Si può capire molto del carattere di una persona importante dal personaggio che sceglie come rappresentante di pubbliche relazioni. Quando vediamo chi ha scelto per rappresentarlo, scopriamo che Gesù senz’ombra di dubbio stava lanciando una rivoluzione irreligiosa. Erano 400 anni che Israele aspettava di sentire la voce di Dio, 400 anni di silenzio. Lungo la storia dell’Antico Testamento c’è sempre stata una voce, un profeta, un rappresentante di Yahwe che parlasse e comunicasse al popolo la volontà di Dio, che li chiamasse al pentimento, che li incoraggiasse, etc.  Per 400 anni Dio smise di comunicare con il Suo popolo, così essi aspettavano che Dio parlasse di nuovo. I rabbini di quel tempo insegnavano che Dio avesse ritirato il Suo Spirito durante quel periodo, trattenendolo in attesa del giorno in cui lo avrebbe riversato in pieno. Nei giorni di Gesù aspettavano che lo Spirito ricadesse su qualcuno che potesse diventare la voce di Yahwe ancora una volta.

La situazione non fece che peggiorare durante quei 400 anni. Roma invase Israele che era una teocrazia, una nazione governata da Dio. Nel piano originario, Dio avrebbe voluto che l’israeliti diventassero luce per il resto del mondo. Israele perse la sua indipendenza ed erano diventati schiavi dell’impero romano. Non si trattava solo di una offesa di natura politica o personale, il fatto di essere sotto un’altra nazione andava proprio contro ciò che la loro fede insegnava riguardo il loro ruolo nella storia. L’ultima profezia ricevuta da Yahwe fu data loro dal profeta Malachia e fu insegnata dai rabbini lungo i 400 anni.   Malachia 3:1,2: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.» Due immagini di purezza: il fuoco che purifica e il sapone che lava.  Malachia 3:3 “Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento…”, i seguenti versi continuano a descrivere la venuta di questo personaggio speciale. Andiamo avanti a Malachia capitolo 4:5,6 “Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del SIGNORE, giorno grande e terribile. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri, perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio”. Yahwe avrebbe mandato il suo messaggero Elia non si sa se in modo letterale, figurato o simbolico. Il Signore sarebbe venuto di persona nel suo tempio e avrebbe compiuto delle opere, ma prima avrebbe mandato Elia. Ci sono tantissime teorie riguardo a questa profezia e di come Elia sarebbe venuto, che forma avrebbe preso, etc. Ad un certo punto i farisei in Giovanni 1:21,22 si avvicinarono a Giovanni Battista per chiedergli se lui fosse Elia o il profeta. Formulare questa domanda non era una cosa da poco, erano state le ultime parole pronunciate al popolo d’Israele da Dio; “saprete che il Messia è vicino, saprete che l’ora del riscatto è vicina quando Elia comparirà.” Al tempo di Gesù c’erano quattro diversi gruppi di persone che discussero come poter incoraggiare Dio ad agire a causa della terribile situazione in cui si trovavano come nazione ed idearono diverse teorie su come onorare Dio e su come servirlo.

Al primo posto troviamo i sadducei. I sadducei compiacevano Dio tramite i sacrifici. Essi erano la classe sacerdotale, l’élite, i leader benestanti del tempio. Erano agiati grazie alle buone entrate economiche che il tempio permetteva. La loro risposta alla domanda di come incoraggiare Dio ad agire a favore d’Israele, era d’onorarlo e servirlo tramite l’aumento dei sacrifici nel tempio.

L’altro gruppo erano gli esseni che sostenevano che i sadducei fossero degli avidi a capo di una religione che puntava ad arricchirsi e riempirsi d’oro, stravaganze ed un sistema sacerdotale che ci guadagnava sopra.  Loro rifiutavano quel tipo di religiosità perché non ritenevano che fosse fedele alla religione di Yahwe. Gli esseni si rifiutavano di portare i loro sacrifici al tempio e quindi si spostarono e andarono a vivere nel deserto dove diedero inizio alle loro proprie comunità dove offrivano i loro sacrifici al di fuori del tempio. Sostenevano che appartarsi dalla religione sfarzosa dei sadducei fosse la cosa giusta. La loro posizione era quella di compiacere Dio rifiutando la società, che comprendeva non solo il tempio ma anche tutto il popolo ebraico. Essi sostenevano che Dio avrebbe giustificato solo il loro gruppo grazie alla loro fedeltà e purezza. Quindi, scelsero d’isolarsi dal resto della società nel deserto ad aspettare il Messia.

Il prossimo gruppo era formato dagli zeloti, un gruppo la cui filosofia è piuttosto facile da comprendere. Loro cercavano di compiacere Dio uccidendo tutti i “cattivi”. In questo caso i “cattivi” erano i romani e gli ebrei che appoggiavano l’impero come gli esattori di tasse.  E’ interessante che fra i discepoli di Gesù possiamo trovare sia uno zelota sia un esattore delle tasse; Gesù chiamò entrambi a seguirlo.

Come ultimo gruppo abbiamo i farisei. I farisei non andavano d’accordo con nessuna delle altre tre prese di posizione. Esistono dei registri storici che alludono all’idea che i farisei fossero teologicamente allineati agli zeloti nel senso che furono il loro combustibile teologico incoraggiandoli ad agire ma senza coinvolgersi direttamente loro stessi. I farisei sentivano che il cuore della questione fosse compiacere Dio tramite l’osservazione della Torà o l’applicazione pratica della stessa. Per loro, vivere secondo la Torà era il modo di compiacere Dio ed avvicinare la venuta del Messia.

Intorno al 70 d.C. i romani misero fine alla ribellione zelota che cercava d’ottenere l’indipendenza della loro nazione tramite la violenza e distrussero il tempio. Chi è rimasto vivo? Gli zeloti sono stati massacrati. Gli esseni, gruppo che aveva appoggiato gli zeloti sono stati massacrati anche loro nel deserto. Prima della loro morte sono riusciti a nascondere i loro scritti sacri in una grotta. Tali scritti sono stati scoperti nel 1947; i famosi rotoli del Mar Morto. Con la loro morte il gruppo degli esseni scomparve. I sadducei dopo la distruzione del tempio si trovarono senza lavoro. Da un giorno all’altro la loro esistenza non ebbe più un senso. Quindi, chi di questi gruppi è rimasto ancora in vita? I farisei, coloro che sostenevano che la via verso Dio si trovasse nel seguire ogni virgola ed ogni dettaglio della legge alla lettera, coloro che insistevano nel dover studiare e immergersi nella legge in pieno per poter compiacere Dio. Questo è stato l’unico gruppo a sopravvivere. L’ebraismo rabbinico ha le sue radici nel fariseismo dove l’osservanza della Torà è primordiale.

In questo contesto storico nacque il quinto movimento fondato da un leader non convenzionale e irreligioso. Sin dall’inizio di questo movimento ci furono degli scandali che accaddero vicino al fiume Giordano.

Nei giorni di Gesù l’acqua ebbe un ruolo molto interessante e prominente nei rituali religiosi. In Levitico 15 e anche in altre parti della legge levitica si dice che si diventa impuri spiritualmente quando si ha contatto con qualsiasi cosa peccaminosa o perfino che possa in qualche modo rappresentare simbolicamente il peccato. Una persona veniva considerata impura per aver compiuto un’azione sbagliata o anche se per caso quell’azione li fosse accaduta a causa del peccato di qualcun altro. Il rito della purificazione nell’acqua simboleggiava ciò che significava vivere nel mondo dopo la caduta dell’uomo.  C’era tutto un elenco d’impurità. Alcune cose che potevano rendere impuro non avevano niente a che fare con la scelta di un individuo, come ad esempio, una donna con le mestruazioni. Se una persona impura si sedeva su una sedia, quella sedia diventava impura; se più tardi qualcuno toccava quella sedia anche quella persona diventava impura. L’unico modo di poter diventare puro nuovamente secondo Levitico 15 consisteva in immergersi nell’acqua, nell’essere battezzato, tuffarsi in una piscina d’acqua chiara e fresca.  Questa pratica si applicava anche agli oggetti tipo sedie, letti, etc.

Detto rituale rendeva idonee le persone soltanto per presentarsi ad offrire un sacrificio a Dio e così ottenere il perdono dai propri peccati o la purificazione dall’ effetto che il peccato potesse aver avuto nella sua vita. Si trattava di un sistema elaborato il cui scopo era quello di ricordare alle persone di quanto ci siamo allontanati da Dio e di come il nostro mondo stia andando ogni volta sempre più in basso. Un’altra cosa che possiamo imparare da questi rituali è quanto sia difficile cercare di renderci puri da soli o di essere buoni abbastanza per meritarci il cielo, nessuno ci riuscirebbe mai. Quindi, una persona viveva nel timore perenne d’essere “contagiato” spiritualmente.

Nei giorni di Gesù l’essere “puro” era diventato un’ossessione. Prima d’entrare al tempio in Gerusalemme le persone dovevano per forza farsi un bagno ritualistico. Gli archeologi hanno scoperto più di cento bagni per la purificazione intorno al tempio. Tutti erano obbligati a farsi questo bagno prima di entrare al tempio per poter offrire il loro sacrificio e riuscire ad ottenere il perdono per i loro peccati. Era una tradizione religiosa complessa ed ossessiva. I farisei portarono questa tradizione ancora all’estremo: non solo dovevano immergersi per purificarsi tutte le mattine, dovevano anche immergere le mani nell’acqua santa prima d’ogni pasto in modo simbolico. Questo in caso d’essersi “sporcati” o resi impuri da qualche gentile o straniero o persona impura nel tempo tra il loro bagno di purificazione mattutino e l’ora del pasto. I farisei desideravano ricordare a tutti quanto fossero impegnati nel mantenersi puri e nell’essere separati da chiunque non fosse parte degli eletti. Gesù li martella per questo.

In Levitico 15 leggiamo che l’acqua d’immersione doveva essere “acqua fresca” o “acqua corrente”, in ebraico significa “acqua vivente”. Quindi, quando Dio ci chiede di essere immersi nell’ acqua vivente, l’interpretazione dei farisei era che l’acqua doveva avere o contenere vita, acqua che non fosse stagnante o stantia ma che dovesse in qualche modo scorrere. C’erano dei dibattiti in quei giorni dove discutevano sulla misura di vita che l’acqua doveva avere, per esempio, l’acqua piovana raccolta da poco era considerata vivente, ma se quella stessa acqua veniva conservata per troppo tempo allora non era più vivente. Le piscine battesimali trovate intorno al tempio facevano parte di un complesso sistema elaborato di canali e flussi d’acqua per assicurarsi che l’acqua scorresse. Quando Gesù in Giovanni 4:10 ha una conversazione con un personaggio particolare risponde dicendo di volergli offrire dell’acqua viva. Con queste parole Gesù indicò che soltanto stando vicino a Lui tutta quella complessa religiosità non era più necessaria.  L’acqua viva che Gesù offriva dal punto di vista religioso è l’unico tipo d’acqua in grado di purificare, Lui in quel passo ci offre la vera realtà spirituale.

Giovanni Battista non si accontentò di una piscina ritualistica o di acqua piovana e quindi prese l’acqua viva dal fiume. In Matteo 3 vediamo che Giovanni Battista andò nel Giordano e vedremo cosa accadde. Per capire bene questa storia la cosa migliore è leggerla in tutti e quattro vangeli, Matteo, Marco, Luca e Giovanni. In Matteo 3:1 dice: “In quei giorni comparve Giovanni il Battista…”. Il nome Giovanni Battista è significativo perché in quei giorni essere denominato un “battista” era un compito abbastanza comune. Per noi il termine “battezzare” si utilizza quasi unicamente con un significato religioso o in cerchi spirituali ma in quei giorni era una parola normale che voleva dire “immergere”. Ad esempio se inzuppavi il tuo pane in una salsa dicevi di stare “battezzando il pane”, se immergevi i vestiti per lavarli si diceva che stavi “battezzando i vestiti”; era un termine con il significato proprio di “immergere”. Se uno faceva un tuffo al lago si diceva che stesse “battezzandosi nel lago”. Per capire il contesto in cui un ebreo avrebbe capito il nome di Giovanni Battista, è come se noi lo chiamassimo Giovanni “l’inzuppatore”.

Giovanni l’inzuppatore, faceva immergere le persone. Giovanni si trovava nel deserto della Giudea e il suo messaggio era questo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Cambiate i vostri cuori, le vostre menti, le vostre azioni e la vostra direzione perché il regno dei cieli sta arrivando, è vicino! Matteo 3:3 “Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” Isaia non si riferiva soltanto al Messia ma a Dio stesso; interessante. Matteo cita questo e fa riferimento a Gesù. Il capitolo d’Isaia che viene citato parla di Yahwe, Dio.

Giovanni era un personaggio d’apparenza insolita con un messaggio insolito. Matteo 3:4 “Giovanni portava un vestito di pelli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico”. Non era il tipico predicatore. Giovanni Battista era nazireo, cioè, una persona che si vestiva in modo selvaggio con il voto di non tagliarsi mai i capelli, ed evitare qualunque tipo di bevanda alcolica e qualunque tipo di cibo saporito. Gesù ebbe un confronto con i farisei proprio su questo argomento. In Marco 12 e in Matteo 23 Gesù rimproverò i leader religiosi per amare le loro lunghe vesti. Per i farisei l’essere santo o puro significava vestirsi in un modo particolare per Dio. Giovanni ci insegna che a Dio non importa come uno si veste. Ciò che è più importante è “vestire” il nostro proprio cuore, vestirci con vesti di giustizia e d’amore. I vestiti che indossiamo per adorare Dio sono invisibili, adoriamo il Re del regno invisibile. I religiosi si concentrano sull’apparenza esterna e dei loro vestiti, e Gesù li rimprovera per questo. Giovanni Battista ci dà un esempio visibile di una verità spirituale; la nostra apparenza non ha nessuna importanza.

Giovanni è vissuto in modo estremo e vi incoraggio a non aver paura di farlo anche voi; pregate che Dio non vi chieda di mangiare locuste e miele ma qualsiasi cosa vi chieda, non aver paura di vivere in modo estremo per Lui.