In questo studio affronteremo due temi: la cristologia e la bibliologia.

All’interno dei circoli protestanti è molto comune associare la “parola di Dio” alla Bibbia. La maggior parte dei predicatori quando parlano delle Scritture la chiamano così. Infatti, nell’intento di far afferrare il concetto che la parola di Dio sia la Bibbia, spesso molti di loro la prendono in mano e la scuotono, alcuni addirittura la sbattono mentre ripetono a voce alta che si dovrebbe tornare alla parola di Dio. Spesso c’è molta esagerazione attorno questo tema. E’ vero, la Bibbia è nata sotto ispirazione dello Spirito Santo ma gli autori raramente definiscono le Scritture come la parola di Dio.

Nella maggior parte dei casi quando “la parola di Dio” viene menzionata nella Bibbia è in riferimento al messaggio più importante che Dio comunica a una persona e non alle Scritture. Nell’Antico Testamento non è raro trovare dei passi che dicono che  la parola del Signore fu data al profeta e  che poi il profeta lo riferì agli altri. Più tardi quel messaggio fu trascritto ed ecco la storia del modo in cui la parola di Dio arrivò ad una persona e di come fu trasmessa al popolo.

La Sua Parola di solito arriva alle persone che fanno da canali per mezzo del Suo Spirito. Quindi, in un certo senso, le Scritture sono la parola di Dio ma nella Bibbia gli scrittori scelsero di chiamare il Suo messaggio semplicemente “Scritture”. Proprio così. La parola di Dio sarebbe il messaggio personale di Dio e spesso si riferisce al Vangelo.  

Dal punto di vista del Nuovo Testamento invece, la Parola di Dio non è soltanto il messaggio personale di Dio o il messaggio della Buona Novella ma è Dio stesso che in prima persona diventa il messaggio per noi. La parola di Dio è Gesù. In questo studio cercheremo di presentare i diversi modi in cui Dio si auto-rivela.

A seguito riporterò la preghiera dell’apostolo Paolo: “che il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione affinché lo possiate conoscere meglio” (Efesini 1:17).  L’osservazione e la rivelazione hanno un ruolo importante nelle relazioni. Tramite l’osservazione possiamo prendere l’iniziativa, approfondire e studiare per cercare di conoscere bene l’altro.  La rivelazione, il scegliere di svelare chi si è veramente è una parte integrante di qualsiasi relazione.  Se qualcuno fosse interessato a conoscermi basterebbe osservarmi per venire a conoscenza di tante cose su di me; altra informazione invece non verrebbe fuori a meno che io non scegliessi di raccontarla. Perciò, osservandomi capirete che sono affascinante e bello (scherzo), ma c’è dell’altro che a meno che io non decidessi di parlarne… non lo sapreste mai. Il mio primo nome è Timothy, i miei genitori mi chiamarono Timothy Bruce Cavey e per me fu un trauma avere due nomi perchè i miei mi chiamavano Bruce, ma a scuola venivo chiamato per il mio primo nome Timothy ed io non rispondevo a quel nome per cui rimasi abbastanza confuso. Vi ho appena raccontato un dettaglio della mia vita finora a voi nascosto sul mio passato. Ora vi racconterò qualcosa sul mio futuro: non vedo l’ora di andare al mio ristorante esotico preferito per la festa del padre. Ecco un dettaglio della mia vita passata e dei miei piani futuri che voi non avreste mai saputo se io non avessi scelto di raccontarvelo. Come mi sento ora, le mie speranze, i miei complessi, le mie paure, i miei sogni e tanto altro su di me non sono osservabili a meno che io non ve li riveli. Perciò, quando due esseri limitati comunicano ci sono dei dettagli e particolari che uno riesce ad osservare ed altri invece che devono per forza essere rivelati.

Quando noi esseri limitati ci rivolgiamo al Dio infinito cercando di comprendere la Sua grandezza dipendiamo molto dalla Sua rivelazione. Dio si rivela tramite quello che chiama la Sua parola, “logos” nel greco originale; il messaggio primario di Dio per noi.  In italiano spesso si dice: “posso scambiare una parola con te?” Quindi con “parola” si intende la conversazione che Dio desidera avere con noi, Lui ha sempre voluto mettersi in relazione. L’idea di fondo, la rivelazione di Dio, è il fatto che ha sempre preferito comunicare in modo intimo con le persone piuttosto che tramite la carta.  Il rapporto personale con ogni persona è stato sempre più importante dell’inchiostro. Cosicchè il nostro apprendimento dovrebbe seguire la Sua guida e dovremmo cercare di imparare nello stesso modo, nel contesto delle relazioni.

E’ così che Dio parla, è così che ha scelto di comunicare dall’inizio. La parola di Dio stampata ci racconta la storia di Dio e di come entra in relazione con noi personalmente. La Sua storia ha inizio nel libro della Genesi, nel giardino dell’ Eden dove Dio comunicava con Adamo ed Eva. Lui non diede loro un manuale chiedendoli di leggerlo per cercare di comprenderLo ma scelse di parlare e di relazionarsi con loro di persona. Dio si presentò personalmente ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.

Il fatto che Dio abbia scritto sulla pietra quando diede la Torah potrebbe far concludere a qualcuno che Dio scrisse sulla pietra per evidenziare che la parola scritta fosse la cosa più importante. Dopo un approfondimento della storia della Torah però si scopre qualcosa di accattivante, si tratta del racconto di come Dio in persona cercò inizialmente di rivelare la Sua parola direttamente ai cuori del popolo. Il popolo di Israele reagì con timore perchè videro il fuoco della santità di Dio sulla montagna e sentirono un suono spaventoso e così si rivolsero a Mosè con urla, “Mose’! Fallo smettere! Non vogliamo che Dio ci parli, abbiamo paura di morire! E’ soverchiante! Potresti parlare tu al posto nostro con Dio e mettere per scritto ciò che ha da dire?” Fu il popolo stesso a chiedere: “abbiamo bisogno di un intermediario tra noi e Dio perchè temiamo quel livello di intimità”. Perciò, anche dietro la storia della Torah troviamo la storia di come Dio abbia prima desiderato rivelarsi personalmente al popolo. (Esodo 20).

Dio comunicò tramite i profeti, principalmente tramite Gesù, poi attraverso i Suoi apostoli e per ultimo tramite noi… Dio continua a rivelare. In altre parole, c’è sempre una persona alla quale Dio si rivela. La parola di Dio arrivò a noi tramite Gesù ma al centro della rivelazione di Dio c’è sempre stato o un profeta o una persona.

La rivelazione data fu trascritta originalmente su diverse pergamene. Più avanti degli studiosi le radunarono insieme e quel raccolto di diversi libri fu denominato Bibbia. Essa fu trascritta, custodita, preservata, tradotta, copiata ed alla fine stampata e distribuita tramite la chiesa e le persone. Il vero significato della parola “chiesa” è: “un insieme di individui” o “un insieme di persone radunate con uno stesso proposito”.

Le Scritture sono ispirate dallo Spirito Santo. Gesù e le Scritture ebbero origine dallo Spirito e la chiesa ebbe origine nella Pentecoste dopo l’unzione dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo ci riempie, ci unisce e parla alle nostre coscienze preparandoci sempre per ricevere il messaggio. Lo Spirito lavora tramite la parola di Dio stampata ma lo fa soprattutto di persona perchè Dio è una Persona. 

A seguito leggeremo un paio di versetti dall’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. Innanzitutto teniamo presente che in questo capitolo Gesù parla di Se stesso in un contesto finale. Il libro dell’Apocalisse finisce con Gesù che si manifesta ricordando a tutti chi è e promettendo di tornare presto. “Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io Sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino” (Apocalisse 22:16). Gesù è Dio stesso che dà origine ed è la radice di tutto. Lui si presenta come un essere umano, l’infinito diventa un’essere mortale. “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine” (Apocalisse 22:13). L’Alfa e l’Omega sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco. In altre parole, “Io Sono l’intero alfabeto di Dio per voi, Io Sono il Suo messaggio”. Lo stesso messaggio si trova nel primo capitolo del vangelo di Giovanni. Gesù è la parola di Dio che diventa carne, è ciò che Dio desidera comunicare; Gesù è la rivelazione.

Il termine rivelazione in senso teologico viene impiegato in due modi: c’è una rivelazione generale e una rivelazione specifica o  speciale. La rivelazione generale o naturale indica tutte le modalità mediante le quali Dio si fa conoscere agli uomini come per esempio tramite la creazione, la provvidenza, l’uomo e la coscienza.  Ci rivela abbastanza per suscitare il nostro interesse e per incamminarci sulla giusta strada. La rivelazione speciale invece, riguarda come Dio ha scelto di rivelare Sè stesso, la Sua Persona. La rivelazione speciale include le apparenze fisiche di Dio, i sogni, le visioni, la parola scritta di Dio e anzitutto- Gesù Cristo. La rivelazione speciale sarà la focalizzazione di questo studio. A seguito approfondiremo dei particolari riguardo i tre modi tramite i quali Dio si rivela al mondo oggi:

1) Gesù è autorevole ed infallibile. La Parola di Dio è Gesù. La lettera  “v” con una riga tracciata sotto illustrano un concetto molto bello. La riga rappresenta l’umanità e il punto inferiore dove la “v” tocca la riga rappresenta Gesù e la sua storia. Gesù parte dal punto e poi lancia entrambe le sue estremità in due direzioni diverse verso l’infinito, verso il Padre e lo Spirito Santo. Si tratta di una rivelazione infinita ma Dio versa la Sua rivelazione su un punto preciso dove il divino e l’umano si incontrano. Lui è la rivelazione infinita di Dio fatta scendere verso una rivelazione che si è fatta carne in una vita umana.

La “v” in orizzontale “<” può essere impiegata per illustrare anche un concetto sulla missiologia, la missione della chiesa. Serve per indicare che Gesù rappresentato dal punto alla base della lettera “< ” diventa la storia principale del messaggio del vangelo; noi partiamo da quel punto e proseguiamo in avanti parlando e indicando Cristo. La prima chiesa era cosciente che Gesù fosse la porta, la porta attraverso la quale avremo capito Dio. Gesù è la somma parola di Dio per noi, il nostro centro. Infatti, se studiamo la parola stampata e manchiamo Gesù, rischiamo di essere promossi al livello dei farisei. Gesù disse a loro: “avete bisogno di studiare le Scritture perchè esse indicano me e voi siete alla ricerca della vita che esse danno ma mancando me, mancate la vita che io ho da darvi” (Giovanni 5:39, 40).

Dobbiamo innanzitutto studiare la Bibbia per capire Gesù. La prima chiesa lo aveva presente e quindi quando espressero il bisogno di mettere insieme ciò in cui credevano e di formulare un credo ufficiale scelsero di focalizzarsi su Cristo. Diamo uno sguardo ad un paio dei primi credi iniziando dal Credo o Simbolo Apostolico. La versione finale è venuta molto più tardi ma il credo nella sua forma iniziale si può trovare molto presto nella storia, infatti la chiesa cattolica afferma che il Credo o Simbolo Apostolico sia stato scritto dagli stessi apostoli. Noi non siamo così sicuri di questo ma sappiamo che ebbe origine nel primo periodo della chiesa. “Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra”. Poche parole dedicate a Dio, il resto parla esclusivamente di Gesù. Il credo continua: “E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito in Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: e verrà a giudicare i vivi e i morti.” La maggior parte del testo fa riferimento a Gesù.  Poi c’è un piccolo assegno allo Spirito Santo: “credo nello Spirito Santo…”. Il credo continua: “la santa chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen”.  La chiesa riconobbe che Gesù doveva essere al centro di tutto come evidenziato dalle poche parole che dedicarono al resto del credo. 

Il Simbolo niceno fu formulato nell’anno 325. Più tardi nella storia furono aggiunte altre righe ma qui presenteremo la versione originale. “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”. Il primo paragrafo su Dio fu sintetizzato in quelle poche parole. Il credo prosegue con il secondo: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, si è incarnato e si è fatto uomo. Morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, è salito al cielo. E di nuovo verrà, per giudicare i vivi e i morti”. Com’è evidente, il secondo paragrafo è molto più lungo. L’ultimo finisce con queste  quattro parole: “credo nello Spirito Santo”. Ovviamente in quel tempo non erano molto pentecostali… E’ evidente che alla prima chiesa premeva che noi comprendessimo l’importanza di Gesù. 

Nonostante l’apostolo Giovanni avesse affermato che: “nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” e nonostante Gesù avesse descritto Se stesso in termini divini come: “io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”, nel primo secolo c’erano delle persone che ritenevano che Gesù fosse la parola di Dio ma non Dio stesso. Il Simbolo niceno fu formulato in risposta a questo fatto.

Ario (256 – 336 d. C.) riteneva che Gesù fosse stato creato da Dio per essere la parola di Dio per l’umanità e che fosse un essere soprannaturale. Lo considerava un essere celeste, una creatura sovrumana ma non Dio stesso. I Testimoni di Geova seguono delle idee ariane.  Essi affermano che Gesù diede la sua vita per noi ma che non sia Geova ma un essere minore; l’arcangelo Michele. Gli ariani ritenevano che fosse troppo scandaloso credere che Dio stesso fosse venuto a noi e quindi che avesse creato un altro essere chiamato “la parola di Dio”. Non riuscivano a credere che il Creatore di tutto si fosse ridotto ad incarnarsi in forma umana. Il Credo niceno fu formulato dalla Prima Chiesa con l’intenzione di dare voce alle Scritture e stabilire il fatto che non credevano che l’arianesimo fosse la verità perché da esse comprendevano che Gesù fosse Dio.  Riconoscevano di non avere tutte le risposte ma volevano rimanere fedeli e lasciare che la Bibbia parlasse per se stessa; Gesù è la parola che era con Dio e che era Dio come detto dall’apostolo Giovanni. Così Gesù è composto della stessa sostanza di Dio. C’è una parola in latino che esprime questo concetto: “homoousios” che significa “della stessa essenza”, che Gesù, la parola di Dio è Dio stesso, il DNA del divino venuto giù a noi. Gli ariani aggiunsero una lettera e “homoousios” divenne “homoioùsios” che significa “simile per sostanza”, cioè, Gesù è come Dio ma in realtà è un angelo. Lui è simile a Dio nel senso che entrambi sono degli esseri spirituali ma non esattamente della stessa sostanza. Perciò i cristiani decisero di dire “no” alla “i” di homoioùsios. Gesù è Dio venuto giù per incarnare la sua propria parola e Lui è la somma parola di Dio.

2) L’apostolo Paolo scrisse nella seconda lettera a Timoteo 3:16: “ogni scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. La Bibbia non contiene tutta l’informazione sulla vita di Gesù o su Dio perchè non è possibile, Gesù stesso è una rivelazione limitata e le Scritture ancora di più. Lo studio delle Scritture ci provvederà abbastanza informazione per prepararci come dice il versetto per ogni opera buona e per vivere la nostra vita. Abbastanza per istruirci  in modo completo e per tenerci impegnati nella nostra crescita spirituale per il resto della nostra esistenza. Ogni Scrittura è ispirata da Dio ed è utile. L’apostolo Paolo non ha fatto un’affermazione teologica e cervellotica del tipo: “l’infallibile, autoritaria, precisa parola di Dio” ma disse semplicemente che ogni Scrittura è ispirata da Dio ed è utile. Possiamo utilizzarla, ed è una buona cosa da mettere all’opera. Il miglior modo di mettere alla prova la conoscenza teologica di qualcuno è osservare come vive in relazione alle Scritture. Lasciate che vi osservi per una settimana e verrò a conoscenza della vostra teologia. Se il modo in cui viviamo la nostra vita si trova in linea con le Scritture ciò vuol dire che abbiamo capito la sua utilità. Le Scritture ci preparano.

3) La chiesa unta e rivestita del grande mandato. C’è un capitolo nella prima lettera di Giovanni in cui l’apostolo si rivolse alla chiesa e disse delle cose incredibili. Lui, nelle vesti di insegnante disse che non c’era bisogno di uno come lui e li fece comprendere quanto fosse di vitale importanza imparare quella verità. Sì, il paradosso è reale, lo troviamo nella prima lettera di Giovanni 2:27 che dice: “ma quanto a voi, l’unzione che avete ricevuta da Lui rimane in voi, e non avete bisogno dell’insegnamento di nessuno; ma siccome la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera, e non è menzogna, rimanete in Lui come essa vi ha insegnato”. Dovremmo rimanere vicini a Gesù perchè quell’unzione è su di noi. L’unzione è il versamento di qualcosa e in questo caso si tratta del versamento dello Spirito Santo. Se si è cristiani e parte della chiesa, è un dato di fatto che uno riceva lo Spirito Santo e che esso sia versato su di noi. A proposito, in alcune cerchie cristiane si utilizza la parola “unto” per riferirsi a dei santi o a dei leader carismatici specifici. Li si sente dire “lui ha una vera unzione!” Ma non è questo il significato dato a quel termine nel Nuovo Testamento. Essere un cristiano significa essere unti dallo Spirito Santo e riempiti di esso come confermato dalle Scritture. Il passo appena letto spiegato in parole povere sarebbe così: “lo Spirito è il vostro sommo insegnante e non c’è bisogno di nessuno che vi insegni. Ciò nonostante vi scrivo questa lettera per insegnarvi perchè la stessa unzione che è su di voi è anche su di me e l’unzione che è su di noi consente che impariamo e ci insegniamo a vicenda”. Non abbiamo bisogno di nessuno dall’esterno che ci insegni ma c’è sempre un “noi” che è unto.” L’ apostolo Paolo rimarcò sempre il “voi” nei suoi scritti, “voi insieme siete unti ed avete quest’unzione insieme”. Si impara l’uno dall’altro. Lo Spirito Santo si presenta ad ognuno di noi con un messaggio da condividere, con la parola di Dio da condividere e allo stesso tempo opera nella vita della persona che lo ascolterà per confermarlo, ed è proprio quel che faremo insieme radunandoci intorno alle Scritture.

Domande e risposte

Domanda:  Spesso quando mi trovo a leggere le Scritture mi chiedo se sto ragionando per mezzo del mio proprio intendimento per interpretarla o per mezzo dello Spirito. Come faccio a discernere i miei pensieri?

Risposta: Il compito di dover discernere quale sia la voce dello Spirito Santo e quale no, non appartiene a una persona da sola. L’ingrediente mancante per tanti di noi si trova nel radunarci insieme nella comunità della chiesa. La buona notizia è che uno non viene mai lasciato da solo con dubbi del tipo: “questo pensiero viene da Dio o sono io da solo a pensarlo?” Oppure “ho interpretato questo passo nel modo giusto?” Per i primi cristiani l’idea di dover leggere la Bibbia da soli era totalmente estranea. Per prima cosa, la stampa non esisteva e non possedevano abbastanza denaro per poter permettersi una copia personale della Bibbia. Quando l’apostolo Paolo disse che ogni Scrittura è ispirata da Dio il primo pensiero dei primi cristiani sicuramente non fu: “devo assolutamente andare a prendere la mia propria Bibbia” ma probabilmente: “devo assolutamente frequentare la chiesa perchè abbiamo solo una copia delle Scritture per la nostra intera comunità. L’unico modo in cui potrò sentirle è stando insieme agli altri quando vengono lette dal relatore. Chiudo gli occhi ed assorbo tutto ciò. Poi discutiamo quel che si è appena letto per digerirlo bene e lo analizziamo insieme. Alla fine vado via e cerco di metterlo in pratica nella mia propria vita ed è così che riesco a ricordare, in un modo viscerale. Dopodichè ci raduniamo insieme di nuovo.” Si impara meglio in un contesto comunitario e la comunità dovrebbe essere una priorità nelle nostre vite.

A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto, noi abbiamo la stampa, possediamo copie personali della Bibbia ed è giusto, non siamo più una cultura orale e non riusciamo a ricordare così bene. Penso che sia buono leggere e studiare le Scritture in un modo personale ma senza tralasciare l’importanza della comunità nell’interpretarle. Quindi “come si fa a discernere?” Riusciamo a farlo entrando in un contesto comunitario dove possiamo confrontare i nostri pensieri con i pensieri dei nostri fratelli e sorelle trovando delle soluzioni insieme. Così facendo testimoniamo la presenza del medesimo Spirito all’opera sugli altri nello stesso modo in cui Lui è all’opera su di noi.

Domanda: Prima è stato detto che Dio cercò di rivelare se stesso nei giorni di Mosè ma il popolo ebbe paura. Per me Dio si era presentato in un modo davvero terrificante e la gente aveva ragione ad essere così intimorita, potresti spiegare meglio?

Risposta: Certo, guardando il contesto di quel capitolo il popolo ebbe paura di due eventi: del fuoco di Dio e della Sua fiamma, la Sua santità racchiusa in quella presenza rovente, la luce di Dio come quella che vide Mosè nel roveto ardente. Videro l’intera montagna risplendere con la luce di Dio. Il secondo evento fu un tipo di rumore, e poi anche il suono di una tromba o qualcosa del genere che Dio scelse di rivelarli. Quindi sappiamo che fu qualcosa che essi videro e sentirono. Nessuno sa se fu qualcosa che sentirono internamente o esteriormente ma quel che sappiamo è che ciò che essi esperimentarono in quel momento fu causa di grande terrore. Penso che sia normale aver paura in presenza di eventi soprannaturali così lontani dalla nostra realtà umana e non solo soprannaturali ma fenomenalmente potenti che hanno il potenziale di uccidere. Se qualcuno o qualcosa ha il potere di uccidere non ci sentiamo a nostro agio perchè la nostra esperienza ci detta che “ai forti piace dominare”. Ciò ci fa dedurre però che Dio essendo la somma forza  ci ucciderà. Il messaggio che Dio fa passare costantemente invece è il seguente: “la mia forza è al vostro servizio, la mia forza è qui presente per amare, la mia forza è presente per essere da guida”. Quando appare un angelo nelle Scritture di solito qual’è la prima cosa che pronuncia? “Non temere!” Quel che ci è diverso ci spaventa ma il messaggio dato è: “non temere!” Sii può capire che il popolo d’Israele abbia avuto paura, ma la cosa triste è che invece di cercare di superarla scelsero di non coltivare una relazione personale con Dio. 

Conclusione: A parte il cervello anche il corpo umano ha una memoria. C’è la possibilità di memorizzare la Bibbia tramite il metterla in pratica piuttosto che impararla con la nostra mente. La Parola può diventare carne attraverso la nostra vita; un tipo di memoria traiettorica. Ogni volta che uno si incontra con la parola di Dio e fa un cambiamento pur piccolo che sia nella sua traiettoria, all’inizio potrebbe sembrare un nulla ma anni dopo si scoprirebbe d’aver cambiato corso completamente, tutto dovuto a quel piccolo cambiamento iniziale. Ogni volta che facciamo un cambiamento la nostra memoria lo registra. Io sono tutta un’altra persona oggi in confronto a diversi anni fa grazie a le piccole decisioni e ai cambiamenti che feci nella mia vita dopo aver deciso di mettere in pratica ciò che sentì durante un incontro di studio biblico.  Posso attestare di non ricordare nulla della predica ma la mia vita lo ha assimilato perchè oggi mi trovo una persona diversa. Possiamo memorizzare dalle Scritture nella nostra vita mettendo in pratica ciò che lo Spirito Santo ci dice come quando ci ricorda di spettegolare di meno, di perdonare o di passare più tempo a parlare con Dio invece di ignorarlo.  Lo Spirito Santo ci aiuterà  a ricordare! Dopo qualche anno se seguiremmo i Suoi consigli, diventeremmo delle persone migliori. Dall’altra parte, se siamo insensibili nell’ascoltare e nel mettere in pratica i suggerimenti dello Spirito, potremmo diventare delle persone diverse ma in senso negativo. Ogni volta che ascoltiamo la parola di Dio e poi continuamo a vivere nello stesso modo abbiamo scelto di diventare quel tipo di persona. Quindi, cerchiamo d’applicare ciò che stiamo imparando per così memorizzare bene con il nostro corpo. 

Cosa vuol dire “cristiano”? La “ian” del termine “cristiano” ha tre significati: “qualcuno che appartiene a”, cioè, “di Cristo”. Significa anche “qualcuno che sta diventando come…”, cioè, “come Cristo” e per ultimo “seguace di”. Quindi riassumendo, un cristiano è qualcuno che appartiene a Cristo e desidera seguirlo per diventare come Lui. La nostra vita diventa una vita cristiana che non consiste unicamente nel frequentare una chiesa o nel possedere una certa eredità culturale religiosa, quella sarebbe la definizione di un “chiesiano”, “religioniano”, “bibbliano” o “teologo”. Coloro che desiderano diventare come Gesù e lo seguono, la loro vita acquista una memoria viva di ciò che sperimentano; la parola di Dio. Vorrei pregare che possiamo mettere in pratica queste cose. Forse per alcuni di voi è arrivata l’ora di fare la vostra scelta, la scelta di salire sul treno del vangelo.

Preghiera: Padre celeste, grazie che la Tua parola ci rivela il cuore di Cristo. Prego che il tuo Spirito continui a parlarci, guidarci e aiutarci a diventare più come Colui che seguiamo. Parla ai nostri cuori e dacci il potere di agire. Aiutaci a mettere in pratica ciò che stiamo ascoltando, nel nome di Gesù, amen.