L’essere “figli” in questi passi è un termine inclusivo, siccome in Israele del primo secolo e anche nelle altre culture circostanti erano i figli maschi ad ereditare i beni delle famiglie e non le figlie. Giusto o sbagliato che sia, quello era il paradigma culturale del momento e perciò quando l’apostolo Paolo disse che Dio adotta tutti quanti come “figli maschi” non lo fece con l’intento di scatolare le donne in una comprensione maschile di se stessi ma è una dichiarazione radicale che afferma che sia gli uomini che le donne hanno i diritti e i privilegi che in quella cultura veniva assegnata soltanto ai maschi. Nella nostra cultura i figli hanno diversi livelli di eredità e privilegi, di solito i maschi ne hanno di più al giorno d’oggi quindi il fatto che l’apostolo Paolo avesse affermato che tutti quanti avessero gli stessi privilegi dei figli maschi, fu un concetto a quell’epoca, radicale ed egalitario . Lo Spirito ci libera verso una vita di intimità con Dio, tra maschi e femmine, cosa che non si era mai manifestato prima all’interno degli ambienti religiosi basati spesso sulle gerarchie, sul gender e via dicendo…
Sotto questa nuova luce i figli di Dio hanno il Suo Spirito nel loro essere, questo Dio dell’universo che è amore ed è Qualcuno che desidera essere nostro Padre. Che bella notizia, l’universo concepito in quel modo è un luogo meraviglioso, possiamo avere una relazione personale, chiedere e ricevere sapendo che questo Dio ci ama tanto e che farà delle scelte giuste in risposta alle nostre preghiere e richieste.
“Abba Padre” (Abba Pater) è un’espressione che si trova nel passo che abbiamo appena letto e anche nella lettera ai Galati. È particolare perché una parola è in aramaico e l’altra in greco; questo perché nel testo originale greco quella parola era rimasta in aramaico e così i traduttori la lasciarono, entrambi i termini significano “padre”. Il termine aramaico “abba” era utilizzato dagli ebrei e “pater” (padre) dai non ebrei. In altre parole lo Spirito Santo ci penetra e la nostra relazione con il Dio dell’universo è un cuore che finalmente è affidabile e sicuro tanto da farci pronunciare in verità autentica interiore “papà, papino” o “babbo, babbino”, il papà degli ebrei e dei gentili si unirono in unità olistica che sperimenta anche quel tipo di benedizione e unità mentre ci raduniamo e chiamiamo il nostro Papà. Viviamo in un mondo stupendo dove questo Padre speciale esiste e desidera versare la Sua grazia in abbondanza su di noi.
“The Secret” non insegna nulla sulla grazia ma l’opposto, insegna la legge del karma; si ottiene ciò che si merita. Se i nostri pensieri creano le nostre circostanze… è giusto incolpare chi è malato, povero o vittimizzato per la loro sfortuna?
“Ogni parte delle esperienze di vita di una persona è stata chiamata in esistenza dai loro continui pensieri” (Rhonda Byrne, tratto dal libro “The Secret”).
Dopo la lettura di questa citazione come si dovrebbe reagire quando accade qualcosa di negativo?
Il concetto del karma ha il potenziale di vittimizzare le persone doppiamente, se uno nasce povero è perché ha fatto qualcosa per meritarlo, se in questa vita non si è fatto niente di male allora si attribuisce ad un male causato in una vita passata associandolo al concetto della reincarnazione. Questa è la base del sistema delle caste.
I filosofi hanno a lungo evidenziato le ingiustizie della dottrina del karma. Il karma è il desiderio di credere che viviamo in un universo giusto fatto per persone che hanno della gratificazione ritardata, per chi non desidera aspettare che sia fatta giustizia, per chi pensa che tutto ciò che accade sia giusto e che si meriti. Secondo chi la pensa così tutto ciò che accade, succede perché lo si merita, l’universo è giusto e perciò tutto ciò che accade è giusto e deve accadere perché lo abbiamo causato noi stessi. La realtà è che non è vero, abitiamo in un universo dove esistono delle vittime innocenti, dove capitano delle cose terribili, dove alcuni forzano la volontà propria sugli altri e dove la persona che soffre non ha fatto nulla per meritarlo. Comprendo che quando uno si allontana dall’universo di “The Secret” e si addentra nell’universo di Dio ciò fa sorgere una serie di domande. Ci si potrebbe chiedere come mai Dio, se è vero, potente, presente e in grado di collegarsi ed interferire nel mondo come mai non previene una certa situazione negativa o perché permette il male?
Nell’universo del karma invece altre domande potrebbero venire in mente, ma sono dei quesiti che potrebbero portarci verso un luogo privo di luce. Come mai quel bambino causò il suo proprio abuso o quella donna il suo stupro? Sono delle domande sbagliate. Una volta Gesù stava camminando insieme ai Suoi discepoli quando videro un uomo cieco. I discepoli abbracciavano ancora una versione ebraica della dottrina del karma e quindi gli chiesero: “«Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Gesù rispose: «Né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma ciò è accaduto, affinché siano manifestate in lui le opere di Dio” (Giovanni 9:2,3). Gesù non vittimizzava le persone due volte. Questo apre le porte alla grazia, e a lasciare che Dio ci penetri e ci dia ciò che non meritiamo.
Quando il libro parla dell’atteggiamento karmico che consiste nell’attrarre dei pensieri negativi ho concluso che la realizzazione logica di questo pensiero è che le persone che sono state vittimizzate causano il loro proprio malessere, ma cosa succede quando delle masse di persone vengono rese vittime insieme? Cosa si dovrebbe concludere del massacro del Rwanda, dell’olocausto e così via? Si potrebbe affermare che tutte quelle vittime causarono il loro proprio male perché lo pensarono? Certamente ciò non potrebbe essere vero.
Una delle cose che ammiro di Rhonda Byrne è che rimane ferma nelle sue convinzioni e afferma questi fatti anche se con parole più addolcite.
Ecco un estratto del libro.
“Accade spesso che quando le persone leggono questa parte di The Secret riportano alla luce degli eventi storici dove un grande numero di persone perse la vita. Essi trovano incomprensibile che tanti potrebbero aver attratto un avvenimento del genere su loro stessi. La realtà è che secondo la legge dell’attrazione chi perse la vita, per forza era sintonizzato sulla stessa frequenza dell’evento. Non significa che tutti si siano focalizzati su quell’episodio in particolare ma la frequenza dei loro pensieri era in accordo con la frequenza della situazione in atto. Quando la gente crede di trovarsi nel luogo sbagliato nel momento sbagliato e di non aver controllo sulle circostanze esterne, detti pensieri carichi di paura, separazione e impotenza continui possono attrarli e portarli a trovarsi nel luogo sbagliato nel momento sbagliato”. (Rhonda Byrne, tratto dal libro “The Secret”).
In altre parole, lei ha espresso in modo gentile che gli ebrei avessero attirato verso loro stessi l’olocausto a causa dell’essersi sintonizzati mentalmente su una frequenza negativa. Lei almeno ammette ciò che sostiene.
Io preferirei porre la domanda: Dio, come mai hai permesso questa sofferenza? Il porgere una domanda del genere presuppone il fatto che si viva in un universo di natura relazionale dove non si incolpa la vittima due volte. Il secondo capitolo del libro di Efesini espone il concetto della grazia molto bene, consiglio a tutti di leggere e di prendere del tempo per meditare sulla potenza della grazia in confronto al karma. Queste parole ci presentano la possibilità di ciò che un universo secondo Gesù, il Dio dell’amore, ci propone.
Domande e risposte:
Domanda: Non pensi che “The Secret” sia semplicemente un’estensione dello scontento presente nella nostra società? Mi sembra della pubblicità pari a quella che si sente ogni giorno tramite i mezzi di comunicazione dove ci viene detto che dovremmo aver bisogno di questo o di quell’altro, al punto di diventare una pratica delirante.
Risposta: È una conseguenza naturale della cultura materialista nella quale viviamo. Il materiale presentato nel libro gioca sulle sensibilità che ci sono state insegnate e coltivate in noi da quando siamo stati messi al mondo. Il sognare grandi sogni, raggiungere il successo, e concetti del genere sono centrati sul benessere materiale e fisico, non c’è niente sul vendere tutto quello che uno ha per trasferirsi in un quartiere povero con l’intenzione di servire i bisognosi. Ciò non rappresenta il sogno americano. La cultura occidentale tende verso il successo materiale quindi si, sarebbe giusto affermare che il libro “The Secret” sia un prodotto della nostra società e non di Cristo.
Chi desidera seguire Gesù dopo una lettura di questo libro si trova davanti ad una scelta e trova che non può avere “la botte piena e la moglie ubriaca”. Noi i Suoi seguaci viviamo in un universo diverso da quello presentato nel testo del libro.
Il secondo capitolo della lettera agli Efesini espone che siamo salvi per grazia e non a causa delle nostre buone opere o dei nostri pensieri positivi. In un mondo di grazia e amore è possibile che ci siano delle vittime innocenti, un fatto triste, ma riconoscerlo mi pare meglio che il sostenere che ogni vittima abbia meritato il suo infelice destino. È lecito odiare di vivere in un mondo dove esistono delle vittime innocenti, anch’io sono di quel parere ma la realtà è quella. Quando gli fu chiesto a Gesù se la cecità dell’uomo fosse colpa di lui stesso, Lui rispose di no e che ci fosse un’opportunità per rendere gloria a Dio e di versare grazia sulla sua vita. Quindi davanti alla sofferenza invece di limitarci a chiedere il perché di una situazione e bloccarci lì, dovremmo cercare l’opportunità di renderci utili o di aiuto verso chi soffre. Cercare di poterci coinvolgere personalmente nella vita di qualcuno. Questa dovrebbe essere la mentalità di un seguace di Cristo e si diventa così dei canali della Sua grazia verso gli altri. Ricordiamo che Dio può benedirci anche quando non lo meritiamo con la salvezza, la vita eterna, il perdono dei peccati, essere uno con Cristo e Dio, quella grazia pura significa che non dobbiamo essere all’altezza delle aspettative di niente o di nessuno. La grazia è il dono più grande che si potrebbe mai ricevere, un universo bellissimo!
Ricevere la grazia è come sperimentare il piacere che si prova quando un amico offre di pagare il conto per noi al ristorante. Un giorno mi capitò davvero, ero al ristorante e quando chiesi il conto, il cameriere mi informò che qualcuno aveva già pagato per la nostra cena e non abbiamo saputo chi fosse stato. Fu una bellissima sorpresa. La grazia ci è stata offerta e riceverla significa che dovremmo vivere in quella realtà.
Il nostro “conto” è stato già pagato non da un amico fisico che possiamo vedere ma da una Persona invisibile la cui esistenza è stata confermata solo da fonti di seconda mano. Dobbiamo per forza fidarci del Messaggero e credere per fede che esiste qualcuno di benevolo che non apparirà per vantarsi ma che ha voluto pagare per noi. Si potrebbe scegliere di non credere alla Sua esistenza e ostinarci a pagare il conto lo stesso anche se non è necessario o di alzarci dal tavolo e lasciare il ristorante vivendo appieno la realtà della grazia. C’è bisogno di fede per credere che viviamo in un universo pieno di grazia dove esiste un Dio (Gesù) che ha pagato il prezzo. Siamo disposti a vivere in quella realtà? È un rischio, qualcuno potrebbe accusarci di non aver pagato ma è sempre così, tutte le cose importanti o di natura relazionale sono rischiose. Il rischio è reale ma c’è molta evidenza in questo mondo che Dio esiste e che ci ama tanto. Gesù è l’evidenza che possiamo vedere.
Preghiera:
Padre Celeste, grazie per esprimere la Tua grazia verso di noi tramite Cristo. Ti ringrazio che mentre guardiamo da vicino la storia di Gesù vediamo un Dio di amore che motiva, ispira, agisce, opera e vive tramite Lui. Ti ringrazio per averci dato dimostrazione di quanto ci ami, quindi quelle volte quando sembri invisibile e distante possiamo fidarci della Tua grazia. Prego che possiamo vivere in essa e riconoscere che non sta a noi salvarci. L’unica cosa che dobbiamo fare è fidarci che siamo in collaborazione con Qualcuno che ha pagato per noi. Grazie per averci dato vita in questo universo così amorevole e bello anche se sofferente. Prego che possiamo continuare ad essere dei fari che trasmettano la Tua luce e condividerla con gli altri mentre andiamo avanti. Nel nome di Gesù, amen.
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