Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.. ~ GESù (Matteo 5:3)

NOTA: Questa riflessione da inizio al nostro studio delle Beatitudini e abbiamo tanto da approfondire. È troppo lungo, lo so, lo so. Mi spiace e non mi spiace.

IL NUCLEO: (Il cuore del messaggio):

Il regno dei cieli è qui adesso ed è aperto a tutti. È molto più probabile che ne sperimentiamo la sua accogliente presenza e il suo potere di guarigione quando le nostre altre fonti di sicurezza ci vengono strappate via.

CONTESTO: (quel che accade prima e dopo questo passo):

Gesù ha proclamato il Vangelo del “Regno dei Cieli”. (Matteo 4:17,23). Per ragioni che fra poco chiariremo, credo che una buona parafrasi sia “il regno dei cieli qui e adesso” oppure “il regno dei cieli sulla terra”. In entrambi i modi, il messaggio di Gesù del regno e il suo ministero di guarigione sta attirando grandi folle. Poi lui sale sulla montagna e si siede a insegnare ai suoi discepoli mentre la folla lo ascolta. Ora, sia che facciamo parte della folla o delle persone impegnate a seguirlo da vicino, possiamo tutti provare in prima persona l’insegnamento miracoloso di Gesù.

Gesù inizia il suo sermone con le Beatitudini (parola che viene dal latino e che significa Benedizioni). Sono dichiarazioni di benedizioni su persone che normalmente non consideriamo benedette. Prese insieme, le Beatitudini servono a destabilizzare la nostra dipendenza da norme religiose prevedibili, e ci fanno iniziare a capire la natura sovversiva degli insegnamenti di Gesù. Le Beatitudini ci aiutano a prepararci a una rivoluzione.

Se il Sermone della Montagna rappresenta una sorta di costituzione del regno dei cieli sulla terra, le Beatitudini sono il preambolo che in modo succinto riassume l’ethos di questo regno. E secondo le Beatitudini, Gesù sta capovolgendo le cose, le sta ribaltando e sta invitando i suoi discepoli a immaginare l’inversione e l’eversione di questo nuovo ordine mondiale. Mosè salì sulla montagna e diede al popolo di Dio la Legge della Torà, insieme alle severe punizioni e sacrifici necessari per chi avesse infranto quelle leggi. Gesù sale sulla montagna e da a tutti noi le Benedizioni della Torà di Dio, insieme alle promesse di cose buone a venire.

Questo non vuol dire che Gesù evita di enunciare conseguenze e giudizi. La versione delle Beatitudini che ci da Luca include quattro benedizioni e quattro avvertimenti (Luca 6:20-26). E, più avanti nel Sermone della Montagna, Gesù ci avvertirà di giudizi e distruzione per coloro che si rifiutano di applicare quello che hanno imparato, come ad esempio cosa accade a coloro che costruiscono la propria casa sulla sabbia (e se volete c’è un intero capitolo di avvertimenti, Matteo 23). 

Ma prima di comandare, Gesù benedice; prima di domandare, egli incoraggia; e prima di mettere uno standard alto, Gesù accoglie chiunque abbia fallito di raggiungere qualunque tipo di standard. Per il resto del sermone, ogniqualvolta ci sentiremo sopraffatti dalle cose difficili-da-ascoltare che sentiremo (come correre il pericolo dell’inferno se odiamo, o essere colpevoli di adulterio se coltiviamo desideri lussuriosi, o di come dobbiamo amare anche i nostri nemici, o che non saremo perdonati se non perdoniamo, ecc.), potremmo avere bisogno di ritornare a questa prima Beatitudine e riconoscere quanto poveri in spirito siamo veramente e quanto grande sia la grazia di Dio. Questa Beatitudine è il fondamento di tutto quello che segue. Infatti, in un certo senso, ogni altra Beatitudine potrebbe rappresentare una più specifica illustrazione di cosa significhi essere “poveri in spirito” in questo mondo. E la promessa che l’accompagna è di potere sperimentare l’essenza del regno dei cieli. Questa prima promessa è specificatamente ripetuta anche nella Beatitudine finale (versetti dal 10 al 12), formando una inclusio  (gli scritti antichi non avevano punteggiatura, per cui gli autori di quel tempo usavano ripetere una frase all’inizio e alla fine di un periodo o concetto per raccogliere il tutto e fare comprendere che quella particolare narrativa era conclusa).

Il regno dei cieli è inevitabilmente il nostro tema per tutte le Beatitudini e, in verità, per tutto il Sermone della Montagna.

CONSIDERA (Osservazioni su questo passo del Vangelo):

Beati (Benedetti). La parola greca “beato” (makarios), significa qualcosa come “fortunato” o “fiorente”. Potremmo tradurla con “Dio ha reso fortunati coloro che” oppure “il favore di Dio è su coloro che”, oppure ancora “Sono fiorenti e rigogliosi coloro che”, ma “Benedetti” probabilmente è comunque la parola che calza meglio. Ricordiamoci soltanto che la parola “benedetti” fa riferimento a Colui che benedice, a chi è la fonte di quella benedizione. Questa parola porta connotazioni di: comunicazione, esortazione, dichiarazioni e congratulazioni. Quindi sarebbe stato meglio tradurre con: “Benedizioni sono riversate su coloro che …” oppure “Dio benedice coloro che…” allo stesso modo in cui noi diciamo “Dio ti benedica”, ma con il potere reale di rendere reale quel desiderio. Le benedizioni vengono da Qualcuno. Quando Dio dichiara “Sei benedetto”, ne scaturisce una vera benedizione in tutto il suo potere. Gesù non è solo un saggio maestro che osserva ed enuncia dei principi cosmici. (per esempio, “Osservando il mondo, vedo che le persone povere in spirito tendono ad avere un vantaggio”). No, non tutti quelli che fanno cordoglio sono confortati, e non tutte le persone di misericordia ricevono misericordia. Queste non sono verità universali se Dio non ne è coinvolto. Gesù può dichiarare che queste cose sono vere e queste persone benedette, perché Egli è colui che fa accadere quelle benedizioni. Gesù è il re di quel regno che egli offre come benedizione. Ogni benedizione enunciata è presente adesso, anche se ci saranno sviluppi futuri nei quali poniamo la nostra speranza (versetti dal 4 al 9). Le Beatitudini non sono solo delle promesse di quello che accadrà (coloro che fanno cordoglio saranno consolati, i mansueti erediteranno la terra, i misericordiosi riceveranno misericordia), ma una dichiarazione di benedizioni presenti proprio qui e proprio adesso, anche se quella benedizione sarà completata nel futuro. Potremmo quindi dirla in due modi: che le nostre benedizioni di adesso saranno completate nel futuro, oppure che le nostre future benedizioni sono già iniziate nel presente. Proprio come per il regno di Dio —è già iniziato adesso anche se il suo completamento deve ancora venire. Il regno è già qui ed è anche in arrivo. Il termine tecnico teologico è “escatologia inaugurata”: escatologia significa cose future, come ad esempio il Paradiso dopo la nostra morte, ma quella esperienza futura è già stata inaugurata o iniziata nel nostro mondo qui e adesso. Come le luci del crepuscolo prima che il sole sorga, c’è abbastanza luce per intravedere quello che verrà, ma ci sono ancora ombre intorno. Gesù sta descrivendo quello che già vediamo parzialmente, e quello che un giorno vedremo chiaramente (vedi Primo Corinzi 13:12).

Poveri. Gesù inizia il suo sermone della montagna, indirizzandolo a persone che stanno in una valle —coloro che sono spiritualmente inadeguati. La versione di Luca dice semplicemente “Beati voi che siete poveri” e non aggiunge la parola “in spirito”. La povertà economica potrebbe avere somiglianze con la povertà spirituale, entrambe implicano una percezione di perdita di auto-sufficienza. La parola che viene qui tradotta con “poveri” (dal greco ptochoi) è la parola più forte per esprimere povertà che Matteo potesse usare. Significa letteralmente essere rannicchiati o accovacciati, e di solito si riferiva ai mendicanti. Non stiamo parlando di persone che appartengono alla classe operaia, che hanno un lavoro ma che non riescono a pagare le bollette (per quello c’è una parola diversa in greco). Questa si riferisce a poveri mendicanti-che-vivono-nella-strada-rannicchiati-su-se-stessi. (La stessa parola usata da Giacomo al secondo capitolo della sua Epistola). Questi poveri, i poveri mendicanti, sopravvivono solo grazie alla gentilezza degli altri. Ugualmente a coloro che sono davvero poveri in spirito. Questa beatitudine non è un comandamento a diventare poveri in spirito, come se fosse un prerequisito per l’umiltà spirituale. Notate la differenza: queste persone non sono gli umili ma persone che sono state umiliate, coloro che hanno sperimentato la catastrofe, che hanno perso tutto e sono giunti allo stremo delle forze. Sono gli oppressi, gli abbattuti e depressi. 

In spirito. La parola per “spirito” (dal greco pneuma), significa anche vento o respiro. Potremmo dire che alle persone povere in spirito hanno tolto il vento dalle loro vele. La vita ha inferto loro un duro colpo e adesso sono senza respiro in ginocchio. Gesù ci promette che quando sentiamo appieno il peso del nostro fallimento, quando siamo privati della nostra auto-sufficienza spirituale, allora siamo pronti a vedere, abbracciare, e sperimentare il regno dei cieli qui e adesso. Molto probabilmente attraverso la gentilezza di altri cittadini del cielo che ci sono vicini. Se questo non è dove ti trovi adesso, va bene. Il resto del Sermone della Montagna potrebbe aiutarti a metterti in contatto con la tua bancarotta spirituale e aprirti al tuo bisogno di Dio. E nel frattempo puoi unirti ad altri fratelli e sorelle nel manifestare il regno alle persone che sono nella condizione di mendicanti spirituali.

Di loro è. Da notare l’uso del verbo al presente. Essere “benedetti” significa essere fortunati a causa delle proprie circostanze. Quindi, i poveri in spirito sono davvero benedetti perché, per via di Gesù, una circostanza più grande della loro povertà è adesso vera: sono già inclusi e benvenuti  nel regno dei cieli qui e adesso.

Il regno. La parola greca per “regno” (dal greco basileia) significa semplicemente una nazione o società governata da un re — una monarchia. Il carattere del re determina la qualità del regno. Un regno è un mondo in cui regna la volontà e il modo di agire del re. I confini di questo regno non sono geografici ma relazionali, ed è composto da tutti quelli che seguono Gesù come Signore.

Dei.  La parola “dei” (e anche di-del- della-dei-delle) può significare “che viene da” oppure “che è”. Per esempio, quando Gesù viene chiamato “Gesù DI Nazareth” questo titolo significa Gesù Gesù che viene da Nazareth. Non significa Gesù che è Nazareth. Sarebbe ridicolo. Ma quando diciamo il regno DELL’Arabia Saudita, intendiamo dire il regno che è L’Arabia Saudita — l’uno equivale all’altro. Quando Gesù parla del regno DEI cieli, intende entrambe le cose. Il suo regno è cielo, purchè comprendiamo che è il potere e la presenza del cielo sulla terra. E ancora di più, Gesù si riferisce al regno dei cieli nel senso che viene dal cielo e porta un modo diverso di vivere la nostra vita qui e adesso. Quando Gesù risponde a Pilato dicendo: “il mio regno non è di questo mondo” (Giovanni 18:36), non sta dicendo che il suo regno è lontano da qualche parte, ma che il suo regno non ha origine e non è alimentato dai sistemi di questo mondo. Il Regno dei Cieli che Gesù proclama è la realtà del cielo che trasforma la terra, una relazione alla volta, con la fede, la speranza e l’amore.

Cieli. La parola biblica per “cielo” o “cieli” (dal greco, ouranos) ha diversi significati stratificati. Può riferirsi al paradiso otre questa vita dov’è la dimora di Dio, ma può anche riferirsi semplicemente alla volta celeste (il cielo stellato), e anche al cielo dove volano gli uccelli, e persino all’atmosfera che ci circonda. La nostra idea di una dimora celeste nello spazio dove Dio siede sul trono, così come anche il nostro concetto di spazio, cielo, atmosfera – è tutto in quella parola:  ouranos. Infatti, quando Gesù dice il regno DEI cieli,  è sempre al plurale. Quando Gesù parla del regno dei cieli, dovremmo pensare al Regno di Dio tutto intorno a noi. Un regno che ha origine nella dimensione celeste, ma che esiste e si esprime nella vita adesso. Quando nella Bibbia leggiamo che  Dio parla dal cielo (come in Matteo 4:17; Atti 11:9), non è una voce potente e distante che grida da dietro le nuvole; è una voce intima e gentile, che ci sussurra al nostro fianco. Questo spiega anche perché, quando l’apostolo Paolo vuole dirci  he ha avuto la visione di un  Paradiso oltre questa vita, lo chiama “terzo cielo”, per assicurarsi che la sua audience, le persone a lui contemporanee, capissero la differenza (2 Corinzi 12:1-4). Dio non ci guarda da lontano, ma è presente insieme a noi, tutt’intorno a noi. L’atmosfera spirituale di Dio, come l’apostolo Paolo afferma dicendo: “Difatti in lui viviamo, ci moviamo e siamo” (Atti 17:18). Viviamo letteralmente nell’amore. Dio è dappertutto, e il regno di Dio si manifesta ogni volta che siamo leali a lui di modo che la sua volontà ed il suo modo di operare regna nella nostra vita.

CONFESSIONE (Una riflessione personale):

Per la maggior parte della mia vita, sono stato spiritualmente ricco, privilegiato, e sicuro. Durante quegli anni, queste beatitudini mi sembravano delle sdolcinatezze poetiche, che non riverberavano in me. Erano, in parole povere, noiose. Le saltavo sempre per andare dritto agli insegnamenti più eticamente impegnativi che vanno dal versetto 17 in poi del quinto capitolo.

Più recentemente, le Beatitudini sono divenute la mia salvezza. Le mie circostanze sono cambiate, e adesso so di avere più che mai bisogno della grazia. Sono rimasto sorpreso dal mio stesso peccato, svegliato dalla mia inadeguatezza, e sto leggendo la Bibbia in modo diverso.  Mi sento come un bimbo che fa i primi passi con Gesù. Dio, attraverso queste beatitudini, mi sta nutrendo della grazia di cui ho bisogno a piccoli bocconi, stile : “apri la bocca, ecco che viene il trenino”.

Quando dico che sto leggendo la Bibbia in modo diverso, non percepisco che le circostanze mi facciano leggere nel testo, proiettandoci dentro i miei bisogni. Piuttosto, credo invece che adesso io sia in grado di vedere quello che è sempre stato li, con meno distrazioni e con più nuda chiarezza: di grazia in grazia (Giovanni 1:16).

Nella versione del vangelo di Luca, Gesù usa il pronome “voi”, dicendo “Benedetti siete VOI che siete poveri, perché il regno di Dio è VOSTRO”. Gesù non sta semplicemente dichiarando dei principi generali del regno, ma li esprime in modo molto personale. Quando ora leggo le Beatitudini, immagino Gesù che parla lentamente, gentilmente, e guarda negli occhi le persone intorno a lui, persone che non si sentono benedette dalla vita, me incluso. E sento speranza.

COMMENTI (Pensieri sul significato e applicazione):

Le Beatitudini sono l’Overture della Sinfonia del Sermone di Gesù. Credo che siano le parole più significative che siano mai state pronunciate; la loro semplicità è ingannevole. C’è dell’oro sotto questa terra. ~ Frederick Dale Bruner (The Christbook)

Benedetti sono gli schiacciati, gli sputati, i traditi. ~ Paul Simon

Gesù comincia I suoi insegnamenti con pura grazia. Le Beatitudini sono pura benedizione. Non sono requisiti, comandamenti o richieste; vale a dire, non sono una lista spirituale di cose “da fare” e di “come farle”. Non dovremmo leggerle come se dicessero: “se fate X, sarete ricompensati con Y”. Non c’è pressione da performance qui. Non ci sono imperativi, a parte l’esortazione alla fine dell’ultima benedizione, nonostante, o forse a causa della loro condizione a: “rallegrarsi e giubilare”.

Possiamo leggere le Beatitudini come un invito a collaborare con l’opera dello Spirito nella nostra vita. Come il Frutto dello Spirito descritto in Galati 5:22-23, le Beatitudini dicono “questo è quello che lo Spirito di Dio vuole fare in te” piuttosto che “questo è quello che devi fare se vuoi avere lo Spirito di Dio in te”. Una volta che riconosciamo che tipo di opera Dio sta compiendo nel nostro cuore, possiamo percepire con più chiarezza le sue spintarelle e seguire lo Spirito, piuttosto che remargli contro. Anche questo è grazia.

Se cercate nella Bibbia, troverete che Gesù non pronuncia mai la parola “grazia”, e tuttavia la insegna costantemente. Nelle parabole come il Servo Ingiusto (Matteo 18:21-27), il Padrone Generoso (Matteo 20:1-16), e il Figlio Prodigo (Luca 15:11-27), Dio cancella i debiti, ci da più di quello che potremmo guadagnare, ignora le offese, ed organizza una festa quando ritorniamo a casa, senza puntare il dito con dei: “te-lo-avevo-detto-io” oppure “ecco-la-lista-delle-cose-che-ora-devi-fare”.

Alla sfida su: “come parlare sempre di grazia senza parlare sempre di grazia”, Gesù risponde con le Beatitudini.

Questo mi ricorda della parabola di Gesù del Fariseo e dell’Esattore delle Tasse (Luca 18:9-14). Il Fariseo era ricco in spirito e l’esattore delle tasse povero in spirito, e fu l’esattore delle tasse a ricevere le benedizioni di Dio. Per citare ancora Frederick Dale Bruner, un teologo contemporaneo:

Gesù è dalla parte di coloro che falliscono e che portano addosso questo fallimento. Per cui le parole iniziali del Sermone della Montagna sono piene di grazia. … Sono coloro che hanno la consapevolezza, con dolore e penitenza,  del proprio peccato che sono veramente giusti, e sono invece coloro che sono sicuri di essere giusti e di non avere bisogno di pentirsi che sono i veri peccatori. ~ Frederick Dale Bruner (The Christbook, A Commentary on Matthew)

Come nel primo passo del programma degli Alcolisti Anonimi, iniziamo con l’ammettere che siamo impotenti. Questa ammissione ci apre al secondo passo: arrivare a credere che esiste un Potere fuori da noi stessi che può sanarci. I poveri in spirito sono pronti a ricevere perché hanno smesso di credere a qualunque illusione di autosufficienza.

Quindi, forse cè qualcosa che possiamo fare in partnership con questa prima Beatitudine. Possiamo aprire i nostri occhi e ammettere quello che è già vero — non siamo spiritualmente autosufficienti. Non dobbiamo diventare poveri in spirito perché, se abbiamo occhi per vedere, siamo già poveri in spirito. Abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di Gesù, abbiamo bisogno del regno. Gesù presenta lo stesso concetto usando un’analogia diversa quando dice: In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18:3). I bambini non sono autosufficienti. Come i poveri mendicanti, i bambini devono affidarsi alla cura degli altri per sopravvivere. Quindi, alcuni di noi potrebbero aver bisogno di convertirsi, di cambiare il nostro modo di pensare e diventare come bambini. Altri potrebbero essere già in quello stato a causa delle circostanze della vita.

Se stiamo avendo difficoltà a riconoscere o ad abbracciare la nostra povertà in spirito, non preoccupiamoci. Continua a leggere il Sermone della Montagna e Dio lo potrà usare per aiutarci a cambiare e diventare come piccoli bambini, svuotati da qualsiasi autosufficienza morale o religiosa. Continuando a leggere saremo confrontati col nostro senso di colpa per omicidio (quando odiamo), per adulterio (quando bramiamo) e orgoglio (quando preghiamo o facciamo cose buone per essere visti) e idolatria (quando teniamo stretta la nostra ricchezza) e mancanza di fede (quando ci preoccupiamo) e sentenzialismo (quando ignoriamo la trave nel nostro occhio) e cieca auto-condanna (quando ci affidiamo al nostro potere spirituale e modo di agire per la nostra salvezza). Poi, quando i nostri occhi saranno aperti alla nostra povertà in spirito, potremo ricordarci che il regno dei cieli ci viene offerto come un dono gratuito della grazia.

[Per inciso: Da notare quanto ampia e inclusiva sia la Grazia di Dio nelle Beatitudini. Benché Gesù stesse insegnando ai suoi discepoli, non dice loro che queste benedizioni sono solo per i discepoli. Eccetto che per una eccezione — la beatitudine finale riguardo alla persecuzione che Gesù indirizza esclusivamente ai suoi discepoli — le persone benedette non sono una sotto-categoria di credenti ma gruppi di persone. In altre parole Gesù non dice “benedetti sono i credenti che sono poveri in spirito”; no, egli pronuncia queste benedizioni su chiunque sia povero in spirito o che cerchi la giustizia o che sia mansueto e misericordioso. Gesù parla a candidati per il suo regno. Queste sono promesse universali, e non possiamo impedire alla grazia di Dio di andare dove Dio vuole. Questa ampiezza della misericordia di Dio si incastra bene con l’insegnamento di Gesù nel vangelo di Matteo riguardo le Pecore e le Capre (Matteo 25:31-46; vedi anche Giovanni 5:28-29). In quella storia, Gesù descrive un giorno del giudizio nel quale egli va oltre la comunità dei credenti per raggiungere persone che, attraverso le loro azioni senza rendersene conto, lo hanno servito o si sono rifiutati di farlo. Le pecore e le capre non sono delle sottocategorie di credenti (da notare infatti che ne le pecore che le capre avevano mai sentito prima la “Parabola delle Pecore e delle Capre”) e qui nelle Beatitudini troviamo la stessa verità rivelata. La grazia di Dio è enorme e il suo regno è inclusivo].

Quindi, ti stai chiedendo se sei abbastanza povero in spirito? Non preoccuparti. Non devi fabbricarlo. Verrà il tempo quando le tue circostanze cambieranno e toccherai il fondo, oppure ti sentirai mancare le forze, e quando quello accadrà ricordati di questa beatitudine. Gesù sarà li ad aspettarti e tu sarai circondato dal suo regno.

I punti di riferimento della tua identità ti sono stati rimossi? Stato sociale, relazioni, apparenza, capacità? Assomiglia a una sorta di morte? Bene. Lascia che il vecchio muoia così che il tuo nuovo te, un cittadino a pieno merito del Cielo sulla Terra, può emergere.

Questa Beatitudine potrebbe spiegare perché molte persone fanno più piena esperienza di Dio durante momenti di transizione importante, di crisi, o di sconvolgimento: quando passiamo dall’essere ragazzi a divenire adulti, quando perdiamo il lavoro o una persona cara, quando le speranze e i sogni e i punti di riferimento della nostra identità stanno sparendo.

A volte sembra che le persone anziane siano più sintonizzate sulla frequenza del cielo, quando le cose di questa terra stranamente sbiadiscono. Visto da fuori, potremmo criticare la tendenza delle persone anziane ad avvicinarsi alla fede, ritenendola una stampella a cui si aggrappano per l’indebolirsi della loro mente e delle loro forze. Ma nella realtà, queste persone anziane stanno diventando sempre più povere in spirito. La loro identità di tutta una vita sta cambiando. Potrebbero aver perso parte del loro status sociale, ricchezza, relazioni, apparenza e le capacità che erano la fonte della loro autostima per la maggior parte della loro vita. Adesso sono più aperti al regno che è sempre stato loro.

Amici, invecchiare è duro e perdiamo molto. La nostra carriera  finisce, le risorse economiche finiscono, delle persone a noi care potrebbero non esserci più, la nostra apparenza cambia, la nostra salute si indebolisce, le nostre abilità diminuiscono, il nostro senso generale di stato o stima di noi stessi potrebbe diminuire. E tuttavia quello è precisamente dove Gesù ci aspetta con entusiasmo in una misura ancora più grande. Nella nostra debolezza diventiamo più aperti alla forza di Gesù (2 Corinzi 12:1-10).

Alcuni di noi potrebbero sperimentare questa povertà in spirito prima di invecchiare. Alcune circostanze che hanno coinvolto il nostro corpo o mente o le nostre relazioni, potrebbero già aver diminuito le nostre forze, il nostro status, o la nostra autostima e averci tenuto poveri in spirito. Gesù ci invita a vederne i vantaggi e ad aprire i nostri occhi alla sua presenza. Il regno dei Cieli è nostro qui e adesso.

Oh Grazia incredibile! Quanto è dolce quel suono che ha salvato un relitto come me. ~ John Newton

CONTEMPLA (passi delle Scritture che hanno a che fare con questo argomento e che possono arricchirne la nostra comprenzione):

Isaia 42:1-4; 61:1-3; 66:2; Matteo 9:12-13; 11:25-30; 12:7, 20; 18:1-5; 19:13-15; Luca 6:20; 18:9-14; 1 Corinzi 13:12; 2 Corinzi 12:1-10; Giacomo 1:19-20; 2:1-5

CONVERSAZIONE (Parlatene insieme, imparate insieme e crescete insieme):

  1. Cosa ti sta rivelando Dio su te stesso attraverso questo passo del vangelo?
  2. Cosa ti sta mostrando Dio su te stesso attraverso questo passo del vangelo?
  3. Quali punti di riferimento della tua identità o fonte di sicurezza nella tua vita potrebbero distrarti o confinarti in una povertà spirituale?
  4. Qual è la singola cosa a cui puoi pensare, credere o fare diversamente alla luce di quello che stai imparando?
  5. Quali domande stai ancora processando riguardo a questo argomento?

Grazie per camminare insieme a noi. Saremo felici di sentire i tuoi commenti e reazioni. Dio ti Benedica!