Numerosi sintomi di una malattia mentale possono sembrare delle possessioni demoniache, tuttavia non è sempre così, cercheremo quindi di distinguere i disturbi di salute mentale da quelli riguardanti una possessione demoniaca, cercando di chiarire la confusione; è tuttavia un tema molto vasto, per questo non mi dilunghero’ troppo. Le risposte alle vostre domande sono opera del dottor Matt Kerr, psicologo canadese e di Nina Cavey, operatrice professionale nel campo della psichiatria e salute mentale, nonché professoressa e insegnante all’università di Hamilton.
I disturbi mentali sono comuni?
Un individuo su cinque, potrebbe sviluppare un disturbo mentale nel corso della sua vita. I disturbi più comuni sono la depressione, l’ansia e il disturbo da stress post-traumatico e i meno comuni sono i disturbi come la schizofrenia e il disturbo dissociativo dell’identità (DDI).
Le esperienze traumatiche subite nell’infanzia, gli abusi, le conseguenti cicatrici profonde nel settore emotivo e l’immagine negativa che spesso si ha di se stessi potrebbero permeare i diversi temi che affronteremo in questo studio. In qualsiasi parte del mondo c’è un indice del 1% della popolazione che soffre di schizofrenia e un altro 1% di casi di disturbo dissociativo dell’identità DDI. Ciò significa che una persona su 100 soffre di questi disturbi. Il DDI conosciuto anche come disturbo di personalità multipla spesso colpisce chi ha sofferto di abusi seri cronici o chi è stato molto trascurato nell’infanzia (prima dell’ottavo anno di età).
Chi soffre di quel disturbo non riesce ad unire i propri diversi modi di essere. Per esempio quando un individuo cresce in un ambiente sicuro, inondato d’amore e di compassione di solito il suo carattere si compatta in una singola identità o personalità. Invece chi cresce in un ambiente insicuro, instabile, rimane con i “fili” della sua personalità non intrecciati bene nel tessuto della sua identità; conseguentemente questi “fili” invece di essere compatti e uniti, si sviluppano ognuno per conto proprio dando vita a più personalità o identità, quindi al disturbo. I sintomi possono manifestarsi con cambi estremi della tonalità della voce, dell’umore e delle espressioni facciali e ciò potrebbe essere scambiato come una manifestazione soprannaturale.
Gran parte delle persone sperimentiamo delle emozioni quando siamo felici, arrabbiati, tristi e spesso ci comportiamo in una maniera quando siamo al lavoro, in un’altra in famiglia, in un’altra ancora con gli amici, ma tutte quelle emozioni sono le diverse sfaccettature, facenti tutte parte della stessa ed unica personalità.
Una persona che soffre di DDI sviluppa una personalità diversa per ognuna di quelle emozioni o situazioni e le differenti personalità non si uniscono mai.
Chi soffre di DDI di solito viene sottoposto a terapie piuttosto lunghe. Il primo passo consiste nel far mettere la persona in un ambiente sicuro d’amore e di stima, aiutandola a compattare le diverse identità in una singola, facendola lavorare sulla consapevolezza che ad esempio una personalità arrabbiata appartiene alla stessa persona che è triste o felice.
In altre parole chi soffre di questo disturbo quando è arrabbiato sente fortemente di assecondare solo quell’emozione rabbiosa, senza essere in grado di attingere da altre risorse del suo essere, come l’affetto o la compassione che lo aiuterebbero ad avere più autocontrollo. Quindi ogni personalità è una manifestazione estrema di quelle emozioni.
Un disturbo del genere potrebbe facilmente sembrare una possessione demoniaca.
Come si fa a distinguere se lo sia o no?
Saperlo riconoscere è di vitale importanza perché il trattamento per una cosa o per l’altra divergerebbe totalmente. La terapia per chi soffre di DDI consiste nel cercare di compattare e di unire, invece se si trattasse di una possessione demoniaca il trattamento sarebbe quello di espellere e scacciare.
Domanda:
Perciò se qualcuno fosse indemoniato e fosse diagnosticato come persona che soffre di DDI lo si aiuterebbe ad integrare in modo permanente tutti i demoni, non è così?
Risposta:
Se la diagnosi fosse sbagliata direi di sì. Perciò speriamo che chi la faccia, faccia un buon lavoro. Una delle sfide di queste persone che frequentano comunità cristiane e che soffrono di questo disturbo, è quella di dover affrontare il fatto di essere inquadrati come indemoniati e quindi essere frequentemente esorcizzati. In questi casi si cerca di espellere qualcosa che fa parte della loro personalità, del loro essere. Un’esperienza che si aggiunge ai loro traumi.
Domanda:
In quali modi si differenza la schizofrenia dal disturbo dissociativo dell’identità?
Risposta:
I due disturbi spesso si sovrappongono. L’identità è l’elemento centrale della schizofrenia. La schizofrenia è un disturbo psicotico con degli elementi biologici; ciò significa che esiste una predisposizione genetica che spesso l’accompagna e che può anche essere basata sulle circostanze. Di solito si manifesta dai 17 ai 29 anni. E’ un disturbo che spesso comporta il sentire delle voci, delle sensazioni o nel vedere delle cose che non ci sono. Chi ne soffre potrebbe avere delle idee bizzarre sul mondo, sentirsi perseguitato e soffrire di paranoie. Diverse persone pensano di essere Gesù o di essere in missione per Dio. Altri hanno anche la sindrome negativa che è molto simile alla depressione dove si sentono senza forza e hanno difficoltà a motivarsi, a calmare i pensieri o a trasformare dei pensieri astratti in qualcosa di concreto. Di certo chi soffre di schizofrenia spesso si sente svuotato, in particolare se si venisse trattati come degli estranei. La realtà è che la maggior parte di noi non sa come comportarsi a fronte di questi comportamenti e tende a tirarsi indietro invece di accogliere.
Domanda:
Come potremmo incoraggiare chi soffre di questi disturbi e che non è stato diagnosticato tale da attingere dall’aiuto del sistema sanitario?
Risposta:
Vorrei sottolineare quanto sia importante che quelle persone vengano aiutate professionalmente. Quella è una diagnosi che dev’essere fatta da uno psicologo e sarebbe giusto assicurarci che questo venga fatto. Durante quel processo, molto probabilmente gli verranno consigliati dei medicinali. Questi farmaci hanno delle controindicazioni come l’aumento di peso e altro. Sarebbe importante però evidenziare che i farmaci aiutano davvero le persone che soffrono di schizofrenia. Gran parte di loro, testimoniano che una volta iniziata la cura, hanno potuto iniziare a comprendere meglio la fonte delle voci e delle allucinazioni, venendo aiutati a vivere meglio. In altre parole iniziano a poter riconoscere il reale dal falso e a poter sviluppare l’abilità per saper discernere.
Molti ci hanno chiesto come poter distinguere la voce di Dio dai loro pensieri in casi dove avevano bisogno di comprendere la Sua volontà, nei momenti difficili quando avevano bisogno di risposte per poter fare delle decisioni importanti e altre situazioni simili. Perciò cerchiamo di immaginare quanto sia difficile per una persona che soffre di un disturbo mentale poter discernere la voce di Dio, la voce di Satana e comprendere la sua propria voce, chi sono loro in realtà.
Uno degli indicatori più importanti della schizofrenia è quanto robusto e forte è la loro consapevolezza del proprio essere. Spesso costruiamo la nostra autoconsapevolezza dando delle risposte a quesiti come “chi sono io?”, “Cosa faccio in questa vita?”, “Quali sono i miei punti forti e le mie debolezze?” “Come mi relaziono con le persone attorno a me?” “Chi sono io per Dio?”.
Sappiamo bene che è difficile sentire la voce di Dio quindi immaginiamo come potrebbe essere la vita di qualcuno che non riesce a comprendere neanche chi è lui stesso. Se la teologia che conosciamo è sbagliata la soluzione consisterebbe nel sostituirla con una teologia migliore studiando le Scritture. Ho un amico bipolare che riteneva di essere un personaggio importantissimo nel Regno di Dio con una grande missione. Lui migliorò molto tramite lo studio delle Scritture che lo aiutarono a ricordare che siamo tutti delle creature meravigliose ma anche dei portatori dell’immagine di Dio imperfetti, dei peccatori. Le Scritture lo aiutarono a formare l’idea giusta di se stesso. In altre parole, lui aveva un’immagine esaltata di chi egli fosse, quindi studiare le Scritture al riguardo, l’essere umile, lo aiutò molto. Un insegnamento giusto e una teologia giusta può aiutare chi soffre di disturbi mentali a mettere i piedi per terra; tutto all’interno di una comunità di fede amorevole. Un altro mio paziente, credeva che il diavolo gli stesse parlando e quindi alcuni uomini di fede, gli avevano consigliato di leggere la Bibbia e studiare il modo in cui Satana comunica di solito. Tramite la lettura delle Scritture, lui riuscì a comprendere che non era la voce di Satana ma la sua malattia. Quando prese consapevolezza di quel fatto diventò molto più rilassato e si tranquillizzò.
Le discipline spirituali sono come delle fasciature che ci aiutano a guarire le parti di noi che sono ferite e a rimanere sulla giusta via.
Chi soffre di disturbi mentali spesso non è motivato a studiare le Scritture perché a malapena riesce ad alzarsi al mattino, quindi in questi casi la miglior soluzione è una famiglia di fede. La letteratura medica su questo tema, spiega l’importanza della formazione di network sociali, perciò se chi soffre riescisse a coinvolgere persone amiche attorno a se, a prendersi l’impegno di vivere la vita insieme a loro, creando un ambiente dove poter parlare liberamente e trovare qualcuno di cui fidarsi e potersi aprire, sarebbe una chiave importante per una reintegrazione e ricostruzione della percezione del loro essere.
Il mondo della psicologia ha constatato che tante delle illusioni delle persone che soffrono di disturbi mentali sono basati sulla religione. Tanti sentono la Madonna, Gesù, il diavolo o i santi. A causa di questi fatti un gran numero di professionisti della salute mentale hanno concluso che la religione getti benzina sul fuoco delle loro illusioni; perciò, che la soluzione per aiutarli a guarire è quella di secolarizzare i pazienti allontanandoli da una visione del mondo spirituale.
Credere che uno sia Cristo o che sia un leader mondiale incaricato da Gesù stesso, sono delle illusioni alimentate da una teologia sbagliata. Incoraggiare le persone che soffrono di disturbi mentali ad acquisire una buona teologia aiutandoli a cimentarsi bene in una comunità spirituale è un modo di aiutarli a vedere le cose, più chiaramente.
Domanda:
Come si fa a discernere tra un attacco spirituale ed un disturbo mentale?
Risposta:
Alcuni hanno il dono del discernimento degli spiriti, non tutti lo possiedono e se non lo abbiamo non dovremmo sentirci male pensando di non essere spirituali o maturi abbastanza. Se consideriamo gli altri come degli esseri psicologici, spirituali, fisici e sociali e ci assicuriamo di dare loro una mano e loro ce la danno a noi, possiamo aiutarci a vicenda ad essere più in salute. Possiamo aiutarli a ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno e i farmaci giusti. Possiamo offrire di pregare insieme a loro, assicurarci che si stiano riposando abbastanza, includerli di più piuttosto che allontanarli.
In alcuni casi, si potrebbe trattare di un disturbo mentale, manipolato da potenze malvagie, o il contrario, magari il disturbo mentale è proprio iniziato da una potenza malvagia e ora è rimasto solo il disturbo. Un approccio in Cristo, sembrerebbe una risposta ottima.
Penso che abbiamo la tendenza a voler classificare le persone, in alcuni casi è giusto perché non si può essere degli esperti in ogni campo. Dovremmo ricordare però che le persone sono un insieme di tutte le parti quindi non dovremmo focalizzarci soltanto su un’area singola escludendo le altre. Non c’è ragione per la quale non dovremmo continuare a pregare insieme a qualcuno che si sottopone a delle terapie, prende dei farmaci e va dallo psicoterapeuta. La chiave è il nutrire un’amicizia profonda con chi ha bisogno. Quando qualcuno si rivolge a me e noto che forse il suo problema potrebbe avere delle radici in un disturbo mentale, di solito cerco di indirizzarli ad un professionista della salute mentale. Il fatto che io gli abbia consigliato di farsi aiutare da un professionista non significa che ora non dovrei dare a lui o a lei la mia attenzione come fratello. A volte si tende a mandare le persone da un professionista perché non desideriamo essere coinvolti con loro. Cerchiamo di dimostrare amore vero.
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