La volontà è una caratteristica fondamentale della psiche umana. Quando si ha la capacità di scegliere si ha anche la capacità di creare il futuro. L’universo, il cosmo diede inizio dal niente e si concretizzò. La volontà e la scelta sembrano essere la realtà base dietro il tutto. La discussione sul male e la sofferenza è inutile se si limita solo a filosofare su chi incolpare senza che uno prenda le proprie responsabilità.

Vorrei sfidare i nostri amici atei a considerare che esiste una mentalità del Dio dei vuoti in certe cerchie cristiane ma anche in quelle atee. L’ateismo dei vuoti sostiene che esistono delle domande per le quali la teologia non ha risposte e che dette lacune debbano essere riempite con l’ateismo. Deducono che siccome la teologia non è in grado di dare delle risposte a certe domande che ciò significhi che Dio non esiste. Quel tipo di approccio è discutibile e immaturo sia da parte dei cristiani che da parte degli atei. La sfida per le due sponde è di guardare l’evidenza positiva senza creare una visione di mondo basata sulle lacune o delle incapacità della parte opposta quando non è in grado di dare riposta a tutti i quesiti.

In questo studio sulla sofferenza e il male si cercherà di rispondere a diverse domande, alcune rimarranno senza risposta perché non conosciamo la risposta. Come persona di fede trovo difficoltà a parlare del tema del male senza chiedermi cosa posso fare per essere parte della soluzione. Gesù ha modellato per noi un approccio su questo tema che rifiuta di impantanare nel fango di un dibattito filosofico mentre qualcuno soffre. Gesù ha detto che se desideriamo essere i Suoi seguaci dobbiamo essere delle persone che quando vedono il male non pensano immediatamente alla filosofia ma piuttosto a come adoperarsi per dare una mano. Una volta che uno si coinvolge nel processo di aiutare a migliorare la situazione, a seguito si possono benissimo fare delle domande, partecipare a dei dibattiti di natura filosofica ed altro ma sempre mentre si è coinvolto in modo pratico ad aiutare. Nel Nuovo Testamento si trovano diversi esempi di come Gesù ha modellato detto approccio. Uno di miei preferiti è quando Gesù stava camminando insieme ai Suoi discepoli (Giovanni 9) e videro un mendicante cieco che chiedeva l’elemosina. Era un uomo che chiedeva aiuto e i discepoli invece di aiutarlo chiesero a Gesù quale fosse la fonte della sua cecità, era cieco a causa di suoi propri peccati o quelli di suoi genitori? Invece di accogliere l’opportunità di aiutare qualcuno che aveva bisogno scelsero di discutere la natura teologica del suo disagio e sull’origine del male senza neanche considerare il fatto che lui stesse sentendo le loro parole. La risposta di Gesù fu molto significativa, prima replicò in forma sintetica alla loro domanda di natura filosofica e subito dopo si mise all’opera. “Gesù rispose: «Né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma ciò è accaduto, affinché siano manifestate in lui le opere di Dio” (Giovanni 9:3). Il passo è stato parafrasato in una traduzione moderna della Bibbia in inglese chiamata “The Message” e dice così: “State chiedendo la domanda sbagliata. State cercando qualcuno da incolpare, non c’è nessun rapporto di causa-effetto nel suo caso. Focalizzatevi invece su ciò che Dio è in grado di compiere”. La domanda dei discepoli era basata su una visione di mondo del primo secolo. Gli ebrei nei giorni di Gesù rifiutavano il concetto della rincarnazione e avevano ancora una leggera comprensione karmica del male. Secondo il loro pensiero se accadeva qualcosa di male era a causa del proprio peccato o quello dei loro antenati. Credevano nelle maledizioni generazionali. Il Nuovo Testamento ha spezzato detta maledizione e dalla venuta di Cristo ogni individuo è responsabile per il suo proprio peccato. Nel primo secolo si riteneva che se un bambino nasceva con un difetto che la colpa fosse del peccato commesso dai suoi genitori o dai suoi antenati. L’altra opzione era che il bambino avesse peccato mentre era ancora dentro l’utero della madre. Per loro la sofferenza equivaleva ad una punizione, ad una resa dei conti. Gesù ha categoricamente rifiutato il concetto del karma a qualsiasi livello. Quando uno passa delle difficoltà e si devono affrontare delle sofferenze della vita non possiamo presupporre che sia a causa di qualcosa che abbiamo fatto personalmente. A volte compiamo degli atti che ci portano scompiglio ma ciò non dovrebbe essere l’ipotesi di base, specialmente nei cerchi cristiani. Tristemente a volte lo è ed è qualcosa di molto sbagliato. Gesù ci ha chiesto di non presumere che qualcuno abbia peccato di più, quindi che si meritino la sofferenza che stanno affrontando. Gesù spaccò il concetto del karma e aggiunse che quando si vede una situazione difficile o di bisogno che dovremmo darci da fare vedendola come un’opportunità per collaborare con Dio e di portare la Sua gloria. Gesù si mise all’opera subito e guarì l’uomo cieco restituendoli la vista e per dare dimostrazione di ciò che stava spiegando.

Il nostro mondo è ferito, una ferita è un’analogia che illustra molto bene ciò che il male è. Tomaso d’Aquino disse che il male sia la deprivazione del bene. Il male è il bene corrotto. Il male non è una forza indipendente o una nuvola nera alla ricerca di dove posarsi. Il male non è una cosa ma piuttosto l’assenza di essa. Una ferita è una parte del corpo che è stata corrotta e non può esistere indipendentemente da qualcosa che dovrebbe essere in salute. Il male è un tipo di ferita sulla creazione, una corruzione di ciò che dovrebbe essere buono. Cerchiamo di visualizzare un atto malvagio che non sia la corruzione di qualcosa che originalmente era buono. Alcuni esempi potrebbero essere degli omicidi, cosa sono? La distruzione della vita e delle sue relazioni creando lutto e dolore. Un altro esempio è lo stupro, l’abuso del sessualità per creare odio piuttosto che l’amore. L’amore bello e la sessualità sana sono stati abusati e pervertiti dall’atto dello stupro. Mentire è l’abuso e l’erosione della fiducia, la corruzione di una relazione mascherandosi di verità. La fiducia, la verità e le relazioni vengono corrotte dal dire delle bugie. Le malattie sono un deterioramento della salute, un attacco ad un corpo sano e funzionale che è stato corrotto da essa. I disastri naturali distruggono la vita e delle invenzioni umane che vengono spesso spazzate via. Ciò che noi denominiamo malvagità e sofferenza in realtà è qualcosa che originalmente era buono. In assenza del concetto di Dio come mai abbiamo una percezione intrinseca del mondo che ci circonda e di come dovrebbero essere le cose? Perché vediamo il male come se fosse qualcosa di reale senza Dio? Il male può concretizzarsi soltanto se il bene lo è. Se riteniamo che niente sia genuinamente, intrinsecamente e obbiettivamente buono allora niente potrebbe essere obbiettivamente malvagio. Se non esiste Dio per esempio, allora gran parte della sofferenza e della morte, della distruzione dei più deboli o dei bimbi nati con difetti, di coloro che hanno un cuore debole o di coloro che sono anziani e fragili sono solo parte del processo continuativo della selezione naturale. Secondo questo filo di pensiero, l’AIDS nell’Africa è il modo che la natura ha per affrontare il controllo della popolazione, un mondo dove solo i più adatti sopravvivevano.

Da dove proviene quel senso intrinseco di bontà oggettiva se non da Dio stesso, da quella mente e volontà originali che ci infonde con un istinto per il bene, per ciò che dovrebbe essere. Come mai crediamo che ci sia qualcosa che non va nel mondo? Se non c’è Dio non si può affermare che il mondo non vada bene perché semplicemente tutto fa parte della selezione naturale.

Ho guardato l’intervista di Scott Derrickson, il direttore cinematografico del film “The Exorcism of Emily Rose” (L’esorcismo di Emily Rose, 2005). Uno degli aspetti affascinanti di quel film è il direttore cinematografico che ha voluto porre l’argomento di Dio all’ordine del giorno coinvolgendo le persone e facendole riflettere sulla possibilità dell’esistenza di Dio. E’ possibile che esista un mondo spirituale buono? Un film che parli di un Dio buono e benevolo non vende quindi per parlare di quel tema ho dovuto sollevare la questione: “E’ possibile che il male genuino esista?”. Se ciò fosse vero allora per forza dev’esistere qualcosa che sia veramente buono. Se esiste un male spirituale reale allora lo stesso si applicherebbe ad un bene spirituale. Quindi per vie traverse quel film è un meraviglioso case study che argomenta a favore dell’esistenza di Dio. Il male stesso è la corruzione di ciò che è bello. N.T. Wright spiega il concetto del male utilizzando l’analogia di una grossa buca sulla strada che potrebbe danneggiare la macchina o se in bicicletta potrebbe farci cascare. Cos’è una buca? Una buca non è altro che l’assenza di qualcosa e quell’assenza ha il potenziale di creare scompiglio e provocare danni.

Quattro premesse filosofiche per cercare di spiegare il male sono le seguenti:

a) Dio esiste

b) Dio è tutto bontà

c) Dio è onnipotente

d) Il male esiste

Il dilemma con le precedenti premesse è il seguente: se si afferma di credere in tre si deve rifiutare la quarta. Per esempio, se si afferma di credere le prime tre ciò significherebbe che si crede in universo privo di male. Il male esiste, lo sappiamo. Perciò se si rifiuta la prima premessa ciò farebbe di noi degli atei. Si potrebbe allora rifiutare la seconda premessa che afferma che Dio sia tutto bontà scegliendo di credere nella Sua esistenza ma ciò significherebbe accettare il fatto che Lui sia malvagio. Vorrei fare una parentesi, secondo me esistono tanti atei che in realtà credono in Dio ma che lo odiano. In quel caso loro escluderebbero la seconda premessa, ciò spiegherebbe la grande rabbia che hanno quando si esprimono contro un Essere Celeste il quale dichiarano non esista. Se si sceglie di rifiutare la terza premessa si sceglierebbe di credere in un Dio limitato. Rifiutare la quarta premessa sarebbe dichiarare che nel nostro pianeta non esista il male e conseguentemente rifiutare anche l’esistenza di Dio, si potrebbe concludere che non sia il male all’opera in questo mondo ma la natura all’opera.

La terza premessa dovrebbe essere reinterpretata. Vorrei discutere che Dio sia limitato in un certo modo e sta cercando di fare del Suo meglio non riuscendo a far funzionare questo mondo come vorrebbe. Un altro modo di interpretare la terza premessa è che Dio non sia limitato per natura ma che crediamo che la Bibbia insegni che Dio sceglie di limitare il Suo utilizzo di potere aprendo le porte alla possibilità di costruire delle relazioni con le creature che sono state create a Sua immagine. Una relazione diventa difficile se uno dei due ritiene che solo ciò che lui o lei dice conti senza concedere nessun potere decisionale all’altro. Nina, la mia moglie è stata assente da casa per una settimana, in questo tempo ho notato che come scapolo vivo in modo diverso: sento di essere al comando nel mio mondo di fantasia, nel mio regno, potevo mangiare, uscire e fare quel che volevo in ogni momento. Uno scapolo può vivere in quel modo da solo ma quando sceglie di sposarsi deve aspettarsi, anticipare e decidere volutamente di trattenere il senso di privilegio personale, irresponsabilità o di potere decisionale illimitato e decidendo di condividere il suo spazio con un coniuge e di costruire una relazione genuina non trattando la sua moglie come una possessione come un partner. In quel caso si sceglie di limitare il proprio potere decisionale e di non fare solo ciò che uno vuole sempre ma di invitare un’altra volontà nella realtà della vita quotidiana. Il libro della Genesi descrive come Dio scelse di fare qualcosa di molto rischioso quando ci creò, ci creò a Sua immagine e somiglianza. Lui chiamò una sposa (noi) in esistenza e desidera avere una relazione con noi. “Poi DIO disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame e su tutta la terra, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Così DIO creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di DIO; li creò maschio e femmina. E DIO li benedisse; e DIO disse loro: «Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e sopra ogni essere vivente che si muove sulla terra» (Genesi 1:26-28). Dominare la creazione non significa che dovremmo forzare tutto a fare ciò che vogliamo ma che dovremmo prenderci cura di essa. Dio ci ha lasciato la responsabilità. La Bibbia potrebbe aver raccontato la storia dell’umanità senza menzionare la parte che l’uomo sia stato creato a Sua immagine. Lui potrebbe aver detto che nel sesto giorno Dio creò la Sua creazione più gloriosa: l’uomo e la donna a chi affidò la cura della creazione e che sono l’apice della sua ingegnosità. Potrebbe aver detto qualsiasi cosa per farci sentire speciali ma la Bibbia va oltre e ci mostra qualcosa che è completamente inutile se non fa un punto: Lui aggiunse che ci ha creato non solo speciali ma che siamo fatti come Dio, nella Sua immagine e somiglianza donandoci una volontà e la libera scelta. Da quel momento in poi ciò che accade nella creazione fa parte del compito sia dell’uomo che da Dio, Dio ci ha dato dominio sulla Creazione. Dio ha fatto qualcosa di molto rischioso essendo consapevoli che il fatto di creare un’altra volontà a Sua immagine e somiglianza che avrebbe scelto di limitare la Sua travolgente natura per poter così co-creare il futuro insieme. Il resto della storia della Bibbia consiste proprio in quello, Dio potrebbe aver fatto le cose in un modo molto più efficiente, meglio e con molto meno peccato, sofferenza e dolore ma si è limitato una volta dopo l’altra così di poter dare all’umanità un’altra opportunità per crescere e per fare delle scelte che potrebbero portare tutti verso un futuro migliore. Nel primo capitolo della Genesi c’è un “noi” nel dialogo, Dio comunica con qualcun’altro all’interno della Sua mente divina. La base della mente di Dio il creatore è intrinsecamente relazionale, c’è comunità nell’unità. Non è una dottrina completa della Trinità in questo verso ma ci incammina nella direzione della relazionalità come base della mente del Creatore, Lui creò due persone in relazione insieme che Lui chiamò fatti a Sua immagine parlando con Se stesso al plurale. Alcuni teologi hanno postulato che Dio stesse comunicando con gli angeli, chiedendo a loro di aiutarli a creare. Certamente ciò contrasta con ciò che la Bibbia dice in altra parti, per esempio: “Così dice l’Eterno, il tuo Redentore, colui che ti ha formato fin dal seno materno: «Io sono l’Eterno che ho fatto tutte le cose, che da solo ho spiegato i cieli e ho distesa la terra; chi era con me?” (Isaia 44:24). Dio creò la terra e l’universo senza l’aiuto di nessuno. Dio ci creò a Sua immagine e somiglianza ma ovviamente non siamo co-dei, siamo degli esseri finiti ma rappresentiamo delle versioni finite dei portatori delle Sua immagine limitati. Dio ci ha creato e da quel momento in poi si è auto limitato per poter così co-creare il futuro insieme a noi.

Dio è la nostra ipotesi di base; Lui è il Creatore del mondo e dell’intero cosmo. Il problema è che sul nostro pianeta osserviamo l’esistenza degli omicidi, dello stupro, degli abusi e orrori del genere. Come si fa a spiegare che Dio sia un Dio pieno di bontà quando accadono cose orribili come quelle. I critici sottolineano che se esiste un Dio veramente allora che Lui sia il responsabile del male e se è così che Lui sia malvagio, altri invece sostengano che Dio non esista. Seguendo il loro filo di pensiero se togliamo Dio di mezzo e cancelliamo la Sua esistenza si rimane lo stesso con un mondo pieno di violenza e di male. Su questo punto i teisti e gli atei potrebbero trovarsi d’accordo, Dio non è l’origine del male sia che uno creda in Dio o no. Gesù ci guida in un’altra direzione: noi esseri umani siamo stati fatti a immagine di Dio e Lui ci ritiene responsabili per il nostro contributo verso la Creazione, un contributo che non è sempre stato positivo.

“…sono le cose che escono dall’uomo quelle che contaminano l’uomo…” (Marco 7:15). Gesù pronunciò dette parole in riferimento al legalismo religioso, le tradizioni e dei codici dietetici appartenenti a quella cultura. “…«È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo» (Marco 7:20-23). Ciò che abbiamo dentro poi trasmettiamo al mondo. Il cuore umano è la genesi di tutto quell’elenco di peccati. Con Dio in mente possiamo chiedergli di influenzare i nostri cuori aiutandoci a tornare a riflettere l’immagine di Dio. Se Dio influenza i nostri cuori possiamo collaborare con Lui per influenzare il mondo. Così invece di abusi e altre cose terribili possiamo trasformare il mondo in qualcosa di positivo seminando gioia, pace, bontà, perdono e gentilezza. Dio permise che esistesse la possibilità del male ma siamo stati noi a concretizzarlo.

Come comunità di fede promuoviamo l’aiutare delle realtà locali e non donando il nostro tempo, attenzione e anche contribuendo finanziariamente quando possibile. L’enfasi sul tema del male e della sofferenza non dovrebbe limitarsi al chiederci perché accadono delle cose cattive ma piuttosto metterci all’opera coinvolgendoci nel aiutare a guarire le ferite di questo mondo. Ciò dovrebbe essere la nostra chiamata. Siamo stati chiamati ad essere cocreatori di un futuro migliore con Dio ma riconosciamo che Dio non ci ha passato la palla mentre Lui ci osserva da lontano, Lui collabora insieme a noi e non ci ha lasciati da soli. La storia dell’incarnazione è la seguente: noi serviamo un Dio che è diventato uno di noi scegliendo di soffrire, sa cosa significa essere umano. Chi punta il dito su Dio accusandolo di essere il perpetratore del male dovrebbe affrontare il fatto che quel Dio scelse di offrire la Sua vita diventando la più grande vittima del male. “Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione” (2 Corinzi 5:19). Dio attraverso Cristo soffrì e si è riconciliato con noi e ora cerca di riportarci a vivere come avremmo dovuto vivere dall’inizio. Lui ci perdona per averci traviato e ci incoraggia a ricominciare. Lui ci chiama poi a diventare degli agenti della riconciliazione. “Perché sono cristiano? Un motivo è la croce di Cristo, invero non potrei mai credere in Dio se non fosse per la croce. La croce è ciò che dà a Dio la Sua credibilità. L’unico Dio in cui credo è Colui che Nietzche ridicolizzò chiamandolo il Dio crocifisso.  In un mondo di sofferenza come il nostro, come si potrebbe adorare un Dio che fosse immune al dolore?” (John Stot, filosofo e teologo).

Preghiera: Padre Celeste, il mio cuore è incoraggiato sapendo che quando grido a te nei momenti di dolore, lo faccio a un Dio che mi comprende e che entra in empatia con me davvero. Ti ringrazio che possiamo comunicare con un Dio che non ci ha lasciato da soli con un enorme compito davanti a noi da soli o il contrario, non ci ha messo da parte facendo tutto Lui. Ti ringrazio per averci chiamato a collaborare con Te. Prego che possiamo essere sia a livello individuale che comunitario dedicati a camminare mano nella mano insieme a Te per fare una differenza in questo mondo. Nel nome di Gesù, amen.