Chi desideri essere nel 2022?
I pastori erano emozionatissimi di poter comunicare il messaggio degli angeli, nonostante non avessero una consapevolezza o conoscenza completa di ciò che era avvenuto, raccontarono a tutti la loro esperienza, unica. La testimonianza personale è qualcosa che tutti quanti siamo in grado di offrire agli altri, è una proclamazione della Buona Novella.
Chi si trova agli inizi del suo percorso spirituale in Cristo e non si sente preparato abbastanza da poter dare una risposta a tutti gli interrogativi che potrebbero essere posti riguardo la fede, può benissimo iniziare dando la propria testimonianza (il modo in cui il Signore sta operando nella propria vita) e da lì prendere del tempo per approfondire meglio altri argomenti.
Forse non ci si sentirà in grado di rispondere a tutto, tuttavia parlare di ciò che si è sperimentato a livello personale è già un buon punto di partenza. Comunicare in quel modo è molto più efficace che cercare di convincere le persone proclamando di essere a conoscenza della verità assoluta. È un modo molto più modesto, umile e valido di presentare temi di fede con chi è spiritualmente alla ricerca.
Nelle Scritture vediamo spesso una sorta di modello, ovvero Dio spesso sceglie dei reietti o degli individui che sono stati emarginati dalla società per sfidare persone colte e rispettabili agli occhi del mondo. Perciò dovremmo sempre vivere nella consapevolezza che Dio potrebbe chiamare noi a fare la parte dei pastori. Dio potrebbe avvalersi di noi semplici “pastorelli” per chiamare le persone ad una comprensione delle Scritture centrata su Gesù e sui Vangeli.
D’altra parte forse, per alcuni di noi la posizione che si prende è quella dei farisei e in quel caso abbiamo proprio bisogno di questi “pastorelli” nella nostra vita. Con “farisei” intendo chi di noi ritiene di sapere tutto. Forse abbiamo bisogno di qualcuno che metta in evidenza le nostre mancanze. Chi sono i “pastorelli” dei giorni nostri?
Quale potrebbe essere quel gruppo di persone considerate lontane dal poter comunicare il vangelo o di dare un insegnamento a noi… perché considerati inferiori o non in grado?
Alcuni esempi potrebbero essere i senzatetto, quelle persone povere che spesso non consideriamo, e dalle quali non pensiamo di poter imparare.
Ci sarebbe tanto da guadagnare in un contesto di scambio dove poter imparare l’uno dall’altro. Un’altra categoria di persone potrebbero essere i criminali, i carcerati, persone che dopo aver trovato Gesù cambiano strada e abbracciano la fede. I cristiani dovrebbero essere i primi a credere nella redenzione delle persone e così aggiungere del valore al Corpo di Cristo. I bambini sono un’altra categoria che tendiamo a sminuire.
Un bambino potrebbe percepire la verità a livello intuitivo e desiderare di andare verso quella direzione, esattamente come farebbe un adulto. Se Dio comunicasse a noi solo tramite le emozioni allora chi di noi non è emotivo di natura si troverebbe in una posizione di svantaggio a livello spirituale. Grazie a Dio, non è così. Dio non comunica solo a livello intellettuale o solo attraverso persone con una laurea e che hanno studiato. Avere più conoscenza biblica non implica che uno possa conoscere meglio Dio e che tutto il resto delle persone siano spiritualmente svantaggiate. Dio può parlarci a livello intuitivo per aiutarci a comprendere la via da seguire, per farci vivere delle esperienze che ci aiutino a percepire col cuore il percorso da fare.
Che siano bambini o adulti, chiunque può indicarci la strada verso la verità.
Non dovremmo limitarci solo ad insegnare ma anche ad ascoltare.
Altre categorie di persone alle quali potremmo avere difficoltà a dare ascolto potrebbero essere gli immigrati, gli zingari, i punk etc… Penso che nella maggior parte dei casi la reazione più comune nelle chiese (se una di queste categoria si presentasse un giorno volendo proclamare un messaggio ricevuto da Dio) non sarebbe quella di volerli ascoltare ma di volerli “indottrinare” prima di lasciarli predicare dal palco. Invece dovremmo essere un popolo sempre pronto ad essere sorpreso dai “pastorelli” nella nostra vita.
Per chi di voi si trova a leggere queste parole per la prima volta, vorrei farvi sapere che siete ben voluti e che speriamo che siate pronti ad imparare ma anche a fare tante domande. Il nostro compito consiste non solo nel cercare di insegnare ciò che possiamo, ma anche al rimanere aperti a come le vostre domande ci sfideranno a riconsiderare la nostra fede. Sarà un percorso fatto insieme.
Cosa stavano facendo i pastori quando furono visitati dagli angeli e gli fu comunicato il messaggio da parte di Dio?
Niente di particolare! Ciò descrive lo schema generico delle Scritture. Quando Dio ha delle indicazioni o un messaggio specifico da comunicare a qualcuno, di solito glielo comunica direttamente. Il concetto che Dio non riesca a darci il Suo messaggio a meno che ci troviamo in uno stato mistico-soprannaturale di comunione emotiva con Lui, è falso.
La verità è che Dio riesce a parlare ad ognuno di noi anche nel bel mezzo della nostra quotidianità. Un concetto davvero liberatorio! Dovremmo sbarazzarci dal peso emotivo che portiamo addosso del dover per forza manifestare uno stato mistico-emotivo “finto” per poter sentire la voce di Dio, e se non si fosse mai sperimentato un incontro soprannaturale con Dio, andrebbe bene comunque.
Tante delle persone che seguivano Gesù nella Bibbia lo seguivano nella loro quotidianità. Chi non conosceva Gesù nell’Antico Testamento cercava di fare del suo meglio per mettere in pratica la via di Dio con la luce della verità che avevano a disposizione in quei giorni. Se Dio desiderasse trovarci, Lui avrebbe il nostro indirizzo e potrà comunicarci il Suo messaggio.
La cosa bella è che se Lui non ci avesse al momento ancora detto nulla di specifico, non dovremmo pensare che ci manchi qualcosa, perché abbiamo già abbastanza informazione nelle Scritture da tenerci impegnati.
Non c’è bisogno di una rivelazione diretta dal Cielo. Forse Dio desidera che lo onoriamo vivendo ciò che ci ha già mostrato di fare. Quando Dio vedrà come cerchiamo di mettere in pratica ciò che ci ha mostrato, forse sceglierà di darci o di mostrarci ancora altre cose. Ma perché dovrebbe rivelarci ancora più cose se non mettiamo in pratica ciò che ci ha mostrato in precedenza?
Per un seguace di Cristo la pace è uno stile di vita da vivere, seguendo lo stile di Martin Luther King Jr. e non un obiettivo da ottenere a qualsiasi costo alla Malcolm X. Il messaggio di Cristo potrebbe essere causa di divisione o di violenza verso i seguaci di Cristo ma non da parte loro. Quello che trovo nella storia della chiesa è che da tanto tempo l’istituzione ecclesiastica ha cercato di aggrapparsi a qualsiasi versetto a sostegno del concetto che la chiesa possa avere il diritto di esercitare il potere coercitivo e la violenza. Tutto per giustificare l’abuso o l’utilizzo del potere. L’essere umano è sempre tentato a volere il potere per utilizzarlo a suo piacere.
“Io vi lascio la pace, vi do la mia pace; io ve la do, non come la dà il mondo; il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi”
(Giovanni 14:27).
È una pace che non si ottiene tramite la guerra, piuttosto attraverso un modo di essere e di vivere che Gesù ci offre. Ai giorni nostri incontro ancora dei credenti che cercano di dimostrare, aggrappandosi a dei versetti biblici, che vada bene utilizzare dei mezzi coercitivi. Essi spesso citano il passo seguente:
“Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera” (Matteo 10:34, 35).
Con questo passo cercano di convincere gli altri che Gesù abbia insegnato ad usare la violenza. Un’idea che trovo fuori contesto, in quanto il passo fa riferimento a delle dinamiche di natura famigliari. Quando mi viene presentato quel verso rispondo domandando: “secondo voi in un contesto di famiglia, quando pensate che sia giusto uccidere la suocera?”
Poi cerco di spiegare che bisogna comprendere il contesto del passo nelle Scritture prima di applicarlo a tutto un altro contesto. Quando Gesù disse che è venuto a mettere la spada e che ci sarebbe stata violenza in un contesto di famiglia a causa del Suo messaggio, aveva ragione. La domanda è: in quel contesto, chi afferra la spada? Certamente non i seguaci di Cristo ma coloro che si oppongono a loro. Il movimento messianico di Gesù Cristo diede inizio ad un incremento di atti violenti ma non perpetrati dai seguaci di Cristo ma dai loro nemici. Erano considerati una minaccia per il sistema. C’era stato un aumento della divisione all’interno delle famiglie ma non a causa dei seguaci di Cristo ma perché i parenti di chi seguiva Gesù divenivano suoi nemici.
Forse ci sarà un aumento di atti violenti nella nostra vita a causa del nostro seguire Gesù ma ciò non accadrà perché noi stiamo afferrando la spada in senso metaforico, verbale o fisico. A meno che non stiamo trovando delle scuse perché desideriamo manipolare le Scritture per sostenere la nostra posizione sull’uso della forza. Non è l’atteggiamento di un seguace di Cristo.
Domande e risposte:
Domanda: E’ stato detto in questo studio che non è compito nostro cercare di eleggere qualcuno al potere che faccia delle scelte giuste quindi, significa che i seguaci di Cristo non dovrebbero votare?
Risposta: innanzitutto non dovremmo cercare di mettere la nostra fede o la nostra speranza di cambiamento in nessun tipo di potere coercitivo. Come italiani abbiamo sia il diritto che il privilegio di votare. Di solito si parla della democrazia come se fosse la via di Dio quando in realtà è un concetto relativamente nuovo.
Ricordiamo che nei secoli scorsi il mondo promuoveva dei regimi totalitari sotto il governo dei monarchi come se ciò rappresentasse il volere di Dio. La democrazia è un ideale pagano proveniente dalla Grecia. Ora abbiamo dei diritti per i quali spesso vogliamo combattere e tanto altro. Perciò come cittadini abbiamo il privilegio del voto ma come cristiani sappiamo bene che la nostra speranza non si trova lì. Come cristiani siamo chiamati ad essere il sale e la luce per influenzare la nostra società in una grande varietà di modi, tramite il nostro servizio e il cercare di essere altruisti.
Con queste parole non voglio dire che non si dovrebbe votare ma che il voto per noi non è così di importante, ed è piuttosto irrilevante. Non mettiamo la nostra speranza sulle elezioni ritenendo che tramite il potere politico la volontà di Dio possa essere eseguita.
Esistono diverse sfumature e pensieri sul tema del voto nelle diverse chiese che seguono la via della pace insegnata da Gesù e che appartengono al movimento pacifista cristiano. Per esempio, io voto e mia moglie no e nonostante questo fatto, entrambi andiamo d’accordo perché siamo dei pacifisti e alla base di tutto abbiamo lo stesso credo.
Domanda: Stavo meditando sul simbolismo del bambino Gesù nella mangiatoia: un simbolismo forte che per me implica che dovremmo “cibarci” spiritualmente di Gesù. Cosa ne pensi?
Risposta: La simbologia del bambino nella mangiatoia che rappresenta il nostro nutrimento spirituale è molto valido. Gesù disse di essere il pane della vita e che possiamo avvicinarci a Lui per nutrirci spiritualmente. Non studiamo delle Scritture per nutrirci ma per avere un incontro con Cristo e ci cibiamo di Lui. L’incarnazione non è la storia di un libro sceso dal cielo che veneriamo come verità assoluta anche se il nostro atteggiamento in molti casi potrebbe indicarlo. La Bibbia ha documentato la storia della Parola perfetta di Dio che è Gesù. Studiamo la Bibbia per conoscere Gesù, ci cibiamo di Cristo, è Lui la fonte del nostro nutrimento.
Gesù è pienamente Dio ma anche pienamente umano. Nella storia della vita di Cristo nei vangeli scopriamo che Gesù da piccolo “cresceva in saggezza”, conoscenza e consapevolezza della Sua identità, della Sua chiamata, di ciò che le Scritture gli indicavano di fare. Egli visse l’esperienza umana di crescere in consapevolezza. Anche se era Dio, Gesù non nacque pieno di conoscenza infinita. Egli svuotò se stesso e rinunciò ai Suoi privilegi scegliendo di ascoltare il Padre. Spesso Gesù diceva di insegnare solo ciò che il Padre gli mostrava. Gesù è cresciuto e si sviluppò con la consapevolezza di essere pienamente divino ma anche pienamente umano. Egli diceva spesso di non essere a conoscenza di diverse cose.
A causa di queste dichiarazioni molti hanno concluso che Cristo non sia Dio. Il punto è che quando Gesù si incarnò egli rinunciò alla sua conoscenza divina per diventare pienamente umano. Parte della nostra teologia è che crediamo che Gesù non fosse a conoscenza di tutto, come quando i discepoli gli chiesero quando sarebbe tornato sulla terra e Gesù rispose di non saperlo, che neanche gli angeli ne erano a conoscenza e che solo il Padre lo sapesse.
Desideriamo davvero diventare più come Gesù?
Un vero seguace di Cristo desidera diventare un apprendista del maestro per imparare da lui. Penso che a volte chi dice di desiderare di seguire Gesù, forse in realtà non vuole davvero diventare come Lui, perché la sua via richiede troppe rinunce. Gesù viene visto come un extra, un’aggiunta alla propria vita che non richiede il prendere la propria croce e fare delle rinunce per seguirlo.
Quali sono le cose alle quali rimaniamo aggrappati?
Gesù ci esorta a seguirlo anche in quelle aree della nostra vita. Cosa deve morire in noi per poter dedicare la nostra vita in modo pieno al Suo servizio?
Desideriamo diventare davvero più come Gesù o siamo troppo legati a qualcosa che non riusciamo a rinunciare?
Chi desideriamo essere nel 2022? Vogliamo davvero essere più come Gesù o ciò è causa di tristezza per noi sapendo di dover rinunciare a tante cose? Forse è arrivato il momento di affrontare delle questioni che hanno a che fare con la nostra volontà e dovremmo chiedere a Dio di rendere ricettivi i nostri cuori.
Siamo pronti per dei cambiamenti?
“Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà; soltanto non usate questa libertà per dare un’occasione alla carne, ma servite gli uni gli altri per mezzo dell’amore” (Galati 5:13).
La prima parte del versetto è molto incoraggiante, Cristo ci ha chiamati alla libertà. Tristemente spesso scegliamo un tipo di libertà mondana che ha a che fare con i nostri diritti e privilegi personali, a fare come ci pare e a non dover essere legati a nessun altro obbligo o ad altre persone.
Inquiniamo l’insegnamento delle Scritture quando le vestiamo con una comprensione secolare della libertà. Siamo liberi dal peso del legalismo e della religiosità. Siamo liberi di poter scegliere di vivere una vita d’amore come ogni relazione richiede. Una libertà più grande che ci consente di vivere con l’amore di Cristo qualunque relazione, senza essere legati da un legalismo religioso. Potrebbe essere una nuova relazione di amicizia in una festa, con la cassiera del supermercato, con qualcuno che si potrebbe incontrare nel parco mentre si porta fuori il cane o nell’ufficio, a scuola o a casa tra i parenti.
Abbiamo la libertà di seguire Gesù e perciò desideriamo diventare più come Lui e ciò significa che desideriamo servire e smettere di combattere per ottenere ciò che vogliamo. C’è vita quando si supera quella soglia.
Desideriamo veramente essere più come Gesù?
Preghiera:
Padre Celeste prego che il Tuo Spirito ci accompagni mentre andiamo avanti nel nuovo anno 2022. Prego che lo Spirito Santo in questa fine di anno e verso il nuovo, ci aiuti a ricordare quali siano le cose che dobbiamo cambiare in noi. Prego che Tu possa sfidarci a seguirTi nella nostra vita, nelle nostre scelte, nei nostri atteggiamenti. Ricordaci Padre dell’opportunità che abbiamo di scegliere meglio e diventare più come Te, Gesù. Ti ringrazio che non ti limiti a dirci cosa fare per poi abbandonarci da soli. Tu ci hai promesso di accompagnarci fino alla fine di questa era. Grazie perché ci prendi per mano e ci fai da Mentore. Desidero Gesù apprendere da Te e amo con anticipo ciò che sta per giungere nella mia vita, secondo la Tua volontà.
Nel nome di Gesù, amen.
Buon nuovo anno a tutti voi con grande fiducia e fede!!!!
Tutti noi di the meeting house Italia
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