Tutte le religioni portano a Dio?

 

                                              INTRODUZIONE

 

Tutte le Religioni Portano a Dio?

 

La parabola del figliol prodigo, che troviamo nel vangelo di Luca, è la storia che riassume la condizione umana. Se davvero vogliamo comprendere gli insegnamenti di Gesù, dobbiamo conoscerne il significato.   

     Gesù ci insegna che Dio è come un padre che ci ama e vuole fare una festa per noi. Fare un bel barbecue e invitare tutti. Noi siamo quelle persone spiritualmente schizofreniche che fanno queste due cose: la prima: ci allontaniamo da Colui che desidera amarci, forse perché vediamo in Lui una figura autoritaria, qualcuno che vuole impedirci di vivere come vogliamo. Siamo i primi a lamentarci che Lui non esaudisce i nostri desideri e non ci dà quello di cui pensiamo di avere bisogno, poi però, una volta che l’abbiamo ottenuto, pensiamo bene di fuggire il più distante possibile per divertirci a più non posso. 

    La seconda cosa: dopo avere chiuso la relazione col Padre e avere vissuto ingordamente, pensando solo a sé stessi, arriva poi il momento in cui diventano prevalenti il senso d’insoddisfazione e di vuoto. Subentra il desiderio impellente di riempirci di qualcosa che vada al di là di noi stessi e del nostro piacere effimero, quel bisogno d’infinito che troviamo solo nel Creatore dell’universo. 

    Dopo un po’ che ci siamo allontanati da quella relazione arriviamo al punto di “noia”, una stagione nella quale tutto ha il sapore del nulla. Improvvisamente comprendiamo che nulla è paragonabile al ritorno a casa. 

    Nel libro di Paolo ai Romani troviamo queste parole che trovo molto appropriate: “uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia”. 

    Bersaglio centrato. Persone che a causa del proprio desiderio di auto-gratificazione, mettono il proprio ego al centro dell’universo, e sopprimono così la propria abilità di conoscere la verità. 

    Nel corso degli anni ho scoperto che gran parte delle persone che muovono obiezioni alla fede cristiana, non fondano il loro rifiuto su basi intellettuali. Non è perché abbiano fatto una loro ricerca approfondita e siano così giunti a conclusioni ben ponderate. Per la maggior parte delle persone è una questione emozionale, è qualcosa che semplicemente non rientra in quello che vogliono fare al momento, non è il modo in cui vogliono vivere. La maggior parte della gente non vuole avere nulla nella loro vita che possa imporgli, in qualunque modo o forma, quello che devono fare o come debbono vivere. 

    C’è uno stereotipo che dobbiamo debellare, e cioè che le persone di fede sono anti-intelletto ed emotive, mentre invece le persone che non credono sono quelle intellettuali, quelle razionali. Sono giunto alla conclusione che le persone di fede non hanno il monopolio sull’ignoranza. C’è tanta gente che stupidamente basa le proprie convinzioni sulle emozioni, sia fra le persone di fede che non. La domanda che dobbiamo farci è: stiamo davvero cercando la verità? O siamo alla ricerca di quello che ci fa comodo? 

    Ok, un attimo d’attenzione. Vi crea disagio che io parli volgarmente per alcuni minuti? Vi sorprende un po’ questa domanda, vero? In ogni caso, voglio parlare così per un po’. Allontanate i bambini, se ci sono, per un attimo. Potrebbero sbirciare. Voglio dirvi una parola scandalosa. Eccola: Verità!

    È scandalosa, non trovate? Verità! La verità è diventata una parola volgare nel contesto culturale dei giorni nostri. Parlare di verità assoluta è totalmente politicamente scorretto.

    È interessante che alcune decadi fa la principale parola tabù era “sesso”. Ora non lo è più, e siamo tutti grati per questo. È una cosa salutare potere parlare di sesso apertamente. Paradossalmente però, non riusciamo più a parlare di diversità religiosa apertamente. Abbiamo paura di affrontare le nostre divergenze, paura di dire che questo è vero o questo è falso. 

    Le persone hanno paura ad affrontare il tema religione. Lo scansano proprio come fosse la peste. Se però sono costrette ad affrontare l’argomento si rifugiano in delle nevrotiche frasi cliché, tipo: “Comunque, tutte le religioni sono uguali”, oppure, “tutte le strade conducono a Dio”. Da dove viene quest’idea? Hanno studiato bene l’argomento? Tendo a credere che il più delle volte siano delle frasi ripetute a pappagallo che le persone ignoranti sull’argomento dicono perché non sanno cos’altro dire. 

    Se davvero avessimo qui delle persone appartenenti a diversi credo religiosi verremmo alla conclusione che non è proprio così.

    La sfida è appunto andare d’accordo nonostante le differenze, piuttosto che costringere le persone ad uniformarsi.

    Lo facciamo spesso anche con la musica. I diversi autori di musica classica tipo Bach, Beethoven, etc. a una persona che è ignorante sul tema, o a cui non piace quello stile musicale, potrebbero sembrare tutti uguali.  Affermare una cosa del genere evidenza la nostra ignoranza e mancanza d’informazione a riguardo. In quel caso sarebbe meglio tacere e imparare prima di aprire bocca. Così anche per il Rock & Roll, probabilmente molti penseranno che è un ammasso di confusione, e che quel genere di musica sia tutta uguale. Anche in questo caso chi lo afferma dovrebbe approfondire la questione. 

    È così anche con le religioni, se le approfondiamo ne capiremo le diversità.

    La nostra generazione sembra avere sviluppato, ed è una cosa recente,  un rifiuto del concetto di verità. Si è avvolti dal relativismo più assoluto. Vorrei solo evidenziare il fatto che è possibile che una cosa sia vera ed un’altra sia falsa. Se qualcosa è vero, è ragionevole credere che altro sia falso. Scopriremo, nel corso di questi studi, che ci sono due tipi di credo. Alcuni sono complementari, altri sono contraddittori. È possibile che A sia vero e che B sia vero. Per esempio, potremmo dire che una certa parete è blu, poi arriva un’altra persona e ci dice che è verde. È possibile che una parte della parete sia blu mentre l’altra è verde. Sembrano all’apparenza affermazioni contraddittorie, mentre sono in realtà complementari. Ma se dicessimo che una parete è blu e un’altra persona afferma che la parete non è blu, uno dei due non sta dicendo la verità. 

    Lo stesso potrebbe essere detto per esempio di due più due fa quattro. Chi dice che fa tre è in errore. O quattro più quattro fa otto e non sette.

    Possiamo rispettare la persona che ha detto che fa tre, possiamo amare la persona che ha detto sette, ma solo le persone che hanno detto quattro e otto hanno detto la verità.

    Ci sono diverse filosofie e religioni che hanno cercato di armonizzare cose che in realtà non possono essere armonizzate.

    Una di queste, che mi piace tanto, è la fede Bahài, i cui membri seguono gli insegnamenti del fondatore Baha’u’llah(1817-1892). La religione conta circa 7 milioni di fedeli sparsi in oltre 200 paesi e territori del mondo.

    La dottrina insegna che tutti gli iniziatori delle maggiori religioni (Abramo, Krishna, Mosè,  Zoroastro, Buddha, Cristo e Maometto) sono stati mandati da Dio per dare una rivelazione progressiva fino a che Baha’u’llah ci ha dato l’ultima rivelazione; tutte le religioni hanno lo stesso scopo che è l’unità del genere umano e la pace universale sotto un solo Dio. Sarebbe molto bella come idea, ma razionalmente non funziona, non passa la logica della razionalità e si traduce solo in voli pindarici e sogni senza realtà. I Bahài possono leggere, cantare e pregare dai diversi libri delle diverse fedi e sentirsi in comunione con ognuno di loro. 

    Poiché ci sono anche le verità contraddittorie delle diverse fedi, questo processo non funziona nel nostro caso poiché per noi è importante la verità.

    Due cose che apprezziamo e che possiamo imparare da loro sono le seguenti: per primo, essi predicano ovunque la parità di diritti e doveri tra uomo e donna. L’ altro principio da essi predicato è l’unità di Dio e l’eliminazione degli estremi della povertà e della ricchezza. Detti concetti si trovano anche nella Bibbia ma loro li predicano seriamente.

     Quello che invece pensiamo che loro possono imparare da Gesù è quello che Lui disse in Matteo 7:13-14 o Luca 13:24. “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono coloro che la trovano.”

    A volte i cristiani possono essere visti come di strette vedute. E in un certo senso può essere così quando ci riferiamo alla verità. Cristo ci porta talvolta a essere di strette vedute e a focalizzarci su quelle.

Potremmo anche essere di vedute strette per quello che riguarda la verità, ma dovremmo essere di vedute larghe per quello che riguarda l’amore, l’accoglienza, il rispetto e la solidarietà.

    Mi piacerebbe che fosse vero, ma non è così. Non regge al minimo scrutinio razionale. 

    Qualunque sia la tua fase di ricerca spirituale al momento, questo libro vuole come prima cosa offrire un’opportunità di dialogo, di fare domande e di essere candidi a riguardo. Potremmo non giungere alle stesse conclusioni ma vorremmo esaminare le diverse religioni con un cuore aperto e un senso di rispetto. Il nostro impegno però rimane la ricerca della verità.

    Potrebbe sembrare una presa di posizione da mente ottusa, e in un certo senso lo è. Chi è alla ricerca della verità deve essere disposto a prendere posizione. Ovviamente esiste un’attitudine ottusa che è davvero sgradevole ed errata e non mi riferisco a quella. Sto parlando di avere il coraggio di mantenere l’attenzione sulla verità preciso come un raggio laser. Credo che sia possibile avere una ricerca sincera della verità che sia precisa e tagliente, e al tempo stesso avere un’uguale misura di amore e accettazione abbondante. Possiamo essere selettivi per quanto riguarda la verità e allargare le braccia al massimo per quanto riguarda l’accoglienza, il rispetto e l’amore delle persone e delle opinioni altrui. Se la verità fosse un bersaglio, vogliamo usare le nostre frecce perché colpiscano il centro del bersaglio di quella che è la realtà suprema. Sta a noi mirare al meglio. Crediamo che ci sia una verità suprema da scoprire che noi dobbiamo centrare con la nostra fede. Crediamo quindi in una verità suprema, al tempo stesso però dobbiamo avere una misura d’umiltà nella consapevolezza che il nostro credo possa a volte non centrare completamente il bersaglio. Il nostro credo, che sia cristiano o no, dovrebbe essere sempre aperto allo scrutinio, malleabile al punto da sapere cambiare traiettoria o aggiustarla, per assicurarci di puntare nella giusta direzione. Crediamo quindi che ci sia una verità assoluta, e un bene e un male assoluti, ma al tempo stesso è necessario mantenere l’umiltà di comprendere di essere in cammino, e che stiamo imparando strada facendo. 

    È facile avere un’attitudine qualunquista. È politicamente corretta, ma non ci porta da nessuna parte. È come tirare frecce dappertutto sperando che qualcuna colpisca il bersaglio. Conoscerete di sicuro persone così. Se gli si chiede: “Cosa pensi di Dio?” Cosa rispondono? “Io tendo a credere che …”

    Potrei essere totalmente nell’errore, ma una cosa di cui non vorrei mai essere accusato è di pigrizia nella ricerca della verità. Se anche per te vale la stessa cosa, allora abbiamo lo stesso cuore. 

    Ritornando alla storia del figliol prodigo. Quando ritornò in sé, dopo avere toccato il fondo, aveva perso tutti i soldi, che aveva preso prematuramente dalla sua eredità, sperperandoli. Si era ridotto a dare da mangiare ai maiali, cosa piuttosto ironica per un giovane ebreo, visto che nella loro cultura religiosa i maiali erano animali impuri e intoccabili. Avrebbe potuto giustificarsi trovando degli alibi. “Ma si, dopotutto è tutto relativo. Cosa cambia se sto qui o nella casa di mio padre? Questa è la vita dopotutto”.  Ma dire a noi stessi una cosa per trovare giustificazione e conforto, non la rende giusta di per sé. Oppure avrebbe potuto dire: “Non è qui che voglio stare. Vorrei tornare a casa da mio padre, ma sarebbe molto imbarazzante e umiliante per me ritornare dalla persona a cui ho fatto del male. Andrò in un’altra casa e farò finta che sia la casa di mio padre”. Tuttavia, raccontare a noi stessi che un diverso luogo sia la casa del padre, non la rende tale. Tanta gente purtroppo fa proprio questo. Entrano in una casa spirituale, qualunque essa sia, e dicono a sé stessi: “Questa è la mia casa, la casa di mio padre, è il mio regno, il posto a cui voglio appartenere”. Forse la ragione è perché non vogliamo affrontare il nostro vero padre faccia a faccia, credendo che potrebbe essere un’esperienza da incutere paura. Di certo era quello che questo giovane immaginava. Non era pronto per la grazia e l’amore che ha invece ricevuto. Pensava di tornare a casa nell’imbarazzo e nell’umiliazione totale e che sarebbe stato giudicato. Ma non fu affatto così. 

    L’autosuggestione e il rifiuto di guardare in faccia la realtà, non è mai la strada giusta se si cerca la verità. 

    Spero di stare dipingendo una chiara immagine di cosa non sia la verità. La verità non è sempre quello che ti fa stare bene. Alcune verità sono dolorose da sentire. Ciò non le rende meno reali. Alcuni diranno che la verità è quella cosa che quando la senti ti accende una luce nel cuore. Capisco che le emozioni possano confermare una giusta decisione, e credo anche che Dio possa parlarci al cuore in maniera intuitiva. Fare delle scelte basandoci su come ci fanno sentire, senza badare se siano ragionevoli, quello non è ricercare la verità. Spesso la verità non è popolare, non è di moda. Non deve esserlo. La verità è verità. Cos’è quindi la verità? La verità è quello che è. Dando peso alle parole di Gesù, la verità è anche una persona. Gesù dichiarò di essere la verità personificata. Parleremo di questo in un secondo tempo.

    Alcuni dicono: “Non importa a cosa si crede, basta che si creda in qualcosa”. C’è un problema però. Non si può dire questo senza affondare nell’ipocrisia. Lo applicheremmo a Hitler per esempio? Hitler credeva onestamente che quello che stava facendo era giusto. Non vedeva sé stesso come una persona malvagia. Anzi, credeva di fare la volontà di Dio. Quindi diremmo: “Buon per lui, stava seguendo le sue convinzioni”? Spero che avremo il coraggio di dire: “no, era nell’errore. Le sue convinzioni erano malvage”. È giusto che degli uomini abusino delle loro mogli? È giusto che alcune persone uccidano i propri bambini? È giusto che i bianchi suprematisti credano di essere una razza superiore? 

    Allo stesso modo, dire che tutte le religioni sono essenzialmente le stesse è mancare di rispetto a tutte loro. Alcuni dicono: “Le differenze sono solo apparenti, se si va più a fondo si comprende che dicono tutte la stessa cosa”. 

    In realtà è vero il contrario. Se qualche somiglianza esiste, è solo superficiale. Tutte possono credere nella preghiera o nella meditazione per esempio. Se si guarda alle cose fondamentali però, vediamo differenze abissali. Prendiamo l’esistenza stessa di Dio per esempio. Alcune religioni credono in un Dio unico, altri nella Trinità, altri in migliaia di dei e i buddisti non credono nell’esistenza di Dio, non come lo definiremmo noi. Nel 1993 si tenne una conferenza a Chicago sulle più grandi religioni del mondo, con l’intento di dichiarare una qualche sorta di unità di convergenza di pensiero. Durante la conferenza diversi speaker parlarono di unità in Dio. L’ultimo giorno della conferenza un maestro buddista prese la parola e disse: “A nome dei miei fratelli e sorelle buddisti, devo dire che ci riteniamo offesi che voi continuiate a parlare di unità in Dio, quando noi non crediamo neanche in Dio”. Inutile dire che la conferenza finì con un niente di fatto. 

    Parliamo della salvezza. Gli indù credono che la salvezza consista nel liberarsi della catena delle reincarnazioni, per ricongiungersi ad una forza impersonale. I musulmani sono giudicati da Dio per le loro opere e i cristiani la ricevono come dono totalmente gratuito. 

    Lo stesso potremmo dire dei diversi libri sacri. Le scritture indù non hanno alcuna attinenza alla storia reale. Sono un insieme di miti che mirano a insegnare verità spirituali. La Bibbia invece è primariamente un libro storico. Storico al punto che si trovano innumerevoli riscontri nella storia secolare e nell’archeologia. Credo che sia bello avere un libro che possa essere posto a scrutinio storico, invece che asserire che è tutto metaforico. 

    Riguardo alla moralità: musulmani e mormoni credono nella poligamia. Alcune religioni orientali (giansenismo) sono completamente non violente e non uccidono nemmeno una mosca o un topo. C’è chi non mangia la mucca (gli induisti), chi non mangia il maiale (i musulmani) chi non beve il vino. Come si fa a dire che sono tutte uguali?

    Riguardo a Gesù: per gli indù è un Avatar, per i musulmani è un profeta, per gli ebrei è un falso Messia, per i cristiani è l’incarnazione di Dio.

Gesù è veramente scomodo perché non ci ha dato l’opportunità di chiamarlo semplicemente un insegnante di morale. O l’accettiamo per tutto quello che ha detto o lo rigettiamo. In Giovanni 14:6, Gesù disse: “Io sono la via la verità e la vita, nessuno viene al padre se non attraverso di me”. O ci credi o no.

     In Atti 4:12:” In nessun altro vi è salvezza, perché non vi è stato dato nessun altro nome sotto il cielo per cui essere salvato”.

    I Baha’u’llah sostengono che il messaggio di Cristo e di Maometto siano delle verità applicabili solo nei loro giorni. La Bibbia è specifica al riguardo però, in Filippesi 2:10,11 dice: ”Affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre”. Tutti questi nomi (i fondatori di tutte le religioni), si piegheranno nel nome di Gesù.

    È molto offensivo. A volte la verità può provocare questo.

    Vorrei suggerire che c’è una strada migliore della tolleranza. Io non vorrei essere tollerato, sarebbe un insulto. “Ciao, come stai? Volevo farti sapere che ti tollero”. E non voglio neanche “tollerare” i miei amici buddisti o musulmani. Credo che dovremmo andare oltre la tolleranza e direzionarci verso l’amore. È un concetto molto più potente perché dà spazio alla diversità, al disaccordo. I miei amici buddisti non devono fingere di essere d’accordo con me. Abbiamo un’unità più potente. L’abilità di potere dire: “credo che tu ti stia sbagliando, ma questo non minaccia il nostro rispetto e amore reciproco”. 

    Nel diciassettesimo capitolo del libro degli Atti, Paolo si ritrova a ragionare nell’areopago, un’area di mercato, con dei filosofi epicurei. Vedete, la storia cristiana così come quella ebraica, sono ricche di esempi in cui s’impronta un ragionevole approccio intellettuale. In questo caso, l’areopago era proprio un luogo in cui diversi filosofi erano liberi di discutere il loro pensiero filosofico, pur divergendo gli uni dagli altri. Non dibattevano usando violenza verbale, ma per conoscere il pensiero dell’altro. Ai nostri tempi non siamo più in grado di fare questo. E pensiamo di esserci evoluti. Abbiamo timore della diversità. Dobbiamo piuttosto imparare ad amarci invece che a tollerarci. Il libro agli Efesini ci esorta a “dire la verità in amore”. Mai sacrificare la verità, mai sacrificare l’amore. La prima epistola di Pietro aggiunge: “Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto”. Questo passo esprime l’esigenza di parlare ragionevolmente delle proprie convinzioni, ma con gentilezza e rispetto. 

 

Perché la verità è così importante se la religione è basata sulla fede?

 

    Possiamo dire a riguardo che la verità è la meta; la fede è un modo per arrivarci; l’altro è la ragione. Non bisogna contrapporre fede e ragione.

    Facciamo un esempio. Diciamo che la verità è la cima della montagna e quindi noi vogliamo arrivarci per capire cosa c’è. La ragione cerca con tutti gli attrezzi di scalare, e ci saranno momenti di difficoltà e le scivolate, mentre la fede con l’elicottero ci aiuta ad arrivare in cima e a superare gli ostacoli. 

    Quindi fede e ragione dovrebbero lavorare insieme.

    La fede non dovrebbe essere anti-scientifica o anti-intellettuale.

    La ragione e la scienza si occupano del mondo fisico, mentre la fede si occupa del mondo spirituale e invisibile.

    Hai mai avuto un chilo d’amore nelle tue mani? O un etto di verità e speranza?

    Quello che noi crediamo è che non sarà una religione a riempire la fame e la sete spirituale che c’è nell’animo umano; nemmeno quella cristiana. 

    Per ricollegarci alla storia del figliol prodigo, alla fine egli fa la scelta giusta, e cioè di tornare a casa, non una qualunque casa ma alla Casa del Padre. Anche a quel punto però, non era pronto per la grazia che avrebbe ricevuto. Diceva tra sé che avrebbe chiesto al Padre di trattarlo come uno dei lavoratori salariati, quindi lavorare per la sua riammissione a casa: “cercherò di essere religioso, lavorerò duramente”. Non si potrà mai lavorare abbastanza per pagare i nostri debiti. La bella notizia che ci dà Gesù è che la religione non ci porterà mai in cielo, ma quando accettiamo il dono che ci fa Gesù, il Padre ci riceverà con gioia e amore.

    Questo è il messaggio di Romani 6:23: “Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore”.

    Le religioni dell’uomo ci fanno lavorare per ciò che Dio ci offre in dono.

    Nelle prossime pagine prenderemo in esame i diversi pensieri religiosi con gentilezza e rispetto, prenderemo in considerazione quello che noi possiamo imparare da loro e quello che le religioni potrebbero imparare da Gesù.

    In un cammino di ricerca della verità.