DOVE andiamo per apprendere di Gesù? La risposta è semplice (allerta spoiler): Dalle persone che hanno incontrato Gesù da vicino!! Incluso e soprattutto chi lo ha conosciuto di persona duemila anni fa.
“Il Nuovo Testamento è il miglior libro che sia mai stato o sarà mai dato al mondo” (Charles Dickens, La Vita di Nostro Signore).
Dio ha certamente rivelato se stesso, non nella sfera della consapevolezza esistenziale, non nella sfera del fervore religioso, ma nella vita, morte e resurrezione di Gesù di Nazareth. In altre parole, Dio è entrato nel nostro mondo, e più specificamente nel fango e nella crudezza della Palestina del primo secolo.
“Nella Bibbia impariamo come Dio ha agito in passato così da saper riconoscere il modo in cui opera nella nostra vita. Scopriamo qual è il suono della voce di Dio così da saperla riconoscere quando parla a noi. Impariamo che Dio ci ama così che riconosciamo e godiamo dello splendore del suo amore quando si manifesta. Apprendiamo che Dio ha un sogno di modo che iniziamo a vivere quel sogno” (Meghan Larissa Good, The Bible Unwrapped).
“La Bibbia non è una lista di regole ma una storia d’amore” (Dennis R. Edwards, What is the Bible and How Do We Understand it?)
“Chiunque quindi crede di comprendere le Sacre Scritture, o una qualunque parte di esse, ma non le mette in rapporto all’amore per Dio e per il prossimo, non le comprende come dovrebbe”(Sant’Agostino, 354-430 d.C.)
“La Bibbia ci presenta un’affascinate possibilità. E se l’Amore fosse Supremo? E se prima e sotto e sopra e dietro tutto quello che vediamo in questo mondo regnasse l’Amore? È un pensiero che toglie il respiro” (Glen Scrivener, Long Story Short).
“Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (L’Apostolo Paolo).
“Voi investigate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo di esse vita eterna, ed esse sono quelle che rendono testimonianza di me” (Gesù).
Oh l’audacia di Gesù, comprendiamo la profondità? Gesù disse loro che le Scritture ebraiche dell’Antico Testamento, riguardavano la Sua persona. La scelta sta a noi, o ci fidiamo delle Sue parole credendo che siano vere o le riteniamo le parole di un pazzo. Vale la pena approfondire le Scritture se desideriamo conoscere Gesù meglio o se si vuole conoscere come Lui le interpretava.
Come dovremmo considerare il Nuovo Testamento e ciò che ci dice di Gesù? Questo studio mi sta a cuore per diversi motivi, uno è che cercheremo di capire da quali fonti attingere per imparare a conoscere Gesù. La risposta è che tutto è di natura relazionale, le relazioni si trovano al cuore di tutto, in qualunque sfera della conoscenza.
Nel principio… la vita. Non siamo sicuri di come la vita ebbe inizio “nel principio” (Genesi 1:1) diversificandosi e continuando ad espandersi per diverse ere. Col tempo questa vita ha sviluppato quello che noi chiamiamo “coscienza” e ancora qualche tempo dopo, l’amore. Percepiamo intuitivamente che l’amore, la giustizia, il bene e il male sono delle categorie importanti dalle quali attingiamo per giudicare e valutare la vita stessa. In altre parole, in questa narrativa la vita precede l’amore e noi istintivamente utilizziamo l’amore per valutare la vita. Di solito l’essere umano è consapevole che sia sbagliato agire in modo non amorevole; come ad esempio, sottostimare una certa etnia o categorie di persone o un essere umano; le riteniamo cose incivili. Ma seguendo questa narrativa, questi elementi aggiuntivi sono relativamente recenti, la vita è esistita eoni prima che subentrassero.
Chi crede a questa storia percepisce a livello intuitivo di essere fuori sincrono con la sua propria visione del mondo. La vita precede l’amore? Ma al tempo stesso riteniamo che l’amore sia il valore supremo?
Lasciate che vi racconti una storia diversa… è la seguente: nell’principio c’era l’amore e l’amore precede la vita ed è la fonte di tutto ciò che è in esistenza. L’amore poi sceglie di espandersi, invitare ed abbracciare, perché è questo che l’amore fa. L’amore amplifica la propria esistenza si espande. È quello che fa una famiglia di genitori amorevoli che decide di aprire le proprie porte per includere altri facendoli diventare parte del loro cerchio; è questa la natura dell’amore.
Questa narrativa ritiene che l’amore preceda la vita e che sia la ragione stessa della nostra esistenza. L’amore è la nostra origine, il nostro principio operativo, e il valore che ci fa da guida e rappresenta l’obbiettivo al quale mirare. Questo cambia il modo in cui ci svegliamo al mattino. Una visione del genere ha il potenziale di cambiare il modo in cui guardiamo la vita, il mondo che ci circonda e come valutiamo le situazioni attorno a noi. Il valore di questa storia è che la nostra intuitiva consapevolezza che l’amore abbia valore supremo viene validata ed entra in sintonia con la realtà.
Non abbiamo bisogno di costruire il mito dell’amore, come supremo valore umano, asserendo che sia subentrato in seguito per proteggere l’ordine delle cose e i diritti umani e per creare una società più stabile dove si riesca a convivere non uccidendosi a vicenda.
Secondo la narrativa che Gesù ci propone, l’amore è prima di ogni altra cosa e precede la vita. Ed egli credeva di essere al cuore di questa storia.
Possiamo riassumere le due narrative in questo modo:
La prospettiva materiale sostiene che la materia abbia preceduto la mente e che la vita sia venuta prima dell’amore. È questa la nostra visione della vita? In questo studio vorremmo invitare tutti a valutare bene quale visione del mondo abbracciare.
La narrativa di Gesù ci dice che la mente ha preceduto la materia e che l’amore ha dato inizio a tutto.
Penso che se diamo ascolto al nostro cuore, d’istinto percepiamo che c’è del vero nelle parole di Cristo. Gesù personifica questo principio e lo insegna come nessun altro ha fatto mai.
È emozionante per me condurre questo studio su come possiamo conoscere meglio la figura di Gesù, la storia che raccontava e il contesto storico in cui si trovava.
Dove bisogna cercare per ottenere più informazioni sulla figura di Gesù? La maggior parte del mondo cristiano risponderebbe dicendo che la miglior fonte sia la Bibbia. In un contesto più ampio però, la risposta potrebbe essere quella di avvicinarsi al popolo di Dio dove è custodita la storia di Gesù. In altre parole, dobbiamo riconoscere che l’imparare è una azione relazionale, tutto ciò che impariamo dipende da una connessione umana. In altre parole, non siamo poi quei ricercatori indipendenti che riteniamo di essere perché le nostre ricerche attingono da ricerche fatte da altri prima di noi o da ciò che abbiamo imparato tramite delle connessioni relazionali. A iniziare con la nostra stessa famiglia, attraverso la quale abbiamo imparato a parlare, poi la società, la scuola dove impariamo a leggere, acquisire conoscenza e formulare delle domande. Potreste dire: ma a me piace studiare da solo online e leggere dei libri, ma anche in quel caso chi lo fa attinge da informazioni e libri scritti da altri. C’è sempre qualcuno che è coinvolto nelle nostre ricerche. Anche le ricerche nei laboratori sono basate su delle premesse e idee che sono state acquisite o costruite su altre scoperte fatte prima. Perciò dovremmo comprendere che impariamo in modo relazionale. È parte della natura umana.
La stessa cosa accade con Gesù. Quando desideriamo sapere qualcosa riguardo qualsiasi tema di solito ci rivolgiamo a qualcuno che è più preparato su quell’argomento dal punto di vista pratico e accademico. Per esempio se vogliamo sapere come è un certo film, la cosa giusta da fare potrebbe essere chiedere l’opinione di qualcuno che lo ha già visto. Quindi di solito ci rivolgiamo a chi ha esperienza sul campo che vogliamo approfondire. Questo è vero per tutte le cose che desideriamo imparare incluso Gesù, di solito ci rivolgiamo a chi ha intrapreso il cammino di fede da più tempo. Nessuno è vissuto insieme a Gesù più a lungo e in modo più intimo che le persone che vissero con Lui nel primo secolo. Perciò, a chi dovremmo rivolgerci per imparare di più su Gesù? Al popolo di Dio.
L’apostolo Paolo scrisse una lettera a Timoteo dove parla della chiesa, con “chiesa” non intendeva un’istituzione ma una comunità di persone che segue Gesù. La chiesa secondo lui è una famiglia” lo leggiamo in 1 Timoteo 3:15 “Ti scrivo queste cose sperando di venir presto da te, affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità”.
Questo passo ci dice che il popolo di Dio ha custodito questa verità di generazione in generazione! Abbiamo notato come l’apostolo Paolo mise la verità in una connessione relazionale? Nel primo secolo c’erano delle persone che hanno vissuto con Gesù e dopo ci fu una seconda generazione di persone che vissero insieme a chi aveva conosciuto Gesù di persona. L’apostolo Paolo diresse a loro il suo messaggio e affermò che insieme erano i custodi della verità. Quindi riconosciamo dal punto di vista relazionale che essere parte di una comunità di fede rappresenta in parte come impariamo qualsiasi cosa che abbia valore. La chiesa custodisce la verità ed è una comunità vivente organica. Dio collabora con le persone per mostrare la Sua volontà e la Sua via. Questo è il modo in cui Dio ha sempre scelto di operare.
La seconda fonte da cui attingiamo per imparare di più su Gesù è il libro di Dio. Quando diciamo che la Bibbia è il libro di Dio non intendiamo che l’abbia scritto Dio in Cielo, e che poi lo abbia fatto scendere qui sulla terra. Piuttosto, consideriamo che la Bibbia sia un altro modo con cui possiamo sperimentare ciò che significa essere comunità perché ci connette con chi ci ha preceduto nella fede. Per noi credenti la Bibbia ha due autori; c’è evidenza della mano di Dio (Matteo 19:4,5; Romani 3:2; 2 Timoteo 3:16,17; 2 Pietro 1:20, 21, 3:16) e anche della mano dell’uomo (Matteo 27:9, 10; Marco 1:2, 3; Giovanni 20:3-8; 1 Corinzi 1:14-16; Tito 1:12, 13). Gesù disse che le Scritture ebraiche dell’Antico Testamento contenevano le parole di Dio, l’apostolo Paolo disse la stessa cosa in Romani 3:2 e poi disse a Timoteo: “Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile…”, dovremmo utilizzarla perché Dio è stato coinvolto nella scrittura della Bibbia.
Ma questo non ci dà il quadro completo. Crediamo che la Bibbia non sia solo qualcosa che Dio abbia fatto, c’è anche l’elemento umano. La Bibbia non ha mai nascosto il fatto che sia anche un libro umano perché è così che Dio opera. Lui collabora con le persone per trasmettere conoscenza. Possiamo trovare diverse tracce dell’umanità degli autori. Ad esempio nel capitolo 27 del vangelo di Matteo e nel primo capitolo del vangelo di Marco, gli autori citarono male dei riferimenti biblici citando il profeta Geremia quando lo aveva scritto il profeta Isaia. Questi “errori” ci servono a ricordare il fattore umano presente nella Bibbia.
Nel ventesimo capitolo del vangelo di Giovanni c’è un passo bellissimo dove l’apostolo racconta la storia della Risurrezione e di come lui e Pietro corsero verso la tomba di Gesù nel giardino per verificare che ciò che le donne avevano raccontato fosse vero. Nel capitolo l’apostolo si assicura di menzionare per ben due volte come lui avesse raggiunto la tomba prima dell’apostolo Pietro. Quindi, a parte le donne, fu Pietro il primo a entrare nella tomba. Agli occhi di tutti Pietro era colui che aveva scoperto che Gesù non c’era più. Col suo racconto Giovanni vuole però assicurarsi che tutti sapessero che era stato lui ad arrivare per primo alla tomba ma che aveva “lasciato” che fosse Pietro ad entrare nella tomba per primo.
È evidente che c’era dell’ego, della competizione.
L’apostolo Paolo si scordava le cose come possiamo vedere nel primo capitolo della prima lettera ai Corinzi dove Paolo dice di essere certo di non aver battezzato nessuno. Stava spiegando qualcos’altro ma proseguendo nel discorso si corregge e ricorda di aver battezzato alcune persone e le nomina tutte. Qui il lato umano del dimenticarsi le cose e di avere delle opinioni si nota bene. Questo fa parte della bellezza del leggere testi antichi, non ci si aspetta che le persone siano perfette, crediamo però che queste persone imperfette siano state utilizzate da un Dio perfetto per indicarci un messaggio perfetto, incarnato in una vita perfetta: Gesù. Quindi quando apriamo la Bibbia cerchiamo di scoprire sia la mano di Dio che l’aspetto umano del testo.
Alcuni fatti sulla Bibbia:
“La Bibbia rappresentata dai numeri”: La Bibbia non è un libro vero e proprio, è una collezione di scritti che sono stati raccolti convenientemente in un luogo. In realtà è una libreria composta di 66 libri scritti da 40 autori in un periodo di 1500 anni. La Bibbia fu scritta in 13 nazioni diverse, in 3 continenti diversi in 3 lingue diverse (ebraico, aramaico e greco). La Bibbia contiene 10 diversi generi; è divisa in 2 sezioni principali, l’Antico Testamento ed il Nuovo Testamento. Se aprissimo qualsiasi Bibbia potremmo verificare che è divisa in quel modo. L’Antico Testamento sono le Scritture ebraiche, la parte scritta prima di Gesù, il Nuovo Testamento è la parte scritta dopo Gesù. E infine ovviamente ci trasmette un messaggio che è al centro di tutto, e Gesù ci dice che è Lui quel messaggio ” abbiamo iniziato proprio con queste parole….esse sono quelle che rendono testimonianza di me” (Giovanni 5:39), egli riteneva che ciò fosse vero e questa affermazione si ripete spesso. Egli si pone al centro della narrativa. Gesù non si considerava uno dei tanti personaggi biblici, ci dice che tutta la Bibbia punta a Lui.
Da dove iniziare? Gesù ci dice che uno potrebbe leggere l’intera Bibbia e comprendere come essa indica Cristo, ma l’immagine più completa e chiara che abbiamo della figura di Gesù proviene dai quattro libri che si trovano all’inizio del Nuovo Testamento, i quattro vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Sono delle biografie greco-romane sulla vita, gli insegnamenti, la morte e la Risurrezione di Gesù.
A seguito includerò un breve commento sul tema di N.T. Wright, il rinomato storico e teologo.
N.T.Wright: Le migliori fonti per Gesù sono senza dubbio i quattro vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. I vangeli sono dei documenti antichi trovati all’inizio di quello che ora chiamiamo il Nuovo Testamento. Esiste un grande dibattito nel modo accademico. Si discute se questi documenti siano stati scritti rifacendosi a delle fonti precedenti e quando esattamente sono stati scritti. Alcuni studiosi affermano che siano stati scritti attorno al 50 o 60 d.C. La maggior parte del mondo accademico ritiene che siano stati scritti fra il 60 e l’ottanta d.C.. Si potrebbero paragonare ai libri sulla vita di Winston Churchill che furono scritti 40 o 50 anni dopo la sua morte quando le persone ebbero del tempo per pensare e metabolizzare ciò che era accaduto. Perciò i vangeli furono scritti in un periodo molto vicino alla vita di Gesù. La cosa meravigliosa di quei testi è che sono molto vividi, probabilmente rappresentano la descrizione più vivida del personaggio centrale della loro storia a confronto di tutti gli altri personaggi storici sia antichi che moderni. A eccezione della descrizione di Socrate per mano di Plato e curiosamente più tardi, nella storia nel mondo inglese del diciottesimo secolo, nella descrizione che Boswell ci dà di Samuel Johnson. Anche in quei due testi abbiamo la vivida percezione di riuscire a comprendere come parlava quel personaggio centrale, e sperimentare come ci si sentiva ad essere con Lui. Alcuni sostengono che i Vangeli non siano affidabili, altri hanno detto che Gesù è frutto dell’immaginazione dei credenti del primo secolo.
La figura di Cristo è stata menzionata anche da altre fonti come Giuseppe Flavio lo storico ebraico, del terzo secolo d.C. Ci parla di Gesù con una sorta di perplessità. Ci dice che era un uomo molto particolare e che ci si sarebbe aspettato che il suo movimento sarebbe finito presto ma invece continuava a crescere.
Un altro storico di quei tempi che ce ne parla è Tacito. Lo storico romano menzionò Cristo, e chiaramente era a conoscenza non solo del movimento dei seguaci di Gesù che a quel punto erano chiamati “cristiani”, i seguaci del Messia, ma anche di Cristo stesso.
Gesù fu menzionato anche da fonti ebraiche dove Gesù viene ricordato, in alcuni casi come un personaggio pericoloso che sviò Israele e in altri con nota nostalgica come qualcuno che fu uno dei più notevoli maestri ebraici e che sia un peccato che tutto fosse andato a finire male.
Riteniamo che tutte queste fonti esterne siano interessanti. Tuttavia Matteo, Marco, Luca, Giovanni e anche gli scritti del libro degli Atti e ciò che l’apostolo Paolo disse su Gesù nei suoi scritti degli anni 50 d.C. rappresentano le nostre migliori fonti per scoprire chi era Gesù, cosa disse, fece e realizzò”.
(Fine del commento di N.T, Wright)
Ecco alcuni fatti su Matteo, Marco, Luca e Giovanni:
Sono quattro ritratti della vita e degli insegnamenti di Gesù. Ho utilizzato il termine “ritratto” deliberatamente per distinguere da fotografia o video-documentari, perché sappiamo bene che questi si possono editare o modificare per presentare un certo punto di vista voluto dal fotografo o dal professionista video. Il termine “ritratto” in questo contesto significa che possiamo intravedere nel dipinto la mano dell’artista che dipinge il ritratto, ma ciò non significa che non sia accurato. Quando prendiamo in mano qualsiasi libro della Bibbia possiamo vedere la mano divina e quella umana e anche nei i vangeli possiamo vedere sia l’autore che il soggetto dell’autore che è Gesù. Quindi nei vangeli impariamo a conoscere Gesù ma anche un po’ della personalità degli apostoli, di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, spesso basandoci su ciò che non hanno incluso, su cosa hanno scelto di includere e sul modo in cui hanno raccontato la loro storia. È una lettura multistrato. Ogni volta che studiamo dei documenti storici impariamo anche a conoscere un po’ gli storici che li hanno scritti oltre che al tema che hanno scelto di narrare.
Segue…parte 2
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