Nella Bibbia, spesso, si possono notare i vari metodi d’insegnamento che Gesù utilizzava per trasmettere ai suoi seguaci messaggi nettamente radicali e soprattutto per illustrarci un tema a cui tiene particolarmente.
Noi uomini siamo dotati di questa “straordinaria capacità” di rendere complicato tutto ciò che in realtà è semplice. Questo sia in generale, ma anche in campo spirituale, dove si tende a sostituire la spiritualità con la religiosità.
Gesù, infatti, aveva già previsto il tutto: Egli disse che nel futuro, ma già nel presente di allora (prendete ad esempio i farisei), ci sono e ci saranno quelle persone che riusciranno a trasformare anche il gesto più semplice ed umile, come quello della preghiera, ovvero il mezzo che consente agli uomini di dialogare liberamente con Dio, in un evento religioso e formale, dove l’apparenza conta quasi di più dell’aspetto intimo e spirituale.
Molte volte queste persone religiose sono considerate persone “più sante”, da cui tutti noi dovremmo prendere esempio, ma in realtà Gesù dava enfasi soprattutto al rapporto relazionale, spontaneo e sincero con Dio. Coloro che cercano di mutare questa cosa in religione, si allontanano da quello che era il tema centrale dei suoi insegnamenti.
Nella Bibbia, in Matteo 6 versi 5-8, Gesù ci parla di una fede pura e semplice, e ci espone chiaramente la sua opinione sul rapporto ideale che si deve avere con Dio:
“E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa”.
In altre parole, Gesù sta dicendo che se ci relazioniamo con Dio e ci facciamo vedere per essere ammirati dagli altri, la nostra ricompensa è quella. Abbiamo ricevuto apprezzamento e ci hanno detto che siamo molto religiosi, ma stiamo mancando la ricompensa più grande che è quella di avere una relazione genuina con Cristo.
“Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” Matteo 6:6
Tu e Dio che costruite un rapporto insieme, la preghiera è questo.
Gesù affrontò i temi dell’ipocrisia, del formalismo e delle manifestazioni esterne di spiritualità nella preghiera chiedendoci di mantenere semplici le nostre comunicazioni con il Padre.
Più avanti parlò dello stile e di come dovremo pregare.
“Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.” Matteo 6:7
Lo stile di preghiera pagano in quei giorni consisteva nello scegliere una frase particolare o nel memorizzare un detto e ripeterlo migliaia di volte. Erano dei rituali che eseguivano per essere ascoltati. Gesù, invece, disse: “E’ questo il modo in cui si comunica con un’altra persona o si cerca di costruire un rapporto? Pensate che sia giusto memorizzare delle belle parole e poi ripeterle una volta dopo l’altra come se l’altra persona non riuscisse a sentirci? Io e il mio Padre Celeste desideriamo comunicare con voi!”
“Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di qualicose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.” Matteo 6:8
Dio conosce già benissimo i nostri bisogni e cosa Gli chiederemo perché è coinvolto nelle nostre vite in una relazione che continua nel tempo; Lui è interessato a noi. Non è necessario complicarci la vita con tante parole, non c’è motivo d’essere così ripetitivi. Dall’altra parte, se uno si focalizza solo su quel verso si può pensare che non ci sia più bisogno di rivolgersi a Dio in preghiera perché Lui è già a conoscenza delle nostre necessità, ma non è così. Gesù disse che la preghiera non è un mezzo per ottenere ciò che vogliamo e basta, ma il mezzo tramite il quale ci relazioniamo con Lui.
Se è vero che la preghiera è il mezzo con cui costruiamo la nostra relazione con Dio, e il modo in cui ci rapportiamo con Lui, allora evitiamo di trasformare quei momenti in qualcosa di non relazionale e meccanico. Secondo il mio modesto parere sia i cattolici sia i protestanti sbagliano in questo punto sotto diversi aspetti. I cattolici enfatizzano il dover memorizzare certe preghiere e poi ripeterle una volta dopo l’altra e i protestanti criticano quel modo di esprimersi in preghiera dicendo che rivolgersi a Dio in quel modo sia una sorta di formalismo religioso. Nel mondo protestante abbiamo i nostri modi di pregare che sono molto simili e ripetitivi. Per esempio, se io chiedessi a qualcuno un favore con queste parole: “Ehi, Gianni, mi presti 5 euro? Gianni, mio caro amico, 5 euro sono i soldi di cui ho bisogno, ti prego, ti prego, ti prego Gianni. Per favore Gianni, ho bisogno di quei 5 euro. Ti ho già detto quanto ti voglio bene Gianni? Ti voglio bene Gianni, ti voglio bene Gianni, ti voglio veramente tanto bene, ho bisogno di quei 5 euro, ti prego.” A un certo punto, a parte l’essere un monologo seccante e meccanico il dialogo diventa sempre meno relazionale. Supponiamo che quei 5 euro mi servissero davvero. L’unica cosa che dovevo fare era chiederlo una volta, perché più ripeto la richiesta, più dimostro di non fidarmi dell’altra persona, o che penso che non mi stia dando ascolto, o che non gli interessa ciò che io abbia da dire. Da quello che Gesù ci dice, comunicare in quel modo è davvero offensivo. Il bisogno di costruire una relazione, piuttosto che essere religiosi, è un concetto che Gesù ha ripetuto spesso nelle Scritture.
In 2 Corinzi 11:3 l’apostolo Paolo parla di come non desidera che i nostri pensieri vengano in qualche modo “traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo”. Tutto consiste nel seguire Gesù con semplicità e purezza. Tra i primi cristiani c’era chi desiderava diventare religioso, complicare ciò che era semplice e far diventare meccanico quel che dovrebbe essere relazionale; tante epistole del Nuovo Testamento furono dedicate a loro per cercare di correggere quell’atteggiamento sbagliato.
Non vorrei che nessuno leggesse queste riflessioni e pensasse che ce l’abbiamo con i cattolici perché non è il caso. Come corpo di Cristo, vorremmo prendere del tempo per riflettere e valutare bene quali sono i nostri punti forti e i nostri potenziali punti deboli confrontandoli con gli insegnamenti di Cristo. Desideriamo essere critici con noi stessi perché ciò ci aiuta a crescere.
Cosa possiamo imparare dalla fede cattolica?
a) Il credo della Trinità è biblico.
Questo credo ci lega ai nostri fratelli cattolici perché la vediamo nello stesso modo. Siamo d’accordo con loro sulla natura di Dio e la Persona di Dio e questo ci aiuta a relazionarci meglio. Questo credo ci separa invece da altri gruppi pseudo cristiani come i Mormoni o i Testimoni di Geova. Quando affrontiamo il tema di Dio insieme ai Mormoni non ci vuole molto per capire che non stiamo parlando dello stesso Dio. Loro adorano un Dio politeistico, uno di tanti dei. Sono enoteisti. L’enoteismo è una sottocategoria del politeismo ed è un tipo di religiosità che prevede la preminenza di un dio su tutti gli altri, tale da accentrare su di esso tutto il culto. È pertanto una forma di culto intermedio tra politeismo e monoteismo, in cui è venerata in particolar modo una singola divinità, senza tuttavia negare l’esistenza di altre divinità, di cui però di solito è sottolineata l’estraneità e/o l’inferiorità. Loro non adorano il Dio delle Scritture che afferma d’essere l’unico Dio e che non c’è altro Dio al di fuori di Lui.
Con i Testimoni di Geova invece condividiamo lo stesso pensiero su Dio ma quando iniziamo a parlare di Cristo ci rendiamo conto che non crediamo nello stesso Messia.
Non siamo seguaci dell’arcangelo Michele incarnato in Cristo, adoriamo la seconda Persona della Trinità, e per noi lo Spirito Santo non è soltanto una forza spirituale impersonale come l’elettricità ma la terza Persona della Trinità. Come si fa a ignorare ciò che dicono le Scritture quando ci indicano che il Padre è Dio, il Figlio è Dio e che lo Spirito Santo è una Persona che viene chiamata “Signore”? Noi cerchiamo di fare del nostro meglio per essere onesti e comunicare loro come la pensiamo e credo che sia la miglior conclusione a cui potessimo arrivare tenendo conto dell’informazione contenuta nelle Scritture. Questo è uno dei concetti fondamentali che ci unisce ai nostri fratelli di fede cattolica.
b) La morte di Cristo è la chiave per la nostra vita.
Cattolici e protestanti sono uniti su questo punto. Il sacrificio di Cristo sulla croce rende tutto quanto possibile. L’apostolo Pietro disse in 1 Pietro 2:24: “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia”. Noi siamo stati guariti grazie alle Sue lividure. Grazie alle Sue sofferenze noi siamo stati guariti. La Sua morte ci ha donato la vita e vinto la morte, il peccato che scorreva nelle nostre vene. L’essere uniti sulla centralità di Cristo ci aiuta a essere aperti a dialogare con i nostri fratelli di diverse denominazioni sui vari aspetti su cui siamo d’accordo o in disaccordo senza mettere a rischio la nostra unità. Dico questo non perché i temi su cui non ci troviamo d’accordo non siano importanti ma perché riteniamo che il significato della croce sia ancor più importante. Penso che onoriamo la croce quando siamo onesti l’uno con l’altro e affrontiamo i diversi temi su cui non la pensiamo nello stesso modo rispettando le opinioni diverse che ognuno ha. Possiamo dichiarare tranquillamente che anche se abbiamo delle opinioni divergenti, siamo uniti attorno la Persona di Dio e la croce di Cristo e questo fatto ci aiuta a comunicare in armonia.
All’opposto, non comunicare e affrontare le nostre differenze o semplicemente far finta di credere nello stesso modo sarebbe una dimostrazione palese di negazione funzionale. Sarebbe vivere nella paura invece che nella fede, sarebbe sminuire il potere della croce, potere che ci unisce nonostante le nostre diversità. In questo studio saremo molto onesti ed elencheremo i punti dove siamo d’accordo e dove non lo siamo. Lo possiamo fare in amore sapendo che siamo uniti sul fatto che la morte di Cristo ci dona una nuova vita.
Il simbolismo della croce può essere rappresentato in diversi modi, i cattolici di solito indossano un crocifisso invece i protestanti una croce vuota. I protestanti criticano i cattolici affermando che il crocifisso rappresenti una negazione della risurrezione perché mette in evidenza la morte. Inoltre, pensano che i cattolici stiano dichiarando che Gesù è ancora sulla croce e che non è risorto. La verità è tutt’altra. I cattolici a loro volta criticano i protestanti sostenendo che essi indossano la croce vuota come se fosse una moda, dimenticando il vero significato della croce stessa; Cristo diede la Sua vita per noi sulla croce. I cattolici indossano il crocifisso per avere sempre in mente il sacrificio che Gesù ha fatto per noi.
Io ho un messaggio per le persone che si trovano a questi due estremi: non ne facciamo un dramma.
c) La confessione fa bene all’anima.
I protestanti di solito tendono a creare la loro identità osservando ciò che fanno le persone di altre denominazioni compresi i cattolici, scegliendo di fare l’opposto. Ovvero, osservano gli altri e sostengono di non essere come quelli, come quegli altri, che loro non fanno così, che non operano in quel modo, etc., Insomma, un modo piuttosto negativo per arrivare a capire come la pensano riguardo a una certa dottrina o modo di fare.
Su questo punto pensiamo che i cattolici esagerino questo concetto un po’ troppo sostenendo che la confessione dei peccati a un sacerdote sia fondamentale per ricevere la grazia di Dio. Non crediamo in questo.Tanti credenti vanno all’altro estremo limitandosi a chiedere: “Come va la tua relazione personale con Gesù?” E’ una bella domanda perché quando una persona si avvicina a Cristo e costruisce una relazione di amore e fede con Lui allora Gesù ci chiede di aprire il nostro cuore con il resto del corpo di Cristo, con la nostra famiglia di fede.
Non dovremo però evitare il tema della confessione, è un concetto che troviamo in Giacomo 5:16: “Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti.” C’è un tipo di guarigione che ci arriva soltanto dopo aver confessato i nostri peccati a un’altra persona che fa parte del corpo di Cristo, e che a sua volta può pregare per noi. Una persona presente, che può incarnare Cristo in quel momento; una persona che può darci un abbraccio e che può mostrarci l’amore che Gesù ha per noi in un modo concreto.
Nel verso appena letto nel libro di Giacomo, si sta parlando di una guarigione fisica o spirituale? Io penso nessuna delle due. Se la guarigione spirituale ha a che fare con il perdono dei nostri peccati, quello sarebbe un concetto cattolico. Non penso che siamo purificati confessando i nostri sbagli a un’altra persona. Non ho trovato niente nella Bibbia che sostenga questo insegnamento. Il perdono dei peccati si ottiene soltanto confessandoli a Cristo.
Sostengo anche che la Bibbia neghi il fatto che quando qualcuno è malato o in bisogno, ciò accada a causa del loro peccato. Ci potrebbero essere delle questioni di trascuratezza o delle negatività che uno si stia portando addosso che poi si manifestano in modo fisico ma non è sempre così; la causa non è sempre una conseguenza dei peccati inconfessati.
Questo verso penso che si riferisca a un tipo di guarigione psicologica o emotiva, in quanto esiste un tipo di colpa, di dolore, una divisione o compartimentalizzazione dell’anima, dove nascondiamo e privatizziamo certi problemi al nostro interno, certe cose che non vogliamo si sappiano su di noi. Non arriviamo mai ad essere totalmente veri ed autentici con qualcun’altro su quell’area della nostra vita.
La buona notizia è che c’è guarigione per quella frammentazione dell’anima, si può arrivare a una unità olistica quando raduni tutte quelle parti di te di cui ti vergogni, tutte le tue mancanze e i dolori, e racconti tutto ad un’altra persona. E’ incredibile quante persone nascono e muoiono, senza mai aver aperto il cuore a nessuno, senza mai averlo sperimentato. Penso che sia possibile essere un dedicato seguace di Cristo dedicato e tuttavia vivere tutta la nostra esistenza in uno stato d’insoddisfazione e di semi-felicità perché non abbiamo messo in pratica questo principio. Forse per alcuni di voi il problema è proprio quello, e dovremo imparare dai nostri amici cattolici e di come loro danno priorità ad aprirsi ad un’altra persona. Non dev’essere per forza un sacerdote o un pastore, basta che sia un credente o qualcuno disposto a darci ascolto. Una persona amorevole e comprensiva che ci possa aiutare a ricordarci che siamo stati perdonati da Cristo e di quanto Gesù ci ama.
d)L’unità fa bene al vangelo.
I missionari possono testimoniare che quando il vangelo raggiunge altre terre, molto spesso possiamo dare l’impressione d’essere delle persone molto confuse. Chi sono i veri cristiani? Forse i battisti o i pentecostali? I presbiteriani, i cattolici o i protestanti? Più ci dividiamo, più diamo l’impressione d’essere tantissime religioni diverse, in competizione tra loro. Le denominazioni possono essere un punto di forza se paragonate a diversi sapori della medesima verità fondamentale.
E’ sbagliato sembrare come diverse squadre sportive, tutte in competizione l’una contro l’altra, per poter raggiungere la vittoria finale. Agendo in questo modo sminuiamo il potere del vangelo che dovrebbe essere in grado di unire le persone, tramite l’amore di Gesù. Questo fu il problema che dovette affrontare la chiesa in 1 Corinzi 1. In quel capitolo l’apostolo Paolo rivolse il suo messaggio ai cristiani che stavano diventando denominazionalisti. Certi cristiani dichiaravano d’essere seguaci d’Apollo, altri invece di Paolo, altri ancora di Pietro. C’erano dei credenti che sostenevano che Pietro fosse il discepolo più importante. Spesso i cattolici affermano che alcuni dei loro insegnamenti non si trovano nelle Scritture ma che hanno radice in alcune tradizioni che datano ai tempi dei primi cristiani. Questo è vero, ma non fa sì che detti insegnamenti siano giusti perché anche nei tempi della prima chiesa c’erano dei credo sbagliati, come appunto persone che dichiaravano di seguire un discepolo piuttosto che un altro. L’apostolo Paolo aggiunse che c‘erano alcuni cristiani che dichiaravano di seguire “solo Cristo” ma anche loro stavano causando discordia. Anche nei nostri giorni ci sono persone che lo affermano. L’apostolo Paolo ha detto che è sbagliato esprimersi in quel modo “Cristo è stato forse diviso?” (1 Corinzi 1:13) Certo che no, e non dovremmo presentare Cristo in quel modo.
Perciò, questo è qualcosa che possiamo imparare dai nostri amici cattolici; nonostante ci sia una molteplicità di espressioni di ciò che significa essere cattolici all’interno della loro chiesa dove ci sono gruppi come quello dei domenicani, dei gesuiti, dei francescani e tantissimi altri; la loro diversità nello stile e approccio non è causa di divisione ma anzi una forza, un arricchimento per la loro chiesa.
e) La creatività è vicino al cuore di Dio.
Amo il fatto che le opere d’arte più importanti che hanno resistito nel tempo in occidente, siano state create da persone di fede. Persone cattoliche che hanno messo il loro cuore nei loro capolavori. Era il loro modo di ringraziare e adorare Dio. Dall’altra parte, non penso che le opere degli artisti debbano essere così costose. Credo che sarebbe meglio investire le nostre risorse nell’aiutare le persone. Diversi cristiani ebbero delle reazioni avverse contro il dover spendere tantissimi fondi per costruire una cattedrale affermando che sarebbe meglio spendere quel denaro per aiutare le persone povere.
Credo che faccia bene ai cattolici sentire quella denuncia, ma penso anche che a volte si tenda ad andare all’ estremo opposto, come facciamo in tanti, nella fede protestante, nel considerare qualsiasi forma d’arte una perdita di tempo. Come ho detto prima, non possiamo non notare che Dio sia il più grande artista dell’universo, basta leggere Genesi 1:1 “In principio Dio creò…”, Lui è l’Artista Divino. Nelle Scritture Dio chiese alle persone di utilizzare mezzi artistici per comunicare la Sua verità. Gesù stesso ci diede l’esempio. Era un narratore molto creativo.
Cosa può imparare il cattolicesimo da Gesù?
1. La massima autorità di Dio sulla terra è la Bibbia.
I cattolici sostengono che la Bibbia rappresenta la metà delle Scritture, l’altra metà si trova nelle tradizioni della chiesa.
Le tradizioni cattoliche sono gli insegnamenti della chiesa e delle dichiarazioni papali che sono state tramandate nel tempo oralmente o anche per scritto. Queste due fonti d’autorità devono essere venerate e obbedite in ugual modo. Perciò, quando c’è un insegnamento che non si trova nella Bibbia ma che può trovarsi nelle tradizioni della chiesa, allora quell’insegnamento per loro è sancito da Dio. Non sono d’accordo con questo modo di fare e penso che dovremmo metterlo in discussione.
Dal punto di vista cattolico le tradizioni della chiesa non dovrebbero essere un’aggiunta alle Scritture ma piuttosto un secondo occhio che permette ai fedeli di percepire meglio dei concetti. Mi piace molto questa spiegazione; la tradizione dovrebbe potenziare ciò che già si trova nelle Scritture. Se applicassero questo pensiero così com’è stato spiegato, allora sarei d’accordo con loro.
Sfortunatamente, spesso le tradizioni della chiesa sono in opposizione agli insegnamenti delle Scritture, e in quella situazione dovremo sottomettere le tradizioni agli insegnamenti di Dio.
Nella seconda lettera di Timoteo 3:16, 17 l’apostolo Paolo ci dice che la Scrittura dovrebbe bastarci perché essa ci prepara in un modo completo.
La seconda lettera a Timoteo è stata l’ultima lettera scritta dall’apostolo Paolo, fu scritta molto più tardi in confronto alle altre epistole. La scrisse prima di morire, quindi, se in quel momento ci fosse stato un nuovo insegnamento o veduta, non soltanto nelle Scritture ma anche negli insegnamenti degli apostoli, nuove tradizioni della chiesa o un personaggio come Pietro che fosse stato in grado di pronunciare delle dichiarazioni ineffabili, questa epistola avrebbe rappresentato la sua ultima opportunità per farlo sapere al resto del mondo. Lui non menzionò nulla di ciò, si limitò a parlare soltanto delle Scritture.
In primo Corinzi 4:6 l’apostolo Paolo disse: “… impariate a stare a ciò che è scritto”, ha voluto comunicare che dovevamo imparare il significato di dette parole. Perché ha detto una cosa simile ai corinzi? Forse perché essi si erano divisi in diverse denominazioni, sette o fazioni in competizione l’una con l’altra. Paolo spiegò loro che essi stavano aggiungendo teorie a ciò che era già stato scritto e questo era il motivo per cui non godevano dell’unità che dovrebbero avere. Un’altra traduzione dice di non andare “oltre quel che sta scritto”. Lo stesso Gesù mise in guardia i farisei dal fare questo. Nel vangelo di Matteo 15:3 Lui si rivolse ai religiosi che avevano la parola di Dio e proclamavano di essere fondati su di essa ma avevano anche aggiunto le loro tradizioni dando ad esse la stessa autorità e peso interpretativo: “Ed egli rispose loro: ‘Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?’”.
Avete permesso che una oscurasse l’altra. La tradizione può essere una cosa meravigliosa, nel contesto di un secondo occhio che ci permette di percepire in modo più approfondito ciò che esiste già nelle Scritture. Però, se quel secondo occhio inizia a vedere delle cose che il primo occhio non ha mai visto, allora è sbagliato.
2. Solo Cristo è il capo della chiesa.
Non penso che questo rappresenti una dichiarazione radicale per un cristiano ma lo è per chi è di fede cattolica. Solo Cristo è il capo della chiesa. In un certo senso i cattolici affermano che il papa sia il capo della chiesa sulla terra. In Matteo 16:18 Gesù disse a Pietro: “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” Basati su quel versetto e altri passi, al Concilio ecumenico Vaticano I, si sancì il dogma del primato di Pietro, cioè del primato papale e anche il dogma dell’infallibilità papale in materia di fede e di morale. Le dichiarazioni papali non accadono spesso.
Matteo 16:19 “A te (Pietro) darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Sembra che questa affermazione dia tanta autorità ad una persona sola. Questo potrebbe portare a farci delle domande, ma due capitoli più tardi Gesù ripeté le stesse parole, concedendo questa stessa autorità a tutti i suoi apostoli (Matteo 18,18). Perché scelse di parlare con Pietro in quel modo? Se leggiamo quel passo nel contesto possiamo vedere che Gesù aveva posto una domanda a tutti i suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”
Pietro rispose per primo essendo lui uno dei più espressivi tra i discepoli dicendo: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e Gesù rispose: “E’ stato Dio a rivelarti questa verità”. Poi Gesù proseguì: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”.
Quando questo passo viene letto in contesto il significato cambia totalmente, in greco la parola che è stata tradotta come “Pietro” è “petrus” la cui definizione è “sassolino”. Perciò “Pietro” significa “sassolino” e il passo sarebbe: “Tu sei “petrus” (Pietro) e su questa “petra” (pietra o masso) edificherò la mia chiesa”. Gesù stava cercando di comunicare a Pietro che nonostante lui fosse un “sassolino” era stato grande perché aveva dichiarato qualcosa d’importante. “Io sono il Cristo, il Figlio del Dio vivente e su questa roccia costruirò la mia chiesa”, questo è il contesto giusto. “Petrus” è un nome maschile e “petra” uno femminile e non è grammaticalmente corretto utilizzare due generi per lo stesso soggetto in greco.
Se uno volesse sostenere che quel passo si riferisse esclusivamente all’apostolo Pietro allora cosa pensate di quello che dice Gesù di Pietro qualche versetto più in là in Matteo 16:23? “Allontanati da me, satana!”. Cosa significa questa affermazione? Forse che Pietro abbia il primato di satana? Certo di no!
Si vede l’importanza di leggere le Scritture in contesto? Non penso che si possa promuovere un apostolo in particolare e attribuire a una persona così tanta autorità. La pluralità del corpo direttivo della chiesa è stata sempre il modello del Nuovo Testamento. Gesù è il capo della chiesa, le Scritture lo confermano: Efesini 1:22 e Colossesi 1:18 sono solo alcuni dei passi che lo affermano. Siamo un solo corpo e il capo di questo corpo è Cristo Gesù.
In 1 Pietro 5:1-4 l’apostolo Pietro scrisse agli anziani della chiesa e chiama se stesso “anziano”. Si mise al loro stesso livello, lui non esaltò se stesso per niente. Se leggiamo il Nuovo Testamento, possiamo costatare che Pietro non ebbe un ruolo più importante di quello di Paolo, anzi, a confronto il suo ruolo fu molto minore. Se volessimo sostenere che uno degli apostoli in particolare fosse il “capo”, dopo una lettura del libro degli Atti degli Apostoli o di tutto il Nuovo Testamento, quello sarebbe l’apostolo Paolo e non Pietro. Pietro fece un discorso importante durante la Pentecoste nel libro degli Atti degli Apostoli, poi la sua figura cominciò ad affievolirsi e Paolo diventò la figura che prese le redini della chiesa anche se entrambi sembravano sottomettersi al concilio di Giacomo a Gerusalemme.
Forse, quindi, era Giacomo il capo…? Ragionare in quel modo non serve a nulla, gli apostoli si sottomettevano uno all’altro in umiltà. Nessuno aveva il diritto di pronunciare delle dichiarazioni infallibili secondo quello che pensavano. Affermare che Dio solo è il capo della chiesa è un concetto biblico basilare.
3. I cristiani non hanno bisogno né dei sacerdoti, né dei santi.
Perché? Perché noi tutti siamo dei sacerdoti e anche dei santi. Nel Nuovo Testamento tutti i cristiani vengono chiamati santi e non esistono due categorie di credenti. I Testimoni di Geova credono che ci siano due categorie di credenti; una formata dai 144.000 e l’altra dalla moltitudine del resto dei fedeli, ma questo non è un insegnamento coerente con il resto delle Scritture. La chiesa secondo la Bibbia è formata dai santi di Dio, non esiste una classe superiore di cristiani. Il sacerdozio è un concetto dell’Antico Testamento, i capi della chiesa nel Nuovo Testamento non sono chiamati sacerdoti nemmeno una volta. Dopo Gesù, i leader della chiesa furono chiamati pastori o guide. Cos’è un sacerdote? Il sacerdote era una figura dell’Antico Testamento che faceva da intermediario tra le persone e Dio. Prima di Gesù per comunicare con Dio bisognava andare dal sacerdote che offriva il sacrificio per il perdono dei peccati e intercedeva in preghiera, chiedendo a Dio di perdonare la persona e accettare il sacrificio. Un altro ruolo che svolgeva il sacerdote era di dare i messaggi ricevuti da Dio al popolo comunicando loro se il loro sacrificio fosse stato accettato o no. Tutto quel cerimonialismo ebbe un senso per tanto tempo ma con la venuta di Cristo non ce ne fu più bisogno.
Il termine “sacerdote” non fu utilizzato più nel Nuovo Testamento, con l’eccezione di un apostolo che spiegò che il ruolo del sacerdozio ora appartiene a tutti i credenti. Sapete chi lo disse? Proprio l’apostolo Pietro in 1 Pietro 2:9 “Ma voi siete la stirpe eletta, (editore: non ci sono più differenze di etnie: ebrei o gentili, la razza non è qualcosa che ci fa avvicinare a Dio, l’eredità etnica è diventata una cosa del passato perché da quel momento in poi tutti i credenti sono diventati una nuova razza appartenente a Dio) il sacerdozio regale, la nazione santa” Non c’è più una nazione in particolare considerata più santa o giusta a confronto delle altre. Tutti i credenti diventarono sacerdoti e una nuova nazione.
Non c’è più bisogno di andare da qualcuno per chiedere a quella persona di intercedere per noi. Il simbolo della croce rappresenta l’abolizione di quel muro religioso che ci separava da Dio; ora possiamo relazionarci direttamente con Lui. E’ interessante che sia stato proprio l’apostolo Pietro a comunicare questo messaggio. Il concetto cattolico del sacerdozio e del papato dovrebbe essere confrontato con gli insegnamenti dell’apostolo Pietro.
4. Dopo la nostra morte non esiste una terza opzione.
Qual è la parola chiave che i cattolici considerano la terza opzione? Il Purgatorio! Per chi attinge dalle Scritture come sola fonte di verità non esiste un fondamento biblico per questa teoria. La fede cattolica sostiene che le Scritture rappresentino metà delle fonti di verità e che l’altra metà si trovi nei libri delle tradizioni della chiesa o nelle dichiarazioni papali infallibili. Le basi per credere nel Purgatorio si trovano in suddette fonti.
La lettera agli Ebrei 9:27 dice: “E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio”.
Dopo la nostra morte non avremo la possibilità di pagare per i nostri peccati tramite indulgenze come nel medioevo o accorciare il nostro tempo nel Purgatorio tramite le preghiere dei nostri cari. La chiesa mormone ha un insegnamento simile a quello cattolico. Le decisioni che facciamo in questa vita determineranno il nostro destino eterno, dopodiché moriremo e ci aspetterà il giudizio.
Fine della storia.
5. Noi riceviamo la grazia di Dio tramite la fede
non tramite i sacramenti.
Nella chiesa cattolica esistono sette sacramenti. La parola “sacramenti” significa un segno o atto esterno, un rituale che si fa in chiesa, tramite il quale riceviamo la grazia di Dio. Quando si battezza un bambino alla nascita secondo i cattolici esso riceve letteralmente, tramite l’acqua battesimale, la grazia di Dio e il peccato originale gli viene cancellato. Il bambino dopo il battesimo dà inizio a una vita senza la macchia del peccato, un miracolo che avviene tramite il battesimo. Il bambino poi cresce e pecca e per far fronte a questo problema la chiesa ha istituito diversi mezzi per purificare l’anima delle persone, tramite i processi sacramentali.
Perciò, uno pecca e poi si purifica, uno pecca e poi si purifica. Tramite questi rituali una persona arriva alla fine della sua vita. Ci sta che non sia stata in grado di purificarsi del peccato totalmente attraverso i sacramenti e che muoia con un’anima impura. Il Purgatorio è quindi il luogo dove le anime che hanno ancora dei peccati inconfessati, hanno la possibilità di liberarsi da quel peso, prima di entrare nel Paradiso. Un sistema molto affascinante ma non lo trovo scritturale. Ci sono sette sacramenti: il battesimo, la cresima, l’eucaristia, la penitenza, l’ordine, il matrimonio e l’unzione degli infermi.
Il pericolo della teologia sacramentale è che istituzionalizza la salvezza, allontanando le persone da Gesù e dall’avere una relazione intima con Lui, come quella di cui ci parlò Cristo in Giovanni 17:3. Dov’è finita la purezza e la semplicità di Atti 16:30 e 31? Il carceriere filippese, in quel passo, era molto commosso dalle azioni di Paolo e Sila e si avvicinò a loro dopo aver testimoniato qualcosa di miracoloso e chiese loro: “Signori, cosa devo fare per esser salvato?”, espresse il desiderio di cambiare religione, non volle più essere un pagano. Quale fu la loro risposta? “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”.
Perché complicare ciò che Gesù ha reso semplice? Infatti Gesù disse in Giovanni 3:16, 36 e in Giovanni 5:24 che la via per la salvezza si trova semplicemente nell’avere fede in Lui. Se avesse voluto che questo privilegio appartenesse a una sola istituzione, tramite il ricevere certi sacramenti, allora ce lo avrebbe comunicato e lo avrebbe insegnato ai Suoi discepoli, ma non lo fece. Perciò se sosteniamo che il sistema sacramentale sia giusto, allora dovremmo concedere che Gesù si sia comportato in modi piuttosto ingannevoli, perché sembra aver insegnato il contrario, e dovremmo mettere questo in discussione e chiederci il perché.
In 1 Corinzi 1:17 l’apostolo Paolo disse che lui ci teneva ad evangelizzare e a diffondere il vangelo. Desiderava che le persone ricevessero il dono della salvezza ma sosteneva di non avere la chiamata del battesimo. Se il battesimo è il mezzo attraverso il quale si ottiene la salvezza, come mai l’apostolo Paolo spiegò che la salvezza e il battesimo erano due concetti diversi? In Romani 1:16 disse: “Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”. Dobbiamo abbracciare questo concetto per fede. Verità + fede = salvezza.
Il battesimo celebra quest’ avvenimento. È un simbolo.
In Galati 2:16 l’apostolo Paolo disse che “l’uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo”. In altre parole, non siamo giustificati dalle nostre opere religiose, soltanto chi crede in Gesù, riconoscendo che solo tramite Lui si ottenne la salvezza, sarà giustificato.
Detto questo vorrei aggiungere che molti cattolici sono dei veri amanti di Cristo e hanno intimità con Gesù. Sono dei veri cristiani a discapito degli insegnamenti ufficiali della Chiesa Cattolica Romana. A dire il vero, Padre Ted, il mio caro amico, affermerebbe la stessa cosa riguardo a noi aggiungendo che siamo dei veri cristiani grazie alla grazia di Dio a discapito dei nostri insegnamenti. Scambiare opinioni l’uno con l’altro in questo modo è fenomenale! Possiamo parlare apertamente ed essere d’accordo o no sulle nostre posizioni di fede senza alterarci e alla fine salutarci come veri fratelli in Cristo. Non ci sentiamo minacciati dai punti in cui non la pensiamo nello stesso modo. Sappiamo bene che i nostri cuori sono dedicati a Cristo. Vi sfido a comunicare con altre persone di diverse denominazioni cristiane in quel modo.
Potrebbe sorgere la domanda: “Dio è geloso di Maria Vergine e dei santi cattolici?”
Dio è un Dio geloso e non desidera condividere l’adorazione o l’affetto a Lui dovuto con nessun altro dio o personalità. Penso che il marianesimo non dimostri affetto verso Dio e che lo rattristi. Credo sinceramente però, che quando Lui vede qualcuno alla sincera ricerca di Dio, che desidera adorarlo ma sbaglia nel farlo, che Dio sperimenti due cose: la prima è che lo apprezzi tantissimo anche se uno non sta utilizzando i mezzi giusti; la seconda è che a Dio pianga il cuore ma allo stesso tempo benedica la persona perché vede e comprende l’intenzione del suo cuore. Avendo detto questo, anche noi abbiamo tanto bisogno della grazia di Dio perché è possibile che quando arriveremo in Cielo avremo tantissime tradizioni che non hanno nulla a che fare con Lui. Penso che l’ottenere la benedizione di Dio sia un dono della grazia che ci è stata donata non perché abbiamo la teologia perfetta ma perché amiamo Gesù.
Nella mia opinione tutte queste tradizioni potrebbero derubare le persone della vita abbondante che potrebbero avere in Cristo, liberi dalla religiosità.
Il ruolo di Maria nella chiesa fa parte della storia recente della chiesa cattolica. Coloro che sono a favore di questo concetto sostengono che si possano rintracciare degli indizi che riportano il credo mariano ai tempi biblici. Quando l’angelo Gabriele salutò Maria, le disse: “Ti saluto, o piena di grazia”. Da questo verso i cattolici sostengono che la grazia di Dio sia stata donata a lei. Quale altro personaggio era pieno di grazia? Gesù Cristo! Perciò, essi deducono che Maria la madre di Gesù e Gesù siano sullo stesso livello.
La vergine Maria ebbe bisogno di un Salvatore anche lei e la chiesa cattolica lo insegna nonostante nella loro dottrina lei sia nata libera dal peccato originale. Secondo la dottrina cattolica lei accettò la salvezza tramite Gesù ma poi fu esaltata al livello di co-redentrice insieme a Cristo. Concetto che trovo piuttosto offensivo. Ho fatto tantissime ricerche a riguardo, ma penso che sia sbagliato. Questa è una dottrina che venne fuori più tardi nella storia, ma se uno è di fede cattolica e pensa che ciò che il papa dice sia infallibile, allora quella dottrina diventa vera e perciò non ha bisogno d’essere confrontata con le Scritture. Maria fu piena di grazia e portò Gesù nel suo grembo. I cattolici sostengono che il Figlio di Dio avesse bisogno di essere nato da una persona libera d’ogni impurezza. Da questo pensiero nacque il concetto che Maria fosse nata senza peccato originale. E’ un argomento filosofico senza nessuna base scritturale.
Cosa dire delle apparizioni mariane e delle statue che piangono?
Ogni evento soprannaturale dev’essere messo a confronto con gli insegnamenti delle Scritture. I cattolici hanno delle apparizioni di Maria, i protestanti di Gesù, gli induisti di Vishnu, i musulmani degli angeli o di Allah, e la lista continua. Se desideriamo valutare se qualcosa sia vera o no, gli eventi miracolosi inspiegabili non sono di grande aiuto. Sembra che ci siano delle manifestazioni false soprannaturali in ogni religione. Perciò, possiamo essere certi soltanto di una cosa: se sentiamo parlare di un’apparizione o di un messaggio in particolare, dato da un santo, da Maria Vergine o da chiunque altro, incluso dallo stesso Gesù, allora dobbiamo sempre tornare alle Scritture, per confrontarci con esse e verificare che ciò che stiano comunicando vada d’accordo con esse.
Nella parabola dell’uomo ricco e Lazzaro troviamo che il ricco dopo la sua morte desiderava tornare sulla terra per avvertire le persone di ciò che aspettava loro, sicuro che essi gli avrebbero dato ascolto. Cosa Abramo rispose in quella storia? Gli disse semplicemente che le persone avevano gli scritti di Mosè e dei profeti e se non davano ascolto a essi, non avrebbero dato ascolto neanche a lui. In altre parole, Gesù stava cercando di comunicare che se le persone non danno ascolto alla Scritture, non daranno ascolto neanche ad un’apparizione. Il mio timore è che forse queste apparizioni non vengano da Dio, non sono certo di questo, ma lo penso.
So soltanto che qualunque cosa accada e si dica, bisogna sempre confrontarla con le Scritture per vedere se è veritiera.
Da dove proviene la struttura della chiesa cattolica?
Quando la politica e la religione si uniscono sono sempre delle cattive notizie. Credo che le Scritture insegnino la separazione dello stato dalla chiesa. Quando la chiesa ha il potere in mano ed è a capo di una nazione non sta svolgendo il ruolo che dovrebbe, perché è facile che subentri la corruzione. Ho qualcosa da dire anche sul concetto del clero. “Clero” è un termine sia ecclesiastico che secolare.
Nella chiesa cattolica è l’insieme delle persone che appartengono all’ordine sacerdotale. Il suo significato etimologico è: “‘parte di eredità’, quindi “parte eletta di un popolo”, tipo un sindaco o il governatore di una regione. Per governare e controllare meglio, il sistema politico aveva bisogno di avere in mano anche il sistema religioso, così tante persone con ambizioni politiche seguirono un percorso ecclesiastico con quell’obiettivo. Persone senza fede vera entrarono a far parte della chiesa, ed è allora che è entrata molta corruzione. Il clero era formato dai capi religiosi, e il laicato dai cittadini. Termini politici introdotti all’interno della chiesa. I mantelli che indossavano erano delle vesti che rappresentavano posizioni di genere politico istituzionale secolare.
Anche il vestiario istituzionale s’infiltrò nella chiesa cattolica, tutto a causa della fusione politica-religiosa. Non penso che il fatto che l’imperatore Costantino abbia finalmente sancito e accettato la cristianità facendola diventare la religione ufficiale dell’impero sia stata una svolta positiva. I cristiani non furono più perseguitati, ma da quel momento iniziò il peggioramento della chiesa ufficiale. Il periodo della semplicità della fede era giunto alla sua fine.
Conclusione:
Ricordate ciò che ha detto l’apostolo Paolo in Romani 6:23
“Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.”
Il dono della vita non è il nostro salario, è soltanto un dono. Smettiamola di sforzarci per meritarci la vita eterna, smettiamola di sforzarci per meritarci la grazia di Dio, piuttosto rendiamoci conto che tutte le nostre buone opere o opere religiose non ci salveranno. Riceviamo il dono che Dio ha da darci, ed è tutto per fede..
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