#4 Benedette le persone gentili perché esse erediteranno la terra ~ GESÙ (Matteo 5:5) 

IL NUCLEO (Il cuore del messaggio): 

La guerra ha sempre a che fare col territorio —conquistare terreno, impossessarsi di un’area, di una città, di una nazione, e col mettere le proprie risorse (come finanze, armi, propaganda) al servizio dei meccanismi che servono all’avanzamento di quella nazione o regno. Vale lo stesso nel business come anche in politica. Gesù insulta ogni sistema di potere del pianeta dichiarando che saranno i mansueti e le persone gentili che alla fine erediteranno tutta la terra.  Siamo invitati a unirci alla campagna militare dei mansueti dell’esercito di Gesù.  

CONTESTO (Quello che accade prima e dopo questo passo):  

Gesù ha appena iniziato il suo Sermone della Montagna con una serie di bellissime benedizioni prima ancora di dare alcun comandamento, richiesta o direzione. La Grazia viene per prima, ed è importante che ce lo ricordiamo quando il Sermone alzerà l’asticella.  

Più avanti Gesù insegnerà ai suoi discepoli dei modi specifici di conquistare attraverso la gentilezza, ma per adesso ne sta solo piantando il seme, introducendo quest’idea radicale con la promessa della benedizione di Dio.  

Quest’idea non era completamente nuova. Re Davide scrisse: “Ma gli umili erediteranno la terra” (Salmo 37:11). C’è da dire però che Davide era un guerriero ed era distante dall’essere mansueto nei suoi modi di fare. Il Vecchio Testamento pianta il seme, ma non è chiaro al riguardo ed ha bisogno di un esempio chiarificatore. E questo non ci sorprende visto che gli autori del Nuovo Testamento ci dicono che il Vecchio Testamento è un’ombra della quale Gesù ne è la sostanza (Colossesi 2:17 tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo!) 

CONSIDERA (Osservazioni su questo passo):  

Benedetti. La parola greca che viene tradotta con “beati/benedetti” (makarios) significa qualcosa come “fortunato” o “fiorente”. Ma senza gli elementi di casualità che la parola italiana suggerisce.  Potremmo tradurla con: “Dio ha reso fortunati coloro che” oppure “il favore di Dio è su coloro che” o “Fiorenti sono coloro che”, ma “Benedetti” è probabilmente comunque la parola che più si addice fin quando ci ricordiamo da quale fonte viene la benedizione. La parola implica un contenuto di comunicazione, esortazione, dichiarazione e congratulazione. Vale a dire che potrebbe essere più letteralmente tradotta con “benedizioni sono su” oppure “Dio benedice”. Le benedizioni vengono da Qualcuno e da qualche parte. Ricordiamoci anche che le benedizioni sono una realtà presente, proprio qui e adesso, anche se un adempimento futuro è anche auspicato.  

Gentili. Questa parola — in greco, praus — è tradizionalmente tradotta nelle Beatitudini con “mansueti” e descrive un’ altruistica attitudine a servire. Come quando Gesù ha lavato i piedi ai discepoli. Mentre le prime Beatitudini riguardavano qualità personali (poveri in spirito e in cordoglio), Gesù adesso ci parla di qualità interpersonali, di quelle attitudini cioè che hanno a che fare col modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Le persone gentili non sono boriose, orgogliose ma assertive, determinate nel servire gli altri. Praus (gentile) o prautes (gentilezza) fa riferimento a un potere tenuto sotto controllo, addestrato, ammaestrato, disciplinato, reso amichevole e utile a servire. La parola gentilezza e i suoi derivati, descrive una sorta di qualità rasserenante che qualcuno apporta per sfiammare un’arrabbiatura o un’ indignazione. Questa è un’importante qualità, come vedremo di qui a poco quando Gesù ci avvertirà dell’energia invece distruttiva della rabbia. Lo stesso apostolo Paolo ci dice che la rabbia è un’opera della nostra umanità corrotta, mentre la gentilezza è il frutto dello Spirito (Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia…; Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge — Colossesi 3:8; Galati 5:19-23).  

Aristotele ci dice che prautes è “la capacità di sopportare accuse e offese con moderazione, senza ricorrere impulsivamente alla vendetta. Non lasciarsi facilmente provocare ad arrabbiarsi, ma essere liberi dall’amarezza e dalla contesa. Essere tranquilli e stabili nello spirito” (Aristotele “Le Tre Etiche”).  

Non commettiamo errori: la Gentilezza non è debolezza, ma potere sotto controllo, una forza al servizio degli altri. Un toro scatenato in un negozio di porcellane cinesi, non è praus, ma lo stesso toro se fosse ammaestrato a portare un giogo potrebbe aiutare il contadino ad arare i campi. Benedetti sono i forti che sottomettono la propria forza al gentile e umile servizio verso altri. 

Perché erediteranno. “Ereditare” vuol dire acquisire o ottenere facilmente qualcosa. Non è qualcosa da conquistare, ma donato, concesso, per via del nostro status di Figli di Dio. in fin dei conti, il mondo intero appartiene a Dio (come leggiamo nel salmo 24: Al SIGNORE appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti). Quindi, lasciamo che sia il mondo a combattere per ogni piccolo straccio di terra – le persone praus possono restare contente e fiduciose mentre aspettiamo la nostra eredità. 

La Terra. La parola terra (dal greco “ge”), può intendere il mondo intero, o uno specifico territorio o una nazione, come ad esempio la Terra Santa. Di certo, questo avrebbe attratto l’attenzione dell’audience ebraica di quel tempo. Riprendersi la terra occupata dall’Impero Romano era una ossessione ai tempi in cui Gesù pronunciava  queste parole. La guerra, ovviamente, è quasi sempre una questione di territorio. Quindi, Gesù affronta quel tema a loro caro e ne stravolge le aspettative. Gesù dice loro che sono le persone non-aggressive che otterranno tutto. E le persone mansuete, non solo erediteranno la terra, ma la governeranno.  

È questa la storia dell’autorità che troviamo nelle Sacre Scritture. Sin dall’inizio, agli esseri umani, creature a immagine di Dio, è stata data l’autorità di governare (come leggiamo in Genesi 1:26-28  

26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 
27 Dio creò l’uomo a sua immagine; 
a immagine di Dio lo creò; 
maschio e femmina li creò. 
28 Dio li benedisse e disse loro: 
«Siate fecondi e moltiplicatevi, 
riempite la terra; 
soggiogatela e dominate 
sui pesci del mare 
e sugli uccelli del cielo 
e su ogni essere vivente, 
che striscia sulla terra» e regneremo anche alla fine (come leggiamo in Apocalisse 22:5 Non vi sarà più notte 
e non avranno più bisogno di luce di lampada, 
né di luce di sole, 
perché il Signore Dio li illuminerà 
e regneranno nei secoli dei secoli.). Dio ha iniziato un buon progetto come leggiamo nel primo capitolo della Genesi, e apparentemente non ha alcuna intenzione di abbandonarlo. Gesù ci dice che il progetto futuro di Dio è di far scendere il cielo sulla terra rinnovandola, non di noi che fuggiamo da questo mondo. Alla fine del libro dell’Apocalisse leggiamo che la Nuova Gerusalemme (la città del Paradiso) discende dal cielo per unirsi alla terra (Apocalisse 21-22). Allora, il presente modo di gestire il potere attraverso lo sfruttamento con strutture gerarchiche piramidali sarà distrutto e tutto sarà ripulito con un fuoco divino purificatore (leggete il terzo capitolo della seconda lettera di Pietro), ma il risultato sarà la rigenerazione, non la distruzione, di tutta la creazione (come ci rivela Isaia 11). Ricordiamo, il corpo di Gesù era risorto: la tomba era vuota perché il suo corpo fisico era stato trasformato non abbandonato. E il suo corpo è il prototipo di come sarà il nostro e della trasformazione di tutta la creazione. Non lasceremo la terra per tutta l’eternità; Dio la rinnoverà perché diventi la nostra dimora eterna. Gesù la chiama: “La nuova creazione” (Matteo 19:28), una frase che traduce la parola greca composita palingenesis (l’insieme delle parole “di nuovo” e “inizio”) quindi un giorno ci sarà un nuovo inizio, e tutta la creazione sperimenterà la Ri-Genesi divina.  

(nota dell’editore: È un argomento che richiederebbe un adeguato approfondimento, per cui mi limiterò ad aggiungere che ci sarebbe molto più da dire o ipotizzare su come sarà il Regno di Dio sulla terra). 

COMMENTARIO (Pensieri sul significato e applicazioni):   

Che tu sia o non un hippie nel cuore, è facile rimanere affascinati dalla decade degli anni 60. Ragazzi gli anni sessanta sono stati incredibili! È stato un tempo di eccezionale sconvolgimento sociale e politico. Le vecchie istituzioni venivano messe in discussione mentre nuove e radicali idee venivano esplorate. Al tempo stesso la Nazione era imbrigliata in una guerra che non poteva essere vinta. I giovani dovevano arruolarsi, la propaganda a favore della guerra era ovunque, e molti sostenevano che andare a combattere era il proprio dovere verso Dio e verso la patria. Il dilagare del male promulgato dal nemico doveva essere sradicato ovunque stesse mettendo radici.  

E tuttavia, al tempo stesso c’era un sovversivo movimento anti-establishment che cresceva, e tutto quello che diceva era: “diamo una possibilità alla pace”. Questo sorprendente movimento credeva fermamente che la pace e la libertà non erano solo degli obiettivi da raggiungere, ma un modo di vivere il cammino per raggiungere quegli obiettivi. Quel movimento si rifiutava di vedere la guerra come soluzione, anzi al contrario, andava nella direzione opposta formando delle comunità di pace di amore e di comunione fraterna. Le persone di questo movimento di ribellarono contro le idee capitalistiche di quel tempo, rigettando il materialismo che aveva imprigionato tanta gente, scegliendo di vivere una vita di radicale semplicità, condividendo tutto quello che avevano con gli altri secondo il bisogno di ciascuno. Erano molto spirituali, ma non rientravano nei canoni della religione organizzata, credendo che avesse fatto il suo tempo, e che adesso era giunto il momento perché fosse rimpiazzata da qualcosa di nuovo. Al posto del giustizialismo, legalismo, della rigidezza delle opere della religione, vivevano e insegnavano il semplice ideale dell’“Amore Libero”, che loro chiamavano “Grazia”. E vivevano in quel modo a causa dell’influenza di un uomo che era vissuto sulla terra appena tre decadi prima: Gesù di Nazareth.  

L’avete capito. Non stiamo parlando del 1960, ma degli originali anni sessanta dopo Cristo. Israele aveva deciso che fosse tempo di combattere per la propria libertà e andò in guerra contro l’Impero Romano. Le cose andarono male. Non solo persero la guerra, ma finì con la distruzione del loro luogo più sacro: il Tempio di Gerusalemme. Con quello, non solo persero il loro luogo principale di adorazione, il simbolo della loro identità come il popolo eletto di Dio nella Terra Santa di Dio, ma finiva anche il loro intero sistema di sacrifici animali da offrire a Dio, una pratica essenziale per la loro religione. Era la fine del loro mondo, e Gesù lo aveva predetto con grida di dolore e pianto (Luca 19;41-44 Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:  «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.  Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».). 

Adesso ritorniamo indietro intorno al trenta dopo Cristo. I rumori di una guerra contro i Romani erano già in fermento, e un crescente numero di Zeloti iniziavano a prepararsi per l’eventuale battaglia. Il movimento degli Zeloti era composto da giovani ed energici religiosi che volevano stabilire il regno di Dio sulla terra attraverso la forza. Erano forti e potenti puristi che si ritenevano giusti e pronti a combattere nel nome della giustizia. Gli Zeloti erano i primi a giudicare e pronti a indignarsi verso quello che credevano fosse sbagliato nel mondo. Ma nella loro fretta di stabilire e applicare una nuova giustizia sociale, mancarono di comprendere quel regno pieno di misericordia e di gentilezza proiettato verso la grazia, il regno dei Cieli che Gesù stava portando.  

Molti ebrei, a quei tempi, speravano nella imminente venuta di un Messia che avrebbe guidato questa guerra ed avrebbe riportato Israele alla sua antica gloria di nazione libera. Era certamente questo che passava per la testa del sacerdote Zaccaria quando pregò per suo figlio, che presto sarebbe diventato Giovanni Battista, colui che avrebbe proclamato la venuta di Colui che avrebbe portato:  

“Salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore.” (Luca 1:71-74). 

La febbre del Messia era ovunque. In quel periodo, i genitori davano ai loro figli, con molta più frequenza del solito, il nome “Giosuè” (in ebraico Yeshua, cioè Gesù; come attestato dal ritrovamento di molti ossuari). Per chi non se lo ricordasse, Giosuè era l’aiutante di Mosè, colui che aiutò Israele a completare il viaggio dalla schiavitù d’Egitto alla Terra Promessa, attraverso dei miracoli soprannaturali e una Guerra Santa apparentemente sancita da Dio.  

È in questo scenario che arriva l’apparentemente benedetto, con potenza soprannaturale, l’operatore di miracoli Giosuè di Nazareth. (Il nome Gesù corrisponde all’ebraico Yeshua, vale a dire Giosuè). Non c’è da meravigliarsi che le folle accorrevano ad ascoltare quello che Gesù aveva da dire, specialmente quando iniziò a predicare il messaggio che il regno di Dio era alle porte. Per l’israelita medio, la proclamazione del regno da parte di Gesù a quei tempi deve essere sembrata una chiamata alle armi. Avrebbero dato per scontato che il “Vangelo” di Gesù fosse Buona Notizia per gli ebrei e la Cattiva per i Romani. Il messaggio dell’imminente regno di Dio deve essere suonato qualcosa come: “Spiacenti Romani, i vostri giorni sono numerati. Dio sta per liberare noi e distruggere voi. Israele ancora una volta sarà il regno di Dio sulla terra. E coi miei poteri soprannaturali, non avrete scampo. Babbei!” Quindi, un giorno una folla di persone salì sulla montagna per raccogliersi intorno a questo nuovo Giosuè operatore-di-miracoli e annunciatore-del-regno per ascoltare il suo piano di battaglia. E lui invece dice: Benedetti sono gli umili, i misericordiosi, gli operatori di pace, i mansueti, perché sono loro coloro che, alla fine, possiederanno tutto. Ora QUESTA è una VERA rivoluzione.  

Il teologo Anabattista , Scot McKnight dice: 

I mansueti sono il contrario degli Zeloti, che usavano violenza per conquistare territorio. I mansueti scelgono di sopportare condizioni ingiuste manifestando una forma di resistenza nonviolenta e di non-ritorsione, che crea una calma e una contro-culturale comunità d’amore, di giustizia e di pace. Scot McKnight (Sermone della Montagna) 

Gesù ci insegna la gentilezza, e poi ci mostra a cosa assomiglia.  

Quando cerco gli indizi che indicano quale sia la natura di Gesù — nato in una mangiatoia, una linea ancestrale tutt’altro che integra, un nome comune, nullatenente, e che muore di una morte infame — Scopro che il suo intero approccio è incapace di rientrare nei metodi che vengono automaticamente a mente quando si parla di “vincere il mondo”. Il suo intero approccio potrebbe essere facilmente descrivibile come non-minaccioso e non-manipolatorio. Sembra che egli guidi attraverso la debolezza a ogni passo della sua vita. Non aveva niente che fosse del mondo e tutto di Dio e dello Spirito.”~ Gayle D. Erwin (The Jesus Style) 

Questo dimostra perché il solo leggere la Bibbia può essere così pericoloso a meno che non teniamo Gesù al centro delle nostre lenti interpretative. Altrimenti, possiamo abituarci a parole come — gentilezza, pace, bontà e amore — mentre al tempo stesso cerchiamo di forzare la nostra opinione con espressioni denigratorie, con indignazione moralista, salvezza attraverso la legislazione, dominazione politica e violenza di vario genere. Ma quando ascoltiamo e guardiamo a Gesù, quando seguiamo i suoi insegnamenti come illustrati dal suo esempio, Gesù rimuove ogni nostra scusa per non vivere una vita che sia davvero all’impronta della gentilezza.  

[NOTA D’APPENDICE: A volte l’argomento della gentilezza fa sorgere delle domande nelle persone circa quei momenti apparentemente meno gentili nella vita di Gesù, come ad esempio lo scacciare gli animali dal tempio di Gerusalemme. Non era violenza? Non dovremmo seguire il suo esempio? Queste sono buone domande, ed ecco una buona risposta. Primo, Gesù non era mai violento con le persone. Ha cacciato gli animali dal tempio con una frusta di cordicelle e ha rovesciato i tavoli, ma non ha mai fatto del male a nessuno. (Se vi preoccupa il suo trattamento degli animali con la frusta, vi ricordo che il fato a cui erano destinati era molto peggiore che l’essere stati impauriti dallo scoccare di una frusta.  Questo è salvataggio di animali non crudeltà verso gli animali). L’immagine narrata nell’Apocalisse riguardante la spada che fuoriesce dalla bocca rappresenta la Parola di Dio e la sua tunica è coperta dal suo stesso sangue, non quello degli altri.  A volte Gesù ci mostra il giudizio di Dio sul male fatto dagli uomini; quel ruolo non è il nostro ma appartiene a Dio. La pulizia del Tempio è un esempio dell’agire di Gesù usando la sua autorità divina per giudicare l’intero sistema sacrificale. E questo modo d’agire non è imitato da nessun altro. Gesù non dice ai suoi discepoli “Andiamo ragazzi! Unitevi a me! Afferrate un tavolo e fatelo rotolare!” No, i suoi discepoli in questo caso possono solo osservare. Non è nostro compito giudicare come fa Gesù (come non lo è il ricevere l’adorazione dagli uomini come ad esempio quando Tommaso proferisce queste parole: “Giovanni 20:28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!»). E sarà Gesù stesso a dircelo un po’ più avanti nel Sermone della Montagna. Quello che invece ci esorta a fare è servire gli altri come egli ha fatto. E questo è reso abbondantemente chiaro nei suoi insegnamenti. ] 

Solo due persone nell’intera Bibbia sono descritte come “gentili/mansueti”: Mosè (in Numberi 12:3, dove praus è la parola usata nei  Septuaginta)  e Gesù (Matteo 11:29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.). (vedi lo studio #01 SdM https://themeetinghouseitalia.com/salire-sul-monte/  per un approfondimento delle connessioni fra Gesù eMosè.) Infatti, la sua gentilezza è uno dei due tratti caratteriali (l’altro è l’umiltà) che Gesù menziona specificatamente per incoraggiarci a fidarci della sua leadership (Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero — Matteo 11:28-30). Gesù è l’incarnazione suprema della persona praus e desidera un regno fatto da persone  praus (…agite con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore — Efesini 4:2; vedi anche Filippesi 2:1-11).  

Gesù è l’adempimento della profezia di Isaia: Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; porterà la giustizia con la verità (Isaia 42:1-4; Matteo 12:20). Apparentemente, persino la vittoriosa giustizia di Gesù è gentile. 

Un’ ulteriore riflessione: Se saranno i mansueti ad ereditare la terra, allora facciamo bene ad iniziare a prendercene buona cura adesso. I seguaci di Gesù possono dare al mondo, sotto ogni aspetto, un assaggio del futuro attraverso il modo in cui viviamo il presente. Prendersi cura della Creazione non fa eccezione. Il nostro futuro eterno include il godere e non il fuggire la terra, quindi prenderci cura della Creazione adesso è un atto coerente. Prendersi cura della Creazione è un modo di affermare il nostro stesso futuro.  

Come ci dice il teologo ebraico Amy-Jill Levine:  

“Essere eredi di qualcosa significa che ci è stata data qualcosa di valore. Il nostro compito è di essere dei buoni custodi di quel tesoro.  … Se ereditiamo la terra ma la usiamo solamente per il nostro beneficio, non la stiamo trattando con responsabilità o secondo i desideri di chi ce l’ha data in eredità. … Solo i mansueti, coloro che non userebbero l’eredità per rafforzare la loro posizione già privilegiata, sono degni di prendersi cura della terra”. ~ Amy-Jill Levine (Sermone della Mountagna) 

CONFESSIONE (Riflessione personale): 

Confesso che lo zelante combattimento religioso è spesso apparso a me più giusto della gentilezza di Gesù, e che posso anche troppo facilmente soccombere alla tentazione di provare a trasformare la giustizia sociale in una guerra santa. La mansuetudine può essere percepita come debolezza, mentre lo zelo religioso può sembrare, alla mia fragile anima, un modo di sentirsi ancora potente. So che questi sentimenti sono ingannevoli, ma la lotta continua.  

Se avete la stessa battaglia, continuate a leggere. Nei prossimi paragrafi voglio condividere alcune osservazioni riguardo allo zelo religioso contemporaneo così da poterlo meglio identificare ed evitare, abbracciando invece la via gentile di Gesù.   

Ci siete ancora? Ok. Ecco una parola di cautela e un’esortazione a stare all’erta… 

Sento che la storia si stia ripetendo e che Gesù stia offrendo ai suoi seguaci del ventunesimo secolo la stessa vitale offerta che ha fatto ai suoi seguaci del primo secolo: una chiara alternativa alla via dello zelo religioso. Credo che sia importante per noi essere sempre più addestrati nella modalità amanti-della-pace, costruttori-di-unità, dispensatori-di-grazia che Gesù ci ha mostrato, mentre al tempo stesso cercare di identificare ed evitare le alternative religiose che possono insidiarsi nella fede cristiana.  

Una breve riflessione nella storia della Chiesa è abbastanza per avvertirci che persino dei sinceri seguaci di Cristo possono essere sinceramente nell’errore riguardo cose importanti.  

Preferiremmo credere che i leader della chiesa che hanno messo in atto tali fallimenti della fede come durante le Crociate, l’Inquisizione e tante caccie alle streghe, non fossero veri cristiani. Vorremmo credere che questi orrori furono perpetrati da persone che si travestivano da gente pia e devota ma la cui fede era falsa da cima a fondo. Vorremmo pensare che a perpetrare queste atrocità fossero persone manipolatrici e assetate di potere che stavano usando la religione solo per alimentare quello che era la loro primaria agenda politica. Vorremmo pensare che questi orrori della storia non avessero niente a che fare col vero cristianesimo. Vorremmo pensarlo. Ma i fatti ci dicono tutt’altro. Alcuni fra i più devoti, fedeli servitori della fede cristiana, da Sant’Agostino a Giovanni Calvino, sostenevano la violenza letale nel nome del Principe della Pace. Infatti, la prima generazione di Inquisitori era composta da preti dedicati Francescani e Domenicani, degli ordini che erano nati con la missione di predicare non di perseguitare. Uno potrebbe pensare che questi uomini, fra i più istruiti di quei giorni, persone che avevano fatto voto di povertà, castità, e obbedienza per poter vivere a imitazione di Cristo, non avrebbero mai avuto il temperamento per diventare torturatori. Ma è successo proprio l’opposto.  

Volta dopo volta, la storia ci mostra che lo zelo per la verità e la giustizia nel nome di Dio, ha il potenziale di tirare fuori il peggio dai seguaci di Cristo, se quel zelo non è infuso con la pura delizia, dedicazione, grazia, misericordia e mansuetudine di Gesù. Una passione per la purezza religiosa, se quella purezza non è al contempo infusa di puro amore incondizionato, può molto facilmente diventare carburante per alimentare violente attitudini che sfociano infine in azioni violente. Pensate all’apostolo Paolo prima della sua esperienza sulla strada di Damasco. Le lezioni per la Chiesa di oggi sono molteplici. Saremmo ciecamente naïve a pensare che le stesse attitudini anti-grazia, anti-vangelo, anti-Cristo, non possano insidiarsi nella Chiesa della nostra generazione.  

Il movimento zelota odierno potrebbe essere meno violento (fin ora) ma il loro DNA è curiosamente simile a quello dei tempi di Gesù. La grazia stupenda, la radicale misericordia , e il perdono senza limiti del vangelo sono spinti sullo sfondo, mentre la giustizia, giustizia, e ancora altra giustizia diventa il primo grido di guerra del movimento. Per Gesù, la giustizia non significa rendere “giuste” o “corrette” le cose, ma risanare le cose, e “risanare” per Gesù include sempre covoni di grazia e misericordia. Grazie a Dio, o nessuno di noi se la scamperebbe (il prossimo studio sul versetto successivo del Sermone della Montagna, approfondirà quest’argomento). 

Quando la giustizia diventa il nostro valore dominante, significa che siamo ancora imbrigliati nel Vecchio Testamento, col forte desiderio di lapidare pubblicamente per far rispettare la legalità, e di guerre sante per promuovere la rettitudine.  Ma nella banda del Vangelo del Nuovo Testamento, la grazia suona la voce solista e la giustizia i controcanti. (Di nuovo, vi rimandiamo al prossimo studio per approfondimenti). E tuttavia, molti cristiani zelanti dei nostri giorni vivono tenendo il piede in due staffe, predicano il Nuovo Testamento della grazia mentre al tempo stesso promuovono una giustizia da Vecchio Testamento.  

Quindi state all’erta. Il fanatismo cristiano di oggi viene in due gusti principali: conservativo e progressivo. Ho avuto esperienza personale con entrambi e, benché  sembrino essere in antagonismo, come fossero ai poli opposti, in molti modi sono solo il riflesso dello stesso fenomeno. Sia il fanatismo conservativo che quello progressivo usano lo stesso arsenale di armi per combattere le loro (non)sante guerre: legalismo, sentenzialismo, scherno, intimidazioni, brandimento-di-Bibbia, e indignazione moralista. 

Ponete anche attenzione a come ognuna di queste qualità sia esacerbata dalle comunicazioni on line attraverso i social, piuttosto che faccia a faccia. Gli psicologi lo definiscono: “effetto disinibizione online”, vale a dire quella mancanza di moderazione, compassione o empatia che accade nel ciberspazio, dove gli schermi e le tastiere fanno da “cuscinetto” alla connessione cuore-a-cuore che si avrebbe in un rapporto faccia a faccia. Un maggiore senso di anonimità può aiutare, diciamo, in situazioni di consulenza online, perché permette ai clienti di sentirsi più al sicuro nell’aprirsi di più. Ma la maggior parte delle volte l’effetto disinibizione online  porta a un aumento della tossicità della comunicazione, e può persino sfociare in qualche sorta di cyberbullismo. (Vi invito a leggere la parte introduttiva di questa serie sul Sermone della Montagna: La Nostra Missione d’Amore, per approfondimenti sulla comunicazione cuore-a-cuore di Gesù, specialmente in situazioni di potenziale conflitto).  

Avendo questo a mente, ecco una breve descrizione delle sei armi usate dai contemporanei zeloti religiosi nelle loro (non)sante guerre:  

Legalismo. Il legalismo accade quando andiamo oltre gli ideali di Gesù per creare dei comportamenti specifici o parole che devono essere adottate ed espresse per poter essere accettati. Il legalismo delle parole è fortemente insidioso. Richiede specifiche parole o frasi da usare quando si esprime la propria fede, teologia, etica, o pentimento per poterli ritenere genuini. Il legalismo delle parole ci trasforma in poliziotti del verbo, e questo manda in corto circuito la nostra abilità di ascoltare il cuore di una persona e di vedere e credere il meglio negli uni gli altri, nel modo che ci insegna l’amore (L’amore è paziente, è benigno; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 

1 Corinzi 13:4-7). Il legalismo di qualunque tipo, divide piuttosto che unire il corpo di Cristo, perché mina la grazia e alimenta il sentenzialismo.  

Sentenzialismo.  Quando il legalismo è ben consolidato, diventiamo maestri nel giudicare le persone che non rientrano nei nostri parametri. Piuttosto che fare di tutto per mantenere l’unità nello Spirito attraverso la pace (impegnandovi per conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace — Efesini 4:3), ci vantiamo dei nostri dissensi, ritenendoli l’espressione della nostra santa lotta per preservare la purezza della Chiesa.  

Scherno. Il sentenzialismo integralista si muove spesso oltre la critica costruttiva verso un tipo di bullismo religioso. Piuttosto che confrontarsi con pazienza, logica ed empatia con qualcuno che ha una diversa opinione, oppure mettere qualcuno di fronte alle proprie responsabilità, lo sdegno e il disprezzo nel cuore di un integralista trapela attraverso cattive espressioni caricaturali, sarcasmo e prese in giro. Alcuni zeloti sono così bravi in questo da risultare divertenti, persino umoristici, ma non è la gentile, rispettosa e giusta via di Gesù. Consideriamo l’esempio che ci da Giuseppe, il padre adottivo di Gesù, così come ci viene narrato dal vangelo di Matteo. Quando scoprì che Maria era incinta, ritenendo che gli fosse stata infedele, ci viene detto che “Giuseppe, suo marito, essendo uomo giusto e non volendo esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente (Matteo 1:19). Giuseppe era una persona praus.  

Intimidazioni. Gli zeloti, nella loro tribù, mantengono un alto livello di impegno e preoccupazione nel dipingere nel peggior modo possibile i loro opponenti. Un coinvolgimento empatico con fratelli e sorelle che hanno dottrine diverse o espressioni o tradizioni di fede o vocabolario diverso, viene visto come un pericolo perché vorrebbe dire non essere sufficientemente allarmati per il pericolo che queste cose rappresentano. I social media aumentano queste fratture, dal momento che i post estremisti tendono a viaggiare più veloci e ricevere più attenzione rispetto ai post più gentili, mansueti e a espressioni più equilibrate.  

Brandimento-di-Bibbia. State attenti ai credenti che citano un mucchio di Scritture ma falliscono di filtrare il tutto con l’etica del Nuovo Testamento che ci ha portato Gesù. La Bibbia nel suo insieme ha a cuore tante delle cose che ci preoccupano ai giorni nostri: purezza morale, responsabilità delle persone in posizione di leadership, inclusione raziale, uguaglianza di gender, difesa di chi è vittima, giustizia sociale di ogni genere. Ma Gesù da ai suoi discepoli un diverso modo di affrontare queste questioni che è profondamente relazionale e totalmente permeato dalla grazia. (Vi invitiamo ancora una volta a leggere o ascoltare lo studio “La Nostra Missione d’amore” che trovate sul nostro sito www.themeetinghouseitalia.com”). Gli zeloti religiosi combattono per valori-secondo-Cristo con una modalità anti-Cristo. E senza un impegno verso i metodi e la moralità di Gesù, la Bibbia stessa può essere usata come un’arma.  

Indignazione Moralista. Sia gli zeloti conservatori che i progressivi sanno come mettere il loro shock, orrore e indignazione sulla passerella come le piume di un pavone. In una sotto-cultura che premia l’indignazione come emozione essenziale per mostrare la propria preoccupazione e l’avere a cuore qualcosa, essere una testa calda è esaltato di più che l’essere di buon cuore. Il feroce alimentare l’indignazione per le mancanze altrui, abbonda nei social online. E da notare: per la loro stessa natura, gli umili e gentili discepoli di Gesù — le persone praus — sono meno vocali, meno appariscenti, chiedono meno di essere ascoltate, sia online che di persona.  Questo, di conseguenza, permette alle persone arrabbiate e alla ricerca delle luci della ribalta, di impostare il tono come se il loro sdegno etico dovesse essere normativo per i credenti. Quindi, se guardiamo online, di solito sembra come esistano molti più integralisti religiosi che i gentili seguaci di Gesù nel panorama della fede ai nostri tempi, cosa che potrebbe o non potrebbe essere vera. Gesù avrà molto da dire riguardo al pericolo della pia rabbia nel Sermone della Montagna e in altre parti dei Vangeli. Per adesso, è abbastanza riconoscere che la rabbia e l’indignazione non sono tra le qualità delle Beatitudini, del frutto dello Spirito (Galati 5:22-23) o delle descrizioni dell’amore (1 Corinzi 13:4-8).  

Il frutto dello Spirito, invece, è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo e contro queste cose non c’è legge.  

L’amore è paziente, è benigno; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 
L’amore non verrà mai meno.  

Quand’ero giovane, ho osservato e provato in prima persona lo zelo del religioso legalismo. Questi credenti volevano portare il regno di Dio attraverso la politica, la legislazione, ed il controllo culturale. I predicatori usavano l’incessante martellare dal pulpito, il brandire la Bibbia, il puntare-il-dito, la rabbiosa minaccia dell’inferno e l’indignazione per impaurire la congregazione e farla rigare dritto e omologarla. Il mondo intorno a noi stava sempre andando all’inferno a tutta velocità e Gesù stava per ritornare ad ogni minuto per giudicarlo. Dovevamo essere sicuri di stare dalla parte giusta, e quella parte giusta era sempre l’integralismo religioso.  

Ai nostri tempi, sembra che il pendolo sia oscillato dall’altra parte (bene, ce n’era bisogno). Ma mi rendo conto che è nella natura del pendolo oscillare troppo lontano, ed è questo che vedo accadere oggi. Confesso che negli ultimi anni sono stato trascinato da questo pendolo nella sua traiettoria progressiva riguardo alla morale. Comprendo adesso che come seguaci di Gesù dovremmo essere pendolomatici (si, lo confesso, ho appena coniato questa parola, voglio dire essere più equilibrati e rimanendo in centro, il centro è Gesù) — non dovremmo cercare di correggere un estremismo sociale con un uguale e opposto estremismo sociale. I discepoli di Gesù dovrebbero focalizzarsi sul suo costante, gentile, clemente, riconciliatorio e amorevole modo di vivere.  

Sia gli zeloti progressisti che i conservatori hanno bisogno di prestare ascolto a queste parole di Giacomo l’apostolo:  

Questo lo sapete, fratelli miei carissimi, ma sia ogni uomo pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira, perché l’ira dell’uomo non mette in opera la giustizia di Dio (Giacomo 1:19-20).  

Lo zelo è una qualità positiva, ma non se per afferrarla dobbiamo lasciare la gentilezza di Gesù. Proprio come ai tempi di Gesù, gli zeloti religiosi ci chiamano ad allinearci alla loro mentalità da guerra, ed è sempre più importante che i discepoli di Gesù seguano la stretta via della gentilezza. Seguire Gesù nella via della mansuetudine non sarà facile, dal momento che richiederà il coraggio di andare contro il flusso della cultura sia secolare che, per buona parte, anche cristiana, e attireremo l’opposizione sia dei conservatori che de i progressisti. Ma sto diventando sempre più convinto dell’urgenza per i credenti di abbracciare il gentile, umile, riposante e calibrato giogo di Gesù.   

Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati e io vi darò riposo. Prendete su voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore e voi troverete riposo alle anime vostre, poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero ~ (Matteo 11:28-30).  

CONTEMPLA (Scritture e passi che approfondiscono la nostra comprensione di questo argomento):  

Levitico 25:23; Salmo 37; Isaia 11:1-9; 42:1-4; Zeccaria 9:9-11; Matteo 11:28-30; 12:20; 1 Corinzi 3:22; 4:21; 13:1-8; 2 Corinzi 10:1-5; Galati 5:22-23; 6:1, 22-23; Efesini 4:2-3; 6:10-18; Filippesi 2:1-11; 4:5; Colossesi 3:12; 1 Timoteo 6:11; 2 Timothy 2:24-25; Tito 3:2; Giacomo 3:13; 1 Pietro 3:15; Apocalisse 11:15 

CONVERSAZIONE (parlare insieme, imparare insieme, crescere insieme):  

1. Che cosa vi sta rivelando Dio di sé attraverso questo passo? 

2. Cosa ti sta mostrando Dio di te stesso attraverso questo passo? 

3. Qual è stata la tua esperienza con l’integralismo religioso? Quale versione di esso ti  attrae di più di questi giorni?   

4. Qual è una cosa che potresti pensare, credere o fare in modo diverso alla luce di  

ciò che stai imparando?  

5. Quali domande stai ancora elaborando su questo argomento?  

Grazie per aver letto e commentato. Dio ti benedica!