PROTESTANTESIMO: LA RELIGIONE CHE PENSA DI NON ESSERE UNA RELIGIONE

Mentre Gesù nella sua vita terrena faceva breccia ed entrava nei cuori dei peccatori, si scontrò con un grande muro: il muro della religione. Dal punto di vista di Cristo, la religione è un mostro, che anziché liberare le persone, le tiene schiave.

    Gli insegnamenti di Gesù erano diametralmente opposti a quelli della religione e le persone religiose di quei tempi erano le più resistenti al Suo messaggio.

    Come leggiamo in diversi scritti (Efesini 2 e Galati 2) Cristo non è stato crocifisso solo per salvarci da i nostri peccati, ma anche per sotterrare la legge e per liberarci dalla religione. Così, grazie alla croce possiamo dire “basta con la religione”.

    Cosa fecero i Suoi discepoli? Dissero tra sè: “Che grande idea! Dovremo cominciare una nuova religione!” Così fecero e diedero inizio alla religione cristiana, ma si trattava pur sempre di religione; non era ciò che Cristo aveva in mente.

    Dopo aver dato uno sguardo ai diversi credo, questo studio ci riporta a ciò che ci è più vicino. Adesso ci focalizzeremo sul fondamentalismo protestante, che per alcuni aspetti comprende anche noi.

    Proprio per la mancanza di comprendere l’impatto dirompente e rivoluzionario che Gesù ha avuto, e nel volere riconciliare tutte le scritture in un “continuum” progressivo, il protestantesimo ha acquisito un’aura conservatrice e rigida. In realtà nelle chiese delle varie denominazioni,  è largamente presente il concetto che il cristianesimo è relazione e non religione. Nella realtà però è pieno di attitudini e regole non scritte che lo bloccano a sua volta in una struttura religiosa. 

    La stessa struttura che Gesù è venuto a distruggere.

    Leggiamo quello che Egli ha detto nel vangelo di Matteo al capitolo 23. Prendiamone in esame alcuni versi. È qui che Gesù ha un testa a testa con i farisei, la classe religiosa dei suoi tempi. Di solito Gesù stava con le persone comuni, gli emarginati, persone che non considereremmo mondane. Con i religiosi invece cresceva una sorta di frustrazione che esplode al versetto 15:  

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi”.

    

    Che ne dite di questo come modo di iniziare una conversazione? Non è grandioso? Gesù ci dice che le persone religiose non si accontentano di esserlo loro stessi, ma vogliono contagiare anche gli altri. 

Leggiamo altri versi dallo stesso capitolo:

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l’esterno diventi pulito”.

     Che dire di questo sistema di lavaggio? Come sarebbe se la nostra lavapiatti si limitasse a pulire solo l’esterno, lasciando tutto lo sporco ad accumularsi dentro. Mangiare da piatti e bicchieri zozzi dentro. Yack …

    Ma continua: 

“Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?”

    Questa era la battaglia che Gesù dovette combattere ai suoi tempi e il suo messaggio distrugge quel mostro. I suoi tentacoli però sembrano riaffiorare di volta in volta e ognuno di noi deve combattere questa battaglia per sconfiggere il mostro della religiosità dentro di noi. 

Incluso il protestantesimo. 

    

    Ma procediamo per gradi. Al tempo della riforma protestante, il cattolicesimo era in uno stato di corruzione praticamente assoluto. 

    Per dare un piccolo spunto che ci aiuti a comprenderne la portata, riporto qui uno stralcio tratto dal mio libro “La Fine della Religione”:

 

    L’Inquisizione. Nel 1231, Papa Gregorio IX lanciò l’Inquisizione Pontificia, incaricando dei monaci domenicani di costituire un tribunale autonomo per sradicare le eresie. Questo tribunale doveva rendere conto del suo operato soltanto al Papa stesso. Nel 1252, Papa Innocente IV, sanzionò l’uso della tortura per ottenere la confessione da chi era sospettato di eresia. Ne risultò una delle più orrende realtà che il nostro pianeta abbia mai visto – la tortura come prassi ordinaria, tutto nel nome di Gesù. Avendo avuto il consenso del Papa stesso, gli inquisitori erano liberi di esplorare i baratri più reconditi di terrore e crudeltà. 

    Dal momento in cui la Chiesa iniziò a credere che i leader religiosi non dovessero mai spargere sangue, furono inventati nuovi sistemi di tortura, per aggiungere al male anche l’ipocrisia. La rastrelliera, l’argano, il serrapollici insieme a strumenti di tortura con l’uso dell’acqua, erano fra i più comuni. I leader cristiani escogitarono anche altri sistemi di tortura che consistevano nello slogare o smembrare il corpo. Le pinze dovevano essere incandescenti così da permettere al metallo di cauterizzare la ferita mentre la carne veniva squarciata. Molti strumenti di tortura usati dall’Inquisizione erano incisi con il motto “Dio sia lodato”. 

Tutto questo non è stato per un breve tempo. L’Inquisizione e il suo terrore sponsorizzato dalla chiesa è durato per secoli. La maggior parte degli orrori dell’Inquisizione sono stati perpetrati durante i primi anni, sotto la direzione del Grande inquisitore, Tomàs de Torquemada, ma per secoli, diverse persone ogni anno venivano bruciate al rogo come “auto da fe” (atto di fede). L’ultima vittima dell’Inquisizione, un insegnante di scuola accusato d’eresia, fu ucciso per strangolamento nel 1824.

    Per non parlare delle Crociate, delle indulgenze, dei Papi guerrieri.     Letteralmente una “stanza degli orrori”. 

    Intorno al periodo rinascimentale, si levarono diverse figure che si ribellarono a questo stato di cose. Potevano vedere quanto diametralmente opposto agli insegnamenti di Gesù, fosse tutto questo e con Martin Lutero cominciò la Riforma Protestante. 

    Lutero era un monaco cattolico che sognava semplicemente che la chiesa tornasse all’origine del vangelo. Leggendo le scritture aveva evidenziato le contraddizioni della sua chiesa. Per tutta risposta fu scomunicato e così nacque il movimento protestante.

I cinque “sola” della Riforma sono:

Sola Scriptura (con la sola Bibbia);

Sola Fide (con la sola fede);

Sola gratia (con la sola grazia);

Solus Christus (soltanto Cristo);

Soli Deo Gloria (per la gloria di Dio solo).

    Queste espressioni possono essere raggruppate in questo modo: 

“Fondati sulla sola Scrittura, affermiamo che la giustificazione è per sola grazia, attraverso la sola fede, a causa di Cristo soltanto, e tutto alla sola gloria di Dio”.

    Il grido di Martin Lutero, e di altri come lui era, appunto, “Sola Scriptura”. In essenza una chiamata al ritorno agli insegnamenti delle scritture per risanare il corpo cristiano e mettere fine a quegli orrori. La storia che ne segue è complessa, e non abbiamo tempo e spazio per studiarla in dettaglio qui. Triste a dirsi, anche la riforma protestante non riportò i cristiani ad un ritorno a vivere il vangelo in semplicità ed amore. Le alleanze tra la chiesa cattolica o protestante con lo stato, non portarono buoni frutti. Anzi. Ad eccezione di alcuni sparuti gruppi, come gli Anabattisti, che presero una posizione di pace e non violenza, perché ne vedevano l’esempio in Gesù stesso nei vangeli, quello che ne risultò furono anni di orribili guerre religiose. 

    Il concetto di ritorno alle scritture era corretto. Vediamo però nella fede protestante un paradosso assurdo in cui, le Scritture stesse vengono a essere idolatrate. Si fallì così il bersaglio di comprendere la rottura che Gesù ha determinato fra il Nuovo e il Vecchio Testamento, continuando a mantenere un’impostazione rigida e assolutista che ostacolò quello che avrebbe dovuto essere un ritorno alla semplicità dei vangeli e al rapporto intimo a cui Gesù stesso chiama i suoi seguaci. 

    Ecco di nuovo un altro stralcio tratto dal  libro: “Ri-unione”. 

La Fine del Vecchio

 

    Se apriamo una qualunque Bibbia cristiana, noteremo che è divisa due parti: il Vecchio Testamento e il Nuovo Testamento. Testamento significa essenzialmente patto, che in questo caso si riferisce a un modo di vivere in relazione con Dio. Ciò ci fa comprendere quindi che la Bibbia è divisa in un vecchio e un nuovo modo di vivere. Benché ci sia una continuità, i due modi di vivere sono totalmente diversi. 

 

    Il vecchio modo di vivere, il Vecchio Testamento, è pre-Cristo. Descrive il patto di promessa e fiducia di Dio con l’umanità (fatto con Adamo e poi con Abramo). Si trasforma poi in un patto legislativo, con leggi da seguire e sacrifici da fare (attraverso Mosè). Il popolo era diventato duro di cuore e violento verso il prossimo e se stesso, quindi Dio intervenne con delle leggi per metterlo in riga, con dei rituali che lo aiutassero a focalizzarsi su ciò che era importante e con i sacrifici per aiutarlo a comprendere la gravità del loro peccato tanto da volgersi a Dio per ottenere perdono.

    Di solito quando i cristiani si riferiscono al “Vecchio Patto” non intendono il patto di intimità con Adamo, o il patto della promessa fatto a Noè, o il patto di fede con Abramo, ma il patto della legge stipulato con Mosè, con i suoi rituali e sacrifici che dominano la maggior parte del Vecchio Testamento e che era in piena voga ai tempi di Gesù.

 

    Con l’arrivo di Gesù, Dio inaugurò il nuovo patto – in altre parole, cambiò tutto. 

 

    Paolo, uno dei seguaci di Cristo del primo secolo, scrisse questo del contrasto fra il vecchio modo di operare della religione e la nuova via di Gesù: 

“Dicendo «un nuovo patto», egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire” 

(Ebrei 8:13). 

    Obsoleto? Passato di moda? Prossimo a scomparire? parole forti. (Sto prendendo in considerazione di tatuarmi Ebrei 8:13 sull’altro braccio). 

 

    Ecco un versetto del Nuovo Testamento che ci dice che il Vecchio Testamento è passato. Incredibile: una parte della Bibbia che dichiara “obsoleta” un’altra sua parte. 

    Non è una contraddizione; lo stesso vecchio patto contiene delle profezie sul futuro arrivo di un nuovo patto che avrebbe preso il posto del vecchio (es. Geremia 31:31-34). È un cambiamento voluto, pianificato e deliberato dello sviluppo della storia della spiritualità dell’uomo. Se credi che ci sia Dio dietro di tutto questo, è uno spostamento cosmico del modo in cui il nostro mondo opera. 

 

    Si può usare la parola vecchio in due modi: (1) che ha età, oppure (2) precedente. Se una tua amica ti dice: “Mi piace tanto il mio vecchio datore di lavoro”, potrebbe volere dire che gli piace lavorare per il suo attuale datore di lavoro, che fra le altre cose è anche anziano. Più probabilmente però, intende dire che gli manca lavorare per il suo precedente datore di lavoro. La parola greca che viene tradotta con “antico” in Ebrei 8:13, significa che è vecchio nel senso di qualcosa che è passato, inutilizzabile, non più attuabile. Come si direbbe di un vecchio fidanzato  o fidanzata: hanno fatto il loro tempo.

    Gesù quindi diventa il filtro, la chiave di lettura, attraverso cui leggere le scritture “Vecchio e Nuovo Testamento”. 

    Impariamo a conoscere Gesù attraverso le Scritture.

    

    Ora approfondiremo alcuni aspetti del fondamentalismo protestante senza entrare in tutti i dettagli della storia, soprattutto metteremo in risalto cosa possiamo imparare da loro e cosa invece la riforma potrebbe imparare da Gesù.

    

Cosa possiamo imparare dal protestantesimo?

    1. – L’enfasi sulla nuova vita che comincia da una nuova nascita.     

    Questo è un concetto molto importante di Gesù che troviamo nel vangelo di Giovanni 3.

    

    2. – La Bibbia è il nostro fondamento. 

    Uno dei mantra della Riforma protestante era: “Sola Scriptura!” Invece di seguire tutte le tradizioni della chiesa dovremo noi stessi indagare la Bibbia in un ambiente comunitario per cercare le risposte (ermeneutica comunitaria). In Efesini 2:20 Paolo ci dice: “edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.” I mormoni usano questo verso per dirci che loro sono gli unici che seguono l’insegnamento degli apostoli e dei loro profeti. Invece per i protestanti il fondamento è la Bibbia e non hanno bisogno di nuovi apostoli o profeti.

    3. – Gesù ci chiama ad una relazione, non ad una religione. 

    Molti protestanti lo insegnano anche se come abbiamo visto, molto spesso non lo vivono. Giovanni 17:3 “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.” “Conoscano te” è inteso in senso profondo, relazionale. Non come lo hanno tradotto i Testimoni di Geova “acquisire conoscenza di Te” che sembra soltanto un ricevere informazioni su Dio.

    Molti di noi possono studiare Gesù ma questo non significa entrare in relazione con Lui. La religione lavora dall’esterno (mettendo delle regole) per assicurarsi che le persone seguano la giusta via, mentre la relazione parte dal cambiare il nostro cuore per poi esteriorizzarsi. Con un cambiamento del nostro cuore anche la nostra etica e i nostri comportamenti cambieranno.

    In Galati 5 Paolo parla dei frutti dello Spirito dopo aver parlato delle opere della carne. La contrapposizione non è solo tra la carne e lo spirito ma anche tra le opere e i frutti. In Giovanni 15 ci dice che se vogliamo portare frutto dobbiamo rimanere nel tralcio: in Gesù, focalizzarci in Lui. La religione complica ciò che è semplice. In Romani 14 Paolo ci mette in guardia dal voler uniformare tutti con tradizioni e rituali umani o cose di natura personale che hanno a che fare con il mangiare, vestire, etc.

Cosa i protestanti possono imparare da Gesù?

    

    1. – Si dovrebbe cominciare a vivere ciò che si proclama. 

Altrimenti non si è altro che ipocriti. I protestanti diranno “amen”, ma mi chiedo quanto, e in questo caso includo anche noi, lo riteniamo importante. L’ipocrisia può essere un grande intralcio per il Regno di Dio. Ci sono altri due punti da migliorare che vorrei menzionare oltre a ciò che abbiamo già detto:

a) L’aggiungere oltre che alla Scrittura, la tradizione. I protestanti sono molto critici dei mormoni, dei Testimoni di Geova, dei cattolici, poiché aggiungono i loro libri alla Scrittura, ma anche i protestanti lo fanno e non dovrebbero. In Marco 7 e Matteo 15, si vede che Gesù confronta i farisei su qualcosa di specifico. I farisei erano i religiosi conservatori di quei tempi, molto dediti all’Antico Testamento. Gente di Dio, dedicata al libro di Dio, ma il problema era che aggiungevano quella che era chiamata “la tradizione degli anziani”. Cos’era? Era una tradizione orale che includeva la Torà, diverse leggi oltre quelle bibliche e degli insegnamenti rabbinici tramandati di generazione in generazione. Dette leggi alla fine ostacolavano il principio che Dio voleva insegnare. In Matteo 15:3 Gesù rispose ai farisei: “Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?” La tradizione orale degli anziani eventualmente fu codificata e trascritta nella Mishnah. Queste tradizioni avevano un potere legalistico e distruttivo sulle persone. Quando una persona si unisce alla nostra comunità di fede non le diciamo: “se ti converti a Cristo sarai santo, ed essere santo significa tagliarsi la barba, i capelli, vestirsi meglio, lavarsi i denti, etc.” Spesso si hanno delle aspettative, le aspettative della tradizione degli anziani. Stiamo molto attenti a questo. Chiedi a te stesso, quali sono le piccole cose ma significative che hanno importanza per te per essere un cristiano? Sono questioni bibliche o più di moda o di stile?

b) L’enfasi sull’esteriorità. Gesù fece il contrario. Lui dava più importanza a cambiare il cuore delle persone, fatto che poi si manifestava in un cambiamento esteriore. I soli segni esteriori che Gesù ha dato alla chiesa sono il battesimo – simbolismo di una nuova vita in Cristo – e la Comunione o “La Santa Cena” che simboleggia il Pane di vita che è stato spezzato affinché noi avessimo vita.

    2. – Essere “santo” o seguire un processo di santificazione non 

    significa essere perfetti, non fare sbagli o non avere dei dubbi. 

Ad esempio, si insegna che avere dubbi è sbagliato, ma non penso che sia così. Io metto sempre e costantemente in discussione la mia fede. Non posso pensare che ogni cosa in cui credo sia sempre e necessariamente la verità. Credo nelle verità delle Scritture e cerco di fare del mio meglio per capirle e viverle giorno per giorno, ma devo anche essere umile ed ammettere che potrei sbagliarmi e quindi umilmente chiedermi dove devo crescere e cosa devo imparare. Questa è una cosa che mi sento di dire ai miei fratelli protestanti fondamentalisti; questa è un’area dove dovrebbero tornare alle Scritture. C’è questa idea tra i protestanti secondo la quale se vuoi essere vicino a Gesù devi essere ligio ai dogmi e alle regole. A volte si diventa ossessivi nel cercare di esserlo.

    Si può bere del vino? Sappiamo ciò che dice la Bibbia (che va bene in moderazione); ma vogliamo una regola…invece di qualcosa di relazionale da valutare caso per caso.

    Si può fumare? Certo che c’è un principio anche qui, e cioè che se il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo dovremo preservarlo, ma non se ne può fare una regola. Invece di mettere in risalto il principio mettiamo delle regole; cominciamo dall’esterno invece che dal nostro cuore.

    Così i credenti dicono: non si può bere, né fumare…ma, allora va bene mangiare troppo? Va bene andare al cinema o guardare i film? Va bene andare a fare shopping di domenica? Va bene celebrare Halloween anche se è una festa pagana? Va bene celebrare il Natale? Va bene giocare a carte? Va bene giocare a tombola? Va bene indossare dei jeans o il cappello se uno va in chiesa? Va bene portare il velo in chiesa? Avere capelli lunghi per gli uomini o corti per le donne? Va bene suonare l’organo in chiesa o battere le mani? Suonare degli strumenti? Alzare le mani? Ci è permesso ascoltare musica rock e se è musica rock cristiana cambia la situazione? Si può ascoltare musica country? Si può ballare?

    I cristiani fondamentalisti associano l’essere conservatori con l’essere vicini a Dio. E’ il loro motto. Io invece rifiuto il sistema chiesastico che ti indica la via giusta per essere vicino a Dio. Caso per caso con la Bibbia in mano si stabiliscono principi, non regole. Anche Gesù, per i giusti motivi, a volte era conservatore. Guarda il sermone della montagna, Ci dice che se uno pensa che sia solo sbagliato uccidere, Gesù ci indica che è sbagliato anche insultare. Sulle questioni interne del cuore Gesù è molto conservatore. Penso che i farisei nel sermone della montagna siano rimasti molto confusi, perché ascoltandolo avranno pensato: “Questo è uno di noi!” Ma quando la questione di cui si parlava non riguardava l’interiorità ma l’esteriorità Gesù era molto liberale, anzi, irreligioso, dissacrando le loro tradizioni.

    Cos’è la santità? E’ essere conservatori e mantenere una serie di regole? La santità è assomigliare sempre di più a Gesù ogni giorno. Se vuoi sapere com’è, prendi i Vangeli e studia come Gesù si comportava.

   

    3. – La chiesa come corpo è importante così come ogni singolo 

    componente.

Nell’occidente sembra che siamo influenzati molto dall’individualismo. Prendiamo questi versi: 2 Corinzi 3:2,3 dove parla di ritrovarsi insieme per essere il corpo di Cristo e la lettera di Cristo. Romani 12:1 ci dice di preservare i nostri corpi (al plurale). Quindi, in un contesto comunitario si cresce in quanto siamo “costretti” ad imparare ad amare. Certo, se non stiamo con nessuno e non frequentiamo nessuno magari non litighiamo, ma non abbiamo nemmeno la possibilità d’imparare ad amare. E’ nelle relazioni che si cresce. Se interpretiamo le cose solo individualmente ci perdiamo la bellezza di tanti miracoli che possono accadere. Quando una persona cambia in Cristo anche le persone intorno cambiano in meglio. Questo per dire che abbiamo bisogno l’uno dell’altro. L’apostolo Giovanni ci dice che dall’amore che avremo gli uni per gli altri, le persone riconosceranno che siamo Suoi discepoli.

    

    4. – Non c’è niente di più sbagliato che considerare una 

    nazione  “cristiana”. 

Nell’Antico Testamento esisteva il concetto della “nazione geografica del Regno di Dio”, ma con il Nuovo Testamento Gesù ci fa capire che il Suo Regno è spirituale, appartenente a tutti coloro che Lo amano in spirito e verità. Particolarmente in America invece, i protestanti fondamentalisti affermano con grande enfasi: “La nazione deve tornare a Dio!” Il Canada, gli USA e il Regno Unito non sono mai state né in passato né ora nazioni cristiane. Gli stati nella storia, compresi quelli europei, spesso si sono impossessati del nome di Dio o di Cristo per i loro propri scopi di conquista. Dio non vuole convertire una nazione, vuole la gente, una famiglia. Non è interessato a località geografiche ma all’amore e al cuore delle persone. Purtroppo, spesso i cristiani insegnano più la cultura e la nazionalità che non Cristo, così il cristianesimo diventa la religione occidentale legata alla nazionalità ed alla cultura. Un concetto opposto a quello che ha insegnato Cristo.

    5. – Non dovremmo istituzionalizzare quello che è relazionale. 

Possiamo avere dei buoni strumenti per presentare il vangelo ma se diventiamo dipendenti da questo sistema sbagliamo. Ad esempio, avere devozioni quotidiane è una cosa buona ma se diventa una regola od una routine, un qualcosa che non vuoi necessariamente ma che devi fare per far parte del club della chiesa o della comunità, allora diventa una forzatura.

    Se sei sposato non parli tutti giorni con la tua sposa perché devi, ma costruisci una relazione, nella quale ci parli il più possibile perché te lo senti.

    6. – Per i nostri fratelli protestanti. Basta di essere così negativi. 

“Che la gioia del Signore sia la nostra forza” (Neemia 8:10). Il Regno di Dio non è una questione di “mangiare e bere” ma di amore, gioia e giustizia nel Signore, così dovremo sempre avere qualcosa da gioire e celebrare. Purtroppo spesso ci si focalizza sul negativo. A volte possono essere i comunisti o minacce politiche, oppure i cristiani liberali o il fatto che non si preghi più nelle scuole, etc. Dio è ovunque, non ha bisogno di un’istituzione o di un governo per farsi conoscere. Smettiamo di lamentarci di queste cose e invece cerchiamo di diventare il “sale della terra”.

   un po’ di spazio alle domande e risposte:

    Hai dei dubbi parziali riguardo la tua fede?

Io dubito ogni cosa della mia fede e cerco di mettermi in discussione. Penso che il dubbio non equivalga a non credere, e talvolta può essere necessario per crescere, per avere un atteggiamento umile e capire che non siamo i detentori della verità al cento per cento. Seguiamo la verità, ma in noi possono esserci delle dottrine sbagliate o delle eresie che potrebbero portarci a non essere totalmente nel giusto in tutto e per tutto.   Ogni volta che dubito mi dò la possibilità di fare delle scelte: vivere per me stesso o per Cristo, credere o non credere, crescere o rimanere fermo, fare una scelta di fede o no. Io penso che la fede consista nella scelta che uno fa, non nei pensieri che possa avere. 

    

    Come può liberarsi una persona se intrappolata in una religione?

Nella lettera ai Galati nella Bibbia, delle persone pagane che diventarono cristiane, ricevettero una visita di giudei convertitosi al cristianesimo che volevano che si osservassero anche le leggi mosaiche e che quindi si ritornasse alla religione. L’apostolo Paolo l’avvertì che stavano tornando verso la schiavitù. Liberarsi, essere liberi non è un processo che succede una volta sola nella tua vita. Può accadere come ai galati che ci imprigioniamo di nuovo sotto il giogo della religione. Per evitarlo è importante chiedersi costantemente se quello che facciamo è quello che ci guida a fare Gesù o quello che la religione ci porta a fare.

    

    Qual è la differenza tra opere e frutti?

Giudicare gli altri non è affare nostro, ma per crescere nella nostra vita personale ci dovremmo chiedere qual è la nostra motivazione. Siamo motivati dalla persona di Gesù, dalla relazione personale e dall’amore che abbiamo per Lui o invece dal desiderio di dare l’apparenza d’essere persone amorevoli? L’apostolo Paolo ci dà la risposta in 1 Corinzi 13. Posso fare e dare tutte queste cose, ma se non ho amore (una relazione interpersonale), tutto questo è senza valore.

    Perciò è importante rigettare lo spirito religioso a favore dell’amore e della nostra relazione con Cristo. 

“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 

Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.

Matteo 11:28-30: