Questo studio in particolare non sarà esauriente ma ci concentreremo sul comprendere le diverse prospettive degli insegnamenti cristiani riguardo alla dottrina dell’inferno e sul loro perché. Questo con il proposito di aiutarci a scegliere quale dottrina sia più coerente con le Scritture. La verità è che qualunque dottrina si scelga di abbracciare, l’unica cosa della quale possiamo essere sicuri è che Gesù insegnò sull’esistenza dell’inferno. Si possono avere diverse opinioni su quello che l’inferno è o sulla permanenza in quel luogo ma le scelte che facciamo in questa vita hanno delle conseguenze e su questo siamo tutti d’accordo. Se escludiamo Cristo non possiamo essere sicuri di come spenderemo l’eternità.
Il tema del Giudizio e dell’inferno sono dei temi centrali negli insegnamenti di Gesù. Dal punto di vista emotivo per alcuni questo fatto potrebbe essere sconcertante. Da come viene presentato il concetto dell’inferno da parte di alcuni credenti non sembrerebbe che sia un luogo adatto al carattere di Cristo. Penso che molti avrebbero preferito che Gesù non ne avesse mai parlato e che non si trovasse nella Bibbia. Potrebbero concludere che l’inferno non è che un’invenzione della chiesa cattolica del medioevo. E’ vero che nel medioevo la chiesa cattolica inserì delle dottrine aggiuntive riguardo l’inferno, dottrine che non si trovano nella Bibbia, ma in ogni caso gli insegnamenti di Gesù su questo tema sono centrali. L’unica figura nelle Scritture che nomina spesso l’inferno è proprio Gesù. L’altro personaggio biblico che menzionò l’inferno è stato suo fratello Giacomo che utilizzò il termine in senso metaforico in riferimento alla lingua. Nella lettera di Giacomo leggiamo:
“Così anche la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose. Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna (che significa appunto ‘Inferno’), dà fuoco al ciclo della vita”.
Gesù e il Suo fratello sono gli unici che lo hanno menzionato per nome.
Comprendere la natura dell’inferno ci aiuta a capire meglio la natura di Dio, delle persone e del peccato. Trovare delle risposte sul mistero dell’inferno ci aiuterà a comprendere chi è Dio, chi siamo in relazione a Lui e la natura del peccato, della giustizia, dell’amore, della misericordia, della grazia e della santità. Studiare l’inferno ci aiuta ad essere più consapevoli dell’importanza di come vivere ora.
Le nostre azioni hanno delle conseguenze. E questa consapevolezza dovrebbe aiutarci a rivalutare bene come viviamo la nostra vita, aiutandoci ad individuare i punti dove non siamo in sintonia con la via di Cristo.
La nostra comprensione dell’inferno influenzerà anche il nostro approccio all’evangelizzazione. Per noi che siamo cristiani, comprendere l’inferno influenzerà il modo in cui affrontiamo le domande che ci vengono poste dagli altri. È interessante notare come il concetto dell’inferno sia cambiato con il passare degli anni e come diverse culture lo hanno percepito. Per esempio, nel medioevo il concetto dell’inferno fu ampiamente promosso dalla chiesa cattolica, impattando fortemente i credenti. I fedeli svilupparono una pronunciata preoccupazione della vita oltre la morte e della propria peccaminosità. La chiesa di quel tempo tendeva ad evangelizzare mettendo un’enfasi sull’inferno, sulla dannazione eterna e sulle fiamme e il tormento che li avrebbe aspettati nell’aldilà, a causa del peccato, se non avessero seguito Cristo. È per questo che tanti decisero di abbracciare la fede, perché spinti dalla paura. La dottrina dell’inferno veniva poi insegnata di continuo nelle chiese per mantenere alta la paura e così esercitare un controllo sulle persone.
La chiesa nel medioevo incoraggiava i fedeli ad avere una relazione di co-dipendenza con l’istituzione stessa. A quei tempi non c’era quasi nessuno che non vivesse in totale sottomissione ed ubbidienza alla chiesa per timore di andare a finire all’inferno o nel purgatorio. I sacerdoti estorcevano la popolazione. Se non donavano abbastanza denaro minacciavano di smettere di pregare per le loro anime o rifiutavano di dare loro i sacramenti. Una minaccia che incuteva molta paura perché secondo la chiesa cattolica ricevere i sacramenti era l’unico modo per scampare all’inferno.
Nei nostri giorni parlare dell’inferno non incute più paura e non spinge nessuno ad accettare Cristo ma al contrario, in svariati contesti culturali contemporanei occidentali il tema è demotivante. Tanti reagiscono dicendo che se Gesù rappresenta un Dio che ha creato l’inferno allora non ne vogliono sapere. Così oggi giorno il tema degli inferi è diventato una delle pietre di inciampo più grandi nel portare qualcuno a Cristo.
Anche ai nostri giorni ho conosciuto diverse chiese che adottano una mentalità medioevale nel cercare di raggiungere qualcuno con il Vangelo di Cristo. Poco tempo fa un amico mi mostrò un volantino che gli avevano dato in una chiesa del suo quartiere, ecco come iniziava:
“Noi abbiamo a cuore la tua anima e desideriamo informarti che se non sei nato di nuovo ti stai incamminando verso un luogo dove brucerai per l’eternità…”
…che dire. Diciamo che nel medioevo un approccio del genere avrebbe funzionato ma oggi non è il caso. Chiunque leggerà quel volantino molto probabilmente invece di svegliare in lui la voglia di avvicinarsi a Gesù avrà l’effetto contrario e sicuramente concluderà, giustamente, che si tratti di un messaggio negativo e moralista.
Stiamo invitando le persone ad iniziare una relazione amorevole con Gesù e nessuna relazione d’amore può essere iniziata partendo da un presupposto di paura.
È come se io dichiarandomi a Monica, che è adesso mia moglie, gli avessi detto “Ti amo e voglio passare il resto della mia vita con te” … ma poi avessi aggiunto… “ma prima di rispondermi voglio avvertirti che se tu mi dici di no, passerai il resto della tua vita a rimpiangere quella decisione. Sarà una vita di incubi e di rimorsi senza fine”.
Se avessi detto una cosa del genere, Monica avrebbe fatto bene ad allontanarsi da me il più possibile.
Facciamo parte di una cultura dove il modo migliore per dare inizio ad una conversazione sulla persona di Gesù è quella di iniziare a parlare di Lui direttamente. Parlare del Gesù storico, come narrato nei Vangeli, è ideale come primo approccio e da lì poi si può navigare su tutto il resto.
Il termine “inferno” nella Bibbia deriva da un luogo in Israele, chiamato la valle dell’Hinnom, o Geenna in greco, che si trova alla periferia di Gerusalemme. Quella valle, ai tempi di Cristo, era una discarica ed anche il luogo dove seppellivano o bruciavano i corpi dei criminali. Spesso i romani le davano fuoco utilizzando dello zolfo, sia per mantenere vivo il fuoco che per sopprimere l’odore nauseante dei corpi e dei rifiuti. Gesù spesso fece riferimento alla valle dell’Hinnom, e quel nome fu tradotto nella nostra lingua in “inferno”. Consiglierei a tutti di sostituire il termine “inferno” con “valle di Hinnom” perché sono le parole originali in aramaico pronunciate da Gesù e poi tradotte in greco dagli autori dei Vangeli con “Geenna”.
È interessante che i documenti originali delle parole e vita di Gesù siano già una traduzione. Fu una potente scelta che la prima chiesa decise di fare. Gli apostoli davano al messaggio di Gesù un valore così grande da volerlo diffondere il più possibile. Perciò decisero di mettere per scritto la vita e le parole di Cristo nella lingua più popolare di quei giorni. Scelsero di non idoleggiare le parole originali perché compresero che era il messaggio stesso di Cristo che aveva la potenzialità di trasformare la vita. Perciò non abbiamo le parole originali di Cristo ma il Suo potente messaggio.
Gesù utilizzò la valle di Hinnom come illustrazione, era una realtà locale. Ai tempi dell’Antico Testamento, la valle dell’Hinnom era un luogo dove erano accaduti degli eventi orribili. Quando gli ebrei arrivarono a Canaan, nel territorio che poi diventò Israele, quella terra era popolata da popoli pagani che avevano delle usanze macabre orribili. Dio comandò agli israeliti di non adottare i modi o le vie delle altre nazioni circostanti.
Alcuni re riuscirono a mantenere il popolo di Israele santo e separato ma altri no. I re israeliti che adottarono delle pratiche malvagie le fecero proprio in quella valle.
“Achaz aveva vent’anni quando iniziò a regnare, e regnò sedici anni a Gerusalemme. Egli non fece ciò che è giusto agli occhi dell’Eterno, come aveva fatto Davide suo padre; ma seguì le vie dei re d’Israele e fece perfino immagini di metallo fuso per i Baal. Egli bruciò incenso nella valle del Figlio di Hinnom e bruciò nel fuoco i suoi figli, seguendo le abominazioni delle nazioni che l’Eterno aveva scacciato davanti ai figli d’Israele” (2 Cronache 28:1-3).
Nella maggior parte delle culture pagane il modo principale per assicurarsi l’attenzione degli dei era di offrire dei sacrifici umani, a volte persino il sacrificio dei propri figli. Il passo che includerò a seguito è stato pronunciato da Dio per bocca del profeta Geremia:
“Hanno anche costruito gli alti luoghi di Baal che sono nella valle dei figli di Hinnom per far passare attraverso il fuoco i loro figli e le loro figlie in onore di Molek, ciò che non avevo comandato loro, e non mi era mai venuto in mente che dovessero commettere una tale abominazione, facendo peccare Giuda” (Geremia 32:35).
È affascinante che Dio abbia commentato che non gli era mai venuta in mente una cosa del genere. Con quelle parole Dio espresse shock davanti l’orrore delle decisioni fatte dal Suo popolo.
Quando Gesù menzionava la valle dell’Hinnom, le persone avevano una idea chiarissima di ciò che volesse dire perché c’erano dei fuochi che bruciavano di continuo e così quel luogo servì a Lui come un’ottima rappresentazione del Giudizio. Nell’aldilà saremo tutti giudicati in base alle azioni, opere compiute e parole dette in questa vita. Tramite Gesù possiamo essere rassicurati perché sappiamo già il nostro verdetto.
“Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù…” (Romani 8:1).
Cosa accade a chi non ha questa sicurezza in Cristo? Cos’è l’inferno?
La teoria del tormento eterno o teoria tradizionale dell’inferno, è una dottrina abbracciata dalla maggior parte dei credenti cristiani dagli inizi del II secolo. Questa dottrina enfatizza la gravità del peccato e della santità di Dio. Il problema che molti trovano con questo filo di pensiero è che sembra contraddire lo standard di giustizia di Dio. Ciò non sembra coerente con il modello che insegnò nell’Antico Testamento dove ad ogni malfatto veniva assegnata una punizione adeguata come nel caso di “occhio per occhio e dente per dente”.
Dio diede quelle regole per evitare che qualcuno prendesse la giustizia nelle proprie mani e causasse un danno maggiore del torto subito. Era un principio di giustizia limitato che Dio insegnò al Suo popolo. Quando Gesù si presentò cambiò tutto insegnando di amare i nemici. Dio fa lo stesso facendo brillare la luce del sole e mandando la benedizione della pioggia sia sui giusti che sugli ingiusti e ciò dovrebbe essere la nostra posizione. Perciò il concetto di dover subire una punizione eterna come castigo per aver vissuto una vita peccaminosa finita potrebbe essere criticata come ingiusta.
Chi abbraccia questa dottrina afferma che la punizione eterna sia giusta perché come accade in diversi tribunali terreni, certi crimini hanno come conseguenza l’ergastolo e vengono giudicati imperdonabili, crimini come l’omicidio per esempio. Per tanto, le decisioni che si fanno in questa vita in un momento potrebbero avere delle conseguenze gravi o eterne. Quindi, secondo chi lo crede, dal punto di vista teorico è possibile che la permanenza eterna nell’inferno sia la punizione adatta per una vita finita vissuta nel peccato.
Questa veduta prende spunto da una interpretazione specifica delle letture apocalittiche, particolarmente dal libro dell’Apocalisse. Il libro dell’Apocalisse è molto illustrativo, parla in dettaglio sulla fine dei tempi e come si svilupperà il futuro. C’è da tenere presente però che il libro dell’Apocalisse fu scritto utilizzando uno stile di scrittura apocalittico e simbolico.
Per questo motivo torna difficile fondare una dottrina basandosi su quel libro della Bibbia per poi cercare delle conferme nel resto delle Scritture. Invece si dovrebbe fare il contrario, quando si trova un insegnamento chiaro nelle Scritture si potrebbe poi dare uno sguardo al libro dell’Apocalisse per vedere se si riscontra lo stesso insegnamento tra le sue pagine.
“…quando il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all’evangelo del Signor nostro Gesù Cristo. Questi saranno puniti con la distruzione eterna, lontani dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza…” (2 Tessalonicesi 1:7-9).
È comprensibile che versetti come questo possano essere interpretati da chi crede nel tormento e nella punizione eterna come qualcosa che accadrà per sempre. Una curiosità è che alcuni di questi versetti vengono interpretati in diversi modi secondo il filo di pensiero dottrinale che si segue. Chi crede nell’esistenza dell’inferno per un periodo temporaneo e che poi l’anima muore, utilizza quello stesso versetto come prova della sua teoria. Il versetto dice che la conseguenza di chi subirà la distruzione eterna è di stare lontano dalla presenza di Dio. Queste sono delle dottrine sostenute da persone preparate che stanno cercando di seguire Dio e che conoscono le Scritture e la teologia meglio di chiunque di noi, personaggi del calibro di John Stot, un autore cristiano fantastico che crede nella teoria della morte dell’anima e che l’inferno non sia eterno. I teologi sostenitori di queste diverse dottrine, spesso si scontrano tra di loro.
“Ora, se la tua mano ti è occasione di peccato, tagliala; è meglio per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile” (Marco 9:43).
“E se il tuo piede ti è occasione di peccato, taglialo; è meglio per te entrare zoppo nella vita, che avere due piedi ed essere gettato nella Geenna, nel fuoco inestinguibile” (Marco 9:45).
” E se l’occhio tuo ti è occasione di peccato, cavalo; è meglio per te entrare con un occhio solo nella vita, che averne due ed essere gettato nella Geenna del fuoco, dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne” (Marco 9:47, 48).
Gesù utilizzò l’immagine della Geenna e ovviamente non stava parlando letteralmente di essere gettati nella valle dell’Hinnom, perché il contesto del suo discorso era di entrare nella nuova vita dopo l’esistenza terrena. Parlava della necessità di entrare nel Regno di Dio, di percorrere una strada che comporta sacrifici e rinunce, piuttosto che decidere di non fare nessun sacrificio e finire nella valle dell’Hinnom, nell’inferno dove il verme non muore ed il fuoco non si spegne.
Sembrerebbe che questi passi parlino di una permanenza eterna negli inferi ed è ciò che viene sostenuto da chi crede nella dottrina della punizione eterna. Il versetto in Marco dice che in quel luogo i vermi non muoiono. Come mai? I vermi sono eterni?
Per caso Dio ha scelto di concedere la vita eterna solo ai vermi da tutto il creato? Ha senso interpretare quei passi in modo letterale o piuttosto Gesù stava cercando di illustrare il Giudizio finale?
Vorrei chiarire che, qualunque sia la teoria che uno scelga di abbracciare, l’inferno è una conseguenza reale e rappresenta un luogo nel quale non desideriamo andare, o una condizione in cui non desideriamo essere.
L’immagine di uno stagno ardente di zolfo è affascinante e cattura la nostra immaginazione. In altri passi nella Bibbia si parla di una oscurità totale o delle tenebre. L’immagine di un lago ardente e ovviamente luminoso, viene contrastata nello stesso passo da una oscurità assoluta. Perciò possiamo dedurre che questi passi siano stati scritti con il proposito di farci sapere che ci sarà della giustizia per chi si allontana dalla volontà di Dio e non per fissarci su come si riuscirà ad ardere senza consumarsi.
“Allora il diavolo, che le ha sedotte, sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli” (Apocalisse 20:10).
Questo passo non ci dice che saranno delle persone ad essere tormentate per sempre ma delle entità spirituali.
“Poi vidi un gran trono bianco e colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggirono il cielo e la terra, e non fu più trovato posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. E il mare restituì i morti che erano in esso, la morte e l’Ades restituirono i morti che erano in loro, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco” (Apocalisse 20:11-15).
Questo passo parla di uno stagno di fuoco che rappresenta la morte seconda. Più avanti nel capitolo seguente dice:
“Ma per i codardi, gl’increduli, gl’immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è la morte seconda” (Apocalisse 21:8).
Una scuola di pensiero teologico afferma che lo stagno ardente è una esperienza che si continua a vivere per sempre, mentre invece un’altra sostiene che la morte seconda sia la distruzione dell’anima.
Chi sostiene la teoria della morte dell’anima critica il pensiero tradizionale per i seguenti motivi. Anzitutto si è costruito una teoria basandosi sulla premessa che le anime siano immortali e che alcuni dovranno subire la punizione eterna nello stagno ardente. Secondo quella dottrina l’inferno è il luogo dove le anime, essendo eterne, verranno torturate per sempre. L’anima è la parte indistruttibile dei nostri corpi che dopo la morte va a stare insieme a Dio. Perciò concludono che Dio abbia creato un luogo per le anime che non desiderano stare insieme a Lui per l’eternità. Questa è la posizione di chi crede nella dottrina tradizionale del tormento eterno.
Dall’altra parte chi sostiene la teoria della morte dell’anima sfida la prima premessa dicendo che l’anima non sia per sua natura immortale.
In realtà la posizione di chi crede che l’anima sia immortale si basa più sulla filosofia greca che sulla Bibbia. Platone ed Aristotele insegnarono che l’anima è la parte immateriale e indistruttibile delle persone e che vive in eterno. Questo è un filo di pensiero filosofico ma non necessariamente ciò che la Bibbia insegna.
Sembra invece che dal punto di vista biblico l’immortalità dell’anima sia un dono di Dio e non qualcosa da prendere per scontato. Nella Genesi Dio creò Adamo ed Eva, e donò loro l’immortalità con quello che le Scritture chiamano l’albero della vita. Uno è libero di interpretarlo in modo letterale o simbolico.
Quindi Egli diede loro l’immortalità attraverso l’albero della vita, essi lo mangiarono e furono così in grado di vivere in eterno. Dio però avvertì Adamo ed Eva di non mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male perché così facendo sarebbero morti. Da notare che non disse loro che sarebbero stati torturati in eterno. Poi Satana si presentò ad Eva e la incoraggiò a mangiare da quel frutto. Eva all’inizio si rifiutò, perché sapeva che se lo avesse mangiato sarebbe morta. Nella replica del serpente ad Eva troviamo l’introduzione del concetto dell’immortalità dell’anima dove lui disse ad Eva che non avrebbe morta ma che avrebbe imparato, maturato e scoperto tante altre cose, tutto tranne morire. Adamo ed Eva mangiarono il frutto e poi sperimentarono la morte.
Alla fine di quel racconto Dio disse riguardo Adamo ed Eva: “E l’Eterno DIO disse: «Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male. Ed ora non bisogna permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell’albero della vita perché, mangiandone, viva per sempre»” (Genesi 3:22).
Quindi l’uomo non era per sua natura immortale e dopo aver mangiato il frutto dall’albero del bene e del male cominciò a sperimentare la morte.
Sotto questa luce, diversi passi acquisiscono un significato più diretto.
“Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). “Infatti il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). “Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” (1 Giovanni 5:12). “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna” (Matteo 10:28).
Le Scritture non dicono che l’anima umana è immortale. L’immortalità fa parte della natura di Dio e non della nostra.
“Il solo che ha l’immortalità e abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai visto né può vedere, al quale sia l’onore e il dominio eterno. Amen” (1 Timoteo 6:16).
Finora abbiamo parlato di due posizioni dottrinali, quella del tormento eterno, che si basa anche sull’immortalità intrinseca dell’anima e di conseguenza sulla necessità di un destino eterno per chi è ribelle e non accetta Cristo nella propria vita, e quella detta “condizionalista” o più semplicemente della “morte dell’anima” che afferma che lo stagno di fuoco è la morte seconda e che l’immortalità è un dono di Dio (si è immortali ‘a condizione che si abbia vita in Cristo’).
Nei primi 500 anni di cristianesimo esistevano sei scuole di pensiero teologico. Quattro di queste insegnavano la dottrina che analizzeremo adesso detta Universalismo. Questa dottrina insegna che tutti eventualmente saranno salvati e che l’inferno non è eterno. Erano le scuole teologiche di Alessandria, Antiochia, Cesarea e di Edessa/Nisbis. Una scuola, quella di Efeso, insegnava la dottrina della morte dell’anima. Solo una scuola di pensiero insegnava la punizione eterna ed era quella di Roma/Cartagine.
Fra i Padri della Chiesa che sostenevano la dottrina della morte dell’anima troviamo: Ireneo e Tertulliano, sulla dottrina della punizione eterna troviamo Sant’Agostino (anche se la sua posizione iniziale era universalista). I Padri della chiesa a sostegno della dottrina universalista (apokastastasis) sono: Clemente, Origene, Didimus, Methodius, San Gregorio di Nissa, san Giovanni di Gerusalemme, Rufinus, San Jerome e altri.
Questa è la loro posizione dottrinale.
Questa afferma che diversi passi nelle Scritture suggeriscono che ci siano diversi tipi di punizioni adatte al peccato e che ciò non significhi che uno debba essere tormentato per l’eternità o smettere di esistere ma che la punizione non sia di natura punitiva ma che abbia lo scopo di redimere e di correggere aiutando le persone alla fine a cambiare e ad adattarsi a vivere nel Regno di Dio. Chi segue questo filo di pensiero ritiene che Dio abbia un percorso particolare per ogni individuo e che alla fine redimerà tutti tramite il sangue di Cristo o la persona dovrà pagare per i suoi peccati dovendo trascorrere un periodo nell’inferno ma con la speranza che alla fine di tutto Dio li redimerà. Questa teoria è basata su vari versi che parlano della redenzione di tutto il creato e sul fatto che Dio stesso abbia dichiarato che desidera che tutti siano salvi. Il Nuovo Testamento ripete di continuo che alla fine Dio uscirà vittorioso, e la Sua volontà sarà totale e sconfiggerà le tenebre.
Gli universalisti pongono questa domanda: “che razza di vittoria sarebbe se Dio dovesse riconoscere, per tutta l’eternità, che ciò che egli desiderava, e cioè la salvezza di tutti, non è accaduta? Se dovesse ammettere che Satana avesse avuto l’ultima parola con le anime ribelli che non avranno mai modo di sperimentare ciò che Dio desiderava per loro?” Chi afferma la teoria della redenzione di tutti o universalismo, sostiene la speranza dal punto di vista scritturale, che ci sarà giustizia e punizione per chi è al di fuori di Cristo, per chi non ha sperimentato la misericordia, la grazia e il potere trasformante della salvezza. Secondo questo filo di pensiero però la punizione sarà temporanea, fino a quando la loro anima sarà pronta per entrare nel Regno di Dio.
Alcuni passi che sosterrebbero la dottrina universalista:
Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata (infatti per questo fatichiamo e combattiamo): abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti.
(1 Timoteo 4:9-10)
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra.
(Filippesi 2:9-10)
Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.
E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili.
(Colossesi 1:19-22)
Che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi profeti.
(Atti 3:21)
E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l’arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l’acqua.
(1 Pietro 3:19-20)
Inoltre il concetto che l’inferno sia un luogo di castigo ma a carattere di redenzione è sviluppato dall’interpretazione della parola aeonian o aion che nel greco originale vuol dire un tempo indefinito che nelle scritture varia da alcuni giorni all’eternità a seconda del contesto.
Domande e risposte:
Domanda: Nella Bibbia dove si trova la prima menzione della valle dell’Hinnom?
Risposta: Nel libro di Giosuè viene menzionato per la prima volta come un luogo geografico quando gli israeliti erano appena arrivati a Canaan. Più tardi scoprirono gli orrori che accadevano in quella valle. Dio li avvertì di non seguire la via dei pagani ma nonostante quell’avvertimento i figli di Israele finirono per imitare le pratiche delle nazioni confinanti. La valle dell’Hinnom divenne una discarica durante il periodo intertestamentale, qualche generazione prima di Gesù. La storia di quella valle era così macabra che nessuno se la sentiva di bonificare quella zona.
Domanda: Nel libro dell’Apocalisse quando si parla dell’albero della vita che ha delle foglie per la guarigione delle nazioni così da aiutarli a vivere, pensi che coincida con la teoria della morte dell’anima e di come la nostra vita sia un dono? Poi, sono curioso di sapere quale teoria abbracci tu.
Risposta: L’albero della vita si trova nel Nuovo Cielo e nella Nuova Terra. Il messaggio contenuto in quei passi è che la vita eterna ci sarà donata, chi ha letto la Bibbia sa bene che all’inizio l’albero della vita ci fu tolto. Non siamo stati creati per vivere in eterno senza che l’eternità ci sia donata in continuazione. Il fatto che le nostre anime un giorno andranno in cielo non è abbastanza. Nel libro della Genesi all’inizio e nel libro dell’Apocalisse si vede l’albero della vita come segno che Dio provvederà per noi e ci darà il dono di vivere in eterno per sempre. Le foglie dell’albero che sono per la guarigione delle nazioni in modo simbolico, significa che l’albero della vita è qualcosa che ci dà l’immortalità e non influenza solo la durata della nostra vita da ora all’eternità ma influenza la qualità della nostra esistenza. Tutto ciò che ci divide e ci separa sarà guarito tramite l’albero della vita. La diversità dei popoli e delle nazioni sarà un punto di forza, non ci preoccuperemo, impareremo l’uno dall’altro, ci saranno delle nuove culture e background da esplorare ma tutto sarà una esistenza bellissima, meravigliosa e unificante alla fine dei tempi.
Personalmente vi racconto che sono cresciuto in ambiente tradizionalista, ho approfondito l’universalismo per diverso tempo ma ultimamente sto avvicinandomi di più alla teoria della morte dell’anima. La cosa bella di tutto ciò è che non devo per forza sapere per certo niente di tutto ciò. Dio non mi ha assunto o dato il compito di partecipare nel Suo progetto di costruzione dell’inferno quindi non ho bisogno di sapere niente di sicuro. Quello che posso dichiarare con certezza però è che le nostre scelte in questa vita hanno delle conseguenze sia che le persone soffrano per l’eternità, per un momento o per dei millenni per poi perire o soffrono per un po’ e poi la loro anima venga redenta. Non desidero soffrire o essere lasciato da parte nudo e scoperto davanti Dio nel Giorno del Giudizio. Confesso di essere un peccatore e di non meritare nulla. Gesù viene a noi e ci rassicura dicendo che Lui sarà sul trono quel giorno offrendoci la Sua giustizia da ora. Gesù è alla ricerca di persone che siano umili abbastanza da riconoscere di non essere perfette. Siamo dei peccatori ed abbiamo sbagliato, chiediamo a Gesù di perdonarci e di purificarci ed egli lo farà. Il Vangelo è questo ed è bellissimo!
Vorrei incoraggiarvi a considerare Cristo ed il messaggio centrale di questo studio. Se crediamo negli insegnamenti di Gesù allora dovremmo credere alla realtà dell’inferno. Esistono diverse teorie riguardo a ciò che significhi ma la cosa importante da tenere presente, è che l’inferno è reale e che le nostre scelte hanno delle conseguenze. Forse saremmo tentati a chiederci cosa accadrà alle persone che non hanno mai sentito parlare di Gesù, a chi vive una vita terribile ma alla fine si pente, e tanto altro ma come ho già detto in precedenza, non abbiamo bisogno di sapere le risposte a tutti questi interrogativi perché il Giorno del Giudizio non saremo noi a giudicare. Quello che dovremmo sforzarci a conoscere meglio è il carattere ed il cuore del Giudice. Passiamo del tempo a conoscere Gesù meglio.
Preghiera: Padre Celeste, ti ringrazio che Tu non sei solo un Dio di amore in senso sentimentale ma sei un Dio di amore nel senso che cerchi la giustizia e la misericordia. Il Tuo amore è compassionevole e giusto e ci dà grande speranza che non permetterai che le vittimizzazioni, i crimini, le sofferenze, il dolore e le cose terribili che accadano in questa vita vengano impunite come se niente fosse. Ti ringrazio che ci dai la speranza che porterai giustizia su questa terra. Allo stesso tempo ci rendiamo conto che a volte siamo noi a fare del male e a ferire gli altri e quindi ci rivolgiamo a Te Signore, donaci la Tua misericordia. Ti ringrazio per averci donato la grazia. Ci hai chiesto di presentarci umili al tuo cospetto. Prego che chi sta leggendo possa arrivare da Te, sottomettere la sua vita e renderti grazie per il dono della grazia e vita eterna che Tu ci hai offerto. Non vediamo l’ora di passare l’eternità insieme a Te. Nel nome di Gesù, amen
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