Attraverso gli occhi di Maria
“Nel sesto mese della gravidanza di Elisabetta”(Luca 1:26)…..
Nella prima parte di questo capitolo, Luca racconta la storia della gravidanza di Elisabetta. Elisabetta era la parente più anziana di Maria. Non sappiamo esattamente la sua età, ma aveva almeno 60 anni, forse anche di più, e non era in grado di avere figli. Poi lei rimane miracolosamente incinta. Non da vergine, come nel caso di Maria, ma è comunque una gravidanza miracolosa. E lei sta per dare alla luce Giovanni il Battista. Luca ha appena finito di raccontare questa storia e ora si appresta a parlare di Maria.
“Quando Elisabetta fu al sesto mese, Dio mandò l’angelo Gabriele a Nazareth, un villaggio della Galilea, ad una vergine, Maria, fidanzata ad un certo Giuseppe, discendente del re Davide. Gabriele le apparve e disse: «Ti saluto, Maria! Il Signore è con te. Egli ti ha colmato di grazia»”(Luca 1:26-28).
Che bel saluto! Questo tipo di accoglienza, nella lingua originale, ci ricorda che la grazia è parte integrante della venuta di Gesù. Sono due parole in greco – “Chaire kecharitomene!” (Auguri, sei grandemente favorita!) – Queste sono due versioni della parola “charis” – che vuol dire “grazia”. Tradotta letteralmente sarebbe: “Grazia a te, piena di grazia”.
Questo ci ricorda che con la venuta di Cristo viene la grazia. La grazia significa riposare in ciò che Dio sta facendo per noi piuttosto che cercare di realizzare tutto da soli. La grazia è ciò che non possiamo raggiungere da soli. Questo porta alla gratitudine, che porta alla celebrazione, che porta a riposare dalle responsabilità “religiose” che sono progettate per farci raggiungere in qualche modo la rettitudine attraverso le prestazioni.
Ecco la reazione di Maria:
“Confusa e turbata, Maria cercava di capire
che cosa volesse intendere l’angelo.“ (Luca 1:29)
Leggendo questo, spesso pensiamo a Maria che era turbata e spaventata perché aveva visto un angelo. Questo potrebbe essere parzialmente vero, ma il testo sottolinea che ciò che l’aveva veramente turbata era il saluto dell’angelo: “Grazia a te, piena di grazia.” C’è qualcosa in quel saluto che dice a Maria “sei stata scelta per una chiamata speciale e piena di grazia. Maria sta pensando, che cosa sta succedendo? Qual è il problema?
L’angelo le dice: non aver paura Maria. Hai trovato il favore di Dio.
«Non aver paura, Maria!» le disse l’angelo,
«perché Dio ha deciso di benedirti in modo meraviglioso! – (Luca 1:30)
Nell’originale greco, la parola che qui viene tradotta “benedire” è ancora grazia (charis). Come direbbe Giovanni nel suo vangelo, Gesù porta grazia su grazia. È una grazia super concentrata.
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine».(Luca 1:31-33)
Qui abbiamo il concetto del regno incorporato nell’annuncio iniziale. Il regno di Cristo che l’angelo annuncia si traduce in questa magnifica realtà: Gesù espande il concetto di una spiritualità individuale di “ho una relazione personale con Dio” (cosa che è vera e bella), e ci porta nella realtà sociale di “io sono parte di un movimento, di una nuova società, di un nuovo modo di vivere.”
Il regno è un modo di vivere in cui Gesù è Signore non solo individualmente nella “mia vita” ma nelle “nostre vite”. Questo cambia realmente la dinamica delle nostre relazioni, non solo con Gesù ma tra di noi. Vivere secondo il regno di Gesù diventa un modo di vivere contro-culturale. Lo facciamo con il sostegno dei fratelli e delle sorelle che ci circondano, che sono in viaggio con noi – ci incoraggiamo a vicenda e ci sfidiamo l’un l’altro.
Questo concetto del regno è quindi cruciale, perché ci chiama ad essere comunità. Siamo come cittadini di un paese diverso con una cultura diversa, e un modo diverso di vivere insieme. Così l’angelo dice a Maria sin dall’inizio che “il suo regno (il regno di Gesù) sarà senza fine.”
Ciò che ci porta nel regno è la grazia – diventiamo un regno di grazia dove non solo riceviamo individualmente la grazia di Dio, ma diventiamo anche, individualmente, una persona più generosa perché siamo trasformati dalla grazia che riceviamo. Ognuno di noi arriva alla conclusione che “se Dio mi tratta così, allora dovrei trattare gli altri allo stesso modo”. Questo ci trasforma e nello stesso tempo ci fa diventare parte di una comunità di riceventi e di donatori, e insieme stiamo diventando un luogo dove le persone possono venire, ricevere grazia, sperimentare come funzionano i rapporti pieni di grazia, e vedere che cosa è una comunità di grazia. Il regno di Cristo è questa comunione di grazia.
Maria risponde a questo bel regno di grazia: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?»(Luca 1:34)
In precedenza nel testo è stata usata la parola greca per vergine “parthenos”. Qui viene utilizzata una frase diversa nella lingua originale. Mary dice: “come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?” Questa frase: “Non conosco uomo” significa: “non vado a letto con un uomo”. È una domanda legittima. Siamo abituati alla storia della nascita vergine, ma Maria non ha mai sentito parlare di una cosa del genere.
L’angelo le rispose: “lo Spirito Santo verrà su di te”. (Luca 1:35)
“Verrà.” Questo non è ancora successo. Sta annunciando qualcosa che avverrà in futuro.
Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.(Luca 1:35)
La frase “figlio di Dio” è usata per indicare l’unicità di Cristo. Specifica che sarà il “Figlio di Dio” e non il figlio di origine umana. Così, essendo questa la nuova creazione dello Spirito Santo nel tuo grembo, Egli sarà conosciuto come il figlio di Dio. E l’angelo continua dicendo:
Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio.. (Luca 1:36,37)
Alcune traduzioni hanno per” nulla è impossibile con Dio” invece di “ poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace“. In greco è letteralmente “niente di quello che Dio dice fallirà mai”.
È impossibile che Dio dica una cosa, ti incoraggi in una cosa, annunci una cosa e poi ignori ciò che ha detto e non la porti a termine. Dio farà ciò che Dio dice.
Maria disse: «Io sono l’ancella del Signore, avvenga di me secondo quello che hai detto». Allora l’angelo se ne andò. (Luca 1:38)
Una cosa affascinante della reazione di Maria all’angelo è che lei capisce immediatamente cosa significa essere in relazione con Dio. Lei dice: “Io sono l’ancella del Signore”. In altre parole ciò che sta dicendo è – “Posso lasciarmi andare in sottomissione a qualcuno che so essere amore puro e ha i miei migliori interessi in mente e che mi ama più di quanto io sappia amare me stessa. Voglio sottomettermi a quell’amore”.
Allora l’angelo se ne andò.
Anche queste parole sono importanti. Maria non ha avuto un angelo che la scortasse per il resto del suo viaggio. Ha dovuto andare avanti da sola in questo cammino potenzialmente molto difficile, ma ovviamente con l’aiuto di Dio. E l’aiuto di Dio sarebbe arrivato a lei sotto forma di altri che stavano afferrando la stessa visione.
Dire “sì” a questo compito non è stata una decisione molto facile. Voleva dire impegnarsi a percorrere quella che avrebbe potuto essere una strada molto difficile.
In quel momento Maria ebbe probabilmente circa 13 anni. Quello che sappiamo dagli studi di antropologia culturale è che, nel primo secolo in Palestina, l’età media del matrimonio era intorno ai 13 anni. Quando una ragazza arrivava ai 15 anni, avrebbe già avuto i suoi primi figli e crescendo una famiglia. Maturavano prima che nella nostra società contemporanea.
Possiamo immaginare che a questo punto della sua vita Maria avesse dei sogni e dei progetti per il suo futuro. Questo messaggio interrompe quei piani. Deve abbandonare i suoi piani per realizzare il piano di Dio molto più grande e migliore. Ci sono cose a cui si deve dire no, così da poter dire sì a qualcosa di meglio.
Ci sarebbe stato dolore, ci sarebbero state difficoltà, ci sarebbe stata gente che l’avrebbe giudicata male, e ci sarebbe stata tensione tra lei e Giuseppe. Ci sarebbero stai i genitori e i suoceri che non avrebbero necessariamente capito. Non tutti, nel suo mondo, ricevettero una visita da un angelo. Maria avrebbe dovuto portare diversi pesi.
Possiamo imparare dalla sua risposta quando stiamo attraversando tempi difficili o siamo di fronte a decisioni difficili. Ecco alcune lezioni da Maria:
– Ha chiesto. La sua prima risposta è, “come può accadere questo”? Lei pone le sue domande.
E l’angelo non risponde: “Ehi, donna, stai zitta e ascolta! Io sono un angelo quindi non pensi che non lo sappia che sei vergine?” Lei chiede e l’angelo le dà una risposta.
Molto probabilmente aveva mille altre domande delle quali avrebbe continuato a parlare con Dio e con gli altri. Ma ottiene una risposta iniziale alle sue domande, e poi decide che sa abbastanza per poter fare il passo e impegnarsi.
Come Maria, non dobbiamo avere paura di mettere in discussione e portare le nostre domande a Gesù. Allo stesso tempo, dobbiamo renderci conto che a un certo punto dobbiamo smettere di mettere tutto in discussione e decidere d’impegnarci. Altrimenti le nostre domande potrebbero diventare solo una scusa per non impegnarsi mai.
– Quando l’angelo se ne va, lei sa che Dio ha provveduto altre persone per aiutarla nella sua missione di vita. Così va e visita Elisabetta. Iniziano a condividere le loro storie l’una con l’altra. Maria sceglie di passare del tempo con Elisabetta, che ha 50 anni più di lei. Ma stanno passando cose simili. Qui possiamo vedere la bellezza del dire: “Voglio circondarmi di una famiglia spirituale, anche se siamo diversi.” Questo è un aspetto contro-culturale del regno.
-La narrazione della nascita vergine o qualche versione di essa avviene in un certo numero di religioni diverse – nella religione babilonese, nel buddismo e nell’induismo. Ma c’è qualcosa di diverso in questa narrazione.
Ciò che è diverso nella narrazione della nascita di Gesù è il consenso. Non è solo qualcosa che accade a Maria. Ci sono storie di divinità greche e romane che si impongono sulle donne. Ma qui ha il valore di una relazione, di una partnership, di Dio che ci crea a Sua immagine e poi onora la Sua immagine in noi affinché possiamo fare le cose con le nostre volontà allineate alla sua.
– Dio sceglie Maria. La sceglie perché la conosce. Conosce il suo cuore. Di sicuro Egli sa che Maria è il tipo di persona che direbbe sì. Ma Lui le dà ancora la scelta. Le lascia dire sì. Il sì è comunque il suo consenso. Così, in collaborazione, in relazione, insieme, Dio e l’immagine di Dio si uniscono, le loro volontà si allineano.
E ci dà un esempio di ciò che Dio vuole da tutti noi. Non vuole forzarci, nemmeno forzarci al bene. Egli vuole che le nostre volontà siano dolcemente abbracciate e che si dica di sì. E poi andare avanti insieme, interrogativi e tutto.
Maria ha detto di sì nel fare effettivamente spazio per Dio nella sua vita.
Cosa ci impedisce di fare spazio per Dio nella nostra vita? A volte può essere una volontà ostinata o la nostra agenda. A volte è solo che pensiamo di avere così tanto fra le mani che fare spazio per Dio diventa una grande sfida per noi. Non possiamo semplicemente aggiungere Dio alla nostra vita. Per fare spazio a questa relazione, ci sono cose alle quali dovremo dire no.
Potremmo aver bisogno di rallentare per creare tempo per ciò che è più importante per noi.
La Storia di Zaccaria.
Zaccaria era nel santuario, quando improvvisamente apparve un angelo in piedi alla destra dell’altare dell’incenso. Zaccaria ne fu turbato e si spaventò, ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria! Sono venuto a dirti che Dio ha ascoltato la tua preghiera: tua moglie Elisabetta ti darà un figlio! E tu lo chiamerai Giovanni. La sua nascita vi darà grande gioia e felicità, e molti si rallegreranno con voi, perché egli sarà grande agli occhi di Dio.
Tuo figlio non berrà mai vino, né altre bevande alcoliche.
Sarà pieno di Spirito Santo già prima della nascita
e convincerà molti Giudei a rivolgersi al Signore, loro Dio.
Sarà un uomo dallo spirito rude e potente, come Elia, l’antico profeta, e verrà prima del Messia per preparare gli uomini al suo arrivo. Ricondurrà i cuori dei padri verso i loro figli e i disobbedienti alla saggezza dei giusti».
Zaccaria disse all’angelo: «Come posso essere certo di quello che mi dici? Io sono un vecchio ormai, ed anche mia moglie è già avanti negli anni!»
Allora l’angelo disse: «Io sono Gabriele e sto alla presenza di Dio! È stato lui che mi ha mandato da te con queste buone notizie. Visto però che non mi hai creduto, diventerai completamente muto, non potrai parlare finché il bambino non sarà nato. Perché le mie parole certamente si avvereranno al momento giusto». Luca 1:11-20
Avete notato che quando Maria fa domande, riceve una risposta, ma quando Zaccaria chiede della gravidanza di Elisabetta, viene punito perché l’angelo vede questo come una mancanza di fede?
Attraverso questo possiamo vedere che non tutte le domande sono uguali. Ci sono domande che sono una sfida o una mancanza di fede. Sono scuse. Siamo reticenti ma lo formuliamo sotto forma di domanda.
E poi c’è il tipo di domanda che è una domanda genuina. E Dio sa come discernere la differenza. Probabilmente ognuno di noi sa, nel proprio cuore, come discernere la differenza.
Così Zaccaria diventa un grande contrappeso a Maria in quanto non possiamo semplicemente dire: “Dio ama le domande, quindi continuerò a fare domande perché sono reticente sull’andare avanti con Gesù.” A volte le domande sono solo scuse.
Ma se il tuo cuore è genuinamente pieno di desiderio di sapere e di chiedere, Dio conosce il tuo cuore e allora le domande non sono mai una minaccia.
Quindi fate un check-up del vostro cuore: sto facendo domande perché mi aiuterà potenzialmente a andare avanti o sto cercando scuse perché non ho intenzione di andare avanti?
Sei un Zaccaria o una Maria?
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