Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
~ GESù (Matteo 5:9)
NOTA: Arriviamo adesso alla più conosciuta delle Beatitudini.
IL NUCLEO (Il cuore del messaggio):
Essere operatori di pace va oltre la non violenza. Significa attivarsi per la mediazione e riconciliazione fra persone in conflitto e nelle relazioni infrante. Quando operiamo per la pace siamo più simili a Dio, che è divenuto Emmanuel e ha donato la sua vita per portare pace fra noi.
CONFESSIONE: (Riflessione personale):
Confesso di essere una persona passiva per predisposizione. Sono un passivista innato (che è diverso dall’essere un pacifista — continua a leggere). La mia naturale passività può rendermi facile l’evitare di iniziare litigi e altri conflitti (e questo è buono), ma mi frena dall’essere un pacificatore attivo (e questo non va bene). Il vero operatore di pace non è passivo, è attivo. Gesù chiama i suoi discepoli a un vero pacifismo: che è (per inventare una nuova parola) pacificar-ismo — vale a dire essere attivi e impregnarsi energicamente per portare la pace.
Pensate a un pacificatore come a un ciuccio che i genitori danno al loro bimbo che piange. Pacificare è portare pace attivamente, calmare emozioni turbolente (o le relazioni).
Negli anni, e molto di più recentemente, ho conosciuto dei veri pacificatori, e mi ha sorpreso l’energia attiva che portano nelle situazioni in cui l’ostilità, l’incomprensione e la malizia hanno creato una frattura nelle relazioni. Prendono iniziativa, lavorano duro e applicano la loro creatività, e tutto con lo scopo di aiutare a riparare fratellanze (e sorellanze) spezzate. Questi operatori di pace Gesuoidi (altra parola inventata J) potrebbero e no essere notati pubblicamente nei loro sforzi nel portare pace. Il più delle volte, trovo che operano dietro le quinte, quietamente ma intenzionalmente, calmando indignazioni irragionevoli, e progettando mini-riunioni. Sono l’opposto dei gossippari, delle malelingue e dei pii fanatici religiosi, che sembrano nutrirsi emotivamente del dramma della divisione. Gli operatori di pace, invece, vanno dalle parti in conflitto per aiutarli a comprendere un po’ meglio la prospettiva gli uni degli altri. Operano per far si che le persone si parlino. E infondono ogni interazione di pazienza e grazia.
Ho davvero tanto da imparare sull’essere operatore di pace, quindi condivido con voi queste riflessioni come una persona in cammino come voi, sopraffatto dalla strada da intraprendere, ma al tempo stesso entusiasta di poter imparare a crescere a somiglianza di Cristo.
Una cosa che sto imparando è che sono più pronto ad operare per la pace quando la mia vita interiore, il mio mondo mentale ed emotivo è in pace.
Tu conservi una pace perfetta a colui che fissa i suoi pensieri su di te, perché in te confida. ~ Il Profeta Isaia (Isaia 26:3 tradotto dalla NIV)
La frase “pace perfetta” in questo passo è in realtà una ripetizione di “shalom shalom”. Sembra a me che quando ci focalizziamo su Gesù, mettendo Gesù al centro, quando abbiamo una passione per Gesù ed il nostro punto focale sono il suo cuore, la sua mente, e la sua vita e i suoi insegnamenti (come stiamo facendo proprio adesso!) ci stiamo muovendo verso l’esperienza di una pace così reale e meravigliosa da doverlo dire due volte: pace pace!
Condivido con voi un po’ del mio vissuto. Come molti di voi, ho avuto momenti difficili ultimamente. (Questa frase è candidata a vincere il premio come il più forte eufemismo dell’anno). Fare ricerche per questi studi, discuterne con amici, prendere appunti su cosa ho imparato da loro, poi correggere gli studi, e al contempo pregare per comprendere come lo Spirito parla al mio cuore, è diventata una pratica spirituale che mantiene la mia mente focalizzata su Gesù.
Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo. (Ebrei 12:1-3)
Tutto questo mi ha dato pace nel mezzo di una tempesta di confusione e vergogna.
Ripetere a me stesso “non deprimerti” oppure “tieni alta la testa” o ancora “hai tanto per cui essere grato” o migliaia di altre frasi ben intenzionate ma, in ultima analisi, inefficaci, fa poco per sconfiggere le tenebre e far entrare la luce. Ma offrire alla mia mente il focus luminoso del Figlio di Dio, applicare il mio pensiero e la mia energia allo studio, il comprendere e nel deliziarmi in Gesù, e farlo insieme a sorelle e fratelli che apportano i loro approfondimenti ed esperienze come in una tavola rotonda — rende difficile rimanere nelle tenebre e porta una sorta di pace soprannaturale.
Quindi, posso affermare per esperienza la veridicità del detto: Mantenere la propria mente ferma in Gesù — può darci pace nel mezzo della tempesta.
CONTESTO (Quello che accade prima e dopo questo passo):
Gesù ha iniziato il suo Gesù ha iniziato il suo Sermone della montagna con una serie di bellissime benedizioni prima di dare un comando, una richiesta o una direzione. La grazia viene prima di tutto e noi dobbiamo ricordarcene in seguito, quando il Sermone fissa degli standard elevati.
Più avanti in questo sermone Gesù insegnerà di più di cosa significa essere un operatore di pace. Implica l’incassare le attitudini violente e le azioni degli altri, rispondendo con un nonviolento amore per il nemico che include il servire i loro bisogni in modo pratico. L’impegno di Gesù sull’essere operatori di pace è un tema centrale del suo ministero e in seguito di quello dei suoi discepoli — per riconciliarci sia con Dio che con i nemici e gli uni con gli altri. (Vedi il SdM #6 Ma per Pietà).
La pace è un frutto dello Spirito:
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge. (Galati 5:22-23).
E l’essere in pace è uno dei modi in cui riconosciamo cosa è veramente vero. La saggezza di Dio è pacifica come ci insegna Giacomo:
La saggezza che viene dal cielo, invece, prima di tutto è pura, poi pacifica, indulgente, arrendevole, piena di misericordia e di opere buone, senza ingiuste preferenze, né ipocrisia. (Giacomo 3:17).
La pace, sia l’avere pace che portarla agli altri, è importante per Dio e dovrebbe esserlo anche per noi.
Gesù, il Figlio di Dio, è il pacificatore per eccellenza (Colossesi 1:20), che ha dato la sua vita per riunirci con Dio. Quindi, quando operiamo per la pace, siamo il più vicini all’essere il figlio di Dio che dovremmo essere.
Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.
Anche voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili ~ L’apostolo Paolo (Colossesi 1:19-22).
Un incredibile contesto per il nostro ministero di riconciliazione. Parleremo di più su Gesù come supremo operatore di pace nella seconda parte di questo studio. Per adesso è importante ricordare che siamo chiamati ad essere operatori di pace perché seguiamo il
Pacificatore per eccellenza.
CONSIDERA (Osservazioni su questo passo):
Beato. La parola greca qui tradotta “benedetto” (makarios) significa qualcosa come fortuna o prosperità. È come la nostra parola italiana “fortuna”, ma senza la casualità che la fortuna suggerisce. Potremmo tradurre “Dio ha reso fortunati coloro che” o “Il favore di Dio è su coloro che” o “Fiorenti sono coloro che”, ma “Beato” probabilmente è ancora più adatto, purché si ricordi che indica un Benedicente dietro la benedizione. La parola ha una connotazione di comunicazione, esortazione, dichiarazione e congratulazione. In altre parole, la traduzione potrebbe essere più letteralmente “Benedizioni su…” o “Dio benedice”, come potremmo dire “Salute” quando qualcuno starnutisce, ma con il potere reale di trasformare il desiderio in realtà. Le benedizioni vengono da qualche parte e da qualcuno. Ricordate anche che le benedizioni sono una realtà presente, qui e ora, anche se si spera in un compimento futuro. (Per saperne di più, vedere il nostro primo studio 1820 sulle Beatitudini: Un Regno di Mendicanti).
Operatori di Pace. Questa è la traduzione letterale della parola greca composita (eirénopoios), che in Greco è l’insieme di eiréné, che vuol dire pace, e poieó chevuol dire: costruire, produrre. Benché “pace” sia una parola comune nella Bibbia (usata approssimativamente 400 volte), questa parola nello specifico (eirénopoios) è usata una sola volta, ed è questa (nella sua forma verbale anche in Colossesi 1:20). Questa parola significa letteralmente unire, legare insieme per creare una cosa sola. Quando tutte le parti essenziali sono messe insieme, c’è pace o completezza. Nelle relazioni, dunque, un operatore di pace è una persona che ricrea unità. Un pacificatore rimette insieme i cocci rotti. Un operatore di pace ricuce gli strappi nella rete (vedi il nostro studio “La Nostra Missione d’Amore). Il pastore che va a cercare la pecorella smarrita sta ricomponendo il gregge. Questo è portare la pace. La parola greca per pace è simile alla parola ebraica shalom (che è alla radice della parola Gerusalemme che quindi significa Città della Pace). Anche la parola ebraica concepisce la pace a un livello più profondo della semplice assenza di conflitto, significa armonia, unità, completezza. Shalom trasmette un’immagine di un cerchio non frammentato di relazioni. Nel suo eccellente libro sulle Beatitudini, l’autore Darrel Johnson, scrive: “Shalom è una completezza psicosomatica, relazionale, economica, raziale e spirituale”. Per cui i seguaci di Cristo sono chiamati ad essere agenti attivi di quella completezza, non delle persone pie che cercano di evitare di peccare o dei passivi non-violenti. E nel suo commentario al vangelo di Matteo, Stanley Hauerwas, scrive: “La comunità che Gesù chiama all’esistenza non può essere determinata da ciò che evita”. Essere un operatore di pace vuol dire essere un attivo, energetico, entusiasta, coraggioso ricostruttore-di-relazioni.
Chiamati. Gesù non dice chi sarà a chiamare Figli di Dio gli operatori di pace, e questo è probabilmente il suo modo di renderlo inclusivo — Dio stesso riconoscerà come figli gli operatori di pace, ma anche le persone che vedranno i pacificatori in azione riconosceranno delle qualità divine nel loro operato.
Figli. Questa parola è significativa in tre modi:
- UGUAGLIANZA. Ai tempi di Gesù, solo un figlio aveva dei particolari diritti e privilegi, e solo un figlio poteva ereditare la ricchezza e le terre della famiglia. Sappiamo dal resto degli insegnamenti di Gesù e dal suo esempio (ed altri insegnamenti nel Nuovo Testamento) che questa promessa è per tutti i credenti, sia uomini che donne, quindi dare sia agli uomini che alle donne lo status di figli è sovversivo, rivoluzionario.
- IDENTITà. Chiamare i suoi discepoli “figli di Dio” è importante anche in un altro senso: è questo il termine che le Scritture usavano per descrivere il popolo d’Israele. Gesù sta invitando tutte le persone, incluso e specialmente i suoi seguaci ebrei, a trovare la loro identità soprattutto come cittadini del suo nuovo regno, e figli di questa famiglia universale.
Perché siete tutti figli di Dio per la fede in Gesù Cristo (Galati 3:26).
“Figlio di Dio” era anche il titolo che i romani davano all’Imperatore. Gesù sta esaltando grandemente tutti i suoi discepoli operatori di pace.
- SOMIGLIANZA. Infine, la parola “figli” indica una somiglianza con il nostro Padre Celeste. Assomigliamo di più a Dio quando portiamo pace alla gente e la gente alla pace. Gesù chiarirà maggiormente questo punto più avanti quando dirà che quando amiamo attivamente ed energeticamente i nostri nemici somigliamo a Dio che fa la stessa cosa giorno dopo giorno. Essere un operatore di pace significa essere “tale e quale a suo padre”.
Dio. Quello che Gesù ci promette di vedere è quello che non possiamo comprendere o descrivere appieno. “Dio” (in greco, theos) è ciò che chiamiamo la forza energetica che ha creato e sostiene attualmente l’universo (Genesi 1; Atti 17:28; Colossesi 1:16-17). Dio è la nostra atmosfera all’interno della quale viviamo, ci muoviamo e siamo (Atti 17:28). Dio è la nostra fonte, il nostro fondatore e la nostra meta: colui dal quale siamo venuti, nel quale viviamo e al quale stiamo tornando (Apocalisse 21-22). Questo Dio è personale (è una persona, non solo un potere, una cosa o un concetto impersonale) e relazionale (interagisce eternamente all’interno della Trinità e con le persone che ha creato). In definitiva: “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8, 16). Queste tre belle parole sono state riportate per la prima volta nella storia dall’apostolo Giovanni dopo aver trascorso anni a conoscere Gesù. E questo Dio ha fatto gli esseri umani a immagine e somiglianza di Lui, in modo da renderci pronti a relazionarci con Dio, gli uni gli altri e in qualche modo con tutto il creato. Ci relazioniamo con Dio, con gli altri esseri umani e con il resto del creato cosa che altre creature come gli animali, le piante, ad esempio non riescono a fare nello stesso modo. Gli esseri umani sono unicamente simili a Dio nella loro capacità relazionale. Sì, Dio è uno spirito invisibile (Giovanni 4:24; 1 Timoteo 1:17), ma la Bibbia riporta che Dio manifesta la sua presenza agli uomini in molti modi che i nostri sensi possono percepire e sperimentare. Oggi questo può includere il “vedere Dio” attraverso le Scritture, la natura, i compagni di fede e le persone ferite che aiutiamo.
COMMENTARIO (Pensieri sul significato e applicazione):
Questa Beatitudine rivela l’ampiezza della spiritualità sovversiva di Gesù. Gli imperatori romani chiamavano sé stessi con due appellativi con cui adesso Gesù chiama i suoi discepoli: “portatori di pace” e “figli di Dio”. Inoltre quando l’imperatore dichiarava il bene che stava portando al proprio regno, quel messaggio era chiamato “vangelo”. Capite? Gesù, il vero re di un regno alternativo, il vero imperatore, annuncia il suo “vangelo”: che tutti i suoi cittadini sono chiamati ad essere portatori di pace e figli di Dio. Nell’Israele del primo secolo, occupata dai romani, questo messaggio poteva portare alla crocefissione. Gesù sta elevando e onorando tutti i cittadini del regno dei cieli sulla terra con lo stesso onore che le persone di solito riservavano agli imperatori. Caspita!!
Quando comprendiamo che il significato biblico di “pace” enfatizza l’idea di completezza, allora possiamo vedere come essere portatori di pace significa riparare attivamente gli strappi nelle relazioni. Portare la pace significa portare risoluzione e riconciliazione nelle relazioni separate dal peccato, egoismo, vergogna, incomprensioni, discordia, e ostilità storiche.
Essere portatori di pace è centrale su come viviamo e portiamo il vangelo. L’apostolo Paolo lo chiama “il vangelo della pace”.
Mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace. (Efesini 6:15).
Siamo portatori di pace quando:
- Aiutiamo i non-credenti a COMPRENDERE il Vangelo della Pace evangelizzando (parleremo di questo nella seconda parte).
- Aiutiamo i credenti ad APPLICARE il Vangelo della Pace operando insieme per riparare relazioni infrante (il focus di questo studio).
Abbiamo detto nel primo studio “La Nostra Missione d’Amore” che il peccato separa. La Grazia, al contrario, restaura. Tutte le relazioni che involvono persone imperfette sono in un continuo stato di separazione per via delle molte costanti micro-offese causate da innumerevoli micro-aggressioni, micro-omissioni, e/o micro-incomprensioni. Queste miriadi di micro-offese devono essere contrastate da un interminabile fluire di micro-misericordie per mantenere la salute e l’unità di qualunque relazione.
Poi ci sono delle volte in cui il “micro” diventa “macro”, quando dei grandi fallimenti causano ferite profonde e delle rotture spacca-cuore nelle relazioni. Questi disastri relazionali diventano “operazioni di pronto-soccorso” per gli operatori di pace. Queste situazioni catastrofiche che causano una voragine relazionale sono proprio quelle situazioni in cui i seguaci di Gesù devono accorrere il più in fretta possibile.
“Perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione. (Romani 14:17-19)
I seguaci di Gesù non sono solo chiamati ad essere amanti-della pace, desiderosi-della pace o a vivere-in pace, Gesù ci chiama ad andare oltre l’essere pacifici nelle nostre relazioni all’essere pacificatori, vale a dire abbracciare un impegno relazionale che ci spinge ad aiutare gli altri a risolvere le loro dispute. Gli operatori di pace sono degli operai dei produttori di pace. Sono pronti ad entrare nelle fratture fra le persone e lavorare con chiunque ne sia coinvolto per portare pentimento, perdono, misericordia, riconciliazione e restauro. E per Gesù l’obbiettivo e i metodi usati per raggiungere quel traguardo vanno di pari passo. Non usiamo la violenza per ottenere la pace e non usiamo la divisione per ottenere shalom.
Essere costruttori di pace vuol dire entrare attivamente nel mezzo della guerra fra le persone con lo scopo di creare riconciliazione… il pacificatore, come persona che Gesù benedice, cerca di creare riconciliazione—non pretendendo che non ci siano differenze o sopprimendo le differenze, ma creando un amore per l’altro che va oltre le differenze o che permette alle persone di stringersi la mano nonostante le differenze ~ Scot McKnight (Il Sermone della Montagna).
I costruttori di pace riparano costantemente le reti relazionali, cosa che non solo beneficia la comunità di fede, ma anche il mondo intorno a noi, perché ci prepara ad evangelizzare (e di questo parleremo di più nel prossimo studio).
Non possiamo pescare pesci con delle reti bucate.
Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sarà con voi. ~ L’apostolo Paolo (2 Corinzi 13:11)
CONTEMPLA (Passi delle Scritture che approfondiscono la nostra comprensione di questo argomento):
Salmo 34:14; Isaia 9:6-7; 19:19-25; 26:3; 32:16-18; Zaccaria 9:9-10; Luca 2:13-14; Romani 5:1-10; 12:14-21; 14:17-19; 2 Corinzi 5:18-20; 13:11; Galati 4:4-7; Efesini 2:14-22; Filippesi 4:4-9; Colossesi 1:19-23; 3:15; Ebrei 12:14; Giacomo 3:17-18; 1 Pietro 3:9-11
CONVERSAZIONE (parlare insieme, imparare insieme, crescere insieme):
1. Che cosa ti sta rivelando Dio di sé attraverso questo passo?
2. Cosa ti sta mostrando Dio di te stesso attraverso questo passo?
3. Puoi identificare qualche vero operatore di pace (o il suo opposto) che hai conosciuto personalmente? Parla dell’esempio e dell’effetto che ha avuto su di te
4. Qual è una cosa che puoi pensare, credere o fare in modo diverso alla luce di ciò che stai imparando?
5. Quali domande stai ancora elaborando su questo argomento?
Grazie … ci vediamo alla tavola rotonda
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