Gesù ci dice che se notiamo una pagliuzza nell’occhio di nostro fratello, cioè qualcosa che non va nella sua vita invece di giudicarli dovremmo anzitutto guardare la trave nel nostro proprio occhio. Ci fa notare che anche noi abbiamo qualcosa nell’occhio e dovremmo affrontare prima il nostro problema così da poter vedere chiaramente per poi aiutare gli altri. Questo non come un giudice ma come un amico che cammina insieme a loro; qualcuno che ammette di aver avuto problemi anche lui, a volte anche gli stessi problemi, e offrire una mano. Questo atteggiamento cambia la nostra disposizione, siamo delle persone amorevoli che tendono una mano, non dei giudici.

L’ invito a fare attenzione alla trave nel nostro occhio non è una condanna e non lo ha detto per farci sentire in colpa per aver giudicato.

È un bellissimo invito ad auto valutarci, a rallentare e a riflettere. Prima di fissarci con tutto ciò che non va attorno a noi nel mondo dovremmo fermarci e chiederci, “cosa c’è che non va in me?” “Quali sono le cose nella mia vita che dovrei migliorare, quali cose di cui pentirmi?”

È un bellissimo invito a guardare a fondo nel nostro cuore. Tutto ciò cambia il modo in cui ci muoviamo in questo mondo. Dovremmo essere degli umili aiutanti. Gli insegnamenti di Gesù sono la risposta ai bisogni non solo di noi stessi ma del mondo che ci circonda.

Il Regno: Il Paradiso ha inizio da ora se abbiamo la fede di viverlo.  

Quando Gesù ci parla del Regno di Dio non si riferisce alla dimensione diversa dalla nostra nella quale entreremo dopo la morte. il Regno di Dio è il modo in cui cominciamo a vivere ora. In altre parole, la vita eterna può iniziare da adesso, possiamo nascere di nuovo spiritualmente ed entrare nella vita eterna ora. In questa prospettiva, la morte è solo una piccola transizione.

La realtà è che siamo entrati nell’eternità per fede quando accogliamo e riceviamo questo dono della grazia. Siamo già entrati nell’eternità.

Ciò significa che abbiamo uno scopo per vivere, un luogo d’appartenenza e abbiamo pace. Il nostro scopo consiste nell’esperimentare la realtà dell’eternità e diffondere il Regno dei Cieli sulla terra. Io mi sveglio ogni giorno pensando: il mio proposito è di sperimentare e diffondere il Regno dei Cieli sulla terra. Voglio provare cosa significa essere pienamente amati da Dio nel presente e poi diffondere quell’amore agli altri. Questo è ciò che significa vivere il Regno di Dio.

         Gesù ci dà un senso di appartenenza, siamo parte di una famiglia, siamo cittadini di un nuovo modo di vivere in una società alternativa. Siamo anche concittadini con altri credenti attorno al mondo, con i credenti che hanno vissuto prima e anche con i credenti delle generazioni future.

         Abbiamo anche un senso di pace interiore tra noi e Dio, e tra noi e gli altri. Ricordiamo che il Regno di Cristo è ben diverso perché a differenza dei regni di questo mondo, il regno di Cristo non si allarga combattendo delle guerre per costringere gli altri a vivere in pace. Secondo il Regno di Cristo la violenza non genera pace, per questo nel Suo regno il fine e il mezzo per raggiungerlo combaciano. Perciò se il nostro desiderio è quello di ottenere un regno di pace, dovremmo comportarci e vivere come persone che credono nella pace, Il Regno di Cristo si diffonde così e l’eternità si vive in questo modo.

Chiediamoci: che tipo di vita desideriamo vivere per sempre? Vogliamo vivere una vita di amore per l’eternità? Allora rendiamoci conto che quella nuova vita inizia da ora quindi comportiamoci di conseguenza.

Desideriamo vivere una vita di pace? Allora iniziamo a vivere nella pace da ora. Non si vive in un modo per poi morire e vivere in tutto un altro modo nell’aldilà.

Il Regno di Cristo si allarga e prende territorio, ma il territorio è conquistato abbattendo delle barriere che ci dividono e ci separano alienandoci in gruppi e fazioni diverse, un gruppo contro l’altro, gli oppressori contro le vittime. Il Regno di Cristo ha lo scopo di abbattere queste divisioni, conquistare quel territorio aiutandoci ed avvicinandoci l’uno all’altro, amando i nostri nemici e utilizzando dei mezzi pacifici per ottenere la pace. Il Regno di Cristo rappresenta un’alternativa valida confronto a ciò che i regni di questo mondo e la nostra cultura hanno da offrirci.

La grazia: Tutto ciò che la religione cerca ma non riesce a raggiungere, Dio ce lo dona. Il concetto della grazia è stupefacente e ci comunica messaggi profondi: Gesù afferma che il mondo ha bisogno di meno religione legalista e più vino nuziale.

Non so quanti di voi ne sono a conoscenza, ma nel suo primo miracolo, Gesù utilizzò delle icone religiose, i vasi che servivano per il rito della purificazione, per trasformare l’acqua in vino. Celebrò la vita dissacrando al tempo stesso degli oggetti sacri.

La religione è ridondante, lo spettacolo è finito, Dio ha lasciato l’edificio. Tramite Gesù, Dio ha bypassato i sistemi religiosi per essere con noi e per noi. Tutte le attività spirituali che pratichiamo sono un atto di celebrazione e non hanno come scopo il cercare di ottenere la salvezza.

Secondo la spiritualità di Cristo non c’è nulla che i Suoi seguaci possano fare per ottenere la salvezza. Abbiamo molto da fare ma lo facciamo in gratitudine e il nostro operare ci aiuta a ricordare delle verità già nostre, la Buona Novella che Gesù ha compiuto per noi.

Sperimentare queste cose in comunione con altri in una famiglia di fede per poi espandere il Regno condividendolo con altre persone è ciò che facciamo. E lo facciamo non per ottenere qualcosa ma per celebrare ciò che abbiamo già. La fede consiste nel fidarsi che ciò sia vero.

L’apostolo Paolo scrisse quali sono state le parole di Gesù durante l’Ultima Cena. Si svolse durante un Seder pasquale, una festività che celebrava la libertà del popolo di Dio dalla schiavitù in Egitto.

Gesù ci disse che esiste un tipo di schiavitù della quale tutti possiamo essere schiavi: il peccato, l’egoismo, le spirali di violenza, il giudizio e le dinamiche di potere del mondo che ci circondano, sono delle trappole nelle quali possiamo facilmente cadere. Gesù ci offre l’opportunità di liberarci di tutto questo.

Nel contesto di un pasto che celebra la libertà, Gesù disse di essere venuto per offrirci una nuova via e per condurci ad essa. ” Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me». Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me». Poiché ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Corinzi 11:23-26).

Il termine “patto” significa un modo di essere in relazione, Gesù disse che portava un Nuovo Patto, in altre parole, Lui ha introdotto un nuovo modo di essere in relazione con Dio, con gli altri e con noi stessi. Gesù collegò questo evento con la Sua morte. Nel prossimo studio discuteremo il perché della morte di Gesù. Gesù vide la Sua morte come il sigillo del Nuovo Patto.

Gesù ha detto che desiderava che celebrassimo la Santa Cena, per quale motivo? Desidera che lo facciamo così che possiamo ottenere la grazia, il perdono o la misericordia di Dio? Certo di no, Gesù ci ha chiesto di celebrare la Comunione, l’Eucaristia o Santa Cena in memoria di Lui perché così facendo annunziamo la Sua morte. In altre parole, celebrare la Santa Cena è mettere in parole la verità a noi stessi e agli altri. Non è per ottenere qualcosa, ma per ricordare a noi stessi e l’uno all’altro qualcosa che è già accaduta che è già vera. Gesù ci ha chiesto di farlo in memoria di Lui. Ci aiuta a ricordare quanto siamo amati e che da questa pienezza possiamo offrire questo amore agli altri.

Abraham Maslow è uno psicologo statunitense che concepì la “Gerarchia dei bisogni o necessità”. Gli psicologi concordano sul fatto che i bisogni alla cuspide della piramide siano l’auto-trascendenza e l’autorealizzazione. A seguito approfondiremo il concetto dell’autorealizzazione. Maslow afferma che l’essere umano cerca e desidera essere pienamente se stesso. In altre parole, siamo degli esseri pieni di potenziale. C’è qualcosa di splendido quando si è in grado di intravederlo e non solo, ma quando si ha l’opportunità di viverlo, quando possiamo mettere in pratica ciò per cui siamo stati creati. È quella sensazione che ci fa dire: mi sento bene, questo è quello per cui sono nato, mi sento vicino a Dio e realizzato, sento che questa è la strada per raggiungere il mio pieno potenziale. Potrebbe essere un’espressione artistica, di natura scientifica, intellettuale, mentale, emotiva, fisica o relazionale. Potrebbe essere relazionato allo sport, o altro che ci fa sentire di aver trovato il nostro proposito. La buona novella è che il Nuovo Patto e gli insegnamenti di Gesù offrono all’umanità l’autorealizzazione.

La via di Cristo è l’opportunità che Dio ci dà per diventare pienamente noi stessi e non continuare a vivere sotto il peso infantile della religione che ci tiene soppressi come se fossimo dei piccoli bambini che hanno bisogno di vivere secondo la legge, le norme i rituali e la routine di un sistema religioso.

Il Nuovo Patto ci offre l’opportunità di crescere e di svilupparci spiritualmente. Rappresenta un invito a diventare noi stessi, ci toglie il peso delle regole, norme rituali e routine puerili. Per intenderci, le tradizioni e i rituali non sono sbagliati in sé, ma sentire che dobbiamo per forza sottostare sotto il loro peso per accontentare Dio è sbagliato. Ora siamo liberi di dichiarare che possiamo partecipare a quelle cose con gioia, possiamo essere noi stessi, degli individui che non vivono seguendo la lettera della legge ma secondo lo Spirito dell’amore. Gesù tramite il Nuovo Patto ci offre l’autorealizzazione che le nostre anime bramano.

Domande e risposte:

Domanda: Come risponderesti a qualcuno che apprezza ciò che Gesù insegna, riconosce che sono dei principi morali positivi ma allo stesso tempo non sente il bisogno di applicarli alla propria vita?

Risposta: Una delle cose bellissime che Gesù ci insegna è che non dobbiamo costringere nessuno a cambiare l’idea che hanno di Lui.

Una delle cose più belle della libertà è che mentre parliamo agli altri di Gesù per aiutarli a comprenderlo meglio, sarà Lui a convincerli. Se qualcuno pensa che negli insegnamenti di Gesù ci sia qualcosa di positivo ma non sono convinti che Gesù sia la via che dovrebbero seguire, dovremmo dire va bene, è la loro scelta e passare oltre. Voglio dire, Gesù non riuscì a convincere tutti quando era sulla terra e Lui è il Figlio di Dio, quindi se Gesù di Nazareth non riuscì a convincere tutti, chi sono io o voi per pensare che saremo in grado di farlo? Perciò, niente pressione.

Spero che chi sta seguendo questi insegnamenti non senta alcuna pressione da parte nostra. Non stiamo cercando di costringere nessuno a seguire Cristo. Desideriamo però continuare ad aiutare gli altri a comprendere e vedere Gesù in modo chiaro e libero dalle macerie della tradizione e della religiosità. Riteniamo che se offriamo una corretta e percepibile immagine di Lui, dei suoi insegnamenti, della Sua vita e dell’amore che Egli ci dà, sarà più facile fare una scelta. Se nonostante tutto qualcuno non crede, dovremmo proseguire e passare oltre.

Ho suggerito a chi si sente alla ricerca di intraprendere la lettura dei Vangeli considerandoli inizialmente dei documenti storici. Devo però avvertire che ad un certo punto si dovrebbe considerare perché Gesù lo insegna, come processare la Sua centralità su quello che Dio vuole fare nel mondo, vale a dire il fatto che Egli apertamente incentra su di Se il senso stesso della vita. Gesù parla molto di Sé stesso. Se uno ritiene che Gesù sia stato un bravo insegnante ma non desidera seguirLo, se lo ritiene solo un bravo maestro, dovrebbe ignorare una buona parte dei suoi insegnamenti. Il punto è però che se ci innamoriamo di Gesù come insegnante sarà Gesù stesso a farci comprendere che Egli è molto di più.

Domanda: hai detto che il miracolo più grande di Gesù fu la Sua Risurrezione. Non pensi che la Sua Risurrezione sia una cosa da attribuire a Dio?

Risposta: Assolutamente sì. È interessante perché il Nuovo Testamento parla sia di Dio che fa risorgere Gesù e anche di come Gesù sia risorto dai morti per Sua stessa opera. Altre volte nelle Scritture è lo Spirito ad operare la Risurrezione. È attribuibile a Dio come lo sono tutti gli altri miracoli di Gesù. Con “miracolo più grande” intendo dire che è stato il miracolo più importante che ha dato conferma di chi Egli è. Il punto è questo, ogni miracolo che Gesù ha compiuto è attribuibile a Dio quindi non c’è bisogno di mettere la Risurrezione in una categoria a parte. Questo è vero di ogni miracolo. Ogni miracolo è stato disegnato per autenticare che Gesù non è qui per rappresentare Sé stesso ma per rappresentare il Signore dell’universo e in quel senso la Risurrezione è alla pari di qualsiasi altro miracolo da Lui compiuto.

Domanda: Non comprendo le parole di N.T. Wright quando dice che Dio è divenuto Re…in che senso? Dio non è Re da sempre?

Risposta: È comprensibile che il linguaggio possa sembrare confusionario. Quello che N.T. Wright intendeva dire è che nella storia di Israele anche se Dio era sempre stato il loro Re, Israele perse la fede in Dio come il loro Signore, Leader e Re. Essi desiderarono avere un re umano come le altre nazioni e così persero di vista la natura spirituale del Regno e il loro regno divenne molto simile agli altri regni terreni quindi con tutta la politica, i giochi di potere, la corruzione e i numerosi elementi presenti nella società di quei tempi ma anche del mondo d’oggi.

Perciò Gesù è Dio incarnato venuto in Israele per dichiarare che era arrivato il momento di ritornare a ritenere Dio come loro Re. L’invito che Gesù offrì a Israele, in un secondo momento divenne un invito per tutti noi. Perciò, in un certo senso si potrebbe dire che Dio è il nostro Re, che lo crediamo o no, Egli lo è. Al tempo stesso però Egli lascia noi la scelta: abbracceremo Dio come il nostro Re? Faremo di Lui il nostro Re, sottomettendoci a Lui e unendoci al Suo Regno così che la Sua volontà e via possano diventare la nostra guida?  “

Conclusione:

Tornando alla storia che ho raccontato di quel ragazzo presente ad una festa di nozze che era rimasto stupito che qualcuno come me volesse rinunciare a certe scelte per seguire Gesù. Credo che la parabola che Gesù ci ha raccontato sia importante, non vorrei far passare il messaggio che seguire Cristo sia facile e che non dobbiamo cambiare la nostra vita. Gesù ci chiama ad un cambiamento radicale e il punto è proprio quello, vogliamo cambiare e diventare la miglior versione possibile di noi stessi? Ciò comporterà il dover rinunciare a molte cose che non ci fanno bene ma allo stesso tempo abbracceremo tante altre che sono buone e le esperienze di questa nuova vita saranno senz’altro inebrianti e consistentemente belle.

 “Di nuovo, il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo, che un uomo, avendolo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va, vende tutto ciò che ha e compera quel campo” (Matteo 13:44). E’ una decisione che si fa una volta quando decidiamo di ricevere il tesoro come dono e siamo disposti a rinunciare alle nostre vecchie vie per seguire la via dell’amore di Dio. È una decisione che si fa una volta ma è anche un processo, quanto gli ci è voluto per vendere tutto ciò che aveva? Quanti milioni o migliaia di micro decisioni devono essere fatte per poter mettere in ordine le cose e venderle? L’uomo dovette fare un mucchio di cose per disfarsi di tutto e poter comperare il campo. È una parabola, ma ci mostra qualcosa, ci indica che alcuni di noi faremo la decisione di dire di sì ma il nostro sì non sarà la fine del processo bensì l’inizio. Per alcuni di noi sarà arrivato il momento di dire sì e di dare inizio al processo di lasciare andare certe cose per poterne abbracciare altre. È un’opportunità bellissima per autorealizzarci e scoprire la migliore versione di noi stessi. Penso che solo Gesù ci possa aiutare a farlo. Se altri non si sentono pronti non abbiamo bisogno di convincere nessuno. Incoraggio tutti a continuare a frequentarci e forse quel giorno arriverà presto.

Preghiera:

Padre Celeste grazie tante per Gesù, grazie che non ci hai lasciati soli in questo mondo. Stiamo solo cercando di comprenderti meglio, come sei davvero. Sei un megalomane che giudica? Sei un essere violento che condanna? Guardare Gesù è contemplare Te. Siamo così grati per Gesù perché è attraverso di Lui che comprendiamo che Tu sei Amore, che sei umile, modesto, gentile e pieno di grazia. Padre ti ringrazio per Gesù e per il modo in cui Lui modella per noi la bellissima vita del Regno. Prego per coloro che stanno seguendo questi insegnamenti e che hanno intrapreso un percorso spirituale, che possano ricevere un senso della Tua verità. Prego che il Tuo Spirito possa comunicare con loro e che possano sentire il Tuo invito ed avere il coraggio di dire sì. Nel nome di Gesù, amen.