Siamo alla seconda parte dello studio sulla salvezza, la soteriologia, il centro vitale della nostra fede. La settimana scorsa abbiamo coperto l’aspetto oggettivo di questo studio, ciò che storicamente è accaduto per raggiungere la nostra salvezza; la croce di Cristo. Abbiamo anche parlato di diverse teorie di espiazione sia nel messaggio della domenica sia nel dibattito dopo. Oggi affronteremo l’aspetto soggettivo: che significato ha la salvezza per noi oggi e come si applica alla nostra vita? Nell’ ultimo studio si è approfondito il modo in cui abbiamo raggiunto la salvezza e ora analizzeremo come applicarla, riceverla ed accettarla. Che differenza fa avere o non avere la salvezza e come viene dimostrata? Come si fa a metterla in pratica?

La salvezza si manifesta in modo vario a seconda delle persone; questo non perchè Dio offra dei doni diversi ma perchè siamo tutti diversi e rispondiamo in modo diverso. L’idea centrale che unisce lo studio della settimana scorsa con quello di oggi è che la vita, la morte e la resurrezione di Gesù adempie tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra vita spirituale; basta credere e ricevere. Quindi il “credere” e il “ricevere” saranno al centro della nostra discussione oggi.

Come ho detto prima, quando riceviamo la salvezza tutti abbiamo delle reazioni diverse. I teologi e leader cristiani John Wesley e Giovanni Calvino cercarono di descrivere la propria esperienza di conversione; la loro testimonianza è bella ma molto diversa l’una dall’altra. Wesley e Calvino erano dei personaggi totalmente divergenti che appartenevano a due diversi campi teologici quindi, anche la loro conversione si distinse molto l’una dall’altra. Mi limiterò a leggere soltanto una riga da ogni loro testimonianza. John Wesley scrisse: “Ho avvertito il mio cuore stranamente riscaldato.”; ebbe un’esperienza interna che lo riscaldò emotivamente e lo spinse verso la direzione giusta. Giovanni Calvino a sua volta scrisse: “Dio mediante una conversione improvvisa, domò e diede una struttura ricettiva alla mia mente…” Incredibile, Calvino è riuscito ad essere intelletuale perfino nel racconto della sua conversione! Ciò non vuol dire che Dio abbia reso un dono emotivo a uno e un dono intelletuale all’altro. Lui dà a tutti lo stesso dono della salvezza ma noi rispondiamo in modo diverso, tutti  noi  figli di Dio reagiamo in modo differente a seconda di come siamo; a volte in modo emotivo e a volte in modo intelletuale. Dio ci dà a tutti lo stesso dono ma le nostre reazioni possono essere molto differenti.

Io sono cresciuto con la consapevolezza dell’esistenza di due tipi di persone perchè ho sempre guardato la serie Star Trek dove l’umanità era divisa in due diversi gruppi I Mc Coys e gli Spocks e sapevo nel mio cuore che Gesù era venuto per dare la Sua vita sia per gli esseri umani sia per I Volkans. Questa serie tv mi insegnò che siamo tutti molto diversi perciò, reagiamo diversamente.

Ora approfondiremo il dono stesso e come si applica universalmente alla nostra vita studiando due passi della Scrittura: Romani 8 ed Efesini 2. Romani 8 dice: “Poichè quelli che Egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio affinché Egli sia il primogenito fra molti fratelli. E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati, quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati.” I nostri amici calvinisti chiamano questo passo ”la catena dorata della salvezza”. Sembra che ci sia un tipo di ordine nella salvezza e nel modo in cui si interagisce con la grazia di Dio.

Oggi impareremo alcune parolone del tipo “Ordo salutis”che significa “l’ordine o piano della salvezza” . Come si fa ad interagire con i diversi aspetti della grazia di Dio in un ordine particolare? L’ordo salutis di ogni individuo dipenderà per forza dal proprio campo d’appartenenza: monergista o sinergista. Coloro che sostengono il monergismo, dal greco “mono”, cioè, “da solo” credono che la nostra salvezza dipenda interamente da un unica forza, da un unica volontà, che esista soltanto una Persona che fa le scelte, cioè, Dio.

Il sinergismo sostiene invece che Dio ci libera e noi abbiamo la libera scelta di rispondere o no, abbiamo l’opportunità di scegliere per fede e di chiederci: “Voglio davvero ricevere questo dono?” I sinergisti con questo non intendono che uno riesca a salvare se stesso e neanche che uno riesca a farlo in parte. Per loro si ha una scelta genuina davanti: quella di accettare o no il dono della salvezza. La nostra parte in questo caso si limita soltanto al ricevere.

Il monergismo non è d’accordo con nessuna di queste posizioni perché secondo loro si sta dando troppo credito a gli esseri umani ed esiste soltanto la volontà divina. I nostri amici calvinisti spesso parlano di un amore a senso unico e con questo intendono l’amore a senso unico di Dio che si estende verso di noi mentre noi eravamo morti nei peccati.

Perciò, a seconda di che parte uno si trovi teologicamente (monergismo o sinergismo) la catena dorata della salvezza, l’ordo salutis di ogni individuo sarà lievemente modificato o avrà una comprensione diversa del significato della salvezza. Facciamo un’esempio, torniamo al passo di scrittura che abbiamo letto e proviamo ad immaginare una discussione tra monergisti e sinergisti: “Poichè quelli che Egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati…”. I sostenitori del monergismo interpreterebbero questo passo dicendo che dalla scrittura si vede che Dio predestina, che tutto inizia con la scelta divina e non ha nulla a che fare con noi e la nostra propria scelta. Dio è Colui che predetermina prima dalla nostra nascita chi è predestinato a salvarsi e anche chi è predestinato ad essere dannato, chi va in paradiso e chi va all’inferno. La posizione sinergista invece sosterrebbe che dato che questo passo è radicato sulla preveggenza divina, cioè, sul fatto che Dio è a conoscenza non solo degli avvenimenti e decisioni dei Suoi figli, non di ciò che Dio ha preconosciuto ma di chi ha preconosciuto; delle persone di cui ha una conoscenza a livello relazionale e ha un’idea di come diventeranno e delle scelte che faranno, quindi, basandosi su quella conoscenza Lui predestina. C’è da notare che l’enfasi dato in questo caso non è sulla predestinazione alla salvezza ma sulla predestinazione alla santificazione. In altre parole, Dio, conoscendoci bene sà cosa sceglieremo e cosa faremo e si basa su questo fatto e predestina un piano per noi, un processo di conformità a Cristo, all’immagine del Suo Figlio, e questa è la volontà di Dio per la nostra vita. Qual è la volontà di Dio per la nostra vita? Essere conformi a Cristo. “Affinché Egli sia il primogenito fra molti fratelli (Bruxy: e sorelle). E quelli che ha predestinati…” Si, Dio ha predestinato basandosi sulla Sua preconoscenza di noi peccatori.

Il monergismo afferma che Dio chiama soltanto gli eletti ma i sinergisti sostengono il contrario: Dio chiama tutti. Gesù ha detto: “E Io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a Me.” (Giovanni 12:32)

Romani 8: “…li ha pure chiamati, quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati.” Commentando questa parte del passo biblico i monergisti sosterrebbero che la chiamata è limitata perché solo se uno è chiamato sarà glorificato, giustificato, etc. e la discussione tra monergisti e sinergisti andrebbe avanti all’infinito includendo anche altri passi di Scrittura come Efesini 2:8-10 dove dice che “siamo stati salvati per grazia”, uno di miei passi preferiti. “Siamo stati salvati…”, vuol dire che è fatta! Vi rendete conto di quanto irreligioso esso sia? Non c’è nessun sistema di salvezza, nessun nastro trasportatore che ci salverà se facciamo tutto a modo. E’ fatta, è finita, “siamo stati salvati”, e possiamo vivere la nostra vita in piena gioia! Per grazia siamo stati salvati, per grazia, per fede, cioè, grazia ricevuta mediante la fede. In Efesini 2:8-10 i nostri amici sinergisti evidenzierebbero il fatto che la grazia di Dio e la nostra fede si congiungono e ci portano verso la salvezza invece i nostri amici monergisti sottolineerebbero la parte che dice “E ciò non viene da voi; è il dono di Dio” affermando che “non viene da noi” quindi che si riferisca a tutto ciò che è accaduto prima, che la grazia e perfino la nostra fede provengono da Dio, perciò, il credito appartiene soltanto a Lui. I sinergisti risponderebbero dicendo che la parola “ciò” si riferisca al pacco per intero; al fatto che siamo stati salvati per grazia tramite la fede, al fatto di non esserlo stato tramite un sistema religioso, è tutto un dono. E’ un dono bellissimo essere a conoscenza di essere stati salvati per grazia mediante la fede. E’ un dono da Dio “non in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti”. I monergisti dibattirebbero dicendo che i sinergisti trasformano la fede in opere quando nella scrittura dice chiaramente che non è per opere. Al che i sinergisti direbbero che l’apostolo Paolo evidenza che la fede e le opere sono due cose diverse. Riuscite a seguire il discorso? E’ veramente emozionante! “Infatti siamo opera Sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone.” “Opere buone”, lo ha detto. Dio ha in mente il piano di conformarci all’immagine di Cristo, è ciò per cui siamo stati creati e dovremo diventare, ciò che Dio ha preparato in anticipo per noi.

Il monergismo afferma che l’unico a scegliere è Dio Noi non abbiamo avuto scelta sulla nostra nascita, i nostri genitori non ci hanno consultato, siamo nati e basta, giusto? Poi siamo cresciuti ed abbiamo scoperto di essere vivi. La nascita fisica non dipende da noi e neanche la nostra nascita spirituale. Il nostro Padre Celeste sceglie per noi, ti sveglierai un giorno e scoprirai d’essere vivo ma quella scelta appartiene soltanto a Lui. Queste parole sintetizzano più o meno il pensiero monergista.

Il sinergismo sostiene invece che il piano di predestinazione si riferisca alla nostra conformità a Cristo, al piano di come vivere la nostra vita insieme a Lui. Per esempio, quando ho preparato il messaggio da condividere con voi, ho predeterminato e predestinato che oggi avrei parlato della soteriologia e degli aspetti soggettivi della salvezza. Chiunque è venuto ad ascoltarmi ha sentito ciò che avevo prestabilito di fare ma la scelta sul venire o no è rimasta sempre la vostra. Quel che ho appena detto si avvicina ad un intendimento sinergista.

Dev’essere chiaro che il monergismo e il sinergismo non ci salvano. Questo studio si applica a tutte le persone che hanno ricevuto questo bellissimo dono della salvezza e ci aiuta a riflettere su come applicarlo alla nostra vita. Seguendo il filo della scorsa settimana ora abbiamo l’opportunità di dare uno sguardo al tema della nostra propria salvezza da diversi punti di vista. Ogni volta che studio tutte queste posizioni diverse come il calvinismo, l’arminianesimo, il monergismo e il sinergismo trovo bellissime parole di grazia che mi aiutano ad acquisire un’apprezzamento più profondo di ciò che Cristo ha fatto per noi.

Vorrei illustrare questo concetto ancora di più e per farlo ho bisogno di volontari, Nina, vieni su! La mia moglie si è messa a sedere proprio davanti, non lo fa mai e mi fa sentire a disagio perciò verrà   punita. Lei di solito si siede sempre di dietro e voi non la vedete mai, vieni amore! (Nina: era questo il motivo del tuo sorriso di prima?) Viva la Germania, la mia moglie è tedesca!

Abbiamo già coperto questo tema in un altro studio chiamato “Essere scelti e scegliere” e ora faremo un ripasso. Questo (mimica) è il dono della salvezza e per questa scenetta Nina farà la parte di Dio. (Dirigendosi a Nina: Amore, non abituarti!) Volevo anche mettere in evidenza che all’interno dei parametri del monergismo e del sinergismo ci sono quattro diverse categorie; è buono saperle specialmente se ci stiamo chiedendo come applicare la catena dorata della salvezza, l’ordo salutis in modo personale. La prima categoria è semplicemente il monergismo che sostiene che tutto quanto è opera di Dio; è tutto Dio e finisce lì. All’interno del sinergismo ci sono tre diverse sub-categorie che comprendono come la collaborazione tra la grazia Divina e la nostra fede operano. A continuazione cercheremo di rendere visibili questi concetti mediante quattro piccole scenette.

Bene, per primo parliamo del pelagianesimo. Pelagio fu un coetaneo di Agostino il quale affermava che “il dovere implica il potere”, in altre parole, se Dio ci chiede di fare qualcosa possiamo presumere che siamo in grado di farla. Sarebbe davvero strano, una presa in giro o poco gentile da parte Sua se Dio ci chiedesse di mettere in atto qualcosa sapendo che non siamo capaci. Dio ci offre la salvezza e noi dovremo accettarla. Offrirci la salvezza essendo consapevoli che noi non siamo in grado di accettarla sarebbe davvero un inganno terribile e crudele da parte di Dio; perciò, in poche parole, il pelagianesimo sostiene che Dio offre la salvezza a tutti e tutti dovrebbero essere in grado di accettarla. (Nina rappresentando Dio offre a Bruxy il “dono” della salvezza) (Bruxy lo acetta.) Grazie tante! Che bella rapresentazione! Il pelagianesimo illustrato in poche parole, un concetto semplice e diretto. Pelagio fu considerato un eretico in quanto Agostino lo contrastò dicendo: “la volontà umana è stata irrimediabilmente corrotta dal peccato originale che ha inficiato (reso nulla) la nostra capacità di compiere delle scelte, è troppo banale affermare che possiamo o che siamo in grado di farle!”

Il semipelagianesimo invece afferma che anche se noi desideriamo ricevere il dono della salvezza abbiamo assolutamente bisogno dell’aiuto Divino per farlo. Marco 9:24 “Signore Io credo; sovvieni alla mia incredulità”. Perciò, Dio offre il dono della salvezza, un semipelagiano lo vuole e si avvicina per prenderlo (Bruxy fa dei passi per avvicinarsi a Nina che rappresenta Dio) ma mentre lo fa si rende conto di non essere in grado, di non farcela e di avere bisogno d’aiuto. Dio nota il suo desiderio impulsivo di volere la salvezza e lo guarisce!” (Nina tocca Bruxy posandoli una mano sulla spalla). Wow! La mia volontà è stata resa libera da Dio, grazie tanto Signore, ho il dono della salvezza! (Fine della seconda scenetta.)

C’è il pelagianesimo, il semipelagianesimo, il semiagostinianesimo o arminianesimo e c’è da dire che noi anabattisti non ci schieriamo dogmaticamente in nessuna di queste posizioni, l’unica cosa di cui siamo certi è che non siamo calvinisti. Si può dire che siamo sinergisti ma non siamo in grado di stabilire con esatezza quale posizione sinergistica sosteniamo.

L’arminianesimo classico va d’accordo con i calvinisti che affermano che la corruzione morale totale ci ha allontanato da Dio. Noi, secondo il loro credo non siamo solo persone malate ma veri ribelli, nemici di Dio a cui Li abbiamo voltato le spalle. Perciò, anche se Dio ci offrisse il dono della salvezza non ci rendiamo neanche conto di quello che ci stia offrendo e neanche lo vorremmo, quindi, in questo caso Dio è costretto ad intervenire per forza. Lui interviene liberandoci così che possiamo sperimentare la sua offerta di salvezza e poi aiutarci a scegliere se la vogliamo o no. Dio interviene con la Sua “grazia preveniente”, termine teologico che fa riferimento al fatto che la grazia di cui si parla precede la salvezza. Gesù disse: “E Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a Me.” (Giovanni 12:32) Quindi c’è questa grazia Divina che precede e attira i ribelli che hanno voltato le spalle a Dio e Lui ci fa girare dall’altra parte (Nina fa voltare Bruxy). Riassumendo: Dio ci fa voltare dall’altra parte, ci libera e ci offre la salvezza ma in quel momento c’è la libera scelta, ed è una scelta genuina. Noi ci troviamo qui presenti soltanto grazie alla grazia di Dio ma Lui offre questa grazia preveniente a tutti e in quel modo libera la nostra volontà; a quel punto siamo finalmente in grado di accettare il dono della salvezza o di rifiutarlo. Questo è l’arminianesimo.

Per ultimo possiamo cercare d’illustrare l’agostinismo conosciuto anche come calvinismo o monergismo. L’agostinismo sostiene che Dio può offrire il dono della salvezza ma è ovvio che una persona morta non è in grado di accettarlo; perciò, noi non siamo solo dei ribelli o persone malate ma siamo proprio morti nei peccati. Efesini 2:1 (Bruxy si sdraia per terra per dramatizzare che è morto) Perchè siamo morti non abbiamo neanche la volontà di partecipare e neanche di ricevere questo dono. Ditemi, come può una persona morta rispondere con fede? Dio in questo caso sceglie in modo unilaterale chi risuscitare e donare la vita eterna e a chi no; Dio fa tutto. (Nina si avvicina e gli dà un bacio sulla fronte per risuscitarlo e Bruxy si alza). Bene! Questa scenetta ha illustrato il pensiero monergista bene perché non ho avuto scelta, Dio ha deciso tutto per me. L’ordo salutis in questo caso cambia dovuto alla predestinazione. Se uno fosse un sostenitore dell’arminianesimo direbbe che è necessario mettere la propria fede in Dio per nascere di nuovo; invece se uno fosse calvinista sosterrebbe che si nasce di nuovo soltanto grazie all’azione sovrana di Dio e che l’evidenza di questa nuova nascita si trova nell’avere fede in Cristo. Posizioni veramente diverse. (Bruxy chiede a Nina di lasciare il palco.) Quindi, come Nina lascia il palco così Dio passa accanto la maggior parte dei peccatori di questo mondo e li abbandona… Tanti dicono che questo sembra davvero poco gentile da parte di Dio ma i monergisti rispondono sostenendo che Dio non è solo gentile, ricordate che Lui è un Dio giusto e che noi meritiamo d’essere condannati, di morire nei nostri peccati quindi, il fatto che Dio non scelga di soccorrere la maggior pate degli esseri umani morti nei loro peccati non è un’accusa contro Dio ma contro di noi dovuto ai nostri propri peccati che ci hanno portato a quello stato. Il fatto che Dio scelga di risuscitare alcuni e di donare loro la salvezza è dimostrazione della Sua grande grazia e misericordia.

Questi sono due diversi punti di vista cristiani di come interpretare e celebrare la salvezza che suscitano diverse reazioni nelle persone. Alcuni sono attratti dalla grandezza della scelta sovrana di Dio invece altri al contrario si allontanano pensando che Dio sia un essere spaventoso lontano dall’amore e compassione dimostrati nella vita di Cristo.

A volte pensiamo d’essere obiettivi quando in realtà non lo siamo. Le nostre emozioni in alcuni casi possono fare da filtro al nostro approccio ad una comprensione di questi sistemi di salvezza o di come intendiamo la salvezza. Un aspetto importante da tenere presente è che alcuni cristiani tendono a separare la giustificazione dalla santificazione. Lasciate che vi spieghi meglio: noi diamo inizio al nostro percorso spirituale tramite ciò che chiamiamo “giustificazione”, una di quelle impronte all’inizio della vita cristiana. “Giustificazione” significa essere dichiarato non colpevole in termini legali, essere assolti. Il processo è finito ed il giudice ci ha dichiarato innocenti. Quando accade questo, uno è libero. Il messaggio che ci trasmette la scrittura è bellissimo, quando Dio ci dice: -Senti, entrambi sappiamo il disastro che sei ma da questo momento in poi mi rivolgerò a te come se tu fossi innocente e stabiliremo una relazione d’amore tra noi due.- Più siamo consapevoli di quanto siamo malmessi, più queste buone novelle diventano veramente buone novelle. Il vangelo ci permette di osservare il nostro fallimento da vicino perché ci rende consapevoli che abbiamo bisogno della giustificazione Divina. Da piccolo spesso sentivo parlare il predicatore della mia chiesa riguardo la giustificazione e lui la spiegava così: “Essere giustificati significa che Dio ci guarda come se noi non avessimo mai peccato.” (In inglese e’ un gioco di parole: “Justified” = “Just-if-I’d-never-sinned!”) E’ un nuovo inizio con Dio, bellissimo, e nel contesto giusto dovrebbe stordirci e dovremo vivere una vita piena di gratitudine particolarmente se siamo consapevoli del nostro fallimento. Dio ci ha amato così tanto! Lui ci ha donato un nuovo inizio! A proposito, con giustificazione non si intende la salvezza piena, la rigenerazione, la redenzione, il perdono, la purificazione ne l’essere riempito dallo Spirito Santo. Dio ci da la Sua giustizia, non si limita soltanto a rimuovere il nostro peccato, ci rinnova e ci rimodella. Qui non si parla di un tipo di fiction legale dove la gente sa che una persona è colpevole ma tutti fanno finta che sia innocente. Dio ci infonde la Sua giustizia e rimodella il nostro spirito. Sapere che Dio mi ama e mi ha donato un nuovo inizio, che mi ha giustificato mi fa venir voglia di svegliarmi ogni giorno pieno di gratitudine e di esclamare: “Wow, come posso seguirti oggi? Come posso avvicinarmi di più a Te? Hai vinto il mio cuore, mi hai vinto, mi hai conquistato con il Tuo amore!”

La giustificazione dovrebbe guidarci al prossimo passo del processo, cioè, a una vita di santificazione o consacrazione. Essere santificati vuol dire essere messi da parte per un proposito particolare. Quando riceviamo la salvezza siamo anche santificati in un certo senso perché Dio ci mette in una posizione diversa, ci indirizza verso una nuova vita. E’ un processo, non solo una posizione di santificazione, è il prendere coscienza che da questo momento in poi passeremo il resto della nostra vita in collaborazione con ciò che lo Spirito Santo desidera fare in noi, in conformità all’immagine di Cristo. Questo processo di santificazione è un privilegio, è una gioia e una delizia dovuto al fatto che stiamo essendo trasformati sempre di più nella bellissima Persona che ci ha riscattato. Ognuno di noi sta essendo trasformato non in una persona irriconoscibile da quello che era ma in una versione più amorevole, gloriosa e bella di noi stessi, nella versione che desideriamo emulare. Questo dovrebbe spingerci ad alzarci ogni mattina con gratitudine ed a collaborare con lo Spirito Santo in questo processo. Detto processo finisce con la glorificazione; cioè, quando il nostro corpo, anima e spirito saranno tutti riuniti nella perfezione dell’immagine di Cristo dopo la nostra morte. Non pensate che sia formidabile quando la carne non sarà più parte del nostro essere? Non sarebbe meraviglioso avere un pensiero riguardo qualcosa che non dovremo fare e allo stesso momento ricevere un altro pensiero positivo su ciò che invece dovremo mettere in atto e anche desiderarlo? Riuscire a pensare ciò che è giusto e desiderare farlo, questi due processi collegati insieme come se fosse una cosa normale? Questa è la bellissima promessa della glorificazione; quando i nostri corpi, le nostre menti e la nostra carne non destabilizzeranno più il sistema. Ora ci troviamo tra la giustificazione e la glorificazione; stiamo vivendo il processo della nostra santificazione, il privilegio d’essere partecipi alla nostra propria crescita spirituale e all’assomigliarci sempre di più a Cristo. Il problema si pone quando consideriamo la giustificazione e la santificazione come se fossero due cose separate perché pensarla in quel modo si ripercuote sulla nostra vita. Uno potrebbe pensare: -Sono salvo! La salvezza mi è stata concessa e andrò in Paradiso? Questo vuol dire che posso peccare e sono libero di farlo! Posso vivere come mi pare e piace, splendido! Bene, darò un bello sguardo al mondo e spremerò tutto il divertimento egoista possibile!- La risposta che diamo in quel caso è che non ci sembra che chi la pensa in quel modo abbia considerato bene la realtà della giustificazione. Non dovremo cercare di convincere gli altri riguardo la santificazione dicendoli di non fare questo o quest’altro perché è sbagliato o di non approfitarsi della grazia di Dio o di dover sforzarsi di più nell’area della santificazione. Dovremo invece parlare con loro riguardo il bisogno di fermarsi e studiare bene la misericordia di Dio come dice l’apostolo Paolo in Romani 12:1 “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente…” Studia bene ciò che Dio ha fatto veramente per te perché continuare a cercare di approfittarsi o di pensare che Dio può essere buono con noi ma che possiamo benisssimo ignorarlo non è per nulla giusto.Noi non trattiamo un cane in quel modo perché sarebbe considerato crudele e trattare  un amico in quel modo verrebbe considerato un comportamento abusivo ma trattare Dio in quel modo non ci fa ne caldo ne freddo? Potremo dire a quella persona: -Non so se si stia parlando di una relazione, non so se avrai studiato bene, non so neanche se hai sperimentato la giustificazione ma una cosa so, senza giudicare…perchè non sei pieno di gratitudine per il dono che hai ogni giorno di vivere in conformità a Cristo? La giustificazione e la santificazione sembrano due cose diverse come le due gambe di un paio di pantaloni. Una domanda; un paio di pantaloni sono due cose diverse o una sola? Noi la chiamiamo un paio ma in realtà un paio di pantaloni è una cosa sola. La giustificazione e la santificazione come nel caso di un paio di pantaloni vanno di pari passo, non si puo’ avere l’una senza l’altra. Quindi, la giustificazione e la santificazione non dovrebbero essere considerate come un paio di calzini che come ben sapete sono molto facili da separare.

Con questo pensiero in mente, concludiamo. Vorrei dare del tempo a tutti prima della chiusura per meditare in silenzio riguardo alla nostra propria giustificazione, alla nostra assoluzione, al fatto che Dio è il giudice e noi compariamo alla Sua presenza. La nostra vita non dovrà più essere vissuta “sotto processo” per mantenere buone relazioni con il Giudice sapendo che un giorno lo dovremo incontrare e Lui ci comunicherà se abbiamo superato la prova o fallito- No, il processo è finito, siamo stati giustificati, è come se non avessimo mai peccato! – Approfondiamo la misericordia di Dio e consideriamo questa opportunità come un nuovo inizio, come qualcosa da adempire insieme a Lui invece di provare a farcela da soli. Avere questo presente genera una tale gratitudine! La sofferenza che porta il peccato, il modo in cui abbiamo abusato della nostra relazione con Dio, i nostri rimorsi, tutto quanto ci aiuta a rifocalizzarci sul nostro scopo: vivere vicino a Colui che ci ha amato così tanto.

Vorrei fare una pausa per meditare sul fatto che siamo stati accettati e lasciare che questo ci trasformi e ci spinga a voler essere il più vicino possibile a Gesù. Prendiamo qualche minuto in silenzio ora stesso e poi chiudiamo in preghiera.

Padre Celeste, grazie per essere il Dio dei nuovi inizi. Lode su lode, misericordia su misericordia.

Perdonami per i modi in cui ho abusato della nostra relazione; ho maltratatto la Tua grazia e non ho permesso che la bellezza del vangelo impattassero il mio cuore. Chiedo perdono per i modi in cui ho cercato di toglierti di mano “ l’assicurazione contro gli incendi”, il fuoco, per evitare di finire all’inferno e per aver continuato a vivere come mi pareva. Non sono interessato alle tecninicità, non desidero la salvezza soltanto come un modo di andare in Paradiso per scappare l’inferno. Voglio la pienezza del Tuo amore. Desidero essere salvato da me stesso, dal mio egoismo, dalla peggior versione di me stesso che potrei mai diventare se non fosse per il Tuo amore. Ti chiedo di concedermi di continuare a mostrarmi la verità e la bellezza della grazia del Tuo amore verso di me. Prego che tutti noi possiamo ricevere una rivelazione fresca della Tua grazia e che desideriamo essere generosi con le persone, che possiamo diventare individui che perdonano, non giudici degli altri. Prego che possiamo essere conosciuti come persone che sono piene di perdono, grazia, misericordia, gentilezza e compassione perché questo è ciò che abbiamo ricevuto noi stessi. Grazie per Chi sei e per quello que stai operando in noi per farci diventare più come Te.

Nel nome di Gesù, amen.

 

Traduzione dall’inglese all’italiano di Daniela Francy Giannelli