Le crociate fanno sorgere in noi diversi interrogativi: come mai c’è una tale divergenza tra gli insegnamenti di Cristo e ciò che si è vissuto nel nome di Cristo in quel periodo della storia? Nell’inverno del 1098 un piccolo villaggio vicino ad Antiochia fu invaso dai cannibali. I barbari agirono senza dare la possibilità di un atto di resa circondando e prendendo d’assalto la città. Uccisero tutti gli abitanti, uomo, donna e bambino e poi li divorarono. Questi cannibali erano dei cristiani particolari chiamati crociati. Uno degli storici di quel tempo Radulfo di Caen scrisse: «A Maʿarra le nostre truppe hanno bollito pagani adulti vivi nelle caldaie; hanno impalato ragazzi e li hanno divorati arrostiti». I crociati si trovavano lì con la missione di compiere il volere di Dio a Gerusalemme ma li ci vollero degli anni per arrivare quindi si trovarono spesso con vettovaglie del tutto insufficienti per alimentare l’esercito. Invece di acquistare, scambiare dei beni o in qualche modo negoziare un accordo per avere dei viveri essi saccheggiavano e depredavano interi villaggi spesso anche uccidendo tutti gli abitanti. Agivano in questo modo convinti che il fine giustificasse i mezzi. L’aver permesso che quel pensiero s’infiltrasse nelle loro menti e cioè, che la pace doveva essere raggiunta come obbiettivo a qualsiasi costo fu un grande sbaglio perché noi esseri umani come dimostrato dalla storia non siamo per niente in grado di applicarlo in un modo civile. Neanche i cristiani.
Ricordiamo bene che per i primi 300 anni la cristianità era un movimento non violento e i primi capi della chiesa condannavano qualsiasi tipo di violenza o anche l’essere parte del governo. “Patientia” era il loro slogan. Si impegnavano a sopportare il male rifiutandosi di agire in modo violento invece di agire in modo violento per non doverlo sopportare. Basandoci sugli insegnamenti creativi di non-violenza di Cristo, “patientia” divenne il modo di vivere la fede fino all’arrivo dell’imperatore Costantino. Da quel momento l’intera prospettiva, metodologia e frutti finali cambiarono radicalmente. L’esercito stesso cambiò e invece di perseguitare i cristiani divenne una forza nella mano dei cristiani. L’imperatore si unì alla chiesa.
Agostino d’Ippona e Tommaso d’Aquino introdussero la dottrina della guerra giusta. Per loro c’era un tipo di guerra alla quale i cristiani avrebbero potuto partecipare e così Agostino scrisse che “si fa la guerra per ottenere la pace”. Da quel momento l’andare in guerra divenne accettabile perché l’obbiettivo da raggiungere diventò la cosa più importante per un cristiano. Divenne accettevole utilizzare la violenza come mezzo per ottenere la pace. Un’altra citazione d’Agostino dice: “anche i militari possono piacere a Dio. Era guerriero il santo re David, al quale il Signore diede una sì grande testimonianza.” Gli insegnamenti di Cristo da quel momento in poi furono messi in secondo piano a confronto dell’Antico Testamento che divenne il modello di riferimento di ciò che il Regno di Dio dovrebbe essere. Agostino ed altri misero in guardia le persone che potrebbero desiderare tornare agli insegnamenti precostantiniani, ad una chiesa dedicata pienamente alla pace. “Quando le persone affermano erroneamente che non è lecito prendere la spada fisica o andare in battaglia per combattere i nemici della chiesa questo non è altro che il diavolo che cerca di attaccare il cuore del vostro Ordine”, (Giacomo de Vitry).
Ci fu un incredibile cambio di cuore, di opinione e di messaggio nella chiesa una volta che ebbe il potere. Riflettere su quale versione della chiesa sia migliore è qualcosa che dovremmo fare. Il capitolo 5 del vangelo di Matteo è alla base degli insegnamenti non violenti della prima Chiesa. Matteo 5:38-48 “Avete inteso che fu detto…” questo è lo schema ripetuto da Gesù una volta dopo l’altra negli insegnamenti contenuti in questo capitolo. Con queste parole Lui sta facendo sia un paragone che un contrasto tra l’Antico Testamento e il Suo nuovo Regno; stava evidenziando dei cambiamenti. “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano…” Gesù continua elencando degli esempi di come Dio ci benedice e di come anche noi dovremo amare gli altri con quello stesso amore indiscriminato. Dovremo amare le persone brave e le non brave nello stesso modo. Gesù ci ha dato anche degli esempi pratici di come fare, li possiamo trovare anche nel vangelo di Luca.
Se dovessimo dare inizio ad una crociata o incoraggiare i cristiani a prendere le armi e combattere, una delle prime cose da fare sarebbe affrontare gli insegnamenti di Cristo e cercare di metterli da parte. Vale la pena sentire come i primi sostenitori cristiani della guerra giusta o santa lo hanno fatto. I loro argomenti potrebbero essere classificati in quattro categorie. Gli insegnamenti non-violenti di Cristo sono stati interpretati dalla madre chiesa come:
a) un etica d’applicare soltanto al clero
Non esiste nulla negli insegnamenti di Cristo che indichi che ci siano due diverse etiche da seguire: una per le persone del governo ed un’altra per il resto delle persone. Nel Nuovo Testamento si possono trovare delle chiamate più alte per le persone che dovevano guidare gli altri e perciò avevano bisogno di qualifiche speciali per svolgere il loro compito (1 Timoteo 3). Non c’è nessun insegnamento che sostenga che l’etica fondamentale di discepolato come insegnato da Gesù nel sermone della montagna si applichi soltanto ad alcuni. I primi sostenitori della guerra giusta dichiaravano che fosse sbagliato per un prete combattere ma non per il resto dei cristiani. Questa distinzione è falsa e siamo contrari a questa interpretazione.
b))L’etica che ci insegnò Cristo è d’applicare soltanto in un tempo futuro.
Detto da loro: “L’ideale che Gesù ci ha indicato nel sermone della montagna è talmente alto che forse non sono etiche d’applicare nella nostra vita attuale ma piuttosto per un futuro lontano quando Gesù Cristo tornerà su questa terra e governerà le nazioni, in un momento quando ci sarà pace sulla terra e tutti ci troveremo d’accordo.” Qual è il problema di questo pensiero? Il sermone della montagna ci dà un etica d’applicare in un mondo dove non tutti vanno d’accordo. “Amare i nostri nemici” e “benedici coloro che ti perseguitano” sono etiche che parlano di un mondo in cui uno ha dei nemici, e dove è perseguitato. Insegnamenti d’applicare attinenti sia alla prima Chiesa che a noi. Non c’è nulla in quei passi che indichi che ciò che Cristo ci ha insegnato sia per un ideale futuro quando tutto sarà perfetto e quindi amare ci risulterà più facile.
c) L’etica di Gesù è d’applicare nella nostra vita personale e non alla nostra vita civica.
Questo fu un insegnamento dei sostenitori della guerra giusta molto esteso. Se uno subiva un attacco personale allora non si doveva difendere. La maggior parte delle persone che non tollerano il pacifismo eventualmente si avvalgono del seguente esempio: “Un uomo s’introduce nella tua casa di sera con l’intenzione d’uccidere i tuoi figli e la tua moglie. In quel momento ti si presenta l’occasione di difendere te stesso e la tua famiglia. Cosa fai?” La cosa interessante è che i sostenitori della guerra giusta insegnavano che non andava bene difendere la propria famiglia ne niente di personale. Per loro era giusto rimanere di natura pacifista anche sotto quelle circostanze. Invece se la violenza era subita dal regno a cui uno apparteneva e lo stato richiedeva l’uso delle armi per difendere la nazione allora in quel caso era giusto anche uccidere. I sostenitori della guerra giusta affermavano che la chiesa non poteva sostenere il fatto che lo stato permettesse la morte d’altri, quindi, un individuo non poteva uccidere in autodifesa. Noi sosteniamo invece che quella dottrina sia falsa, non è ciò che Cristo ci ha insegnato. Un individuo si dovrebbe comportare nello stesso modo sia a livello individuale che nella società. Una persona può vestire diversi ruoli ma detti ruoli dovrebbero essere complementari e non contraddittori. Noi insieme formiamo il corpo di Cristo e applichiamo l’esempio di Gesù alla nostra vita come corpo unico, non solo da soli in modo individualistico. In modo collettivo potremo fare decisioni sbagliate tipo di andare ad uccidere gli infedeli o di unirci all’esercito. Per quanto ci riguarda, credo che dovremo essere integri a livello sia individuale che collettivo.
d) L’etica che Gesù ci insegnò forse consisteva in avere un atteggiamento interiore giusto e non dovremo applicarlo alla nostra vita quotidiana nel modo in cui agiamo.
Questo è un argomento che viene affrontato molto spesso anche oggi. Negli scritti antichi possiamo trovare diversi pensieri che parlano dell’atteggiamento interiore che un soldato dovrebbe avere mentre uccide il nemico. I sostenitori della guerra giusta dicevano che se il soldato si lasciava prendere dalle emozioni mentre combatteva allora era un peccato uccidere ma se durante il combattimento il soldato chiedeva a Dio di concederli una misura di grazia e amore mentre trafiggeva il nemico allora non era più considerato un peccato ma una dimostrazione d’amore nei confronti del nemico. Pensieri piuttosto contorti. Questa etica e questi argomenti non hanno nulla a che fare con gli insegnamenti di Cristo. C’è una disfunzione dall’esterno verso l’interno. Uno doveva comportarsi in un certo modo esteriormente senza lasciare che quelle azioni violente ti muovessero interiormente. In altre parole, i soldati cristiani venivano incoraggiati a seguire l’etica di Cristo solo in modo interiore, nel loro cuore e allo stesso tempo agire in modo violento. Gesù ci insegnò a cambiare il nostro cuore, l’esteriorizzazione dei suoi insegnamenti sono una conseguenza positiva di detto cambiamento. L’etica di Cristo era quella. Noi veniamo riconosciuti da i nostri frutti e non dall’atteggiamento interiore. Non dovremo comportarci come tutto il resto del mondo non credente.
La chiesa lasciò da parte il modo di vivere cristiano rappresentato dal termine “patientia”. Smisero di vivere mettendo in pratica il perseverare e a non reagire con violenza alla violenza abbracciando invece il pensiero della guerra giusta, cioè il concetto di andare in guerra con la benedizione della chiesa se lo stato avesse bisogno di farlo. Da quel momento in poi continuarono su quel filo di pensiero, fino ad accettare il concetto della guerra santa, cioè, andare in guerra per motivi religiosi, per la chiesa, non più per appoggiare lo stato ma proprio perché l’istituzione religiosa lo desiderava chiamandolo l’opera santa di Dio.
Passare dalla posizione della guerra giusta alla guerra santa non cambia molto e vorrei spiegare bene il processo che portò la chiesa a quel punto.
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