DAL NOSTRO STUDIO SULLE RELIGIONI, UNO SGUARDO AL BUDDISMO
Continuando i nostri studi, oggi parliamo del buddismo, ricordandoci delle famose verita’ complementari ( cioe’ verità simili), che troviamo in ogni religione e di quelle contraddittorie che ci fanno dire che ogni religione è diversa dall’altra.
Vogliamo iniziare con una delle verita’ complementari e cioè il desiderio che hanno sia il cristianesimo che il buddismo, di osservare la natura, fare riferimento a lei per imparare e spiegare anche la nostra vita. Dalla parabola del Buon seminatore che si trova in 3 vangeli possiamo per esempio capire dove il seme cresce e porta frutto e dove no.
Anche i nostri amici buddisti usano spesso analogie con la natura per ricordarci il senso della vita.
Cosi’ come nel mondo cristiano e induista, anche nel mondo buddista, abbiamo una varietà di ramificazioni. Chi si considera buddista perché c’è nato, chi perche’ segue una moda e chi perché ci crede veramente. Oggigiorno possiamo dire che molte persone in nord-america, si considerano buddiste perché ci sono state introdotte dalla meditazione zen ma non sanno molto degli insegnamenti buddisti. Parlando con un insegnante buddista, mi diceva che sicuramente è la religione o filosofia che è più di moda, ma cosi’ come nel mondo cristiano ci sono tanti ipocriti che non vivono il messaggio.
Intorno al 500 avanti Cristo, Siddarta è stato il primo Budda.
Storie raccontano di una sua nascita soprannaturale. Sua madre messa in cinta da un elefante, altre toccata da un elefante. Crebbe come un principe, molto viziato.
Suo padre profetizzò alla nascita che sarebbe diventato un monaco o un principe. Non volendo che diventasse monaco, fu cresciuto da suo padre molto viziato e senza alcun contatto esterno. Ma un giorno Siddarta riusci’ a vedere fuori dal palazzo e scopri’ la sofferenza.
Fu un grande impatto per lui, cosi’ lasciò moglie e figlio per qualche anno per scoprire il senso della vita. Fino a che trovò l’illuminazione, ed è quello che Budda significa: Illuminato. Budda quindi è un titolo, non un nome. E’ un titolo che ricevi, quando sei illuminato.
Siddarta lo possiamo considerare un riformatore dell’induismo, cosi’ come Lutero e Calvino lo furono per il cattolicesimo.
Siddarta assunse con se molti insegnamenti induisti, ma si oppose ad altri, come quello delle caste. Inoltre introdusse un grande cambiamento rispetto all’induismo e alla storia della filosofia. Introdusse la dottrina del NO ATMA(Anatman).
Atma è un termine induista che significa il tuo IO personale. Brama è la realtà ultima induista di Dio. La meta ultima per il mondo induista è quella di mettere in connessione Atma(Io), con Brama(Dio). Ma Siddarta disse che non dobbiamo mettere in connessione Atma con Brama, perché Atma il nostro IO non esiste, siamo noi la Realtà suprema “Brama”. Non esiste l’individualità, siamo tutti UNO.
Il senso di differenzazione, te sei te, io sono io è un’illusione “Maya”. Siamo tutti uguali. Questa è la dottrina del No Atma, che non esiste l’Io. Tutte le nostre sensazioni di essere degli individui sono un’illusione. Illustrazione di questo concetto possono essere una fiamma o un fiume. Non sono mai gli stessi, cambiano continuamente da quello che erano, cosi’ come la nostra vita. Possiamo capire come allora tante tecniche buddiste come la meditazione Zen, insegnano a concentrarsi sul presente. In questo c’è una somiglianza con gli insegnamenti di Gesù che invitano a non preoccuparci del futuro.
Cosi’ se non c’è un Io, il raggiungere il nirvana(inteso come stato di beatitudine, illuminazione e libertà dal ciclo delle rinascite) consiste nell’essere assorbito in un tutto impersonale.
Questo concetto radicale porta anche dal punto di vista filosofico a porci delle domande.
Se tu ed io non esistiamo come individui, perché ci dovremmo dare da fare a raggiungere qualsiasi scopo? Perché dovrei diventare buddista per esempio? Perché dovrei lavorare duro nella meditazione per arrivare alla libertà? Perche’ Io dovrei fare qualsiasi cosa se non c’e’ un Io? Se non esisto…..
I buddisti ti rispondono che devi lavorare duro in meditazione, affinchè arrivi alla realizzazione e consapevolezza che non esisti. E questo ti da libertà. Ma di nuovo dal punto di vista filosofico c’è la domanda perché Io dovrei volere, se non c’e’ un Io ed un volere? Perché non sono contento con l’illusione, visto che è tutto un’illusione?
Anche il concetto della reincarnazione che Siddarta prende dall’induismo e introduce nella filosofia buddista, a causa della mancanza dell’IO subisce cambiamenti.
La legge del Karma induista fu ripresa. A seconda di come ti comporti, bene o male, ne raccogli i frutti nella vita a venire. Cosi’ la reincarnazione consiste nell’essere prigioniero delle rinascite e la meta finale è proprio liberarsi dal ciclo delle rinascite.
Secondo la prospettiva induista, il tuo karma e il tuo IO rimane lo stesso e tu continui a rinascere finchè non ottieni il nirvana, secondo la prospettiva buddista non esiste un IO per cui nella reincarnazione rimane solo il Karma ma nasce un nuovo essere. Che senso ha quindi lavorare per liberarti del Karma se te non rinascerai, ti fonderai con l’universo e quello che nascerà sarà una creatura nuova?
Un’altra dottrina che lascia quesiti è quella della sofferenza e attaccamento.
La vita è sofferenza e per evitarla dobbiamo evitare l’attaccamento alle cose e alle persone e quindi estinguere ogni tipo di desiderio. Questo puo’ essere raggiunto attraverso il nobile ottuplice sentiero( retta visione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retto modo di vivere, retto sforzo, retta presenza mentale, retta concentrazione), che ci permette la liberazione dall’attaccamento e quindi dalla sofferenza.
Anche se dobbiamo riconoscere che possiamo imparare qualcosa da questo principio di non attaccamento, la chiave non è estinguere i nostri desideri, ma avere quelli giusti.
La Bibbia ci incoraggia ad avere passioni e desideri nobili che possano soddisfare le nostre anime.
Ci sono diverse scuole buddiste, ma 2 più importanti ramificazioni.
- La prima scuola, che è la più antica, enfatizza la salvezza dei monaci. Le persone normali non possono raggiungere la salvezza, solo i monaci. Ci sono nazioni dove questo buddismo è predominante. Le persone normali supportano i monaci sperando che questo possa portare un buon karma anche a loro.
- La seconda scuola, chiamata Mayana è più moderna e dice che tutti possano raggiungere lo stato del Budda.
- Esiste poi il buddismo Zen che è stato influenzato molto dal taoismo. Qui l’enfasi è sulla meditazione e sperimentazione. Le parole non sono importanti, anzi sono un nemico perché separano. Secondo questa filosofia dobbiamo sperimentare la vita, più che parlarne.
Le cose che possiamo imparare dal buddismo.
- La verità deve essere vissuta e non solo insegnata. Molto spesso i cristiani tendono a discutere le dottrine teologicamente dimenticandosi di sperimentarle e viverle
- Il Budda scopri’ che l’equilibro sta nel mezzo. Non stiamo parlando di un compromesso, ma avere la saggezza in tutte le cose di cercare un equilibrio.
- I problemi nella nostra vita, vengono spesso dai nostri desideri sbagliati, ed è una cosa che ci incoraggia anche Gesù a revisionare.
- La vita deve essere apprezzata e non analizzata e questo è il frutto che dovrebbe portare la meditazione. I cristiani spesso pregano, ma si dimenticano di meditare. (ovviamente il meditare cristiano è diverso da quello buddista, ma la stessa Bibbia ci incoraggia a farlo, sulla parola di Dio.) Invece dovremmo stare attenti ad un tipo di meditazione che consiste principalmente nello svuotare te stesso, perché nel mondo dello spirito non ci sono solo spiriti buoni, ma anche cattivi o se preferisci demoni. Cosi’ nell’aprire la finestra, ricordiamoci sempre di mettere una zanzariera di protezione che è Gesù e lo Spirito Santo, per non fare entrare ogni tipo di bestiaccia.
Cosa i buddisti potrebbero imparare da Gesù?
- La vita va vissuta, non fuggita. Gesù disse: “ sono venuto affinchè abbiate vita e in abbondanza”. Giovanni stava parlando della vita che viviamo ora. Lui vuole che ne abbiamo in abbondanza. Cosi’ il segreto non è fuggire i desideri, ma avere quelli giusti e nobili , come mettere Cristo al centro della nostra vita che ci porta a godere della stessa vita, senza l’attaccamento morboso che produce poi la sofferenza. In Filippesi 4:11,12,13, Paolo ci dice che ha imparato ad essere contento in ogni situazione in cui si trova, attraverso Cristo che lo fortifica.
- Per i cristiani quello che Io sono è determinato da quello che voglio essere. Si fa l’analogia della cipolla fatta di strati. Ogni strato rappresenta ogni tuo impegno( quello che sei e fai, es. padre, lavoratore, musicista, ecc..), che devi togliere per scoprire il tuo vero Io. Le persone che sperimentano il buddismo molto spesso rimangono deluse, perche’ togliendo tutti questi strati, alla fine non rimane nulla ed allora scopriamo che il tuo vero essere è composto da tutti questi strati.
- Dio è un Dio personale come lo sei tu. E’ molto interessante come c’è una fame per una relazione personale con un’entità superiore a noi. Anche se nel buddismo s’insegna che nell’ultima realtà non c’e’ Dio, specialmente i cinesi insieme al buddismo adorano altri dei, a dimostrazione che hanno bisogno di un’entità personale, un mediatore. Il segreto per la felicità è una relazione personale, non una relazione impersonale. Credo che ci sono tante cose buone nel buddismo, specialmente nella meditazione Zen che aiutano tanta gente, ma senza una relazione personale ti manca sempre qualcosa.
- La salvezza non consiste in un assorbimento, ma in una riconciliazione. L’ultima realtà di Dio è amore. In 1Giovanni 4: 7e8 la Bibbia ci dice che Dio è amore, non è un’entita’ neutrale o impersonale, cosi’ il nostro desiderio non è di essere assorbiti in un mix di brodo cosmico fatto di materia e spirito, ma di essere riconciliati in una relazione con un essere d’amore.
- Il primo passo per la riconciliazione è ricevere perdono. La legge del Karma è senza perdono. Non c’è niente e nessuno a cui ti puoi appellare; è come la legge di gravità, se quello è il tuo Karma, lo devi accettare e basta. Ma se il problema è solamente il peccato, c’è una buona notizia. Peccato significa trasgressione contro un Dio personale. Per questo la Bibbia ci dice in 1 Giovanni 1;8,9 che il peccato puo’ essere perdonato al contrario del Karma, grazie al sacrificio di Gesù. Perdono, riconciliazione e Salvezza sono doni.
Per finire una bella storia buddista che ha analogie con quella cristiana.
C’era un re malvagio che durante una guerra aveva fatto tantissimi prigionieri, ai quali aveva riservato una vita bestiale. Il principe di quei prigionieri chiese al re se avesse liberato prigionieri finchè lui fosse stato sotto l’acqua del fiume. Il re accettò pensando di godersi lo spettacolo e che i liberati fossero pochi, ma il principe si legò in un albero sott’acqua e cosi’ furono liberati tutti i prigionieri.
Questa era una storia, ma è quello che ha fatto Gesù per ognuno di noi. Poi però lui è risorto, liberandoci dalla schiavitù del peccato e della morte, con parte della storia che deve essere ancora vissuta quando noi ci riuniremo insieme a Lui.
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