1 Re 8:27 dice che Dio non può essere contenuto in uno spazio limitato. Dio ha il diritto d’intervenire in un contesto del tutto pagano, nel mezzo del loro peccato, ma ciò non significa che anche noi abbiamo lo stesso diritto. Per esempio, può una spogliarellista cristiana sostenere di vincere molte persone a Cristo e di predicare il vangelo? Se le persone si mettono alla ricerca, Dio si rivela a loro. Se qualcuno è alla fine di se stesso, alla ricerca di Gesù e una persona li presenta il vangelo – anche una donna nuda in questo caso- quella persona senz’altro presterà attenzione. Il messaggio verrà comunicato lo stesso. Quindi, può una spogliarellista evangelizzare? Certo di sì, ma questo accade nonostante il metodo e nonostante le sue tecniche di evangelizzazione non siano il massimo.

Un altro esempio patetico è l’olocausto degli africani schiavizzati sia in Africa che in America. Da chi hanno sentito parlare di Cristo? Spesso dai loro schiavizzatori crudeli, da i loro padroni. E’ stata una cosa terribile. Se c’è un gruppo di persone in questo pianeta con il diritto di odiare Cristo sono loro.  In America, c’è tutta un’intera generazione di persone che ricevette il messaggio nonostante il mezzo o il peccato. Questi schiavi ed ex schiavi crebbero nella fede come cristiani avendo sentito il messaggio da persone che dimostravano esattamente il contrario. E’ qualcosa d’affascinante! Avendo detto questo, non voglio dire che la schiavitù sia una cosa positiva perché ci permette di evangelizzare a tante persone, piuttosto, dimostra la misericordia che Dio ha malgrado le nostre forti mancanze.

Questo principio si può applicare benissimo all’astrologia. Dio ci ammonisce di non consultare le stelle per sapere cosa fare perché siamo credenti ma Lui può utilizzare l’astrologia stessa per raggiungere delle persone che hanno quell’interesse. Ogni tanto accade che qualcuno nella nostra chiesa dia testimonianza della sua vita raccontando come ha conosciuto il Signore esprimendosi in questo modo: «Mi trovavo ad un ritiro buddista quando Dio mi parlò…». Dopo un commento del genere uno potrebbe pensare «quello di sicuro non era Dio perché Dio non si presenterebbe all’interno di una religione orientale».  Ci dovremmo domandare, chi siamo noi per capire il modo in cui Dio si esprime. Dio può parlare ovunque! Quando Dio parla ci guida verso Gesù! Può capitare anche ad una persona che frequenta i medium o gli zingari che poi raccontano di aver avuto un’esperienza spirituale dove si sono sentiti uno con il cosmo ed arrivano in chiesa volendo sapere di più. Dio può usare di tutto! Gesù è in grado di andare incontro perfino ad una persona dopata e farle sperimentare il Suo amore. Dio fece lo stesso con i magi, li raggiunse tramite l’astrologia. Avere un’esperienza con Dio porta verso Gesù.

Il prossimo scandalo è che quando i magi arrivarono da Gesù si misero in ginocchia ad adorarlo. Matteo ha voluto evidenziare il fatto che non lo hanno solo onorato o lodato o che si fossero inchinati in segno di rispetto o riverenza ma che lo hanno proprio “adorato”. I magi fecero qualcosa che uno dovrebbe fare soltanto con Dio. Matteo 4:10. L’adorazione è ciò che il diavolo desidera ma qualcosa che solo Dio merita. Ci sono diversi modi in cui il nemico cerca di farsi adorare. Ricordate la storia dell’ultimo studio dove abbiamo parlato della donna straniera che si avvicinò a Gesù per chiederli di guarire la sua figlia? In quel passo abbiamo letto che lei s’inchinò davanti a Gesù e lo chiamò Signore in segno d’adorazione. Lei riconobbe il ruolo di Gesù.

Se io vi chiedessi, chi è Dio? Cosa significa esattamente che Dio sia venuto giù sulla terra e che si sia incarnato? Dio era sul cielo e la terra in contemporanea? Dio lasciò il paradiso per venire giù o era in parte qui e in parte di là? Come funziona? Può darsi che sia venuto giù e la stessa persona abbia coperto diversi ruoli come facciamo noi in questa vita quando diventiamo genitori ma siamo anche figli, fratelli, collaboratori, etc.? Come mai Gesù sulla terra pregava e comunicava con Dio lassù? Queste domande rappresentano un vero mistero. Per capire bene Gesù dobbiamo capire chi è Dio, e ciò dovrebbe essere il nostro punto di partenza.

“Chi è Dio?” Gli ebrei affrontano questo argomento in modo più convincente rispetto a noi, in quanto noi “gentili” parliamo in un linguaggio metafisico, in modo astratto, invece loro parlano utilizzando un linguaggio più pratico e descrivono Dio in modo relazionale. Se chiediamo ad un ebreo “Chi è Dio?” non ci risponderebbe mai dicendo che sia l’inamovibile potenza, la causa primaria o principale di tutto ciò che esiste o definendo una delle Sue caratteristiche principali tipo che è onnipresente, onnipotente e onnisciente. Un ebreo parlerebbe della sua propria esperienza personale, direbbe: «cercai di scappare via dal Signore ma l’ho trovato ovunque. Cercai di nascondermi da Dio, ma Dio era dappertutto.” Loro raccontano la loro propria storia personale con Dio. La teologia sistematica o la teologia filosofica -due studi molto validi- ci aiutano a capire un po’ di più ma alla fine, come possiamo applicare tutta questa conoscenza in modo pratico alla nostra vita? Gli ebrei lo hanno capito meglio: «non importa dove tu ti nasconda, troverai sempre Dio ovunque!»

Sostenere che Gesù è Dio dovrebbe significare saper dare una risposta in modo pratico a chi ce lo chiede. Dovremmo essere in grado come gli ebrei di spiegare questo principio e viverlo ammettendo che non sappiamo spiegare la metafisicità di tutto ciò che comprende Dio. E’ sbagliato cercare di dare una spiegazione concreta a tutto quando basta parlare dell’impatto che questo fatto ha avuto su di noi. Gli ebrei, come ho detto prima, lo spiegano così: «ci sono due aspetti principali di Dio: Lui solo è il Creatore e Lui solo dev’essere adorato. Dio è Colui che ha fatto il mondo, Colui che ci ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto…!” Un bel modo di spiegare Dio.

Gli ebrei sostenevano che Dio solo fosse il Creatore in contrapposizione alle religioni greche e romane di quei giorni dove i semidei erano separati dal resto dell’umanità perché avevano delle capacità creative. Nella Bibbia ci sono delle creature simili chiamate angeli ma fanno anch’essi parte della creazione e non sono Dio. Quindi, Dio è l’unico Creatore e solo Lui è degno d’adorazione. Gli angeli nella Bibbia dicono sempre che non vogliono essere adorati e che l’adorazione appartiene soltanto a Dio. Gesù in Colossessi 1:6 viene chiamato il Creatore. Perciò, possiamo sostenere che Gesù è Colui che crea e che anche Lui è degno d’adorazione.

Gesù può essere chiamato anche Dio. Quindi, chi è il Padre? Chi è il figlio? Chi è lo Spirito Santo? Tutti e tre sono Dio. Yahwe è pluralità e unità. Yahwe è comunità e unicità. Gesù è la nostra fonte affidabile di verità. L’incarnazione fuoriesce dal cuore di Yahwe, Dio venne giù e diventò umano. Gesù è la parte rivelatoria di Dio, la parola che venne giù e che ci ha permesso di contemplare il volto di Dio.

I discepoli di Gesù all’inizio delle loro comunità cercarono d’applicare il concetto dell’incarnazione alla loro vita sia in modo pratico che sul parlato. L’incarnazione è un concetto che va avanti anche ora. Gesù è vivo, è tra noi! Gesù vive tramite i Suoi rappresentanti che siamo noi, il corpo di Cristo. Lo stesso spirito che riempì Cristo e lo infuse di potenza per fare tutto ciò che Lui ha fatto è lo stesso Spirito che è stato dato anche a noi. Noi siamo il Suo tempio e siamo il Suo corpo.

Gesù spiegò e trasmise il concetto dell’incarnazione ai Suoi discepoli. Marco 8:1 «In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro…», in quei giorni accadeva spesso di trovarsi senza cibo perché le persone si davano da fare per portare i loro cari per essere assistiti o guariti da Gesù. Migliaia di persone incuriosite e affamate della verità. Spesso si dovevano radunare fuori città nel deserto e  si stancavano poiché non avevano nulla per soddisfare i loro bisogni. Gesù chiamò i Suoi discepoli e si consigliò con loro. Marco 8:2 e 3 «Sento compassione di questa folla perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». Erano passati tre giorni, le persone avevano fame e se avessero cercato di allontanarsi rischiavano di svenire per strada. L’incarnazione prende vita, Gesù capì veramente come si sentivano le persone e così facendo diede ai suoi discepoli l’esempio di ciò che significa focalizzarsi sugli altri.

In Matteo 7:12 Gesù disse che tutta la legge viene riassunta in un solo principio: focalizzarsi sugli altri. L’incarnazione è questo, Dio sapeva già tutto su di noi dal punto di vista intellettuale ma ha voluto capirci dal punto di vista empirico o pratico, dal nostro punto di vista, e una volta riuscito, ha voluto che noi imparassimo lo stesso principio. Prima di giudicare dovremo cercare di metterci al posto degli altri. L’incarnazione è qualcosa che siamo chiamati a vivere e lo possiamo mettere in pratica tramite il processo di diventare meno egoisti. Dovremo disfarci del nostro proprio ego. Pensi che anche Gesù avesse fame e fosse stanco? Certo di sì. Lui utilizzò la Sua propria esperienza per aiutare gli altri, si è messo nei loro panni. Anche noi dovremo cercare di viverlo in quel modo.

Disfarsi dell’ego è un principio molto utile anche all’interno del matrimonio. Molto spesso si avvicinano a me  delle persone con problemi matrimoniali per chiedermi consigli e mi parlano di quanto sia difficile vivere con il loro partner, una persona terribile che fa questo e quell’altro. In quei momenti gli consiglio di cercare di disfarsi del loro proprio ego e di pensare agli ultimi tre giorni cercando di viverli attraverso gli occhi della loro altra metà. A pensare come si senta lui o lei; a cercare di vivere i prossimi giorni pensando e sentendo come si sentirebbe lui o lei, cercando di mettersi nei loro panni. Secondo Gesù questa dovrebbe essere la norma. Questo è il comportamento di un vero cristiano. Dovremo ricordarlo, siamo una comunità cristiana che ha bisogno di tenere questo principio sempre presente. Dovremo cercare d’applicarlo anche nelle aree private della nostra vita. La nostra cultura non ci incoraggia a vivere questi principi in modo comunitario, anzi, ci incoraggia a tenere tutto in privato. La comunità ci aiuta a tenere questi importanti principi in mente.

Quando ci disfacciamo del nostro proprio ego e cerchiamo di metterci al posto degli altri, c’è anche il rischio che gli altri si approfittino di noi. Nessuno è in grado di garantire che tutto andrà liscio. Gesù fece proprio questo per noi e se non lo avesse fatto, oggi non ci troveremo qui. Fa ciò che è giusto perché è la cosa giusta da fare. Non cercare di manipolare gli altri facendo la cosa giusta sperando che gli altri facciano qualcosa per te. Fa ciò che è giusto perché è giusto e basta. Se riusciremo a farlo, cresceremo e matureremo al punto tale che la nostra vita acquisterà un senso molto più profondo. Forse riusciremo anche a diventare un modello che gli altri vorranno seguire; anche se questo ovviamente non è il nostro scopo. Prima di chiudere riflettiamo su come possiamo applicare questi concetti in modo pratico alla nostra vita.