riflessioni sull

ISLAM

 

Uno Per Tutti e Tutti Per Uno

 

La parabola delle pecore e delle capre nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo dal verso 31 in poi, rimane sempre un po’ inquietante. È un passo della Bibbia che parla del Giudizio Finale, ma c’è qualcosa d’insolito in questa storia; la salvezza è presentata diversamente dal modo in cui Gesù usava insegnare. Gesù in questa parabola non menziona mai ne’ la grazia ne’ la fede; le pecore e le capre sono giudicate e condannate sulla base delle loro opere. Prendendo spunto da questi versi possiamo costruire un ponte verso i nostri amici musulmani perché quel passaggio delle Scritture, estrapolato fuori dal contesto, senza paragonarlo al resto delle Scritture o ad altri insegnamenti di Gesù potrebbe ricordare ciò che insegna l’Islam.  

     L’Islam è una religione con cui si potrebbero trovare molte cose in comune. C’è da notare che ci differenziamo molto dal loro punto di partenza, che per noi è la fede. Il punto di partenza per i musulmani invece è il Corano, che considerano la suprema e ultima rivelazione di Dio. È possibile sostenere un dialogo con loro? Io penso di sì. Di sicuro faremo del nostro meglio per imparare ciò che possiamo e anche per dichiarare ciò che sosteniamo rappresenti la verità. 

     Ho una confessione da fare: questa settimana mentre studiavo sono arrivato ad una conclusione; vi devo dire che sono diventato musulmano. Essere musulmano significa essere un “servo di Dio”. La definizione del termine “Islam” è “servizio a Dio”. In quel senso posso tranquillamente dichiararmi musulmano perché come qualsiasi membro dell’Islam, desidero anch’io diventare servo di Dio. 

     Allah non è il nome di una deità in particolare. La definizione di “Allah” in arabo è “Dio”. Non esiste un altro nome per “Dio” nella lingua araba. Essere un servo di Allah equivale ad essere un servo di Dio. Tramite questa lettura e attraverso ciò che scopriremo insieme, spero che potremo andare oltre l’essere dei “cristiani-da-serra”. Molti di noi cristiani, non sono come descritto nel primo capitolo del libro dei Salmi, forti come alberi le cui radici profonde sono piantate in riva alle acque del fiume. Siamo sempre così protetti, in un ambiente controllato come all’interno di una “serra”. In verità la vita reale non è questa, tutti noi siamo esposti agli elementi e alle avversità. È bene quindi affrontare le cose con un po’ più coraggio, esplorando ciò che possiamo imparare dall’Islam e ciò che l’Islam potrebbe imparare dagli insegnamenti di Gesù.  L’Islam è tra le religioni più interessanti al mondo specialmente per chi è alla ricerca di una fede che raccolga sia la logica sia la semplicità. Diverse ricerche dimostrano che le persone occidentali che adottano la fede islamica si trovano ad abbandonarla dopo circa due anni a causa delle loro frustrazioni con il tipo di pensiero che l’Islam propone, mentre pochi altri rimangono saldi in quella fede. 

     L’Islam è una religione piena di contraddizioni. Ora poniamoci questa domanda: quale religione è anche un sistema politico? L’Islam! Quale religione ruota intorno ad un uomo che ha sostenuto con tutte le sue forze che essa non ruotasse invece, intorno a nessun uomo? L’Islam! Quale religione sostiene d’essere per tutte le nazioni, ma si fonda su un’unica cultura, lingua e posizione geografica? L’Islam! L’Islam è pieno di questi paradossi. 

 

Le Origini

 

     Questa religione fu iniziata da Maometto intorno all’anno 600 d.C.  Egli ricevette delle rivelazioni dall’angelo Gabriele o da uno spirito che affermava d’esserlo. Più leggo questa storia, più sono aperto alla possibilità che Maometto abbia veramente avuto un incontro con un essere spirituale; egli stesso all’inizio credeva che le rivelazioni provenissero da Satana e che l’essere spirituale che incontrò fosse un impostore, una specie di genio malefico che fingeva di essere l’arcangelo. Era sicuro di ciò che credeva perché per lui non era stata un’esperienza positiva. 

     Ecco cosa accadde. Mentre Maometto stava meditando all’interno di una grotta, cadde in trance, iniziò a sudare, successivamente ebbe delle convulsioni con tremolii e proprio in quell’istante gli apparve quello spirito. Esistono diverse versioni di questo evento; una di queste racconta che quello spirito premette con forza contro il suo viso un pezzo di stoffa, un’altra afferma invece che gli avvolse la stoffa intorno al collo iniziando a strangolarlo fino a farlo soffocare. Maometto credette di morire, poco dopo però lo spirito lo lasciò andare e gli ordinò: “Recita!”. Subito dopo l’essere spirituale iniziò a dettargli le parole del Corano. Maometto non le scrisse in quel preciso istante, bensì le imparò a memoria e le proclamò oralmente ai suoi amici. Da quel giorno in poi Maometto tornò diverse volte all’interno di quella grotta ed ebbe numerose apparizioni dalle quali imparò (dopo parecchi anni) la saggezza dell’Islam. 

     Come ho già detto Maometto all’inizio pensò che quell’apparizione provenisse dal mondo dello spirito e da una fonte demoniaca. In seguito, sua moglie e uno dei suoi cugini lo convinsero che quelle visioni provenissero da Dio, e che erano un dono che gli fu concesso per guidare il popolo fuori dalla confusione nella quale vivevano in quel tempo.    

     Interessante. 

     Il Corano contiene dei testi che sono ritenuti le parole esatte di Dio nella lingua araba. Questo è il motivo per cui i musulmani considerano qualsiasi traduzione del libro sacro non accurata. Il Corano viene considerato come contenente le parole esatte di Dio solo ed esclusivamente in arabo.  Diverse traduzioni del Corano in altre lingue riportano il testo originale in arabo da una parte e dall’altra la traduzione. Per i musulmani, ogni parola, ogni dettaglio e persino ogni punteggiatura è stata dettata nel modo in cui Dio riteneva giusto. 

     Il Corano non è stato scritto da Maometto, lui lo recitava oralmente e diversi discepoli annotavano su pezzi di cuoio, di legno o su altri supporti, ciò che lui diceva. Dopo la sua morte fu un Califfo islamico a scegliere quali parti includere nel libro sacro e quali invece bruciare per non lasciar traccia alcuna se non dell’unica versione del Corano. Si crede che il Corano sia la riflessione di un libro che è coesistito con Dio per tutta l’eternità in Cielo, un libro che si ritiene sia “la madre di tutti i libri”.

     Maometto lanciò una chiamata forte a sostegno del monoteismo anche se questo non era un concetto nuovo per il mondo nomade degli arabi di quei tempi, giacché c’erano già delle persone che avevano avuto contatti commerciali con ebrei e cristiani. Il Corano afferma che Gesù sia un profeta degno di alta stima, come anche sono considerati tali Mosè e il re Davide. Infatti, la Bibbia viene valutata come un libro sacro ma incoerente. Si crede che dopo che la Bibbia sia stata data da Dio, diversi dei suoi seguaci ne abbiano travisato il messaggio per far sì che Gesù pronunciasse delle parole che Lui non ha mai pronunciato. Secondo loro non ci si può fidare della Bibbia, soltanto il Corano è affidabile al 100%. La Bibbia a volte viene utilizzata dai musulmani per trovare delle indicazioni che secondo loro profetizzano la venuta di Maometto. Alcune di queste presunte profezie nella Bibbia per me non hanno nulla a che fare con Maometto. Per esempio Gesù disse che il Consolatore sarebbe arrivato e nel Vangelo di Giovanni ai capitoli 14, 15 e 16 si parla appunto della venuta dello Spirito Santo (ti invito a capire il contesto leggendo i tre capitoli). È ovvio, tenendo conto dalla cornice storica dei Vangeli, che si tratti dello Spirito Santo, ma i mussulmani prendono quei versi interpretandoli come se si trattasse della venuta di Maometto senza contestualizzare le Scritture. Ciò che affermano, per esempio, è che il versetto 26 del vangelo di Giovanni al capitolo 14 che dice: 

 

“Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” 

 

     sia originale, ad esclusione del riferimento allo Spirito Santo e della seconda parte del versetto, che i cristiani avrebbero aggiunto dopo. Quindi per loro il Consolatore sarebbe una profezia riferita a Maometto. È consuetudine nel mondo arabo decidere arbitrariamente quali parti della Bibbia siano affidabili e quali no. Spesso si avvalgono delle Scritture per sostenere solo il loro punto di vista. Sostenendo che le parti della Bibbia contrarie al Corano siano state aggiunte successivamente. 

     

Ma quali sono le peculiarità dell’Islam?

 

A) Èuna religione che è strettamente legata ad un popolo e ad una cultura particolare. Le parole di Dio possono essere comprese pienamente soltanto nella lingua originale araba.

B) Èanche un sistema politico perché il Corano insegna che Dio desidera stabilire il Suo Regno qui sulla terra. 

C)  È una religione che punta al dominio. In questa fede non esiste la separazione tra la chiesa e lo stato. Infatti, l’Islam ha come obbiettivo il diventare lo stato, brandire la spada ed avere il potere per far rispettare la legge. Il Corano diventa la costituzione di una nazione islamica e affronta diversi temi d’indole etica stabilendo come applicare la legge. Per esempio, a chi ruba gli viene tagliata la mano ed in certi casi se qualcuno infrange la legge potrebbe anche essere crocifisso. L’obiettivo del Corano è quello d’essere adottato come stile di vita di una nazione.  

 

I cinque pilastri dell’Islam:

 

a) La Confessione-(la shahādah). “Non c’è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta.” Questa è la pietra angolare della fede islamica che recitano ai bambini appena nati e le ultime parole che si dicono ad una persona nell’ora della sua morte. Queste parole vanno ripetute spesso durante la vita dei fedeli.

 

b) La Preghiera-Da recitare cinque volte al giorno, rivolti verso la Mecca. Ricordo di una mia esperienza nel vedere la dedizione di una famiglia musulmana composta da persone di tutte le età, con bambini e anziani, che arrivata l’ora della preghiera e non trovando nient’altro, si misero su un prato a recitare le loro preghiere. Tutti insieme, compresi i bambini con molto rispetto e dedicazione, s’inchinarono verso la Mecca mentre il loro padre recitava le preghiere.

     I loro giovani e i loro bambini pregano fedelmente cinque volte al giorno mentre i nostri nutrono difficoltà e mormorano perché devono pregare una volta alla settimana. C’è da menzionare anche che nelle nazioni musulmane il tasso di ribellione tra i giovani è bassissimo. Un bellissimo esempio di dedizione alla preghiera; per loro non è una pratica opzionale ma un obbligo.

 

c) Il Digiuno- (Ramadan).Uno dei miei migliori amici al liceo era un ragazzo musulmano, mi ricordo che quando arrivava il mese del Ramadan lui digiunava dall’alba al tramonto; niente liquidi né pasti. Dopo il tramonto invece gli era concesso mangiare e ciò rappresentava per lui, la provvidenza di Dio.  Un fatto interessante che ci accumuna è che i mussulmani frequentano le moschee molto di più nel periodo del Ramadan che durante l’anno così come accade nel mondo cristiano in cui si frequentano le chiese più spesso a Pasqua o a Natale. 

d) La Generosità o Elemosina Rituale-I musulmani sono tenuti a donare il 2.5% netto delle loro entrate. Detta cifra è minore se paragonata alla decima, (ovvero il 10% delle entrate) richiesta agli ebrei o di ciò che Gesù chiese ai Suoi andando oltre la decima quando disse che tutto quello che riceviamo viene da Dio e perciò dovremmo sforzarci di essere il più generosi possibile.

 

e) Il Pellegrinaggio o Hajj- Si deve visitare la Mecca per lo meno una volta nella vita. Rappresenta un’esperienza molto significativa dove i musulmani da tutto il mondo si radunano per adorare Dio per una settimana. Gli uomini che partecipano a questa cerimonia alla Mecca si vestono tutti uguali indossando due appositi pezzi di stoffa, nuovi e senza cuciture, di norma di colore bianco per simbolizzare la purezza della propria coscienza. Sono vietati i gioielli e le scarpe di marca. Giovani, anziani, ricchi e poveri provenienti da diverse culture in quella settimana lasciano da parte la loro identità socioeconomica e tutte le differenze culturali per adorare Dio tutti insieme in unità. 

 

     Questi sono i cinque pilastri dell’Islam ma c’è chi sostiene che esista un sesto pilastro implicito: la Jihad, la Guerra Santa. Il concetto della Guerra Santa, così com’è contenuto nel Corano, non insegna alle persone a comportarsi come dei selvaggi o a dare inizio a dei massacri ma piuttosto che sia lecito fare delle conquiste. Se l’Islam sostiene che Dio desidera stabilire un regno terreno, allora applicare questo insegnamento significa espandere la loro missione tramite la Jihad. Questo principio è stato abusato da diversi popoli musulmani e continua ad esserlo anche oggi. Maometto stesso fu a capo d’incursioni contro diverse carovane. Con i soldi ricavati da detti assalti finanziò un esercito con il quale combatté contro diversi popoli che poi caddero sotto il suo dominio. 

     Durante le sue conquiste nella maggior parte del tempo, Maometto agiva in modo giusto con il popolo soggiogato evitando il massacro di donne e bambini. Lui di solito attaccava e conquistava;  quello era il suo modo d’evangelizzare secondo il Corano. Ma la Jihad aprì anche le porte a coloro che desideravano abusare di questo sistema di fede in modi terribili. 

 

Le Fazioni Islamiche

 

Le divisioni principali dell’Islam sono i sunniti, gli sciiti e i sufi. 

 

     I Sunnitienfatizzano l’autorità della scrittura: il Corano e rappresentano la stragrande maggioranza, circa il 90%.

    

    Gli Sciiti fanno riferimento ai successori di Maometto. Come nel mondo cattolico con l’Apostolo Pietro e i suoi successori, gli sciiti credono nella guida dell’Imam e nella sua autorità, per cui guardano a lui per indicazioni, direzione specifica e autorità suprema. L’Ayatollah Khomeini in Iran ed altre guide autoritarie come lui fecero e fanno parte di una setta sciita. Gli sciiti cercano una figura umana permeata d’autorità concessa da Dio. 

 

     I Sufisono i mistici, paragonabili ai pentecostali e ai carismatici. Credono di più nella meditazione, in una viva adorazione, espressa con emozioni e incontri che durano delle ore, con canti e a volte espressioni dello spirito che portano a convulsioni e a svenimenti. Espressioni comunque simili al mondo pentecostale. Èinteressante come anche nel mondo islamico i sunniti critichino i sufi, sostenendo che non possono far parte del mondo musulmano perché troppo emotivi, mentre i sufi rispondono loro dicendo che dovrebbero essere più pieni dello spirito di Dio. Anche nell’Islam ci sono dibattiti e problemi teologici interni molto simili ai problemi che spesso si affrontano nel mondo cristiano. 

 

Cosa possiamo imparare dal mondo dell’Islam?

 

1)Le Scritture sono preziose e potenti e dovremmo dargli il rispetto dovutoÈ sorprendente quanto onore sia dato al Corano quando invece, secondo me, esiste molta più varietà di testimonianze e di fonti nella Bibbia, in grado di attestare la sua miracolosa ispirazione (parlando sia dell’Antico che del Nuovo Testamento). Ho imparato qualcosa d’importante dal rispetto che i nostri vicini islamici dimostrano verso il loro libro sacro. Il Corano non dovrebbe essere mai portato sotto l’altezza dei fianchi perché sarebbe una dimostrazione di mancanza di rispetto. Quando si posa da qualche parte nella casa dovrebbe essere messo sempre in alto, ad esempio nello scaffale più elevato della casa per assicurarsi che nessun altro libro od oggetto ne sia al di sopra. Questo per dimostrare che non c’è niente di più importante del Corano.  Non si dovrebbe scrivere mai all’interno del loro libro sacro. Quindi non sono permessi gli appunti ne’ sottolineature o aggiunte alle parole di Dio. Io di solito scrivo sempre nella mia Bibbia, ora lo faccio con una matita perché faccio diversi errori ma una volta scrivevo con la penna e ciò mi obbligava, per correggere l’errore scritto, ad utilizzare il bianchetto. Una volta nella chiesa di cui ero pastore, durante il lavoro in ufficio, commisi un errore nello scrivere degli appunti all’interno della mia Bibbia; mentre ero intento a correggere quell’errore con il bianchetto entrò il mio segretario, il quale vedendomi mi chiese: “Hai per caso trovato nella tua Bibbia qualcosa che non era di tuo gradimento?” Quindi, se aveste in mente di condividere qualcosa della Bibbia con i vostri amici musulmani, vi consiglio di utilizzarne una pulita senza appunti, altrimenti potrebbero offendersi. 

     Credo fermamente che dovremmo rispettare la Bibbia studiandola, cercando poi di metterla in pratica.   

     Per noi, non c’è nulla di particolarmente sacro sulla carta e su ciò che è stato stampato. Il messaggio contenuto nella Bibbia è ciò che è sacro per noi e perciò, qualunque cosa sia utile per estrarlo è accettevole. Apprezzo però il rispetto con cui i musulmani trattano il Corano. Per noi la cosa più importante consiste nell’estrarne il principio e viverlo ma possiamo sempre ammirare la loro devozione e rispetto per quel libro. Nel Salmo 119 verso 11 leggiamo a proposito dell’importanza delle Scritture: “Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te.” È considerevole nutrirsi dalle Scritture quotidianamente. Alcuni interpretano questo passo dicendo che dovremmo memorizzarla. Ad ogni modo, hanno il potere di guidarci nella direzione giusta. Anche i bambini musulmani memorizzano gran parte delle loro scritture e molti di loro, quando arrivano all’età adulta hanno imparato l’intero Corano che è dello spessore all’incirca del Nuovo Testamento. I bambini musulmani che si muovono all’interno del sistema scolastico islamico memorizzano una parte della loro “parola di Dio” ogni giorno. Nella mia esperienza sono felice che qualcuno mi abbia incoraggiato a memorizzare dei passi biblici sin da bambino perché quei versi mi stanno aiutando tantissimo anche ora da adulto. 

     

2)La conversione dovrebbe essere una cosa semplice. Non dovrebbe essere necessario fare dei salti mortali per ottenerla. Se esiste un unico Dio che desidera che noi ci convertiamo, allora quel credo dovrebbe essere piuttosto semplice e da un punto di vista lo è.  Ricordate la shahādah che dice: “Non c’è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta”? Se si recitasse questa semplice confessione di fede davanti ad una congregazione islamica allora diventeremmo musulmani. In questo caso non significa che la salvezza sia sicura ma piuttosto che stiamo dando iniziando a camminare sulla retta via.

     

3)Il popolo di Dio dovrebbe essere modesto.Qualche mese fa ho assistito ad una riunione della nostra congregazione e uno dei temi che abbiamo affrontato è stato quello degli indumenti. La domanda era: “come si dovrebbe vestire un cristiano quando va in chiesa?” Mi hanno chiesto di guidare questa discussione ed è stato interessante perché la nostra denominazione proviene da una tradizione passata in cui eravamo tenuti a dover vestire in modo estremamente austero. Era considerato “mondano” indossare una cravatta nella chiesa, i fedeli non vedevano nessuna utilità in essa oltre che quella d’essere un oggetto ornamentale per gli uomini. Non c’è nulla di male nelle cravatte, non mi fraintendete. Dall’altra parte, in altre chiese se uno non indossa un completo con cravatta allora viene considerato irriverente e irrispettoso nei confronti di Dio. Il Corano insegna qualcosa che anche la Bibbia insegna, cioè, la modestia. Una persona può essere considerata modesta quando indossa una cravatta, un completo da uomo, un bel vestito o una camicia ma può essere considerata modesta pur non vestendosi in modo elegante. Il punto non è ciò che si indossa, ma se lo si indossa per attirare gli sguardi. La Bibbia ed il Corano sono d’accordo su questo fatto. 

     La prima lettera di Pietro al capitolo 3 versi 3,4 dice: “Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti -; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio.” 

     Riguardo agli indumenti delle donne il Corano dice che le esse dovrebbero vestire in modo da non attirare l’attenzione sulla loro bellezza esteriore. Non specifica che debbano indossare un certo tipo di velo o vestito. Vedete, ogni volta che la religione e lo stato si fondono c’è bisogno di stabilire delle regole ben precise; in diversi stati islamici fu stabilita la regola in cui si vieta alla donna di lasciare scoperte alcune parti del suo corpo inclusi i suoi capelli con l’eccezione dei suoi occhi. Nella Sura 24:31 troviamo che si parla solo di modestia nel vestire. 

Non dobbiamo mai vergognarci di seguire Dio. Ho menzionato prima questa famiglia che pregava nel prato e della grande ammirazione che provai per loro, avendo visto che non si vergognavano di farlo in pubblico. Nel pregare non desidero fare una grande scena ma soltanto esprimere come sono e se desidero prendere un momento per parlare con Dio allora voglio sentirmi libero di farlo anche se in pubblico. La lettera ai Romani capitolo 1 verso 16 dice: “Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.”

     Riflettiamo. Vi vengono in mente dei modi in cui veniamo meno nel seguire Dio? Ci capita di vergognarci e di non agire con naturalezza? Non mi riferisco a metterci in mostra ma di non sentirci liberi di comportarci come veri cristiani per non dare nell’occhio?  

 

Cosa i musulmani possono imparare da Gesù?

 

Ritengo che su certi punti dovremmo lasciare l’ultima parola a Gesù. 

 

1) Non credere a qualsiasi angelo che ti si presenti. Alcuni angeli potrebbero essere dei geni malefici, demoni o dei cattivi spiriti. La seconda lettera ai Corinzi capitolo 11 verso 14 dice: 

 

“Non c’è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce.” 

 

     Satana ha messo da parte la forca e la coda da molto tempo e ora si presenta al meglio che può per apparire attraente e bello adottando la forma che potrebbe ispirare più fiducia. Il suo potere resta nell’inganno. La lettera ai Galati capitolo 1 verso 8 dice: 

 

“Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un evangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto”.  

 

     In altre parole, l’apostolo Paolo ha affermato che il Vangelo era stato proclamato e scritto per ispirazione divina, perciò ogni rivelazione nuova può essere verificata alla luce del suo contenuto. Se qualsiasi rivelazione o profezia risulta contraria o diversa dal Vangelo dev’essere rigettata anche se annunciata da un angelo. Sarebbe un credo così vicino ma così lontano dalla verità. Credo che le prime impressioni di Maometto riguardo l’angelo fossero giuste. Ecco perché non dovremmo ascoltare le nostre mogli (scherzo).

     Due religioni importanti ebbero inizio dopo aver ricevuto alcune rivelazioni da un angelo: l’Islam e il Mormonismo. Ciò dimostra la correttezza delle parole dell’Apostolo Paolo. Lui ha soltanto messo nero su bianco riguardo a ciò che sarebbe accaduto nel futuro, era cosciente che Satana avrebbe provato quella tattica. Tristemente chi ricevette rivelazioni di questo tipo nonostante ne avesse constatato delle contraddizioni con il Vangelo, scelse comunque di credere che fossero le Scritture ad essere sbagliate, come nel caso dell’Islam e della religione Mormone.  

 

2) Le donne sono da considerarsi pari all’uomo.Il Corano insegna che l’uomo può avere fino a quattro mogli. Nel Corano è scritto che Maometto sostenne di aver ottenuto una concessione speciale da parte di Dio e che gli fosse stato permesso di averne quindici. Una delle sue mogli quando l’ha sposata aveva soltanto nove anni. Sembra che chi desidera avere una vita sessuale piena senza restrizioni debba per forza inventare una nuova religione. La storia ci insegna che quando un uomo è all’apice di un gruppo e comanda solo lui, finisce quasi sempre per avere più mogli e concubine come nel caso di Maometto. Ovviamente, tutto concesso dal “volere di Dio”. Numerosi musulmani occidentali affermano che l’Islam abbia fatto più di qualsiasi altra religione per alzare lo status della donna. Chi non ha mai studiato o letto il Corano o fatto delle ricerche storiche spesso ci crede. Io ne dubito fortemente. La Sura 4:34 dice che il marito deve tenere a bada la moglie picchiandola. Alcuni studiosi hanno tradotto il termine “picchiare” con “picchiare leggermente”. Quindi essi sostengono che il Corano abbia contribuito ad alzare la condizione delle donne concedendo che venissero picchiate ma non troppo forte. Forse nel contesto storico di quei giorni il Corano ha davvero contribuito a sostenere le donne in quel senso, non permettendo che fossero picchiate troppo, ma per me un’affermazione del genere lascia molto a desiderare.         

     Nella lettera ai Galati capitolo 3 verso 28 dice: 

 

“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.” 

     

Tutti noi siamo dei fratelli e delle sorelle, dei partner complementari per imparare l’uno dall’altro sottomettendoci gli uni agli altri in amore. Questa è la via di Cristo. Nella prima lettera di Pietro al capitolo 3 verso 7, l’Apostolo affronta il tema contenuto nella Sura 4:34 del Corano da questo punto di vista:

 

“E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere.” 

 

     Alcuni teologi del medioevo interpretarono questo passo sostenendo che le donne erano più deboli sia moralmente che mentalmente e perciò che non fossero in grado di capire le Scritture. Invece il passo evidenzia come la donna sia un vaso più fragile dal punto di vista fisico. Se l’uomo è cosciente d’essere più forte della donna fisicamente questo non significa che possa approfittarsi di lei. La Bibbia ci insegna che se noi abusiamo e maltrattiamo le nostre mogli, anche leggermente, allora le nostre preghiere e la nostra relazione con Dio saranno ostacolate. Il Corano ha bisogno d’imparare dagli insegnamenti di Gesù.

 

3) Il Regno di Dio è un impero nel nostro cuore ed è anche eterno.L’Islam non crede nella separazione tra la religione e la politica. Quando la chiesa e lo stato si fondono concedendo alla religione l’autorità dello stato ed entrambi poteri governano mano nella mano, non ne viene fuori niente di buono. Questo rappresenta una lezione che stiamo imparando dalla storia cristiana; ogni volta che la chiesa si unì allo Stato, non fece altro che deteriorarsi perdendo la sua connessione con Gesù. La chiesa in quel caso divenne un’entità più che altro politica piuttosto che spirituale. Questo fatto è ovvio anche oggi con l’Islam. A seguito menzionerò alcuni fallimenti dell’Islam ma teniamo presente che anche noi ne abbiamo combinati tanti di guai.   A una giovane contadina araba le fu versato dell’acido sul viso perché fece intravedere i suoi capelli sotto il velo. In Pakistan chi beve l’alcol viene punito con ottanta frustate. In Sudan i cristiani vengono crocifissi o venduti come schiavi. La circoncisione femminile o mutilazione genitale femminile (MGF) sono pratiche tradizionali che vengono eseguite in varie nazioni di fede musulmana. 

 

4) C’è soltanto un’unica Guerra Santa ed è una guerra spirituale.C’è soltanto una jihad di natura spirituale. Alcuni teologi musulmani moderni hanno cercato di reinterpretare il significato della jihad, dandole un senso spirituale; una battaglia tra il bene e il male. Un’interpretazione simile agli insegnamenti di Gesù, una guerra interna tra la santità ed il peccato ma è chiaro che nel Corano s’intende una guerra fisica per la conquista di un regno politico e fisico tramite la forza. La Bibbia ce lo dice chiaramente che si tratta di una guerra spirituale senza bisogno di reinterpretare il messaggio. Alcuni cristiani per giustificare le loro guerre hanno utilizzato ed usano anche oggi parti dell’Antico Testamento per sostenere la loro posizione in favore delle stesse perché non c’è nulla a riguardo negli insegnamenti di Cristo. Nella lettera agli Efesini capitolo 6 si parla in dettaglio del combattimento spirituale del mondo cristiano.    

     Le crociate sono un esempio di credenti che in un contesto religioso hanno massacrato nel nome di Cristo. Il mondo cristiano ha molto di cui pentirsi come anche il mondo musulmano.  Esiste però una grandissima differenza: le crociate sono un esempio di cristiani che abbandonarono gli insegnamenti di Gesù. Le guerre dell’Islam invece sono un esempio di musulmani che hanno messo e tutt’ora mettono in pratica gli insegnamenti di Maometto. Come cristiani possiamo pentirci per non aver messo in pratica l’esempio di Cristo ogni volta che ci siamo comportati in modo violento lungo la storia. 

 

5) Dio ama tutti.Il Corano insegna che Dio ama soltanto coloro che salva. Nell’Islam sono più calvinisti di Giovanni Calvino. Credono che ogni cosa che accada è stata predeterminata da Allah. Ogni scelta che uno possa fare, ogni pensiero che uno possa avere è stato predestinato. Il copione è stato già scritto. Tutto è prestabilito e predestinato da Lui. Egli rigetta e condanna chi non lo ama. La Bibbia nel Vangelo di Giovanni al capitolo 3 verso 16 dice che “Dio ha tanto amato il mondo…”,non solo chi crede o gli eletti. La seconda lettera di Pietro al capitolo 3 verso 9 dice che Dio desidera che nessuno perisca.

 

6) La suprema rivelazione di Dio non è un libro ma una Persona.Nel vangelo di Giovanni al capitolo 1 dal verso 1 al 14 ci dice che la Parola divenne carne. La lettera agli Ebrei al capitolo 1 versi 1,2 è un altro passo chiave. 

     Dio parla nella lingua di Gesù attraverso la Sua vita ed il Suo messaggio. Anche noi cristiani ci concentriamo troppo nelle traduzioni, dimenticando che Gesù è la Parola e Dio parla attraverso di Lui. Non esiste nulla che uno possa fare di cui Dio non sia a conoscenza non solo perché Lui sa cosa accadrà ma perché ciò che accade, accade per il Suo volere. Secondo il loro credo la salvezza è inclusa in questo pensiero, quindi, Dio non spreca neanche un goccino d’amore sulle persone che ha scelto per la condanna o per l’inferno. Perciò, citando il Corano “Dio non ama chi rigetta la fede.” La Bibbia ci insegna invece che Dio piange per le persone che non accettano Gesù. Il vangelo di Giovanni 3:16 dice: 

 

“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.” 

 

     Dio ha amato non soltanto gli eletti ma tutto il mondo ed è per questo motivo che ha mandato il Suo Figlio sulla terra.

     Il vangelo di Giovanni 1:1,14 dice: 

 

“Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità”. 

 

     La “Parola fatta carne” è Gesù. Nella lettera agli Ebrei 1:1,2 dice: 

 

“Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, per mezzo del quale ha anche fatto l’universo.” 

 

     Sostenere che Dio parli soltanto una lingua sia essa l’arabo, il greco, l’ebraico o quella che sia e affermare che soltanto possedendo una padronanza di detta lingua possa farci capire pienamente il messaggio che Dio ha da darci è un’interpretazione piuttosto etnocentrica. A volte anche noi cristiani lo facciamo promuovendo una certa traduzione della Bibbia piuttosto che un’altra in modo estremo. La verità è che Dio non si limita a una lingua in particolare ma parla quella di una Persona, Gesù. La storia degli insegnamenti di Cristo che parlano della Sua vita e morte resi così semplici sotto la forma di parabole o di racconti storici della Sua vita, o nella semplice storia della Sua morte. La lingua di Gesù e della Sua vita può essere tradotta in qualsiasi lingua o cultura ed essere compresa da persone di qualsiasi età. Non dico che non bisogna imparare il greco o l’ebraico, a volte è necessario fare degli approfondimenti teologici comparativi ma ogni volta che si apre la Bibbia dovremmo pregare che lo Spirito ci faccia conoscere la persona di Gesù per conoscere il cuore di Dio, dell’Autore. Preghiamo di poter conoscere di persona la Parola che è Gesù, non solo delle parole impresse su una pagina. Più mi avvicino alla Persona di Cristo, più mi relaziono al cuore di Dio. Questo è il punto di vista cristiano. 

7) La salvezza è un dono che riceviamo per fede.Una domanda: cos’è più importante, quello in cui crediamo o il modo in cui viviamo?  C’è una terza alternativa, e cioè non cosa ma in Chi si crede, perché su chi poniamo la nostra fede e in chi confidiamo è ancora più importante di ciò che potremmo avere o del nostro modo di vita. 

     L’Islam insegna che ad ognuno di noi vengono assegnati due angeli che ci accompagnano sempre, uno si segna le cose buone e l’altro le cattive. Alla fine della nostra vita nel giorno del Giudizio si tirano le somme e se il bene prevale si va in cielo, altrimenti si va all’inferno. Questo è il concetto della salvezza per i musulmani. Non è ragionevole che chi abbia il 51% di opere giuste ed il 49% di opere malvagie vada lo stesso in Paradiso. Lo stesso si applica a chiunque abbia il 90% di giustizia ed il 10% di opere malvagie, come si fa ad andare in Paradiso lasciando entrare in quel luogo Celeste anche un 10% d’iniquità? Non si può lasciar entrare il peccato nel Paradiso senza che ci siano delle conseguenze, cioè, senza corromperlo, fatto che causerebbe la Caduta dell’Uomo ancora una volta. Dio in quel caso sarebbe costretto a cacciarci via dal Paradiso e a dover costruire un universo totalmente nuovo e ricominciare da capo. Anche un 2% di peccato nel Regno dei cieli sarebbe inammissibile. 

     Gesù ci ha in essenza detto: “La religione non funziona e non andrete da nessuna parte se continuate in questo modo. Nessuno sarà mai bravo abbastanza per meritarsi il Paradiso”.Lui sollevò l’asticella nel sermone della montagna nel Vangelo di Matteo quando c’incoraggiò a diventare perfetti come nostro Padre Celeste e diede inizio al Suo ministero in quel modo. Si parla d’etica? Gesù ci ha fatto sapere che la perfezione è l’unico standard possibile per andare in Cielo. La buona novella e che Lui è consapevole del fatto che non ce la faremo mai ed ecco perché è disposto a darci la salvezza come un dono. La croce prende su di sé tutte le nostre imperfezioni e i peccati donandoci la Sua perfezione. Nel libro di Isaia al capitolo 64 verso 6 dice che tutte le nostre opere di giustizia sono paragonabili ad un abito sporco. Non saremmo mai bravi abbastanza per meritarci nulla. È patetico come si cerca d’essere religiosi per andare in Paradiso. La lettera agli Efesini al capitolo 2 verso 8, 9 dice: 

 

“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti.” 

     C’è un versetto interessante nel Vangelo di Giovanni al capitolo 3 verso 36 che è un esempio di diversi passi nelle Scritture in cui si affrontano i temi della fede e delle opere insieme come se entrambi i concetti fossero uno solo. Questo verso dice: 

 

“Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui.” 

 

     Credere in Dio e disubbidirgli sono degli opposti, si contrappongono. La fede si mette all’opera ed agisce di conseguenza. A volte ho fatto uso della seguente illustrazione rivolgendomi ad un pubblico dal vivo.       

     Di solito comincio dicendo che ho una banconota da cinque euro in mano e che sono disposto a donarla alla prima persona che salga sul palco a prenderla. Chi arriva per primo la vince e poi gli chiedo come mai i soldi ora gli appartengano e di solito mi risponde: “Perché li ho presi dalle tue mani.” La situazione è la seguente: la persona ha potuto ricevere quei cinque euro perché:

 

1) i soldi sono stati offerti da me

2) non era una banconota falsa

3) lui si è messo in movimento per venirsela a prendere.

 

     La fede e la fiducia credono che il dono sia qualcosa di reale e che sia stato offerto, perciò stendono la “mano” e lo ricevono. Affermare mentalmente che il dono di Gesù sia qualcosa di vero e non fare mai il passo per riceverlo, non serve a nulla. Solo perché si ha l’opportunità di partecipare nel processo non significa potersene vantare, perché un dono non è qualcosa che ci possiamo meritare. Noi abbiamo un ruolo attivo in tutto questo processo: riceverlo. Quando lo accettiamo riceviamo la certezza della nostra salvezza. Il vangelo di Giovanni 1:12 dice: 

“Ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto Egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè, che credono nel Suo nome.”

 

     In altre parole, chi lo riceve diventa figlio di Dio. Questo è un tipo di relazione che i musulmani non conoscono. La lettera ai Romani 8:15, 16 dice: 

 

“Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre». Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio.” 

 

     Uno potrebbe essere un musulmano e considerarsi un servo di Dio ma lo Spirito guida le persone verso la conoscenza aiutandoli a diventare “figli di Dio”. Dio non è soltanto il nostro Re, Padrone e Signore ma è anche il nostro “Babbo!” che è il significato del termine “Abba”, il nostro Padre.

 

Diamo un po’ di spazio alle Domande e Risposte

 

Domanda: Qual’ è l’insegnamento delle Scritture che unisce sia l’Antico che il Nuovo Testamento?

    I musulmani quando studiano l’Antico Testamento trovano molte cose in comune con il Corano tipo la possibilità di avere diverse mogli, il concetto della Guerra Santa ed una religione basata su fondamenti fortemente etnici. Hanno piena ragione, il popolo ebraico era speciale e a loro gli era stato promesso che sarebbe venuto un Messia da una discendenza in particolare e da una etnia speciale. La promessa contenuta nell’Antico Testamento è che mentre sia la discendenza che la nazione dovevano essere protetti, questo avveniva soltanto con il proposito di dare nascita un giorno al Salvatore di tutta l’umanità. I gentili, i goyim, i proseliti e gli ebrei sarebbero stati innestati in una sola pianta. Questa era la promessa, perciò per un periodo Dio operò tramite una etnia, una razza, una nazione ed un linguaggio particolare per aprire la strada alla venuta del Messia che avrebbe poi salvato l’intera umanità.

 

Domanda: La teologia islamica conduce le persone verso il Nuovo Testamento?

     La teologia islamica non conduce le persone verso il Nuovo Testamento ed è un peccato perché l’Antico Testamento si comprende meglio tramite le lenti del Nuovo. Se si riuscisse a capire come Gesù interpretava l’Antico Testamento si riuscirebbe anche a comprenderne il suo scopo. Se non si facesse questo ragionamento allora rimarremmo con una religione basata su un’etnia in particolare. Nella lettera agli Efesini 2:14 leggiamo: 

 

“Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti…”. 

 

     Gesù abolì la religione, la legge contenuta nell’Antico Testamento che aveva avuto il suo scopo per un tempo, stabilendo una famiglia di fede universale multiculturale e multietnica. Sulla croce, Gesù, non è morto soltanto per portare via i nostri peccati ma anche per crocifiggere la religione una volta per tutte. Ricordiamo di leggere l’Antico Testamento sotto la luce del Nuovo. 

 

Domanda: Perché i musulmani indossano dei turbanti e portano una daga? 

     Molti musulmani indossano dei turbanti ma la daga di cui hai parlato appartiene alle persone di religione Sikh che si vestono come gli arabi. Per i Sikh indossare i loro vestiti e portare una daga è parte della loro fede. La cosa interessante è che se si studia la religione Sikh, si scopre che il loro gruppo è composto delle persone più amorevoli e dolci del pianeta. Credono in un unico Dio e credono che questo Dio sia amore. All’inizio i Sikh vivevano in comunità. Il loro era parte di un movimento di riforma sociale il quale rifiutava il sistema delle caste.    

     Sono diventati famosi per aver istaurato delle cucine comunitarie dove si riunivano per dare da mangiare alle persone delle loro comunità in cui abitavano, tutti erano invitati, poveri e ricchi, sikh o no erano benvenuti e gli veniva offerto un pasto. Loro continuano a farlo tutt’ora. Uno dei gruppi più benevoli, pacifici e amorevoli in esistenza che indossano delle daghe. Come mai? All’inizio sono stati perseguitati dai musulmani e anche dal ramo induista che sosteneva la guerra. Questo prima che Gandhi reinterpretasse gli insegnamenti di Krishna. I Sikh dovettero andare in giro sempre armati per quel motivo e dopo portare le armi divenne parte della loro cultura e tradizione. La daga cerimoniale è un ricordo di come dovettero combattere per la loro fede. 

 

Domanda: Come vedono i musulmani la morte e la risurrezione di Cristo?

     Per loro, la risurrezione di Cristo non è mai accaduta. Il Corano insegna che nessun profeta di Dio sarebbe mai stato torturato e ucciso nel modo in cui accadde a Gesù. Perciò, per loro questo non è mai avvenuto. Ciò rappresenta uno dei punti più deboli della fede islamica, essi rigettano dei semplici fatti storici. Non bisogna per forza leggere le Scritture per costatare due inconfutabili fatti storici: Gesù di Nazaret fu crocifisso e soffrì la pena di morte per mano dei romani e qualche giorno più tardi il suo corpo scomparse. Questi due fatti sono sostenuti da storici che non hanno nulla a che vedere con la fede. I musulmani rigettano qualsiasi fonte storica se questa contraddice ciò che è scritto nel Corano. 

     Si rifiutano di credere che Dio abbia mai permesso ad uno dei suoi profeti di morire in quel modo. Esistono diverse teorie, le principali sono due. La prima sostiene che Gesù dopo essere svenuto fu messo giù dalla croce, preso per morto avvolto da stoffe e sepolto nella tomba. Due giorni dopo Gesù si svegliò, si alzò e rimosse la pietra dall’entrata della tomba e se ne andò. La seconda parla di Simone il Cireneo, la persona a cui fu richiesto di portare la croce sulle sue spalle per aiutare Gesù, questa teoria afferma che dopo aver reso quel servizio i soldati si dimenticarono di quello scambio delle parti e che quindi fu crocifisso Simone il cireneo al posto di Gesù. Qualsiasi teoria fu accettata pur di contraddire il fatto che Gesù fosse morto in croce come Dio. 

 

Domanda: Esiste la possibilità che l’Islam sia l’adempimento della promessa ad Ismaele che sarebbe diventata una grande nazione?

     La risposta potrebbe essere sia affermativa che negativa. Se si parla della grande nazione dell’Islam allora in un certo senso sì ma esiterei nell’affermarlo con certezza. Questo perché dubito che Dio abbia dato inizio ad una “grande nazione” tramite una rivelazione ingannevole per bocca di un angelo bugiardo o di un demone. Una fede in contrapposizione al Vangelo e che ha il suo proprio “vangelo”. 

 

Conclusione:

     Avete accettato Cristo? La shahadah musulmana dice: «Testimonio che non c’è divinità se non Dio (Allāh) e testimonio che Maometto è il Suo Messaggero.» Gesù semplifica tutto per noi, nella lettera ai Romani 10:9, 10 dice: 

 

“Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.”

 

     Questa dichiarazione afferma che non dobbiamo limitarci soltanto a credere ma anche a confessarlo, a dire di sì. Non desideriamo nasconderci più ma anzi dimostrare la nostra fede; nel momento in cui decidiamo di fare questo passo riceviamo la salvezza.Ècosì semplice. Io vi invito a confessare la shahadah cristiana quando vi sentirete pronti, non necessariamente quando vi sentirete a vostro agio perché ci sta che quel momento non accadrà mai. E a confessare che Gesù è il nostro Signore, non solo il nostro Salvatore. Limitarci a dichiarare che Gesù sia il nostro Salvatore afferma soltanto il fatto che desideriamo andare in Paradiso dopo la nostra morte. Dichiarare che Gesù è il nostro Signore vuol dire che Lui è l’unico a poterci insegnare come vivere la nostra vita, Lui è il Padrone della nostra esistenza. Quando abbracciamo Gesù come il nostro Signore Lui diventa anche il nostro Salvatore, è un bonus. Torniamo all’analogia delle pecore e delle capre. Accettare Gesù come Signore ci indirizza sulla via che ci impedisce di vivere da ipocriti sin dall’inizio. Dovremmo essere disposti a sottometterci ora completamente a Gesù, all’unico che ha l’autorità ed il diritto d’indicarci come condurre la nostra vita.