In questa serie analizzeremo quelle aree della nostra vita, nelle quali spesso manchiamo il bersaglio e combiniamo dei pasticci. Cercheremo di continuare a collaborare con Dio per aiutarci a diventare “la migliore versione di noi stessi”. Prenderemo spunto da una delle prime comunità di credenti del primo secolo nella città di Corinto come incoraggiamento e modello di cosa fare e cosa non fare. La prima e seconda lettera ai Corinzi fu scritta dall’apostolo Paolo.
La Bibbia è divisa in due parti: l’Antico Testamento ed il Nuovo, il Vecchio Patto ed il Nuovo. Il primo contiene i vecchi modi di operare ed il secondo i nuovi modi. Tra le pagine dell’Antico Testamento si trovano le profezie che indicano che sarebbe arrivato un Nuovo Patto in cui lo Spirito avrebbe operato dal centro dei nostri cuori per poi manifestarsi fuori di noi. La Bibbia è molto chiara nello stabilire che l’Antico Patto sia vecchio perché datato, ovvero un patto che ha finito il suo percorso. Questo non significa che lo si debba gettare via, l’Antico Testamento rimane nelle nostre Bibbie perché tramite le parole in esse contenute, possiamo intravedere il cuore di Dio nella storia di come Egli operava con Israele; si possono conoscere meglio i diversi aspetti dello stesso Dio che fu rivelato completamente tramite Gesù. Quello che non facciamo più è vivere o seguire quel Vecchio Patto.
Il Nuovo Testamento utilizza un linguaggio piuttosto forte per evidenziare il fatto che il Vecchio Patto è obsoleto. “Dicendo «un nuovo patto» egli ha reso antico il primo; or quello che diventa antico ed invecchia, è vicino ad essere annullato” (Ebrei 8:13). Il termine che fu tradotto “reso antico” nel greco originale è una parola che si utilizzava in riferimento a degli indumenti consumati al punto tale di non essere più indossabili. Nella nostra cultura non si tende ad essere così parsimoniosi. Di solito si tengono certi capi fino a che non passano di moda o dei quali ci si annoia indossarli, dopodiché spesso si sceglie di donarli così da avere una coscienza pulita quando si riempie l’armadio nuovamente. Nella nostra comunità di fede cerchiamo di promuovere uno stile di vita più semplice che è più in sintonia con quello che facevano i nostri antenati. E’ da notare che il passo biblico è stato scritto nella forma attiva, Dio era intenzionato a rendere il Vecchio Patto, antico.
Si dovrebbe cercare di vivere pienamente nel Nuovo Patto secondo la promessa contenuta nel Vecchio Patto. Dovremmo leggere l’Antico indossando gli occhiali del Nuovo Testamento. Non si cerca di vivere entrambi i patti allo stesso tempo, la Bibbia non ci invita a farlo. Il Vecchio Patto ed il Nuovo Patto ci indicano il modo progressivo nel quale Dio gestì la creazione cercando di compiere la nostra salvezza.
Cos’è la salvezza e qual è lo scopo di Dio? Lui sta cercando di ripristinare, rinnovare, ricatturare e rinvigorire il Suo piano originale: Dio e noi che interagiamo insieme in comunione intima senza vergogna, manipolazioni mentali o egoismo e anche la gioia ed il piacere della compagnia l’uno dell’altro. Questo è ciò che Dio creò originariamente per l’uomo nel giardino insieme a noi. Dalla caduta ci siamo allontanati da tutto ciò. La Bibbia è la storia di Dio che ci aiuta a ricatturare ciò che aveva iniziato. Lui non ha mai abbandonato il Suo disegno originale. Dio desidera che viviamo ancora una volta come Adamo ed Eva e godere quel tipo di intimità profonda con Lui.
Il peccato corrompe tutto, ci fa sviare e ci allontana dal centro del piano di Dio per le nostre vite. Il Vecchio Patto funziona come un tipo di esoscheletro che ci puntella impedendo la nostra autodistruzione ma non risolve il problema maggiore: i nostri cuori. Il Nuovo Patto ci dà lo Spirito Santo e opera dal centro dei nostri cuori e poi si manifesta fuori. Il messaggio del Vangelo della Buona Novella, può essere sintetizzato in queste parole: Dio è venuto tramite Cristo per dimostrarci il Suo amore, salvarci dal peccato, per stabilire il Suo Regno e per chiudere con la religione. Questi diversi aspetti o dimensioni del Vangelo catturano parte degli insegnamenti contenuti nelle Scritture. Un messaggio bellissimo della grazia!
Il termine “grazia” è pericolosissimo. Invece di averci creati con un meccanismo di auto-aiuto integrato nel nostro essere che ci permettesse di guadagnare la salvezza, Dio ha fatto tutto quanto per noi e ce l’ha offerta come dono. La grazia è una dottrina pericolosa che si intravede nel Vecchio Patto ma che si realizza nel Nuovo. Questo perché il termine “grazia” racchiude un universo di significati che potrebbero rappresentare un pericolo.
Quando Dio ci avvicinò al Nuovo Patto prese l’esoscheletro delle regole religiose e si sbarazzò di esse.
Con quell’azione fece spazio ai cuori di essere trasformati dallo Spirito e aprì la porta a tutti, incoraggiandoli a seguire Gesù in collaborazione a Dio. Se non abbiamo comunione con Dio, “koinonea” nel greco originale e non ci assicuriamo che il nostro cuore ed il Suo siano allineati, se il nostro cuore non viene trasformato, tutto ciò che ci rimane nel Nuovo Patto è l’assenza delle regole e basta. Ci rimane solo l’assenza di qualcosa e non la presenza di qualcosa di più grande. Ci rimane solo un tipo di pseudo libertà che dichiara di non essere più sotto la legge e che si è liberi di agire come ci pare. La triste verità è che quando il nostro cuore non è allineato con l’altruismo di Dio, quello che ci pare di solito è di natura egocentrica. E’ pericoloso perché se non siamo in comunione e non collaboriamo con Lui, si rischia di creare un patto che diventa una sorta di via libera per peccare. C’è il potenziale di creare un messaggio del Vangelo con il rischio di essere sabotato dalla nostra natura peccaminosa, dalla nostra carne, tutto con lo scopo di giustificare un egoismo crescente.
Quando le persone abusano del vangelo della grazia allora tanti considerano raccomandabile tornare al Vecchio Patto. Si può capire il perché molte chiese sono tentate a farlo. Tanti leader religiosi dopo aver predicato la grazia si vedono quasi forzati a tornare sui loro passi e a mettere per iscritto regole e manuali di comportamento per cercare di mettere nero su bianco riguardo a ciò, che un cristiano dovrebbe fare. Così facendo però si applicano dei concetti dell’Antico Testamento al Nuovo, tutto perché si ha paura dei comportamenti abusivi che le persone potrebbero adottare. L’apostolo Paolo non cambia la propria posizione riguardo la grazia e chiama le persone all’onestà e a valutare se veramente desiderano seguire Cristo e cambiare i loro cuori. Penso che sia giusto che chi si sente di voler andare in Paradiso ma di non voler fare un percorso di fede lo ammetta. Altrimenti si rischierebbe di creare un vangelo tutto proprio, una sorta di via libera per peccare creato da noi che essenzialmente afferma che Dio tramite Cristo ci ha mostrato il Suo amore, ci ha salvato dal peccato e ha chiuso con la religione. Di conseguenza ce ne infischiamo di qualsiasi cosa che potrebbe sembrare limitante o istituzionale dimenticando la chiamata che Gesù ci ha dato, di stabilire il Suo Regno nei nostri cuori e di incoronare Gesù come il Re delle nostre vite. Dimentichiamo anche che Lui ci ha chiamati a fare parte di una comunità e ad acquisire una nuova cittadinanza, una nuova cultura del Regno, un modo di vivere insieme, sotto la Signoria del nostro Re. Queste cose fanno parte del Vangelo, infatti, Gesù lo annunciava spesso, il Vangelo del Regno, un nuovo modo di vivere. Quindi stiamo attenti a non cadere nella tendenza di essere selettivi con il Vangelo scegliendo di dare ascolto soltanto a certi aspetti ed ignorarne degli altri.
I credenti di Corinto del primo secolo avevano le idee confuse. Avevano sentito il messaggio del vangelo completo dalla bocca dell’apostolo Paolo ma diedero ascolto solo a ciò che gli faceva comodo. La loro scelta risultò in individui che a malapena potevano essere riconosciuti come seguaci di Cristo. Anche tra di noi c’è chi forse è attratto dal messaggio irreligioso del Vangelo, dal perdono e dall’amore ignorando la Signoria del Vangelo e il messaggio olistico in esso contenuto.
Ci consideriamo dei santi, dei peccatori, nessuno dei due o entrambe le cose? Consideriamo che le persone siano essenzialmente buone, cattive, nessuna delle due o entrambe le cose? Ritengo che la risposta giusta a tutte due le domande sia che siamo entrambe le cose. L’apostolo Paolo insegna che siamo sia santi che peccatori. “Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo” (1 Timoteo 1:15). L’apostolo Paolo non era in uno stato di negazione, sapeva bene di essere un peccatore ma non per questo considerava che fosse la sua identità principale; era anche consapevole di essere un peccatore salvo per grazia, cioè, un santo.
Se desiderassimo fare dei passi in avanti nel nostro revocare la nostra cosiddetta “via libera per peccare”, se desiderassimo rifiutare la nostra tendenza di voler manipolare il Vangelo per il nostro proprio beneficio, allora dovremmo prendere consapevolezza di come la nostra natura peccaminosa sia all’opera dentro di noi, così che possiamo essere in grado di identificarla. La verità è che la nostra natura peccaminosa spesso non ha un brutto aspetto anzi, sembra davvero bella in un modo sbagliato. Peccare significa mancare il bersaglio, è semplicemente non fare ciò che Dio aveva intenzione di compiere. Uno dei modi migliori per identificarla è dare uno sguardo profondo al piano originale di Dio per l’umanità nel Giardino dell’Eden. Chiediamoci, come sarebbe qualsiasi situazione che abbiamo davanti se fosse corrotta dal peccato? E’ un modo ottimo che ci aiuta a visualizzare i danni che il peccato potrebbe causare attraverso di noi.
“Poi DIO disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame e su tutta la terra, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Così DIO creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di DIO; li creò maschio e femmina. E DIO li benedisse; e DIO disse loro: «Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e sopra ogni essere vivente che si muove sulla terra»” (Genesi 1:26-28). Anzitutto, Dio ci ha donato una natura creativa, siamo stati fatti a immagine e somiglianza di Dio. Lui è il Creatore e l’Artista divino, la creatività sfrenata ed esplosiva che chiamiamo natura e l’universo sono stati parte del Suo disegno. Dio è il Creatore e noi siamo stati fatti a Sua immagine. Siamo delle creature altamente creative, perciò, chiediamoci, che aspetto avrebbe la nostra creatività se fosse corrotta e traviata dall’influenza del peccato?
Segue parte 2
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