Uno dei partecipanti nel progetto del libro The Secret, il dottore Ben Johnson, offrì di collaborare con noi e concederci una intervista. Qui di seguito includeremo diverse parti del sorprendente colloquio che abbiamo avuto con lui.
Ben Johnson: “I concetti contenuti nel libro possono essere rischiosi se portati all’estremo e non rappresentano il modo in cui io ho scelto di vivere la mia vita. Questo perché ci sono tante “trappole” pericolose se si scegliesse di seguire ciò che è stato detto e scritto”.
Ben Johnson crede che l’universo sia permeato dalla presenza di Dio, un concetto diverso da quello presentato nel libro. Lui è un seguace di Cristo e fa del suo meglio per vivere i Suoi insegnamenti. Nel filmato “The Secret” gli fu chiesto di dare la sua opinione da una prospettiva scientifica sui temi riguardanti la salute ed il benessere fisico e mentale. Lui non fu consapevole dell’intento del filmato se non quando il progetto giunse quasi al termine e ora desidera essere compreso nell’affermare che ciò che viene presentato dall’opera non rappresenta il quadro che lui avrebbe voluto dare.
Intervista di Bruxy a Ben Johnson
Ben Johnson: Il libro “The Secret” parla della legge dell’attrazione e di come ciò che si proietta sotto la forma di pensieri poi viene raccolto. Nell’opera viene presentato il concetto che se ci si focalizza su qualcosa, si riceve più di quanto ci si è focalizzati. Per esempio, la nostra società si è concentrata molto sul cancro negli ultimi trent’anni. Il presidente Richard Nixon dichiarò guerra contro il cancro nel 1971 e negli anni successivi si vide un aumento esponenziale di questa malattia. Quindi secondo il libro, l’essersi focalizzati sul cancro ha peggiorato la situazione.
Bruxy: In altre parole, il fatto di focalizzarsi su qualcosa la attrae, anche quando si desidera di disfarsi da essa.
Ben Johnson: Giusto. La regola è che se i nostri pensieri si concentrano su una certa cosa, si ottiene più di essa, è la regola della legge dell’attrazione.
(Fine dell’estratto dell’intervista)
Secondo la legge dell’attrazione quando ci focalizziamo su qualcosa e ci si rimugina sopra non solo si acquisiscono e si attraggono delle cose positive ma anche quelle negative che stiamo cercando di combattere. Investire la nostra energia mentale su ciò che non dovremmo fare comporta delle conseguenze negative perché invece di allontanarle le acquisiamo. Quindi si dovrebbero evitare delle espressioni, delle idee o dei pensieri negativi. Menomale che “The Secret” non esisteva nell’era dei dieci comandamenti con tutta quella negatività… scherzo. Il trasformare dei pensieri negativi in positivi è qualcosa di buono si sa, ma come mai il dottor Johnson ha affermato che esistono delle “trappole” in tutto ciò?
Intervista:
Bruxy: In quale modo il libro “The Secret” approfondisce il concetto sul trasformare i pensieri negativi in positivi?
Ben Johnson: Il libro incoraggia i lettori a rimuginare su ciò che desiderano e ad impiantare bene quel pensiero nella propria mente. In secondo luogo si dovrebbe chiedere intensamente all’universo di realizzarlo. Cose del tipo giungere ad uno stile di vita diverso, ad un nuovo partner o ad avere successo. Quindi si dovrebbe cercare di comprendere bene ciò che si desideri e far di esso il centro dei propri pensieri. Ovviamente qualcosa non propriamente sano. Poi si dovrebbe credere ferventemente che ciò che si desideri si realizzerà e che l’universo ci risponderà anche se dovesse farlo piovere dal cielo. Chiedere -credere – ricevere.
Considero interessante che si debba chiedere all’universo di realizzare il proprio desiderio perché il chiedere è un’azione che possiede una natura relazionale. Di solito non si fanno delle richieste ad un oggetto, le cose si manipolano. Perciò chi è la personificazione dell’universo? Sembra che quando si spersonalizzi Dio e si parli soltanto dell’universo, si vada a finire in uno strano dilemma paradossale…che quando viene poi approfondito, non ha molto senso. Il libro “The Secret” incoraggia i lettori a chiedere. Il chiedere è un’azione relazionale, ma secondo il libro si dovrebbe rivolgere quella richiesta ad una legge impersonale dell’universo. Anche la gratitudine è una parte integrante di tutto il concetto presentato nell’opera ma anche essa è una qualità relazionale di solito rivolta ad una persona e non ad una cosa. Ad esempio di solito non si ringrazia il pavimento, voglio dire lo apprezzo perché posso camminarci sopra ma certamente non lo ringrazio.
Bruxy: Tutti noi abbiamo degli impulsi di natura relazionale, uno dei quali ci incoraggia intuitivamente ad essere grati per le cose nella nostra vita, un’azione che poi ci aiuta ad essere in salute. Sono dei concetti di natura relazionale che non hanno molto senso senza la presenza di un Dio relazionale ma bizzarramente questo è ciò che il libro “The Secret” promuove.
Ben Johnson: Hai ragione, i concetti sono privi di ragione e proposito e senza Dio.
(Fine dell’estratto dell’intervista)
Il paradosso è il seguente: non si dovrebbero rivolgere delle richieste o ringraziare un oggetto. Gli esseri umani hanno degli impulsi relazionali innati e penso che gli insegnamenti contenuti nel libro riguardo il ringraziare siano giusti particolarmente sull’importanza di esprimerlo. Penso che sia sbagliato però illustrare un quadro dove l’universo viene governato da una forza o legge impersonale. La gratitudine in quel caso sarebbe un concetto inutile, non pensate? L’elettricità è una forza di grandissima portata, molto più potente di noi, può compiere delle cose fenomenali come anche causare morte e distruzione. L’elettricità mi meraviglia e la rispetto ma non in un senso relazionale. Quando desidero più luce mi basta avvicinarmi all’interruttore ed accenderlo, non la prego, non gli chiedo nulla e neanche la ringrazio. Nello stesso modo sono felice di poter manipolare ed usare le cose come il sedermi su una bella sedia o lo scrivere con una penna. Invece usare o manipolare delle persone è disonorevole, offensivo, ingiurioso e distruttivo perché non sono degli oggetti ma degli esseri umani. Quando questa differenza non è chiara si comincia ad amare le cose e ad usare le persone piuttosto che usare le cose ed amare le persone.
La domanda elementare per noi è la seguente: abbiamo quel problema?
Il rendere grazie ad un oggetto come se fosse una persona perpetua la problematica di quello sbaglio. La gente può essere confusa tanto come noi su quegli aspetti e perciò dovremmo assicurarci di comprendere bene l’universo nel quale viviamo: è un universo personale personificato nell’amore. Essere consapevoli di questo fatto ci aiuta a risolvere tutto quanto.
Secondo la legge dell’attrazione i pensieri causano delle emozioni. Dette emozioni lanciano un messaggio all’universo ed esso avendole recepite, risponde in accordo. Quindi non consiste solo nel focalizzare i pensieri su ciò che uno desidera ma bisogna permettere che detti pensieri diventino così reali al punto di influenzare le nostre emozioni e comunicarle all’universo stesso. Perciò uno dovrebbe andare in giro e vivere la vita come se possedesse già ciò che desidera per aumentare il livello delle sue emozioni e così comunicare meglio con l’universo che prima o poi concretizzerà i suoi desideri. Per esempio, chi è single e desidera un partner, secondo il libro dovrebbe andare in giro facendo finta di avere già un ragazzo o una ragazza. Siamo onesti, se si vedesse qualcuno in giro che interagisse con una persona invisibile ciò non farebbe di lui un promettente scapolo, non credete?
Mentre un credente comincia a mettere in pratica i principi contenuti nel libro e a creare delle emozioni necessarie ecco il presentarsi del seguente paradosso: Gesù ci ha detto che le nostre emozioni devono essere disposte ad essere coinvolte nella realtà empirica di altre persone anche quando sono negative. Invece di credere per forza di doverci focalizzare per creare delle emozioni e così ottenere ciò che desideriamo, quando e se si dovesse aver a che fare con qualcuno che sta sperimentando una situazione negativa dovremmo abbracciare e coinvolgerci nel loro mondo emotivo.
“Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono” (Romani 12:15). L’apostolo Paolo ci ha incoraggiato a farci uno con chi soffre. Dopo un approfondimento del libro “The Secret” si trovano diversi limiti. Per esempio, se non si riceve ciò che si desidera o si visualizza è perché si è permesso a delle persone negative o a delle emozioni negative di interferire con il flusso dell’universo. In quel caso significherebbe fare il passo di separarsi da chi soffre, dai poveri, dagli oppressi e da chi sperimenta delle emozioni negative. “Ricordatevi dei carcerati come se foste loro compagni e di quelli che sono maltrattati, sapendo che anche voi siete nel corpo” (Ebrei 13:3). Riflettiamo, ha detto per caso che per aiutare i carcerati si dovrebbe immaginare loro liberi e che si festeggia insieme fuori dalla prigione? Per niente. Lui ci ha chiesto di raffigurare nelle nostre menti come si sente chi è in prigione invitandoci a partecipare nel loro dolore in preghiera.
La visione di mondo del libro “The Secret” e quella della Bibbia differiscono, ci sarà chi sceglierà l’una o l’altra. Il nostro compito consiste nell’alzare un paradigma biblico e nel rendere chiare le differenze lasciando le persone libere di fare delle scelte intelligenti.
A chi pensa che siamo troppo duri, vorrei chiarire che l’insegnamento della legge dell’attrazione presenta un sistema chiuso dell’universo governato da una legge. C’è chi afferma che il libro semplicemente non menziona che ci sia un Dio perché quello è un tema teologico ma che gli autori di “The Secret” si concentrarono nel trattare e nello spiegare come funziona un universo molto più ridotto dove la legge dell’attrazione regge. Dio non esiste fuori dalla nostra realtà, non è lì ad osservare ciò che accade a distanza ma è coinvolto, permea, penetra e potenzia molte cose che si trovano all’interno di questo universo e influenza l’esito che molto spesso diverge dalle nostre aspettative perché Lui c’è. Dio non si limita ad osservare e a lasciare che le leggi ci governino.
L’universo di “The Secret” si svolgerebbe in questo modo: Mario è molto emozionato riguardo ad una cosa che sta per ricevere e comunica quelle emozioni all’universo, poi l’universo risponde concretizzando il suo desiderio; un sistema chiuso. Invece, se si riconoscesse la Persona di Dio allora la richiesta di Mario non rimarrebbe all’interno del sistema chiuso dell’universo ma penetrerebbe il regno spirituale e Dio si coinvolgerebbe nel rispondere. Dio non si trova lontano, aldilà dell’universo fisico, Lui invece lo permea. Quindi presentare le nostre richieste è un’azione giusta da mettere in atto. Come mai? Perché esiste una Persona in grado di risponderci dall’altra parte. Lui ha il potere di cambiare la richiesta.
Ricordiamo che Dio è amore, l’amore è la Sua essenza (1 Giovanni 4:8-15). Gesù ci insegnò a rivolgerci al Padre in preghiera “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome…Venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà…” . Nel Giardino del Getsemani in preghiera disse: “«Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu» (Matteo 26:39). Esiste un’altra forza con la quale collaboriamo, un concetto che Gesù insegnò e che ci fece conoscere in preghiera.
Gesù presentò la Sua richiesta a Dio ma poi sottomise il Suo volere al volere di Dio; un modo molto bello e onesto di pregare. Dovremmo essere onesti riguardo i nostri desideri ma essendo consapevoli che il nostro volere è in collaborazione con nostro Padre. Nostro Padre amorevole sa cosa è meglio per noi i Suoi figli e ci risponderà come meglio ritiene. L’apostolo Paolo fece riferimento ad un atteggiamento mentale che diverge molto dall’atteggiamento insegnato nella legge dell’attrazione. “E ora a voi che dite: «Oggi o domani andremo nella tale città, e vi dimoreremo un anno, commerceremo e guadagneremo», mentre non sapete ciò che accadrà l’indomani…” (Giacomo 4:13.14). Esistono dei fattori multipli nell’universo relazionale che incidono su ciò che accade nelle nostre vite. Chi siamo noi per stabilire con certezza che accadrà qualcosa? Siamo per caso Dio? “…Cos’è infatti la vostra vita? In verità essa è un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce” (Giacomo 4:14). L’abbinamento bellissimo di questo insegnamento è che Dio ci considera preziosi. “Dovreste invece dire: «Se piace al Signore e se saremo in vita, noi faremo questo o quello»” (Giacomo 4:15). È bello che non si stia scambiando un estremo per un altro stabilendo che Dio sia al comando e perciò che la Sua volontà sia ferrea e che dovremmo rinunciare al controllo delle nostre vite cedendo tutte le nostre scelte a Lui. Siamo stati creati a immagine di Dio e Lui desidera collaborare con noi, i portatori della Sua immagine per far accadere delle cose buone a questo pianeta. È giusto continuare a pianificare ciò che desideriamo, continuare a sognare e continuare a sperare. È anche giusto chiedere e pregare ma rimanendo sempre aperti ai cambiamenti sorprendenti che Dio potrebbe portare sia a livello comunitario che personale. “Dovreste invece dire: «Se piace al Signore e se saremo in vita, noi faremo questo o quello». Voi invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è cattivo” (Giacomo 4:15, 16). Pretendere di sapere il futuro e ostinarsi ad avere quell’atteggiamento viene considerato l’opposto di ciò che significhi avere una coscienza relazionale amorevole e coinvolta.
“Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento” (Romani 8:28). Questa è una promessa che ci è stata data nonostante gli avvenimenti, anche se il nostro business non prosperasse, anche se fallissimo, se fossimo sicuri che il Dio dell’universo è un Dio di amore allora possiamo fidarci che Lui ha un piano migliore per noi che non riusciamo ancora a vedere. Ciò rappresenta un modo di vivere fantastico!
Su un altro tema, quando la ricerca dell’autostima e l’amore per se stessi sono separati da una fiducia relazionale verso un Dio amorevole, spesso si tende a diventare narcisisti. In altre parole, quando ci si fissa cercando solo di imparare ad amare noi stessi e non si ha una connessione relazionale con Dio allora il pendolo potrebbe oscillare troppo dall’altra parte. Un buon modo per avere un’autostima sana è cercare di vedere noi stessi nel modo in cui Dio ci vede, cerchiamo di avvicinarci abbastanza al Dio che ci ama e che è pazzo di noi. Cerchiamo di vederci tramite i Suoi occhi e in quel modo potremmo diventare degli individui più relazionali e auto consapevoli.
L’apostolo Paolo disse: “Poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre». Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati” (Romani 8:14-17)
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