SECONDA PARTE

Il terzo scandalo consistette nel fatto che Gesù ebbe degli incontri inappropriati. In Giovanni 4 leggiamo che Gesù stava viaggiando dalla Giudea verso la Galilea e dovette attraversare la Samaria dove ebbe un incontro con una donna samaritana. Lo sviluppo di questa storia fu particolarmente scioccante per i Suoi discepoli e anche per chiunque leggesse questo racconto in quei giorni. La donna con cui parlò in questo passo era un reietto della società, una persona emarginata; anzitutto perché era donna. Alle donne non li era permesso imparare la Torà perciò, avere l’opportunità di parlare con l’Autore in persona fu qualcosa d’incredibile. Lei era samaritana, una persona emarginata dagli ebrei a causa della sua nazionalità. Il Messia degli ebrei era un personaggio con il quale lei non poteva neanche sognare di poter dialogare o sostenere qualsiasi tipo di colloquio. Invece Gesù si assicurò di darle un’occasione.
I samaritani e gli ebrei si odiavano e si comportavano in modi terribilmente ostili tra di loro. I samaritani avevano accettato il matrimonio tra loro e popoli diversi e per questa ragione gli ebrei li consideravano mezzosangue. I samaritani si aggrappavano alle loro radici ebraiche, credevano allo stesso Dio e leggevano le stesse scritture. Dopo l’esilio da Israele gli ebrei tornarono alla loro terra per ricostruire il tempio e i samaritani vollero partecipare anche loro nella ricostruzione ma gli ebrei rifiutarono il loro aiuto. I samaritani da quel giorno vennero emarginati dagli ebrei e non li fu permesso adorare nel tempio; questo fu il motivo per cui costruirono un altro tempio in cima ad un monte dove poter adorare, una seconda opzione visto che avrebbero preferito adorare in Gerusalemme.
Gli ebrei si arrabbiarono ancora di più con loro a causa di quel secondo tempio e il re di Giuda lo distrusse 150 anni prima. Le rovine si trovavano ancora lì nei giorni di Gesù ed ecco perché la donna parlò in tempo passato quando disse che loro tempo fa adoravano Dio nel tempio sul monte. Tutto quello che avevano cercato di fare per adorare Dio li era stato tolto. A continuazione leggerò alcune citazioni rabbiniche di quei giorni: “Colui che divide il pane con un samaritano è simile a qualcuno che si nutre di carne di maiale”. “Nessun samaritano può diventare proselito”. Cioè, anche se un samaritano desiderava diventare ebreo non avrebbe avuto la possibilità di farlo.
Lo storico Tito Flavio Giuseppe raccontò che molti ebrei attraversavano la Samaria quando avevano fretta perché era il modo più veloce per raggiungere le loro destinazioni. Mentre gli ebrei religiosi o devoti preferivano percorrere la via assai più lunga che confinava la Samaria per evitarla totalmente. Gesù percorse il tragitto più lungo in diverse occasioni perché doveva visitare delle persone ma questa volta dovette passare attraverso la Samaria come descritto in Giovanni 4.

La donna samaritana era un reietto della sua propria comunità perché si avvicinò al pozzo a mezzogiorno, la sesta ora. Le donne non andavano a prendere l’acqua a quell’ora. Loro andavano tutte insieme, di solito presto al mattino o alla sera sul tardi. Lei invece era da sola e aveva aspettato che tutte le altre donne avessero finito prima di avvicinarsi al pozzo. E’ ovvio che la sua comunità non avesse imparato la differenza tra l’accettare e l’accogliere e questa è una delle lezioni che Gesù insegna. E’ importantissimo capirlo bene perché se facciamo confusione tra questi concetti come spesso accade in ambienti religiosi, si rischia che quando qualcuno si comporta in modi che disapproviamo la nostra prima reazione è quella di ritirare la nostra accettazione verso quell’individuo. Spesso agiamo in quel modo perché pensiamo che accettarlo significherebbe che siamo d’accordo con il suo comportamento e ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra disapprovazione non accettandolo più nei nostri cerchi. Come ho appena spiegato, se confondiamo l’accettazione con l’accoglienza creiamo dei muri e delle barriere. Gesù non condannò ne giustificò i peccati. Cioè, mise in evidenza le cose che erano sbagliate senza condannare l’individuo. Nel caso della samaritana proseguì il discorso con lei in modo di farla sentire accettata nonostante Lui fosse d’accordo o meno con il suo modo di vivere. Questa è una lezione importante da imparare.
Ciò che meraviglia di questo passo è che Gesù parlò direttamente con lei. Lui ebreo si mise a parlare con una samaritana, un uomo da solo che si rapportava con una donna, un rabbino santo che dialogava con una peccatrice sessuale.
La prima cosa che Gesù fece fu chiederle da bere. Ricordate ciò che abbiamo imparato riguardo il rituale della purificazione dal punto di vista religioso nella cultura ebraica? Se uno toccava qualcuno o qualcosa d’impuro allora anche lui diveniva impuro. Gesù in questo caso fu disposto ad accettare da bere da un oggetto impuro toccato da una persona impura. Dal primo contatto con questa persona diventò subito impuro e se qualcuno dei religiosi avesse voluto accusarlo di essere un peccatore lo potrebbe aver fatto. Lui fece le cose alla luce del giorno. Per Lui le relazioni erano molto più importanti del cerimonialismo. Nessun rabbino avrebbe mai osato rivolgersi ad una donna in pubblico. Gli insegnamenti rabbinici dicevano che un rabbino non avrebbe dovuto parlare neanche con la propria moglie in pubblico per evitare che qualcuno pensasse male di loro se non sapesse che detta donna fosse la loro moglie. Un rabbino doveva in ogni modo evitare l’apparenza del male. Gesù spesso metteva da parte i costumi e le tradizioni preferendo dimostrare compassione.
Dal punto di vista della donna sappiamo che lei aveva un passato sessuale discutibile, era una persona che aveva avuto diversi uomini nella sua vita. In quel momento si trovava davanti ad una persona del sesso opposto che normalmente non le avrebbe mai parlato a causa di tutte le motivazioni che abbiamo appena elencato. Invece quel uomo le stava chiedendo da bere. Può darsi che lei abbia considerato che Gesù ci stesse provando visto che erano da soli e replicò alla richiesta di Gesù dicendo: “Come mai, pur essendo giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?” Si trovavano al pozzo ed entrambi conoscevano bene la storia. Tanti personaggi avevano incontrato le loro mogli al pozzo, Abramo, Isacco e Mosè per citarne alcuni. Il pozzo era il posto dove le donne andavano a prendere l’acqua, perciò se un uomo si avvicinava ad un pozzo significava che andasse a cercare una donna. Se te eri il “cacciatore” allora andavi al pozzo all’ora giusta a dare un’occhiata alle ragazze. Gesù si trovava al pozzo all’ora sbagliata sapendo che chiunque si presentasse a quell’ora sarebbe stata una donna inappropriata, un reietto della società. Lei aveva la reputazione di essere una donna promiscua e Lui nonostante ciò diede inizio ad un dialogo con lei. E’ certo che per la prima parte di questa conversazione la donna immaginò che Gesù fosse uno dei tanti che le facevano la corte per vedere a che punto potessero arrivare con lei.
Gesù le offrì “l’acqua viva” facendo riferimento a Levitico 15, passo che parla dell’unico tipo d’acqua in grado di purificare dalle impurità religiose. Gesù le disse che Lui le avrebbe dato l’acqua viva che l’avrebbe purificata dall’interno del suo essere. L’acqua aveva molti simbolismi in quei giorni. Quindi, il pozzo non rappresentava soltanto un posto romantico. Isaia 12:3 “Con esultanza di sicuro attingerete acqua alle sorgenti della salvezza”. “Sorgenti” in questo caso significa anche “pozzo”, il pozzo era una rappresentanza metaforica della vita. In Geremia 2:13 leggiamo “‘perché ci sono due cose cattive che il mio popolo ha fatto: Hanno lasciato perfino me, la fonte d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne rotte, che non possono contenere acqua’.” Israele non stava andando al pozzo giusto per avere la vita ma si dirigeva verso altre fonti, cisterne rotte. Le “cisterne rotte” nei nostri giorni potrebbero significare la nostra sessualità, i soldi, la manipolazione, il controllo, l’andare dietro la conoscenza e basta, l’amore esagerato verso lo sport o i gadget o qualsiasi altra cosa del genere. Gesù prese il concetto vecchio testamentale della salvezza rappresentata dall’acqua viva illustrando il Suo desiderio d’impiantarlo all’interno del cuore delle persone. Più tardi nel Vangelo di Giovanni Gesù disse che l’acqua viva è lo Spirito Santo e Giovanni Battista disse che Colui che sarebbe venuto dopo di lui avrebbe battezzato non solo nell’acqua ma nello Spirito Santo e il fuoco.
Gesù disse alla samaritana che desiderava che lei fosse immersa nello Spirito Santo, nell’acqua vivente e che quest’acqua l’avvolgesse e fosse inserita dentro di lei. In Giovanni 4:15 la donna rispose dicendo di desiderare quell’acqua e Gesù acconsentì ma le chiese di andare a chiamare il suo marito. Lui disse, “Sei sposata?” Lei rispose di no, volendo dare l’impressione d’essere libera. Gesù a seguito le disse i dettagli della sua vita personale e che sapeva che lei stesse convivendo con un uomo. Una situazione piuttosto imbarazzante. La donna disse: “Vedo che sei un profeta, mi hai appena raccontato tutto su di me, perciò, cambiamo tema e parliamo di qualcosa che abbia a che fare con la religione”. Si lanciò subito in un altro discorso e disse a Gesù in Giovanni 4:20 ” I nostri antenati hanno adorato su questo monte; ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove si deve adorare”. In quei giorni c’era molta ostilità di natura politica, economica e religiosa tra gli ebrei e i samaritani.
Notate che Gesù non ha spinto ne continuato a parlare con lei riguardo i suoi fallimenti. Una volta messo in chiaro che sapeva tutto di lei, Gesù le fece sapere che l’accettava nonostante il suo passato. Si dimostrò disponibile a coinvolgersi con lei a livello d’amicizia e sostennero un dialogo comunicando in modo spirituale e onesto. Una esperienza unica per quella donna abituata ad essere respinta, insultata o corteggiata. Gesù desiderava comunicarle che era possibile conoscerla e volerle bene lo stesso. Molte delle nostre relazioni sopravvivono perché gli altri non sanno tutto su di noi. In un certo modo siamo molto come questa donna, e tante delle nostre relazioni perfino nei matrimoni, nelle nostre amicizie, al lavoro con i colleghi, etc. vanno avanti e funzionano non in base a quello che sappiamo gli uni riguardo gli altri ma su quello che non sanno su di noi. Esiste Qualcuno nell’universo che ci conosce a fondo e ci ama lo stesso; Lui ci ha donato la “Grazia”. Gesù offrì questa grazia a tutti; tanti peccatori e reietti della società li andavano dietro. Dopo questo incontro lei lasciò la sua brocca e andò a raccontarlo a tutti. Metà del villaggio andò incontro a Gesù e vollero conoscerlo meglio.
Se non sai come si fa ad iniziare a parlare di Gesù ad un’altra persona comincia a parlare della tua propria esperienza personale come fece la samaritana. Lei andò al suo villaggio e raccontò a tutti di aver conosciuto un uomo che le disse tutte le cose che avesse fatto. I samaritani avevano il loro proprio termine per la parola “messia”, lo chiamavano “Taheb”, “Il rivelatore”. Per lei, Gesù era il rivelatore che aveva svelato il suo passato, “il Taheb, è qui!!” Cristo in questa occasione parlò il loro linguaggio. Lei fece come Filippo nel libro di Giovanni e portò altri a vedere Gesù. Non c’è bisogno di un’alta preparazione teologica per iniziare il processo di raccontare agli altri la nostra propria esperienza personale e di come Gesù di Nazareth stia influenzando la nostra vita e di ciò che stiamo imparando; è qualcosa che possiamo condividere con gli altri tranquillamente. Non dobbiamo predicare degli assoluti biblici ma semplicemente parlare della nostra propria esperienza personale, non ci sono scuse perché chiunque è in grado di farlo.