Perché morì Gesù? Dalla prospettiva umana Egli aveva irritato il sistema religioso che insieme al sistema politico chiese la Sua morte. Ogni volta che la religione e la politica vanno al letto insieme concepiscono la violenza. Questo dalla prospettiva umana. Perché morì Gesù dalla prospettiva celeste? Per mostrarci l’amore di Dio, per salvarci dal peccato, per istaurare il Regno di Dio e per mettere fine alla religione.
Domande e Risposte:
Domanda: Potresti parlare del punto in cui hai detto che Gesù morì per mettere fine alla religione, alla luce di ciò che ha detto N.T. Wright, e cioè che Gesù è morto per disarmare le potenze delle tenebre e le opere del nemico?
Risposta: Il punto che fece N. T. Wright riguardo il ruolo che Gesù ebbe nel disarmare le potenze oscure probabilmente incastra meglio con il tema del Regno. Nel Vangelo di Giovanni al capitolo 12, Gesù ce lo spiega dicendoci che Egli è venuto con lo scopo di sconfiggere i poteri delle tenebre, mettendolo in connessione alla Sua morte. Secondo Gesù, il suo Regno si propaga diffondendo luce e amore e questo ha l’effetto di cacciare via i regni delle tenebre e dell’odio.
L’avanzamento del Suo Regno in realtà rappresenta la conquista e la vittoria sul potere coercitivo. C’è una vera e propria battaglia spirituale in atto che Egli vincerà tramite il potere dell’amore e non tramite l’amore del potere.
Ovviamente quei poteri coercitivi sono collegati alla religione, tutti quei punti sono in relazione gli uni con gli altri e si complimentano a vicenda, come in una specie di ragnatela di concetti. Quando ne spostiamo uno si spostano tutti assieme.
Domanda: Perché Gesù scelse di usare il simbolo del serpente sulla croce invece della corona di spine?
Risposta: Gesù nel terzo capitolo del vangelo di Giovanni quando menziona il serpente sulla croce, stava dialogando con un leader religioso e a quel punto la croce non era ancora diventata simbolo di redenzione. Era solo uno dei metodi utilizzati dai romani per mettere a morte e giustiziare le persone.
Parlando con quel leader religioso Gesù cercò di utilizzare un linguaggio che potesse comprendere, attingendo dalla Scritture ebraiche una storia da lui conosciuta. Il leader religioso conosceva bene la storia di come Dio aveva guarito Israele nel deserto tramite il serpente di bronzo su un palo. Gesù gli stava facendo comprendere che avrebbe fatto la stessa cosa, e che quando le persone avrebbero volto a Lui i propri occhi, avrebbero ricevuto guarigione. Gesù utilizzò una simbologia comprensibile al pubblico ebraico di quel tempo.
Domanda: Pensi che Dio abbia pianificato la morte di Gesù sulla croce per i nostri peccati? Mentre Gesù moriva Egli esclamò: “Perdonali perché non sanno quello che fanno”. Si è detto che forse Dio accolse la Sua preghiera e ci perdonò in quel momento, ma pensi che Dio lo abbia pianificato?
Risposta: Diamo un’occhiata a come i primi seguaci di Gesù annunciarono e parlarono della Sua morte. Nel primo sermone che troviamo documentato nel libro degli Atti, la loro comprensione è che in qualche modo Dio avesse pianificato tutto dall’inizio. Egli conosce così bene il cuore umano da essere consapevole del fatto che, proclamando il Suo messaggio irreligioso, Gesù avrebbe provocato una reazione a catena.
Perciò Dio pianificò di utilizzare il rifiuto delle persone verso Gesù, considerato una minaccia al sistema religioso, per mettere fine al sistema religioso stesso; Gesù diventò l’ultimo sacrificio, il sacerdote che lo offre ed il Tempio dove viene offerto. Una volta che il Figlio di Dio offrì il Suo proprio sangue per il perdono dei peccati niente potrà mai uguagliare quel sacrificio con un animale, una capra, una pecora o una colomba.
Il versamento di sangue per ottenere il perdono fu reso inutile una volta che il Figlio di Dio versò il Suo. Quindi, sì, Dio ha pianificato il tutto come un abile giocatore di scacchi. Il sistema religioso fece il Suo gioco e alla fine Gesù mise fine al sistema stesso diventando Egli stesso l’ultimo sacrificio, il sacrificio supremo.
Questo è un concetto che la Prima Chiesa cercò di trasmettere. Predicando Gesù, nel libro degli Atti, l’apostolo Pietro disse:
“dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere” (Atti 2: 23, 24, C.E.I.). Pietro gli attribuisce una valenza cosmica, è sempre stato il piano di Dio di utilizzare il peggio della malvagità umana per far nascere al suo posto la grazia e la vittoria più grande.
In conclusione, ricordiamo ancora le ultime parole di Gesù nel settimo capitolo del Vangelo di Giovanni: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva» (Giovanni 7:37). Forse è arrivato il momento di cercare di applicare ciò che stiamo leggendo a noi stessi. Questo si può applicare a credenti e non credenti, a chi è cristiano e a chi sta solo investigando la figura di Gesù. Chiediamoci, a che punto siamo nello spettro dell’esperienza spirituale? Ci identifichiamo come qualcuno che sta solo investigando la figura di Gesù o come qualcuno che è disposto a fare il primo passo per avvicinarsi a Lui? Egli ha già fatto il primo passo venendo a noi. Siamo disposti a rispondere avvicinandoci a Gesù per bere? Oppure siamo una persona che tempo fa lo ha fatto ma poi ha smesso di andare avanti, forse da bambini o tempo fa credevamo ma poi non ne siamo stati più sicuri. Non importa quello che è stato nel passato, ciò che importa è ciò che facciamo nel presente. Cosa ne facciamo adesso?
Vogliamo avvicinarci a Gesù e bere e sperimentare il Suo Spirito che si riversa nel nostro cuore adesso? Alcuni di noi siamo bravi a fare i religiosi, a leggere le Scritture e cercare di seguire, ma è un percorso stantio. Così facendo non si istaura una relazione vera, personale e intima con Cristo. Non abbiamo rallentato abbastanza per meditare su cosa significhi dare ascolto alla guida dello Spirito nei nostri cuori. Quindi viviamo riconoscendo il Nuovo Patto ma in realtà seguiamo il Vecchio Patto con le nostre azioni. Per altri di noi invece forse passare più tempo nella calma e la tranquillità, cercando di dare ascolto a ciò che lo Spirito sta cercando di comunicare al nostro cuore potrebbe rappresentare un prossimo passo significativo per tornare a Gesù, per ricalibrarci e mettere a fuoco la nostra fede. È un modo bellissimo di vivere, l’autorealizzazione dell’umanità a cui Gesù ci invita a partecipare!
Preghiera: Padre Celeste, ti ringrazio per aver mandato Gesù per mostrarci il Tuo amore, per aver reso tutto più chiaro, per salvarci dai nostri peccati ed egoismo, per aver stabilito questo nuovo Regno di amore, luce e pace che ci avvicina agli altri. Grazie per aver messo fine alla religione, alla nostra dipendenza alle regole, norme, rituali e routine che pensavamo fossero la scala verso il Paradiso che ci avrebbe aiutato ad essere a posto ai Tuoi occhi. Grazie per averci dato tutto questo in dono. Prego per coloro che leggono questo articolo, per chi sta iniziando a prendere consapevolezza del prossimo passo che dovrà fare, prego che Tu dia loro il coraggio e che possano sentire la voce del Tuo Spirito che li incoraggi a fare il prossimo passo spirituale. Prego che Tu ci aiuti ad essere pronti come chiesa a poter essere d’aiuto, ad accogliere chi ha bisogno per poter così camminare insieme. Nel nome di Gesù, amen.
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