Alcuni degli argomenti di dibattito insensati più comuni tra gli atei e i teisti riguardano il tema della fonte dei principi morali. I cristiani di solito danno inizio al dibattito affermando che il non credere in Dio si traduca nel non avere le fondamenta per i principi morali e perciò si finisce per vivere una vita licenziosa e libertina. Un’offesa per tutti gli atei che vivono in modo decente e normale. L’altro problema con una dichiarazione del genere da parte dei cristiani è che si sta proclamando che la fede in Dio ci dia dei principi morali quando non è così, la Bibbia non lo dice. Dio ci dà dei principi morali ma non grazie alla nostra fede in Lui.
Dall’altra parte per controbattere all’affermazione da parte dei cristiani diversi autori come Hitchens, Harris, Dennett, Dawkins e altri hanno evidenziato quanto ridicolo sia il fatto che l’essere umano non avesse avuto il senso del giusto e dello sbagliato fino al giorno in cui Dio diede a Mosè i dieci comandamenti e all’uomo divenne evidente che mentire, uccidere e rubare non fossero azioni giuste. Per gli autori sembra davvero assurdo che l’uomo fosse sopravvissuto vivendo nel caos assoluto e sterminandosi a vicenda assumendo che comportarsi in quel modo fosse giusto fino all’arrivo della legge. La realtà è che c’è sempre stato un senso del giusto e dello sbagliato nell’uomo come evidenziato dalle prime civilizzazioni precedenti a Mosè.
Gli atei non hanno tutti torti, in questo caso stanno solo argomentando contro delle dichiarazioni sciocche da parte dei cristiani. Il problema si pone però quando nessuna delle parti fa attenzione ai fatti. La Bibbia non afferma che i principi morali fossero arrivati all’uomo per via dei dieci comandamenti. Il nostro senso del giusto e dello sbagliato proviene anzitutto dal fatto che siamo stati creati a immagine di Dio. Essendo stati creati a Sua immagine, il senso del giusto e dello sbagliato è già parte di noi. Perciò come teisti, crediamo che i principi morali provengano da Dio e non da una fede dichiarata in Lui. Un punto importante da tenere presente perché nella maggior parte dei casi, gli atei e i credenti si scontrano mancando ciò che le Scritture dicono in realtà. Citerò la Bibbia perché è stata messa sotto scrutinio da Hitchens, Dawkins e Harris.
“Infatti quando i gentili, che non hanno la legge, fanno per natura le cose della legge, essi, non avendo legge, sono legge a se stessi; questi dimostrano che l’opera della legge è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza, e perché i loro pensieri si scusano o anche si accusano a vicenda” (Romani 2:14, 15). Da questi passi possiamo comprendere che siamo stati fatti a immagine di Dio e che i principi morali sono innati sia nei credenti che nei non credenti. Questo è solo un singolo esempio di come sia i cristiani che gli atei a volte perdono il punto e affermano delle sciocchezze.
Quando si trattano argomenti di natura scientifica spesso si scoprono delle grandi menti in contrasto l’una con l’altra che rappresentano due o più modi di intrepretare la stessa prova. Uno dei modi di valutare sia la scienza che la filosofia è chiedersi: “si sta parlando di qualcosa della quale sono già a conoscenza?” “Queste grandi menti dell’ambito scientifico o filosofico commentano anche sui temi o campi di studio del quale sono informato bene?”. Osservare come dette menti lasciano che l’evidenza parli da se rappresenta un buon modo per valutare. Dopo aver costatato, si riesce ad avere più fede in loro e per addentrarsi in reami nei quali non si è tanto preparati.
In questa serie valuteremo i precedenti degli atei quando commentano sulla Bibbia o sulla fede cristiana, ci chiederemo: “sono ben informati?”. Scopriremo che molti anche quando non dovrebbero essere così ingenui, spesso manipolano l’informazione per renderla sensazionalistica invece di lasciare che i fatti parlino da sé.
Tre aree dove delle persone estremamente intelligenti dicono delle cose veramente sciocche sono le seguenti:
- Utilizzo di argomenti filosofici per spiegare il perché la scienza sia superiore alla filosofia. Anthony Flew (filosofo britannico) ha riferito che Richard Dawkins in gran parte dei suoi scritti si esprime come filosofo. Flew spiega che Dawkins incoraggia ad analizzare il perché si dovrebbe affrontare un tema in un certo modo (una disciplina filosofica) per poi arrivare alla conclusione che la scienza sia l’unica disciplina qualificata in grado di giudicare se Dio esiste o no. Dawkins lo afferma perché la scienza misura ciò che è misurabile; stima l’evidenza quantificabile. La scienza segue un metodo ben definito: prende le prove, le processa e alla fine arriva ad una conclusione. Siccome secondo Dawkins la scienza non dà una prova certa di Dio, anzi, non dà nessuna prova di Dio, lui ritiene che solo gli scienziati come lui possano avere l’autorità piena nel dibattito e che chi non è un scienziato non possa rappresentare l’autorità massima nell’ambito della discussione sull’esistenza di Dio. Se il discorso vi sembra un po’ egocentrico, avete ragione; lo è. Approfondire se la scienza dovrebbe o meno essere l’autorità massima nel dibattito della fede non è un argomento che appartiene al campo scientifico. Quando Dawkins si perde nel filosofare su quel tema in realtà sta indossando le vesti di filosofo e non di scienziato.
- Capire la Bibbia al contrario. Questo punto verrà reso noto in questa serie perché è assai evidente dai loro scritti. David Marshall, (scrittore cristiano americano) ha segnalato i modi lampanti in cui diversi autori atei non hanno compreso ciò che la Bibbia dice. Dawkins in particolare si è contraddistinto in modo negativo insieme ad altri per il fatto che quando sono stati corretti per aver mal interpretato un passo o dei passi biblici da parte di chi è un’autorità in quel campo, invece di correggere i loro errori hanno continuato a pubblicare lo stesso errore apposta ignorando il fatto che l’informazione non fosse coerente con i dati.
Un esempio è il mal interpretare o la rappresentazione errata del termine “canone”. Nel mondo teologico è un termine che sintetizza il procedimento e l’unità di misura tramite la quale furono scelti i libri della Bibbia. La prassi di scegliere quali libri includere e quali no, chi doveva avere l’autorità per farlo e chi no, fu denominato “canone”. Su questo tema in particolare Dawkins dichiarò con grande sicurezza lo seguente: “I quattro Vangeli che diventarono “canonici” furono scelti, più o meno arbitrariamente, tra una rosa di almeno una dozzina, tra i quali erano compresi quelli di Tommaso, Pietro, Nicodemo, Filippo, Bartolomeo e Maria Maddalena. A questi Vangeli fece riferimento Thomas Jefferson nella sua lettera al nipote: “…dovresti leggere tutte le storie di Cristo…”. (Tratto dal libro “L’illusione di Dio”). I paragrafi che susseguono la citazione nel libro spiegano in dettaglio alcune delle storie ovviamente mitiche descritte nel Vangelo di Tommaso e quindi Dawkins dedicò un’intera pagina per porre la domanda del perché non furono incluse nella Bibbia. Il problema è che non esistono delle storie nel Vangelo di Tommaso. Penso che si riferisse al Vangelo dell’infanzia di Tommaso, un documento totalmente diverso. Il Vangelo di Tommaso è una raccolta di aforismi e di insegnamenti vari e quindi essendo privo di narrativa non può essere elencato sotto la categoria di Vangeli di narrativa greco-romana della vita di Cristo.
Il secondo errore contenuto in quell’affermazione è che il Vangelo di Maria Maddalena non esiste. Esiste il Vangelo di Maria. Anche se è un errore minimo ciò dimostra una ricerca scarsa. Un’altra cosa da contestare è la frase dove espresse che i Vangeli “…furono scelti più o meno arbitrariamente…” , un’affermazione falsa. I quattro Vangeli furono scelti perché erano gli unici documenti del primo secolo, tutti gli altri testi furono scritti dal secondo secolo in poi, generazioni dopo Cristo. Il primo Vangelo gnostico ad essere stato scritto è il Vangelo di Tommaso, datato all’inizio del secondo secolo.
Che tutti i quattro Vangeli inclusi nella Bibbia appartengano al primo secolo non è discutibile. Esiste un dibattito tra i cristiani conservatori che sostengono che i Vangeli siano stati scritti prima (sempre durante il primo secolo) e i cristiani liberali che affermano che siano stati scritti più tardi. Perciò ribadisco che i quattro Vangeli canonici furono scelti perché considerati più validi dal punto di vista storico perché documenti del primo secolo.
Un altro errore clamoroso da parte di Dawkins è che disse che Thomas Jefferson (terzo presidente degli Stati Uniti 1743-1846) nella lettera al nipote gli avesse consigliato di leggere i Vangeli gnostici. Qual è la fallacia logica di detta affermazione? Il fatto che il primo Vangelo gnostico fosse stato scoperto nel 1945, un secolo dopo la sua morte.
Voglio far presente che Dawkins, Hitchens, Harris e Dennett siano delle menti brillanti ma fallaci come qualsiasi essere umano.
Un tema spesso presente tra le pagine dei libri di Dawkins, Hitchens, Harris e Dennett è che la Bibbia incoraggi la violenza. La Bibbia non incoraggia la violenza ma racconta il perché la violenza non funzioni. L’Antico Testamento è pieno di esempi dove la violenza fu utilizzata come mezzo ma alla fine non riusciva nel suo compito e la narrativa non incoraggia la violenza anche in quelle occasioni. Nella Bibbia si trovano anche degli atti di violenza non comandata da Dio ma solo descritta. Dawkins ha menzionato delle storie di estrema violenza nell’Antico Testamento, atti ai quali Dio era totalmente opposto spiegando che la Bibbia insegna a comportarsi in quel modo quando invece la realtà era tutto il contrario. Nelle occasioni quando Dio ordinò di commettere atti violenti, lo fece alla nazione di Israele per portare a termine un compito specifico relegato ad un momento particolare. La violenza non è mai stata considerata un precetto universale o considerato il modo di vivere per il popolo di Dio. Il popolo di Dio in quel tempo era la nazione di Israele, un regno terreno e come tale aveva bisogno di utilizzare la violenza o la minaccia di violenza per sopravvivere in un mondo caduto, per procurarsi terreno, per difendere i loro confini e anche per punire dei reati all’interno dei confini. Una nazione non può sopravvivere senza la violenza o la minaccia di violenza sia fuori che dentro i confini del mondo tutt’oggi, se non lo facesse cesserebbe di esistere come nazione. Se gli Stati Uniti di America decidessero di essere una nazione pacifista potrebbero essere invasi da chiunque.
Siccome Israele era un regno terreno nell’Antico Testamento, la violenza fu presente nella sua storia ma sempre evidenziando la sua futilità; un giorno il Messia sarebbe arrivato e avrebbe insegnato loro un modo migliore di vivere.
La narrativa nell’Antico Testamento indica la strada verso la venuta di Cristo, Lui è Colui che ha piena autorità e insegna cosa significhi stabilire, far parte di e combattere per un Regno spirituale. Un Regno che non appartiene a questo mondo. Il nostro combattimento non è contro sangue e carne. Le persone non sono il nemico ma vittime del nemico. Le storie di violenza evidenziano ciò che non funziona e anche il cuore di Dio che indica la strada verso ciò che funzionerà: gli insegnamenti pacifici di Gesù.
Ritengo che gli autori atei articolati e ben preparati che stiamo approfondendo dovrebbero averlo compreso ma ho come la brutta sensazione che lo abbiano fatto, ma non hanno desiderato ammetterlo. Causa sempre più scalpore sottolineare certi racconti biblici per rimarcare quanto cattiva sia la Bibbia.
Un altro punto fatto da Hitchens, Harris e Dawkins è che la Bibbia incoraggia del pregiudizio verso le persone di un certo livello e non. E’ affascinante come abbiano affrontato questo tema nei loro scritti, ognuno ha coperto un aspetto diverso dello stesso tema in modo esclusivo. Uno ha detto che la Bibbia incoraggia il pregiudizio perché è pro-ebraica e fa sentire a chi non lo è come se fosse un essere umano di seconda classe concludendo che Dio si interessi soltanto degli ebrei. Un altro ha detto che la Bibbia sia anti-ebraica perché nutre il pensiero che gli ebrei siano degli esseri umani di seconda classe. È ovvio che non si sono scambiati dei dati fra di loro anche se si citano a vicenda. Per esempio Sam Harris disse: “L’antisemitismo è intrinseco per entrambi la cristianità e l’islam. È una parte integrante della dottrina della chiesa così come un arco rampante lo è per una cattedrale gotica”. Richard Dawkins dall’altra parte affermò: “Gesù limitò la prospettiva della salvezza ai suoi connazionali ebrei, secondo la tradizione veterotestamentaria, l’unica che conosceva”. Entrambe dichiarazioni sbagliate. La tradizione veterotestamentaria dell’Antico Testamento inizia con la chiamata di Abrahamo. La promessa ad Abrahamo da parte di Dio è stata che Lui lo avrebbe fatto diventare padre di molte nazioni e una benedizione per il mondo intero. Più tardi Dio formò un popolo particolare con una chiamata speciale così che attraverso loro si potrebbe in modo concreto diventare una benedizione per tutto il mondo. Una chiamata di proposito, di missione, una chiamata priva da esclusioni. Dio scelse Abrahamo dando a lui la visione di benedire il mondo insieme tramite i suoi discendenti.
Alcuni ebrei religiosi all’epoca di Gesù interpretarono il concetto di “prossimo” attribuendolo solo a chi era ebreo. Quindi “amare il prossimo e odiare i nemici” aveva un significato molto ristretto. Gesù travolse tale idea insegnando l’opposto ed introdusse il concetto dell’amare i nemici. In un’occasione fu chiesto a Gesù: “«E chi è il mio prossimo?» e Lui rispose con la parabola del buon Samaritano, i samaritani erano considerati nemici degli ebrei. Gesù fece diventare un personaggio del genere l’eroe della storia incoraggiando tutti a seguire il suo esempio. Cristo particolarmente in questa parabola dimostra che il “prossimo” non siano solo gli ebrei. La Bibbia non esclude chi non è ebreo ma il popolo ebraico ha avuto una chiamata particolare, quella di accogliere e di preparare la via per il Messia che poi aprì il cerchio ancora di più invitando ebrei e gentili a vivere insieme e dimostrare al mondo il miracolo sociologico fenomenale di unità. Un evento senza pari nel pianeta.
” Io ho anche delle altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore” (Giovanni 10:16). Gesù spiegò a chi lo seguiva che altre persone si sarebbero unite a loro. Perciò il punto che fece Dawkins dove affermò che Gesù offrì la salvezza soltanto agli ebrei e che non gli importasse niente degli altri non sta in piedi. Dawkins dà l’impressione anche che gli autori delle Scritture sarebbero scioccati di scoprire che ai gentili gli fosse stato permesso di diventare cristiani. Un altro fatto che viene smentito dagli insegnamenti di Cristo. La prima generazione di leader cristiani scrisse dei pensieri radicali come il seguente: “Non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28). Direi che sia una dichiarazione piuttosto inclusiva.
L’affermazione di Harris che la Bibbia sia anti-semita è veramente sbagliata ed è basata su una mal interpretazione o errata rappresentazione di un testo del Nuovo Testamento.
L’apertura del Gesù storico non è discutibile. “In una società governata da un sistema di purificazione, l’apertura del movimento di Gesù incarna una visione sociale alternativa radicale” (Marcus Borg). “In contravvenzione all’ordine sociale, Gesù era socialmente promiscuo” (Robert Funk). Alcuni esempi sono quando Gesù accettava degli inviti a cena sia da parte dei ricchi che da parte dei poveri, frequentava sia i religiosi che i peccatori. Gesù era un individuo considerato davvero socialmente promiscuo perché non socializzava soltanto con un gruppo particolare di persone e non si identificava solo con un strato della società ma estendeva il suo invito a tutti. In particolare agli emarginati.
Secondo Dawkins, Harris, Hitchens e Dennet la Bibbia aumenta il senso di colpa e della vergogna. Ritengo che detta dichiarazione da parte degli autori atei sia comprensibile perché è fondata su degli insegnamenti sciocchi cristiani.
All’interno di molte cerchie cristiane si ritiene che per comprendere l’identità umana bisogna partire dal fatto che siamo dei peccatori, un concetto piuttosto demoralizzante. La realtà è che la Bibbia non lo indica. I cristiani liberali dall’altra parte vanno all’altro estremo soffermandosi sul fatto che gli esseri umani siano sempre meravigliosi evitando degli aspetti negativi come il fatto che l’essere umano sia egoista di natura e che spesso faccia del male agli altri. Siamo dei peccatori, un fattore che non indica però il nostro punto di partenza.
Dei teologi, insegnanti e pastori conservatori arrecano danni al testo biblico quando affermano che il punto di partenza per comprendere la nostra vera identità è l’essere consapevoli di essere dei peccatori sporchi e marci, incapaci di fare qualsiasi cosa che potrebbe rendere onore o essere piacevole a Dio. Secondo loro, non importa quanto uno provi ad essere una brava persona, Dio è disgustato di noi. Siamo nati nel peccato, modellati nell’iniquità e infatti, tutte le nostre buone opere agli occhi di Dio sono dei panni sporchi. Essere consapevoli di questi fatti spesso rappresenta il punto di partenza per comprendere chi siamo davvero in gran parte del mondo cristiano. Ciò incoraggia una dipendenza estrema sulla misericordia di Dio al punto che l’unica cosa che ci resta da fare è abbandonarci alla misericordia di Cristo. Diciamo che l’obbiettivo è giusto ma il modo per raggiungerlo no.
Anzitutto, il punto di partenza per comprendere chi siamo davvero è che siamo stati creati a immagine di Dio. Siamo dei portatori dell’immagine di Dio e siamo la Sua rappresentazione su questo pianeta. Siamo qui per prenderci cura della creazione. Dio ci ha donato autorità sulla creazione ma detta autorità è l’autorità di un servo come Gesù ci dimostrò. Abbiamo il potere per impattare questo pianeta in modi positivi. Siamo dei portatori dell’immagine di Dio gloriosi e infinitamente preziosi ma allo stesso tempo rotti e disfunzionali. Da una prospettiva biblica, entrambi gli aspetti sono veri ma il punto di partenza o la fine dell’essere umano non è la rottura. “E noi siamo stati tutti quanti come una cosa immonda, e tutte le nostre giustizie sono state come un panno lordato; siamo tutti quanti scaduti come una foglia, e le nostre iniquità ci hanno portati via come il vento”. (Isaia 64:6). “Panno lordato” in Israele del primo secolo era un’espressione estremamente offensiva, nel greco originale significa “panno mestruale sporco scartato”. All’interno del sistema di purificazione di quei giorni era la peggior sporcizia immaginabile: gli sforzi per essere giusti erano degli atti impuri. Nel contesto, Dio stava castigando Israele per aver utilizzato il sistema religioso per nascondere la loro ipocrisia. Quindi, essi vivevano come pareva loro in modo egoista ma continuavano ad eseguire dei rituali religiosi per dimostrare a tutti che fossero giusti. Dio li fece sapere che in quel caso le loro opere giuste fossero paragonabili a dei panni mestruali sporchi, un insulto. Compiere degli atti religiosi senza convinzione e allo stesso tempo vivere in modo immorale non fa felice Dio. Dio odia l’ipocrisia tanto quanto gli autori atei che stiamo approfondendo.
Il decimo capitolo del libro degli Atti menziona un personaggio che non era cristiano. Il suo nome era Cornelio. Lui credeva e aveva una conoscenza base su Dio ma non aveva ancora sentito parlare del Vangelo di Cristo, non era ne cristiano né ebreo. Era una persona che si sforzava per vivere nel miglior modo possibile donando ai bisognosi e facendo del suo meglio per raggiungere il Dio dell’universo, un concetto che non aveva ancora capito del tutto. Un angelo apparve a Cornelio e gli disse: “Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite davanti a Dio, come una ricordanza” (Atti 10:4). In altre parole, Dio era consapevole delle sue buone opere e desiderava incontrarlo a metà strada inviando l’apostolo Pietro a casa sua per condividere il Vangelo con lui.
Affermare che il Vangelo non faccia altro che gravare sul nostro senso di colpa e vergogna, inutilità e impotenza di riuscire a compiere delle opere che possano compiacere Dio non è biblico.
I scienziati e i filosofi utilizzano una frase per descrivere quando qualcuno sbaglia di grosso e lo denominano: “Not Even Wrong”: (neanche sbagliato), frase cognata da Wolfgang Pauli per definire teorie speculative scientificamente inutili. Si potrebbe dire che sul tema della fede Harris, Hitchens, Dawkins e Dennet lo siano. La fede viene continuamente sbandierata come un approccio sciocco, anti-intellettuale, anti-evidenziale su Dio. «La fede è la grande scappatoia, la grande scusa per sfuggire alla necessità di pensare e comprovare. La fede, in quanto credenza non basata su prove, è il difetto principale di ogni religione» (Richard Dawkins). Da queste parole si evince che il processo intellettuale di arrivare ad una conclusione scientifica in base alle prove sia giusto e che quando si desidera credere il contrario nonostante le prove allora subentra la fede. Un’affermazione lontanissima dal concetto biblico di fede. La definizione del termine utilizzato per il concetto di fede nell’Antico e Nuovo Testamento è “porre fiducia in una persona”. È qualcosa che si mette in atto sempre nell’ambito relazionale. Non si tratta di un concetto anti-intellettuale perché se le prove guidano verso una persona, il ragionamento ci porta a concludere che la fede sia il modo per metterci in connessione con essa; poniamo la nostra fiducia su lui o lei. Il processo di corteggiamento e di fidanzamento prima del matrimonio sono dei modi di valutare le prove. Si cerca di comprendere il partner e ci si chiede se vorremmo sposare lui o lei di continuo. Alla fine, se le prove ci guidano verso il matrimonio ad un certo punto si decide di fidarci della persona e si costruisce un matrimonio sulla base della fiducia e della fede. Perciò chi ha valutato le prove dalla prospettiva intellettuale utilizzando la ragione per poi arrivare alla conclusione che Dio c’è e poi ha deciso di entrare in una relazione di fede e fiducia con Dio non è anti-intellettuale. Sono delle persone che hanno seguito le prove.
Kirkegaard disse che ad un certo punto si dovrà fare un salto di fede perché qualsiasi impegno di fiducia in una relazione lo richiede. Il matrimonio lo è davvero, un salto enorme. Io suggerirei di attraversare la piattaforma della ragione prima di azzardarsi a farlo.
La fede è un concetto evidenziale e non cieco, relazionale e non irrazionale.
Nell’undicesimo capitolo del Vangelo di Matteo un importante leader religioso ebbe dei dubbi su Gesù, tra l’altro, fatti di questo genere affermano la storicità della Bibbia perché sono dei documenti che includono una narrativa vulnerabile. In questo caso descrive come qualcuno che conosceva Gesù bene iniziò a vacillare chiedendosi se fosse davvero il Messia promesso. Gesù rispose ai suoi dubbi incoraggiandolo ad osservare le prove ed a formulare la sua propria ipotesi. Gesù ha grande fede e fiducia in noi e nella nostra capacità intellettuale per poter valutare le prove ed arrivare a delle conclusioni seguendo un pensiero razionale ma anche intuitivamente coerente.
A seguito leggeremo il passo dove Gesù dopo la Sua Risurrezione era apparso ai discepoli. Tommaso non era presente quindi lui decise di non credere perché non aveva le prove. Gesù quindi apparse a Tommaso e gli diede le prove di cui aveva bisogno. Tommaso disse: “…«Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò». Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte serrate, si presentò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente»” (Matteo 11:25-27). Gesù non rimproverò Tommaso per aver avuto dei dubbi. Questo per me è molto incoraggiante perché da bambino mi ho sempre identificato con lui perché anch’io sono fatto così. Non riesco a fermare la mia mente dal formulare delle domande, dai dubbi e dal cercare di vedere un argomento sotto mille luci. Ho attraversato una fase dove pensavo di avere una mancanza di fede e rimproveravo me stesso per dare spazio alle domande, non comprendevo il perché non mi accontentavo di credere e basta. Poi ho realizzato che Tommaso non era stato un personaggio cattivo ma uno dei discepoli, Gesù non lo aveva cacciato via per aver avuto dei dubbi. Anzi, gli presentò delle prove di cui lui aveva bisogno.
“Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto»” (Matteo 11:28, 29). Gesù disse questo in riferimento a delle generazioni future e anche a chi ha una fede da bambino, una grande benedizione. Gesù ha pronunciato quella benedizione ma senza condannare chi dubita, chi ha difficoltà e chi ha bisogno di prove. Cristo benedisse entrambe le categorie di persone con ciò di cui hanno bisogno per potersi dedicare a Cristo. È curioso che Dawkins abbia utilizzato questi medesimi passi per evidenziare il fatto che Gesù incoraggia l’assenza di prove e una fede cieca citando soltanto l’ultima frase pronunciata della storia: “…beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. È palese che prese una frase fuori contesto. Se il passo dicesse solo quello non ci sarebbe posto per persone come me in questo movimento di fede, grazie a Dio, Lui mi accoglie.
Domande e risposte:
Domanda: Come affronti ciò che Gesù e Paolo dissero sotto la luce di una prospettiva esageratamente pessimista della razza umana? Gesù disse “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio” (Marco 10:18) e più tardi l’apostolo Paolo disse: ” «Non c’è alcun giusto, neppure uno. Non c’è alcuno che abbia intendimento, non c’è alcuno che ricerchi Dio” (Romani 3:10, 11).
Risposta: L’apostolo Paolo in quel capitolo insegna che se riteniamo che solo per il fatto di essere il popolo prescelto di Dio (in riferimento agli ebrei) o parte dei gentili credenti, che ora si sia infallibili, ci farebbe bene ricordare che tutti siamo dei peccatori. Ma il peccato non è il nostro punto di partenza. Siamo stati fatti a immagine di Dio, e siamo dei preziosi gloriosi portatori della Sua immagine ma come mai abbiamo perso la strada? Perché siamo malati a causa del peccato. Ci si nasce nel peccato, e conseguentemente esso corrompe il nostro carattere, manomette il nostro cablaggio e collaboriamo anche noi quando facciamo delle scelte peccaminose. Perciò abbiamo bisogno di un Salvatore. Passi come quelli che hai citato non sono in competizione con l’impostazione di base del fatto che abbiamo valore e siamo preziosi a Dio, fatti a Sua immagine. In questo punto sia i liberali che i conservatori spesso sbagliano desiderando valutare soltanto una parte delle prove bibliche: siamo solo dei peccatori o l’altro estremo, siamo buoni e meravigliosi. La realtà è che siamo entrambe le cose. Ritengo che sia la migliore valutazione psicologica della condizione umana. Siamo degli individui meravigliosi di grande valore fatti a immagine di un Dio aventi una coscienza che spesso violiamo. Quante volte decidiamo di smettere di fare una certa cosa e continuiamo a farla comunque. Il fatto che ci riteniamo responsabili consciamente di ciò che decidiamo di fare dimostra che ad un certo livello siamo rotti.
Domanda: È possibile essere ateo, vivere una vita conforme alle vie di Cristo, non frequentare mai la chiesa e andare in Paradiso lo stesso? Ho un’amica buddista che si dedica al volontariato, direi che mette in pratica le vie di Cristo con la sua vita, potrebbe andare in Cielo nonostante non sia cristiana?
Risposta: Nell’ortodossia della chiesa cristiana esistono due scuole di pensiero riguardo quel tema. Può qualcuno che genuinamente è alla ricerca della verità andare in Paradiso dopo la morte? La posizione cattolica è favorevole affermando che sia possibile anche se potrebbero dover passare del tempo nel Purgatorio. I cattolici sostengono che la salvezza si raggiunga tramite Gesù e che quando qualcuno richiama lo Sconosciuto elaborando una sorte di preghiera dove dice: “Chiunque o qualunque dio esista li fuori che incarni la verità, io desidero imparare e seguirti”, che quella preghiera in realtà sia rivolta a Gesù sia che ne sia consapevole a livello cosciente o no. Credono che il sangue di Cristo possa essere applicata a loro e che possono essere salvi tramite Gesù anche senza averlo nominato; se sono persone alla ricerca della verità, Dio gli onora. “Chiunque cerca, trova”. Il processo di cercare, bussare e di chiedere menzionato nel Vangelo di Luca parla del dono dello Spirito Santo che è stato promesso a coloro che sono alla ricerca, a chi bussa e a chi chiede. Perciò si crede che se qualcuno è genuinamente alla ricerca della verità sarà salvo tramite Cristo anche se inconsapevole del fatto a livello conscio.
L’altra scuola di pensiero sostiene che chi non crede ma è alla ricerca della verità, sia incamminato nella direzione giusta ma che ha bisogno che qualcuno gli presenti il Vangelo e di sentire la verità di Cristo. Cornelio nel passo del libro degli Atti che abbiamo discusso in questo studio stava onorando Dio tramite la sua vita anche se era pagano. Lui si era incamminato verso la direzione giusta ma poi Dio inviò l’apostolo Pietro a visitarlo per dare a lui l’opportunità di sentire, di ricevere il Vangelo e di accettare lo Spirito Santo aiutandolo a diventare parte della famiglia di Dio. A meno che non si adempia quella parte, qualcuno potrebbe essere incamminato bene verso Dio ma non raggiungerlo mai.
Penso che la risposta più onesta da parte nostra non consista nel prendere una posizione dogmatica forte da una parte o dall’altra. Gesù ci ha chiamato a condividere le Buone Novelle con il mondo e lo dovremmo fare. Questo ci libera dal giudicare chi va in Paradiso e chi all’inferno perché basandoci sul Vangelo di Matteo 13 quando Gesù sfidò i Suoi discepoli incoraggiandoli a non giudicare, quel tipo di umiltà e di riconoscimento di non saper il destino eterno delle anime ci aiuta a non dover indossare le veste di giudici. Solo perché una persona fa la preghiera della salvezza o no, vive una vita moralmente dignitosa o no, non significa che conosciamo il destino eterno della sua anima. Allontaniamoci da quel tipo di giudizio! Le teorie di natura dottrinale sono interessanti ma alla fine sappiamo che Gesù è l’unica via che dobbiamo seguire, raccontiamo a tutti di Lui! Ovviamente in modo umile senza sederci sul sedile da giudici, compito che appartiene solo a Dio.
Conclusione:
Durante un dibattito con Francis Collins (scienziato che scoprì la sequenza del DNA) Dawkins disse: “Se esiste un Dio sarà senz’altro molto più grande e molto più incomprensibile di qualsiasi cosa un teologo di qualunque religione potrebbe mai proporre”. Quando diamo risposta a quel tipo di quesito, quando costruiamo la nostra teologia che consiste nel filosofare su Dio, cerchiamo di afferrarci alle nostre conclusioni sempre con delicatezza. L’umiltà di carattere dovrebbe accompagnare tutti i nostri sforzi intellettuali. L’apostolo Paolo, considerato tra le menti più brillanti della storia disse: “Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò proprio come sono stato conosciuto” (1 Corinzi 13:12). Sono d’accordo, Dio è molto più grande, migliore e più strabiliante di qualsiasi concetto potremmo mai concepire. Come si fa ad avere un indizio del grande Sconosciuto? “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18, Nuova Riveduta). C’è molto mistero nella Bibbia, tante domande e risposte di natura teologica ma c’è qualcosa in Gesù che ci mostra il battito di cuore del Creatore dell’universo. Mentre teniamo i nostri fissi su Gesù ciò ci dà una connessione relazionale mentre cerchiamo di esercitare il nostro intelletto per investigare tutti gli altri temi. Cerchiamo di non perdere la connessione cuore a cuore che possiamo avere con Dio che ci mette in collegamento con Gesù Cristo.
Preghiera: Padre Celeste, grazie per aver fatto nascere il Tuo cuore a noi. Grazie per averci mostrato il Tuo cuore in una forma che è difficile da mancare: in forma umana. Grazie per aver rivelato il Tuo intenso amore verso di noi tramite Gesù. Prego che mentre Ti onoriamo con le nostre menti, mentre utilizziamo i nostri intelletti, mentre formuliamo delle domande e facciamo dei dibattiti e discussioni nelle nostre chiese in casa, in famiglia e con persone non di fede, che non perdiamo la connessione cuore a cuore con Cristo. Prego che Tu possa darci il coraggio per rispondere di sì, non solo una volta ma ogni giorno. Prego che ci aiuti a desiderarti di più e a voler renderti onore nel nostro quotidiano con la nostra vita. Nel nome di Gesù, amen.
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