La maggior parte di chi ha sperimentato un’esperienza al confine della morte, conosciuta anche come NDE racconta di aver passato attraverso un tunnel e di aver visto una luce dall’altra parte. Alcuni dicono di aver incontrato i propri cari, altri amici, alcuni altri che hanno visto Gesù, con sensazioni di pace completa e spesse volte hanno raccontato di non aver voluto lasciare quel luogo. Le esperienze di pre-morte, sono fenomeni descritti in genere da soggetti che hanno sperimentato gravi patologie o eventi traumatici, la condizione di arresto cardiocircolatorio, o coma. A volte le NDE vengono riferite anche da soggetti che, pur avendo conservato le funzioni vitali, hanno corso il rischio di morire, a seguito di interventi chirurgici o gravi incidenti.
Facciamoci alcune domande.
Si tratta di un qualcosa che accade quando la mente fisica smette di funzionare o è un rilascio di certi ormoni?
Sono esperienze che l’essere umano ricorda e che restano relegate ad un’ attività cerebrale?
La verità è che non lo sappiamo. Ma chiediamoci: c’è vita oltre la vita? Un quesito che fa parte dell’essere umano sin dall’inizio dei tempi.
Diverse culture del mondo antico dopo essersi poste la stessa domanda, conclusero che la vita umana su questa terra fosse corta. Ciò è evidenziato da numerose scoperte archeologiche dove sono stati trovati dei corpi seppelliti e attrezzati per il loro viaggio nell”al di là, insieme ai loro vestiti, attrezzi e cibo. Dall’inizio della storia, l’essere umano ha sempre avuto la sensazione che c’è qualcosa di più oltre questa vita.
Il re Salomone, conosciuto come l’uomo più saggio mai esistito disse: “È meglio andare in una casa dove c’è lutto, che andare in una casa dove si fa festa, perché quella è la fine di ogni uomo, e chi vive vi porrà mente… Il cuore del saggio è in una casa di lutto, ma il cuore degli stolti è in una casa di allegria” (Ecclesiaste 7:2, 4).
Facciamo parte di una società che ruota intorno al piacere e che ignora la domanda imminente della morte. Le distrazioni e i divertimenti di certo non ci mancano. In altre parti del mondo c’è chi soffre schiavo della guerra, per la fame o per epidemie senza speranza di poter scampare dalla morte; persone costrette ad affrontare quotidianamente queste realtà. Noi occidentali invece siamo molto bravi ad evadere. Il re Salomone nei passi precedenti disse che chi è veramente saggio è disposto a pensare alla morte e a ciò che dovrà venire prima o poi e medita su come le decisioni che si fanno in questa vita siano collegate alle esperienze della vita che verrà.
Il nichilismo è un filone di pensiero che afferma che l’esistenza non abbia alcuno scopo e che dopo la morte non ci sia altro. I materialisti considerano che la mente, cioè la nostra autoconsapevolezza, sia la somma totale di ciò che viene prodotto da una funzione biochimica del cervello e perciò che la mente ed il cervello siano intrecciati inestricabilmente. Secondo questo pensiero, una volta che il cervello smette di funzionare e muore, la mente non ha vita propria e perciò non è in grado di trascenderlo. Credono che la mente derivi direttamente dal cervello e quindi se il cervello muore, l’essere umano smette di esistere. Secondo alcuni scienziati la mente trascende ed è collegata alle funzioni del cervello, come detto da Denise O’Leery coautrice del libro “The Spiritual Brain” (Il cervello spirituale”) . Suggerisce che, nonostante la mente ed il cervello siano collegati, la mente non è relegata alle funzioni biochimiche elettriche del cervello ma esiste un’autocoscienza che va oltre le funzioni di quell’organo.
Considero che l’evidenza di natura paranormale sia interessante ma non conclusiva. Esiste dell’evidenza ragionevole, filosofica, storica ed empirica che sembra indicare che ci sia qualcosa in più e anche di natura intuitiva.
Percepiamo di essere “cablati” per l’eternità, abbiamo il senso che la vita richiami un seguito.
“Egli ha fatto ogni cosa bella nel suo tempo; ha persino messo l’eternità nei loro cuori, senza che alcun uomo possa scoprire l’opera che DIO ha fatto dal principio alla fine” (Ecclesiaste 3:11).
Il mistero ci sarà sempre, non è possibile avere un quadro completamente chiaro nella nostra condizione. E’ evidente che non dovremmo affannarci cercando di comprendere tutto quanto e va bene, non siamo Dio, perciò cerchiamo di conoscere meglio il Suo cuore, fidandoci di Lui. Il senso che ogni essere umano ha dentro di se, quella consapevolezza che esista qualcosa di più al di là della nostra vita è stato impiantato in noi da Dio stesso.
C’è una citazione del film “Matrix” in cui Morpheus dice a Neo:
“Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c’è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra, nel mondo. Non sai bene di che si tratta ma lo avverti. È un chiodo fisso nel cervello. Da diventarci matti. È questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando”.
Quando Neo scoprì la verità si trovò davanti ad una realtà sorprendente e allo stesso tempo sconvolgente e riconobbe di averla percepita da sempre.
Spesso riscontro reazioni del genere quando presento la Buona Notizia di Gesù alle persone. Tanti hanno percepito di aver sempre sentito qualcosa dentro che risuonava nei loro cuori come il Vangelo. Molti mi hanno anche detto che era come se avessi messo in parole, ciò che già sentivano e sapevano dal profondo del loro essere, riconoscendo come vero, il messaggio del Vangelo, ma che non erano mai riusciti a trovare quelle parole giuste, per descriverlo. Questo non significa che non abbiamo bisogno di imparare, di leggere la Bibbia, di stare insieme ad altre persone in comunità che ci aiutino a scoprire di più della fede, ma che ciò che sentiremo con il cuore, spesso ci risuonerà famigliare.
Spesso ciò accade quando si parla della vita dopo la morte. Per me l’evidenza più conclusiva di tutte riguardo la vita oltre la vita, è la figura di Gesù stesso. Gesù credeva e insegnava che questa vita non è tutto, che esista di più dopo la morte, e che ci sarebbe stato il Giorno del Giudizio e che le decisioni che facciamo ora in questa vita avrebbero avuto delle conseguenze nella vita a venire; ciò diventò uno dei punti centrali del Suo ministero. L’evidenza del Gesù storico e la natura trasformativa unica dei Suoi insegnamenti mi ispirano a desiderare di scoprire ciò che Lui ha da insegnarci riguardo la somma realtà dell’universo, dell’eternità e della vita oltre la vita.
Qualcuno crede alla “teoria dell’assorbimento” che però chiude la porta all’individualità e la apre alla collettività. Questo pensiero afferma che dopo la morte noi come individui cesseremo di esistere e che le “goccie” della nostra esistenza verranno assorbite nell’oceano dell’amore divino. Una teoria affascinante, spesso chi abbraccia questo pensiero si pone come obbiettivo di raggiungere la sommità dell’amore dimenticando che l’amore è un concetto di natura relazionale e perciò rimuovere l’individualità si tradurrebbe nel mettere da parte la potenzialità del poter amare.
L’amore è il frutto di due esseri che lo sperimentano allo stesso tempo e c’è bisogno di diversità e di intimità. Un’intimità pura dove un essere viene totalmente assorbito dall’altro fino a scomparire. Noi esseri umani troviamo la bellissima chimica dell’amore tramite la tensione e il desiderio di volerci avvicinare all’altro, nella voglia di aprirci ad una relazione presentandoci nudi e senza vergogna assorbendo il partner, ma sempre lasciando spazio alla sua individualità. Quando si ignora il partner o al contrario lo si assorbe completamente senza lasciargli spazio per esprimersi, si scopre che questo non è amore. Dio ci assorbe in Se’ stesso, nel Suo cuore ma allo stesso tempo rimaniamo degli individui amati da Lui, non delle gocce in un oceano senza individualità.
L’apostolo Giovanni tramite una visione vide il futuro del mondo: ” Nella città non vidi alcun tempio, perché il Signore, Dio onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio” (Apocalisse 21:22).
Il “tempio” rappresenta un’istituzione religiosa, arriverà il giorno in cui la religione arriverà alla sua fine. Il tempio nei giorni di Gesù era il luogo dove ci si recava per percepire la presenza di Dio. Questo versetto si può interpretare in due modi, uno come la fine della religione e l’altro come un’indicazione forte che ci dice che Dio stesso, l’Agnello, diventano il tempio e che noi entriamo in Dio ed in un certo senso siamo assorbiti, senza toglierci però la nostra individualità. Dio ci ha creati perché desidera che esistiamo, non ci ha creati per essere riassorbiti e cessare di esistere. La distinzione tra noi e gli altri esseri umani non è un’ illusione, siamo degli individui veri e abbiamo un Dio altrettanto vero che ci ama personalmente. Nella Bibbia ci sono diversi esempi che testimoniano che dopo la morte un individuo continua ad essere chi era prima, come nel caso della trasfigurazione quando Elia e Mosé apparvero accanto a Cristo.
La teoria della porta girevole riguardo la vita oltre la vita consiste nel continuare a girare finché non si impara la lezione. La reincarnazione non è una bella dottrina. Nell’occidente la reincarnazione è stata idealizzata particolarmente dai film. Nelle nazioni in cui la reincarnazione ha preso piede e da dove è nata la dottrina non viene considerata un concetto positivo, piuttosto visto come un nemico, una trappola, una punizione per dei peccati commessi in altre vite. Il desiderio forte di chi crede nella reincarnazione veramente, è quello di essere liberato da quel ciclo e da quel peso, certamente non consiste nel fantasticare su chi si potrebbe essere stati, nel passato. Nella nostra cultura parlare della reincarnazione spesso si tende a considerarla come un’idea simpatica quando in realtà è il contrario, rappresenta l’intrappolamento dell’anima.
Un punto focale è che si subisce una punizione per peccati dei quali non si ha memoria, per una vita vissuta che non si ricorda. La dottrina della reincarnazione non è favorevole all’uomo, ha un po’ di fascino ma poi si scopre tutt’altro. Il subire delle punizioni senza senso e soffrire senza proposito per qualcosa della quale non si ha memoria, non aiuta nessuno. Sarebbe paragonabile al rivivere un’esistenza senza fine e non da considerarsi positivo.
Nel famoso film “Ricomincio da capo” (1993) e anche in “50 volte il primo bacio” (2004), i personaggi rivivono la stessa situazione una volta dopo l’altra tutti giorni ma ricordando gli sbagli dei giorni precedenti e così finiscono per migliorare la situazione. Ciò non accade con la reincarnazione, il fatto che dopo la morte uno viene riassorbito e poi nasce senza memoria di ciò che ha vissuto precedentemente, nega tutto il processo di apprendimento.
La Bibbia dice chiaramente: ” E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio” (Ebrei 9:27). La vita che stiamo vivendo è chi siamo, le scelte che facciamo ora avranno delle conseguenze nella vita che verrà.
Un altro concetto che viene seguito da molti è il pensiero dello “stufato della vita”. In altre parole che dopo la morte tutti si vada a finire nella stessa pentola cosmica. Si potrebbe anche denominare la teoria della taglia unica dove tutti si finisce nella stessa esperienza.
Il Giudizio faceva parte della proclamazione e presentazione del Vangelo da parte dei primi padri della chiesa ma non era il loro punto di partenza o il punto centrale del loro focus. Nel libro degli Atti, gli apostoli si concentrarono nel ricordare alle persone che le loro scelte in questa vita avrebbero fatto la differenza, nell’altra. Resero chiaro che il Giorno del Giudizio sarebbe arrivato e che Dio sarebbe stato il Giudice senza andare nel dettaglio riguardo a come sarebbero stati il Paradiso e l’inferno. Annunciavano il Vangelo partendo dal fatto che c’era bisogno di avere fede in Cristo, di essere liberi dalla religione e di avere la consapevolezza che sarebbe stato un nuovo inizio e poi facevano sapere che le scelte che si sarebbero fatte in questa vita avrebbero avuto delle conseguenze eterne. L’apostolo Paolo parlando ad altri cristiani disse: “Così dunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio” (Romani 14:12).
” E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza” (Ebrei 9:27, 28). Quando la Bibbia espone il tema del Giudizio dopo la morte e dell’importanza delle scelte che facciamo in questa vita ciò solleva un tipo di insicurezza esistenziale. Quando si scopre che un giorno saremo tutti giudicati, cosa ci viene in mente? Di sicuro non di vantarci, forse ci sentiremo in colpa. Ciò che la Bibbia sta cercando di farci sapere è che Dio non chiuderà un occhio e che ci sarà giustizia. Chi riconoscesse umilmente di non aver vissuto bene abbastanza per meritarsi il paradiso e comprendesse di avere delle difficoltà; che avrebbe ferito gli altri ed avrebbe sbagliato e peccato se si rivolgesse a Gesù chiedendo il Suo intervento, Lui lo preparerebbe per l’arrivo di quel Giorno. Non ci sarebbe più nulla da temere.
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