TERZA PARTE

Gesù aveva incontri inappropriati con amiche e donne che lo seguivano e parlava con loro con inconsueta familiarità. Nel vangelo di Luca capitolo 7 c’è la storia di una donna conosciuta da tutti gli uomini lì presenti, una donna con fama di peccatrice nei cerchi religiosi, quindi era probabilmente una prostituta. I commentatori biblici concordano sul fatto che non c’erano occupazioni lavorative per le donne nell’ambito del commercio o altri ambienti del genere a meno che una non lavorasse nell’ambito della prostituzione.
Fu una situazione imbarazzante, Gesù si trovava a cena a casa di certi personaggi religiosi che li stavano dando finalmente una possibilità. La cena venne interrotta dall’arrivo di una prostituta; cosa fece questa donna? La situazione era piuttosto scomoda in quanto lei si avvicinò a Gesù con molta familiarità, come già lo conoscesse. Pensate! Uno si trova lì a casa dei religiosi cercando di dare una buona impressione di se e arriva la prostituta della città e dice “Eccoti Gesù. Ti stavo cercando!” Se Gesù fosse stato una persona religiosa la sua tentazione sarebbe stata quella di preoccuparsi della propria immagine e avrebbe cercato di evitare l’apparenza del male, cercando di scusarsi dicendo: “Signori, non fraintendete, non è certo ciò che pensate. Non la conosco, ci sta che abbia sentito i miei insegnamenti. Questa donna che sembra trovare conforto standomi vicina fisicamente in realtà è stata benedetta dai miei insegnamenti e ministero…” A Gesù non importava nulla, i religiosi erano liberi di pensare ciò che volevano. Lui si focalizzò su quella donna e si relazionò con lei rispondendo al suo bisogno d’amore.
Luca 7:36 dice che lei iniziò a toccare ed accarezzare i suoi piedi. Ricordate che qualsiasi tipo di tocco in pubblico veniva considerato inappropriato. Per di più si sciolse i capelli ed iniziò ad asciugare i suoi piedi dopo averli bagnati con le sue lacrime. In quei tempi sciogliersi i capelli era contro il protocollo, le donne non dovevano assolutamente farlo in pubblico. I capelli venivano considerati come un arma sessuale che le donne potevano utilizzare per attirare gli uomini, qualcosa che alcune donne facevano con quel proposito specifico, tipo le prostitute.  Cerchiamo d’immaginarlo, se accadesse ora sarebbe una cosa piuttosto imbarazzante anche oggi. Comportarsi in quel modo non faceva parte di nessuna tradizione, anzi, era un’azione considerata totalmente tabù, un’azione di contatto fisico intimo. Per di più, Gesù secondo la mentalità di quei giorni stava diventando impuro.
La donna versò anche del profumo sopra i suoi piedi. La maggior parte delle donne non si poteva permettere del profumo in quei giorni, le prostitute di solito lo acquistavano come parte dei loro attrezzi di lavoro. Il profumo veniva venduto mescolato con l’olio, una sorte d’olio fragrante, olio che spesso veniva utilizzato per massaggiare gli uomini. Quanti uomini avrà massaggiato con quello stesso olio? Quindi anche l’olio stesso veniva considerato come una cosa ripugnante agli occhi dei religiosi. Gesù invece permise a questa donna di dimostrare il suo amore nel modo in cui lei riusciva ad esprimerlo.
Simone il fariseo, il proprietario di casa guardando questa scena dedusse in primo luogo che era sbagliato che quella donna si trovasse lì e che Gesù da come si comportava non poteva essere un profeta. Era una situazione imbarazzante piena di fraintendimenti di natura sessuale. Gesù reagì raccontando a Simone una storia che parlava di due peccatori; uno consapevole del fatto di essere un grande peccatore o di avere un grande debito ed un altro che ne aveva solo pochi di debiti. In altre parole, mise la donna peccatrice e i farisei sullo stesso livello, entrambi bisognosi della stessa cura. Simone il fariseo non capì, la donna invece sì. Lo zelo religioso è uno svantaggio spirituale, invece lo zelo spirituale cioè: la fame di Cristo e quello che Lui rappresenta, l’amore e il relazionarsi con gli altri, la verità e l’onestà è un vantaggio. Lo zelo religioso riguarda l’essere preoccupato dalle apparenze, dall’osservanza eccessiva delle regole e dall’essere “santi”. Significa abbracciare una mentalità d’isolamento dal resto delle persone e ciò rappresenta un inciampo. Gesù in Matteo 23 e l’apostolo Paolo in Romani 10 menzionano che lo zelo religioso dei farisei li accecava e non riuscivano a vedere le verità che Gesù stava predicando.
Tornando alla storia, Gesù diede fine alla serata con un scandalo ancora più grosso: perdonò i peccati della donna senza l’offerta di un sacrificio. Un concetto nuovo e blasfemo per la mentalità di quei tempi dove per i perdono dei peccati bisognava passare dal sistema religioso del tempio.
Oggi non abbiamo più bisogno né del tempio né di un sacrificio né di un intermediario per ricevere il perdono perché Gesù incarna tutto questo. Basta ammettere e riconoscere il nostro peccato. Gesù diede l’esempio dei due peccatori, il primo diceva: “sono religioso, sono una persona brava e buona, non mi insultare con il concetto del fallimento o del peccato o del inadeguatezza. Sono anni che mi sforzo di essere molto religioso per poter riuscire a sentirmi a posto. Mi sento bene con me stesso, la mia autostima è alta, non ho bisogno di sentir parlare dei miei peccati.” L’altro peccatore si esprimeva così: “Io sono un disastro senza di Te Gesù, ho bisogno di Te. Sono molto consapevole delle mie proprie mancanze e fallimenti e non incolpo nessun altro se non me stesso.” Quest’ultimo ricevette il perdono.

Domande e risposte

Se Gesù poteva stare insieme ad altre donne in modi che sembravano scandalosi, è un conto. Se facciamo come Gesù e lavoriamo anche noi in stretto contatto uomini e donne insieme, non credi che a parte nel dare l’apparenza del male si creerebbe anche una vera pietra d’inciampo sessuale tra di noi?

Posso rispondere che non si tratta di evitare l’apparenza del male ma che piuttosto dovremmo evitare il male stesso e voi dovrete valutare la vostra situazione caso per caso per vedere come agire tenendo in mente i principi da applicare. Per esempio, uno conoscendosi, se sa che è la sua debolezza, farebbe meglio a stare lontano da una certa persona del sesso opposto se sa di non poter reggere la tentazione, non con l’intenzione di non dare l’apparenza del male ma perché uno sa di non riuscire. Il principio d’applicare qui ci viene dato da Gesù quando dice che “se la tua mano è causa di tentazione, sarebbe meglio che tu te la tagli piuttosto che cadere nella tentazione” o “se il tuo occhio è causa di tentazione, toglietelo, etc.”, Gesù ci chiede di appartarci in modo radicale dalla tentazione. Questi principi vanno applicati individualmente caso per caso, cercando di vivere la verità che Gesù ci mostra in modo personale. Dovremo imparare ad essere onesti con noi stessi ed a metterci dei limiti quando necessario tenendo conto della realtà sulla base dei principi della verità e dell’amore piuttosto che preoccuparci della nostra apparenza.
Forse alcuni hanno il bisogno d’incontrare Gesù al pozzo; altri invece d’imparare dalla donna peccatrice, ad ammettere le nostre mancanze senza incolpare gli altri. Chiedetevi questo: “Chi sto incolpando per le mie mancanze quando qualcosa non va nella mia vita?” Non dico che queste persone non abbiano delle colpe e ci sta che voi siate delle vittime, tutti quanti noi a volte siamo dei carnefici e a volte siamo delle vittime. Secondo Gesù però, cresciamo veramente quando non diamo enfasi alla nostra vittimizzazione ma piuttosto alle nostre proprie mancanze, alle cose per cui abbiamo bisogno di perdono e dalle quali abbiamo bisogno di essere liberati per poter andare avanti.
Incolpiamo i nostri genitori per averci soffocato o per essere stati troppo distanti? I nostri figli per essere stati troppo ribelli? Incolpiamo i nostri coniugi per essere troppo indaffarati con il lavoro o il nostro ex per essersi coinvolto con un altro o un’altra? Il nostro professore per essere troppo inflessibile? Il vostro compagno di studi per essere troppo inaffidabile? Il tuo capo per essere troppo esigente? I vostri dipendenti per essere troppo pigri? Il vostro cane perché richiede troppa attenzione?
C’è una scelta illimitata di libri che parlano dicendo “Tu hai avuto una vita difficile, noi ti aiuteremo a capire l’atteggiamento che dovresti avere nei confronti delle persone che ti hanno fatto del male.” Capisco che ci sono dei momenti nella nostra vita dove fare una cosa del genere fa bene. Seguire quei consigli serve per imparare ad affrontare la situazione e superarla, non per vivere l’intera esistenza in quel modo. Bisogna attraversare quel processo se è necessario ma Gesù ci chiede invece di ammettere i nostri propri errori per poter ottenere il perdono. 1 Giovanni 1:8-10 “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.” La scelta sta nel scegliere Gesù o no. Gesù è Colui al quale rivolgersi quando abbiamo bisogno di essere perdonati.

Ultimo pensiero: come ha fatto la donna peccatrice a sapere che era stata davvero perdonata? Gesù glielo ha detto! Tutto lì, lei non ebbe un’esperienza esistenziale particolare, un sentimento melodrammatico o una manifestazione fisica, ricevette soltanto la parola di Gesù e basta. Quando andò via sapeva di essere stata perdonata semplicemente perché si fidava di Cristo. Se anche noi riusciamo a fidarci di Gesù in quel modo, scommetto che sarebbe qualcosa di fenomenale! Non è necessario “sentire” qualcosa come conferma della promessa di Cristo. Noi chiediamo, confessiamo e riceviamo per fede.
Preghiamo: Padre Celeste, sono sicuro che tanti di noi in diversi momenti della nostra vita ci sentiamo come se fossimo dei reietti lontani dalla Tua presenza. Non ci sentiamo abbastanza belli, magri, alti, bassi o intelligenti e pensiamo di non essere degni.
Forse siamo ben accetti dal resto della società e tutti pensano che siamo popolari, meravigliosi ma ciò non significa che ci sentiamo davvero in quel modo. Forse abbiamo degli scheletri nel nostro armadio, segreti che teniamo per noi, cose che cerchiamo di reprimere, seppellire ed ignorare per sentirci a posto con noi stessi. Ti chiedo che Tu ci riempia di coraggio per ammettere i nostri errori, non gli errori che gli altri hanno fatto nei nostri confronti ma le nostre proprie mancanze. Aiutaci a portarli al Tuo cospetto. Aiutaci a ricevere questo perdono e a gioire in esso perché ci fidiamo che ci hai davvero perdonato perché abbiamo confessato i nostri peccati. Tiraci su e portaci in braccio se necessario, aiutaci a vivere bene questo processo della nostra vita. Aiutaci a non resistere ma a lasciare che il Tuo Spirito lavori in noi. Nel nome di Gesù, amen.