Dio stesso avesse permesso che soffrissero quel martirio. Questo nonostante la scrittura nel libro del Deuteronomio parlasse di un cadavere appeso e non di una esecuzione sull’albero; due fatti diversi. I leader religiosi speravano che avendo questo in mente le persone che ritenevano che Gesù fosse il Messia ci avrebbero ripensato perché questo fatto avrebbe evidenziato che Gesù fosse maledetto da Dio stesso. Perciò, questo è stato il ragionamento dei leader religiosi quando chiesero a Pilato di crocifiggerlo. In quel modo avrebbero raggiunto il loro scopo di evidenziare in modo lampante che Gesù non era il Messia e che Dio era dalla loro parte. La crocifissione fu concepita per motivi religiosi e la religione la applicò su Cristo. La lettera ad Efesini 2:14 e 15 dice: “Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace.” In questo passo delle scritture è evidente che Dio ha l’ultima parola e che tramite la croce Dio ha crocifisso la religione. La religione fu annientata dalla croce.
Molti di noi nell’occidente abbiamo trasformato la croce in un gioiello da portare al collo o una moda ed è difficile per noi capire veramente l’impatto emotivo di questo simbolo. La croce divenne il simbolo del cristianesimo ben 300 anni dopo la sua storia, come mai? Ci vollero tutti quegli anni per dimenticare l’orrore di quell’atto; dopo che la crocifissione era stata abolita i cristiani iniziarono a promuovere il simbolo della croce nei loro dipinti o come un simbolo positivo. Le persone che avevano vissuto e testimoniato l’orrore di questa pratica non avevano mai concepito di utilizzare la croce come simbolo della nostra fede. Gesù portò la sua croce da Gerusalemme al monte Golgota, dopo aver subito la flagellazione romana che era stata concepita per strappare la carne dalle ossa, punizione alla quale molti non sopravvivevano come descritto dallo storico Flavio Giuseppe perchè spesso lasciava esposti degli organi interni. A questo punto Gesù era molto vicino alla morte e Gli fu fatto percorrere tutto un percorso in quella condizione, un’immagine terrificante di un essere torturato, un quadro che i romani utilizzavano spesso per diffondere il messaggio della loro oppressone. Il vangelo di Matteo 27:26-30 dice: “Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la corte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.” L’ironia di tutto questo è che i soldati stavano proclamando la verità con i loro scherni, Gesù avrebbe dovuto portare una corona ed essere stato trattato come un re ma loro non avevano idea di tutto questo. Le spine che crescono in quella regione d’Israele misurano dai 5 agli 8 cm di lunghezza. Un fatto interessante di quell’epoca è che i dipinti di Cesare lo illustrano con raggi di luce che sporgono da dietro la sua testa per rappresentare la sua divinità e quindi, i soldati gli hanno messo la corona di spine sul capo non solo per “incoronarlo” ma per rappresentare quei raggi di luce da dietro il suo capo per deridere la sua divinità. I soldati hanno rappresentato la verità assoluta senza volerlo. Il libro di Matteo 27:32 continua dicendo: “Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui”. Gesù stava malissimo e non riusciva a portare più il peso della sua croce. Simone di Cirene probabilmente non era tra le persone presenti desiderose di dare una mano. Lui proveniva da Cirene quindi è possibile che sia stato un pellegrino venuto a Gerusalemme per la Pasqua. Cirene si trova nell’Africa del nord. Era venuto da lontano e si trovava nella città in quel giorno festivo della Pasqua ebraica per offrire il suo sacrificio nel tempio e avrà avuto in mente di fare un pasto speciale di agnello quella sera dopo aver osservato il rituale dovuto. Quest’uomo si trovò nel posto sbagliato all’ora sbagliata e ha dovuto per forza obbedire al comando dei romani di portare la croce di Gesù. Un fatto affascinante è che nel vangelo di Marco quando parla di Simone specifica che lui è Simone di Cirene, e che è il padre di Rufo ed Alessandro (Marco 15:21,22). Cosa significa questo fatto? Significa che la comunità cristiana alla quale lui stava scrivendo conosceva i figli di Simone di Cirene. Sembra che Simone cambiò la sua vita dopo il suo coinvolgimento nella storia di Cristo.
Gesù mentre era sulla croce disse: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23:34). Il modo in cui Gesù si comportò era fuori dal normale e può darsi che Simone di Cirene sia stato colpito da questo fatto e che le persone presenti alla morte di Cristo (Giovanni e diverse donne), li abbiano parlato della Sua vita e risposto alle sue domande. Più avanti si risente parlare di Simone come parte della comunità cristiana. I suoi figli erano conosciuti dal resto del mondo cristiano, quindi ne possiamo dedurre che Simone aderì al movimento di Cristo. Il vangelo di Matteo 27:33, 34 dice: “Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.” Ciò che i soldati stavano offrendo da bere avrebbe insensibilizzato un po’ il dolore ma avrebbe anche intorpidito la sua lucidità e Gesù rifiutò di berlo non perché desiderasse soffrire il dolore fisico ma piuttosto perché desiderava essere pienamente conscio di ciò che accadeva fino alla fine. Matteo27:35 “Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.” Una descrizione piuttosto breve di ciò che la crocifissione comportava veramente. Vedete, non era necessario descrivere in dettaglio questa orribile morte perché le persone di quell’epoca conoscevano benissimo di cosa si stesse parlando e descrivendo. Gli storici hanno discusso a lungo il concetto cristiano della crocifissione sostenendo che diversi scrittori credenti avrebbero potuto inventare il fatto che Gesù fosse stato inchiodato alla croce perché la pratica romana era quella di legare le loro vittime alla croce come nella pratica originale persiana. Altri studiosi ammisero che alcuni scrittori dell’antichità abbiano affermato che le persone venissero inchiodate alla croce ma che non potevano affidarsi soltanto a Flavio Giuseppe come riferimento storico per tutto quanto e certamente i diversi autori del vangelo inventarono il fatto dei chiodi per far combaciare le profezie bibliche con la morte di Gesù. Profezie come quella trovata nel libro di Zaccaria 12:10 “«Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.” Qui si parla di essere “trafitto” e quindi, per loro gli autori del vangelo hanno cercato di forzare la mano aggiungendo che Gesù fosse stato inchiodato alla croce. Un altro fatto che è stato contestato dal racconto dei vangeli è quando si descrive che Giuseppe di Arimatea chiese il corpo di Gesù e che lui lo fece calare giù dalla croce per poterlo seppellire, questo perché i romani negavano una sepoltura decente ai criminali. Quando una vittima veniva crocifissa rimaneva crocifissa fino alla sua decomposizione, fino al momento in cui i romani avevano bisogno della croce per un’altra vittima. I romani lasciavano i cadaveri appesi in diversi stati di decomposizione su tutto il territorio come esempio di ciò che accade ai malfattori. I corpi venivano spesso mangiati dai cani, dagli uccelli o dagli insetti. Nel 1968 fu fatta una scoperta che accantonò queste due vedute da parte degli scettici del contenuto dei vangeli. Furono scoperti resti di una vittima che era stata crocifissa all’interno di un ossario (una scatola contenente i resti di un defunto). In questo caso il chiodo conficcato attraverso l´osso del tallone si era inflitto in profondità anche in un pezzo di legno, ed i parenti che avevano recuperato il corpo non erano stati in grado di rimuoverlo e quindi, il chiodo era ancora li. Gli archeologi e gli studiosi hanno poi esaminato i polsi della vittima ed anche essi erano stati trafitti. Una vittima della crocifissione che morì non legata alla croce ma inchiodata. In più, i resti sono stati scoperti all’interno di un ossario. Questo significava che alla vittima l’era stato permesso di essere sepolta. Il nome della vittima si trova inciso sulla parte esteriore dell’ossuario, “Yehohanan Ben Hagkol” . Quindi è stato confermato che in alcuni casi se la persona che chiedeva il corpo era influente a volte poteva esserle concesso di poter dare sepoltura alla vittima.
Durante la crocifissione dopo essere inchiodati ti spingevano le gambe all’insù accovacciando la vittima sulla croce. Se le gambe della vittima venivano inchiodate troppo distese allora essa non riusciva ad alzare il suo proprio peso per respirare quindi in quel modo allungavano la tortura della morte permettendo alla vittima un certo grado di mobilità. Se i romani desideravano affrettare la morte della persona crocifissa allora gli spezzavano le gambe e in quel modo l’individuo non riusciva più ad alzare il corpo per respirare e moriva più in fretta. Le vittime venivano crocifisse nude, alcuni hanno ipotizzato che a causa della sensibilità ebraica di quei giorni i romani abbiano permesso che le vittime avessero la regione lombare coperta ma non siamo sicuri di questo. Sopra la testa di Gesù si trovava un iscrizione che lo derideva ma che ironicamente anche questa iscrizione dichiarava il vero. Gesù l’aveva portata fino al Golgota sul collo come la tradizione imponeva di fare e poi venne inchiodata sulla croce sopra il Suo capo. Questo è un piccolo ripasso di ciò che sappiamo sulla crocifissione.
L’agonia spirituale di Gesù fu molto più grande della sua agonia fisica e molto emotiva. Mentre appendeva sulla croce nel vangelo di Matteo 27:45, 46 dice: ” Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». E’ la prima volta che Gesù comunica con il Padre e lo chiama “Dio”. Nel vangelo di Luca sappiamo che a questo punto Gesù ha già pregato al Padre dicendo ” «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno»”(Luca 23:34). Gesù esclamò “Mio Dio!” Lui cercò disperatamente il sostegno del Padre ma non lo sentì più come il Suo “Padre”; qualcosa non andava e disse “perché mi hai abbandonato?” Gesù si sentiva abbandonato.. Una domanda molto insolita dalla labbra di Dio stesso fatto carne. Ha chiesto “Perché?” La sofferenza più grande umana non è limitata al dolore fisico che uno possa soffrire ma piuttosto al tormento psicologico che si subisce quando non sappiamo la motivazione del perché accade ciò che accade. Quando ci mettiamo nei panni di Giobbe e ci chiediamo come mai ci capita ciò che ci è capitato, come mai Dio ha permesso che mi accadesse, perché? Il tormento psicologico è grande. Dio non è diventato umano per soffrire fisicamente del dolore e basta ma soffrì anche tanto a livello spirituale e anche a livello emozionale. Nonostante quanto sia difficile la prova che uno debba affrontare o che dovremo affrontare, il Dio che ci viene rivelato nella Bibbia è un Dio che ci capisce pienamente in quanto Lui si è reso vulnerabile volontariamente.
Gesù comprende bene i nostri dolori più profondi. Quando si soffre di solito chiediamo aiuto a due tipi d’amici: a coloro che sono saggi e in grado di darci delle buone indicazioni e dei buoni consigli o da altri che hanno anche loro sofferto o passato per lo stesso dolore nella loro vita, persone che piangono insieme a te e che sono in grado di dirti: “ anch’io ci sono passato per la stessa situazione” e tu sai che è assolutamente vero. Quel tipo di comprensione molto spesso vale più di mille consigli. In altre occasioni uno ha bisogno di consigli e di saggezza e quindi entrambi gli amici sono importanti. La cosa bella è che il Dio che ci presenta il Nuovo Testamento è un Dio che ci dona entrambe le cose. Lui ci da la saggezza infinita, ci dona la saggezza per poter affrontare le difficoltà della vita ed a un certo punto si ferma e ci incoraggia dicendoci che anche Lui è passato per le stesse situazioni, ci comprende bene. E’ difficile crederlo, ma la storia di Gesù e tutta lì, Gesù è diventato uomo ed ha sofferto tutte le nostre battaglie. John Stott disse: “In un mondo così pieno di sofferenza e dolore come il nostro, io non potrei mai credere in Dio se non fosse per la croce!”
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