Il successivo Papa Gregorio IX affidò ai frati domenicani nel 1235 i Tribunali della Santa Inquisizione. Chi erano i frati domenicani? Frati che amavano la semplicità, pacifisti, individui zelanti della verità. Come si fece a trasformare un movimento del tutto pacifico in uno dei movimenti più mostruosi della storia? Concedendo loro del potere. Il Papa mise i frati domenicani a capo dei tribunali e diede loro il compito di confrontare gli infedeli e gli eretici. I frati domenicani ebbero successo nel loro compito. Il Papa Innocenzo IV aggiunse l’ingrediente della tortura e diede il via libera a metterla in pratica. A questo punto i frati domenicani iniziarono ad applicarla pensando che ciò avrebbe aiutato a raggiungere il loro obbiettivo.
Tutto questo nel nome dell’amore di Cristo. La procedura era questa: arrivavano in una città, predicavano contro l’eresia dopodiché offrivano alla popolazione un periodo di grazia della durata di una settimana o due dove le persone avevano la possibilità di confessare da sole se fossero eretiche. Chiunque confessava d’essere eretico durante quel periodo di tempo, gli era concesso di fare penitenza ma non di soffrire la pena di morte. Dopo quel periodo di grazia, cominciava il periodo della fede, periodo nel quale non era più possibile consegnarsi alle autorità. Le indagini partivano chiedendo dell’informazioni ai vicini di casa o alla popolazione in generale. Chiunque era libero di andare ad accusare una persona senza dover soffrire nessuna conseguenza in caso di falsa testimonianza. Immaginate; se uno aveva una persona che non gli stava simpatica, tipo il suo concorrente commerciale, allora si aveva l’opportunità di sbarazzarsi di lui per sempre. Ci si poteva sbarazzare di chiunque. I frati domenicani dopo aver ricevuto le accuse arrestavano gli accusati e facevano uso della tortura per estorcere confessioni alle loro vittime durante i processi sommari che resero quest’istituzione tristemente nota. Questa pratica ebbe inizio in Francia poi continuò in Germania, in Italia, in Portogallo ed infine in Spagna.
Ci vollero molti fondi per mandare avanti tale operazioni perché dovettero investire in attrezzature di tortura per ogni cattedrale. Come hanno finanziato tutto quanto? La proprietà dell’eretico diveniva automaticamente proprietà della chiesa e spesso la chiesa si finanziava in quel modo. I frati domenicani divennero tra le persone più ricche di quel tempo. E’ incredibile vedere quanto si allontanarono dalle loro radici. All’inizio loro avevano fatto un voto di povertà. Spesso accadeva che la chiesa confiscasse la proprietà dell’eretico, diciamo del padre della casa, della persona che aveva il compito di mantenere la famiglia. La famiglia di quella persona da un momento all’altro si trovava senza un sostegno materiale e senza dimora. La posizione della chiesa nei riguardi di quelle persone fu dettata dal Papa Innocenzo ed era che Dio è un Dio che punisce la colpa dei padri nei figli e che i figli degli eretici dovevano soffrire la colpa dei loro padri perché così era il volere di Dio. Se quella famiglia moriva di fame nessuno dava loro una mano perché non si doveva dimostrare nessuna compassione a loro riguardo.
Alcune delle torture impiegate furono l’ordalia del fuoco, l’ordalia dell’acqua, la strappata, il cavalletto squarcia palle, la ruota ed il cavalletto. Questi sei metodi di tortura erano tra i più utilizzati dalla chiesa. Una delle regole alle quali il clero doveva obbedire assolutamente era il non dover spargere del sangue. Uno dei metodi di tortura consisteva nell’utilizzo delle tenaglie roventi che erano per lo più adoperate per amputare e contemporaneamente cauterizzare le ferite, così da evitare il rapido dissanguamento delle vittime. In quel modo non spargevano del sangue. Il colmo dell’ipocrisia! Alcune delle forme più macabre e malvagie immaginabili sono venute fuori dalla convinzione di questi zelanti frati domenicani nel voler compiacere Dio. Molti degli strumenti di tortura avevano incise la frase “gloria a Dio”, strumenti che utilizzavano per torturare le persone nei seminterrati delle loro chiese.
Esisteva poi “L’autodafé”, una cerimonia pubblica con la quale la chiesa dava alle autorità un atto di rilascio dichiarando la colpevolezza degli eretici e quindi la messa a morte. La chiesa aveva dato l’autorità ai frati, solo di torturare gli eretici, non di ucciderli perché il clero non doveva uccidere. Quando arrivava il momento di mettere a morte questi individui il clero consegnava i prigionieri alle autorità per far sì che loro compissero l’atto. Lo stato era costretto a compiere il volere della chiesa e se non lo eseguivano correvano il rischio d’essere accusati d’eresia. Perciò, le condanne a morte venivano eseguite dalle autorità civili in base alla sentenza dell’Inquisizione. Condannare le persone al rogo divenne la forma più comune d’esecuzione da parte dello stato. Se l’eretico si “pentiva” all’ultimo minuto e confessava, doveva morire lo stesso ma li era concesso di essere strangolato o decapitato come atto di clemenza prima d’essere messo al rogo invece d’essere arso vivo. Tra gli appunti di un inquisitore si trova un documento dove lui esprime estrema gioia quando parla di un converso (termine riferito ad ebrei o musulmani o ai loro discendenti che si sono convertiti al cattolicesimo in Spagna, in particolare durante il XIV e XV secolo) che secondo lui si era convertito alla fede cristiana sotto minaccia e perciò la sua conversione fu messa in dubbio. L’Inquisizione spagnola fu tristemente nota per la loro persecuzione anche di questi tipi di soggetti, perché si riteneva continuassero a praticare segretamente il loro culto simulando esteriormente l’adesione al cattolicesimo. Nel documento di questo inquisitore si parla a lungo di questo converso che confessò di essere ancora di fede ebraica. Da quel momento questo individuo divenne un eretico perché lui era stato battezzato nella chiesa e perciò si stava allontanando dalla fede per cui la sua pena era quella di essere processato come tale e poi arso vivo. Prima della sua morte questo ebreo decise di abbracciare la fede cristiana nuovamente. L’inquisitore scrisse di quanto erano felici e gioiosi di vedere che questa persona avesse accettato il loro Salvatore, tutti erano commossi e lacrime di gioia sgorgavano dai loro occhi. L’inquisitore va avanti scrivendo quanto sia stato bello che questa persona sia stata raggiunta dall’amore divino e dal vangelo di Cristo desiderando di diventare cristiano nuovamente. Il converso si rivolse al boia chiedendogli come mai gli avesse dato del cane prima ed il boia li rispose dicendo che lo aveva fatto perché lui si era allontanato dalla vera fede in Cristo ma adesso che era tornato nella fede non era più considerato un cane per lui ma piuttosto un fratello. Il boia inchinandosi davanti al condannato lo pregò di perdonarlo, l’eretico lo fece ed entrambi si scambiarono un caloroso abbraccio fraterno. Una scena bellissima dove si danno del “fratello” a vicenda e piangono insieme. Dopo questo momento l’inquisitore si rivolse al boia dicendo: “strangolalo subito prima che perda di nuovo la fede!”. In altre parole, “cattura questo momento di pentimento prima che possa cambiare idea”. Dopodiché il boia lo strangolò. Questo fatto storico si trova nel diario di questo inquisitore come un avvenimento positivo, “oggi è stato un giorno splendido per la chiesa, gloria a Dio!”.
Come si fa ad arrivare a questi estremi? Chi era il vero eretico deviante? Quale di queste pratiche ci fa essere un vero cristiano, l’ortodossia (il credere in modo giusto) o l’ortoprassi (il comportarsi bene o l’amare il prossimo)? E’ più importante avere il dogma giusto o il vivere in modo giusto?
Il Papa Sisto IV dichiarò che la Santa Inquisizione stesse andando avanti per la motivazione sbagliata, cioè, non per la vera fede e per la salvezza delle anime perdute ma invece soltanto per la lussuria e per ammassare delle ricchezze. Affermò anche che molti cristiani stavano essendo uccisi, forzati a “confessare” sotto tortura. Il Papa quando fece queste dichiarazioni, incredibilmente non denunciò la tortura come pratica sbagliata e neanche che fosse terribile condannare le persone al rogo. La sua difficoltà si trovava nel fatto che l’inquisitori non avessero più la motivazione giusta per compiere detti atti. Dovevano compierli motivati dal vangelo e dal loro amore per Cristo invece d’essere interessati soltanto a diventare sempre più ricchi. “Voi frati domenicani dovreste rinunciare alle vostre ricchezze e torturare e uccidere le persone motivati dal grande amore che avete per Gesù!”. “ Assurdo”. Un altro punto che diversi scrittori hanno fatto presente è che tramite la tortura le persone confessavano eventi che non erano veri e che forse tante delle persone condannate a morte erano in realtà dei veri cristiani e che questo fosse davvero sbagliato.
E’ veramente incredibile che nessuno denunciasse quanto fosse sbagliato condannare gli eretici al rogo o chiunque non fosse cristiano o avesse delle vedute diverse. L’Inquisizione andò avanti per diversi secoli, la chiesa finalmente bandì la tortura nel 1816. L’ultima esecuzione avvenne nel 1826; un insegnante fu pubblicamente strangolato per sostenere delle vedute diverse dalla chiesa cattolica. La Santa Inquisizione ebbe una durata di 600 anni, più di 30.000 morti. Che tristezza!
Com’è possibile che così tante persone abbiano deviato dagli insegnamenti di Cristo per così tanto tempo? Quando pensiamo che il Regno di Dio sia qualcosa di terreno, strutturato e istituzionalizzato allora accadde qualcosa di terribile. Qual è il nostro concetto di “chiesa” in termini istituzionalizzati ed organizzativi? Se il corpo, cioè, la comunità, le nostre relazioni, l’organismo della chiesa fosse rappresentato da un cerchio ed un quadrato rappresentasse l’istituzione che ci aiuta ad essere organizzati ed è mantenuta tramite una struttura di leader, in quale modo relazioneresti il quadrato al cerchio? Come relazioneresti la comunità di fede all’istituzione che porta il suo nome? Durante i secoli bui entrambi i corpi furono considerati un corpo unico. Lasciare l’istituzione della chiesa equivaleva ad allontanarsi dalla salvezza, uno non apparteneva più al corpo di Cristo. C’era una sola chiesa, una sola istituzione: la santa chiesa cattolica romana e se uno la lasciava, si allontanava da Cristo stesso. Le persone si sentivano costrette a difendere l’istituzione con tutto il loro essere e con tutte le loro forze, con tutta la loro autorità coercitiva. Gesù ci insegnò che la chiesa è l’insieme dei credenti. Il corpo dei credenti può essere servito dalle istituzioni o da organizzazioni e può anche contare su una certa struttura ma il Regno di Cristo è molto più grande di qualsiasi entità religiosa od organizzazione. Nel vangelo di Matteo, Gesù parlò di questo Regno. I discepoli stavano litigando tra di loro chiedendosi chi sarebbe stato il più grande nel Regno di Dio. Loro avevano già in mente un concetto istituzionalizzato, di una certa struttura di potere e di autorità. Loro chiesero a Gesù chi di loro avrebbe avuto più autorità degli altri, chi avrebbe governato e regnato? Gesù in questo caso prese un bambino e lo portò a loro dicendo: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.” Bisogna umiliarsi come fa un bambino e diventare come loro, questo è il modo in cui diventerete grandi nel Regno dei cieli.
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