“Non scrivo queste cose per farvi vergognare, ma vi ammonisco come miei cari figli” (1 Corinzi 4:14).
Utilizzare la vergogna per ammonire le persone non è la via di Cristo o della chiesa (il corpo dei credenti). Più avanti nella stessa lettera ai Corinzi, l’apostolo Paolo utilizzò un linguaggio piuttosto duro per confrontare l’ipocrisia presente in quella comunità, tuttavia lo fece con un cuore pieno d’amore, desiderando il meglio per loro.
“Non scrivo queste cose per farvi vergognare, ma vi ammonisco come miei cari figli. Perché anche se aveste diecimila educatori in Cristo, non avreste però molti padri, poiché io vi ho generato in Cristo Gesù, mediante l’evangelo” (1 Corinzi 4:14, 15).
Il termine “educatore” nel greco originale è lo stesso utilizzato nella lettera ai Galati in riferimento al Vecchio Patto, alla legge mosaica che svolse il ruolo di mentore e non di genitore. Dal Nuovo Testamento in poi, vediamo che Dio mette da parte il ruolo mentore, ciò che importa davvero è contare su una famiglia in Cristo piuttosto che su dei mentori in Cristo.
L’apostolo Paolo disse che si sentiva come se fosse il loro padre, particolarmente perché era stato lui a condurli alla fede. Trovo che sia molto interessante che Paolo si sia espresso in quel modo, specialmente perché di solito si dice che sia stato Dio e lo Spirito Santo ad averci generato spiritualmente. Dalle sue parole possiamo percepire la grande intimità e collaborazione con lo Spirito di Dio che Paolo sentiva di avere. Siamo nati dallo Spirito, Dio è nostro Padre e comunque l’apostolo Paolo si sentiva come se li avesse generati lui. Un concetto scandaloso e quasi sacrilego.
L’apostolo Paolo, con un cuore paterno, desiderava aiutarli a maturare in Cristo. L’intimità della collaborazione con Dio è una cosa meravigliosa, qualsiasi cosa Dio operi tramite il Suo Spirito, egli desidera farla in collaborazione con la Sua chiesa. Egli non desidera metterci da parte e agire da solo, ma ama operare insieme a noi per portare avanti i Suoi progetti. L’apostolo Paolo sentiva di avere in qualche modo preso parte anche della loro rinascita spirituale. La sua dichiarazione non ha della superbia, trasmette piuttosto un senso di responsabilità ai credenti di Corinto. Il suo scopo era di aiutarli a crescere e a diventare dei discepoli.
Il passo continua:
“Vi esorto dunque a divenire miei imitatori” (1 Corinzi 4:16).
Anche questa potrebbe sembrare un’espressione narcisista, ma se guardiamo più a fondo gli insegnamenti di Paolo, vediamo che l’apostolo stava rendendo chiaro che seguire Gesù consiste nel seguire la manifestazione di Cristo che è la chiesa. Potrebbe sembrare più spirituale dire alle persone di non seguire noi ma di seguire solo Gesù, spesso però chi è all’inizio di un percorso spirituale in Cristo, non riesce a comprendere bene come seguire Gesù.
Il consiglio che la chiesa nel mondo occidentale di solito dà è dire ai nuovi credenti di leggere la Bibbia che, cosa che per certi versi è un venire meno alle proprie responsabilità. Per primo, la Bibbia, come libro, è stata resa alla portata di tutti solo negli ultimi secoli. Prima di allora non esistevano delle Bibbie da distribuire. Ovviamente consigliare agli altri di andare a leggere la Bibbia non è la soluzione di Dio di come i cristiani dovrebbero crescere e maturare. Per centinaia di anni tale consiglio non poteva essere applicato. Come si fa a seguire Cristo e tenere i nostri occhi fissi su di Lui quando non lo si può vedere e non si possiede una Bibbia? La Bibbia è un ottimo libro da leggere ma farlo non dovrebbe sostituire il ruolo che ha il Corpo di Cristo.
Come si fa a seguire Gesù? Dovremmo cercare di individuare qualcuno che lo manifesti, qualcuno che abbia intrapreso il percorso di fede da più tempo.
Chi potrebbe rappresentare il Corpo di Cristo?
Dovremmo lasciare che la nostra famiglia di fede, la comunità dei santi, ci faccia da padre su come seguire Gesù. Quando l’apostolo Paolo scrisse di aver partecipato al processo della rinascita e che si sentiva come un padre per i credenti di Corinto, e che avrebbero dovuto imitarlo, stava semplicemente spiegando ciò che dovremmo fare anche noi. Il seguire qualcuno non sostituisce lo studiare o l’approfondire le Scritture, significa essere parte del Corpo di Cristo e studiare insieme le Scritture. È quello che chiamiamo “l’ermeneutica comunitaria”.
L’apostolo Paolo chiese loro di seguirlo, anche se non poteva essere presente di persona.
“Vi esorto dunque a divenire miei imitatori. Per questa ragione vi ho mandato Timoteo, che è mio figlio diletto e fedele nel Signore, che vi ricorderà quali sono le mie vie in Cristo e come insegno dappertutto in ogni chiesa” (1 Corinzi 4:16, 17).
L’apostolo Paolo (visto che non poteva essere presente in quel momento) avrebbe potuto benissimo consigliare alla comunità in Corinto di seguire i suoi scritti, i suoi insegnamenti e di limitarsi a leggere la Bibbia, un libro ispirato dallo Spirito Santo, cercando di seguire ciò che dicono le Scritture; ma non lo fece, perché quel modo di fare non è stato mai il progetto di Dio per la crescita spirituale.
L’apostolo Paolo disse che l’essere presente fisicamente è sempre la scelta migliore, così che avrebbero potuto seguire il suo esempio ed imitarlo. Egli sapeva bene che se il messaggio non è incarnato, manca qualcosa di davvero importante nell’esperienza spirituale. L’essere umano ha bisogno di vedere in modi concreti ciò che si predica. Siccome l’apostolo Paolo non poteva essere presente, Timoteo avrebbe dimostrato di persona ciò che egli stava cercando di insegnare. Per crescere spiritualmente abbiamo bisogno di stare insieme ai nostri fratelli e sorelle, zii e genitori spirituali che hanno intrapreso il percorso di fede prima di noi.
Dovremmo sempre essere aiutati da qualcuno a crescere spiritualmente, e allo stesso tempo dovremmo contribuire alla crescita di qualcun’altro. Se si desidera seguire Cristo dovremmo comprendere che ricevere un “addestramento spirituale” e darlo agli altri, è qualcosa di non negoziabile se si desidera maturare e crescere nella spiritualità di Gesù.
Ogni chiesa sviluppa il suo proprio modus operandi, alcune chiese sono piccole e così quando si ritrovano la domenica mattina, o quando hanno deciso d’incontrarsi, hanno già una comunione intima tra di loro e sperimentano ciò che significhi prendersi cura l’uno dell’altro.
Altre chiese più grandi con congregazioni più numerose sviluppano la loro fratellanza con programmi più articolati, ma sempre con il fine di raggiungere una buona unione. La nostra famiglia di fede organizza delle chiese in casa, per noi quell’incontro non è un programma secondario. In altre parole, siamo tante chiese in casa che hanno in programma degli insegnamenti domenicali opzionali. La chiesa in casa è per noi la piattaforma dove cerchiamo di mettere in pratica tutti i principi che abbiamo appena esposto. Vi invitiamo a partecipare!
Lo Spirito Santo è la potenza di Dio che ci aiuta a crescere e a diventare più come Gesù. Possiamo meglio usufruire di quella potenza tramite la chiesa, la famiglia di fede.
“Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio…” (Romani 8:29).
Il nostro desiderio è quello di diventare più come Gesù. Le Scritture ci insegnano che ciò è possibile seguendo il modo in cui lo Spirito Santo opera attraverso i credenti.
“Confessate i vostri errori gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti…” (Giacomo 5:16).
È così che l’immagine di Dio in noi potrà essere ristabilita e potremo ottenere guarigione, non soltanto tramite un’esperienza individuale con lo Spirito Santo, ma anche con il conoscerlo sempre di più attraverso una continua comunione con la nostra famiglia di fede, aprendoci in onestà e partecipando alla preghiera comunitaria. Questo è il modo in cui lo Spirito Santo opera donando la guarigione che Cristo ha ottenuto per noi tramite la croce.
Domande e risposte
Domanda:
Come si fa a conciliare il preconcetto “il diavolo me l’ha fatto fare” con l’idea che il peccato risieda in noi e che abbiamo un lato oscuro nel nostro essere?
Risposta:
Il diavolo è reale ed è un tema che abbiamo approfondito in altri studi. L’apostolo Paolo però non fa appello al diavolo nel caso dei credenti di Corinto. Lui ci dice che la causa della loro caduta è stata la loro immaturità. Erano arrivati al punto che, a causa del loro abuso del concetto della grazia, riuscivano ad assorbire solo del debole latte spirituale e non del cibo spirituale consistente. Stavano utilizzando la grazia come scusa per non crescere. (1 Corinzi 3). Il diavolo non ebbe bisogno di investire il suo tempo in quella comunità perché loro stessi erano diventati i loro propri nemici.
La nostra carne ha il potenziale di diventare un nemico considerevole se viene nutrita lasciandola fare da padrone. Così si diventa più uno schiavo del peccato che della giustizia. Infatti, secondo la Bibbia, sconfiggere il diavolo è molto più facile che sconfiggere la carne:
“…resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi” (Giacomo 4:7).
Invece vediamo che l’apostolo Paolo, quando affrontiamo delle passioni personali, ci consiglia di:
“Or fuggi le passioni giovanili…” (2 Timoteo 2:22).
Cioè, quando si affrontano dei problemi legati alla carne, ci viene consigliato di fuggire e non ci è stata nemmeno promessa la vittoria. È un consiglio piuttosto drastico se pensiamo che invece riguardo al diavolo le Scritture ci dicono che se gli resistiamo egli fuggirà.
Il diavolo è un bugiardo, uno sbruffone, utilizza il potere dell’inganno e dell’illusione per cercare di ingannarci e farci credere che sia più potente di ciò che è in realtà. Possiamo sbarazzarci di lui. Invece la nostra carne rimane insieme a noi ovunque andiamo. Perciò a volte chi è preda della carne (attivata dal nemico) deve combattere spiritualmente. Una volta che il diavolo viene allontanato non significa che la guerra sia finita perché la carne rimane. Combattere la carne è proprio una battaglia; una battaglia che andrà avanti per il resto della nostra vita, combattendola col potere del suo amore.
Conclusione:
Siamo determinati a volere la volontà di Dio?
Gesù ci ha insegnato a pregare dicendo:
“Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo” (Matteo 6:10).
È una preghiera facile da fare quando pensiamo che sia qualcosa di esterno a noi. È ovvio che desideriamo la volontà di Dio nel mondo, nella nostra nazione ecc. Ma se preghiamo che la Sua volontà sia fatta e che venga il Suo Regno, allora dovremmo cominciare da noi stessi. È lì che diventa una preghiera difficile da fare, quando preghiamo che Dio sia il nostro Signore e che abbia piena autorità. Quando chiediamo a Dio che sia fatta la Sua volontà in cielo come in noi, quello è un buon momento per chiederci e valutare se lo desideriamo veramente.
Forse abbiamo dei peccati nella nostra vita ai quali non vogliamo rinunciare e dovremmo riconoscere che in realtà non vogliamo sforzarci così tanto per farlo. Potrebbe essere il non desiderare di rinunciare ad una relazione non salutare per esempio o continuare a fare certe attività, ad essere indulgenti con noi stessi. Forse non ci piace inserire Dio nel quadro per paura che il pensiero di Dio e il pensiero del peccato si contrastino e la coscienza ci parli. In questi casi siamo davvero brillanti e bravi a dividere a compartimenti la nostra vita. Quando però ci fermiamo e dichiariamo di desiderare la Sua volontà, questo può farci stare male, ma è un male che ci fa bene.
Una preghiera onesta potrebbe essere il saper riconoscere che la prima cosa per la quale dovremmo pentirci non è di aver peccato ma il fatto di non desiderare di smettere di peccare. Pentirci per il fatto di non volerci pentire. Gesù conosce bene questa esperienza perché sa cosa significa non voler fare qualcosa che Dio desidera. Sa bene la battaglia che si affronta quando si deve sottomettere la propria volontà a quella di Dio. Nel giardino di Getsemani prima di essere messo in croce Gesù soffrì. Egli disse in preghiera:
«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua» (Luca 22:42).
Gesù ammise di non desiderare la croce ma riconobbe la Sua determinazione a voler eseguire una volontà Suprema al di sopra della Sua. Gesù sottomise la propria volontà alla volontà del Padre. È chiaro che nessuno desidera essere crocifisso, è comprensibile che Gesù abbia vacillato in quel momento, ma ciò nonostante egli scelse di sottomettere la propria volontà a quella del Padre. Non si sentiva di farlo ma per amor suo, scelse di desiderare ciò che il Padre desiderava.
Forse anche noi abbiamo qualcosa a cui rinunciare, da smettere di fare o qualcosa che dovremmo iniziare a mettere in pratica; qualcosa che forse dovremmo abbracciare e accettare e che fino ad ora abbiamo rifiutato. Potremmo riconoscere di non essere in grado di volerlo ma che comunque desideriamo ciò che Dio desidera per noi perché ci fidiamo del Suo cuore amorevole. Forse la nostra preghiera potrebbe essere:
“Dio aiutami a fare questo passo o a smettere di fare ciò che faccio” oppure “Signore, aiutami a volere ciò che Tu desideri per me”.
Una preghiera davvero onesta.
Alcuni di noi siamo al punto in cui riconosciamo che lo Spirito Santo ha parlato alle nostre coscienze, sappiamo bene ciò che è giusto e ciò che non lo è. La nostra volontà è allineata alla volontà di Dio e quindi la nostra preghiera consiste nel chiedere perdono e aiuto a Dio nel seguire la Sua volontà. Ci sentiamo pronti per il prossimo passo. Altri invece non siamo ancora a quel punto, forse sentiamo dentro di noi che il nostro spirito desidera ciò che Dio desidera ma la nostra carne ha il sopravvento in questo momento e ci sentiamo confusi non sapendo come agire. In quel caso possiamo pregare che Dio ci aiuti a desiderare ciò che egli desidera per noi.
Preghiera A:
Padre Celeste, desidero la Tua volontà nella mia vita, ti prego di indicarmela.
Preghiera B:
Padre Celeste desidero desiderare la Tua volontà nella mia vita. Per favore modella la mia volontà e fa che sia conforme alla Tua.
Preghiera finale:
Padre Celeste, fa sì che la Tua volontà ci guidi verso quello che è meglio per noi, verso quello che è in amore; fa che possa sopraffare, eclissare e invadere ogni spazio del nostro essere. Prego che la nostra volontà sia conforme alla Tua così che possiamo pregare “venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà”.
Nel nome di Gesù, amen.
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