«Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle. ~ GESÙ (Matteo 5:38-42).

Sorprendi le persone con amore inaspettato. ~ GESÙ (parafrasato).

3. Il Contesto del Nuovo Testamento… Più tardi nel Vangelo di Matteo Gesù si esprimerà come se credesse nella lex Talionis dicendo ” Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10:33).

Ma sappiamo che Gesù, in seguito, ignorerà le sue stesse parole perdonando e restaurando Pietro dopo aver rinnegato Cristo. È l’apostolo Paolo che vede il valore della lex Talionis nell’applicazione della giustizia, ma rende chiaro che solo a Dio può essere affidata l’applicazione corretta di questa giustizia, cosa che egli opera di solito attraverso lo Stato, mentre la Chiesa dovrebbe concentrarsi sulla misericordia. Ma ancora una volta, una cosa è chiara – Dio è l’unico qualificato a brandire la spada della giustizia, con le vesti di Cristo già immerse, non nel sangue dei suoi nemici, ma nel suo sangue (Apocalisse 19:11-16). Così i seguaci di Cristo pregano: “Caro Dio, confidiamo che tu porterai giustizia come sai che è meglio”, mentre allo stesso tempo ci impegniamo nella missione di portare misericordia. La lex Talionis era “l’equalizzatore”. La grazia va oltre ciò che è uguale, va verso ciò che è misericordioso.

Più tardi, nel Vangelo di Matteo, Gesù dirà ai suoi discepoli di essere semplici come colombe, ma saggi o scaltri come serpenti (Matteo 16:10). Qui ci mostra come possiamo farlo. La Chiesa del Nuovo Testamento ha pienamente abbracciato l’insegnamento di pace di Gesù: Non ripagate il male col male. Agite in modo tale che tutti possano vedere che siete onesti. Se è possibile, non litigate con nessuno, ma vivete in pace con tutti. Cari fratelli, non vendicatevi mai delle offese ricevute! Lasciate invece fare a Dio, perché il Signore ha detto che sarà lui a punire quelli che se lo meritano. (Non erigetevi a giudici). Al contrario: date da mangiare al vostro nemico, se ha fame; e se ha sete, dategli qualcosa da bere. così facendo: «riunirete sul suo capo dei carboni accesi»; in altre parole, lui si vergognerà del suo comportamento verso di voi. ~ (Romani 12:17-20).

Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti. ~ L’apostolo Paolo (1 Tessalonicesi 5:15)

4. Contesto culturale… Quando Gesù stava dando ai suoi discepoli questo radicale insegnamento di pace, altri ebrei stavano gettando i semi della ribellione violenta contro Roma. Quei semi sarebbero stati abbeverati nei decenni successivi facendoli crescere, e negli anni ’60 Israele sarebbe andato in guerra contro Roma, per liberarsi dall’oppressione romana. Quella guerra condusse alla completa sconfitta d’Israele e alla distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Le rivolte non erano una novità per Israele. Nel 6 d.C., Giuda il Galileo fondò quello che alla fine divenne il movimento Zelota e guidò una violenta resistenza contro Roma. Non finì bene: Giuda fu giustiziato da Roma e i suoi seguaci dispersi (Atti 5:37). Una volta ucciso il leader, specialmente se crocifisso da Roma, la dispersione e il dissolversi nel nulla era la fine tipica di qualunque movimento messianico dell’antichità. (Il che fa meraviglia: Perché il Movimento Messianico di Gesù divenne invece ancora più forte dopo la sua crocifissione?

Gesù stava offrendo a Israele una scelta: fare pace con i suoi nemici piuttosto che ribellarsi contro di loro. Storicamente, sappiamo che Gesù aveva ragione, anche se Israele non lo ha ascoltato. Ai tempi di Gesù, gli zeloti avevano dato origine a una fazione ancora più violenta nota come i Sicari, ovvero “uomini pugnale”. È la prima organizzazione di assassini della storia umana. Questi terroristi urbani, erano armati con piccoli pugnali ricurvi (sicae), che nascondevano sotto i loro mantelli, e li usavano per assassinare i soldati romani. Si muovevano tra la folla, per le strade, si facevano strada per avvicinarsi ai soldati romani, pugnalandoli mortalmente o tagliandogli la gola, per poi scomparire di nuovo fra la folla. Alcuni studiosi ritengono che Giuda Iscariota fosse affiliato a questo gruppo, credendo che il suo secondo nome potesse essere una derivazione della parola “sicario”. Quindi secondo alcuni studiosi “Giuda Iscariota” significherebbe “Giuda il Sicario”. Tutto questo per dire che, se mai Gesù avesse voluto fare un’eccezione al suo messaggio di amore-per-il-nemico e di amore-nonviolento, se mai avesse voluto che il suo popolo usasse forme di aggressione giustificate per combattere l’oppressione, sicuramente il contesto del primo secolo in cui lui ha vissuto come facente parte di un gruppo di persone violentemente oppresse, avrebbe fornito tale eccezione. Ma Gesù insegna tutto il contrario della via degli zeloti e dei Sicari. Gesù quindi non stava solo dando insegnamenti ipotetici. Unirsi a un movimento di resistenza in nome della giustizia era un’opzione reale che appariva legittima a molti ebrei in quel tempo. È in quel contesto di oppressione e sofferenza che Gesù stava offrendo ai suoi discepoli un modo diverso di agire. Per fare comprendere la Sua Via, Gesù ha usato parabole stravaganti e scioccanti di amore-per-il-nemico per mostrare come creare le condizioni per trasformare gli avversari in amici.

5. Il contesto del Vangelo… Per i seguaci di Gesù, la Buona Novella della grazia di Dio è il contesto in cui comprendiamo meglio ogni insegnamento della Bibbia. Il Vangelo presenta l’appassionata ricerca di Dio del peggiore dei peccatori (1 Timoteo 1:15-16) e di altre pecore perdute per portarle nel miracolo della riconciliazione con il Padre e la sua famiglia (Matteo 18; Luca 15; 2 Corinzi 5:17-21). Il Vangelo non è solo un messaggio su Dio che si prende cura dei deboli e degli emarginati (questo è “buono” ma non ancora “vangelo”). Il Vangelo è il messaggio di “Dio che giustifica gli empi” (Romani 4:5; 5:6). Attraverso Gesù e i suoi seguaci, Dio è in missione per redimere, riconciliare e restaurare piuttosto che respingere i peccatori. La maggior parte delle religioni e delle filosofie, comprese la maggior parte delle società secolari, insegnano che dovremmo prenderci cura degli oppressi, dei poveri e degli emarginati. La cura per gli oppressi non è prerogativa del cristianesimo. Solo il Vangelo di Dio ci chiama a prenderci cura sia degli oppressi che di coloro che opprimono. Vediamo nell’insegnamento di Gesù, che la “cura” per i peccatori e gli oppressori può assumere la forma di confronto creativo, ma il suo obiettivo è sempre la conversione e la restaurazione, non la condanna. L’amore per il nemico e la grazia per il peccatore è l’elemento singolare che Gesù porta tavola in ogni conversazione riguardante la giustizia sociale. Quanto è triste ogni volta che la Chiesa cristiana rinuncia a questa qualità che definisce la nostra fede per inserirsi meglio nella nostra cultura contemporanea che da più peso alla giustizia piuttosto che alla misericordia. Per mettere questo in un contesto del primo secolo, Dio si preoccupa per gli ebrei oppressi, sì, ma il suo Vangelo non sarebbe stato vissuto appieno fino a quando gli oppressori, vale a dire i romani, non avessero sperimentato quell’addolcimento del cuore che porta al pentimento e ad essere accolti nella famiglia di Dio. Intendiamoci, accogliere i loro oppressori nella loro famiglia di fede come sorelle e fratelli avrebbe richiesto di per sé anche un addolcimento dei cuori dei credenti ebrei (vedi questo studio per maggiori informazioni sul miracolo sociologico della Chiesa primitiva). Dio si preoccupa sempre per la persona che viene schiaffeggiata, insultata, oppressa o vittimizzata – l’intera Bibbia lo testimonia. Ma alla fine l’obiettivo del Vangelo non è solo quello di salvare gli oppressi, ma è anche quello di addolcire i cuori dei potenti, e successivamente di addolcire i cuori degli oppressi perché imparino a perdonare e accettare i loro oppressori come famiglia. Questo è qualcosa di sorprendente.

La riconciliazione radicale è il Vangelo. L’insegnamento di Gesù sulla pace nonviolenta e sull’amore-per-il-nemico sarà emotivamente comprensibile per le nostre anime solo quando comprenderemo e abbracceremo il Vangelo. Gli esempi di Gesù sul “volgere l’altra guancia”, “camminare per due miglia insieme all’oppressore”, “amare i nemici”, sono una sorta di parabola, e ci offrono esempi vissuti della grazia di Dio verso di noi. Amare i nostri nemici è la nostra opportunità di offrire agli altri ciò che Dio ha offerto a noi. Ma Dio ha dimostrato il suo grande amore per noi proprio in questo modo: mandando Cristo a morire per noi, mentre eravamo ancora peccatori… Perché, se mentre eravamo ancora suoi nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte di suo Figlio, immaginate quante benedizioni ci darà, ora che siamo suoi amici e che lui stesso vive dentro di noi! ~ L’apostolo Paolo (Romani 5:8-10).

Quando teniamo questo in mente, possiamo vedere ogni esempio di amore e pace per il nemico che Gesù dà in questo passaggio come un tentativo di aiutare i potenti a riconsiderare, pentirsi e ripensare la loro visione della realtà. Porgere l’altra guancia e fare il secondo miglio è evangelismo. Quando amiamo attivamente i nostri nemici, stiamo incarnando il Vangelo.

CONSIDERARE: (Osservazioni su questo passo) Avete sentito. Quindi “sentito” e non “avete letto”. Questo ci ricorda che la maggior parte del pubblico di Gesù non era in grado di leggere. E anche se fossero stati alfabetizzati, non avrebbero avuto accesso alla propria copia delle Scritture, ma l’avrebbero sentita leggere nella propria sinagoga locale. Lo studio personale della Bibbia è un’invenzione moderna. L’apprendimento comunitario è la norma storica.

Occhio per occhio e dente per dente. Gesù sta qui parlando di ciò che è diventato noto come la lex Talionis – la legge del taglione, o della ritorsione (vedi sopra). Questa includeva la punizione corporale (dente per dente) e la pena capitale (vita per vita). Gesù cita la Scrittura. È un comando diretto di Dio ad Israele (Esodo 21:23-24; Levitico 24:19-20; Deuteronomio 19:19-21), eppure Gesù si pone contro di esso. Caspita! Si noti inoltre che la lex Talionis era una legge sociale, non un’etica privata. Non riguardava la vendetta personale, ma la giustizia sociale che doveva essere applicata dalla comunità di Israele.

Nel Discorso della Montagna, Gesù espone la nuova Costituzione del suo Nuovo Regno. Gesù sta veramente costituendo una nuova società alternativa. Ma io vi dico. L’ordine delle parole dell’originale è “Io vi dico comunque” ponendo l’accento su “Io” (Greco, egó) – che diviene la parola più importante nel paragrafo. Gesù sta disegnando un netto contrasto fra “quello era allora, questo invece è ora” basandosi su nessun’altra autorità se non la sua. Gesù non offre un passo diverso della Scrittura per aiutare i suoi discepoli ad avere una visione equilibrata dell’etica cristiana. No, egli afferma semplicemente la sua autorità sull’intera faccenda. Per un discepolo di Gesù, egli è la nostra suprema autorità e interprete delle Scritture. Gesù è Re del suo Regno. Non contrastate il malvagio.

La parola greca qui tradotta “contrastare” (anthistémai) ha una vasta gamma di significati, a seconda del contesto. Viene spesso tradotto “resistere” o “opporsi” e in questo versetto può sembrare che Gesù stia dicendo ai suoi discepoli di non opporsi mai al male. Tuttavia, Paolo usa la stessa parola per descrivere come egli si è “opposto” a Pietro per esporre il suo legalismo e ipocrisia (Galati 2:11) e sia Giacomo che Pietro usano questa stessa parola quando ci dicono di “resistere” al Diavolo (Giacomo 4:7; 1 Pietro 5:9). Così, sembrerebbe che i cristiani debbano “resistere” e “opporsi” al male in qualche modo. Quindi qui Gesù sembra più dire di “non combattere contro la persona cattiva usando i loro metodi”, o il proverbiale, “non combattere il fuoco con il fuoco.

” I discepoli di Gesù non permetteranno ai loro aggressori di stabilire i termini del confronto. Ciò concorda con un altro uso comune della parola greca usata qui per riferirsi all’aggressione militare, ad “attacco”. Infatti, mentre leggiamo, vediamo che Gesù non ci dice di lasciare che il male faccia il suo operato senza che noi rispondiamo. Non c’è alcuna teologia-da-zerbino. Gesù ci chiama ad essere pacifisti, ma non passivisti; operatori di pace attivi, non dei blob benigni inattivi. (Per ulteriori informazioni sulla distinzione pacifista-vs-passivista, vedere questo studio qui).

Nei versetti che seguono, Gesù insegnerà ai suoi discepoli come essere degli attivi promulgatori di pace, usando l’amore per vincere l’odio e usando la gentilezza per contrastare la crudeltà. Così Gesù ci dice si di rispondere attivamente, ma in modo creativo e sorprendentemente non violento. La parola “malvagio” può riferirsi a: i) l’azione malvagia specifica (uno schiaffo, una causa legale o un lavoro forzato), ii) o alla persona che compie il male, iii) o anche all’energia satanica dietro tutte le azioni malvage (come in Matteo 13:19, 38; Giovanni 17:15).

Se la parola per “il male/il maligno” significa l’atto o l’autore o l’energia malvagia dietro tutto, Gesù non sminuisce la cosa – è in ogni caso puramente “male”. E merita una risposta, anche se la risposta sarà sorprendente. Questo rimuove il nostro meccanismo con cui ci giustifichiamo dicendo che il mondo di oggi è più estremo di quello in cui Gesù ha vissuto, come se la nostra situazione dovesse provvedere un’eccezione al suo insegnamento. (ad esempio, “Certo Gesù ha parlato di nonviolenza, ma non viveva nel mondo in cui viviamo oggi. La mia situazione è di pura malvagità e richiede una risposta violenta.”) No, Gesù ci sta insegnando come comportarci in situazioni veramente malvagie, senza eccezioni. L’amore attivo e non violento per il nemico è la via di Cristo. “Gesù sta suggerendo una vigorosa risposta attivista (anche se certamente non violenta) al male e all’ingiustizia.” ~ Ronald J. Sider (If Jesus is Lord).

Poi Gesù ci dà quattro esempi di come potrebbe apparire questo principio nella vita reale (tre risposte al male e una risposta al bisogno). Senza dubbio, negli esempi che Gesù dipinge per noi, la nostra rabbia sarebbe esplosa. Superare il nostro impulso di rabbia per offrire un confronto creativo e di grazia è una parte importante del discepolato, se vogliamo vivere le reazioni nonviolente descritte da Gesù. Gesù è in accordo con re Salomone che dice nei Proverbi: Il paziente val più di un eroe, chi domina sé stesso val più di chi conquista una città. ~ Re Salomone (Proverbi 16:32)

In questi seguenti quattro esempi di battaglie tra il regno delle tenebre e il Regno di Cristo, vediamo che ognuno di essi illustra una sorta di shock sovversivo, un confronto creativo, che produce momenti di potenziale amore e luce… Porgere l’altra guancia. Quando insultati, i discepoli di Cristo non dovrebbero rispondere allo stesso modo, ma con la bontà. Gesù non sta insegnando passività. Gesù non dice che se qualcuno ci schiaffeggia dovremmo stare fermi, non fare nulla, e lasciare che ci colpisca di nuovo. Ma nemmeno prescrive violenza. Gesù va totalmente contro la Legge del Taglione. Invece, Gesù ci sta insegnando una terza via. In un certo senso, ci viene detto di rispondere attivamente all’offensiva, di cambiare le regole del confronto. La nostra lotta è condotta con armi diverse (2 Corinzi 10:4). Gesù è stranamente specifico: lo schiaffo è sulla guancia “destra”. Colpire qualcuno sulla guancia destra con la mano destra significa che Gesù sta parlando di uno schiaffo al rovescio. Non è solo una questione di offesa ma di insulto, lo schiaffo di un superiore a un inferiore, un padrone a uno schiavo, un prepotente a un bullizzato, un uomo a una donna.

Ai tempi di Gesù, questo tipo di schiaffo era pensato per essere così umiliante, che la Tradizione degli Anziani diceva che tra ebrei, uno schiaffo con il rovescio meritava una multa più alta di un pugno in faccia regolare (Mishnah, Baba Qama 8.6). Questo era lo schiaffo che diceva: “Io sono sopra di te e tu sei sotto di me; io sono super-umano e tu sei sub-umano.” Quindi, offrire l’altra guancia, la guancia sinistra, è presentarsi come un uguale. “Puoi colpirmi di nuovo”, “ma fallo non verso un tuo inferiore, ma verso qualcuno che è tuo pari. Anzi, vedimi come qualcuno che potenzialmente è tuo amico e fratello.” Quest’atto sovversivo crea un momento di stupore-Agapé nell’avversario: essendo del tutto inaspettata, questa azione sovverte il normale flusso delle dinamiche di potenza aggressiva (lotta, scappa o rimani immobile). Invece dà al nostro nemico una possibilità di rivalutazione creativa. Offre all’attaccante la possibilità di vedere le cose diversamente. Possono o non possono “rinsavirsi” dalla menzogna della loro superiorità, ma li avremmo comunque amati abbastanza da offrire loro un’opportunità. Mentre loro potrebbero volerci recare danno, noi vogliamo addolcire il loro cuore. Lasciarli la nostra camicia. Gesù qui ci mostra uno scenario in cui una persona è così vendicativa nei nostri confronti da farci causa per prendersi tutto fino a toglierci persino la nostra camicia di dosso. In questo scenario, a quanto pare non possediamo altro per poter ripagare l’offesa per cui siamo stati citati in giudizio se non i nostri vestiti. Quindi in tribunale, dopo che ci hanno tolto la tunica, offriamo loro volentieri anche il nostro mantello. La persona che fa causa in questo scenario sta mostrando un flagrante disprezzo della dignità umana. E in risposta stiamo dicendo: “Se sei così disperato, probabilmente hai bisogno anche di questo, ti do il mio mantello.” Ora, ai tempi di Gesù, quello era tutto ciò che ognuno indossava: un indumento esterno e uno interiore. Così Gesù sta spiegando ai suoi discepoli di essere così provocatoriamente generosi da rischiare di essere lasciati totalmente nudi in tribunale. (Possiamo immaginare le risatine suscitate al pubblico originale di Gesù a questo punto.) Ed ecco una cosa interessante riguardo alla nudità nella Bibbia – fin da Genesi 3, la nudità è stata un segno di peccato e vergogna (ad esempio, Genesi 9:20-27). Così ancora una volta, qui Gesù sta descrivendo un atto creativo di amore per il nemico che offre l’opportunità di riflessione e rivalutazione. Costringe tutti a pensare a ciò che sta realmente accadendo qui. Questo atto dice: “Amici, questa non è giustizia – è vendetta, e sappiamo tutti dove porterà se lasciamo che le cose vadano avanti. Quindi, lo faccio io di mia spontanea volontà.” A volte leggiamo parabole, a volte raccontiamo parabole, e a volte diventiamo parabole viventi. (Nota: Alcuni commentatori hanno sottolineato che è molto probabilee che un discepolo avesse una seconda serie di vestiti a casa e non è detto che ci fosse nudità in questo scenario. Ma questo manca il punto. Gesù sta usando immagini estreme per descrivere una disposizione o un principio o un approccio creativo che può essere vissuto in una varietà di scenari. Questa è la pratica di Agapé, di amore che crea stupore, amore sovversivo che provoca uno shock – utilizzando gesti di inaspettata grazia per scardinare il solito modello di comportamento umano e dare a tutti i soggetti coinvolti la possibilità di ripensare, pentirsi, e fare meglio.) Faccio il secondo miglio. Andare al secondo miglio è diventato oggi un cliché che significa qualcosa come andare oltre i requisiti minimi e fare uno sforzo extra. Ma qui c’è molto di più. Il riferimento di Gesù al “miglio” romano (la parola qui deriva da una radice latina che significa mille passi e non è un’unità di misura ebraica) ci avverte che Gesù ha una situazione specifica in mente. I soldati romani potevano requisire/comandare/costringere i civili a trasportare il loro equipaggiamento militare, o altri bagagli, per un miglio. (Pensate a come Simone il Cireneo fu costretto a portare la croce di Gesù in Matteo 27:32.) Che affronto: essere costretti ad aiutare un oppressore straniero, portando gli strumenti che usa per opprimerti. Gesù dice ai suoi discepoli che quando questo accade, dopo che sei stato congedato dal tuo lavoro forzato, offriti di continuare a portare la loro attrezzatura un secondo miglio come gentilezza. Il primo miglio è schiavitù; il secondo miglio è libertà. Il primo miglio dà a Cesare ciò che è di Cesare; il secondo miglio dà a Dio ciò che è di Dio. Servire al secondo miglio è un atto di adorazione. Ancora una volta, questo atto di stupore-Agape aiuta l’oppressore a vederti, non come gli oppressi, non come i conquistati, non come un inferiore, ma come un pari, e anche come un possibile amico. E stai liberando anche la tua mente, per vederlo non come tuo nemico, ma come un essere umano che ha bisogno di aiuto. “Andare al secondo miglio” non solo modella le relazioni, ma anche le nostre anime. “Facendo più di quanto l’oppressore richiede, i discepoli rendono testimonianza ad un’altra realtà (il regno di Dio).” ~ Richard B. Hays (The Moral Vision of the New Testament).

Questi primi tre esempi possono essere riassunti nelle parole di Gesù: Fate del bene a quelli che vi odiano. ~ GESÙ (Luca 6:27) Da’ a chi ti chiede. Quest’ultimo dei quattro esempi è meno sensazionale e sembra anche un po’ anti-climax, ma è molto pratico. Non predicare a parole – mostra col tuo esempio. Non svergognare – confida i tuoi stessi errori. Notate che Gesù non dice “date ciò che vi viene chiesto” ma “da’ a chi ti chiede”. È la gente, non le cose, su cui Gesù attira la nostra attenzione. Dare via tutto ciò che possediamo ci renderebbe rapidamente mendicanti, e dovremmo chiedere aiuto e saremmo incapaci di aiutare gli altri. Ma dovremmo comunque avere qualcosa da dare a chiunque incontriamo che sia in bisogno. L’amore richiede una risposta al bisogno di qualcuno, anche se l’amore ci può guidare a non dare loro tutto ciò che essi chiedono. Per esempio, qualcuno può chiedere soldi e noi possiamo rispondere con il nostro tempo e attenzione e un pasto condiviso insieme. Oppure possiamo dare loro esattamente quello che chiedono perché crediamo che la loro richiesta rifletta il loro vero bisogno. L’importante per i discepoli di Gesù è che noi rispondiamo ai bisognosi con amore in azione. La nostra generosità dovrebbe essere illimitata verso chi aiutiamo, anche se non necessariamente in ciò che diamo. Tutto questo solleva alcune domande pertinenti: Chi conosciamo che è nel bisogno? Quali poveri incrociano la nostra strada? Quanti poveri possiamo elencare nella nostra vita? E qual è il nostro piano per aiutarli? (Nota: per molti di noi, le nostre vite possono isolarci dalla povertà in modi artificiali e potremmo aver bisogno di iniziare cambiando i nostri modelli di vita anche solo per rendere possibile per noi vivere questo insegnamento.). Non siate egoisti, non fate niente per far buona impressione agli altri. Siate umili, invece, considerando gli altri migliori di voi. Non pensate soltanto al vostro interesse, ma preoccupatevi piuttosto di quello degli altri. Il vostro comportamento deve essere quello che ci ha insegnato Gesù Cristo che, benché fosse Dio, non si fece forte dei suoi diritti divini, ma mise da parte la sua straordinaria potenza e la sua gloria, assumendo l’aspetto di un servo e diventando simile agli uomini, tanto da sembrare tale e quale a loro. Egli si abbassò talmente, da ubbidire fino al punto di morire sulla croce come un criminale. ~ L’apostolo Paolo (Filippesi 2:3-8) “Mai il discepolo è più simile al Salvatore di quando risponde agli abusi con grazia e senza ritorsioni.” ~ Charles Quarles (Sermon on the Mount). Gesù non ci sta insegnando ad essere tappetini passivi, ma attivi cambiatori del mondo. “Quando la parte offesa mostra generosità verso colui che ha commesso il male, è immensamente potente.” ~ John R.W. Stott (The Message of Matthew)-