Nel vangelo di Matteo, leggiamo che in un’occasione, un leader religioso chiese a Gesù quale fosse il più grande comandamento che dovremmo seguire nella vita.

“Allora uno degli scribi che aveva udita la loro discussione, riconoscendo che egli aveva loro risposto bene, si accostò e gli domandò: «Qual è il primo comandamento di tutti?».

E Gesù gli rispose: «Il primo comandamento di tutti è: “Ascolta, Israele: Il Signore Dio nostro è l’unico Signore”, e: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.

Questo è il primo comandamento.

E il secondo è simile a questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Non vi è alcun altro comandamento maggiore di questi».

Allora lo scriba gli disse: «Bene, Maestro. Hai detto secondo verità che vi è un sol Dio e non ve n’è alcun altro all’infuori di lui; e che amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima e con tutta la forza, e amare il prossimo come se stessi vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».

E Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Tu non sei lontano dal regno di Dio». (Marco 12:28-34).

Gesù in quell’occasione mise in relazione il concetto dell’amore per Dio e l’amore per il prossimo e li unì. Infatti, dai Suoi insegnamenti e dal modo in cui i suoi primi seguaci li misero in pratica, scopriamo che la via di Cristo non separa queste due cose: il modo in cui amiamo Dio è l’amare il nostro prossimo. La nostra espressione di amore verso Dio, la nostra pietà, religione e spiritualità non deve essere incanalata solo verso l’alto, con il giusto proposito di formare una relazione stretta tra noi stessi e Dio, ma dovremmo anche volgerla verso gli altri, coltivando una spiritualità relazionale. Ci colleghiamo con Dio relazionandoci con gli altri; sentiamo da Dio dando ascolto agli altri e amiamo Dio amando chi ci circonda. Questo è un aspetto bellissimo degli insegnamenti di Gesù che ha il potenziale di cambiare il mondo e di cambiare la vita sia per me che per voi. Devo dirvi che, di tutta la serie, questo studio in particolare mi emoziona molto perché ritengo che gli insegnamenti di Gesù non siano stati rappresentati abbastanza nella storia della Chiesa.

Nelle chiese si tende ad enfatizzare Gesù come nostro salvatore, che sia morto sulla croce per i nostri peccati così che possiamo andare in Paradiso dopo la morte. Ma non si sente molto parlare di Lui come nostro Leader e Signore e che ci insegna come vivere la nostra vita adesso.

Questo è un ottimo studio per chi sta investigando la Persona di Gesù! Chiediamoci: in quali modi Lui cambia il modo in cui viviamo?  

In un certo senso questa potrebbe essere chiamata “la domenica dei miracoli” perché ritengo che gli insegnamenti di Gesù siano in se stessi un miracolo. Cosa voglio dire?? Cerchiamo di contestualizzare, Gesù era conosciuto come un operatore di miracoli, non si discute su questo, semmai si può obbiettare su come spiegare come compiva questi miracoli.

Il Suo primo miracolo documentato nel Vangelo di Giovanni fu quando trasformò l’acqua in vino durante una festa di nozze, e questo ci piace, è stato un bel modo di presentarsi, vero?

Il miracolo più importante compiuto da Gesù fu sicuramente la Sua stessa Risurrezione; il fatto che Lui sia risorto e vive ancora. Noi che crediamo in Lui non ci riferiamo a Gesù parlandone al passato ma al presente. I miracoli più verificabili, sono ad oggi i Suoi insegnamenti.   

Gli insegnamenti di Gesù hanno in sé del miracoloso e affrontano i bisogni fondamentali dell’essere umano: bisogni psicologici, sociologici, relazionali, sia personali sia della società. Quando Gesù affronta quei temi, notiamo qualcosa di particolare: gli insegnamenti di Cristo rispondono ai bisogni di questo mondo in modo miracoloso. I suoi insegnamenti portano il segno del miracoloso, come se Gesù possedesse dell’informazione riservata e conoscesse il manuale del fabbricante. Infatti, Lui è il Fabbricante e sa bene ciò di cui l’umanità ha bisogno oltre ogni nostra immaginazione. Scopriamo che Gesù insegnava dei concetti che erano avanti per i Suoi tempi, concetti che gli psicologi, scienziati e sociologi, hanno scoperto molto più tardi nella storia. Lui conosce il cuore dell’essere umano e la natura delle relazioni e ci offre gli strumenti di cui abbiamo bisogno per massimizzare il nostro potenziale, molto più di qualsiasi altro insegnante, guru o profeta. Gli insegnamenti di Cristo sono dei veri miracoli testabili a tutt’oggi.

 Gesù ci ha posto una sfida che vorremmo ribadire in questo studio. “Gesù allora rispose loro e disse: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Se qualcuno vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, oppure se io parlo da me stesso” (Giovanni 7:16, 17). Gesù disse che il Suo messaggio veniva da Dio ma che le persone non dovevano per forza prenderlo per scontato ma testarlo per vedere se è così. Cristo ci sfida a mettere in pratica i Suoi insegnamenti, fargli fare un giro di prova, e cominciare a vivere nella volontà e nel modo di Dio, seguendolo davvero, provando il modo in cui soddisfa la nostra anima e così facendo sperimentare anche oggi questo meraviglioso miracolo!

E’ da tanto che faccio il DJ, a volte copro solo il ruolo di pastore a volte faccio il DJ e a volte faccio entrambi. Diciamo che chi mi assume fa un affare! Un giorno avevo officiato ad un matrimonio e dopo mi mise alle console per fare il DJ e fui approcciato da un giovane che rimase colpito dal fatto che io, una persona cool ai suoi occhi, fossi credente. Mentre ufficiavo aveva pensato che fossi un nerd religioso, poi quando mi vide come DJ cambiò idea. Il giovane rimase sorpreso dal fatto che io volessi seguire Gesù. Visto che agli occhi suoi ero “religioso”, mi chiese se mi pesasse il dover rinunciare a tante cose come il non poter flirtare con delle belle ragazze presenti o il non potermi ubriacare.  Lui continuò su quel filo per un po’, per poi chiedermi se non mi venisse voglia di sperimentare tutte quelle cose. Risposi che era vero che avevo dovuto rinunciare a tante cose ma che l’ho fatto e continuo a farlo con gioia perché in cambio ho ricevuto qualcosa di molto meglio. Ho rinunciato a cose che non sono proprio sane e in cambio ho ricevuto qualcosa di meraviglioso.

Continuai dicendo che la conversazione che stavamo avendo mi ricordava di una storia che Gesù raccontò: «Di nuovo, il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo, che un uomo, avendolo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va, vende tutto ciò che ha e compera quel campo» (Matteo 13:44). L’uomo non si sarebbe mai potuto permettere di comperare il tesoro, perché costava troppo, invece vendendo tutto, poteva riuscire ad acquistare il campo e così ottenere il tesoro. Gesù ha detto che c’è qualcosa che Dio può fare per noi che non potremmo mai permetterci o riuscire a compiere da soli; è qualcosa che otteniamo per grazia, un dono, ma per sperimentarlo appieno bisogna rinunciare a certe cose.

Nel caso dell’uomo nella storia di Gesù, egli dovette vendere tutti i suoi averi. Valutiamo, è il caso di “vendere tutto quello che abbiamo” per “comperare il campo” e così ottenere il “tesoro” che altrimenti non potremmo mai permetterci? Esistono delle cose a cui dovremmo rinunciare e altre invece che cambieremmo volentieri, come l’uomo della parabola che comprò quel campo con gioia. Dovrebbe essere la gioia a motivarci e dovremmo provarla; se non è così, è un segno che c’è qualcosa di sbagliato.

Alla luce di ciò che Gesù ha fatto per noi, qualsiasi sacrificio che siamo chiamati a fare è un’espressione di gioia. Cerchiamo di tenerlo presente, Gesù ci sta invitando!

 A seguito includerò un piccolo intervento su questo tema del teologo e storico di fama mondiale N.T. Wright.

N.T. Wright: La parte più importante di Suoi insegnamenti consisteva nell’annunciare che qualcosa stava accadendo. Secondo il Vangelo di Marco, Gesù dopo essere stato battezzato da suo cugino Giovanni andò in Galilea e annunciò che il Regno di Dio era arrivato. In altre parole, era giunto il momento che Dio regnasse. Tanti movimenti rivoluzionari di quei giorni dichiaravano di non volere che regnassero, Erode, Cesare, altri principi meschini o dei sacerdoti corrotti, desideravano che fosse Dio il loro unico sovrano.

Gesù si presentò dicendo che il loro desiderio si era avverato ma non nel modo in cui se lo aspettavano. Gesù compiva dei miracoli e diceva di continuo cose che ridefinivano il concetto di ciò che significa avere Dio come re. Molti pensavano che avrebbe comportato un imponente movimento militare che avrebbe cacciato via i romani; si aspettavano che tutto il popolo della Giudea, di Gerusalemme e della Galilea sarebbe stato in qualche modo purificato e che il Tempio sarebbe stato finalmente costruito bene; che avrebbero percepito la presenza di Dio che governasse sulla loro nazione.

Non è così che sono andate le cose…

Una delle storie che Gesù raccontava parlava di un contadino che piantava dei semi. Una parte dei semi andò sprecata mentre l’altra prosperò.

Un’altra storia parlava di un figlio che andò via infangando il nome della famiglia, ma che poi quando ritornò a casa, il padre lo accolse a braccia aperte avendo preparato per lui una grande festa.

Gli ebrei avevano ben presente la loro condizione di esilio e cosa significava l’essere stati scacciati dalla potenza di Roma, essi desideravano un ritorno al potere.

Gesù, dirigendosi a loro, raccontava delle storie che parlavano di ritorni, di nuovi inizi, di nuova vita per cercare di spiegare come sarebbe il regno con Dio a capo.

Gesù guariva le persone dalle loro malattie, frequentava feste in compagnia di persone discutibili, apparentemente sbagliate, per far sapere a tutti che il Regno di Dio era arrivato ma che non era come la gente si lo immaginava.

Invitava le persone a unirsi a Lui e a seguirlo per constatare con i loro occhi ciò che il Regno di Dio era veramente. Queste prese di posizioni da parte di Cristo lo avrebbero condotto alla morte, e Lui ne era ben consapevole. Gesù sapeva che eventualmente sarebbe successo.

(Fine dell’intervento di N.T. Wright)

N.T. Wright radica gli insegnamenti di Gesù nel contesto storico del primo secolo. È una lezione importante per noi. A volte alcuni insegnanti e guru spirituali citano Gesù privando dal contesto i Suoi insegnamenti. È facile applicare male o mal interpretare gli insegnamenti di Cristo quando il contesto ebraico non è preso in considerazione.

La prima cosa da fare quando desideriamo comprendere le parole di Gesù e di assicurarci di capire bene il contesto culturale e religioso in cui visse e ciò che stava accadendo attorno a Lui. Una volta appreso, possiamo cercare di estrapolarne il principio applicabile ai giorni nostri.

Studiando gli insegnamenti di Gesù nel loro contesto storico, scopriamo che ci sono dei temi ricorrenti, Il Suo messaggio è talmente profondo che ha un nome tutto suo: il Vangelo, le Buone Novelle, le migliori notizie che si possano mai immaginare!!

È interessante notare che vangelo vuol dire: “Buone Novelle” e non “buoni consigli”. La religione offre dei buoni consigli, delle raccomandazioni di cose che dovremmo fare per ottenere ciò che desideriamo. Invece il Vangelo, il messaggio di Gesù sono delle Buone Novelle, in altre parole indica ciò che è stato già compiuto.

È questa la ragione per cui si chiama Buona Novella, perché è già accaduto, Gesù ha già compiuto tutto. Poi sta a noi credere e fidarci di Lui. Ecco perché quando Gesù insegnava, Lui chiamava tutti ad avere fede e a fidarsi che ciò che diceva era vero; ad accettare la chiamata a vivere in modo alternativo. Gesù ci chiama a fare delle cose ma non le facciamo per renderle vere ma perché crediamo che sono vere. Crediamo che Gesù abbia già compiuto qualcosa di meraviglioso per noi, per questo si chiama Buona Novella. Dio ha operato delle cose meravigliose per noi. Possiamo fidarci che ciò sia vero e rimanere aperti alla possibilità che la nostra vita potrebbe cambiare?

Gli insegnamenti di Gesù potrebbero essere sintetizzati nella frase che io chiamo: “Il Vangelo in trenta parole”. Questa frase è stata il frutto del mio sforzo nel cercare di riassumere i temi principali degli insegnamenti di Cristo, eccola: “Gesù è Dio con noi, venuto a mostrarci l’amore di Dio, salvarci dal peccato, istaurare il Suo Regno e mettere fine alla religione, per farci partecipi della Sua vita”.

A seguito approfondiremo questi quattro punti centrali: l’amore di Dio, il perdono e la salvezza dal peccato, l’istaurare il Suo Regno e mettere fine alla religione, che potremmo anche definire i “doni del Vangelo”, ciò che Gesù ha detto che Dio stava facendo per noi tramite Lui.  Analizzeremo quei quattro doni del Vangelo perché sintetizzano gli insegnamenti di Gesù: l’amore, il perdono, il Regno e la grazia.

L’amore: Gli insegnamenti di Gesù all’insegna dell’amore avevano lo scopo di aiutarci a comprendere che siamo stati creati dall’amore per amore perché Dio è amore. Gesù ci fa conoscere un Dio che ama incessantemente perché l’amore definisce il DNA divino. Grazie a questo anche noi possiamo essere riempiti del Suo DNA e possiamo offrirlo agli altri non dalle nostre tasche vuote ma dalla pienezza che troviamo in Lui.

Il perdono: Gesù ci ha insegnato che la libertà si ottiene abbandonando il giudizio. Non ergendoci sul trono del giudizio per condannare gli altri. Apriamo la porta per ricevere il perdono di Dio del quale abbiamo disperatamente bisogno. Dopo che siamo stati riempiti del suo perdono potremo essere in grado di perdonare gli altri.

Il Regno: Gesù ci ha insegnato che il Paradiso ha inizio ora in questa vita se abbiamo la fede di viverlo. A volte viene chiamato “Regno di Dio” o “Regno dei cieli”. Quando Gesù menziona il “Regno dei cieli” di solito ci insegna come pregare, come ad esempio la preghiera del Padre Nostro dove ci dice: “Venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in terra…”. Gesù ha insegnato che il cielo comincia qui se lasciamo che Dio guidi la nostra vita adesso.

La grazia: è Il concetto più rivoluzionario e irreligioso mai insegnato da qualsiasi insegnante religioso, rabbino, pastore, profeta o sacerdote. La grazia spazza via tutto. Si tratta del bellissimo concetto che Dio ci abbia donato, tutto ciò che la religione cerca di dare ma non ci riesce.

Dio ha messo una fine a tutto quel sistema religioso offrendoci come dono tutto quel che la religione non riesce a compiere. È interessante che Gesù non abbia mai utilizzato la parola “grazia” nei Suoi insegnamenti, ma ce la spiega facendo uso di storie e parabole. I Suoi primi seguaci capirono che avevano bisogno di un termine per definire ciò che Gesù aveva insegnato loro e così scelsero la parola “grazia”, un termine sovversivo dal punto di vista religioso.

          L’amore è il DNA del divino, siamo stati creati dall’amore, da un Dio che è puro amore con il proposito di amare. “Or Gesù gridò e disse: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato” (Giovanni 12:44). In altre parole, quando abbiamo fede in Gesù abbiamo fede in Dio. In un certo senso Gesù non è l’intermediario ma Dio in persona venuto a noi per spazzare via gli intermediari, cioè, il sistema religioso che rovina sempre le cose. Gesù è Dio che spazza via gli intermediari e viene a noi in una forma che possiamo comprendere ed apprezzare: in forma umana.

Le prossime parole di Gesù sono davvero sorprendenti, egli disse: “E chi vede me, vede colui che mi ha mandato” (Giovanni 12:45). Quando guardiamo Gesù vediamo Colui che ha mandato Gesù, Dio stesso! “Io sono venuto come luce per il mondo, affinché chiunque crede in me non resti nelle tenebre” (Giovanni 12:46).

Gesù ci invita alla luce per poter vedere chi sia Dio in realtà. Quando guardiamo Gesù osserviamo un Dio che è puro amore, che accoglie gli emarginati, che avvicina i reietti e gli oppressi, i feriti, gli indifesi, coloro che non riescono ad incastrare bene nel sistema religioso e nel resto della società. Gesù innalzava coloro che non avevano potere. Comprese le donne e i bambini. Ricordiamo che Egli è l’esatta immagine di Dio, un Dio che non esitò a lavare i piedi sporchi dei discepoli. E con quegli esempi Gesù insegnò che dovremmo imitarlo e servire gli altri.

Gesù disse: ” Vi do un nuovo comandamento:…” (Giovanni 13:34). Qui troviamo degli insegnamenti diversi sull’amore centrati su quello che dovremmo dare. “…che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato…” (Giovanni 13:34). Egli pronunciò queste parole alla fine del Suo ministero sulla terra, perché prima i discepoli avevano bisogno di imparare quanto Gesù li amasse.

Dopodiché poté dire loro: “Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13:34). Perciò prima riceviamo, poi dall’abbondanza di amore che riceviamo da Dio e che Gesù ci dimostra siamo in grado di dare agli altri. Questo singolo insegnamento di Gesù ha il potenziale di cambiare la nostra vita e il mondo.

Troviamo libertà nel lasciare andare il giudizio. È interessante che la psicologia contemporanea sia arrivata a concludere che le basi per il successo di qualsiasi relazione sana, dipenda dalla capacità dell’essere umano di lasciare andare, imparare a perdonare e a smettere di tenere conto dei mali subiti.

Abbiamo bisogno di essere perdonati per le cose per cui ci sentiamo in colpa o proviamo vergogna. Comprendere che l’Autorità massima dell’universo non ci condanna ma ci perdona, ci libera dal peso della vergogna che portiamo addosso. Poi da quella abbondanza interiore possiamo perdonare gli altri.

Gli psicologi ritengono che questi parametri siano assolutamente necessari per prosperare come esseri umani. Viviamo in un mondo imperfetto dove le relazioni hanno un ruolo fondamentale, perché alla fine della nostra vita dovremmo valutare lo stato di tutto il nostro vissuto basandoci su come ci siamo relazionati con gli altri. Un mondo fatto di persone imperfette dove le relazioni hanno un ruolo fondamentale, e più ci avviciniamo a qualcuno, più potremmo sperimentare una potenziale gioia o dolore.

Viviamo in questa strana sfera dove le persone che avviciniamo hanno il potenziale di darci tanto ma anche di provocarci grande dolore, a volte non intenzionalmente. Quindi se non inondiamo le nostre relazioni costantemente di perdono vivremo sempre in uno stato di ansia causata proprio da quello per cui siamo stati creati, e cioè per avere delle relazioni amorevoli.

Gesù era avanti anni luce a questo riguardo. Egli ha detto che il perdono è l’olio che fa funzionare bene la macchina delle relazioni. Come leggiamo nei Vangeli di Matteo e Luca: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato” (Luca 6:37). Vorrei a questo punto incoraggiare tutti ad essere generosi nel perdonare.

Ovviamente possiamo e dobbiamo prestare aiuto e correggere fraternamente quando necessario, ma Gesù ci dice che quando notiamo qualcosa che non va nella vita di qualcuno che ci è vicino, possiamo essere d’aiuto non giudicandoli dall’alto ma affiancandoci come amici e ammettendo le proprie mancanze e debolezze in altre aree se non nelle stesse.