RIFLESSIONI SUI TESTIMONI DI GEOVA

 

I Testimoni di Geova sono una setta? Come rispondere a questa domanda?  Questo dipende dalla nostra definizione del termine “setta”. Dal punto di vista sociologico una setta è quell’organizzazione ideologica tenuta insieme da relazioni carismatiche e richiedente un impegno totalitario. Altri definirebbero una setta tutto ciò che non è ortodosso dal punto di vista teologico. I pentecostali, i metodisti, i mennoniti e gli stessi primi cristiani furono chiamati “setta” ai loro inizi. Perciò è solo la linea teologica non ortodossa del movimento che la fa essere una setta?  Qual è la differenza tra setta e religione? Perché non sono chiamate “religioni alternative”? Come mai il termine “setta” sembra essere così denigratorio? Esistono dei gruppi che potrebbero essere classificati in quella categoria per motivi validi?

     Il semplice fatto di non essere allineati teologicamente non basta per essere una “setta”, perché esiste una grandissima varietà di religioni nel mondo e chi è in grado di definire quale gruppo religioso sia una setta e quale non lo sia? Oggi giorno invece si usa sempre di più il termine “setta” per definire quei gruppi che usano tecniche manipolatrici per raggiungere i loro scopi. In altre parole, la differenza tra “setta” e “religione” è che un gruppo religioso appartenente a una religione valida mette in chiaro sin dall’inizio chi sono e quali sono i loro obiettivi.   

     Una setta invece tende a seguire la premessa “il fine giustifica i mezzi”. Un’avvertenza molto importante. Anche noi potremmo diventare una setta se non stiamo attenti. A volte noi cristiani tendiamo a velare la verità o ad utilizzare tecniche di manipolazione nei nostri servizi religiosi o in altri modi con l’intento di far scaturire negli altri una decisione a nostro favore. Lo sappiamo bene che a volte è proprio così e ciò significa che in quei casi anche noi ci stiamo comportando come una setta. 

     Forse il termine “setta” viene anche utilizzato come aggettivo quando accusiamo di essere “settari” altri gruppi che non la pensano come noi. Abbiamo da imparare dai nostri amici Testimoni di Geova, ma credo che anche loro abbiano tanto da imparare dagli insegnamenti puri e semplici di Cristo. Qualora ci trovassimo d’accordo nel definirli una setta, come cristiani, comunque, dovremmo comunque studiare la loro teologia per capire cosa possiamo imparare da loro e rispettarli e amarli come ci insegna Gesù. Ricordate che loro studiano molto quello in cui noi crediamo e in questo modo imparano come comunicare con noi. Il loro movimento è pressoché raddoppiato nel giro di un decennio grazie alla condivisione della loro fede.

     Comunque, la questione più importante non è stabilire se sono una setta o meno, ma se il loro messaggio è veritiero.  E’ la stessa domanda che ci stiamo ponendo di fronte ad ogni religione mondiale che approfondiamo. 

Prima dei Testimoni di Geova

I Testimoni di Geova sono i seguaci moderni dell’arianesimo (Ario 256 – 336 d.C.). Questa dottrina fu condannata come eretica dopo il primo concilio di Nicea nel 325 d.C. in cui i vescovi cristiani si radunarono per raggiungere l’unità dogmatica. Ario non sosteneva il credo della Trinità, per lui, Gesù era un essere creato con attributi divini ma non era Dio. 

     A parte la loro posizione sulla dottrina della Trinità che è la più grande differenza, ce ne sono tante altre; ad esempio, l’Eucaristia o Santa Cena. I Testimoni di Geova scelgono di non considerare il comandamento che ci ha dato Gesù di mangiare il pane e bere il vino in memoria di Lui come spiegato nella prima lettera ai Corinzi 11 dove l’apostolo Paolo riporta alla memoria le parole di Gesù. 

     Nel vangelo di Matteo capitolo 26 Gesù disse: “Prendete e mangiatene tutti” e nella prima lettera ai Corinzi al capitolo 11 continua dicendo: “fate questo in memoria di Me”. I Testimoni di Geova sostengono che prenderne è un’offesa al Signore perché è un privilegio riservato ai 144.000 prescelti di cui parla il libro dell’Apocalisse nel capitolo 7 e 19. I 144.000 sono i nati di nuovo, i prescelti a vivere un’esistenza celeste, figli e figlie di Dio, parte del corpo di Cristo, e gli unici, secondo la dottrina dei Testimoni di Geova, che hanno la possibilità di partecipare alla Santa Cena. La possibilità di diventare uno dei 144.000 prescelti finì nel 1935 quando si raggiunse il numero. Ora i Testimoni di Geova sono più di 144.000 per cui a tutti i seguaci non resta altro che far parte della grande moltitudine che ha la speranza di vivere il Paradiso qui sulla terra. 

     Chi fa parte dei Testimoni di Geova oggi giorno non può partecipare a numerosi momenti di condivisione nella loro chiesa. Un punto da evidenziare è che in tutta la Bibbia non c’è scrittura alcuna che confermi il creare due classi di credenti: chi ha la possibilità di partecipare a tutto e chi no.  Possiamo vedere quanto sia pericoloso questo modo di vedere le cose. Non importa se si tratta di una setta, religione o di un sistema alternativo di fede; è un avvertimento valido per chiunque si aggrappi a uno schema, scegliendo d’ignorare le Scritture per aderire ad altri insegnamenti come quelli sostenuti da un profeta, un’organizzazione o una rivelazione. Si ignorano i semplici insegnamenti di Gesù per scegliere di aderire ad una teologia insegnata da una società religiosa.

     L’apostolo Paolo scrisse un messaggio che parla molto forte ai testimoni di Geova, nonché a tutti coloro che si sentono devoti e giusti nel rispettare i precetti religiosi. La lettera ai Romani 10:1 dice: 

“Fratelli, il desiderio del mio cuore e la preghiera che rivolgo a Dio per Israele è per la sua salvezza. Rendo loro testimonianza infatti che hanno lo zelo per Dio, ma non secondo conoscenza. (n.d.r.: Essi avevano la passione, dedicavano il loro tempo e si mettevano all’opera , mancando però il bersaglio) Poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia, non si sono sottoposti alla giustizia di Dio,  (n.d.r.: Non si erano resi conto che potevano semplicemente accettare la perfezione di Gesù come un dono e così diventare parte della Sua famiglia. Invece preferirono impegnarsi nel cercare di compiacere Dio per meritarsi il Paradiso) perché il fine della legge è Cristo, per la giustificazione di ognuno che crede“.  

     In altre parole, Gesù è venuto ad abolire la religione e il sistema delle opere e delle infinite regole attraverso le quali si pensava di raggiungere Dio. 

Come sono nati i Testimoni di Geova?

Charles Taze Russell, un predicatore americano, cominciò a pubblicare le sue idee nel 1879. Diversamente dai mormoni, lui non ebbe delle apparizioni celesti o delle visite angeliche ma dopo uno studio diligente delle scritture arrivò a una conclusione simile; tutte le chiese cristiane erano nell’errore. Le conclusioni del movimento si basavano sulle interpretazioni bibliche dettate dal loro leader. Il suo successore fu Joseph Franklin Rutherford. Questi due leader ebbero una grande influenza nell’avvio di questa nuova confessione di fede. Sin dai loro inizi dunque, i testimoni di Geova svilupparono una forte dipendenza dalla loro letteratura, cosa che continua tutt’oggi.

     Tornando alla definizione di setta di prima, si potrebbe affermare che qualsiasi gruppo appartenente al ramo pseudo cristiano che sostiene che per capire veramente la volontà di Dio bisogna comprendere e leggere la Bibbia e i loro scritti, allora c’è da diffidarne e starne attenti. Questo non significa che non dovremmo leggere altri libri o ascoltare insegnamenti diversi dai nostri o che non si possa parlare con certe persone o aderire a diversi altri studi biblici, nessuna di queste cose. Esistono tanti modi in cui Dio desidera aiutarci a comprendere le Scritture, ma ciò che è sbagliato è quando qualcuno sostiene che ci sia soltanto un unico modo, un’unica chiesa, un unico profeta o insegnante che abbia in mano la verità. 

     Affermare che la Bibbia più una certa organizzazione o tramite un certo giornalino o rivista sia l’unico modo per capire la verità non va bene. Comportarsi in quel modo diverge con gli insegnamenti biblici. La seconda lettera di Timoteo al capitolo 3 ai versi 16 e 17 dice: 

“Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera.” 

     La Bibbia ha tutto ciò di cui abbiamo bisogno, certamente essa non ci indica cosa fare in ogni singola situazione della nostra vita, per quello dobbiamo affidarci alla guida dello Spirito, alla nostra famiglia di fede, ma sempre in sintonia con le Scritture. Se un movimento afferma che Gesù + (più) qualcos’altro ci salva, facciamo attenzione. Se afferma che la verità si può conoscere soltanto attraverso la Bibbia più qualcos’altro o che afferma che una persona si salvi, o vada in Paradiso o raggiunga uno stato di estasi soltanto attraverso Gesù + (più) il dover aderire alla loro organizzazione o tramite il dover seguire il loro profeta,  questo modo di porsi può essere chiamato setta (o come volete) ma è del tutto sbagliato e va contro gli insegnamenti della Bibbia e di Cristo. 

     Confrontandomi con i miei amici Testimoni di Geova scoprii che a differenza dei miei amici mormoni che ammettono apertamente di ricevere delle rivelazioni ufficiali al di fuori della Bibbia, i Testimoni di Geova affermano che tutti i loro credi sono basati sulle Scritture. Secondo i loro insegnamenti, l’unico modo per confermare che le loro dottrine siano scritturali è tramite la lettura del loro giornalino “Torre di Guardia”. In altre parole, ciò che viene pubblicato in quella rivista rappresenta l’unico modo d’interpretare la Bibbia. Sostengono di seguire le Scritture ma in realtà non è così. 

     I Testimoni di Geova hanno un’eccesiva dipendenza della loro letteratura e anche della loro traduzione delle Scritture. Dopo un po’, lungo lo sviluppo della loro storia, è diventato ovvio che essi avessero difficoltà a sostenere diverse dottrine utilizzando la versione ufficiale della Bibbia. La loro traduzione della Bibbia non è male ma quel poco (circa il 10% che si differenza) è cruciale. Anche se la loro traduzione divergesse soltanto di un 2%, dobbiamo chiederci se quel 2% rappresenti qualcosa di fondamentale. I concetti cruciali contenuti nella loro Bibbia chiamata “Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture” non vanno bene perché sono errati e travisano dei concetti per sostenere le loro dottrine. 

     Spesso quando vanno a trovare le persone a casa, si dirigono da coloro che non sono affiliati a nessuna organizzazione religiosa e che hanno solo una lieve infarinatura di fede. Queste persone forse frequentavano la chiesa da giovani, hanno un passato cattolico o di altre fedi cristiane, e spesso con delle esperienze negative alle spalle.  Puntano su un pubblico che in quel momento non è molto interessato a parlare di questioni spirituali, in altre parole, al tipo di persone cui non piace la chiesa. Il nostro movimento e il loro probabilmente hanno gli stessi obiettivi: raggiungere delle persone che sono stufe della religione e che desiderano qualcosa di più. 

     I Testimoni di Geova sono sempre all’opera cercando di raggiungere delle nuove persone. Spesso quando fanno visita nelle case chiedono se qualcuno possieda una Bibbia; se la risposta è negativa allora essi si offrono di leggere dalle loro Bibbie perché dicono che la loro traduzione è più moderna e comprensibile. Successivamente offrono di fare lezioni bibliche per aiutarli a capire ciò che la Bibbia ha da offrire. In quel caso chi comincia a leggere con la loro Scrittura è portato a studiare una traduzione che ha subìto dei cambiamenti importanti dall’originale, che però va a confermare le loro dottrine con il supporto della loro letteratura (i loro opuscoli, i loro libri, ecc.); dopo di che invitano le persone nei loro centri (sale del regno). Questo processo si avvia molto rapidamente.

     Una delle caratteristiche della loro traduzione della Bibbia è che hanno inserito circa 200 volte la parola “Geova” nel Nuovo Testamento, cosa che nell’originale greco non c’è. Hanno tradotto la parola originale “kýrios” che significa “Signore” con “Geova” nei casi in cui lo hanno considerato conveniente, cioè, se la parola “Signore” si riferiva a Dio Padre lo hanno tradotto con “Geova” ma quando invece la parola “Signore” si riferiva a Gesù non l’hanno tradotta “Geova” ma sostituita con “Gesù”. Perciò c’è stato un pregiudizio nella loro traduzione del Nuovo Testamento. Il risultato è che Gesù e Geova, secondo la loro versione, sono due entità totalmente diverse. 

     Essi insegnano che Gesù invece di essere Geova (il Signore) sia l’arcangelo Michele. Non è una cosa che dicono subito, infatti, conosco delle persone che fanno parte dei Testimoni di Geova da diversi anni e non gli è stato mai detto. Un insegnamento molto difficile da sostenere, si tratta di una delle loro principali teorie diventata dottrina che però non è nella Bibbia. 

     Per provare che Gesù è l’arcangelo Michele cercano di trovare dei passi biblici a sostegno di quella dottrina, dei passi in cui Gesù potrebbe avere dei tratti angelici.  A volte citano un verso fuori contesto tipo 

“Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo.” (1 Tessalonicesi 4:16) 

     Dopo la lettura, di solito chiedono di notare che il passo appena letto diceva che Gesù aveva la voce di un arcangelo… chiediamoci, il fatto che avesse la voce di un arcangelo significa che Gesù sia un angelo? Il passo diceva che sarebbe venuto con la voce di un arcangelo e con la tromba di Dio, perciò se leggiamo quel versetto seguendo il loro ragionamento, si potrebbe rispondere che se avere la voce di un arcangelo fa di Gesù un arcangelo, allora avere il suono della tromba di Dio farebbe di Gesù Dio. Quello che in realtà accade è che omettono di evidenziare la seconda parte di quel verso.

Altre differenze:

Essi dicono inoltre che:

Non c’è stata una resurrezione fisica di Gesù ma solo dello spirito. 

Ci sono due tipi di salvezza: una per la classe sacerdotale dei 144.000 che saranno in Cielo con Gesù e la seconda riguardante i fedeli Testimoni di Geova che ambiscono al Paradiso terreno sulla terra. Nel 1935 i Testimoni di Geova della classe sacerdotale raggiunsero il numero di 144.000 e da quel momento non si può aggiungere nessun altro a quella categoria di santi. Termini biblici come “essere nati di nuovo”, “corpo di Cristo” o “figli di Dio” secondo la loro dottrina si applicano soltanto ai 144.000 e non al resto dei fedeli. 

La Santa Cena si celebra una volta l’anno ed è chiamata “il giorno della memoria”. Gli unici che possono partecipare mangiando il pane e bevendo il vino sono gli eletti, i 144.000. E’ un sistema mentale chiuso, che porta come frutto menti chiuse. La dottrina dei Testimoni di Geova utilizza il linguaggio per isolare qualsiasi credo al di fuori del loro.  Evitano qualsiasi affiliazione o di prendere spunto da qualsiasi gruppo al di fuori del loro. Mentre i mormoni cercano di costruire ponti verso il resto del mondo cristiano, desiderando di essere considerati una denominazione cristiana con un po’ più di verità degli altri, i Testimoni di Geova rifiutano ogni tipo di comunione con le altre denominazioni cristiane e il loro sistema di fede. I mormoni sono felici quando qualcuno di qualche altra chiesa trova affinità con loro.  I Testimoni di Geova hanno un approccio totalmente contrario, non volendo essere affiliati a nessun altra organizzazione  o gruppo.  Ritengono che il mondo cristiano sia un guscio vuoto senza il cuore o la fede in Cristo e un sistema religioso privo di autenticità. Su questo hanno ragione ma il problema è che ritengono di essere gli unici giusti e qui ci troviamo in disaccordo.  

Il loro linguaggio è un’altra cosa che ci separa. Essi hanno scelto di non chiamare il loro luogo di culto “chiesa” ma “sala del Regno”. Il termine “chiesa” nell’originale greco è “ecclesia” che significa “raduno del corpo dei credenti”. Hanno scelto di separarsi completamente dal mondo cristiano. Le loro messe o culti si chiamano “adunanze” e il sermone si chiama “discorso biblico”. L’espressione “sermone” viene utilizzato tra di loro in riferimento ai discorsi che fanno quando vanno porta a porta.  L’Eucaristia o Santa Cena viene chiamata “Commemorazione” e viene celebrata una volta all’anno. Partecipare al giorno della Commemorazione in una delle loro adunanze è molto interessante. Durante la commemorazione il pane e il vino è offerto alla congregazione che lo passa di mano in mano senza ingerire o bere nulla, questo a meno che uno non sia parte dei 144.000 prescelti. Che tristezza, Gesù ha detto che tutti dobbiamo prendere parte del pane e del vino per ricordarlo; quindi ciò che fanno non è in accordo con gli insegnamenti di Cristo. Gesù non ci ha chiesto di osservare il pane e il vino ma di mangiarlo. La verità è che quando frequentavo le loro adunanze ero considerato un personaggio piuttosto frustrante perché anche se non facevo parte dei 144.000 mi sentivo di partecipare alla Santa Cena mangiando il pane e bevendo il vino ma non mi è mai stato permesso di farlo. 

Un altro modo in cui il linguaggio ci separa da loro è che essi dichiarano di essere nella verità. Invece di dire: “sono parte di questo movimento da dieci anni” dicono, “sono nella verità da dieci anni”. In quest’affermazione è presente un atteggiamento di totale chiusura nei confronti degli altri, perché chi non vorrebbe essere nella verità? Si può mettere in discussione la verità? Se uno dichiara di essere nella verità allora non può essere nell’errore. Frasi e assunzioni di questo tipo sono state utilizzate da organizzazioni per secoli per manipolare le genti. Quando un regime totalitario prende possesso di una nazione spesso si autodefinisce: “Repubblica Popolare democratica”. Se si chiama “democratico” come si fa a dire che non lo sia? Attenzione a come il linguaggio separa. Avere una mente così chiusa porta le persone ad essere divise tra di loro, in quanto due pensieri che fossero in contraddizione l’uno dall’altro, metterebbe molto in difficoltà il loro stare insieme. 

Cosa possiamo imparare dai testimoni di Geova?

a)     I miei 3 anni di esperienza con i Testimoni di Geova, quindi tre anni di studi biblici della durata di tre ore per ogni settimana, mi hanno fatto capire e imparare diverse cose.  Direi che eravamo felici perché io pensavo di convertirli ed essi pensavano di convertire me e così frequentavo le loro adunanze e la loro scuola teocratica, cioè il loro incontro di chiesa infrasettimanale. Una delle cose che ho imparato da loro è che non dobbiamo mai smettere di imparare. La seconda lettera di Giovanni al capitolo 1 al verso 9 dice: 

“chi trasgredisce e non dimora nella dottrina di Cristo non ha Dio: chi dimora nella dottrina di Cristo, ha il Padre e il Figlio.” 

     Non dobbiamo rimanere ignoranti o dipendere da un’organizzazione o da un pastore professionista per dirci cosa fare o cosa non fare per la nostra crescita spirituale. Nessuno di noi desidera stabilire un sistema del genere ne rimanere ignoranti prendendo per buono tutto ciò che procede dalla bocca di un certo leader. Personalmente non ho nessuna intenzione di diventare capo di un’organizzazione tipo La Torre di Guardia o un profeta vivente. Il mio desiderio è quello di diventare qualcuno in grado d’insegnare agli altri non soltanto dove trovare la verità ma d’incoraggiarli a pensare ed a nutrirsi da soli imparando a crescere e a maturare passando dal “latte” alla “carne”. L’obiettivo di qualsiasi incontro o studio biblico dovrebbe essere quello di equipaggiare le persone a reggersi da sole studiando, imparando, crescendo e progredendo in modo indipendente. Se non dimoriamo negli insegnamenti di Cristo ci  allontaniamo da Dio stesso.  Un buon avvertimento da tener presente per tutti noi. Gesù ci ha chiesto di dimorare nei suoi insegnamenti. Noi siamo seguaci di Cristo e dei Suoi insegnamenti. Non dovremmo mai smettere di voler imparare. Chiediamoci: cosa stiamo facendo per crescere sia spiritualmente, sia nella nostra conoscenza delle Scritture? Qual è il nostro programma di studio? 

     Chi è ancora alla ricerca ha un percorso di scoperta da seguire,  ma chi è nella fede dovrebbe essere consapevole che dichiarare di essere un seguace di Cristo implica mettere in pratica i Suoi insegnamenti.

b)     Se si desiderasse pescare bisognerebbe dirigersi dove ci sono i pesci. Questo è un punto forte dei Testimoni di Geova. Alcuni di noi a volte abbiamo il coraggio di fare il passo d’invitare qualcuno a visitare la nostra chiesa ed è qualcosa di positivo. Il problema è che spesso chi lo fa pensa erroneamente di aver evangelizzato e di aver condiviso la sua fede non rendendosi conto che questo fa parte soltanto dell’inizio di un nuovo percorso di fede. Condividere ciò che siamo, non dovrebbe consistere nel portare le persone a sentire il pastore parlare di fede ma piuttosto nel prendere il nostro tempo per condividere il cuore di ciò che crediamo, in modo personale e rispondendo ai loro dubbi e  domande. Dovremmo prendere l’iniziativa di lanciare le reti nell’acqua. 

     Alcuni gruppi cristiani hanno avuto un passato negativo da quel punto di vista, è hanno puntato solo al dare l’esempio e a mostrare con la propria vita l’amore di Cristo, sperando che altre persone lo notassero ed eventualmente si avvicinassero a loro per chiedere informazione riguardo il loro esemplare modo di vita. Sperano che facciano domande tipo: “Cosa vi fa essere così diversi?” “Come mai la vostra vita è così fantastica?” “Come mai avete quell’aura celeste? La vorrei anch’io!” Alle quali sperano di poter rispondere che tutto è grazie a Gesù. Il problema è che un approccio del genere non è per nulla biblico. Il paradigma insegnato nelle Scritture non è quello di stare fermi e di vivere una vita normale sperando che altre persone si avvicinino a noi. 

     Nessuno desidera diventare una persona che martella gli altri con la Bibbia e quindi spesso aspettiamo che siano loro ad avvicinarsi a noi per chiederci di più riguardo alla nostra fede. Diciamo che dare un buon esempio può essere considerato un primo passo ma limitarci solo a quello non è un concetto biblico. I Testimoni di Geova hanno un sistema di fede davvero complicato dal punto di vista biblico ma il loro movimento è in crescita continua. Come mai?  Perché nel loro gruppo esistono degli individui appassionati e coraggiosi che hanno l’iniziativa di uscire e di condividere la loro fede con altre persone. Uno potrebbe dire che andare porta a porta rappresenti un metodo fuori moda o che farlo infastidisca le persone. Io ritengo che dovremmo imparare dai nostri amici Testimoni di Geova. Si potrebbe andare porta a porta e dire: “Ciao, non siamo Testimoni di Geova o mormoni, ti piacerebbe parlare con noi?”

c)     Un’altra cosa da imparare dai testimoni di Geova è che la pace non dev’essere raggiunta tramite la violenza. Il chiaro insegnamento di Gesù al riguardo è che se qualcuno è violento con noi, noi non dovremmo rispondere nello stesso modo ma offrire l’altra guancia, amare i nostri nemici. Non ho trovato molti gruppi al di fuori di loro che la pensino in quel modo. Uno degli attributi più ammirevoli dei Testimoni di Geova è il loro impegno alla non-violenza per raggiungere la pace.  La pace per loro non rappresenta soltanto la destinazione ultima ma è anche il mezzo per raggiungerla. Il paradosso sbagliato di tanti è quello di utilizzare la violenza per ottenere la pace, ma questo non è l’insegnamento del Vangelo.

d)     Cristo ci chiama ad adottare un modo di vivere nuovo e a non limitarci a credere e basta. Il Nuovo Testamento è pieno d’insegnamenti che ci incoraggiano a seguire Cristo e a sottometterci completamente a Lui come il nostro Signore e Salvatore. Permettere che Egli sia il Signore della nostra vita significa che ha l’autorità di guidarci e di consigliarci come viverla. Lo so che può suonare un po’ invadente che permettere a qualcuno d’intromettersi nella nostra vita dicendoci cosa fare, ma Dio ci ama e possiamo essere sicuri che Lui sa ciò che è meglio per noi. Se ci avviciniamo a Gesù solo perché Lui è il nostro Salvatore e non lasciamo che ci mostri nulla su come migliorare, allora la nostra vita diventerebbe davvero insoddisfacente, mediocre e noiosa. Una persona così desidera andare in Paradiso ma non necessariamente seguire gli insegnamenti di Cristo con passione, sottomettendosi al Suo amore. Non funziona così. Con Gesù è tutto o niente.  

Cosa i testimoni di Geova possono imparare da Gesù?

Contrariamente a quello che le loro guide e la Torre di Guardia indicano, Gesù ci incoraggia a una personale investigazione o ricerca. Quando Giovanni Battista era in carcere preso dai dubbi, mandò a dire a Gesù: “Sei veramente il Messia?” e Gesù gli rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti resuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me» (Matteo 11:3-6). Come a dire, “guarda l’evidenza, guarda i fatti Giovanni!” Gesù si fidò e continua a fidarsi delle persone sapendo che faranno la scelta giusta, non come la Società della Torre di Guardia che fatica a fidarsi dei suoi discepoli. Le loro guide dettano cosa credere e cosa non credere. La ricerca personale e gli studi per approfondire la Bibbia in modo individuale non sono ammessi, si devono fare solo attraverso di loro. C’è un filo di pensiero nel loro movimento su questo tema che dice che se uno ha un anno per studiare la Bibbia e deve scegliere tra le letture del loro movimento o la Bibbia stessa allora consigliano di dedicarsi a leggere la loro letteratura piuttosto che studiare le Scritture perché così facendo si è più “nella luce”. Come prova della loro posizione essi confermano che chi studia le Scritture senza l’appoggio della loro letteratura finisce per lasciare la retta via dettata dagli insegnamenti della Torre di Guardia e allontanarsi dalla verità. Ecco come il linguaggio può manipolare psicologicamente, anche se non so se sia fatto intenzionalmente o meno.

La Bibbia ci incoraggia a pensare liberamente. Nella lettera di Romani 14 l’apostolo Paolo stava affrontando il dilemma se fosse giusto mangiare la carne sacrificata agli idoli, partecipare a certe celebrazioni e se andasse bene radunare la chiesa di domenica piuttosto che di sabato come dettato dalla tradizione ebraica. Il dibattito riguardo il giorno in cui la chiesa si dovrebbe radunare è molto antico. L’apostolo Paolo decise in questo contesto di scrivere una lettera ed elencare una lista di regole ben precise che indicassero cosa fosse giusto o meno. Nella lettera ai Romani al capitolo 14 verso 2 leggiamo: 

“ L’uno crede di poter mangiare d’ogni cosa, mentre l’altro, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato.  Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi. L’uno stima un giorno più dell’altro, e l’altro stima tutti i giorni uguali; ciascuno sia pienamente convinto nella sua mente.” 

     In altre parole, bisogna imparare a seguire la nostra propria coscienza. In questi passi l’apostolo, facendo degli esempi pratici, sta dicendo che se una persona dovesse ritenere importante radunarsi in un dato giorno ed un’altra pensasse di incontrarsi in un altro, ciò non avrebbe avuto importanza; nel caso di una persona vegetariana ed un’altra no, lui ci dice di fare secondo la nostra coscienza. Dio ci incoraggia a utilizzare il pensiero autonomo, e di investigare le Scritture arrivando alle nostre conclusioni. Alcune cose probabilmente le conosceremo meglio in Paradiso; i vegetariani potrebbero scoprire che mangiare la carne non è poi così male o al contrario, chi mangia la carne scoprirà che mangiarne meno o non mangiarne affatto gli avrebbe fatto meglio alla salute. Il punto che l’apostolo Paolo desidera evidenziare in questo capitolo è che esistono delle questioni molto più importanti in questa vita su cui concentrarci. Un membro della società biblica della Torre di Guardia vive seguendo nei minimi dettagli ogni insegnamento su ogni aspetto della sua vita personale, principio nettamente in contrasto con quello evidenziato nella lettera ai Romani 14. Nella letteratura dei Testimoni di Geova viene dettato lo stile di abbigliamento, il taglio dei capelli e la sua lunghezza ottimale, e via dicendo. 

     Quando assistevo alle loro adunanze mi ricordo che era uscito uno scritto dal loro centro di comando che vietava alle loro congregazioni di radunarsi in modo informale; quello che penso è che i gruppi dei Testimoni di Geova stavano così aumentando che si stavano formando troppi gruppi indipendenti di studi biblici. Queste persone stavano iniziando a scoprire dei principi differenti dalle loro dottrine. Quindi hanno dovuto regolamentare i gruppi di studio. Per loro, tutto ciò che è dettato dalla loro Società è legge, principio che va contro gli insegnamenti di Cristo e degli apostoli. Il Nuovo Testamento ci indica di seguire lo Spirito Santo e di seguire le Scritture riguardo ai temi secondari secondo la nostra coscienza.

     Dio ci incoraggia a dipendere solo da Lui. Il racconto biblico dell’incontro tra l’apostolo Filippo e l’eunuco nel libro degli Atti al capitolo 8 versi dal 26 al 40 è molto interessante. L’eunuco era un servo della corte etiope e mentre viaggiava all’interno della sua carrozza era intento a studiare e leggere le Scritture del libro del profeta Isaia senza riuscire a capirle. Filippo fu guidato dallo Spirito in modo soprannaturale a incontrarlo per aiutarlo a capire ciò che stava leggendo. Filippo si avvicinò e gli chiese: «Comprendi ciò che leggi?»  e il servo gli rispose: «E come potrei, se nessuno mi fa da guida?» I Testimoni di Geova citano questo esempio per evidenziare che tutti quanti hanno bisogno della figura di un “Filippo” nella loro vita che istruisca nella fede, un ruolo che la Torre di Guardia adempie. In altre parole, secondo loro, una persona può dedicarsi alla lettura della Bibbia, ma senza l’assistenza di qualcuno, non si riuscirebbe ad andare avanti come nell’esempio di Filippo e l’eunuco. Il contributo che altre persone possano dare nell’interpretazione delle Scritture è un principio biblico evidente in questo passo. Dopo però che Filippo prese del tempo per spiegare le Scritture all’eunuco, quest’ultimo non gli disse: “Stupendo! Mi hai appena dimostrato quanto ho bisogno di te, da ora in poi necessito che tu sia sempre presente nella mia vita.” E Filippo non gli rispose dicendo: “Certo, da ora in poi viaggerò insieme a te e ti istruirò sempre su cosa dovrai dire, su come vivere e come comportarti ogni giorno della tua vita”  Grazie a Dio non è andata così. Dio operò nella vita dell’eunuco in quel momento tramite l’apostolo Filippo ma non incoraggiò nessun tipo di relazione spirituale di co-dipendenza.      

     Dopo che l’apostolo finì il suo compito, Dio lo fece svanire dalla presenza dell’eunuco per sempre.  Proprio per impedire che l’eunuco fosse tentato di attaccarsi all’apostolo, al suo modo d’insegnare o dipendere troppo dal suo aiuto. Nello stesso modo, non dovremmo dipendere troppo da nessun individuo o da nessuna organizzazione. Lo stesso passo biblico che i Testimoni di Geova utilizzano per evidenziare che loro hanno un ruolo attivo nella vita degli altri, secondo me indica proprio l’opposto. Io direi ai miei amici Testimoni di Geova che la società della Torre di Guardia è stata un vero “Filippo” per me perché quando ho studiato insieme a loro mi sono sentito sfidato ed ho imparato delle cose che non sapevo, perciò, li ringrazio. Dopodiché poiché desidero attenermi alle Scritture, gli ho chiesto di andare via. Nel libro degli Atti degli Apostoli al capitolo 17 verso 11 gli abitanti di Berea furono considerati più nobili per il fatto che non prendevano per vero tutto ciò che l’apostolo Paolo insegnava, ma prendevano del tempo per esaminare “ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così” un buon esempio di ciò che dovremmo fare anche noi, principio contrario agli insegnamenti della Torre di Guardia. 

     La Bibbia  incoraggia il dialogo e quindi le nostre relazioni interpersonali. I testimoni di Geova non insegnano questo, poiché nei dialoghi c’è un dare e un ricevere, un compromesso, un dover imparare da entrambi le parti. Tutti abbiamo dei credi personali non negoziabili e altri su cui siamo disponibili a discutere apertamente con gli altri. Per i Testimoni di Geova invece, ogni piccola dottrina non è negoziabile se pubblicata dalla società Torre di Guardia. Ogni insegnamento nella loro letteratura, fondamentale o meno deve per forza essere accettato nella sua completezza. L’individualità o il pensare in modo autonomo rappresenta una minaccia. Diventa difficile avere una discussione aperta con loro perché per farlo, bisogna partecipare a una delle loro adunanze. Dialogare con loro in un ambiente alla pari è raro. A volte si chiudono rifiutandosi di ascoltare quando qualcun altro mette in discussione anche solo una delle loro dottrine. I nostri amici mormoni hanno trovato un modo per chiudersi anche loro. Di solito cercano di mettere a tacere un parere contrario, raccontando la loro testimonianza personale e recitando la loro dichiarazione di fede. Spesso quando reagiscono in quel modo, vuol dire che sono in difficoltà perché non sanno cos’altro dire. I Testimoni di Geova invece si rifiutano di vedere ciò che hanno davanti. Alcune persone quando guardano un film horror cosa fanno? Molti quando messi davanti ad un contenuto visivo troppo sgradevole reagiscono coprendosi la faccia o chiudendo gli occhi, proprio come fanno i nostri amici Testimoni di Geova. Ci sono alcuni passi nella Bibbia che potrebbero creare un’eccessiva dissonanza cognitiva in loro e molti reagiscono chiudendosi.  

     Usare il nome di Dio non garantisce la sua approvazione. Il termine “Geova” si avvicina alla pronuncia originale ed è una traduzione che fu data qualche secolo fa da un sacerdote cattolico, ma è molto più accurato il nome Yahweh (Jahvè). Questo è stato riconosciuto nella loro letteratura ma dicono che il termine “Geova” è ormai diventato conosciuto e perciò preferiscono utilizzare quel nome per riferirsi a Dio Padre. Nella lettera ai Romani al capitolo 8 nel verso 15 l’apostolo Paolo scrisse che lo Spirito Santo ci incoraggia a chiamarlo “Padre”. Essi dicono che il loro rapporto con Dio è più intimo perché invece di chiamarlo “Dio”, “Signore” o “Salvatore” o “Re del universo”, essi lo chiamano per nome: “Geova”. Quindi, per prima cosa, risponderei che hanno sbagliato nome e anche se lo chiamassero con il nome giusto non è qualcosa che crea vicinanza. Se chiamassi mio padre per nome, per esempio “Mario”, questo non mi avvicinerebbe a lui di più, al contrario mi allontanerebbe. Io invece chiamo mio padre “Papà”. Forse essi stanno imparando a relazionarsi con Dio e non lo conoscono bene come me perché Gesù ci dice di chiamarlo “Abba”, un termine estremamente intimo che significa: “babbino” “paparino”.

     La verità è una Persona.  Essa non si conosce soltanto attraverso un insegnamento, bensì tramite una relazione. Il Vangelo di Giovanni al capitolo 17 verso 3 dice: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.” Per “conoscere” s’intende un’intima relazione con Dio. Nella traduzione dei testimoni di Geova invece questo passo è stato tradotto in modo errato. La loro versione dice: “Questa è la vita eterna: che acquistino conoscenza di te.” Si enfatizza il dover acquistare conoscenza e imparare a su Dio. I Testimoni di Geova dicono di avere la verità. Gesù invece ci ha detto nel Vangelo di Giovanni al capitolo 14 verso 6: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” Lui è la verità, bisogna imparare a conoscere la Sua Persona non solo imparare delle informazioni riguardo ad essa. La seconda lettera di Timoteo 3:7 dice: “le quali (n.d.r. riferendosi ad alcune persone) imparano sempre, ma senza mai pervenire ad una piena conoscenza della verità”. E’ un passo molto triste ma penso che sia una buona descrizione dei nostri amici Testimoni di Geova. 

     A volte bisogna semplicemente ammettere quando si sbaglia, una cosa che i testimoni di Geova trovano molto difficile. Ci sono alcuni passi biblici che li mettono molto in difficoltà. Il Vangelo di Giovanni al capitolo 2 versi dal 19 al 21 dice: “«Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò». Allora i Giudei dissero: «Ci son voluti quarantasei anni per edificare questo tempio, e tu lo ricostruiresti in tre giorni?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.” Di quale tempio parlava? Il tempio del Suo Spirito? No, del Suo corpo! I farisei sentendo quelle parole dalla bocca di Gesù non lo compresero credendo che si riferisse al loro Tempio a Gerusalemme. Questo passo dice chiaramente “corpo” e lo facevo notare ai miei amici Testimoni di Geova, a volte per più di un’ora, e loro rispondevano sempre che quel passo non si riferiva al corpo di Gesù ma al Suo spirito. Quando insistevo dicendo che nel passo dice chiaramente che il tempio del Suo corpo sarebbe risorto mi rispondevano che era dottrina apostata e che solo lo spirito di Gesù sarebbe risorto. Io insistevo: “ma cosa dice questo passo?” ed essi rispondevano: “Si, qui dice “corpo” ma solo il Suo spirito risorse.” Questa discussione andava avanti ad infinitum. I Testimoni di Geova affermano che Gesù risorse solo in spirito. Quindi? 

     Leggendo dal libro dell’Apocalisse al capitolo 7 troviamo un’altra contraddizione. Secondo la teologia dei testimoni di Geova ci sono i 144.000 in cielo con il Signore mentre la grande moltitudine rimane sulla terra. Ma in Apocalisse 7:9 vediamo chiaramente che anche la grande folla era in cielo davanti al trono e davanti l’Agnello “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani.” Spesso quando illustriamo loro questo verso, essi continuano a ribattere che la moltitudine si trova sulla terra. Se provassimo a continuare mostrando loro il libro dell’Apocalisse al capitolo 19 verso 1 che dice: “Dopo ciò, udii come una voce potente di una folla immensa nel cielo che diceva:…”, qui dice chiaramente che la folla si trovava in cielo, non sulla terra, loro continueranno a ribattere che la folla si trova sulla terra. Quindi, anche davanti a ciò che è palese, si ostenteranno a voler sostenere il contrario. Dobbiamo però essere sempre pazienti ed amorevoli. Se riversiamo su di loro troppa verità, non torneranno più perché dopo averci visitato, di solito si consigliano con i loro anziani, i quali diranno che noi stiamo cercando di lavare il loro cervello mettendo in luce delle cose che non dovrebbero notare. Non smettete di fare delle domande, ma sfidateli in un modo gentile ed educato. 

     La salvezza è un dono dato a chiunque desideri riceverlo per fede. La prima lettera di Giovanni al capitolo 5 verso 1 dice: “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio…”.  Quindi solo i 144.000 sono nati da Dio? Chiedete ai vostri amici Testimoni di Geova se credono in Cristo, nel Messia, nel Salvatore. Quando risponderanno di sì allora potrete affermare che siamo nati da Dio ed essi risponderanno che non è così. Allora chiedetegli se credono in Gesù veramente. Devono affrontare queste verità e forse ci vorrà del tempo e tanta pazienza. Io spesi tre anni a svolgere questo compito e non penso di aver cambiato nulla. Non penso di aver perso il mio tempo, so che mi ha fatto bene ma a un certo punto ho dovuto smettere. Io prenderei l’iniziativa di rispondere alla loro iniziativa. Siamo disposti a essere dei testimoni? Il libro degli Atti degli Apostoli al capitolo 1 al verso 8 dice: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni …” Certo, i Testimoni di Geova non credono che lo Spirito Santo sia stato versato su di noi ma solo sui 144.000 ma non esiste nessun fondamento biblico per quella dottrina. Siamo i testimoni di Gesù. Se siamo credenti, dovremmo imparare cosa significa prendere l’iniziativa e condividere la nostra fede.