I Vangeli dipingono un ritratto di Gesù, come Colui che proclama il messaggio del Regno. Gesù annunciò l’idea di una società alternativa chiamata il Regno, un modo di vivere all’interno della volontà di Dio, seguendo la Sua via, e permettendo che Lui ci guidi. Quella esperienza di Regno produce salvezza, la salvezza diviene il concetto di libertà, liberazione o redenzione da ciò che ci rende schiavi; libertà dalle strutture imposte dalla società e dalla sua oppressione sistemica e anche dalle abitudini del nostro proprio cuore umano con tutte le sue debolezze, come i peccati personali, egoismo e tanto altro. Qualunque sia la cosa che ci opprime e rende schiavi, Gesù ci offre una via di uscita tramite il perdono e la via dell’amore donandoci libertà. Perciò il Regno ci guida verso la salvezza ed eventualmente ad essere una nuova creazione, diventiamo delle nuove creature. Stiamo attraversando quel processo ora, un anticipo di ciò che arriverà anche per tutta la creazione, qualcosa di meraviglioso! Viviamo alla luce del nostro futuro e non del nostro passato. La storia tematica del Nuovo Testamento è proprio questa, una storia che viene presentata a noi in prima persona dai Vangeli.

Dando uno sguardo a tutta la Bibbia e mettendo i Vangeli in contesto con l’Antico Testamento scopriamo che gli stessi temi sono presenti in tutta la Scrittura. Se analizziamo bene il Vecchio Patto possiamo osservare le stesse cose. Infatti, la Bibbia inizia con la storia della Creazione, poi uno potrebbe ritenere che il peccato, la caduta di Adamo ed Eva e la scelta specifica di un individuo sarebbe diventata una metanarrativa importante ma in realtà il Vecchio Patto e le Scritture ebraiche non si focalizzano sulla storia di Adamo ed Eva molto, essi non sono menzionati quasi mai. Si concentrano invece nell’evidenziare come la natura sistemica del peccato ci conduca alla schiavitù, sul come il popolo di Dio finisce per sviarsi o come altri si fuorviano e rendono schiavo il popolo di Dio. Quindi la storia della redenzione dalla schiavitù diventa la metanarrativa ripetitiva all’interno delle Scritture ebraiche. C’è la storia di Mosè e i Figli di Israele resi schiavi in Egitto. Mosè cercò di liberarli e poi c’è stato l’esodo, dall’esodo nacque la celebrazione della Pasqua. Un tema che si ripete molto. Quindi vediamo ciclicamente la creazione e poi la salvezza da ciò che ci schiavizza. Poi Israele divenne un regno che Dio utilizzò e benedì e a volte giudicò perché rifiutavano il ruolo che dovevano svolgere. Complessivamente all’interno della struttura i temi seguono uno schema tipo A, B, C o C, B, A con Gesù al centro di tutto.

Domande e risposte:

Domanda: Alcune teorie affermano che alcune persone o l’autore scrisse i Vangeli per un proposito specifico. Esiste evidenza del proposito dello scrittore nella stesura dei Vangeli?

Risposta: Grazie per quella domanda. Penso che ogni autore abbia uno scopo in mente quando scrive. Ogni scrittore ha secondi fini quando scrive e non c’è niente di sbagliato. Non esiste nessun essere totalmente neutrale sul pianeta. State attenti a chi sostiene di non avere dei propri fini in mente e che si limita soltanto a raccontare dei fatti. Ogni persona ha la sua propria motivazione per fare ciò che fa e ciò si applica anche a chi scrive. Gli autori dei Vangeli erano persone che avevano conosciuto Gesù ed erano convinti che Lui fosse la risposta a tutto. Lui era ciò che le persone cercavano, era la libertà, la via di uscita dai sistemi opprimenti. Incluso dalla natura opprimente dei nostri propri cuori umani. Erano certi che Gesù avesse le risposte che le persone cercavano. La loro motivazione era quella. Quindi erano certamente di parte come lo siamo tutti noi e come lo è ogni autore. La loro cosiddetta “faziosità” era che credevano che Gesù fosse la verità, la via, la vita e che avrebbe insegnato a tutti ad amare. Essi scrivevano con il proposito di esporre il loro punto di vista e di convincere gli altri. Ritenevano che raccontare la storia di Cristo in modo aperto e sincero sarebbe stato un modo di preservare la storia per le prossime generazioni. Questa è stata la loro motivazione nello scrivere i Vangeli. Tutti gli autori avevano il loro proprio stile e avevano una ragione per scrivere, quella di comunicare il messaggio di Gesù con la speranza di vincere altri alla Sua via d’ amore.

Luca l’evangelista aveva uno sponsor che lo finanziò per fare una ricerca su Gesù per fare delle interviste e vivere con chi aveva conosciuto Gesù di persona, per valutare la situazione e anche per analizzare altri documenti che parlavano di Gesù.

Il sostenitore chiese a Luca di fare una raccolta di tutta la sua ricerca e di presentare uno scritto che potesse spiegare Gesù al meglio possibile. Luca è ritenuto un grande storico oltre che un eccellente scrittore con una perfetta padronanza della lingua greca e ciò che raccontò era frutto delle sue ricerche e rivolto soprattutto a un pubblico non ebraico. Matteo dall’altra parte scrisse con il popolo ebraico in mente, desiderava che gli ebrei potessero fare la connessione con il Vecchio Patto e dimostrare che Gesù fosse il suo adempimento. Desiderava far sapere a tutti che Gesù era il Messia ebraico e l’adempimento delle profezie messianiche. Matteo nel suo Vangelo si concentra nell’unire i punti tra Gesù e l’Antico Testamento. Ognuno dei Vangeli ha il suo proprio sapore. Il Vangelo di Marco va dritto al punto e il Vangelo di Giovanni offre uno sguardo più ampio e filosofico. Gli autori avevano delle personalità diverse ma la loro motivazione nasceva dal fatto che fossero convinti che Gesù fosse Colui che dovremmo ascoltare.

Domanda: Dalla introduzione di questo studio si comprende che dovremmo fidarci della comunità di fede che ha custodito il processo di tramandarci la storia di Gesù, ma come si fa a fidarsi? Le persone sono fallaci, non sono libere da secondi fini, è impossibile che siano obbiettive quindi pensate che sia possibile che alcuni fatti su Gesù o su Dio nella Bibbia non siano altro che mere opinioni umane, delle infiorettature e non la verità infallibile di Dio?

Risposta: Una buona domanda. Le persone non sono perfette anche quando collaborano con un Dio perfetto nel quale crediamo per fede. Come si fa a sapere quando l’imperfezione ha preso il sopravento e quanto dovremmo fidarci dalle Scritture?  

Domanda: Era l’anno 2007, avevo appena iniziato a seguire The Meeting House venendo da una tradizione religiosa incentrata sulla Bibbia. Il loro motto era: “la Parola di Dio è infallibile”. A The Meeting House ho ascoltato la stessa cosa ma con un particolare risvolto: “la Parola di Dio è infallibile e il Suo nome è Gesù”. Ciò ebbe un grande impatto su di me, quindi vorrei chiedere di spiegare meglio qual è la differenza.

Risposta: Alcuni cristiani comprensibilmente hanno affermato che nella collaborazione tra il divino e l’umano, visto che Dio è Dio è Lui a prevalere sul processo e ad essere l’influenza dominante. È una posizione filosofica che afferma che quando un Dio perfetto collabora con degli esseri umani imperfetti, è la perfezione divina ad avere il sopravvento e quindi il prodotto finale risulterà perfetto. Secondo questo modo di vedere, la Bibbia è un libro perfetto perché è stato ispirato da un Dio perfetto. Questa concezione filosofica quindi ritiene che la Bibbia sia un libro perfetto perché è stato ispirato da un Dio perfetto.

Noi apparteniamo a una tradizione che non ha seguito quel pensiero filosofico ma che afferma che un Dio perfetto che collabora con delle persone imperfette forma una miscela bellissima. Possiamo osservare la perfezione di Dio e l’imperfezione umana senza che questo minacci la nostra fede. La nostra tradizione non tende ad enfatizzare la perfezione della Bibbia; vediamo la Bibbia come un libro ispirato da Dio tramite delle persone imperfette. Non riteniamo che la Parola infallibile di Dio sia la Bibbia ma Gesù stesso. Quando utilizziamo dei termini come “infallibile”, “autorevole” li utilizziamo per riferirci a Cristo e non a un libro. Se troviamo delle imperfezioni nella Bibbia non ci scandalizziamo e quando troviamo un potenziale errore umano contenuto in essa non smettiamo di leggerla o di fidarci dalle Scritture.

Siamo onesti, non trattiamo nessuna cosa in quel modo, se fosse così non ci dovremmo fidare degli aerei, delle macchine o dei prodotti che compriamo né delle case che qualcun altro ha costruito e non potremmo neanche fidarci di noi stessi. Nessuno di noi si impunta dicendo che, se esiste un potenziale errore umano, non ci fideremo di quel prodotto. Non è lo standard che seguiamo nella nostra quotidianità nella vita reale. Di solito cerchiamo di trovare delle fonti affidabili e poi ci volgiamo in quella direzione. Penso che non esista un’altra fonte più affidabile dei Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni che furono scritti nel primo secolo molto vicini agli eventi di Gesù. Essi rappresentano la nostra migliore opportunità per conoscere Gesù. Ora nel processo di conoscere Gesù, sarà Lui a convincerci della Sua perfezione, ci innamoreremmo di Lui e noteremo che esiste del miracoloso nei Suoi insegnamenti e nella Persona di Gesù e ciò ci darà la fede per dichiarare che forse possiamo fidarci che in questa collaborazione tra il divino e l’umano forse Dio non ha prevalso sul processo ma non lo ha neanche abbandonato. Anche se esistono delle imperfezioni, Dio continua a parlare. Credo fermamente che non si tratti di dover scegliere l’uno o l’altro, cioè dover credere che sia solo Dio a parlare o che tutto nella Bibbia sia frutto dell’errore. Possiamo invece credere che Dio ci parli nonostante tutto. Che possiamo sintonizzare le nostre orecchie a sentire la Sua voce.

Conclusione: Esistono dei termini accademici specifici come “epistemologia” e “pedagogia”, dei termini usati per spiegare come impariamo, come acquisiamo conoscenza. Vorrei che ognuno di noi si chieda come fa ad imparare. Siamo consapevoli che questo processo significa fidarsi in qualche modo degli altri per ogni cosa che impariamo e per tutto ciò che sappiamo? Possiamo includere il fattore fiducia come parte del processo del conoscere Gesù?

Ognuno di noi impara le cose in modi diversi. Alcuni di noi diamo più ascolto alla nostra testa, altri al nostro cuore e alcuni alle nostre mani, all’esperienza del nostro vissuto. Qual è il nostro stile o processo di apprendimento? La testa, il cuore o le nostre mani? Qual’ è il nostro punto di partenza? Ovviamente una volta che realizziamo quale sia poi dovremmo bilanciarlo con tutto ciò che comporta essere degli esseri umani. Gesù ha qualcosa da dirci qualunque sia il nostro punto di partenza. 

Chi parte dalla mente, dalla testa, ritiene che deve pensare e metabolizzare mentalmente tutto ciò che sta valutando. Posso comprendere chi è così, perché io appartengo a questa categoria di persone. Questo è il mio percorso e forse vi potrà essere di aiuto. Io ho iniziato leggendo i Vangeli come dei documenti storici. Non si deve credere che i Vangeli siano scesi dal cielo o che siano prodotti da Dio stesso. Abbiamo una buona base per credere invece che siano delle fonti storiche affidabili che ci aiutano a formare una immagine chiara del personaggio storico di Cristo.

Iniziamo a leggere i Vangeli! Mentre si legge si conosce Gesù meglio. A me è successo proprio così, leggendoli, ho cominciato a riconoscere che Gesù ha da offrire qualcosa al mondo che non si riesce a trovare da nessuna altra parte. Forse a questo punto c’è chi inizierà a percepire una crescita nella fede, mentre gli insegnamenti, il carattere di Gesù ed il Suo esempio cominciano a conquistare il suo cuore con la Sua storia di amore.

Per arrivare a quel punto bisogna soltanto cominciare a leggere i Vangeli ritenendoli dei validi documenti storici ed è possibile che leggendoli ci si innamori di Gesù. Col tempo si potrebbe perfino capire che la voce che sentiamo dentro è quella dello Spirito Santo che Gesù ha promesso che avremmo ricevuto e, senza rendercene conto, cominceremo ad avere fiducia nelle Scritture Quando poi Gesù vincerà il nostro cuore, si scoprirà di aver fiducia nella Bibbia, ma è una fede che viene generata in un secondo momento e deriva dalla nostra fede in Cristo. Questo è il mio consiglio per chi come me usa la testa come metodo di apprendimento.

Vi incoraggio a iniziare a leggere e aspettare a vedere ciò che accade. Io non devo convincervi di nulla, sono sicuro che Gesù lo farà.

Per alcuni di noi il punto di partenza è il nostro cuore, sono le emozioni a guidare verso la verità. Questo è stato vero per alcuni dei primi discepoli. Se questo sei tu, sei in buona compagnia. C’è una storia dove un paio di discepoli incontrò il Cristo risorto. Lui parlò loro riguardo le Scritture e poi scomparve. Dopo la sua scomparsa, i discepoli commentarono tra di loro dicendo: «Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via e ci apriva le Scritture?» (Luca 24:32). È diverso dal dire: “ecco adesso ascolto il mio cuore, medito, ascolto l’universo e poi arrivo alla verità. In questo esempio questa ricerca col cuore aveva come focus le Scritture. I discepoli volevano investigare le Scritture ed imparare su Gesù e quando udirono le spiegazioni date da Gesù sul Suo Regno sentirono ardere il loro cuore.

Quindi il mio suggerimento per chi è attivato dalle emozioni è iniziare a leggere i Vangeli ed è possibile che si possa sperimentare quell’ardere del cuore, quel senso di intuito emotivo che conferma che ciò che si sta leggendo è vero e che vale la pena continuare a leggere.

Se si è il tipo di persona rappresentata dalle mani, che vive e impara dall’esperienza, alla quale piace coinvolgersi ed è così che decide cosa sia giusto o no, il messaggio di Gesù risulterà stupendo.

“Gesù allora rispose loro e disse: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Se qualcuno vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, oppure se io parlo da me stesso” (Giovanni 7:16, 17).  Gesù disse che ciò che diceva proveniva da Dio ma che non dovevano per forza fidarsi soltanto dalla Sua parola. In essenza, Gesù disse loro che non dovevano fidarsi ciecamente ma mettere in pratica, far fare un giro di prova per constatare di persona che le Sue parole avessero il marchio del divino. Gesù sfidò quel tipo di persone a provare a vivere ciò che diceva, a fare parte di una comunità di fede che custodisse i Suoi insegnamenti e a iniziare a viverli insieme. Gli insegnamenti di Gesù sono di natura relazionale e pratica. Quindi se uno desidera metterli in pratica bisogna farlo assieme ad altri fratelli e sorelle. Il vivere i Suoi insegnamenti insieme ad altri credenti e constatare di persona l’impatto che ha su di noi è la scelta migliore.

          Vorrei incoraggiare tutti ad accettare la sfida che Gesù ci offre, e di fare il primo passo, lasciando che gradualmente Gesù si presenti a noi e ci faccia capire che Lui è la verità e la via. Egli ci mostrerà la via dell’amore.

Preghiera:

Padre Celeste, ti chiedo che anche nel mezzo di tutte le domande che sicuramente continueremo ad avere, che possiamo percepire il senso della Tua realtà e della verità di Gesù e della Sua via dell’amore. Prego che possiamo iniziare ad avere una consapevolezza e che questa cresca sempre più in noi così come anche il coraggio di metterla in atto. Nel nome di Gesù, amen.