Possiamo dire addio al gentile, mansueto e umile Gesù della Domenica delle Palme. Prepariamoci ad incontrare il Gesù aggressivo e arrabbiato del Lunedì Santo. La Pasqua dei Giudei era vicina e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio quelli che vendevano buoi, pecore, colombi, e i cambiavalute seduti. Fatta una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, pecore e buoi; sparpagliò il denaro dei cambiavalute, rovesciò le tavole, e a quelli che vendevano i colombi disse: «Portate via di qui queste cose; smettete di fare della casa del Padre mio una casa di mercato». E i suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi consuma». I Giudei allora presero a dirgli: «Quale segno miracoloso ci mostri per fare queste cose?» Gesù rispose loro: «Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere!» Allora i Giudei dissero: «Quarantasei anni è durata la costruzione di questo tempio e tu lo faresti risorgere in tre giorni?» Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta.- Giovanni 2:13-22Quello che possiamo dire per certo è che appena entrato nel tempio, Gesù perde ogni parvenza di moderazione. Qualcosa gli ha fatto perdere le staffe, oppure – suppongo potreste dire – lo ha indotto ad andare su tutte le furie. In un attimo, sembrerebbe, che Gesù si trasformasse da un mansueto Mahatma Gandhi in un moderno eroe da film d’azione. Come Bruce Lee, Gesù ha sopraffatto tutti, da solo.Sembrerebbe che l’ora della misericordia sia passata. Che sia arrivato il giorno del giudizio. Scopriamo che Gesù non è un rammollito. Non ha avuto bisogno di un esercito d’angeli che lo aiutassero a combattere le sue battaglie. Armato di una semplice frusta, Gesù sconfigge l’intera istituzione del tempio. Nessuno è sfuggito dalla sua portata.Purtroppo nel corso dei secoli, anche l’arte ha contribuito a dare un quadro non veritiero di questo episodio dipingendo Gesù con la frusta che percuote violentemente delle persone. Il risultato di queste rappresentazioni artistiche è che molti credenti hanno trovato un modo comodo per giustificare la propria violenza. Se Gesù ha frustato delle persone, è questo il pensiero, allora, nelle giuste condizioni, anche i suoi seguaci possono usare la forza. Ovviamente queste ‘giuste condizioni’ sono raramente specificate. Invece, i cristiani hanno troppo spesso separato le azioni di Gesù dalle cose che lo hanno fatto arrabbiare, dando così libero spazio ad una risposta violenta in qualunque situazione. Nel classificare la frusta come arma, hanno concluso che si possa usare qualunque arma, anche quelle infinitamente più letali e indiscriminate di una frusta. In verità la chiesa, nel corso della storia, ha spesso usato questa immagine per giustificare orrendi atti di violenza. Nel quinto secolo, Sant’Agostino definì l’uccisione degli eretici rifacendosi alle azioni nel Tempio, “Vediamo… un Gesù persecutore che fisicamente persegue coloro che scaccia dal tempio”. San Bernardo di Chiaravalle incoraggiò I Cavalieri Templari della Seconda Crociata dicendo loro “andate in piena fiducia e scacciate i nemici di Cristo… perché il nostro stesso leader ha armato le sue mani sante… con una frusta”. Persino il grande riformatore Giovanni Calvino ha usato questo incidente per giustificare la sua esecuzione di Michael Servetus. “La misericordia di Gesù” concluse Calvino, “non è intesa per gli ostinati e i malvagi”. Se per voi Gesù è ‘Il Principe della Pace’ e non ‘L’Uccisore dei Peccatori’, allora le sue azioni nel tempio possono risultare piuttosto disorientanti. Dopo tutto, il resoconto che ci danno i vangeli di questo evento – o almeno il modo in cui a molti di noi è stato insegnato a interpretarlo – sembra contraddire l’altrimenti coerente descrizione di un Gesù pacifico e amante-dei-nemici che ci danno i vangeli. Gli autori dei vangeli hanno descritto quest’evento perché credevano che potesse arricchire la nostra comprensione di Gesù. Di certo, se ci rifiutassimo di accettare dogmaticamente la versione violenta che di solito viene insegnata, potremmo vedere che questo evento in realtà migliora la nostra comprensione di come Gesù operi la pace. I Vangeli dividono la storia della purificazione del tempio in tre fasi – la preparazione, l’azione, e la spiegazione. Ogni fase ha un’importante lezione da insegnarci sull’approccio di Gesù alla pace. Fase 1- PREPARAZIONE Il vangelo di Marco ci riferisce semplicemente che “Gesù entrò a Gerusalemme nel tempio; e dopo aver osservato ogni cosa intorno, essendo già l’ora tarda, uscì per andare a Betania con i dodici” (Marco 11:11). “La visita iniziale di Gesù al tempio era una ricognizione”. Quello che egli vide lo turbò. Qualcosa era terribilmente storto, ed egli non lo avrebbe lasciato stare senza affrontarlo. Tuttavia, invece di rispondere impulsivamente lì per lì, Gesù attese fino al giorno dopo, dando quindi a sé stesso il tempo di escogitare un piano.Lezione 1: Gli operatori di pace che prendono Gesù a modello, valutano prima di agire. La missione di ricognizione di Gesù ci dimostra l’importanza del valutare le situazioni prima di entrare in azioneFase 2: AZIONE Quando il lunedì Gesù ritornò al tempio, entrò nella Corte dei Gentili per implementare il suo piano. Tutti e quattro i vangeli descrivono le azioni di Gesù e i loro resoconti sono molto simili. Per esempio, Matteo, Marco e Luca ci raccontano che Gesù mandò via i mercanti. Tutti i vangeli tranne quello di Luca ci dicono che Gesù rovesciò i tavoli dei cambiamonete. Ma c’è un dettaglio cruciale che troviamo solamente nel racconto di Giovanni. Solo Giovanni ci dice che egli usò una frusta. Questo ha portato molti alla conclusione che Gesù avesse agito violentemente. Tuttavia, tale conclusione si basa sul presupposto che Gesù avesse colpito le persone. Ma cosa ci dice esattamente il vangelo di Giovanni sull’uso della frusta? Gesù ha frustato le persone? Dato il modo in cui l’uso della frusta da parte di Gesù è stato usato come pretesto per la violenza, questa domanda merita un’accurata attenzione.Evidenza #1: La FrustaGesù, secondo il vangelo di Giovanni, entrando nella corte del tempio, “fatta una sferza di cordicelle” (Giovanni 2:15). Da notare che Giovanni dice esplicitamente che Gesù ha fatto una sferza solo quando era già nel tempio. Giovanni ci dice anche esattamente che Gesù ha usato delle cordicelle per costruire la frusta. Il materiale con cui fu costruita la frusta (diversi studiosi hanno provato a rifarla), non avrebbe mai provocato dei danni fisici, sarebbe servita solo per spaventare gli animali.Evidenza # 2: Le pecore e il bestiameDifatti fa sorgere la domanda: “Dove all’interno della Corte dei Gentili Gesù ha trovato quel materiale simile al rattan?”Questo è per dire che le pecore e il bestiame molto probabilmente riconobbero quel tipo di strumento da pascolo. Colpendo ripetutamente a terra con la sua frusta, Gesù avrebbe potuto facilmente cacciare via gli animali. Inoltre, non c’era alcun bisogno che Gesù cacciasse forzatamente i mercanti di animali. Per farli uscire dal tempio Gesù ha dovuto solo far scappare gli animali: la loro fonte d’entrata. Cacciando le pecore e il bestiame fuori dal tempio, i mercanti avrebbero semplicemente rincorso il loro sostentamento, prendendo così due piccioni con una fava. Evidenza # 3: La sicurezza del tempioSe Gesù avesse ferito qualcuno nel tempio, è difficile spiegare perché il personale di sicurezza non sarebbe intervenuto. Il tempio impiegava guardie armate, e un’intera guarnigione di soldati romani vigilavano sul tempio dall’adiacente torre della Fortezza Antonia. Il loro compito principale era quello di intervenire se fossero sorti dei disordini nel tempio. Una tale evenienza infatti la vediamo narrata, ad esempio, nel capitolo 21 degli Atti, quando la folla del tempio cercò di uccidere Paolo. In quel caso i soldati romani intervennero tempestivamente e misero fine alle intenzioni violente della folla (Atti 21:27-36).Se Gesù avesse usato violenza, allora la mancanza di intervento da parte di Roma è ancora più sorprendente, visto il particolare periodo storico. Come abbiamo evidenziato in precedenza, Roma era particolarmente sensibile al rischio di una rivolta durante l’instabile periodo delle festività della Pasqua ebraica.Evidenza #4: Il linguaggio greco in Giovanni 2:15 La frusta, gli animali, e la sicurezza del tempio, tutto favoreggia una interpretazione non violenta della purificazione che Gesù ha fatto al tempio. Questa conclusione – in cui Giovanni non descrive che Gesù usi la frusta sulle persone – non dovrebbe sorprenderci. Se Gesù avesse colpito sia i cambiamonete che i mercanti d’animali, sarebbe stata l’unica volta nei vangeli in cui avremmo visto Gesù usare violenza. Avrebbe contraddetto il chiaro insegnamento di Gesù sulla inammissibilità della violenza (ad es. in: Matteo 5:39, 44). Avrebbe contraddetto la profezia di Isaia in cui egli insiste che il futuro messia sarebbe stato ucciso a dispetto del fatto che: “non aveva commesso violenze né c’era stato inganno nella sua bocca” (Isaia 53:9).Lezione 2: Gli operatori di pace che prendono Gesù a modello, non sono passivi.Benché Gesù non avesse frustato nessuno, uno potrebbe dire che le sue azioni comunque avrebbero contraddetto i suoi insegnamenti sulla pace. Dopo tutto, anche se non ha ferito nessuno, Gesù sembrerebbe comunque essere stato arrabbiato e aggressivo. Ha rovesciato i tavoli con le monete, ed ha dato ai venditori di colombe una bella ramanzina. Anche se queste azioni non sono violente, come le facciamo conciliare col suo approccio alla pace?La nostra comprensione di come Gesù ci insegna a perseguire la pace è aumentata e non minacciata dalle sue azioni al tempio. La narrativa dei vangeli di questo evento ci rivela che Gesù non è stato violento, ma neanche passivo. Nella purificazione del tempio, scopriamo colui che Gandhi chiamò: “il più attivo oppositore che il mondo abbia conosciuto”.Per Gesù, il pacifismo non può mai equivalere a passivismo. Rifiutarsi di agire violentemente non significa rifiutarsi di agire. Quando le cose non erano giuste, Gesù non è mai stato con le mani in mano, senza far niente. L’amore lo obbligava ad agire.Fase 3: SPIEGAZIONE”La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti. Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni».” (Marco 11:17).La radicale visione inclusiva di Isaia.La prima referenza: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti” – è una diretta citazione da Isaia 56:7. Per spiegare le sue azioni al tempio, Gesù inizia allineandosi con una delle più radicali visioni in tutte le Scritture ebraiche dell’amore totalmente inclusivo di Dio. Secondo la visione di Isaia, il tempio doveva essere un luogo che incarnava la gentile inclusività di Dio. Nel tempio dovevano essere benvenuti gli stranieri (56:3,6-7) e gli emarginati dovevano essere accolti (v- 4-5). Nella casa di Dio, a coloro che erano usualmente esclusi dalla società veniva dato “un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie” (v-5). In breve, il tempio di Dio doveva servire da “casa di preghiera per tutti i popoli” (v-7.Secondo Isaia, Dio opera attivamente per portare gli esclusi al tempio (v-8), e Dio si aspetta che i sacerdoti del tempio aiutino a trasformare in realtà questa prerogativa divina. Questa “corte degli esclusi” fu aggiunta, ci spiega lo storico Scott Bessenecker, perché gli ebrei devoti erano diventati sempre più intransigenti riguardo alle leggi sulla purezza. Una volta costruita la corte, questa servì per confinare i forestieri, e molti cartelli avvisavano che uscire fuori da quei confini avrebbe potuto portare alla morte. Aggiungendo il danno alla beffa, nella sola parte del tempio aperta agli stranieri, durante la Pasqua ebraica, i mercanti del tempio ci mettevano le loro bancarelle. Disturbati dalla cagnara dei versi degli animali, dall’affollamento dei tavoli e dalle lunghe code, gli stranieri trovavano difficile adorare e pregare. Come ci fa osservare lo studioso del Nuovo Testamento, Andreas Köstenberger, la decisione di convertire la corte dei Gentili in un mercato all’aria aperta fu “come minimo indelicata e al peggio un’evidenza di arroganza religiosa”. Questa “corte degli esclusi” fu aggiunta, ci spiega lo storico Scott Bessenecker, perché gli ebrei devoti erano diventati sempre più intransigenti riguardo alle leggi sulla purezza. Una volta costruita la corte, questa servì per confinare i forestieri, e molti cartelli avvisavano che uscire fuori da quei confini avrebbe potuto portare alla morte. Dopo aver citato Isaia 56, Gesù cita il lamento di Geremia che il tempio era diventato una spelonca di ladri (Geremia 7:11). Secoli prima, Geremia, stando nel tempio aveva avvertito il popolo di Dio di smettere di comportarsi come se il loro prendere parte alle attività del tempio li scusasse dal vivere una vita scellerata. Come Geremia, anche Gesù, guardando il tempio, vide un’istituzione corrotta dall’avidità. Non solo i loro leader stavano accumulando profitti enormi sfruttando la devozione religiosa delle masse, ma il cuore stesso del tempio era diventato un centro commerciale. L’intero sistema sacrificale si basava sulla vendita di animali. Visto che gli animali potevano essere pagati solamente con sicli di Tiro, c’era bisogno di cambiamonete per convertire le più comuni monete romane. Quindi i mercanti di animali e i cambiamonete controllavano i due servizi essenziali, erano in grado di chiedere prezzi esorbitanti che minacciavano di fatto di escludere i più poveri dal partecipare all’adorazione al tempio.Molte delle ricchezze che il tempio generava, finivano per riempire le tasche delle famiglie dei sommi sacerdoti. Coloro che ritenevano tali posizioni vivevano in gran lusso. I sommi sacerdoti Anna e Caiafa, per esempio, risiedevano in grandi case all’interno delle mura di Gerusalemme e avevano al loro servizio numerosi domestici e servi. Anni dopo, lo storico Giuseppe Flavio soprannominò il sommo sacerdote Ananias, “il gran arraffasoldi”. Pulizia della casa Gesù usò le parole di Isaia e Geremia per spiegare che le sue azioni miravano a fermare le pratiche di emarginazione e sfruttamento. Rovesciando i tavoli e cacciando gli animali, Gesù interruppe le attività commerciali del tempio. Lo sciacallaggio si fermò. Cacciando via i perpetratori d’ingiustizia, Gesù creò spazio perché gli esclusi fossero accolti. Nel porre la nostra attenzione alla purificazione del tempio, spesso trascuriamo di notare il fatto che dopo che i cambiamonete e i mercanti di animali furono mandati via, il cieco e il paralitico poterono entrare e furono guariti (Matteo 21:14). Per quegli emarginati, la loro ammissione al tempio fu altrettanto miracolosa della guarigione fisica che ricevettero. La Legge Mosaica proibiva a coloro che avevano difetti fisici di offrire sacrifici (Levitico 21:16-24), e Re Davide aveva vietato loro d’entrare nella corte del tempio (2 Samuele 5:8). L’apostolo Matteo ci scrive che persino i bambini entrarono nella corte del tempio e lodarono Gesù. La presenza di bambini nel tempio è altrettanto sorprendente, perché, come ci fa notare il teologo Stanley Hauerwas, “i bambini erano da sempre esclusi dal tempio”. Sfruttando economicamente i poveri, il tempio rappresentava Dio come un ennesimo reggente ingordo con un’insaziabile fame per i soldi guadagnati col sudore dei suoi sudditi. Nel Lunedì Santo, Gesù si rifiuta di lasciare che questa rappresentazione corrotta di Dio rimanesse incontrastata. Era zelante nel far capire alla gente che Dio è buono. Quindi, in uno dei giorni più trafficati dell’anno, Gesù entra nel tempio e sfida pubblicamente questa visione distorta di Dio. Per di più, Gesù proclama persino che egli stesso, e non il tempio, è il luogo d’incontro fra Dio e l’uomo. In lui, il cielo e la terra s’incontrano. In lui, scopriamo chi è veramente Dio. Lezione 3: Invece di ferire e distruggere, i costruttori di pace, che hanno Gesù a modello, incanalano il loro zelo in azioni che guariscono e restaurano. Anche Gesù era zelante nel servire Dio. Lo zelo di Gesù tuttavia, invece di ferire o uccidere gli altri in una furia violenta, ebbe il risultato di guarire e favorire l’inclusione di coloro che erano stati esclusi dalle attività del tempio.